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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PADOVA DIPARTIMENTO DI SCIENZE ECONOMICHE E AZIENDALI
“MARCO FANNO”
CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN ECONOMIA INTERNAZIONALE
LM-56 Classe delle lauree magistrali in SCIENZE DELL’ECONOMIA
Tesi di laurea
Analisi di politiche per la promozione di alleanze strategiche:
I Distretti Tecnologici.
Analysis of policies for the promotion of strategic alliances:
the Technology Districts.
Relatore:
Prof. Caloffi Annalisa Laureando:
Tomasello Matteo
Anno Accademico 2015-2016
Il candidato dichiara che il presente lavoro è originale e non è già stato sottoposto, in tutto o in parte,
per il conseguimento di un titolo accademico in altre Università italiane o straniere.
Il candidato dichiara altresì che tutti i materiali utilizzati durante la preparazione dell’elaborato sono
stati indicati nel testo e nella sezione “Riferimenti bibliografici” e che le eventuali citazioni testuali
sono individuabili attraverso l’esplicito richiamo alla pubblicazione originale.
Firma dello studente
_________________
1
Indice
Indice ........................................................................................................................................................ 1
Introduzione ............................................................................................................................................. 3
1. I distretti Tecnologici: quadro teorico ................................................................................................. 4
1.1 Spillover Tecnologici ....................................................................................................................... 4
1.2 Tripla Elica ...................................................................................................................................... 5
1.3 Politiche per lo sviluppo ................................................................................................................. 7
1.4 Il concetto di Distretto Tecnologico ............................................................................................. 10
2. Evoluzione Normativa dei Distretti Tecnologici ................................................................................ 11
2.1 Panoramica sui distretti tecnologici ............................................................................................. 11
2.2 I predecessori dei distretti tecnologici: i distretti industriali ........................................................ 13
2.3 Interventi legislativi riguardanti i distretti industriali ................................................................... 14
2.4 La nascita dei distretti tecnologici ................................................................................................ 15
2.5 PNR, MIUR ed interventi normativi e strategici a favore dello sviluppo dei distretti tecnologici 17
2.6 Il PNR 2005-2007 e le fonti di finanziamento ............................................................................... 19
2.7 Il PNR 2011-2013 ........................................................................................................................... 21
3. I Distretti Tecnologici in Italia ............................................................................................................ 22
3.1 I Distretti Tecnologici italiani ........................................................................................................ 22
4. Torino Wireless .................................................................................................................................. 30
4.1 Storia del Distretto ....................................................................................................................... 30
4.2 Attività del Distretto ..................................................................................................................... 31
4.3 Imprese del Distretto .................................................................................................................... 33
4.4 Conclusioni .................................................................................................................................... 36
5. Distretto Tecnologico sull’ingegneria dei materiali polimerici e compositi e strutture .................... 39
5.1 Storia del Distretto ....................................................................................................................... 39
5.2 Attività del Distretto ..................................................................................................................... 39
5.3 Imprese del Distretto .................................................................................................................... 40
5.4 Conclusioni .................................................................................................................................... 43
2
6. “HABITECH” Energia e ambiente del Trentino .................................................................................. 45
6.1 Storia del Distretto ....................................................................................................................... 45
6.2 Attività del Distretto ..................................................................................................................... 46
6.3 Imprese del Distretto .................................................................................................................... 47
6.4 Conclusioni .................................................................................................................................... 50
Conclusioni ............................................................................................................................................. 54
Appendici ............................................................................................................................................... 55
Riferimenti Bibliografici e Sitografici ..................................................................................................... 78
3
Introduzione
La presente tesi si propone di esaminare il fenomeno dei Distretti Tecnologici e le politiche
attuate per fare in modo che essi si sviluppino nel modo più efficiente possibile.
L’obiettivo di questo lavoro di ricerca è di giungere ad un certo tipo di evidenza empirica, che
ci dica se la partecipazione ai distretti tecnologici è un fattore chiave per la crescita delle
aziende.
Nella prima parte della tesi è stato intrapreso un discorso teorico sui distretti tecnologici,
evidenziando i contribuiti più significativi apportati dalla letteratura economica a questo
particolare argomento. Si parlerà di distretti tecnologici in generale, passando per gli effetti di
spillover, attraversando il fenomeno della tripla elica, esaminando in fine forme di alleanze
strategica quali le joint ventures.
In seguito andremo a ripercorrere la storia evolutiva dei distretti tecnologici nel nostro paese,
partendo dai predecessori dei distretti tecnologici, ovvero i distretti industriali. Proseguendo ci
imbatteremo nei contributi legislativi che sono stati adottati in Italia per favorire
agglomerazioni tecnologiche in specifiche regioni, ci soffermeremo, oltre che sui principali
interventi legislativi, anche sui progetti e sui fondi relativi ai distretti tecnologici.
Terminata questa prima parte teorica, ci muoveremo verso una analisi generale dei distretti
tecnologici in Italia. Le tabelle che si trovano in appendice comprendono l’insieme di dati che
sono stati raccolti sui distretti tecnologici italiani; per motivi di sintesi non è stato possibile
citarli tutti nel presente lavoro, in ogni caso si trovano alla fine di questa tesi.
Una volta terminata questa panoramica sui distretti tecnologici italiani, ci soffermeremo in
maniera più approfondita su tre di essi: il Torino Wireless, l’HABITECH energia e ambiente
del Trentino, ed il Distretto campano tecnologico sull’ingegneria dei materiali polimerici e
compositi e strutture.
Di questi tre distretti analizzeremo la forma, le caratteristiche, la storia, l’evoluzione, le
principali attività ed obiettivi, e soprattutto le imprese (ed altri enti) che ne fanno parte.
Di queste studieremo i dati di bilancio, cercando di capire se la partecipazione al distretto sia
stato un fattore determinante per la loro crescita.
Proprio questo ci permetterà di giungere alle nostre conclusioni, le quali possono essere ben
riassunte dalla seguente domanda: I distretti tecnologici concorrono al benessere (economico
e non) delle aziende che vi partecipano ed al territorio in generale?
4
1. I distretti Tecnologici: quadro teorico.
Questo capitolo prenderà in esame i vari aspetti teorici che fanno parte del mondo dei distretti
tecnologici. Partendo dai concetti di spillover e tripla elica, ci muoveremo verso un analisi
delle forme di alleanze strategiche volte all’implementazione dei distretti, per giungere infine
a citare alcuni programmi e progetti specifici a sostegno degli stessi.
1.1 Spillover Tecnologici
Con spillover la letteratura economica intende quel meccanismo di scambio di idee tra
individui. Questo flusso di idee costituisce un fattore fondamentale all’interno dei distretti
tecnologici, infatti la prossimità delle imprese (ed altri enti come le Università), localizzati in
un area circoscritta e ben definita, non fa altro che favorire gli spillover, e, grazie ad essi lo
sviluppo e la crescita delle singole aziende e del territorio in generale.
Il primo ha teorizzare questo meccanismo fu Alfred Marshall alla fine del XIX secolo. Le sue
teorie furono poi sviluppate da Kenneth Arrow e Paul Romer.
Il lavoro che ne risultò è passato alla storia come una teoria unificata del pensiero di questi tre
economisti: è conosciuta con il nome di MAR Spillovers (appunto Marshall-Arrow e Romer).
Non furono però i soli a pensare che la prossimità di aziende appartenenti allo stesso settore
potesse giovare a tutti; anche gli economisti Michael Porter e Jane Jacobs svilupparono la loro
teoria riguardo alle esternalità derivanti da questa precisa localizzazione. Andiamo ora ad
indagare questi tre concetti di Spillover, ricercando i punti in comune e le differenze:
MAR Spillover: secondo la teoria risultante dal pensiero di questi tre economisti, la
prossimità delle aziende impatta in maniera positiva sulla crescita delle stesse, e facilita
l’innovazione. Più sono vicine le imprese, più i flussi di conoscenza tra le stesse sono
agevolati, i costi si riducono, e tutto il sistema ne gode (non solo le imprese, ma anche gli enti
di ricerca che collaborano con esse costantemente). Lo scambio di idee avviene tra impiegati
appartenenti a diverse imprese, o da impiegati che magari lavorano prima per un’azienda e poi
per un’altra, portando con loro il loro bagaglio di conoscenze. Vi è in ogni caso la
convinzione che un’alta formazione del personale faciliti lo sviluppo di nuove idee applicabili
ai processi industriali.
5
Porter Spillover: Porter sostiene che gli spillover generati da aziende localizzate l’una in
prossimità dell’altra conducano alla crescita economica delle stesse. Il suo pensiero si
focalizza di più sull’idea che la competizione locale sia il veicolo principale attraverso il quale
sviluppare nuove idee.
Jacobs Spillover: la differenza principale nel definire gli spillover risiede nel fatto che Jacobs
ritiene che i flussi di conoscenza che maggiormente influiscono sullo sviluppo economico
delle imprese, debbano avvenire tra aziende appartenenti a settori diversi (e non appartenenti
al medesimo settore, come teorizzato da Marshall-Arrow-Romer e Porter). Rimane fissa l’idea
che le aziende debbano essere localizzate in prossimità tra di loro.
Secondo Jacobs infatti, una stessa idea può essere applicata a settori diversi, portando benefici
all’intero distretto.
1.2 Tripla Elica
“Il modello della Tripla Elica, riconducibile scientificamente ad Etzkovitz-Leydersdorff, è
incentrato sul sistema di relazioni che si sviluppa tra università, settore privato e pubblica
amministrazione essendo capace di realizzare un contesto favorevole al trasferimento di
conoscenza e conseguente sviluppo di innovazione, attraverso la realizzazione di una
infrastruttura della conoscenza che vede la sovrapposizione delle sfere istituzionali alla base
del modello, grazie a flussi di comunicazione capaci di sviluppare un ambiente favorevole alla
diffusione della conoscenza.”1
1 http://www.birtt.abruzzo.it/p/il-modello-della-tripla-elica.html
6
Fonte: http://www.birtt.abruzzo.it/index.php
Il modello della tripla elica è utile a descrivere le dinamiche tramite cui la sfera privata (le
imprese), gli enti pubblici (Università ed altre aziende no profit dedicate alla ricerca), ed enti
governativi interagiscono tra di loro per promuovere lo sviluppo di un determinato sistema.
Il ruolo fondamentale è attribuito alla conoscenza, che diventa il fattore principale che guida
l’innovazione.
Ogni organismo all’interno di questo modello ha un compito ben preciso: il governo ha il
compito di finanziare la ricerca con capitali di rischio (tramite bandi, concorsi etc.). Le
Università invece devono erigersi a fucina della conoscenza, sfornando talenti e attirandone di
nuovi. Il mondo delle imprese private invece, dovranno sfruttare al meglio i flussi di
conoscenza nel campo industriale. Affinché questo sistema funzioni al meglio, le tre sfere
(governativa, pubblica e privata) devono lavorare a stretto contatto e far nascere un’economia
fondata sulle sinergie.
7
1.3 Politiche per lo sviluppo
Una joint venture è uno strumento tramite il quale due o più entità (di solito imprese)
collaborano tra di loro sulla base di un accordo per la realizzazione di un progetto comune,
condividendo strutture e competenze e sostenendo unitamente i rischi di tale progetto.
Negli ultimi due decenni abbiamo assistito alla nascita di un nuovo modello di joint venture:
le RJV, ossia Research Joint Ventures.
Le research joint ventures si connotano per uno spiccato interesse nell’accrescere le
perfomance innovative in modo trasversale attraverso tutti i membri della joint venture. Nella
letteratura economica una RJV è stata definita in questa maniera: “una RJV nasce quando due
o più imprese si uniscono per formare una terza impresa, spesso con un definito e particolare
progetto in mente (di ricerca)”2
Il National Cooperative Research Act (NCRA) del 1984 definisce le joint venture e le
development venture come “ogni insieme di attività, compresi il tentativo di concludere,
concludere e l’esecuzione di un contratto, da parte di due o più persone con lo scopo di:
1. Analisi teorica, sperimentazione, o studio sistematico di fenomeni o fatti osservabili.
2. Lo sviluppo e l’analisi di tecniche di ingegneria di base.
3. L’ampliamento dei risultati investigativi o delle teorie di natura scientifica e tecnica nel
campo pratico per scopi di sperimentazione.
4. La raccolta, lo scambio e l’analisi di informazioni di ricerca.
5. Una qualunque combinazione di quest’ultimi.3
Questo modello di crescita basato sulla cooperazione si sviluppa a partire dagli ultimi decenni
del secolo scorso, esso è in netto contrasto con i modelli del passato, i quali ritenevano che la
competizione e la mancanza di condivisone delle competenze fosse di vitale importanza per la
crescita economica della singola azienda.
Il governo centrale e regionale, gli enti di ricerca (principalmente Università) e le imprese
private concentrano i loro sforzi nell’implementare questi modelli di alleanza basati sulla
cooperazione per aumentare i ritorni in termini di capitale umano e competenze innovative, i
2 Schmalensee and Willig, 1992, Handbook of Industrial Organization, Elsevier Science Publ., NL. 3 http://edoc.hu-berlin.de/dissertationen/siebert-ralph-2000-03-23/PDF/Siebert.pdf
8
quali, in un periodo più lungo di tempo, permetteranno anche ritorni di tipo economico.
Le RJV permettono agli enti che vi partecipano di sfruttare vantaggi che risultano di rilevanza
strategica in ottica di crescita. Elenchiamo i principali:
La condivisione dei costi, evitando cosi una inutile duplicazione degli stessi.
Internalizzazione di esternalità (effetti Spillover, di cui abbiamo parlato in precedenza).
La possibilità di sfruttare prodotti complementari.
La nascita di sinergie tra gli enti che innalzano l’efficienza e l’efficacia degli stessi.4
Fonte: http://law.zafcointl.com/area_joint_ventures.html
Il principale mezzo tramite il quale i governi europei supportano la nascita di cooperazioni
incentrate sulla ricerca e lo sviluppo è il Framework Program.
Questo programma è stato fondato dalla Commissione Europea nel 1984 con lo scopo di
organizzare le attività di R&D polverizzate sul suolo europeo. Dopo questa prima edizione, ne
seguirono altre sette, con budget e partecipazioni crescenti.
4 http://edoc.hu-berlin.de/dissertationen/siebert-ralph-2000-03-23/PDF/Siebert.pdf
9
Fonte: https://en.wikipedia.org/wiki/Framework_Programmes_for_Research_and_Technological_Development
Le cooperazioni di questo tipo sono caratterizzate da alcuni elementi in comune: è di
fondamentale importanza la partecipazione delle Università (e degli istituti di ricerca); un
altro punto in comune è l’obiettivo, ossia aumentare le competenze innovative e tecnologiche
degli enti che partecipano alle joint venture.
L’implementazione di tali politiche è diventata necessaria in quanto in Europa, a differenza di
stati come gli Stati Uniti d’America e il Giappone, non vi era ancora un numero importante di
imprese ad alto tasso tecnologico.
