una chiesa è vivace e in cammino anche nei piccoli ... · liani, come un pastore che va incontro...

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ANNO XIX N. 6 GIUGNO 2018 Spedizione in a.p. art. 2 comma 20c legge 662/96 filiale Frosinone www.diocesianagnialatri.it L e piccole grandi testimo- nianze che rendono una Chiesa vivace, in cammi- no: l’editoriale di questo nu- mero di giugno non ha un ar- gomento solo, ma prova a di- panare un filo conduttore che troverete poi all’interno del mensile, pagina dopo pagina. Tanti accadimenti – che poi fa rima con “avvenimenti” – per provare a dire della freschez- za di una Chiesa locale mai ri- piegata su se stessa. E che prova a farsi bussola per noi viandanti sulla strada di Em- maus. Prendiamo le prime pa- gine, ad esempio, anche se questa non vuole essere una guida ragionata di quello che vi accingete a sfogliare: il Ve- scovo Lorenzo Loppa dedica ancora una volta – e non sarà mai abbastanza per l’urgenza che sentiamo di confrontarci su certi temi … - la sua atten- zione ai giovani, al problema ma anche alla risorsa dell’edu- cazione in tutte le sue compo- nenti, dalla scuola alla fami- glia alla Chiesa stessa. Poi ce ne andiamo a Filettino, dove l’Azione cattolica ha te- nuto di recente la Festa della Famiglia. E la doppia maiu- scola a “Festa” e “Famiglia” è voluta: quando la Famiglia fa Festa, la gioia è di tutti e per tutti. Non importa se si tratta di questo movimento o di quell’altra associazione, non è necessario essere in tanti o in pochi, sempre gli stessi e con qualche faccia nuova più rara del classico ago in un pa- gliaio: l’importante è esserci, ribadire le ragioni di una Fede che non è quella dei visi tristi e corrucciati, ma gioia dell’ap- partenenza. Festa, per l’ap- punto. Con la Famiglia al cen- tro, quel grande valore dato dall’unione uomo-donna che Papa Francesco non si stanca di ricordare. E ancora: ad Anagni la Casa Famiglia (ve- dete, come ricorre ancora il termine Famiglia?...) dell’As- sociazione Giovanni XXIII ha appena compiuto e festeggia- to vent’anni non solo di atti- vità, ma anche e soprattutto di presenza, di testimonianza spesso silenziosa ma efficace: l’amore vince sempre, figuria- moci poi l’amore speso con gratuità, senza nulla chiedere. Leggete – alle pagine 6-7 - la testimonianza dei due re- sponsabili della Casa Famiglia e troverete per l’appunto il distillato della gratuità. Da pagina 8 pubblichiamo in- vece l’intervento che il Cardi- nale Gualtiero Bassetti ha te- nuto al Leoniano, come Lectio magistralis al convegno su Leone XIII. Sono parole da centellinare, per (ri)trovare tutte le ragioni dell’impegno della Chiesa nel mondo del la- voro, urgenza dei nostri gior- ni, grido disperato che si leva anche da questo territorio. Sotto la pioggerellina fine di una giornata anagnina è sta- to bello vedere arrivare Bas- setti, il “capo” dei vescovi ita- liani, come un pastore che va incontro al suo gregge in ma- niera semplice, senza aura di pomposità. Molto più bello è stato ascoltarlo: ecco perché il suo intervento lo riproponia- mo integralmente, come bus- sola per un cammino niente affatto facile. Igor Traboni Una Chiesa è vivace e in cammino anche nei piccoli accadimenti di ogni giorno Da pag. 12

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ANNO XIX N. 6 GIUGNO 2018 Spedizione in a.p. art. 2 comma 20c legge 662/96 filiale Frosinone www.diocesianagnialatri.it

Le piccole grandi testimo-nianze che rendono unaChiesa vivace, in cammi-

no: l’editoriale di questo nu-mero di giugno non ha un ar-gomento solo, ma prova a di-panare un filo conduttore chetroverete poi all’interno delmensile, pagina dopo pagina.Tanti accadimenti – che poi farima con “avvenimenti” – perprovare a dire della freschez-za di una Chiesa locale mai ri-piegata su se stessa. E cheprova a farsi bussola per noiviandanti sulla strada di Em-maus. Prendiamo le prime pa-gine, ad esempio, anche sequesta non vuole essere unaguida ragionata di quello chevi accingete a sfogliare: il Ve-scovo Lorenzo Loppa dedicaancora una volta – e non saràmai abbastanza per l’urgenzache sentiamo di confrontarcisu certi temi … - la sua atten-zione ai giovani, al problema

