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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI ROMA “LA SAPIENZA” 1 a FACOLTA’ DI MEDICINA Dipartimento di Scienze Psichiatriche e Medicina Psicologica INSEGNAMENTO DI PSICOPATOLOGIA FORENSE Osservatorio dei comportamenti e della devianza Prof. V. Mastronardi MASTER di I Livello in CRIMINOLOGIA E SCIENZE STRATEGICHE e MASTER di II Livello in SCIENZE CRIMINOLOGICO - FORENSI

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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI ROMA “LA SAPIENZA”1a FACOLTA’ DI MEDICINA

Dipartimento di Scienze Psichiatriche e Medicina Psicologica

INSEGNAMENTO DI PSICOPATOLOGIA FORENSEOsservatorio dei comportamenti e della devianza

Prof. V. Mastronardi

MASTER di I Livello in CRIMINOLOGIA E SCIENZE STRATEGICHE e

MASTER di II Livello in SCIENZE CRIMINOLOGICO - FORENSI

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CONCETTI GENERALI DI PSICOLOGIA CLINICA E

PSICOPATOLOGIA II Parte

Dott.ssa Antonella Pomilla Dott.ssa Lilly Saponaro

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SanitàSanità

MalattiaMalattia

NormalitàNormalità

AnormalitàAnormalità

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Il concetto di sanità, e il suo opposto che è quello di malattia, vengono definiti in base ad una valutazione autocentrata, cioè a quelle considerazioni che il soggetto stesso, in prima persona, effettua su di sé. Il giudizio di sanità implica infatti una condizione di benessere e di equilibrio che, pur introducendo elementi di sofferenza, non necessariamente traduce questa sofferenza in patologia, quasi possa esistere una sorta di sofferenza “sana”.

La valutazione di uno stato di normalità piuttosto che di anormalità, invece, viene effettuata dall’esterno, è un giudizio eterocentrato: è un giudizio sociale fondato su codici, valori e norme che, in un dato momento in una società o cultura, sono vigenti e ne costituiscono a tutti gli effetti una matrice socioculturale di giudizio.

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In altre parole, il giudizio di sanità inquadra quella condizione di benessere o malessere valutata da un punto di vista soggettivo; il giudizio di normalità delimita quelle condizioni di adeguamento dell’atteggiamento o del comportamento del soggetto rispetto alle norme sociali e ai valori culturali della sua stessa società.

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La Psicopatologia è lo studio dei processi psichici anormali. Si può dire che tale disciplina esamina i processi psichici anormali da più punti di vista, e che quindi sussistono diverse psicopatologie.

La Psicopatologia Descrittiva si occupa di descrivere le esperienze soggettive, è quindi quei comportamenti risultanti dallo stato di malattia. Non si avventura nella spiegazione delle origini (eziologia) della malattia stessa, né nella spiegazione di questi comportamenti.

La Psicopatologia Analitica o Dinamica, all’opposto, è invece interessata a spiegare proprio le cause eziologiche, individuate in conflitti precoci repressi nell’inconscio e, che si

esprimono nell’attualità in forma sintomatica.

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Possiamo asserire che la valutazione dello stato psicofisico di una persona avviene attraverso

l’osservazione dei suoi sintomi.

• I sintomi sono dei segni, delle tracce, delle evidenze della presenza di un determinato stato di malattia.

• Essi rappresentano l’esito di processi che l’individuo mette in atto allo scopo di proteggersi da esperienze o condizioni di vita soggettive, personali o relazionali, altrimenti intollerabili.

• I sintomi sono espressione della profondità della vita psichica, con un duplice valore: da un lato, sono la “risposta” che viene fornita a qualcosa che per il soggetto ha una particolare risonanza emotiva; in secondo luogo, rappresentano la “punta dell’iceberg”, cioè solo la piccola parte visibile di tutta una serie di componenti che si collocano al di sotto dello stato di coscienza, e che quindi non sono fenomenologicamente evidenti.