A partire da questi primi progetti per finanziare la ricerca, in Europa è andata crescendo la
volontà di supportare cooperazioni di tale matrice, tra i quali spiccano ovviamente i distretti
tecnologici.
Un progetto che merita di essere citato è il progetto EUREKA. “EUREKA è una iniziativa
europea per la promozione ed il sostegno della ricerca scientifica ed industriale varata nel
1985”5. Il MIUR eroga dei finanziamenti per chi partecipa ad EUREKA.
EUREKA, come gli altri progetti atti a sostenere la ricerca, ha come principali obiettivi quello
di aumentare la produttività e la competitività delle economie che derivano le loro fortune da
un’intensa attività di R&D.
In Italia EUREKA ha permesso alle imprese di unirsi ad una rete internazionale orientata al
mercato, e hanno permesso di commercializzare un numero considerevole di prodotti nati
grazie a questa rete. Qui sotto sono riportati i paesi del nostro continente che hanno
contribuito maggiormente al finanziamento del progetto EUREKA.
5 http://hubmiur.pubblica.istruzione.it/web/ricerca/ricerca-internazionale/iniziativa-eureka
10
Fonte: http://hubmiur.pubblica.istruzione.it/web/ricerca/ricerca-internazionale/iniziativa-eureka/eureka-in-italia/progetti-partecipazione-
italiana
1.4 Il concetto di Distretto Tecnologico
Nella letteratura economica il concetto di distretto tecnologico non è ancora stato definito in
modo univoco, “il risultato diretto di ciò è che a livello teorico il termine distretto tecnologico
viene adottato per identificare modelli in realtà molto differenti tra loro, mentre a livello
pratico sono le aree stesse, o meglio, le istituzioni nate per accompagnare il loro sviluppo, che
si attribuiscono l’appellativo di distretto tecnologico, senza specifici processi di validazione o
certificazione.”6 Oggi si ricorre ad un insieme di termini per cercare di identificare realtà
come quella dei distretti tecnologici; occorre come prima cosa individuare le differenze che
intercorrono tra i poli d’innovazione e i distretti tecnologici, che vengono spesso confusi e
scambiati nel linguaggio comune. Ai sensi della disciplina comunitaria in materia di Aiuto di
Stato a favore della Ricerca, Sviluppo ed Innovazione (2006/C 323/01) i poli d’innovazione
sono riconosciuti come “ raggruppamenti di imprese indipendenti - start up innovatrici,
piccole, medie e grandi imprese nonché organismi di ricerca - attivi in un particolare settore o
regione e destinati a stimolare l’attività innovativa incoraggiando l’interazione intensiva, l’uso
in comune di installazioni e lo scambio di conoscenze ed esperienze, nonché contribuendo in
maniera effettiva al trasferimento effettivo di tecnologie, alla messa in rete e alla diffusione
6 http://www.distretti-tecnologici.it/home.htm
11
delle informazioni tra le imprese che costituiscono il polo.”7
I distretti tecnologici sono invece definiti come “aggregazioni su base territoriale di imprese,
università ed istituzioni di ricerca guidate da uno specifico organo di governo e focalizzate su
un numero definito e delimitato di aree scientifico tecnologico strategiche, idonee a sviluppare
e consolidare la competitività dei territori di riferimento e raccordate con insediamenti di
eccellenza esistenti in altre aree territoriali del paese.”8
Il MIUR stesso da una definizione di distretto tecnologico: “Una aggregazione territoriale di
attività ad alto contenuto tecnologico, basata su pre-esistenti attività di ricerca di Università e
centri nel territorio e sulla presenza di un tessuto industriale in grado di ricevere ed utilizzare
la conoscenza sviluppata (trasferimento tecnologico) e con una struttura di governance con il
compito di aggregare aziende e centri di ricerca attorno ai programmi di ricerca e sviluppo.”9
Da queste definizioni si evince chiaramente che i due concetti sono nettamente differenti;
mentre i poli d’innovazione hanno come fine quello di fornire agli aderenti del polo stesso
vantaggi tecnologici, informativi e di rete, nei distretti tecnologici lo scopo è quello di
sviluppare l’area di riferimento ed incrementare la competitività del territorio, grazie a sistemi
di governance che si sviluppano tra imprese, università e centri di ricerca.
2. Evoluzione normativa dei distretti Tecnologici
2.1 Panoramica sui distretti tecnologici
Ritengo che sia doveroso iniziare questa tesi andando a ricercar l’origine dei distretti
tecnologici, e cercare di capire quali sono stati i fattori chiave che hanno condotto al grande
successo di cui godono al giorno d’oggi.
I distretti tecnologici si sviluppano a partire dalla seconda metà del secolo scorso, il
capostipite di questi distretti può essere individuato nella Silicon Valley, area a sud di San
Francisco. A questa regione è attribuito in gran parte il merito della rivoluzione tecnologica
che ha attraversato il globo negli ultimi cinquanta anni.
7 http://www.toscanaeconomia.it/UserFiles/File/Promozione%20e%20progettazione%20Distretti%20Tecnologici.pdf 8 http://www.toscanaeconomia.it/UserFiles/File/Promozione%20e%20progettazione%20Distretti%20Tecnologici.pdf 9 www.miur.it
12
Già ai tempi della seconda guerra mondiale, quest’area è stata al centro di investimenti
governativi a scopo militare. Infatti molta della tecnologia di cui godiamo oggi, è frutto di
attività di ricerca nel campo bellico, poi applicata ad uso civile.
In questa area hanno visto la luce alcune delle aziende che oggi dominano il mercato dell’alta
tecnologia: Apple, Eletronics Arts, Facebook, Google, Intel, Oracle, Micosoft per citare le più
importanti.
Il modello che ha fatto le fortune di questo territorio si basa su una strettissima collaborazione
tra il mondo della ricerca (Università e altri enti di ricerca) ed il settore industriale: l’idea
rivoluzionaria fu appunto di garantire un’integrazione quasi totale tra questi due mondi,
localizzando le aziende e gli enti di ricerca in un determinato e circoscritto territorio.
L’obiettivo di tutto ciò era quello di creare un network di conoscenza che avrebbe favorito
tutte le imprese che ne facevano parte.
Grazie ai cosiddetti spillover tecnologici e al meccanismo della tripla elica (sui quali ci
soffermeremo in seguito in maniera più approfondita) tutti gli interlocutori del distretto
trassero vantaggio dalla prossimità geografica.
Ancora oggi la Silicon Valley viene assunta come modello per questo tipo di sviluppo
territoriale. Rilevante all’interno di questo sistema è il concetto di fare rete, di creare un
network di attori che si sostengono e cooperano gli uni con gli altri.
È importante comprendere che la creazione e soprattutto il rinnovo costante di relazioni con
tutti i tipi di attori economici (fornitori, clienti, stakeholders, pubblica amministrazione, etc.) è
considerato un vero e proprio driver strategico. Lo sviluppo di un network ben strutturato è
fondamentale per operare in qualunque settore con efficacia.
Con il termine distretto tecnologico si intende, al giorno d’oggi, un agglomerazione di
imprese ad alto contenuto tecnologico, che traggono vantaggio l’un l’altra dalla localizzazione
geografica determinata. Vicino a queste imprese sono spesso situate anche le Università.
A partire dalla Silicon Valley, queste aggregazioni territoriali si sono sviluppate in tutto il
globo, facendo loro i principi della valle californiana.
In Italia i distretti tecnologici si sono evoluti a partire dai distretti industriali, già presenti in
determinate aree geografiche e considerati dai più i predecessori degli odierni distretti
tecnologici.
Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) individua delle linee
guida10 per la creazione dei distretti tecnologici:
10 www.miur.it
13
La partecipazione al distretto da parte di stakeholders pubblici, che abbiano l’esperienza
necessaria nel campo d’interesse e che abbiano già sperimentato collaborazioni con il mondo
industriale.
Una struttura ben definita della governance distrettuale, che coinvolga in modo efficiente i
principali stakeholders e le istituzioni regionali e locali.
La presenza, nel territorio, di aziende appartenenti ad uno specifico settore e che abbiano, in
quel settore, un’esperienza navigata
Un’esplicita partecipazione al distretto da parte di fondazioni private che siano capaci di
fornire capitali per il sostegno ai progetti in corso.
La coerenza del distretto con le economie più rilevanti del territorio
La presenza di un progetto di distretto ben delineata, che fissi obiettivi anche di medio-lungo
periodo, ed individui i driver strategici necessari al compimento di tali obiettivi
Un’entità legale creata ad hoc per rappresentare e gestire il distretto
Ora andremo ad analizzare in maniera più approfondita i meccanismi che si generano
all’interno di un distretto tecnologico.
Partiremo dal concetto di spillover, passando per il meccanismo della tripla elica, giungendo
infine alle politiche industriali attuate per un corretto sviluppo dei distretti tecnologici.
2.2 I predecessori dei distretti tecnologici: i distretti industriali
I distretti tecnologici possono essere individuati come la naturale evoluzione dei distretti
industriali, i quali sono presenti sul territorio italiano da circa cinquant’anni, ed hanno
contribuito in maniera significativa allo sviluppo produttivo del nostro paese. I distretti
industriali si profilano come sistemi di agglomerazione tra imprese, situate appositamente in
aree geografiche delimitate, ed integrate al fine di trarre vantaggio l’un l’altra dagli scambi e
dalle interrelazioni (di diversa natura) che scaturiscono appunto grazie a questa prossimità
14
geografica. I vantaggi competitivi di cui le imprese italiane hanno goduto all’interno del
contesto di distretto industriale sono svariati; i principali possono essere individuati (in modo
generale e poco approfondito) lungo due dimensioni: quella verticale e quella orizzontale. La
prima fa riferimento ai canali di distribuzione utili agli approvvigionamenti ed a quelli verso i
clienti.
La seconda, invece, è intesa come l’insieme di conoscenze che fluiscono tra le imprese facenti
parte la stessa agglomerazione (effetti di spillover).
I distretti industriali si sono diffusi soprattutto nell’area nord orientale e centrale della nostra
penisola. Essi si sono specializzati in settori prettamente attinenti al nostro territorio e alla
nostra tradizione, quali l’industria tessile, meccanica ed alimentare.
2.3 Interventi legislativi riguardanti i distretti industriali
È necessario innanzitutto procedere con una breve panoramica sugli interventi legislativi
italiani che riguardano i distretti industriali, in seguito ci soffermeremo, in modo più
approfondito, sui distretti tecnologici.
Il primo riconoscimento giuridico dei distretti industriali ha avuto luogo nel 1991, con la
legge n.317. Secondo l’articolo 36, comma 1, questa legge definiva il distretto industriale
come “un’area territoriale caratterizzata da elevata concentrazione di piccole imprese
caratterizzate da una particolare specializzazione produttiva, dove esiste un particolare
rapporto tra presenza di imprese e popolazione residente.”11 La suddetta legge contemplava
un’ampia partecipazione da parte delle regioni nelle operazioni di individuazione, sostegno e
finanziamento dei distretti. Era infatti previsto che fossero le regioni stesse a dover
identificare i distretti industriali che si trovavano sul loro territorio seguendo i parametri
dettati con decreto ministeriale. Il quale fu emanato nell’aprile del 1993 e nel quale si
indicavano i parametri quantitativi per tale individuazione, come il grado di specializzazione
locale della forza lavoro e della struttura industriale. Il passo successivo consisteva nel dare il
via al finanziamento, anche se la legge del 1991 non forniva indicazioni precise riguardo la
metodologia di gestione dei fondi diretti ai distretti industriali. Le regioni quindi finanziavano
tali distretti tramite dei contratti di programma, cioè “un contratto stipulato tra
l’amministrazione statale competente e grandi imprese, consorzi di piccole e medie imprese e
11 Politiche distrettuali per l’innovazione delle regioni italiane, COTEC. www.cotec.it
15
rappresentanti di distretti industriali per la realizzazione di interventi oggetto di
programmazione negoziata, relativi allo sviluppo delle attività produttive.”12 Un rilevante
passo in avanti si ebbe nel 1997 con la legge Bersani, la quale prevedeva la largizione di un
contributo finalizzato allo sviluppo informatico e tecnologico dei distretti industriali. A fine
anni ’90 le regioni italiane erano ancora alle prese con l’individuazione dei distretti
industriali, e solo tre di esse (Lombardia, Piemonte e Toscana) avevano dato il via a veri e
proprio programmi operativi. Questo portò, nel 1999, all’emanazione di una ulteriore legge
(140/99), che aveva come scopo quello di semplificare i criteri per l’identificazione dei
distretti industriali, questa legge incrementò in modo netto la flessibilità nel processo di
individuazione dei distretti ed assegnò la responsabilità alla regioni di finanziare i progetti
innovativi concernenti i distretti industriali.
2.4 La nascita dei distretti tecnologici
Malgrado la presenza delle norme richiamate sopra, i distretti industriali sono stati e
rimangono ancora oggi delle agglomerazioni spontanee di imprese. Questa è la prima
importante differenza rispetto ai distretti tecnologici, che sono invece dei progetti che nascono
grazie alla presenza di un intervento pubblico. Inoltre, mentre il tradizionale distretto
industriale è fortemente concentrato sull’attività manifatturiera, i distretti tecnologici hanno
una forte matrice tecnologica e innovativa.
I distretti tecnologici nascono, in Italia, in risposta ad una pressione competitiva sui mercarti
internazionali, che ha reso i distretti tradizionali (cioè i distretti industriali) se non
propriamente obsoleti, non più in grado di sostenere in modo efficiente ed efficace lo sviluppo
economico e sociale del nostro paese. Nel 2000 la rivista californiana Wired pubblicò la
mappa dei 46 territori leader per innovazione, per stilare questa mappa (figura della pagina
seguente) Wired ha considerato quattro variabili: imprenditorialità della popolazione del
territorio, demografia d’impresa e presenza di imprese leader nel settore della tecnologia,
qualità dei centri di ricerca locali (Università ed altri centri di ricerca) e la presenza di
operatori del venture capital. Tutti fattori, questi, che indicano quanto una determinata e
delimitata area geografica sia coinvolta nello sviluppo e nel sostegno di clusters tecnologici.
Come possiamo notare dalla mappa, l’Italia non è presente, mentre Stati Uniti, paesi centro-
settentrionali europei e Giappone guidavano questa particolare classifica, investendo risorse
12 www.camera.it
16
(sia di carattere prettamente finanziario, ma anche il cosiddetto capitale umano) a sostegno dei
distretti tecnologici.