ma anche alla risorsa dell’edu-cazione in tutte le sue compo-nenti, dalla scuola alla fami-glia alla Chiesa stessa.Poi ce ne andiamo a Filettino,dove l’Azione cattolica ha te-nuto di recente la Festa dellaFamiglia. E la doppia maiu-scola a “Festa” e “Famiglia” èvoluta: quando la Famiglia faFesta, la gioia è di tutti e pertutti. Non importa se si trattadi questo movimento o diquell’altra associazione, non ènecessario essere in tanti o inpochi, sempre gli stessi e conqualche faccia nuova più raradel classico ago in un pa-gliaio: l’importante è esserci,ribadire le ragioni di una Fedeche non è quella dei visi tristie corrucciati, ma gioia dell’ap-partenenza. Festa, per l’ap-punto. Con la Famiglia al cen-tro, quel grande valore datodall’unione uomo-donna chePapa Francesco non si stanca

di ricordare. E ancora: adAnagni la Casa Famiglia (ve-dete, come ricorre ancora iltermine Famiglia?...) dell’As-sociazione Giovanni XXIII haappena compiuto e festeggia-to vent’anni non solo di atti-vità, ma anche e soprattuttodi presenza, di testimonianza

spesso silenziosa ma efficace:l’amore vince sempre, figuria-moci poi l’amore speso congratuità, senza nulla chiedere.Leggete – alle pagine 6-7 - latestimonianza dei due re-sponsabili della Casa Famigliae troverete per l’appunto ildistillato della gratuità.Da pagina 8 pubblichiamo in-vece l’intervento che il Cardi-nale Gualtiero Bassetti ha te-nuto al Leoniano, come Lectiomagistralis al convegno suLeone XIII. Sono parole dacentellinare, per (ri)trovaretutte le ragioni dell’impegnodella Chiesa nel mondo del la-voro, urgenza dei nostri gior-ni, grido disperato che si levaanche da questo territorio.Sotto la pioggerellina fine diuna giornata anagnina è sta-to bello vedere arrivare Bas-setti, il “capo” dei vescovi ita-liani, come un pastore che vaincontro al suo gregge in ma-niera semplice, senza aura dipomposità. Molto più bello èstato ascoltarlo: ecco perché ilsuo intervento lo riproponia-mo integralmente, come bus-sola per un cammino nienteaffatto facile.

Igor Traboni

Una Chiesa è vivace e in cammino anche nei piccoli accadimenti di ogni giorno

Da pag. 12

LA CATTEDRA DEL VESCOVO Giugno 201822

“Ho voluto chefoste voi alcentro del-

l’attenzione perché viporto nel cuore”. Sonole parole con cui PapaFrancesco – nella “Let-tera ai giovani” in oc-casione della presenta-zione del DocumentoPreparatorio della XV^Assemblea Generale Or-dinaria del Sinodo deiVescovi – annuncia emotiva il tema dell’Assi-se sinodale del prossimoottobre: “I giovani, lafede e il discernimentovocazionale”. “Vi portonel cuore”, scrive il San-to Padre a tutti i giovanidel mondo. E aggiunge:“Un mondo migliore dicostruisce anche graziea voi, alla vostra vogliadi cambiamento e allavostra generosità …Non abbiate paura diascoltare lo Spirito chevi suggerisce scelte au-daci … Pure la Chiesadesidera mettersi inascolto della vostra vo-ce, della vostra sensibi-lità, della vostra fede;perfino dei vostri dubbie delle vostre critiche.Fate sentire il vostro gri-do, lasciatelo risuonarenelle comunità e fatelogiungere ai pastori …Anche attraverso il cam-mino di questo Sinodo,io e i miei fratelli Vesco-vi vogliamo diventareancora di più <<collabo-ratori della vostragioia>> (2Cor 1,24)”.

Dalle parole di PapaFrancesco accogliamol’annuncio di una nuovaprimavera di tutta laChiesa e di tutte le Chie-se, come quella che ab-biamo vissuto durante edopo il Vaticano II. La

aiutarla ad individuarele vie più efficaci perl’annuncio del Vangelo.

Dall’inizio del 2017una corrente di benedi-zione investe la Chiesa eil mondo intero per l’in-tuizione e la scelta diPapa Francesco che havoluto un Sinodo dedi-cato ai giovani, perché èconvinto – e noi con lui– che senza i giovani laChiesa non può incam-minarsi verso il futuro.