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• I sintomi sono quindi la manifestazione esplicita del fallimento delle difese. Hanno la finalità di proteggere la dimensione affettiva e cognitiva del nostro sistema psichico, allorquando un evento esterno o interno diventa intollerabile e pericoloso per la propria omeostasi

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• Interpretando i sintomi da un punto di vista prettamente classificatorio, la nosografia psichiatrica si avvale di un sistema di riconoscimento e codifica standardizzato, che permette di fornire, attraverso i sintomi, le indicazioni diagnostiche dei principali disturbi del funzionamento mentale. Queste indicazioni diagnostiche sono raccolte attualmente nel manuale dell’American Psychiatric Association DSM IV usato a livello internazionale, che sono ampiamente compatibili con quelle proposte dall'Organizzazione Mondiale della Sanità nell’ ICD-10.

• Se viceversa consideriamo quanto detto precedentemente in relazione alla dimensione simbolica dei sintomi per l’inconscio, la semplice definizione diagnostico-descrittiva del DSM IV non è più sufficiente.

• Si utilizzeranno pertanto modalità interpretative ad orientamento psicoanalitico o psicodinamico.

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DSM IV - R

• Disturbo Mentale: si intende non solo un’alterazione temporanea ottenuta per effetti stressanti, ma una sindrome o un modello comportamentale o psicologico clinicamente significativo che si presenta in un individuo e si associa ad una disabilità in più aree funzionali del soggetto e limita la libertà individuale.

• Il Sistema multiassiale permette di comprendere in maniera onnicomprensiva la complessità delle situazioni cliniche, e che può aiutare il clinico nel pianificare il trattamento e prevederne l’esito.

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• Asse I - Disturbi Clinici Altre condizioni che possono

essere oggetto di attenzione clinica

• Asse II - Disturbi di Personalità Ritardo Mentale

• Asse III - Condizioni Mediche Generali

• Asse IV - Problemi Psicosociali e Ambientali

• Asse V - Valutazione Globale del Funzionamento

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Asse I: Si includono i disturbi clinici propriamente detti e tutte le altre condizioni che possono essere di attenzione clinica, che presentano un’epoca di esordio che va dall’infanzia all’adolescenza (escluso il Ritardo Mentale, in Asse II). Sono quadri sindromici verso i quali il soggetto prova fastidio (egodistonia) e che quindi cerca di eliminare chiedendo aiuto al clinico.

Asse II: vanno inseriti i quadri clinici non diagnosticati prima dell’adolescenza o dell’età adulta, caratterizzati da un’alterazione nel percepire il mondo e sé stessi, connotati però da egosintonia, poiché si integrano nella personalità del soggetto che li riconosce come propri. I Disturbi di Personalità possono essere diagnosticati al di sotto dei 18 anni di età (tutti tranne quello Antisociale) solo se le caratteristiche che lo contraddistinguono rimangono stabili e presenti per un periodo di almeno un anno, e sono tipiche del comportamento a lungo termine dell’individuo (cioè non sono solo episodi correlati ad un disturbo dell’ Asse I).

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Asse III: Si siglano le condizioni mediche generali in atto, potenzialmente rilevanti per la comprensione e il trattamento del disturbo mentale del soggetto. Esse non devono essere correlate a fattori o processi comportamentali o psicosociali; molto spesso la condizione medica generale è in rapporto eziologico diretto con lo sviluppo o il peggioramento di sintomi mentali, e il meccanismo che produce questo effetto è fisiologico.

Asse IV: Problemi che possono influenzare la diagnosi, il trattamento e la prognosi dei disturbi siglati sui primi due Assi. Un problema psicosociale o ambientale può corrispondere ad un evento vitale negativo, una difficoltà o una carenza ambientale, uno stress familiare o interpersonale, all’inadeguatezza del supporto sociale o delle risorse personali, o ad altri problemi legati al contesto nel quale si sono sviluppate le difficoltà dell’individuo. Ma possono verificarsi anche eventi stressanti positivi, quali una promozione al lavoro, che possono causare un problema nella misura in cui il soggetto ha difficoltà ad adattarsi alla nuova situazione.

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Asse V: Si utilizza una Scala per la Valutazione Globale del Funzionamento, con valori da 0 a 100 che, usando una sola misura,

permette di confrontare più individui fra loro.