Top digital technology innovation regions by rank (Hillner, 2000):
Silicon Valley, US
Boston, US
Stockholm-Kista, Sweden
Israel
Raleigh-Durham-Chapel Hill,
US
London, UK
Helsinki, Finland
Austin, US
San Francisco, US
Taipei, Taiwan
Bangalore, India
New York City, US
Albuquerque, US
Montreal, Canada
Seattle, US
Cambridge, UK
Dublin, Ireland
Los Angeles, US
Malmo, Sweden - Copenhagen,
Denmark
Bavaria, Germany
Flanders, Belgium
Tokyo, Japan
Kyoto, Japan
Hsinchu, Taiwan
Virginia, US
Thames Valley, UK
Paris, France
Baden-Wurtemberg,
Germany
Oulu, Finland
Melbourne, Australia
Hong Kong, China
Chicago, US
Queensland, Australia
Sao Paulo, Brazil
Salt Lake City, US
Santa Fe, US
Glasgow - Edinburgh,
UK
Saxony, Germany
Sophia Antipolis,
France
Inchon, South Korea
Kuala Lumpur,
Malaysia
Campinas, Brazil
Singapore
Trondheim, Norway
El Ghazala, Tunisia
Gauteng, South Africa
Le peculiarità dei distretti tecnologici fanno riferimento alla forte componente innovativa
degli stessi, ed il fatto che il loro sviluppo punti a coinvolgere anche le piccole e medie
imprese, le quali nel periodo precedente agli anni 2000 né disponevano di mezzi adeguati, né
mostravano l’interesse per investire in ricerca e sviluppo. Oltre alla spinta competitiva che
pose il nostro paese (unitamente ad altri) nella necessaria condizione di dover investire nello
sviluppo dei distretti tecnologici, anche altri fattori socio-economici hanno contribuito alla
17
nascita di tali distretti. Partiamo dal presupposto che, oggi come non mai, fare rete è di vitale
importanza per la sopravvivenza di un qualsivoglia tipo di organizzazione sociale. Fare rete
significa contribuire attivamente affinché nasca un sistema di sinergie tra diversi enti, i quali
collaborando tra loro, crescano e migliorino le loro prestazioni. Fare rete è diventato un vero e
proprio driver strategico. Nel contesto dei distretti, questa operazione si concretizza tramite il
celebre modello teorico della tripla elica (Etzkovitz e Leydersdorff, 1997 e 2000), il quale
mette in relazione le attività del settore privato, dell’amministrazione pubblica e degli enti di
ricerca (principalmente Università). Questi tre devono agire in sinergia e favorire lo sviluppo
di un sistema che permetta il trasferimento di conoscenza ed idee innovative, finalizzate
appunto alla nascita di distretti tecnologici in grado di essere competitivi a livello
internazionale.
2.5 PNR, MIUR ed interventi normativi e strategici a favore dello sviluppo dei
distretti tecnologici
A tale scopo, all’interno del PNR (Programma Nazionale della Ricerca) del 2002, il MIUR
pubblica “le linee guida per la politica scientifica e tecnologica del governo”. Tale documento
si prefigge i seguenti obiettivi: “definire gli indirizzi e le priorità di intervento pubblico nel
settore della ricerca, assicurare il coordinamento con le altre politiche nazionali, con
riferimento ai settori di rispettiva competenza degli altri Ministri e definire il quadro delle
risorse finanziare da attivare.”13 Le azioni dirette da attuare in Italia sono molteplici:
innanzitutto di fondamentale importanza (come detto in precedenza) è il sostegno allo
sviluppo delle piccole e medie imprese. Sarà poi determinante ai fini strategici, fornire
supporto tecnologico alle industrie tradizionali italiane (nelle quali il nostro paese si trovava
già tra i leader mondiali). Altro punto focale è la realizzazione dei cosiddetti centri di
eccellenza (ovvero infrastrutture caratterizzate da un’alta concentrazione di macchinari
scientifici e competenze tecnologiche, e con una forte possibilità di crescita) con lo scopo
preciso di attirare investimenti. Il MIUR intende poi stimolare e promuovere sempre più la
nascita e lo sviluppo di imprese prettamente tecnologiche. Particolare attenzione viene posta
anche allo sviluppo tecnologico e scientifico del Mezzogiorno, il quale era apparso in ritardo
sui temi innovativi rispetto al resto della penisola. Riguardo al meccanismo prima citato della
13 http://www.miur.it/UserFiles/1027.pdf
18
tripla elica, le linee guida puntano anche a promuovere ed incentivare le relazioni tra le
Università ed il settore privato, in modo che il flusso di conoscenza fluisca dalle prime alle
seconde in modo efficiente. All’interno delle Università si dovrà dare un forte stimolo ai
programmi strategici d’eccellenza, mirati ad un’alta formazione tecnologica degli agenti. In
sintesi le linee guida emanate dal MIUR nel 2002 puntavano alla creazione di interrelazioni
più strette ed efficaci tra centri di ricerca ed imprese private, con il chiaro auspicio che
aumentino sempre più le imprese high-tech. Per quanto riguarda l’aspetto finanziario, il
governo si pose l’obiettivo di aumentare i finanziamenti (in particolare dallo 0.6% all’ 1% del
PIL) del settore pubblico a supporto delle sopracitate azioni, con rifermento al triennio 2003-
2006. Gli investimenti furono divisi su quattro differenti assi strategici, come riportato nella
tabella seguente:
- cifre in milioni di €
- (*) PIL attualizzato al tasso di incremento annuo del 2,5%
- (**) Il totale degli investimenti aggiuntivi pubblici 2003-2006 è pari a 14.175 milioni
Fonte: le linee guida per la politica scientifica e tecnologica del governo, MIUR, PNR, 2002
19
Come si può facilmente evincere dal grafico, la maggior parte degli investimenti (80%)
programmati furono pensati per agire a sostegno della ricerca di base per lo sviluppo di nuove
tecnologie e per far in modo che aumentino le partnership pubblico-private sul tema della
ricerca industriale.
La disciplina giuridica è intervenuta anche in seguito, precisamente con la legge finanziaria
2006 (legge n. 266 del 23 Dicembre 2005). Questa legge fa esplicito riferimento ai distretti
produttivi, i quali vengono divisi tra distretti territoriali e distretti funzionali, i primi sono
agglomerazioni di imprese appartenenti allo stesso settore, i secondi vengono definiti come
“una libera aggregazione di imprese che cooperano in modo intersettoriale in una logica di
mutual business; si prescinde così dalla sussistenza di legami con specifici territori, in
funzione del perseguimento di sinergie fra imprese svolgenti attività complementari o
comunque connesse, ai fini dell'accesso ad opportunità presenti sul mercato che
presuppongono una integrazione dell'offerta produttiva ovvero ai fini dell'ammissione a
determinati regimi particolari all'uopo previsti dalla legge".14 Il comma 368 poi, si prefigge
l’obiettivo di unificare sostanzialmente le imprese formanti il distretto dal punto di vista della
fiscalità, della finanza, dell’amministrazione e delle attività di ricerca e sviluppo.
2.6 Il PNR 2005-2007 e le fonti di finanziamento
Nel PNR riferito al periodo 2005-2007 lo scopo era simile a quelli del passato, ovvero
stimolare un ambiente competitivo per la nascita di aggregazioni di ricerca e d’innovazione
che fossero in grado di favorire il trasferimento tecnologico tra gli enti coinvolti nel processo
innovativo. Nel PNR vi era una chiara puntualizzazione riguardo al fatto che l’iniziativa
doveva nascere dalle regioni, era anche obbligatorio il coinvolgimento delle aziende leader
nel settore e il tutto doveva essere coerente con le direttive dettate dal governo. Inoltre era
necessaria una struttura di governance efficace e che tenesse conto dei vari stakeholders e che
prevedesse un piano a lungo termine riguardo la sostenibilità del distretto tecnologico. Il PNR
identificava i seguenti obiettivi : “rafforzare la base scientifica del paese attraverso il sostegno
alla ricerca di base e alla ricerca fondamentale “mission-oriented”, favorendo le confluenze
multidisciplinari; sviluppare il capitale umano per la scienza, particolarmente all’interno di
progetti di ricerca di eccellenza; intensificare la collaborazione tra sistema pubblico di ricerca
14 http://legxv.camera.it/cartellecomuni/leg14/RapportoAttivitaCommissioni/testi/10/10_cap17.htm
20
ed imprese; incrementare il livello tecnologico del sistema produttivo anche promuovendo
spin-off e start-up di nuove imprese ad alta tecnologia.”15
Particolare importanza fu data alla formazione del cosiddetto capitale umano, infatti si
cercava di ripercorrere le esperienze positive maturate in altri stati (Stati Uniti su tutti). Il
PNR si prefiggeva l’obiettivo di concentrare le risorse in corsi di dottorato relativi a settori
specifici, venivano favoriti i settori caratterizzati da un più promettente sviluppo tecnologico.
Altri due obiettivi determinanti furono i seguenti: come prima cosa si cercò di promuovere il
più possibile la partecipazione delle imprese private nei dottorati di ricerca, in seguito si
innalzarono i livelli di retribuzione previsti per i giovani ricercatori, queste due manovre
erano atte ad attrare giovani italiani ma anche stranieri.
Le principali fonti di finanziamento con le quali si dava supporto agli attori impegnati nello
sviluppo dei distretti sono:
Il fondo di finanziamento ordinario (FFO). Esso rappresenta la fonte di entrata principale per
le università italiane, fu istituito nel 1993 ed è composto da una quota base (uguale per tutte le
Università) e da una quota di riequilibrio (assegnata di volta in volta in base a parametri
quantitativi). Il PNR del 2005 indentificava invece quattro criteri per la distribuzione di tali
risorse: numero di iscritti, produttività didattica, capacità e qualità scientifica, propensione al
cambiamento.
Il fondo COFIN, il quale promuove la ricerca universitaria e stimola la crescita delle singole
Università per quanto riguarda progetti scientifici d’eccellenza.
Il fondo per gli enti pubblici di ricerca (FOE). Questo particolare fondo viene erogato
direttamente dal MIUR agli enti dallo stesso vigilati, finanzia in particolare le spese di
gestione di questi enti. Nel PNR in questione furono stabiliti nuovi criteri per la ripartizione di
questo fondo, tra i più importanti sottolineiamo che tali finanziamenti devono essere in grado
di sostenere le partnership pubblico-private e favorire lo sviluppo di sistemi economici locali.
Il fondo investimenti in ricerca di base (FIRB). Emanato anch’esso dal MIUR a favore di
Università, enti di ricerca e qualunque altro soggetto con personalità giuridica che svolga
attività di ricerca scientifica e tecnologica. Tra le più importanti attività finanziate troviamo il
miglioramento delle infrastrutture e lo sviluppo di tecnologie relative ai sopracitati enti
beneficiari.
Il fondo agevolazioni ricerca industriale (FAR). Questo fondo si focalizza su progetti per la
ricerca industriale portati avanti da piccole e medie imprese, da Università, da spin-off o start-
up incentrati sull’attività di ricerca.
15 www.miur.it
21
2.7 Il PNR 2011-2013
Agli albori della seconda decade degli anni 2000, l’Unione Europea si ritrova ad affrontare
una crisi mai vista prima, ed in risposta ai paesi in via di sviluppo, i quali stanno aumentando
man mano la loro quota di investimenti in R&S, essa intende attivare azioni strategiche che le
consentano di “uscire più forti dalla crisi e trasformare l’UE in un’economia intelligente,
sostenibile ed inclusiva caratterizzata da alti livelli di occupazione, produttività e coesione
sociale.”16 L’ Unione Europea individua i settori nei quali le singole nazioni devono investire
più risorse, essi sono il settore ambientale, energetico, del patrimonio culturale, della
sicurezza sociale e della salute. All’interno del piano stilato dall’ Europa, il PNR 2011 svolge
il ruolo di promotore di tali politiche per il nostro paese. Un obiettivo primario può essere
indentificato nel fornire migliori attrezzature, macchinari e strumenti per la ricerca agli Enti
che se ne occupano, unitamente ad una struttura di governance che si presenta centralizzata
presso il MIUR, il quale deve valutare le differenti necessità provenienti dai diversi istituti di
ricerca. Inoltre vi fu una controllo più approfondito dei finanziamenti; l’intento è quello di
controllare che le risorse emanate dal governo e dalle regioni siano usate in modo efficace ed
in coerenza con gli obiettivi stabiliti a priori.
I distretti tecnologici, secondo il PNR 2011-2013, devono agire sì per lo sviluppo della
competitività del territorio, ma in un contesto che diventa sempre più internazionale.
All’interno del PNR, viene stabilito un programma strategico di sviluppo (PSS), il quale ha lo
scopo di sostenere le interazioni tra imprese private ed enti di ricerca, valorizzare il territorio
in ottica internazionale ed attrarre investimenti, il tutto deve essere attuato in modo
sostenibile.
16 http://www.miur.it/Documenti/ricerca/pnr_2011_2013/PNR_2011-2013_23_MAR_2011_web.pdf
22
3. I Distretti Tecnologici in Italia
3.1 I Distretti Tecnologici italiani
Si presenta di seguito l’elenco dei distretti tecnologici italiani, che hanno ottenuto una forma
di riconoscimento da parte delle regioni e dal MIUR.
Torino Wireless
Il primo distretto tecnologico italiano sulle ICT è stato il Torino Wireless, nato nel 2003
grazie ad un intenso sistema di partnership pubblico-privata (MIUR ed enti della regione). La
mission del distretto è quella di sviluppare la competitività del territorio, sostenendo ed
aiutando le imprese che fanno delle nuove tecnologie un driver strategico. Le attività
principali sono il supporto alle imprese per la partecipazione a bandi e progetti, nonché nella
ricerca di partner per l’avvio di collaborazioni e l’instaurazione di network; in più si fornisce
aiuto agli enti locali per la stesura di programmi e progetti strategici volti all’innovazione.
Distretto ICT
Questo distretto è uno dei tre presenti in Lombardia, nasce nel 2004, ed ha come oggetto
principale le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT).
La formazione di tale distretto si fonda sia sulla presenza di un patrimonio di competenze
scientifiche e tecnologiche, sia sul fatto che l’export della regione nel settore ICT è importante
e sull’alta tendenza a brevettare che caratterizza le imprese lombarde. I progetti portati avanti
dal distretto hanno come scopo il rafforzamento delle infrastrutture, l’alta formazione, ed il
trasferimento tecnologico tra imprese ed enti di ricerca.
Distretto tecnologico per le biotecnologie
Il distretto tecnologico per le biotecnologie, anch’esso presente nella regione Lombardia, ed
anch’esso formatosi nel 2004, si concentra di più sull’ambito della ricerca, mantenendo al
23
contempo gli obbiettivi standard per un distretto tecnologico: quali il favorire il flow di
conoscenze tra imprese ed enti di ricerca, ed il sostegno al disegno e all’attuazione di politiche
indirizzate a questo interscambio di conoscenze.
Distretto tecnologico materiali avanzati
Ultimo distretto tra quelli Lombardi, il distretto tecnologico materiali avanzati (nato nel 2004)
ha come oggetto lo sviluppo di materiali ceramici ed innovativi, compositi e a matrice
metallica, micro-strutturati e nano-strutturati.
Veneto Nanotech
Veneto Nanotech è uno dei più importanti distretti tecnologici sul territorio italiano, creato nel
2003 dopo una valutazione sull’effettivo bisogno di innovazione nella regione Veneto. Questo
distretto si occupa di nanotecnologie applicate ai materiali. Il Veneto vanta il più elevato
indice di imprenditorialità a livello nazionale ed una elevata concentrazione di imprese
appartenenti al settore delle nanotecnologie.