Ma il 2017 è stato unanno particolare ancheper l’ecumenismo per-ché ha registrato il 500°anniversario da quelloche viene consideratol’inizio della Riformadi Lutero (31 ottobre2017). E’ stata l’occasio-ne di una serie di inizia-tive per fare memoria,per guarire certe ferite,e, soprattutto, per testi-moniare Gesù Cristo e laforza trasformatrice del-la Sua Pasqua! Senzafalsi irenismi e al di là disterili contrapposizioni,occorre riconoscere chel’istanza religiosa di Lu-tero, come quella dellaRiforma, fu buona e va-lida. Ma non fu correda-ta da una formulazioneteologica coerente ecorretta. L’opera stessadi Lutero è ricca di valorie di grandezza cristiani.Ma tutto ciò ebbe comerisultato una divisionedrammatica del Cristia-nesimo e della Chiesa.La Riforma è stata la piùgrande catastrofe che siè abbattuta sulla Chiesanei suoi 2000 anni distoria. E fu contraddettain pieno la volontà espli-cita di Gesù Cristo. Esi-ste, però, la forza dellapreghiera del Signore

Noi e i giovani

Al centro dell’attenzione

gioia del Vangelo chedobbiamo annunciare atutti, e che riguarda tut-ti, è impossibile non toc-chi i giovani, è impossi-bile che non riempia illoro cuore e non straripinei nostri ambienti. Il Si-nodo dei vescovi è ilpunto di approdo ma,soprattutto, di rilancio

di una pastorale giova-nile in chiave vocaziona-le. Tutta la Chiesa simette e si metterà inascolto dei giovani perinterrogarsi su come ac-compagnarli a ricono-scere e ad accogliere ilsogno che Dio ha su diloro; e anche per chie-dere ai giovani stessi di

LA CATTEDRA DEL VESCOVOAnno XIXNumero 6 33

buona del Vangelo”, il2017 ha segnato unanuova e ulteriore tappanell’attenzione, piena diinteresse e simpatia, chela nostra Chiesa diocesa-na sta prestando allaScuola. Il Convegno Pa-storale Diocesano del24 e 25 giugno, “LaChiesa per la Scuola. Aservizio”, ha voluto ri-chiamare il nostro inte-resse sugli operatori sco-lastici. Ci siamo propostidi conoscere, stimare, esostenere di più gli Inse-gnanti e tutti gli altri cri-stiani che lavorano nellaScuola e servono la vitae la crescita delle nuovegenerazioni. Per la co-munità cristiana l’atten-zione al mondo dell’e-ducazione, e soprattuttodella Scuola, è un com-pito di grande impor-tanza e si declina so-prattutto nella sua capa-cità di mettersi accantoa docenti, dirigenti e al-tri operatori per soste-nerli ogni giorno nel lo-ro luogo di lavoro, diproposta per una cresci-ta personale e sociale,di ricerca di relazioniumane significative.Educare oggi, in fondo,è una scelta d’amore.Per cogliere ancora piùprecisamente come lacomunità ecclesiale pos-sa e debba sostenere iprofessionisti dell’edu-cazione, occorre chie-dersi cosa significa edu-care, anche e in modoparticolare nella formadell’insegnamento. Pos-siamo scoprire una ri-sposta saggia e adegua-ta in un passaggio deldiscorso pronunciato daPapa Francesco a Barbia-na il 20 giugno 2017, in

stesso alla vigilia dellaSua passione (cfr Gv 17,21 e ss.) e Dio è maestrodell’impossibile e puòcondurre a ritrovare l’u-nità. Molti sono stati ipassi del movimentoecumenico per ritrovarel’unità attraverso le di-versità. E, questo, so-prattutto dopo il Vatica-no II e negli ultimi anni.Con i fratelli protestanti,e con la Chiesa scaturitadalla Riforma, noi catto-lici possiamo e dobbia-mo condividere l’ecume-nismo della preghiera,quello della carità e, so-prattutto, quello delmartirio. Ci dobbiamomuovere verso una co-munione di diversità ri-conciliate con la coscien-za profonda che le aspi-razioni all’unità tipichedel nostro tempo sonovolute da Dio; che i ri-sultati ecumenici soddi-sfacenti degli ultimi de-cenni possono essere mi-nacciati non solo da de-lusione e rassegnazione,ma anche da una certaesaltata impazienza ver-so la diversità dei doni;che al cuore dell’ecume-nismo ci deve essere l’in-vito dell’apostolo Paoloai cristiani di Efeso aunire l’amore alla ricer-ca della verità (cfr Ef4,15). Come Chiese delXXI secolo siamo tuttechiamate alla riforma eal rinnovamento. La di-versità e l’unità non de-vono escludersi a vicen-da. Esse si rafforzano re-ciprocamente solo se laconvivenza umana si la-scia ispirare dallo Spiritodi Dio e si lascia guidareda Gesù Cristo.