Valori VGF da 0 – 50 indicano disturbi gravissimi o molto gravi.

Valori VGF da 50 – 100 indicano disturbi gravi o poco gravi.

La scala può essere usata anche in periodi di tempo differenti, per evidenziare eventuali miglioramenti o regressioni.

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CARATTERE, PERSONALITA’

E DISTURBI

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Si dice che una persona ha un Disturbo di Personalità quando uno degli aspetti del suo carattere prevale talmente su tutti gli altri, da far sì che le persone con cui viene in contatto lo riconoscano e lo "inquadrino" soprattutto per quell' aspetto del

carattere.

Per esempio, è esperienza diffusa incontrare il

"pessimista" ovvero la persona che vede tutto

nero, e si aspetta solo eventi negativi; il

"paranoico" che sempre teme di essere

imbrogliato dagli altri; il "mitomane" che

continuamente racconta di essersi trovato nelle situazioni più strane e

inconsuete.

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Ognuno di noi ha un carattere, e tutti abbiamo caratteristiche appartenenti a diversi stili di personalità, quali che siano le tendenze in noi dominanti.

Ma le dinamiche non sono patologia: per parlare di “carattere patologico” o di “disturbo di personalità” è necessario che le difese siano talmente stereotipate da impedire lo sviluppo psicologico e l’adattamento.

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Il CARATTERE è quella singolarità o proprietà distintiva di un essere (l’essere persona) che è statica. Si riferisce a tutte le disposizioni psichiche potenziali, quello che l’uomo può essere.

La PERSONALITA’ definisce le

disposizioni psichiche

sviluppate, sotto l’influsso

dell’ambiente e del carattere; quindi

gli elementi dinamici,

mutevoli, di processo.

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La STRUTTURA DI PERSONALITA’ è ciò che si costituisce rispetto alla personalità: a partire dalla costruzione del Sé,

dell’identità, dell’organizzazione difensiva. In questo senso la struttura di personalità è immutabile, ma non necessariamente

deve essere patologica. Per parlare di patologia è necessario che vi sia non già la sofferenza di per sè, bensì il modo in cui tale

sofferenza si organizza all’interno della struttura di personalità, dando origine al sintomo, e la funzione di questo sintomo in

qualità di espressione di un malessere, ma anche sistema difensivo contro un’angoscia troppo grossa.

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Un TRATTO DI PERSONALITA’ è dunque una predisposizione associata alla personalità, una modalità di percepire, pensare e approcciarsi con il mondo e con sé stessi, che si manifesta in uno spettro svariato di contesti sociali e personali.

Esso può rimanere tale o evolvere in disturbo di personalità:

1. nel primo caso, sarà rigido, disadattivo, non pervasivo, e percepito dal soggetto stesso come disturbante (egodistonico);

2. nel secondo caso, invece, è integrato nel funzionamento generale della personalità (egosintonico), e se diventa inflessibile e rigido darà origine a diverse distorsioni dell’esperienza interiore, determinando una compromissione funzionale significativa o una sofferenza soggettiva.

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Per classificare e descrivere i Disturbi di Personalità, possiamo tenere presente la trattazione psichiatrica, o quella

proposta dagli studiosi psicoanalitici.

Il DSM IV definisce un Disturbo di Personalità come “un modello di esperienza interiore e di comportamento che devia marcatamente rispetto alle aspettative della cultura dell'individuo, è pervasivo e inflessibile, esordisce nell'adolescenza o nella prima età adulta, è stabile nel tempo, e determina disagio o menomazione”.

Sicuramente la presenza di Disturbi di Personalità in persone che hanno subito esperienze traumatiche o

stressanti è molto frequente. E' difficile capire esattamente in

quale modo si origini un determinato Disturbo di

Personalità in funzione di determinate esperienze.

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Approssimativamente, sembra probabile che i Disturbi di Personalità siano il risultato dell'interazione fra diversi fattori:

1. caratteristiche temperamentali geneticamente determinate;

2. crescita in condizioni familiari disagevoli o francamente patologiche e/o presenza di esperienze traumatiche;

3. grado di accettabilità sociale delle proprie caratteristiche temperamentali e conseguenza che esse generano a livello delle interazioni sociali.