Distretto tecnologico di biomedicina molecolare
Il distretto tecnologico di biomedicina molecolare, presente sul territorio del Friuli Venezia
Giulia dal 2004, è nato con lo scopo di servire da collegamento tra ricerca ed industria nel
settore biomedico. Il suo obiettivo primario è quello di diventare un fornitore leader per
servizi clinici; unitamente allo sforzo continuo per attrarre aziende ad unirsi al distretto così
da far crescere l’imprenditorialità tecnologica del territorio.
Distretto tecnologico di Genova
Questo distretto si forma nel 2004 in Liguria, il focus principale di questo distretto è quello
della logistica e dei trasporti, per lo più marittimi ma anche terrestri, ai quali vengono
applicate tecnologie informatiche ed elettroniche all’avanguardia. Nasce così un distretto
incentrato su Sistemi intelligenti integrati.
24
Hi-Mech – Distretto per l’alta tecnologia meccanica
Creato nel 2004 in Emilia-Romagna, l’Hi-Mech ha come scopo primario la promozione della
crescita tecnologica nel settore meccanico, cercando di attirare sempre più imprese ad unirsi
al distretto, e sostenendo la nascita di infrastrutture per la ricerca che possano dar vita a
sistemi meccanici intelligenti. L’obiettivo finale è quello di competere a livello internazionale
sui temi della meccanica avanzata.
Distretto tecnologico aerospazio e difesa
Presente sul territorio del Lazio dal 2004, il distretto tecnologico aerospazio e difesa è il
primo distretto aerospaziale italiano e mira a sviluppare tecnologie lungo la filiera produttiva
aerospaziale, che può contare su un elevato numero di piccole medie imprese (nel Lazio)
caratterizzate da una forte componente scientifica, tecnica ed innovativa.
Distretto tecnologico innovazione sicurezza e qualità degli alimenti
Questo distretto tecnologico viene creato in Abruzzo nel 2005, ed ha come scopo il
miglioramento della qualità degli alimenti, basandosi su tecnologie innovative che
garantiscano sicurezza e qualità degli stessi. Allo stesso tempo il distretto si impegna ad
aumentare la competitività del territorio relativamente alle produzione agroalimentari.
Distretto tecnologico sull’ingegneria dei materiali polimerici e compositi e strutture
Il 9 Marzo 2005 viene firmato l’accordo di programma tra il governo e la regione Campania
per la formazione di questo distretto, il quale si basa sul fatto che le attività di ricerca nella
regione (sia da parte di enti pubblici che privati) è di assoluto rilievo in ambito nazionale ed
internazionale. Gli obiettivi principali consistono nel diventare un distretto leader
internazionale del settore, attirando anche talenti esteri a lavorare nel polo, ed infine creare un
sistema di infrastrutture in cui condividere la conoscenza scientifica.
Distretto biotecnologico pugliese
Questo distretto è uno dei tre distretti presenti in Puglia, tutti nati nel 2005. La ricerca
biotecnologica è orientata verso due ramificazioni. La prima concerne la sanità ed è
25
focalizzata principalmente su bio-medicina, farmacia ed agro-alimentazione. La seconda è
invece più indirizzata verso problematiche di tipo ambientale: quali gestione dei rifiuti, qualità
dell’aria e delle acque, inquinamento e gestione delle risorse energetiche.
Distretto meccatronico pugliese
Questo distretto si propone, grazie all’eccellenza scientifica che caratterizza le sue Università
ed i centri di ricerca nazionali presenti sul territorio, di attrarre investimenti in settori
produttivi ad alta tecnologia, di contribuire allo sviluppo delle competenze tecnico
scientifiche dei soci e di rafforzare il sistema della ricerca regionale sia a livello nazionale che
internazionale.
Distretto tecnologico pugliese Hi-Tech
Il distretto Hi-Tech (anch’esso formatosi nel 2005 nella regione Puglia) invece, si focalizza su
tematiche legate alle nanoscienze, bioscienze ed infoscienze. L’obiettivo strategico ti tale
distretto è la formazione di una consistente massa critica di attori dello sviluppo (imprenditori,
innovatori etc) che siano in grado di promuovere e mettere in atto l’innovazione nel sistema
produttivo del territorio, ovviamente questi attori dovranno favorire la nascita di imprese con
un alta specializzazione Hi-Tech.
Tecnologie innovative per la tutela dei rischi idrogeologici
Unico distretto presente in Basilicata, nasce nel 2005 grazie all’accordo tra Miur e regione.
Questo distretto svolge attività di ricerca ambientale per la prevenzione da rischi sismici,
idrogeologici e climatici. Gli enti di ricerca analizzano e studiano gli indicatori per la
rilevazione di tali rischi, allo scopo di proteggere la popolazione che potrebbe esserne
influenzata.
26
Distretto tecnologico della logistica e della trasformazione
Questo distretto si forma nel 2005 nei pressi di Gioa Tauro (Calabria) ed articola i suoi
progetti nel seguente modo: innanzitutto si cerca di valorizzare l’alta formazione da parte
delle Università della regione, grazie ad incentivi rivolti a studenti che eccellono. In secondo
luogo si tenta di favorire il più possibile la ricerca industriale tramite progetti ad Hoc. È stato
infine formato un osservatorio tecnologico con lo scopo preciso di fare ricerca per dare
supporto al governo del distretto.
Distretto tecnologico per il restauro dei beni culturali
Altro distretto presente in Calabria, il distretto tecnologico per il restauro dei beni culturali
punta allo sviluppo di metodi e tecnologie per la salvaguardia, il restauro e la conservazione
di beni culturali nel territorio, nel quale sono presenti molte opere archeologiche che
necessitano di tale protezione.
Distretto tecnologico della biomedicina e delle tecnologie per la salute
Conosciuto come Sardinia Biomed Cluster, questo distretto è nato nel 2005. Le aree di
interesse di questo polo sono la biotecnologia ambientale, la farmaceutica, l’industria agro-
alimentare e le tecnologie dell’informazione e della comunicazione. L’intera area distrettuale
è “polo di eccellenza delle tecnologie bioinformatiche applicate alla medicina personalizzata”.
Distretto tecnologico agrobio e pesca eco-compatibile
Questo distretto nasce in Sicilia nel 2005, con l’idea di rivoluzionare il mercato
agroalimentare siciliano. I drivers strategici per attuare tale cambiamento sono: la nascita di
un fitto network tra strutture scientifiche (pubbliche e private) ed enti di alta formazione, la
valorizzazione di programmi di ricerca e la promozione di una visione strategica d’insieme
per il distretto.
27
Distretto tecnologico trasporti navali, commerciali e da diporto
In Sicilia si trova anche il Distretto tecnologico dei trasporti navali, il quale nasce per
promuovere l’innovazione ed il trasferimento tecnologico nel campo dei trasporti marittimi.
Le finalità del distretto sono quelle di sostenere la nascita di collaborazioni sempre più strette
tra centri di ricerca e filiera produttiva industriale, la valorizzazione del territorio in un’ottica
di competitività del territorio, ricerca di partner (anche esteri) per la creazione di alleanze di
R&S.
Etna Valley – Distretto tecnologico micro e nanosistemi
Sempre in Sicilia è presente questo distretto, il quale nasce nell’area chiamata Etna-Valley,
densamente popolata da imprese Hi-Tech. Il polo è specializzato in microelettronica e
nanosistemi. Il prodotto di tali ricerche e studi sarà poi utilizzato per applicazioni pratiche nel
settore IT, attraverso il quale si cercano di sviluppare dispositivi innovativi che garantiscano
una più elevata efficacia.
“HABITECH” energia e ambiente del Trentino
Unico distretto presente in Trentino – Alto Adige, viene fondato nel 2006 con l’obiettivo di
promuovere l’innovazione delle aziende che partecipano al distretto, fornendo supporto ai
progetti portati avanti da tali aziende, aiutandole con la stesura dei piani a lungo termine e
facendo da intermediario tra le aziende e il governo centrale emanante i fondi. Altri punti
rilevanti su cui fa leva questo cluster sono la nascita di un fitto network di imprese ed il
sostegno generale al business (comunicazione, pubblicità, eventi, fiere etc.).
Distretto tecnologico ICT & Security
Fondato nel 2006 nell’area di Pisa, in Toscana. Specializzato nell’area informatica, scientifica
e tecnologica, questo distretto opera nei settori della farmacia, delle microtecnologie e
nell’industria biomedica. Gli attori coinvolti sono sia enti pubblici che medie e grandi
imprese. Tutte queste si distinguono per possedere un elevato carattere tecnologico.
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Distretto tecnologico dell’Umbria
Il distretto Umbro nasce per sostenere le imprese del territorio nell’operazione di innovazione
tecnologica, partendo dalle fasi di implementazione, passando per la pianificazione, fino
all’individuazione dei corretti partner strategici, assieme ai quali gestire in maniera efficace le
risorse finalizzate al compimento dei progetti innovativi.
Distretto tecnologico per l’innovazione agroindustriale
Il distretto agroindustriale, unico nella sua regione (Molise), si forma nel 2006 con l’obiettivo
di favorire la nascita di tecnologie innovative, le quali, inserite nel processo produttivo che
caratterizza la filiera agroindustriale, possono dare una spinta decisiva alla competitività del
territorio a livello nazionale.
Distretto tecnologico delle bioscienze
Il distretto delle bioscienze è uno dei tre distretti tecnologici presenti nel Lazio, fondato nel
2008, esso promuove la ricerca scientifica nei settori della farmaceutica, dei dispositivi
medici, delle biotecnologie, delle nanoscienze e nanotecnologie, dell’industria agroalimentare
per la salute, dell’ICT per la biomedicina e per i servizi sanitari.
Distretto tecnologico per i beni e le attività culturali del Lazio
La regione del Lazio è prima in Italia per numero di musei, monumenti ed opere, e Roma è
una delle mete turistiche con più appeal nel mondo. Questo distretto nasce nel 2008 con la
finalità di innalzare il livello di dialogo e sinergie tra il mondo della ricerca scientifica e
quello imprenditoriale, per favorire un economia di rete che riesca a dare un offerta compatta
ed uniforme nel settore dei beni culturali.
29
Fonte: http://docplayer.it/1805090-I-seminario-lezione-introduttiva-del-prof-roberto-parente.html
Dopo questa breve panoramica sui distretti tecnologico presenti sul suolo italiano, ho deciso
di focalizzarmi su alcuni di essi in maniera più approfondita. In particolare ho scelto di
raccogliere informazioni per i seguenti distretti tecnologici:
Torino Wireless
Distretto tecnologico sull’ingegneria dei materiali polimerici e compositi e strutture
“HABITECH” energia e ambiente del Trentino
La mia scelta è stata dettata da motivi sia di ricerca che personali. Per quanto riguarda i motivi
prettamente legati a questa tesi, ho cercato di scegliere quei distretti che offrivano un
determinato campione di aziende (sui quali indici riflettere), mentre i motivi personali sono
legati al mio interesse per le tecnologie ICT (Torino Wireless) e le energie rinnovabili
(HABITECH).
30
Analizzando i dati di Bilancio delle imprese che hanno aderito a questi distretti saremo in
grado di capire se esse ne hanno tratto vantaggio o meno; sarà poi rilevante capire se queste
aziende, utilizzando le risorse finanziare ed umane, hanno svolto attività innovative e/o di
ricerca.
Dopo aver valutato le performance degli attori che partecipano a questi tre distretti,
ripercorreremo un’intervista condotta dall’APSTI (Associazione Parchi Scientifici
Tecnologici Italiani), che cerca di individuare i risultati generali dei parchi tecnologici sul
territorio nazionale con riferimento particolare ad indici economici, finanziari ed
occupazionali.
4. Torino Wireless
4.1 Storia del Distretto
Numerose aziende presenti nel torinese si contraddistinguono per l’alto livello tecnologico, tra
di esse nominiamo Motorola, Alenia, STMicroeletronics, Fiat, Telecom Italia e Fastweb.
Queste imprese sono figlie delle specializzazioni storiche della città di Torino, quali
meccanica, elettronica ed industria delle automobili. Da questi presupposti nasce la volontà di
far nascere un vero e proprio distretto tecnologico situato nel capoluogo piemontese. Non solo
Torino, ma l’intero Piemonte è pieno di aziende con una forte propensione allo sviluppo delle
Information and Communication Technologies (ICT). Secondo l’Eurostat, il Piemonte è sia la
regione italiana con il più alto numero di impiegati nel settore Hi-Tech, sia quella che brevetta
di più (il 20% di tutti i brevetti industriali italiani è localizzato in Piemonte).
Questi dati vengono confermati se si pensa che nella regione c’è abbondanza di centri di
ricerca privati e pubblici, giusto per citarne alcuni: tra i centri di ricerca privati citiamo
innanzitutto il Telecom Italia Lab, nel quale circa 1000 ricercatori studiano e fanno ricerca per
sviluppare tecnologie sempre più innovative nel campo delle telecomunicazioni. Un altro
centro di ricerca notevolmente sviluppato è il Motorola Technologies Center, il quale investe
in ricerca su tecnologie applicabili al settore dei telefoni cellulari. Oltre ai centri di ricerca
privati, vi sono quelli pubblici: il Politecnico di Torino - nello specifico le facoltà di
Elettronica, Automatica ed Informatica - dispone di più di 400 ricercatori. La facoltà di
Informatica è particolarmente sviluppata anche all’Università degli Studi di Torino, nella
quale si studiano applicazioni tecnologiche per diversi settori, tra i quali il turismo.
31
Con un background come questo, la nascita di un distretto tecnologico divenne quasi un
imperativo, e nel Dicembre del 2001 fu avviato il progetto per la costituzione del Torino
Wireless. Sempre nel 2001 fu firmato un Memorandum of Understanding tra il MIUR e gli
enti che premevano per far parte di questo distretto, i più importanti erano:
Fiat, STMicroeletronics, Motorola, Alenia, Banca San Paolo, Unicredito, Regione Piemonte,
Provincia di Torino, Comune di Torino, Camera di Commercio di Torino, Unione Industriale,
Università degli Studi di Torino, Politecnico di Torino.
Un anno dopo, esattamente nel Dicembre 2002, la Fondazione Torino Wireless vedeva la
luce, questo ente doveva fornire una Governance unitaria al distretto in divenire, sostenendolo
nella fase di implementazione tramite investimenti nel settore. La nascita ufficiale avvenne
nel Maggio 2003, quando venne firmato l’accordo di programma quadro tra i diversi attori
coinvolti, i quali si impegnavano ad investire nel programma circa 130 milioni di euro nel
primo quinquennio. Torino wireless è stato il primo distretto tecnologico italiano, sarà preso
come riferimento dalle altre Regioni negli anni seguenti.
4.2 Attività del Distretto
Le principali attività del Torino Wireless sono rivolte ai seguenti ambiti:
Tecnologia Wireless
Dispositivi elettronici
Tecnologia WireLine (sistemi di telecomunicazione via cavo)
Tecnologie multimediali
Software e sistemi informativi
Nel piano di sviluppo del Torino Wireless è di fondamentale importanza che queste industrie
siano interconnesse, in modo da poter usufruire di economie di scala e di scopo e di poter
beneficiare l’un l’altra di spillover tecnologici.