Nel decennio dedica-to a “Educare alla vita

occasione del suo pelle-grinaggio a Bozzolo(Cremona) e a Barbiana(Firenze) per rendereomaggio a don PrimoMazzolari e a don Lo-renzo Milani. Nel rivol-gersi agli educatori, ilSanto Padre si esprime-va in questi termini: “Lavostra è una missionepiena di ostacoli, ma an-che di gioia. Ma è so-prattutto una missione.Una missione d’amore,perché non si può inse-gnare senza amare esenza la consapevolezzache ciò che si dona è so-lo un diritto che si rico-nosce, quello di impara-re … Da insegnare cisono tante cose, maquella essenziale è lacrescita di una coscienzalibera, capace di con-frontarsi con la realtà edi orientarsi in essa gui-data dall’amore, dallavoglia di comprometter-si con gli altri, di farsicarico delle loro fatichee ferite, di rifuggire daogni egoismo per servireil bene comune”.

Vado a concluderequesto mio viaggio – si-curamente rapido e in-completo – nel 2017 eintorno ad alcuni suoieventi significativi conun’istantanea moltoparticolare: il pellegri-naggio di Papa Fran-cesco a Fatima, il 12 e13 maggio, per cele-brare il 100° anniversa-rio delle apparizioni ma-riane ai tre pastorelliportoghesi e proclamaresanti due di essi, France-sco e Giacinta Marto. Al-cune parole che il SantoPadre ha pronunciatonell’omelia della messaper la canonizzazione

dei due pastorelli ci invi-tano ad “essere speran-za per tutti” e lievitonella storia e nella vitadi tutti i giorni con laforza dell’amore chetrasforma i cuori:

“Non potevo non ve-nire qui per venerare laVergine Madre e affi-darle i suoi figli e figlie.Sotto il suo manto nonsi perdono; dalle suebraccia verrà la speranzae la pace di cui hannobisogno e che io suppli-co per tutti i miei fratellinel battesimo e in uma-nità, in particolare per imalati e per le personecon disabilità, i detenutie i disoccupati, i poveri egli abbandonati. Carissi-mi fratelli, preghiamoDio con la speranza checi ascoltino gli uomini; erivolgiamoci agli uominicon la certezza che cisoccorre Dio. Egli infattici ha creati come unasperanza per gli altri,una speranza reale erealizzabile secondo lostato di vita di ciascuno… Non vogliamo essereuna speranza abortita!La vita può sopravviveresolo grazie alla genero-sità di un’altra vita …”

Faccio mio il desideriodi Papa Francesco e lotrasformo in preghieracon l’augurio che i no-stri giorni – attraverso lacondivisa e generosa di-sponibilità al dono di sé– si nutrano di giustizia,di fraternità e di pace.

Anagni, 1° giugno 2018

+ Lorenzo Loppa

Giugno 201844

“L’uomo che nonha un’origine, èun uomo perso”.

Con queste parole donWalter Martiello, assistentediocesano dell’Azione Cat-tolica, ha terminato la cele-brazione della Messa con-clusiva dell’ormai tradizio-nale Festa della famiglia,organizzata dall’AC dellaDiocesi di Anagni-Alatri.Quest’anno l’evento, svol-tosi il 2 giugno, ha avutoluogo a Filettino, suggesti-vo borgo pieno di storia edi cultura, incastonato tra imonti Simbruini. La giornata ha avuto iniziodavanti alla storica fontana“delle tre cannelle”, che ri-sale alla seconda metàdell’800. Un ricco buffet haaccolto i partecipanti nel-l’attigua piazzetta che siapriva, come un sipario, sul-lo sfondo azzurro di un cie-lo limpido e soleggiato. Sindalle prime ore del mattinole note dell’inno ufficialedei 150 anni dell’AzioneCattolica, filo rosso che halegato insieme le diverse at-tività, hanno riempito l’ariain un gioioso coro che haunito i tesserati e gli abitan-ti del posto, come, volendoriprendere le parole dell’In-no stesso, “amore che simuove, così di cuore in cuo-re”, rendendo tutti “arti-giani della vita”.

“La bellezza di una storia”,slogan della giornata, benriassume lo spirito della fe-sta, impregnata di una“forte identità che ognigiorno guida i nostri passiscelti ad ogni età”. La storiadell’associazione, da riper-correre nel presente, macon lo sguardo rivolto al fu-turo, trova espressione neltitolo della canzone “Futu-ro Presente”.Alle 10.30 l’inizio delle atti-vità di settore.Come affermava Carlo Car-retto “Non nascono a caso isogni”. Sulla scia di tali pa-role si è voluto porre que-sta domanda ai bambini:“Quale AC sogni?”. L’Acr