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Nel DSM IV i Disturbi di Personalità sono raccolti in tre gruppi in base ad analogie descrittive, ma questo sistema di raggruppamento, sebbene utile in alcune situazioni di ricerca e didattiche, presenta serie limitazioni e non è stato coerentemente validato.

Altri autori, in base alla loro esperienza clinica, classificano e descrivono i Disturbi di Personalità in

base a criteri differenti. Ad esempio, secondo la trattazione psicoanalitica fornita da Nancy Mc

Williams, i Disturbi di Personalità vengono descritti seguendo il percorso di gravità della patologia

(Nevrotico, Psicotico, Borderline).

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A metà del XX secolo, prima che gli studiosi della personalità coniassero il termine “borderline”, i terapeuti di orientamento

psicoanalitico effettuavano una distinzione tra: • livello nevrotico di

patologia: caratterizzato da una generale percezione della realtà; la sofferenza è dovuta a difese dell’Io troppo automatiche e inflessibili che impediscono il contatto con le energie dell’Es utilizzabili per attività creative; la terapia implicava l’indebolimento delle difese per ottenere l’accesso all’Es, in modo da rendere disponibili le energie per attività costruttive;

• livello psicotico di patologia: perdita di contatto con la realtà; la sofferenza è dovuta a difese dell’Io troppo deboli per riuscire ad arginare il materiale primitivo proveniente dall’Es; la terapia deve, ovviamente, rafforzare le difese, risolvere le preoccupazioni primitive, modificare tutte le situazioni che fossero realisticamente fonte di tensione in modo da diminuirne l’effetto negativo, incoraggiare l’esame di realtà e respingere nell’inconscio l’Es traboccante.

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A partire dalla metà del XX secolo e per tutto il successivo, cominciarono ad emergere, all’interno della stessa categoria delle nevrosi, differenziazioni relative al livello di disadattamento e non semplicemente al tipo di psicopatologia:

• inizialmente si differenziava tra “nevrosi sintomatica” (per indicare la presenza di soli sintomi nevrotici) e “nevrosi del carattere” (per indicare un carattere, l’intera personalità, di tipo nevrotico);

• poi progressivamente, il livello borderline di organizzazione della personalità venne largamente accettato dalla comunità psicoanalitica per descrivere una struttura di personalità più grave nelle sue implicazioni della nevrosi, ma non tanto quanto la psicosi, cioè non suscettibile di scompensi psicotici permanenti (nel 1980 la “Patologia Borderline” apparve nella terza edizione del DSM tra i Disturbi di Personalità).

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Nevrosi Borderline Psicosi

Difese Secondarie (Rimozione). Quelle primarie solo se sotto forte pressione.

Primitive come il diniego, l’identificazione primitiva e la

scissione.

Preverbali o prerazionali, come chiusura, diniego, controllo

onnipotente. Identità Identità integrata

e buona percezione degli altri.

Identità confusa e incoerente, di sé e degli altri.

Identità estremamente confusa, terrorizzata e scissa.

Esame di realtà

Solido contatto con la realtà. Psicopatologia egodistonica.

Esame di realtà discontinuo. Sintomatologia bizzarra e florida.

Totale distacco dalla realtà. Sono terrorizzati.

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Nevrosi Borderline Psicosi

Natura ed esame della psicopatologia

Buona. Egodistonia del conflitto tra i propri desideri e i limiti sociali.

Negativa. Non hanno identità integrata, quindi non capiscono ma vogliono smettere di soffrire.

Completamente incapaci di distaccarsi dai propri problemi.

Transfert e controtransf.

Entrambi positivi: il terapeuta è un buon “alleato”.

Molto intensi e non ambivalenti.

Intensissimi e totalitari.

Tipologia di trattamento

Tutti i trattamenti (psicoanalisi intensiva).

Psicoterapia espressiva.

Psicoterapia di sostegno.