Le attività del distretto possono essere divise in tre filoni principali: la promozione
dell’attività di ricerca, l’accelerazione d’impresa e l’accesso al venture capital.
Riguardo la prima, le azioni atte a favorire la crescita dell’attività di ricerca si sono
concretizzate sotto forma di Bandi per le piccole e medie imprese ed incentivi alla
collaborazione tra enti pubblici e privati nell’attività di ricerca. L’obiettivo dichiarato è quello
32
di avere un flusso costante di trasferimento tecnologico tra imprese, il quale farà in modo che
il settore ICT sia sempre più preponderante nel territorio.
Il secondo filone sarà invece sostenuto tramite risorse finanziarie, infatti la fondazione ha
investito oltre 10 milioni di euro in 5 anni per supportare il network di imprese,
l’internazionalizzazione delle stesse e la nascita di Star-up innovative. Tra i progetti più
interessanti citiamo il “Progetto PMI”, che individua le imprese ad alto tasso innovativo e le
mette in contatto con i centri di ricerca, facilitando la nascita di partnership con aziende già
facenti parte il distretto. Un altro progetto affascinante è il “Design Center”, un vero e proprio
polo di progettazione che fornisce alle piccole e medie imprese la fruizione di tecnologie
innovative (inaccessibili a normali condizioni di mercato).
Il terzo obiettivo è quello di stimolare il venture capital in modo che possa fungere da
ulteriore fonte di finanziamento al distretto. Questo si realizza tramite progetti dall’appeal
internazionale.
“Secondo il rapporto sul settore ICT piemontese di Paolucci e Cantamessa edito nel 2005
dalla Fondazione Torino Wireless, derivante dall’attività di monitoring della fondazione
stessa, nel 2004 in Piemonte erano presenti circa 11.000 aziende ICT per un totale di circa
50.000 addetti, di cui 6.000 aziende nella sola Provincia di Torino.”17
17 http://www.distretti-tecnologici.it/home.htm
33
Regione
Provincia
di Torino
Resto
Regione
Imprese ICT sul totale imprese 3,55% 4,37% 2,63%
Imprese ICT - Manifatturiero (imprese che si occupano della
produzione, installazione e collaudo di tecnologie per il
trattamento e l’elaborazione di dati e per le funzioni di
comunicazione)
12,91% 11,66% 15,24%
Imprese ICT - Servizi intangibili (imprese che
contribuiscono alla fornitura di servizi e di applicazioni
software ed è caratterizzato da una varietà di attività molto
ampia)
66,01% 66,78% 64,59%
Imprese ICT - Distribuzione commercio (imprese che
distribuiscono all’ingrosso o in locazione apparecchiature
informatiche)
12,09% 13,49% 9,48%
Imprese ICT - Industria dei contenuti (imprese operanti
nella distribuzione di informazione e che basano pertanto il
loro processo produttivo sul largo utilizzo delle tecnologie
ICT)
8,98% 8,07% 10,69%
Dati: Osservatorio Ict Del Piemonte – Baseline 2005 ( http://www.sistemapiemonte.it/osservatorioICT/ )
4.3 Imprese del Distretto
La nostra analisi prosegue ora con lo studio dei dati di bilancio di alcune imprese (in quanto
non per tutte erano disponibili tali dati), ho scelto di analizzare due sottoinsiemi di aziende:
grandi multinazionali e piccole e medie imprese, che fanno parte del distretto Torino
Wireless, in modo da poter verificare se la costituzione di tale distretto ha portato benefici a
queste tipologie di aziende. I dati citati in questa sezione si trovano sia in appendice che nel
file Excel presente tra la documentazione in allegato a questa tesi di ricerca, completi di tutte
le imprese analizzate (che per motivi di sintesi non potevano rientrare in questo capitolo).
Parliamo ora dei dati di bilancio delle multinazionali aderenti al distretto Torino Wireless. In
particolare, le grandi aziende di cui erano reperibili i dati sono:
Telecom Italia
Motorola
STMicroeletronics
Fiat
Alenia
34
Come si può facilmente evincere dai dati di queste multinazionali, la partecipazione al
distretto Torino Wireless non pare aver comportato variazioni considerevoli da un punto di
vista economico-finanziario, al contrario, alcuni indici mostrano che queste grandi aziende
sono in una fase di flessione, sia per quanto riguarda i volumi di vendita, che come valore
aggiunto, nel periodo che va dal 2005 al 2014 (10 anni).
Passiamo ora ad analizzare i dati di bilancio di tre piccole-medie imprese, aderenti al distretto
piemontese.
Aethia
Aethia, fondata nel 2000, è presente nel settore del calcolo ad alte prestazioni, ed offre servizi
di consulenza e di sytem integration, sviluppando tecnologie hardware e software quali cloud
computing, ERP (Enterprise Resources Planning) e CRM ( Costumer Relationship
Management). Aethia si affianca costantemente con le Università ed il mondo della ricerca,
condividendo studi e risultati in un’ottica di scambio di informazioni utile ad entrambe le
parti.18
Dai dati di bilancio di questa piccola azienda, notiamo subito che dal 2005 al 2014 essa è
cresciuta parecchio. I ricavi di vendita sono passati da 234.977 Euro (2004) a 724.867 Euro
(2015), ciò significa un aumento del 208% in termini di ricavi in soli 10 anni. Anche il
margine operativo lordo (EBITDA), indicatore di redditività che si ottiene sottraendo i costi
esterni ed il costo del personale dal Valore della produzione, è passato da un valore di 21.856
Euro a 46.248 Euro (più del doppio) in 10 anni. Anche il ROE (Return on Equity), che misura
la redditività del capitale proprio è aumentato nel periodo considerato (da un valore di 17,92
ad uno di 21,73).
Questi indicatori mostrano tassi di crescita notevoli. Inoltre nella sezione partnership del sito
aziendale19è possibile vedere elencate le varie collaborazioni in atto tra questa impresa e la
sfera della ricerca. Da ciò possiamo trarre la conclusione che l’azienda ha effettivamente
preso parte al distretto; l’analisi suggerisce quindi che tale partecipazione abbia influito sulle
perfomance di Aethia.
18 http://www.aethia.com/azienda/partnership.html 19 http://www.aethia.com/azienda/partnership.html
35
Master Soft
La Master Soft nasce nel 1991, si occupa principalmente di fornire soluzioni di networking e
telecomunicazione all’avanguardia. Offre servizi di Cyber Security e software per la gestione
aziendale. I suoi clienti sono composti da banche, istituti finanziari, assicurazioni ed attività
professionali.20
Anche in questo caso, i dati presenti nei bilanci del decennio 2005-2014 parlano abbastanza
chiaro, e mostrano un netto incremento sia se consideriamo i ricavi di vendita (da 344.862
Euro nel 2005 a 759.829 Euro nel 2014), che sono più che raddoppiati, sia indicatori come la
redditività del capitale proprio (ROE) o il valore aggiunto (anch’esso più che raddoppiato nel
giro di 10 anni).
La Master Soft non ha certo smesso di investire capitali nella ricerca21, al contrario è sempre
alla ricerca di tecnologie avanzate ed ottimali da poter proporre ai propri interlocutori di
mercato. Inoltre punto molto sul continuo e costante aggiornamento del personale.22
Nonostante l’azienda sia in fase di espansione, non vi è prova che abbia partecipato
attivamente al distretto, quindi non siamo in grado di attribuire questi risultati positivi al
distretto.
Freepath
Freepath è una giovane impresa, che offre strumenti di Open Source ai propri clienti,
unitamente a servizi di consulenza e Software Selection.
I ricavi delle vendite hanno subito un aumento vertiginoso in soli 7 anni, anche considerando i
tempi per penetrare nel mercato ed iniziare a rilevare i dati dal 2009, i ricavi sono passati da
93.007 Euro a 212.834 Euro. Altri dati strabilianti sono quelli relativi all’ EBITDA ed al
valore aggiunto. Anche in questo caso, però, non siamo in grado di legare le performance
aziendali alla partecipazione diretta e attiva al distretto.
20 http://torinowireless.it/nash.php?pp=30&q=&m=&t=&p=&code=e420a86b-68fd-e411-8101-c4346bada4bc 21 https://www.mastersoft.it/it/ 22 https://www.mastersoft.it/it/
36
4.4 Conclusioni
Prima di giungere alle conclusioni, ho deciso di rappresentare tre valori di bilancio-nello
specifico valore aggiunto, utile netto e EBITDA- per le aziende analizzate facenti parte il
distretto piemontese. Gli anni scelti sono quelli susseguenti alla nascita del distretto (per
motivi di reperibilità dei dati, l’anno di partenza è il 2005), i quali ci aiuteranno a vedere in
maniera più sintetica l’evoluzione che hanno subito queste imprese. Il distretto Torino
Wireless, come affermato in precedenza, nasce ufficialmente nel 2003.
Valore Aggiunto
Torino Wireless 2005 2006 2007 2008 Variazione 2005-2008 partecipa attivamente al Distretto?
Unione Industriale 292.212 517.254 385.304 441.647 51,14% No
Fiat -72865 -58886 -58274 -42522 41,64% No
Telecom Italia 10.252.184 13.888.741 13.714.003 12.920.324 26,03% No
Alenia 147.295.529 137.587.000 133.481.832 150.918.772 2,46% No
Motorola 40.327.339 40.279.608 41.418.935 20.074.363 -50,22% No
STMicroeletronics 875.544.000 773.856.000 712.046.827 575.753.254 -34,24% No
Aethia 21.856 19.104 8.176 31.336 43,37% Si
Master Soft 99.460 94.875 69.240 89.632 -9,88% No
Freepath - - 497 -498 - -
37
Utile netto
Torino Wireless 2005 2006 2007 2008 Variazione 2005-2008 partecipa attivamente al Distretto?
Unione Industriale -265274 -171058 -263634 -182501 31,20% No
Fiat 223.020 2.343.375 2.068.859 1.199.146 437,69% No
Telecom Italia 3.884.821 4.143.577 1.882.420 1.499.996 -61,39% No
Alenia 11.635.974 8.696.000 -36136685 187.981 -98,38% No
Motorola 6.635.066 2.973.310 11.036.535 -413512 -106,23% No
STMicroeletronics 34.914.000 -53280000 -120819514 -24077834 -168,96% No
Aethia 10.058 5.334 558 5.129 -49,01% Si
Master Soft 9.902 63.650 41.960 34.472 248,13% No
Freepath - - -29 -5663 - -
38
EBITDA
Per concludere questa analisi sul distretto Piemontese, occorre giungere ad una conclusione
che ci indichi se le politiche attuate per la sua nascita abbiano effettivamente giovato alle
imprese aderenti ed al territorio nel suo complesso.
Il distretto Torino Wireless, nei suoi primi 10 anni di vita, sembra aver impattato
positivamente sulla crescita delle piccole e medie imprese, contribuendo in maniera decisiva
al loro sviluppo. Anche se non vi è la prova certa che tutte le piccole e medie imprese abbiano
partecipato attivamente al distretto (infatti solo per Aethia abbiamo l’evidenza empirica),
possiamo ipotizzare che, anche solo per l’agglomerazione di imprese ad alto tasso tecnologico
ed i susseguenti spillover innovativi (in primis i dipendenti che si muovono da un’azienda
all’altra, o che semplicemente si scambiano idee), queste abbiano beneficiato della
partecipazione al distretto Torino Wireless. Per quanto riguarda le multinazionali, possiamo
affermare che non c’è evidenza empirica del fatto che quest’ultime abbiano tratto vantaggi
considerevoli della loro partecipazione al distretto tecnologico.
Torino Wireless 2005 2006 2007 2008 Variazione 2005-2008 Partecipa attivamente al distretto
Unione Industriale -13296 105.250 26.331 123.204 1026,62% No
Fiat -114570 -116786 -114257 -80219 29,98% No
Telecom Italia 7.593.255 10.808.826 10.196.734 9.438.362 24,30% No
Alenia 58.463.746 46.242.000 40.642.939 50.817.917 -13,08% No
Motorola 15.539.608 13.116.408 19.179.175 1.691.670 -89,11% No
STMicroeletronics 415.172.000 293.743.000 249.005.342 173.656.015 -58,17% No
Aethia 21.856 19.104 8.176 16.559 -24,24% Si
Master Soft 52.313 94.875 69.240 59.209 13,18% No
Freepath - - 497 -2836 - -
39
5. Distretto Tecnologico sull’ingegneria dei materiali polimerici e
compositi e strutture
5.1 Storia del Distretto
La nascita del distretto ingegneristico sui materiali polimerici e compositi è frutto di un
insieme di fattori che coesistevano nel territorio campano. Il background necessario alla sua
formazione era rappresentato innanzitutto dalle quattro Università campane:
l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, l’Università degli studi del Sannio,
l’Università degli Studi di Salerno e la Seconda Università degli Studi di Napoli.
Un altro fattore che ha influito parecchio può essere individuato nella costellazione di aziende
operanti nel settore aerospaziale presenti a livello regionale.
Secondo una ricerca portata avanti da McKinsey, la ricerca in questo particolare settore è
molto intensa in Campania, si pensi che circa il 25% degli articoli scientifici italiani con
oggetto di studio i materiali polimerici e compositi vengono pubblicati da ricercatori e/o
docenti Campani.
Il 17 Luglio 2003 il Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca (MIUR) e il
Governatore della regione Campania firmarono il protocollo d’intesa per dar il via alle
operazioni.
Nel Febbraio 2004 fu fondata la società consortile IMAST; le responsabilità di quest’ultima
erano di gestire il distretto e di coordinare i vari enti che ne facevano parte. Il chiaro intento
era infatti di arrivare a raggiungere un sistema integrato di conoscenze con un forte impatto
innovativo.
Infine, il 9 Marzo 2005 fu firmato l’accordo di programma Quadro tra il Governo italiano e la
Regione Campania che decretava la nascita legale del distretto tecnologico.
5.2 Attività del Distretto
Le attività del distretto, come affermato in precedenza, vogliono condurre ad un incremento
della componente tecnologica ed innovativa presente nelle aziende. Questa componente dovrà
poi essere applicata ai prodotti ed ai processi industriali, in modo da renderli più competitivi
sul mercato nazionale ed internazionale.
40
Queste attività si sono concretizzate in tre ambiti separati.
Il primo ambito si può identificare nello sforzo di creare partnership pubblico private, tali da
sviluppare idee innovative da applicare ai processi industriali, nonché la costruzione ed
utilizzo di infrastrutture di ricerca comuni.
Un altro ambito sul quale si è deciso di insistere è rappresentato dalla alta formazione del
capitale umano all’interno del distretto. Qui entrano in gioco le Università e gli enti di ricerca
(sia pubblici che privati), i quali devono mantenersi competitivi per quanto riguarda
l’attrazione di talenti provenienti da tutto il mondo. Questo è realizzato tramite bandi per
dottorati, borse di studio, stage, master, studi bilaterali, cooperazioni internazionali.