ha tentato di rispondere di-vertendosi in vari laborato-ri, tra cui quello dove siproponeva di inventare unnuovo logo per l’Associa-zione. I colori più vivi han-no così riempito i muri del-le case del paese, in unosplendido arcobaleno dicuori rossi, soli gialli, velierie montagne, con in cima ilvero protagonista, Gesù.I giovani hanno invece ri-scoperto alcuni tra i piùgrandi personaggi dellastoria dell’AC, ripercorren-do le loro vite. Il ricordodelle loro esistenze, comesemi sparsi nel vento chefiorivano nelle parole deglieducatori che ne davanotestimonianza, si incastona-

va bene nel verde dell’Ap-pennino laziale. La bellezzadel paesaggio sembravaquasi un abito disegnatosulle parole di Gianna Be-retta Molla, mamma corag-giosa e Santa, salita al cielonel 1962 dopo aver dato lavita al quarto figlio: <È me-raviglioso! Quando si è inalto in alto, con un cielo se-reno, come si gode e si lodaIddio!>.La lode a Dio non era dicerto estranea neppure aDon Lorenzo Milani, parro-co fortemente impegnatonella missione educativa,che amava ripetere: “Mi staa cuore”. Lo stand dedicatoa questo sacerdote è stato

A Filettino con l’Azione Cattolica

Che bella la Famiglia

in festa!Giornata densa di significati

PRIMO PIANO

di Giulia ROSSI

Anno XIXNumero 6 55

impreziosito dalla presenzadi una giovane delegatadel MSAC, Movimento Stu-dentesco di Azione Cattoli-ca, proveniente dalla dioce-si di Albano Laziale.Dalla famiglia alla scuola siè infine giunti alla riflessio-ne sull’impegno politico, ri-percorrendo la vita di Vitto-rio Bachelet, giurista e do-cente universitario uccisodalle Brigate Rosse il 12Febbraio 1980, al terminedi una lezione. Egli fu unuomo alla ricerca della Ve-rità, che all’Azione Cattoli-ca ha dato molto, testimo-niando con la vita la <conti-nua crescita di uno stile difraternità e di libertà> e in-sistendo nell’ammonizionedei giovani alle virtù dellafortezza, dell’umiltà e dellaprudenza per <fare beneciò che si è chiamati a fa-re>.Anche gli adulti, divisi ingruppi, hanno avuto mododi scavarsi dentro, aiutatidalle parole del Papa: “Tut-ti i membri dell’Azione Cat-tolica sono dinamicamentemissionari”. Ciascuno con ipropri mezzi e seguendol’esempio di Gesù puòadempiere la propria mis-sione e “vivere la gioia del-la fede” , riscoprendola nelquotidiano.La Festa della famiglia, ol-tre che momento di viaggionel proprio cuore per gran-di e piccoli, è stata ancheun’occasione per conoscereil grande patrimonio artisti-co di Filettino conservatonelle molteplici chiese pre-

PRIMO PIANO

senti sul territorio e nei mu-sei, grazie all’impegno delparroco don Alberto Ponzi.Nel pomeriggio è stata visi-tata l’esposizione di ogget-tistica sacra nella Chiesa diSan Bernardino oltre che ilMuseo della tradizione

Agro-Silvo-Pastorale allesti-to dal Consiglio Pastorale.Se è vero che, come affer-mava don Tonino Bello,<Gli uomini sono angelicon un’ala soltanto e si puòvolare solo restando ab-bracciati>, si può conclude-

re che l’Azione Cattolica è ilvolo che unisce bambini egiovani, adulti e anziani,nell’unico abbraccio di unAmore infinito, quello di unDio che, ha concluso DonWalter, è “Nostro” perché è“Padre di tutti”.

Vogliamo condivi-dere con voi inostri 20 anni di

Casa Famiglia ad Ana-gni. Non è facile prova-re a raccontare 20 annidi Vita fatta di centi-naia di volti di fratelli,figli, uomini, donne enonni. Nel 1998, grazie allaDiocesi di Anagni-Ala-tri, in quel tempo gui-data da Mons. LuigiBelloli, la ComunitàPapa Giovanni XXIII èstata chiamata a viverela sua realtà di condivi-sione, la Casa Famiglia,una casa in cui la convi-venza è imperniata suun’intensa e incondi-zionata relazione af-fettiva dando una fa-miglia a chi non cel’ha. “Lui [Gesù] ti chiededi scegliere libera-mente ciò che gli ul-timi sono costretti avivere per forza. “