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L’ esposizione dei Disturbi di Personalità seguirà prima la nosografia psichiatrica (criteri del DSM IV) e successivamente la

descrizione della trattazione psicodinamica psicoanalitica. (Non si diagnosticano se sono solo episodi di tipo psicotico)

DSM IV – R: Gruppo A - Dis. Per. Paranoide- Dist. Per. Schizoide- Dist. Per. Schizotipico

Gruppo B - Dis. Per. Antisociale- Dis. Per. Borderline- Dis. Per. Istrionico- Dis. Per. Narcisistico

Gruppo C - Dis. Per. Evitante- Dis. Per. Dipendente- Dis. Per. Ossessivo-

Compuls

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DISTURBO PARANOIDE DI PERSONALITÀ

Diffidenza e sospettività pervasive nei confronti degli altri (tanto che le loro intenzioni vengono interpretate come malevole), che iniziano nella prima età adulta e sono presenti in una varietà di contesti, come indicato da quattro (o più) dei seguenti elementi:

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1. sospetta, senza una base sufficiente, di essere sfruttato, danneggiato o ingannato;

2. dubita senza giustificazione della lealtà o affidabilità di amici o colleghi;

3. é riluttante a confidarsi con gli altri a causa di un timore ingiustificato che le informazioni possano essere usate contro di lui;

4. scorge significati nascosti umilianti o minacciosi in rimproveri o altri eventi benevoli;

5. porta costantemente rancore, cioè, non perdona gli insulti, le ingiurie e le offese;

6. percepisce attacchi al proprio ruolo o reputazione non evidenti agli altri, ed é pronto a reagire con rabbia o contrattaccare;

7. sospetta in modo ricorrente, senza giustificazione, della fedeltà del coniuge o del partner sessuale.

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DISTURBO SCHIZOIDE DI PERSONALITÀ

Una modalità pervasiva di distacco dalle relazioni sociali ed una gamma ristretta di espressioni emotive, in contesti interpersonali, che iniziano nella prima età adulta e sono presenti in una varietà di contesti, come indicato da quattro (o più) dei seguenti elementi:

1. non desidera né prova piacere nelle relazioni strette, incluso il far parte di una famiglia;

2. quasi sempre sceglie attività solitaria;3. dimostra poco o nessun interesse per le esperienze sessuali con

un'altra persona;4. prova piacere in poche o nessuna attività;5. non ha amici stretti o confidenti, eccetto i parenti di primo grado;6. sembra indifferente alle lodi o alle critiche degli altri;7. mostra freddezza emotiva, distacco o affettività appiattita.

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Una modalità pervasiva di relazioni sociali ed interpersonali deficitarie, evidenziate da disagio acuto e ridotta capacità riguardanti le relazioni

strette, distorsioni cognitive e percettive, eccentricità del comportamento, che compaiono nella prima età adulta, e sono presenti in una varietà di

contesti, come indicato da cinque (o più) dei seguenti elementi:1. idee di riferimento (escludendo i deliri di riferimento);2. credenze strane o pensiero magico, che influenzano il comportamento e

sono in contrasto con le norme subculturali di appartenenza (per es., superstizione, credere nella chiaroveggenza, nella telepatia o nel "sesto senso");

3. esperienze percettive insolite, incluse illusioni corporee;4. pensiero e linguaggio strani (per es., vago, metaforico, iperelaborato o

stereotipato);5. sospettosità o ideazione paranoide;6. affettività inappropriata o coartata;7. comportamento o aspetto strani, eccentrici, o peculiari;8. nessun amico stretto o confidente, eccetto i parenti di primo grado;9. eccessiva ansia sociale, che non diminuisce con l'aumento della

familiarità, e tende ad essere associata ad preoccupazioni paranoidi piuttosto che con un giudizio negativo di sé.