Infine favorire la nascita di nuove imprese di stampo ingegneristico, attraverso finanziamenti
o sgravi fiscali per star-up innovative che dimostrino di partecipare allo sviluppo tecnologico
del territorio, o tramite il supporto ad aziende già presenti nella regione affinché investano in
ricerca e sviluppo, o ancora favorendo la nascita di Spin-off ingegneristici sempre più
specializzati.
5.3 Imprese del Distretto
Come fatto precedentemente per il distretto piemontese, passeremo ad analizzare i dati di
bilancio di diverse aziende appartenenti al polo ingegneristico campano. I soci che formano
questo distretto sono principalmente grandi imprese e multinazionali, ma non mancano
aziende di medie dimensioni. Ho analizzato tutte le imprese i cui dati erano disponibili, in
modo da poter avere il campione più grande possibile. Anche in questo caso i dati si trovano
in appendice e sul file excel in allegato. Le multinazionali analizzate sono:
Bracco S.p.A
Bracco S.p.A. è una multinazionale Italiana che opera principalmente nel settore chimico e
farmaceutico. Negli anni che vanno dal 2005 al 2014 ha nettamente incrementato i suoi ricavi
di vendita e il suo utile netto, e, conseguentemente, gli indici finanziari che ad essi sono
legati. È importante sottolineare però che non vi è alcuna evidenza empirica che questi
risultati siano stati ottenuti grazie alla partecipazione al distretto dei materiali polimerici e
compositi. In quanto in rete non si trovano legami concreti tra l’azienda ed il distretto.
41
Fincantieri S.p.A.
Ficantieri è un’azienda pubblica italiana e rappresenta una delle realtà navali più importanti
del mondo. Offre un’ampia gamma di prodotti legati al mondo marittimo e portuale: a partire
da navi da crociera e da trasporto, passando per navi militari e yachts, per arrivare a sistemi e
componenti applicabili ai mezzi di trasporto marittimo. I suoi risultati di bilancio però,
indicano che questo colosso si trova in una fase di flessione.
STMicroelectronics s.r.l.
STMicroelectronics è una multinazionale italo-francese che produce componenti
microelettronici a semiconduttore. È leader nel mercato dei componenti elettronici applicabili
al mercato automobilistico, alle periferiche del computer e alla telefonia mobile.
Come per le altre aziende analizzate, i dati di bilancio indicano una flessione della
multinazionale nel periodo recente.
Per quanto riguarda le aziende di medie/piccole dimensioni invece, troviamo:
Adler Plastic
Adler Plastic è un gruppo internazionale che progetta e commercializza componenti per il
settore dei trasporti. Si distingue perché utilizza in modo innovativo materiali come il
poliolefine, il polipropilene e i poliuretani. In questo caso i dati sono parecchio contrastanti:
l’azienda ha quasi triplicato i ricavi di vendita (dai 28 Mln del 2005 ai 78 Mln del 2014), il
valore aggiunto è aumentato (subendo però non poche oscillazioni); mentre l’utile netto è
decisamente calato, e, parallelamente il ROE è passato da un valore di 16,81 (2005) ad uno di
-7,26 (2014).
42
Avio S.p.A
Avio S.p.A. è una delle aziende leader nel settore aerospaziale, specializzata nel campo della
propulsione aerospaziale.
Nel 2014 contava 544 dipendenti, per cui possiamo considerarla un’impresa di medie
dimensioni (anche se il numero di impiegati indicherebbe che si tratti di una grande azienda,
la considereremo di medie dimensioni per motivi di analisi). In questo caso la partecipazione
al distretto non sembra aver giovato, anzi, i dati di bilancio indicano che l’azienda è in netta
flessione dal 2007 al 2014.
Pirelli Labs S.p.A.
Pirelli Labs è definito come il centro d’innovazione del gruppo Pirelli. Questa azienda ha
sviluppato profonde conoscenze e competenze nel campo dei materiali innovativi applicati a
sostegno dell’energia rinnovabile.
Anche in questo caso, non vi è evidenza empirica (dal sito aziendale di Pirelli Labs) che
mostri alcuna correlazione con la partecipazione al distretto.
Consorzio T.R.E
Consorzio T.R.E. è un corsorzio di ricerca pubblico-privato senza scopo di lucro, nato nel
1998 con sede legale ed operativa a Napoli. La mission di questo consorzio si rifà anche ai
temi che contraddistinguono il distretto sui materiali compositi: corretto uso delle risorse
(evitando il più possibile gli sprechi), studio, sviluppo ed efficiente applicazione di nuovi tipi
di materiali, che abbiano un ciclo di vita più lungo. Senza dimenticare la protezione dei beni
culturali presenti nella regione. Da un punto di vista prettamente economico però, Consorzio
T.R.E. ha registrato una flessione nell’ultimo decennio, con tutti gli indici in calo.
43
MCM S.p.A.
MCM è una piccola (202 dipendenti) ma bella realtà, specializzata nella produzione di
guarnizioni in gomma applicabili ai settori dell’automobile, aeronautico e petrolchimico.
Questa impresa opera in un’ottica di qualità più che di quantità, puntando molto sullo studio e
sviluppo di innovazioni di processo, che consentano all’azienda di accrescere il know-how
tecnologico al suo interno. Nonostante ciò, per il momento l’azienda non sta attraversando il
suo miglior periodo dal punto di vista economico-finanziaro, come testimoniano i dati di
bilancio degli ultimi anni.
5.4 Conclusioni
Ora, prima di arrivare alle conclusioni, ho deciso di operare come fatto con di distretto Torino
Wireless, ossia riassumere l’utile netto, il valore aggiunto e l’EBITDA delle imprese del
distretto, a partire dagli anni immediatamente seguenti alla nascita dello stesso. Il distretto
campano sull’ingegneria dei materiali polimerici e compositi è nato nel 2005.
Valore aggiunto
Materiali polimerici e compositi 2005 2006 2007 2008 Variazione 2005-2008 partecipa attivamente al Distretto?
Bracco S.p.A 83.709.881 78.577.000 84.412.000 76.899.607 -8,14% No
Consorzio T.R.E - 138.075 106.202 202.169 46,42% No
Fincantieri S.p.A. 572.760 601.701 580.230 640.301 11,79% No
MCM S.p.A. 12.261.357 13.446.274 14.289.689 13.213.681 7,77% No
Pirelli Labs S.p.A. 15.546.571 14.945.007 14.671.824 3.632.236 -76,64% No
Avio S.p.A. 198.063.000 503.324.000 504.477.000 542.682.000 173,99% No
Adler Plastic 5.487.128 6.922.557 8.178.140 5.701.652 3,91% No
STMicroelectronics s.r.l. 875.544.000 773.856.000 712.046.827 575.753.254 -34,24% No
44
Utile Netto
EBITDA
Giungiamo ora alle conclusioni sul distretto ingegneristico Campano, le domande che
dobbiamo porci sono: la nascita e lo sviluppo di questo distretto hanno concorso ad un
parallelo sviluppo delle aziende che si sono unite ad esso? I flussi di conoscenza tra mondo
della ricerca e imprese private hanno funzionato?
Dopo avere analizzato i dati di bilancio sia di grandi imprese e multinazionali, che di piccole
Materiali polimerici e compositi 2005 2006 2007 2008 Variazione 2005-2008 partecipa attivamente al Distretto?
Bracco S.p.A 215.283 58.567.000 43.814.000 41.347.559 19106% No
Consorzio T.R.E - - 9.860 54.150 - No
Fincantieri S.p.A. 48.462 58.739 44.459 8.159 -83% No
MCM S.p.A. 197.927 -601443 69.750 32.156 -84% No
Pirelli Labs S.p.A. 5.149 3.507 233.201 3.028 -41% No
Avio S.p.A. - - 6.996.000 -93340000 - No
Adler Plastic 3.096.208 4.327.535 5.108.267 5.136.868 66% No
STMicroelectronics s.r.l. 34.914.000 -53280000 -120819514 -24077834 -169% No
Materiali polimerici e compositi 2005 2006 2007 2008 Variazione 2005-2008 partecipa attivamente al Distretto?
Bracco S.p.A 51.994.631 39.717.000 49.653.000 34.614.924 -33,43% No
Consorzio T.R.E - 61.593 16.662 103.582 68,17% No
Fincantieri S.p.A. 162.578 174.461 136.226 155.333 -4,46% No
MCM S.p.A. 865.693 2.147.935 2.720.902 1.267.591 46,43% No
Pirelli Labs S.p.A. 4.532.825 4.951.789 3.190.857 227.336 -94,98% No
Avio S.p.A. - - 107.833.000 208.060.000 - No
Adler Plastic 2.837.217 4.051.988 5.053.385 2.623.376 -7,54% No
STMicroelectronics s.r.l. 415.172.000 293.743.000 249.005.342 173.656.015 -58,17% No
45
realtà, possiamo affermare con relativa sicurezza che, almeno dal punto di vista finanziario, le
aziende non hanno tratto beneficio dalla partecipazione al distretto, in quanto le loro
performance non sono andate migliorando negli anni seguenti alla partecipazione al distretto
ingegneristico. La risposta ad entrambe le domande poste in precedenza è dunque no. Pare
infatti che le aziende, anche se non si fossero unite al distretto, avrebbero ottenuto risultati se
non identici, alquanto simili. Quindi non vi è alcuna evidenza che questo distretto abbia
contribuito in modo significativo ad un miglioramento delle performance delle imprese del
territorio.
Questo non vuol dire che il territorio ed il sistema nel suo complesso non siano cresciuti in
termini di competenze e conoscenze tecnologiche ed innovative.
Forse bisognerà aspettare ancora alcuni anni prima di vedere i primi risultati sul piano
monetario.
6. “HABITECH” Energia e ambiente del Trentino
6.1 Storia del Distretto
La regione del Trentino ha sempre difeso con orgoglio e parsimonia il proprio territorio,
cercando di valorizzare al massimo le risorse naturali di cui dispone.
Infatti il trentino è costantemente in prima linea per quanto riguarda lo sviluppo sostenibile,
grazie ad una legislazione molto attenta a queste problematiche.
In questo territorio è radicata da molti decenni una cultura di rispetto per l’ambiente e di
risparmio delle proprie risorse naturali. È importante evidenziare anche che questa regione
gode della qualifica di Regione a Statuto Speciale (in realtà si tratta delle due province
autonome di Trento di Bolzano), la quale gli permette di usufruire di particolari forme di
autonomia.
Da questo contesto nasce l’impulso per la creazione del distretto “HABITECH” Energia e
ambiente del Trentino; il protocollo d’intesa tra Governo centrale e Regione viene firmato il
23 Febbraio 2006. Questo polo ha lo scopo di rendere il Trentino un centro d’eccellenza per
la clean technology.
46
6.2 Attività del Distretto
Internamente e contestualmente al distretto è nata una società consortile pubblico-privata,
formata da un abbondante numero di imprese ed operatori propensi alle tecnologie innovative.
Le principali attività svolte da questo consorzio sono finalizzate alla progettazione ed
edificazione di edifici ed infrastrutture a basso consumo di energia (implementando anche
nuove metodologie di ristrutturazione, visto che quelle odierne comportano grandi sprechi di
risorse ed un elevato inquinamento), allo sviluppo di reti di trasporto intelligenti ed integrate
con il territorio, ed alla creazione di impianti redditizi. Tutto ciò in una più ampia ottica di
rispetto ambientale.
Per quanto riguarda la mobilità, questa regione per sua stessa natura rende difficoltosi gli
spostamenti. Questo handicap è però visto come una opportunità da parte del distretto, che si
propone di innovare in questo senso, progettando nuovi sistemi di trasporto che si concilino
con l’ambiente circostante.
Il primo obiettivo per lo sviluppo della viabilità eco-sostenibile è ovviamente quello di ridurre
la dipendenza dal petrolio. Il distretto è impegnato costantemente per trovare ed implementare
soluzioni di trasporto a basso impatto ambientale. All’ interno di questo contesto sono stati
avviati numerosi progetti, uno di questi è chiamato Green Valley, come suggerisce il nome,
questo progetto ha come scopo la trasformazione di una valle della regione (il Primiero) in
una Free Oil Zone. In questa zona anche la mobilità dovrà essere completamente indipendente
dai combustibili fossili. Fonti alternative di energia sono il biometano, l’energia idroelettrica e
l’idrogeno. Inoltre in Trentino vi è un ampia diffusione del Car Sharing.
Parlando del problema dell’Edilizia invece, ciò che emerge è che gli edifici sono responsabili
per più del 40% delle emissioni che danneggiano la nostra atmosfera. Occorre quindi ricercare
una nuova modalità di costruzione e smaltimento degli stessi.
Habitech supporta le aziende che studiano e testano soluzioni innovative in questo senso.
La sfida sul fronte energetico è tuttavia la più significativa, la domanda a cui tutti vogliono
trovare una risposta è infatti questa: è possibile produrre di più consumando meno energia?
Secondo i principi di Trentino Habitech la risposta è sì. È possibile e necessario ridurre la
dipendenza dal petrolio e da altre fonti fossili, applicando tecnologie che permettano di
produrre con più intelligenza e meno sprechi.
Questo distretto promuove i progetti di ricerca e le idee imprenditoriali dei propri soci,
favorendo la nascita di sinergie tra gli enti di ricerca (Università, ma non solo) e le imprese
private.
47
6.3 Imprese del Distretto
Il distretto è composto da 11 soci pubblici (Provincia, Comuni, Università e centri di ricerca)
e da oltre 300 imprese.
L’analisi che porteremo avanti ora, in modo coerente con quanto fatto in precedenza per i
Distretti del Piemonte e della Campania, consiste nello studio dei dati di aziende appartenenti
al Trentino Habitech, per cercare di capire se la partecipazione al distretto ha in qualche modo
favorito il loro sviluppo, sia economico che di competenze. Sono stati scelti due sotto insiemi
aziende (grandi multinazionali e piccole e medie imprese). Per motivi di reperibilità, sono
stati riportati i dati di più aziende possibili, in quanto non per tutte sono disponibili i bilanci
on line. I dati a cui si farà riferimento sono consultabili in appendice.
Per quanto riguarda le grandi imprese, abbiamo:
Dolomiti Energia S.p.A.
Dolomiti Energia è una grande azienda operante in Trentino Alto Adige, essa si occupa della
vendita di gas naturale, energia elettrica ed altri servizi complementari. Dolomiti Energia
copre circa l’85% del mercato elettrico provinciale e più dell’80% di quello del Gas.
Questa grande impresa si è unita al distretto Trentino nel 2007 (congiuntamente con la sua
formazione). Da allora però, non vi è alcuna evidenza empirica che dimostri che il distretto
abbia giovato a tale azienda. I Ricavi delle vendite sono, infatti, quasi dimezzati, passando da
100 milioni di Euro nel 2005 a 60 milioni di Euro nel 2014. Anche l’indice finanziario
EBITDA mostra una netta flessione (del 42% per la precisione). Gli utili invece hanno subito
molte oscillazioni negli ultimi 10 anni. I dati sul valore aggiunto, infine, confermano la fase di
flessione di Dolomiti Energia sta attraversando. Nel 2005 il valore aggiunto raggiungeva un
valore di 61.020.839 €, mentre al 31/12/2014 faceva registrare un valore di 42.238.401 €.