Don Oreste Benzi

La nostra vita, conognuna delle personeche il Signore ci ha fat-

to incontrare, è statoun vivere e camminareinsieme “raccogliendo”ogni sofferenza facen-dola nostra per offriresollievo e speranza cosìda rendere possibile achi non si era mai sen-tito Amato di essereimportante, di sentirsidi appartenente aqualcuno. Tutti i “figli”incontrati in questi 20anni ci hanno insegna-to che il bisogno pri-mario non è mai statoquello materiale (unletto dove dormire, unpiatto caldo ecc), purse importante, ma il bi-sogno di essere AMATIdi essere parte di unafamiglia per poterAMARE ma soprattuttodi essere AMATI.“L’amore disarma:quando uno si senteamato del tutto,sempre, ovunque, aqualsiasi costo, nonteme più, lascia ca-dere le armi e al po-sto dell’odio suben-tra l’amore, al postodella menzogna su-bentra la verità, alposto della morte

entra la vita.” Don Oreste Benzi

Ad esempio, come èsuccesso a Luce lamamma di Marta unabambina nata nel de-serto, mentre insiemescappavano dalla guer-ra. Durante il parto, acausa delle condizionidisumane, la bimba haavuto un’insufficienzarespiratoria che le hacausato un danno cele-brale. Arrivate in Italia,dopo pochi giorni,Marta viene ricoveratain ospedale. Rimarrà 7anni in ospedale. Du-rante questi anni tantisono stati i tentativi daparte dei servizi socialidi offrire alla bimba

una vita “normale”,proponendo a Luce diuscire dall’ospedale perandare a vivere in unacivile abitazione. Nes-suno riusciva a capirequesta madre che in-travedeva nell’ospeda-le l’unico luogo di sal-vezza per la bambina acausa delle sue condi-zioni fisiche. Ad un cer-to punto i servizi cipropongono l’affida-mento di Marta senzala madre. La bambinaaveva diritto e bisognodi vivere in famigliafuori da un contestoospedaliero. Marta havissuto con noi 3 anni,la mamma ha cammi-nato con noi venendo-la a trovare costruendo

Giugno 201866 PRIMO PIANO

La Casa Famiglia di Anagni

Venti annidi autenticacondivisione

Il racconto dei responsabili della struttura della Comunità Papa Giovanni XXIII

di Domenico e Francesca

Mons. Lorenzo Loppa alla festa per i 20 anni della Casa

Anno XIXNumero 6 77PRIMO PIANO

una relazione con noi.Grazie a questo cammi-no insieme ha potutosperimentare che unavita fuori dall’ospedaleera possibile. Unamamma che non capi-va ma soprattutto chenon era capita, che in-torno a sé aveva creatocosì tanti “conflitti”, inun paese che non era ilsuo, con una culturache non era nostra,piena di paura per lafragile vita di Marta.Luce si è “disarmata”con noi ha sperimenta-to che era possibile persua figlia vivere una vi-ta “normale” in unacasa. Marta e Luce so-no ritornate a vivereinsieme ricostruendouna nuova famiglia.Attraverso questo in-contro e altre espe-rienze condivise ab-biamo sperimentatocome l’Amore di Dioriesce a rimarginareogni ferita e quanto laFamiglia s ia la veranostalgia in ogni si-tuazione perché tuttiportano con sé unamore mancato cheaveva come punto dipartenza la propriaFamiglia di origine. LaFamiglia è stata la no-stra forza, la nostra ri-sposta ai loro bisognioffrendogli l’opportu-nità di essere “rigene-rati” nell’Amore perripartire non più solima insieme come fa-miglia.

“L’altro guarirà nonperché gli hai dettoil suo errore, maperché mentre par-lavi ha sentito il tuo

amore e gli è venu-ta nostalgia anche alui di amare.“

Don Oreste Benzi

Ecco la meraviglia dellaCondivisione direttache la Casa Famiglia vi-ve dove non c’è chi sal-va o chi viene salvatoma dove ci si salva in-sieme. Una Condivisio-ne diretta 24 ore su 24dove Famiglia è li doveci sei tu ci siamo noi,un luogo d’amore, dicondivisione di gioie edi soddisfazioni ma an-che condivisione di do-lori e rammarichi, unascelta vissuta insieme.

Vogliamo ringraziaretutti, in primis i nostrifigli perché loro ci han-no fatto sperimentarecosa vuol dire donarela vita ma soprattuttodonare amore, il no-stro Vescovo Mons. Lo-renzo Loppa della di

Diocesi Anagni-Alatri,tutti coloro che conumiltà e discrezione cihanno sempre sostenu-to e il GRAZIE va an-che ad ognuno di voiche è stato accolto in

questa casa perché lavostra presenza nellanostra famiglia ha resopossibile questa certez-za “DIO E’AMORE”.Fraternamente saluti diPace.