DISTURBO SCHIZOTIPICO DI PERSONALITA’

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DISTURBO ANTISOCIALE DI PERSONALITA’

A. Un quadro pervasivo di inosservanza e di violazione dei diritti degli altri, che si manifesta fin dall'età di 15 anni (Disturbo della Condotta), come indicato da tre (o più) dei seguenti elementi:

1. incapacità di conformarsi alle norme sociali per ciò che concerne il comportamento legale, come indicato dal ripetersi di condotte suscettibili di arresto;

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2. impulsività o incapacità di pianificare;3. irritabilità e aggressività, come indicato da scontri o

assalti fisici ripetuti; 4. inosservanza spericolata della sicurezza propria e

degli altri; 5. irresponsabilità abituale, come indicato dalla ripetuta incapacità di sostenere una attività lavorativa continuativa,

o di far fronte ad obblighi finanziari;6. mancanza di rimorso, come indicato dall'essere

indifferenti o dal razionalizzare dopo avere danneggiato, maltrattato o derubato un altro.

B. L'individuo ha almeno 18 anni.

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DISTURBO BORDERLINE DI PERSONALITA’

Una modalità pervasiva di instabilità delle relazioni interpersonali, dell'immagine di sè e dell'umore e una marcata impulsività,

comparse nella prima età adulta e presenti in vari contesti, come indicato da uno (o più) dei seguenti elementi:

1. sforzi disperati di evitare un reale o immaginario abbandono;2. un quadro di relazioni interpersonali instabili e intense,

caratterizzate dall'alternanza tra gli estremi di iperidealizzazione e svalutazione;

3. alterazione dell'identità: immagine di sè e percezione di sè marcatamente e persistentemente instabili;

4. impulsività in almeno due aree che sono potenzialmente dannose per il soggetto, quali spendere, sesso, abuso di sostanze, guida spericolata, abbuffate);

5. ricorrenti minacce, gesti, comportamenti suicidari, o comportamento automutilante;

6. instabilità affettiva dovuta a una marcata reattività dell'umore (per es., episodica intensa disforia, irritabilità o ansia, che di solito durano poche ore, e soltanto raramente più di pochi giorni);

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7. sentimenti cronici di vuoto;

8. rabbia immotivata e intensa o difficoltà a controllare la rabbia (per es., frequenti accessi di ira o rabbia costante, ricorrenti scontri fisici);

9. ideazione paranoide, o gravi sintomi dissociativi transitori, legati allo stress.

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DISTURBO ISTRIONICO DI PERSONALITA’

Un quadro pervasivo di emotività eccessiva e di ricerca di attenzione, che compare entro la prima età adulta ed è presente

in una varietà di contesti, come indicato da cinque (o più) dei seguenti elementi:

1. è a disagio in situazioni nelle quali non è al centro dell'attenzione;2. l'interazione con gli altri è spesso caratterizzata da comportamento

sessualmente seducente o provocante;3. manifesta un'espressione delle emozioni rapidamente mutevole e

superficiale;4. costantemente utilizza l'aspetto fisico per attirare l'attenzione su di

sé;5. lo stile dell'eloquio è eccessivamente impressionistico e privo di

dettagli;6. mostra autodrammatizzazione, teatralità, ed espressione esagerata

delle emozioni;7. è suggestionabile, cioè, facilmente influenzato dagli altri e dalle

circostanze;8. considera le relazioni più intime di quanto non siano realmente.

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DISTURBO NARCISISTICO DI PERSONALITA’

Un quadro pervasivo di grandiosità (nella fanstasia o nel comportamento), necessità di ammirazione e mancanza di empatia, che compare entro la prima età adulta ed è presente in una varietà di contesti, come indicato da cinque (o più) dei seguenti elementi:

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1. ha un senso grandioso di importanza (per es., esagera risultati e talenti, si aspetta di essere notato come superiore senza una adeguata motivazione);

2. è assorbito da fantasie di illimitati successo, potere, fascino, bellezza, e di amore ideale;

3. crede di essere "speciale" e unico, e di dover frequentare e poter essere capito solo da altre persone (o istituzioni) speciali o di classe elevata;

4. richiede eccessiva ammirazione;5. ha la sensazione che tutto gli sia dovuto, cioè, la irragionevole aspettativa

di trattamenti di favore o di soddisfazione immediata delle proprie aspettative;

6. sfruttamento interpersonale, cioè, si approfitta degli altri per i propri scopi;

7. manca di empatia: è incapace di riconoscere o di identificarsi con i sentimenti e le necessità degli altri;

8. è spesso invidioso degli altri, o crede che gli altri lo invidino;9. mostra comportamenti o atteggiamenti arroganti e presuntuosi.