48
Marangoni S.p.A
Marangoni S.p.A è un azienda italiana con sede a Rovereto (in provincia di Trento), essa
vanta però stabilimenti ed esercizi commerciali in tutto il mondo. Si è specializzata nella
costruzione e commercializzazione di pneumatici per autocarri, sistemi di ricostruzione,
pneumatici movimento terra, gomme da carrello e macchinari legati al mondo delle quattro
ruote.
I dati di bilancio di questa multinazionale sono contrastanti, anche se possiamo affermare che
essa si trova in una fase di crescita nell’ultimo decennio. I volumi dei Ricavi di vendita sono
aumentati, superando i 100 milioni di Euro, mentre nel 2005 non si arrivava nemmeno ad 80
milioni. I dati sul valore aggiunto confermano questa ipotesi. Non sappiamo però se questa
crescita è dovuta alla partecipazione ad HABITECH.
Passando invece ora ad imprese di piccola e media dimensione, troviamo:
Aldebra S.p.A.
Aldebra è una piccola azienda operante nelle provincie del Triveneto, essa offre alle piccole e
medie imprese prodotti e soluzioni nel campo ICT, quali software gestionali ed applicativi.
Dal 2007 fa parte del distretto tecnologico Trentino Habitech.
I dati di bilancio indicano chiaramente che questa impresa sta vivendo una fase di crescita.
Anche se i ricavi di vendita e l’EBITDA si sono mantenuti stabili in questi dieci anni, il
valore aggiunto mostra un incremento, unitamente con gli utili netti, che non sempre sono
stati positivi in passato. Sembra che nei prossimi anni questa azienda crescerà ulteriormente.
Possiamo quindi affermare con relativa certezza che la partecipazione al distretto ha
rappresentato per Aldebra un decisivo driver strategico.
49
Algorab S.r.l.
Algorab è un’azienda che opera nel settore ICT e che ha raggiunto una posizione di rilievo nel
campo del telecontrollo. I campi nei quali si applicano le tecnologie sviluppate da questa
piccola impresa svariano dal controllo del traffico ai trasporti ferroviari, fino alla supervisione
delle principali reti radiotelevisive italiane. Anche in questo caso, come si può chiaramente
evincere dai dati di bilancio del decennio 2005-2014, la partecipazione al distretto tecnologico
del Trentino ha dato i suoi frutti. Anche se i ricavi delle vendite e l’utile netto si sono
mantenuti sui soliti livelli, i dati sul valore aggiunto e sull’EBITDA indicano che l’impresa
sta migliorando la propria posizione.
Alto Garda Servizi S.p.A
Alto Garda Servizi è un’azienda presente nel settore dell’energia elettrica, del gas metano,
dell’acqua potabile e del teleriscaldamento. Nel 2014 contava 49 dipendenti, anch’essa, come
le due imprese analizzate in precedenza, fa parte dell’universo delle piccole e medie imprese.
Osservando i dati di bilancio di questa azienda, notiamo che sono tutti migliorati nel decennio
di riferimento (2005-2014). La redditività dei propri mezzi è passata da un valore di 2,17 ad
uno di 3,03. Il valore aggiunto da 3,5 milioni di Euro a 4,5 milioni di Euro e l’utile netto è
quasi triplicato. Anche in questo caso possiamo affermare che la partecipazione al distretto ha
giocato un ruolo fondamentale per lo sviluppo di questa piccola realtà.
Angelini Remo & C. Impresa Edile S.r.l.
Angelini Remo & C. S.r.l. è una piccola impresa edile fondata nel 1982 ad Arco (in provincia
di Trento). Questa azienda opera nel settore edilizio, le attività principali possono riassumersi
in costruzione di edifici (da quelli civili, passando per le fabbriche, giungendo a vari
capannoni in metallo) e gestione di immobili (servizi legati alla vendita e/o affitto di tali
edifici).
50
Questa impresa non sembra aver tratto alcun giovamento dalla partecipazione al distretto, che
peraltro pare essere solo nominativa (sul sito aziendale non vi è indicazione che questa
partecipazione si sia evoluta in altra maniera).
I ricavi delle vendite, così come l’utile netto ed il valore aggiunto, hanno subito un tracollo
verticale nel periodo che va dal 2005 al 2014. Lo stesso si può affermare per gli indici
EBITDA e ROE.
Evotech S.r.l.
Evotech è una società che progetta e realizza motociclette principalmente sportive (ma non
solo). Questa bella realtà ha i suoi punti di forza nell’evoluzione tecnologica (sotto di essa
opera infatti un’azienda-laboratorio che affina sempre costantemente il proprio know-how),
nell’innovazione e nella qualità.
I dati di bilancio di questa piccola impresa sono abbastanza contrastanti nel periodo che corre
tra il 2005 e il 2014.
Analizzando i ricavi di vendita, che sono passati da 159.000 Euro nel 2005 per arrivare a
quasi 1 milione e mezzo nel 2014, ed il valore aggiunto (da 18.000 Euro ad oltre 350.000
Euro) si direbbe che l’azienda abbia attraversato una fase d’espansione. Andando però a
leggere il ROE o l’utile netto, ci accorgiamo che Evotech in realtà non ha vissuto questa
grande fase di prosperità, anzi sembra trovarsi in una fase di flessione. Leggendo il sito
aziendale, non vi è comunque alcuna prova concreta che questa azienda abbia partecipato al
distretto attivamente.
6.4 Conclusioni
Per ovvi motivi di sintesi, non è possibile riportare i dati di tutte le aziende analizzate del
distretto del Trentino (in ogni caso questi dati si trovano per intero in appendice). Prima delle
conclusioni però, verranno esposti i valori relativi al valore aggiunto, all’EBITDA e all’utile
netto per tutte le aziende del distretto prese a campione. Ricordiamo che il distretto Trentino
HABITECH è nato ufficialmente nel 2006.
51
Valore Aggiunto
Trentino Habitech 2005 2006 2007 2008 Variazione 2005-2008 partecipa attivamente al Distretto?
Aldebra S.p.A. 5.791.122 7.137.675 6.730.434 6.850.901 18,30% No
Algorab S.r.l. 721.513 970.974 679.582 817.939 13,36% No
Alto Garda Servizi S.p.a. 3.475.941 3.479.675 4.087.876 4.054.084 16,63% No
Angelini Remo & C. Impresa Edile S.r.l. 2.146.583 2.118.526 1.771.826 1.259.481 -41,33% No
Deltamax Automazione S.r.l. 148.233 165.852 208.163 226.780 52,99% No
Dolomiti Energia S.p.a. 61.020.839 58.952.779 57.797.919 61.899.964 1,44% No
Ecotermica San Martino S.p.A. 1.282.930 1.232.940 1.254.855 1.365.430 6,43% No
Evotech S.r.l. 18.239 76.516 141.629 150.687 726,18% No
Giordani Costruzioni S.r.l. 1.561.566 1.653.767 1.804.205 1.639.295 4,98% No
Hanami Progetti S.r.l. - 31.344 272.592 120.607 284,78% No
Impresa di costruzioni Pretti e Scalfi S.p.A. 2.651.807 2.796.007 2.840.632 2.576.713 -2,83% No
Legno Piú Case S.p.A. - 19.293 227.401 1.769.422 9071,32% No
Marangoni S.p.A. 25.988.427 24.763.780 25.961.249 20.271.616 -22,00% No
MC Link S.p.A. 3.754.478 4.749.666 6.394.594 8.181.666 117,92% No
Quasar Ingegneria Ambientale S.r.l. 5.238 67.393 93.469 134.846 2474,38% No
Tassullo Materiali S.p.A. 1.804.563 1.733.850 1.732.315 1.948.885 8,00% No
52
Utile netto
Trentino Habitech 2005 2006 2007 2008 Variazione 2005-2008 partecipa attivamente al Distretto?
Aldebra S.p.A. -183889 -208320 -238773 -30667 83,32% No
Algorab S.r.l. 11.003 3.342 9.856 27.071 146,03% No
Alto Garda Servizi S.p.a. 414.306 1.774.959 725.631 3.533.210 752,80% No
Angelini Remo & C. Impresa Edile S.r.l. 549.790 565.712 374.496 180.166 -67,23% No
Deltamax Automazione S.r.l. 133 1.152 2.722 26.104 19527,07% No
Dolomiti Energia S.p.a. 12.269.450 10.071.887 13.601.314 16.404.969 33,71% No
Ecotermica San Martino S.p.A. 318.310 183.311 216.235 154.364 -51,51% No
Evotech S.r.l. 581 30.262 32.147 6.690 1051,46% No
Giordani Costruzioni S.r.l. 72.059 92.283 110.795 11.533 -84,00% No
Hanami Progetti S.r.l. - 8.077 100.399 54.829 578,83% No
Impresa di costruzioni Pretti e Scalfi S.p.A. 140.345 336.750 171.593 30.356 -78,37% No
Legno Piú Case S.p.A. - 10.468 18.530 -192874 -1942,51% No
Marangoni S.p.A. 2.969.601 2.275.800 1.070.322 -1963140 -166,11% No
MC Link S.p.A. 591.023 -35283 38.322 262.881 -55,52% No
Quasar Ingegneria Ambientale S.r.l. 1.666 3.283 -11273 -7896 -573,95% No
Tassullo Materiali S.p.A. 349.973 450.834 141.961 -1085200 -410,08% No
53
EBITDA
Per concludere il nostro lavoro rispetto al distretto Trentino Habitech, dobbiamo chiederci se
la creazione di tale distretto abbia concorso in modo significativo alla crescita, sia in termini
di performance che di competenze acquisite, delle aziende che ne fanno parte.
In questo caso, sembrerebbe che la partecipazione al distretto tecnologico abbia giovato alle
piccole e medie imprese; infatti, anche se manca l’evidenza empirica che esse abbiano
partecipato attivamente al distretto (causa poche informazioni reperibili sui siti aziendali), non
si può non notare che tutte siano cresciute, chi più chi meno. Esse infatti hanno nettamente
incrementato sia il loro valore aggiunto, che gli utili netti. Al contrario, non vi è alcuna
evidenza empirica del fatto che il distretto abbia portato tali vantaggi anche a grandi aziende e
multinazionali.
Trentino Habitech 2005 2006 2007 2008 Variazione 2005-2008 partecipa attivamente al Distretto?
Aldebra S.p.A. 979.411 1.132.072 676.595 1.083.492 10,63% No
Algorab S.r.l. 175.637 230.160 148.968 210.928 20,09% No
Alto Garda Servizi S.p.a. 1.271.631 1.208.878 1.510.846 1.363.965 7,26% No
Angelini Remo & C. Impresa Edile S.r.l. 1.122.291 1.163.050 857.411 401.638 -64,21% No
Deltamax Automazione S.r.l. 20.790 37.926 44.797 59.033 183,95% No
Dolomiti Energia S.p.a. 35.952.919 31.097.818 28.687.980 27.171.166 -24,43% No
Ecotermica San Martino S.p.A. 1.282.930 1.232.940 1.254.855 1.363.912 6,31% No
Evotech S.r.l. 17.375 54.284 83.721 65.181 275,14% No
Giordani Costruzioni S.r.l. 434.021 401.369 442.217 249.884 -42,43% No
Hanami Progetti S.r.l. - 20.970 172.076 74.872 257,04% No
Impresa di costruzioni Pretti e Scalfi S.p.A. 592.616 923.320 673.529 328.551 -44,56% No
Legno Piú Case S.p.A. - 19.293 136.690 524.460 2618,40% No
Marangoni S.p.A. 10.955.030 9.542.282 8.542.771 4.932.358 -54,98% No
MC Link S.p.A. 1.268.971 1.914.907 3.138.487 3.830.099 201,83% No
Quasar Ingegneria Ambientale S.r.l. 5.238 36.588 37.792 40.107 665,69% No
Tassullo Materiali S.p.A. 1.101.971 940.798 1.014.452 289.363 -73,74% No
54
Conclusioni
L’introduzione di questa tesi terminava con una domanda-chiave: i distretti tecnologici
portano benessere alle aziende che ne fanno parte ed al territorio nel suo complesso?
Rispondere a questa domanda è un’impresa ardua, in quanto, come abbiamo visto, i distretti
tecnologici sono presenti sul nostro territorio da circa 10 anni.
È mia opinione che un periodo di tempo così breve sia inadeguato per giungere a delle
conclusioni di tipo forte, ossia avere una evidenza empirica lampante in un senso o nell’altro.
Rimane il fatto che, a parte in casi isolati, la maggior parte delle aziende italiane ha
partecipato a tali distretti solo in forma nominativa, non intraprendendo progetti in
concomitanza con altre aziende od altri enti. I dati di bilancio delle imprese analizzate
tendono a farci pensare che per le grandi imprese e multinazionali la partecipazione ai distretti
tecnologici non sia stata di alcuna rilevanza. Mentre per le piccole e medie imprese, sebbene
non vi sia una evidenza empirica forte di ciò, i distretti tecnologici abbiano in qualche
maniera influito in modo positivo su di esse. Non solo per le perfomance economico-
finanziarie, le quali mediamente sono leggermente aumentate nel decennio 2005-2015 (dato
che è comunque positivo se teniamo conto della crisi iniziata a fine 2007), ma soprattutto la
cultura di condivisione che si è sviluppata all’interno di questi distretti. Non sembra però che
le piccole e medie imprese abbiano nettamente aumentato i loro numeri di bilancio grazie alla
partecipazione ai distretti, anzi pare che avrebbero ottenuto gli stessi risultati anche non
partecipando al distretto.
I maggiori vantaggi, secondo me, non sono riscontrabili in dati puramente matematici,
soprattutto in un periodo di tempo così limitato, ma negli spillover generati che
contribuiscono in modo decisivo allo sviluppo di competenze e skills tecnologiche ed
innovative.
Questo insieme di competenze può essere un driver strategico di fondamentale rilevanza per
le aziende che hanno aumentato il loro coinvolgimento nei distretti dal punto di vista di
investimenti in ricerca e sviluppo.
Io credo che per una nazione sia sempre giusto e corretto, sia da un punto di vista economico
che etico, investire nella ricerca. Quindi mi sento di dire che le politiche intraprese dal nostro
governo (su spinte provenienti dall’unione europea) porteranno anche vantaggi di tipo
economico nel medio-lungo periodo.
55
Appendici
A. Tabella Distretti
Questa tabella riporta tutti i Distretti Tecnologici Italiani e comprende un alto numero di
informazioni, per motivi di spazio non è stato possibile riportala. È consultabile sul file Excel
in allegato a questa tesi.