Mons. Luigi Belloli e don Oreste Benzi inaugurano la Casa nel maggio del 1998

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Giugno 201888

Non potevo esimermi dalvenire quest’oggi ad Ana-gni per ricordare il mio illu-stre predecessore sulla cat-tedra di San Costanzo a Pe-rugia, Gioacchino VincenzoPecci, poi Papa con il nomedi Leone XIII. Ringrazio gliorganizzatori di questo in-contro. Saluto con amiciziai confratelli Vescovi presen-ti, tutti i sacerdoti, i semi-naristi e il folto gruppo digiovani del Progetto Poli-coro, provenienti da diver-se regioni d’Italia.Carissimi amici, la vicendabiografica e l’esperienzaformativa ad ampio oriz-zonte, oggi diremmo deci-samente “europea”, è es-senziale per comprenderele posizioni di Leone XIII ela sua “attualità”.Gioacchino Pecci nacque il2 marzo 1810 a CarpinetoRomano. Allievo del colle-gio dei gesuiti di Viterbo e,dal 1824 al 1832, studentedi teologia presso il Colle-gium Romanum, seguì laformazione per il serviziodiplomatico e amministra-tivo pontificio presso l’Ac-cademia dei Nobili a Romadal 1832 al 1837, anno incui fu ordinato sacerdote.Dopo alcune esperienzequale delegato papale, aBenevento e a Perugia, nel1843 venne inviato quale

nunzio apostolico in Bel-gio, dove rimase fino al1846. Nella capitale belga,attraverso l’interazione conla cultura locale e i viaggi aColonia, Londra e Parigi,prese contatto con la com-ponente più dinamica dellasocietà europea e con l’in-cipiente movimento socialecattolico belga e francese.L’esperienza di Bruxellesdoveva rimanere decisivaper la formazione del futu-ro pontefice e per il suomagistero sociale: in quellaprima fase di accelerata in-dustrializzazione, cattolice-

simo e libertà si erano inqualche modo rappacificatie i cattolici potevano giàoccupare posti di elevataresponsabilità civile. Peccisperimentò il rispetto cat-tolico verso la costituzioneliberale e, dall’altra parte, ilricorso al sistema parla-mentare per difendere gliinteressi religiosi.Il contatto con la culturaeuropea, allora sostanzial-mente francofona, conti-nuò negli anni successiviattraverso incontri perso-nali e ampie letture. Ancheda papa, Pecci non avrebberitenuto indecoroso rila-sciare interviste alla stam-pa, ad esempio nel feb-braio 1892 al Petit Journale nel marzo 1899 al giorna-le parigino Le Figaro.Nacque così in Pecci la con-sapevolezza della necessitàdi un nuovo rapporto traChiesa e mondo moderno:un rapporto che su un ver-sante poteva essere conflit-tuale, dato che si trattavadi opporsi a un modello disocietà avvertito come an-titetico ai valori religiosi;ma che, nella sua “parsconstruens”, comportaval’attenzione alle questioniemergenti e avviava la non

LAVORO E CHIESA

Ad Anagni e Carpineto il convegno sul Papa della grande enciclica sociale

Leone XIIIe la “Rerum”

sempre attualeEcco la Lectio magistralis

di Card. Gualtiero BASSETTI*

facile opera di discerni-mento fra ciò che dovevaessere mantenuto e ciòche, nella tradizione dellaChiesa, poteva e doveva es-sere abbandonato. Lagrande intuizione del futu-ro papa fu che non tutte le“res novae” dovessero ne-cessariamente essere rifiu-tate o, per contro, accolte.Il 19 gennaio 1846, Gioac-chino Pecci fu nominato ar-civescovo di Perugia (la se-de era ancora vescovile maegli portava con sé il tito-lo). Vi restò per più ditrent’anni, fino all’elezioneal soglio pontificio nel1878; nel 1853 fu creatocardinale.Il suo episcopato peruginosi snoda tra lo Stato Ponti-ficio e quello unitario. Nel-la Perugia pontificia, chenon si sentiva affatto estra-nea al processo risorgimen-tale e coltivava un’adesio-ne diffusa ai sentimenti diitalianità, la nomina di Pec-ci, quasi in coincidenza conl’elezione di Pio IX, accesesperanze di moderatoriformismo; qualcuno videconcretizzarsi in lui leaspettative suscitate dalPrimato di Gioberti.Il nuovo vescovo diede im-