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DISTURBO EVITANTE DI PERSONALITA’

Un quadro pervasivo di inibizione sociale, sentimenti di inadeguatezza, e ipersensibilità al giudizio negativo, che compare

entro la prima età adulta, ed è presente in una varietà di contesti, come

indicato da quattro (o più) dei seguenti elementi:

1. evita attività lavorative che implicano un significativo contatto interpersonale, poichè teme di essere criticato, disapprovato, o rifiutato;

2. è riluttante nell'entrare in relazione con persone, a meno che non sia certo di piacere;

3. è inibito nelle relazioni intime per il timore di essere umiliato o ridicolizzato;

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5. si preoccupa di essere criticato o rifiutato in situazioni sociali;

6. è inibito in situazioni interpersonali nuove per sentimenti di inadeguatezza;

7. si vede come socialmente inetto, personalmente non attraente, o inferiore agli altri;

8. è insolitamente riluttante ad assumere rischi personali o ad ingaggiarsi in qualsiasi nuova attività, poichè questo può rivelarsi imbarazzante.

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DISTURBO DIPENDENTE DI PERSONALITA’

Una situazione pervasiva ed eccessiva di necessità di essere accuditi, che determina comportamento sottomesso e dipendente e timore della

separazione, che compare nella prima età adulta ed è presente in una varietà di contesti, come indicato da cinque (o più) dei seguenti elementi:

1. ha difficoltà a prendere le decisioni quotidiane senza richiedere una eccessiva quantità di consigli e rassicurazioni;

2. ha bisogno che altri si assumano le responsabilità per la maggior parte dei settori della sua vita;

3. ha difficoltà ad esprimere disaccordo verso gli altri per il timore di perdere supporto o approvazione.;

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4. ha difficoltà ad iniziare progetti o a fare cose autonomamente (per una mancanza di fiducia nel proprio giudizio o nelle proprie capacità piuttosto che per mancanza di motivazione o di energia);

5. può giungere a qualsiasi cosa pur di ottenere accudimento e supporto da altri, fino al punto di offrirsi per compiti spiacevoli;

6. 6. si sente a disagio o indifeso quando è solo per timori esagerati di essere incapace di provvedere a se stesso;

7. quando termina una relazione stretta, ricerca urgentemente un'altra relazione come fonte di accudimento e di supporto;

8. si preoccupa in modo non realistico di essere lasciato a provvedere a se stesso.

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DISTURBO OSSESSIVO – COMPULSIVO DI PERSONALITA’

Un quadro pervasivo di preoccupazione per l'ordine, perfezionismo, e controllo mentale e interpersonale, a spese di flessibilità, apertura ed efficienza, che compare entro la prima età adulta ed è presente in una varietà di contesti, come indicato da quattro (o più) dei seguenti elementi:

1. attenzione per i dettagli, le regole, le liste, l'ordine, l'organizzazione o gli schemi, al punto che va perduto lo scopo principale dell'attività;2. mostra un perfezionismo che interferisce con il completamento dei compiti (per es., è incapace di completare un progetto perché non risultano soddisfacenti i suoi standard oltremodo rigidi);3. eccessiva dedizione al lavoro e alla produttività, fino all'esclusione delle attività di svago e delle amicizie;4. esageratemente coscienzioso, scrupoloso, inflessibile in tema di moralità, etica o valori (non giustificato dall'appartenenza culturale o religiosa);

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5. è incapace di gettare via oggetti consumati o di nessun valore, anche quando non hanno alcun significato affettivo;

6. è riluttante a delegare compiti o a lavorare con altri, a meno che non si sottomettano esattamente al suo modo di fare le cose;

7. adotta una modalità di spesa improntata all'avarizia, sia per sé che per gli altri;

8. il denaro è visto come qualcosa da accumulare in vista di catastrofi future;

9. manifesta rigidità e testardaggine.