56
B. Tabelle Imprese
1U
nio
ne
Ind
ustriale
Bila
ncio
non co
nso
lidato
31/1
2/2
005
31/1
2/2
006
31/1
2/2
007
31/1
2/2
008
31/1
2/2
009
31/1
2/2
010
31/1
2/2
011
31/1
2/2
012
31/1
2/2
013
31/1
2/2
014
EU
RE
UR
EU
RE
UR
EU
RE
UR
EU
RE
UR
EU
RE
UR
Ricavi d
elle vendite
1.0
82.3
29
1.3
89.4
72
1.1
45.0
10
1.2
58.2
59
1.9
28.0
48
1.7
79.2
15
1.8
65.5
35
1.7
50.2
85
1.1
94.1
33
1.1
54.7
25
EB
ITD
A-1
3296
105.2
50
26.3
31
123.2
04
238.4
16
176.4
02
289.0
79
139.2
56
150.9
24
125.1
85
Utile netto
-265274
-171058
-263634
-182501
1.0
91
-1
44100
-88387
-192322
-182717
-182139
Red
ditività d
el capitale p
roprio
(RO
E) %
-3,7
-2,4
4-3
,91
-1,9
10,0
1-1
,48
-0,9
1-2
,01
-1,9
5-1
,98
Valo
re aggiunto292.2
12
517.2
54
385.3
04
441.6
47
540.2
28
500.3
42
587.0
78
468.2
96
505.5
67
475.2
37
2F
iat
Bila
ncio
non co
nso
lidato
31/1
2/2
004
31/1
2/2
005
31/1
2/2
006
31/1
2/2
007
31/1
2/2
008
31/1
2/2
009
31/1
2/2
010
31/1
2/2
011
31/1
2/2
012
31/1
2/2
013
EU
RE
UR
EU
RE
UR
EU
RE
UR
EU
RE
UR
EU
RE
UR
Ricavi d
elle vendite
59.7
75
20.1
70
29.5
13
-
-
182.0
49
45.1
37
37.9
17
70.5
29
75.6
67
EB
ITD
A-8
9065
-114570
-116786
-114257
-80219
-40356
-81500
-68394
-32936
-26008
Utile netto
-949101
223.0
20
2.3
43.3
75
2.0
68.8
59
1.1
99.1
46
339.9
64
441.9
59
99.1
66
-1
52350
-226698
Red
ditività d
el capitale p
roprio
(RO
E) %
-21,2
52,9
22,5
917,0
89,3
52,5
93,3
11,0
6-1
,66
-2,5
3
Valo
re aggiunto-3
6187
-72865
-58886
-58274
-42522
-8768
-38115
-33222
3.1
18
12.6
75
3T
ele
co
m Italia
Bila
ncio
non co
nso
lidato
31/1
2/2
005
31/1
2/2
006
31/1
2/2
007
31/1
2/2
008
31/1
2/2
009
31/1
2/2
010
31/1
2/2
011
31/1
2/2
012
31/1
2/2
013
31/1
2/2
014
EU
RE
UR
EU
RE
UR
EU
RE
UR
EU
RE
UR
EU
RE
UR
Ricavi d
elle vendite
17.2
19.6
33
22.7
20.6
73
22.8
47.0
37
22.0
25.3
29
20.4
73.7
45
18.9
85.3
51
18.0
44.9
95
16.9
40.0
20
15.3
04.1
64
14.1
53.3
78
EB
ITD
A7.5
93.2
55
10.8
08.8
26
10.1
96.7
34
9.4
38.3
62
9.8
57.1
09
9.3
41.1
67
9.2
20.2
61
8.6
85.0
86
7.6
79.8
67
6.8
66.5
68
Utile netto
3.8
84.8
21
4.1
43.5
77
1.8
82.4
20
1.4
99.9
96
1.3
98.5
80
3.5
12.5
81
-3
571257
-1821103
-1028285
636.2
82
Red
ditività d
el capitale p
roprio
(RO
E) %
17,6
816,9
7,9
76,5
56,0
613,7
4-1
7,3
9-1
0,2
7-6
,20
3,8
5
Valo
re aggiunto10.2
52.1
84
13.8
88.7
41
13.7
14.0
03
12.9
20.3
24
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114.4
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ITD
A10.9
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42.2
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32.3
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11.0
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78
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10.1
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76.0
87
8.6
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61
Utile netto
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2.2
75.8
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11
596.2
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(RO
E) %
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,14
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,77
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Valo
re aggiunto25.9
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67
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56.3
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21
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52Q
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gegneria A
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Mate
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211,3
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72.2
70.0
00
Utile netto
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71.0
06.0
00
64.4
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00
18848000
47.0
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00
46190000
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ditività d
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274.9
74.0
00
239.0
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00
222.4
54.0
00
243.0
36.0
00
74
C. Tabelle Distretti Analizzati
Torino Wireless
EBITDA
Torino Wireless 2005 2006 2007 2008 Variazione 2005-2008 Partecipa attivamente al distretto
Unione Industriale -13296 105.250 26.331 123.204 1026,62% No
Fiat -114570 -116786 -114257 -80219 29,98% No
Telecom Italia 7.593.255 10.808.826 10.196.734 9.438.362 24,30% No
Alenia 58.463.746 46.242.000 40.642.939 50.817.917 -13,08% No
Motorola 15.539.608 13.116.408 19.179.175 1.691.670 -89,11% No
STMicroeletronics 415.172.000 293.743.000 249.005.342 173.656.015 -58,17% No
Aethia 21.856 19.104 8.176 16.559 -24,24% Si
Master Soft 52.313 94.875 69.240 59.209 13,18% No
Freepath - - 497 -2836 - -
Utile netto
Torino Wireless 2005 2006 2007 2008 Variazione 2005-2008 partecipa attivamente al Distretto?
Unione Industriale -265274 -171058 -263634 -182501 31,20% No
Fiat 223.020 2.343.375 2.068.859 1.199.146 437,69% No
Telecom Italia 3.884.821 4.143.577 1.882.420 1.499.996 -61,39% No
Alenia 11.635.974 8.696.000 -36136685 187.981 -98,38% No
Motorola 6.635.066 2.973.310 11.036.535 -413512 -106,23% No
STMicroeletronics 34.914.000 -53280000 -120819514 -24077834 -168,96% No
Aethia 10.058 5.334 558 5.129 -49,01% Si
Master Soft 9.902 63.650 41.960 34.472 248,13% No
Freepath - - -29 -5663 - -
Valore aggiunto
Torino Wireless 2005 2006 2007 2008 Variazione 2005-2008 partecipa attivamente al Distretto?
Unione Industriale 292.212 517.254 385.304 441.647 51,14% No
Fiat -72865 -58886 -58274 -42522 41,64% No
Telecom Italia 10.252.184 13.888.741 13.714.003 12.920.324 26,03% No
Alenia 147.295.529 137.587.000 133.481.832 150.918.772 2,46% No
Motorola 40.327.339 40.279.608 41.418.935 20.074.363 -50,22% No
STMicroeletronics 875.544.000 773.856.000 712.046.827 575.753.254 -34,24% No
Aethia 21.856 19.104 8.176 31.336 43,37% Si
Master Soft 99.460 94.875 69.240 89.632 -9,88% No
Freepath - - 497 -498 - -
75
Distretto tecnologico sull'ingegneria dei materiali polimerici e compositi e
strutture
EBITDA
Materiali polimerici e compositi 2005 2006 2007 2008 Variazione 2005-2008 partecipa attivamente al Distretto?
Bracco S.p.A 51.994.631 39.717.000 49.653.000 34.614.924 -33,43% No
Consorzio T.R.E - 61.593 16.662 103.582 68,17% No
Fincantieri S.p.A. 162.578 174.461 136.226 155.333 -4,46% No
MCM S.p.A. 865.693 2.147.935 2.720.902 1.267.591 46,43% No
Pirelli Labs S.p.A. 4.532.825 4.951.789 3.190.857 227.336 -94,98% No
Avio S.p.A. - - 107.833.000 208.060.000 - No
Adler Plastic 2.837.217 4.051.988 5.053.385 2.623.376 -7,54% No
STMicroelectronics s.r.l. 415.172.000 293.743.000 249.005.342 173.656.015 -58,17% No
Utile netto
Materiali polimerici e compositi 2005 2006 2007 2008 Variazione 2005-2008 partecipa attivamente al Distretto?
Bracco S.p.A 215.283 58.567.000 43.814.000 41.347.559 19106% No
Consorzio T.R.E - - 9.860 54.150 - No
Fincantieri S.p.A. 48.462 58.739 44.459 8.159 -83% No
MCM S.p.A. 197.927 -601443 69.750 32.156 -84% No
Pirelli Labs S.p.A. 5.149 3.507 233.201 3.028 -41% No
Avio S.p.A. - - 6.996.000 -93340000 - No
Adler Plastic 3.096.208 4.327.535 5.108.267 5.136.868 66% No
STMicroelectronics s.r.l. 34.914.000 -53280000 -120819514 -24077834 -169% No
Valore aggiunto
Materiali polimerici e compositi 2005 2006 2007 2008 Variazione 2005-2008 partecipa attivamente al Distretto?
Bracco S.p.A 83.709.881 78.577.000 84.412.000 76.899.607 -8,14% No
Consorzio T.R.E - 138.075 106.202 202.169 46,42% No
Fincantieri S.p.A. 572.760 601.701 580.230 640.301 11,79% No
MCM S.p.A. 12.261.357 13.446.274 14.289.689 13.213.681 7,77% No
Pirelli Labs S.p.A. 15.546.571 14.945.007 14.671.824 3.632.236 -76,64% No
Avio S.p.A. 198.063.000 503.324.000 504.477.000 542.682.000 173,99% No
Adler Plastic 5.487.128 6.922.557 8.178.140 5.701.652 3,91% No
STMicroelectronics s.r.l. 875.544.000 773.856.000 712.046.827 575.753.254 -34,24% No
76
"HABITECH" energia e ambiente del Trentino
EBITDA
Trentino Habitech 2005 2006 2007 2008 Variazione 2005-2008 partecipa attivamente al Distretto?
Aldebra S.p.A. 979.411 1.132.072 676.595 1.083.492 10,63% No
Algorab S.r.l. 175.637 230.160 148.968 210.928 20,09% No
Alto Garda Servizi S.p.a. 1.271.631 1.208.878 1.510.846 1.363.965 7,26% No
Angelini Remo & C. Impresa Edile S.r.l. 1.122.291 1.163.050 857.411 401.638 -64,21% No
Deltamax Automazione S.r.l. 20.790 37.926 44.797 59.033 183,95% No
Dolomiti Energia S.p.a. 35.952.919 31.097.818 28.687.980 27.171.166 -24,43% No
Ecotermica San Martino S.p.A. 1.282.930 1.232.940 1.254.855 1.363.912 6,31% No
Evotech S.r.l. 17.375 54.284 83.721 65.181 275,14% No
Giordani Costruzioni S.r.l. 434.021 401.369 442.217 249.884 -42,43% No
Hanami Progetti S.r.l. - 20.970 172.076 74.872 257,04% No
Impresa di costruzioni Pretti e Scalfi S.p.A. 592.616 923.320 673.529 328.551 -44,56% No
Legno Piú Case S.p.A. - 19.293 136.690 524.460 2618,40% No
Marangoni S.p.A. 10.955.030 9.542.282 8.542.771 4.932.358 -54,98% No
MC Link S.p.A. 1.268.971 1.914.907 3.138.487 3.830.099 201,83% No
Quasar Ingegneria Ambientale S.r.l. 5.238 36.588 37.792 40.107 665,69% No
Tassullo Materiali S.p.A. 1.101.971 940.798 1.014.452 289.363 -73,74% No
Utile netto
Trentino Habitech 2005 2006 2007 2008 Variazione 2005-2008 partecipa attivamente al Distretto?
Aldebra S.p.A. -183889 -208320 -238773 -30667 83,32% No
Algorab S.r.l. 11.003 3.342 9.856 27.071 146,03% No
Alto Garda Servizi S.p.a. 414.306 1.774.959 725.631 3.533.210 752,80% No
Angelini Remo & C. Impresa Edile S.r.l. 549.790 565.712 374.496 180.166 -67,23% No
Deltamax Automazione S.r.l. 133 1.152 2.722 26.104 19527,07% No
Dolomiti Energia S.p.a. 12.269.450 10.071.887 13.601.314 16.404.969 33,71% No
Ecotermica San Martino S.p.A. 318.310 183.311 216.235 154.364 -51,51% No
Evotech S.r.l. 581 30.262 32.147 6.690 1051,46% No
Giordani Costruzioni S.r.l. 72.059 92.283 110.795 11.533 -84,00% No
Hanami Progetti S.r.l. - 8.077 100.399 54.829 578,83% No
Impresa di costruzioni Pretti e Scalfi S.p.A. 140.345 336.750 171.593 30.356 -78,37% No
Legno Piú Case S.p.A. - 10.468 18.530 -192874 -1942,51% No
Marangoni S.p.A. 2.969.601 2.275.800 1.070.322 -1963140 -166,11% No
MC Link S.p.A. 591.023 -35283 38.322 262.881 -55,52% No
Quasar Ingegneria Ambientale S.r.l. 1.666 3.283 -11273 -7896 -573,95% No
Tassullo Materiali S.p.A. 349.973 450.834 141.961 -1085200 -410,08% No
77
Valore aggiunto
Trentino Habitech 2005 2006 2007 2008 Variazione 2005-2008 partecipa attivamente al Distretto?
Aldebra S.p.A. 5.791.122 7.137.675 6.730.434 6.850.901 18,30% No
Algorab S.r.l. 721.513 970.974 679.582 817.939 13,36% No
Alto Garda Servizi S.p.a. 3.475.941 3.479.675 4.087.876 4.054.084 16,63% No
Angelini Remo & C. Impresa Edile S.r.l. 2.146.583 2.118.526 1.771.826 1.259.481 -41,33% No
Deltamax Automazione S.r.l. 148.233 165.852 208.163 226.780 52,99% No
Dolomiti Energia S.p.a. 61.020.839 58.952.779 57.797.919 61.899.964 1,44% No
Ecotermica San Martino S.p.A. 1.282.930 1.232.940 1.254.855 1.365.430 6,43% No
Evotech S.r.l. 18.239 76.516 141.629 150.687 726,18% No
Giordani Costruzioni S.r.l. 1.561.566 1.653.767 1.804.205 1.639.295 4,98% No
Hanami Progetti S.r.l. - 31.344 272.592 120.607 284,78% No
Impresa di costruzioni Pretti e Scalfi S.p.A. 2.651.807 2.796.007 2.840.632 2.576.713 -2,83% No
Legno Piú Case S.p.A. - 19.293 227.401 1.769.422 9071,32% No
Marangoni S.p.A. 25.988.427 24.763.780 25.961.249 20.271.616 -22,00% No
MC Link S.p.A. 3.754.478 4.749.666 6.394.594 8.181.666 117,92% No
Quasar Ingegneria Ambientale S.r.l. 5.238 67.393 93.469 134.846 2474,38% No
Tassullo Materiali S.p.A. 1.804.563 1.733.850 1.732.315 1.948.885 8,00% No
78
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Sakakibara FORMATION OF R&D CONSORTIA: INDUSTRY AND COMPANY EFFECTS