Il Card. Gualtiero Bassetti

Anno XVIIINumero 6 99

Il 20 febbraio 1878 fu elet-to Papa, all’età di 68 anni,come successore di Pio IX,dopo un conclave di solidue giorni, il primo dopola fine del millenario “po-tere temporale”. Il pontifi-cato di Leone XIII si inserivain un’epoca di progressivalaicizzazione della società(già sperimentata nei pre-cedenti incarichi). Nono-stante le inevitabili tensio-ni, dato il contesto storico,tra il Vaticano e i vari go-verni, il nuovo papa seppemediare tra le istanze lega-te alla modernità e la posi-zione intransigente delpredecessore.Anche se in Italia manten-ne il Non expedit, impe-dendo la partecipazionedei cattolici alle elezioni e,in generale, alla vita politi-ca dello stato, in Germania,con una serie di concessio-ni a Bismarck, Pecci seppeporre termine al Kul-turkampf. In Francia invitòla Chiesa locale a rappacifi-carsi con la Terza Repubbli-ca, malgrado quest’ultimastesse avviando un pro-gramma di progressiva se-colarizzazione, a iniziaredal settore scolastico. Pecciavviò i primi contatti congli Stati Uniti e migliorò le

relazioni con Gran Breta-gna e Spagna. Svolse inol-tre opera di mediazione in-ternazionale, specie nellaguerra ispano americanadel 1898.Pur abbreviando il lungodiscorso sul suo profilo in-ternazionale, è difficile sin-tetizzare l’opera e la pasto-ralità di Leone XIII. Riguar-do alla sua interazione conla cultura moderna e la so-cietà, si ricordano in parti-colare tre encicliche: Im-mortale Dei, del 1885, incui affrontò il ruolo deicattolici negli stati moder-ni; Aeterni Patris, del 1879,in cui negava il conflittotra scienza e religione; esoprattutto Rerum Nova-rum, apparsa nel 1891,considerata il testo fonda-tivo della moderna dottri-na sociale cristiana.Nella Rerum novarum visono alcune idee-forza cherappresentano un punto diriferimento ancora oggi es-senziale per una visionepanoramica del magisterosociale della Chiesa. La pri-ma è la innaturalità e intol-lerabilità delle disumanecondizioni di vita deglioperai. L’enciclica affermacon estremo vigore il pri-mato, sul capitale, dellapersona e del lavoro, chenon è uno qualsiasi tra i“fattori” della produzione,ma ne è la struttura por-tante. La seconda idea-forza, con-seguente alla prima, è lacritica del capitalismo, pri-ma di tutto come menta-lità, come cultura, comeprimato dell’avere sull’es-sere, e la denuncia del so-cialismo come “falso rime-dio”.La terza idea-forza è l’ac-cettazione, per la primavolta in un documento ma-gisteriale, non solo dellalegittimità ma della neces-sità dell’intervento dello

LAVORO E CHIESA

ti più poveri della popola-zione locale. Si ricordanonumerose sue iniziative perl’istruzione dei meno ab-bienti e in particolare deigiovani operai, che, doven-do lavorare, non potevanofrequentare la scuola. In es-se veniva impartita non so-lo l’istruzione ma ancheuna educazione morale ecivile; erano anche mo-menti di aggregazione e disvago nei giorni festivi.Non mancò l’attenzioneanche alle fanciulle poveree soggette a rischi morali:Pecci riordinò i conservatorifemminili e le opere pieesistenti e ne istituì di nuo-vi; chiamò alla direzionedei vari istituti congrega-zioni religiose straniere,avendo constatato in Bel-gio l’efficacia della loroazione. Avvalendosi di efficaci col-laboratori presbiteri (alcunine avrebbe chiamati con séa Roma), mise in atto pro-getti di rinnovamento, dal-la formazione del clero alladirezione dell’Accademiadi San Tommaso, dall’orfa-notrofio maschile all’istitu-to Donini per anziane, allafondazione dei “sacri ope-rai” diocesani (1874) per lapredicazione.

pulso significativo all’ag-giornamento della presen-za della Chiesa nella cittàumbra, pur oscillando,com’era ovvio, fra tradizio-ne e trasformazione. La fi-gura di Pecci si legge me-glio sul piano pastorale chenon politico; tuttavia egliseguì con attenzione losvolgersi degli eventi politi-ci e mandò segnali di aper-tura, come la splendida ac-coglienza riservata a Gio-berti in visita a Perugia nel1848.Pur concentrandosi nell’at-tività pastorale, Pecci segui-va l’evolversi della situazio-ne con occhio attento eforse anche profetico, nonmancando di palesare aRoma preoccupazioni sul-l’operato del governo e ilcrescente isolamento del-l’amministrazione pontifi-cia. Il 20 giugno 1859, du-rante l’insurrezione dellacittà, Pecci rimase al suoposto nel palazzo episco-pale e mantenne il dialogocon la Giunta provvisoria. Nel lungo episcopato, curòin particolare la formazio-ne e l’istruzione del clero edei giovani nell’ambito diuna più vasta opera pasto-rale-educativa, che guarda-va con attenzione agli stra-

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L'intervento di Bassetti

Maggio 20181100 LAVORO E CHIESA

stato in ambito economi-co, per sanare i più gravimalesseri del corpo socialee per garantire a tutti i la-voratori degne condizionidi esistenza in nome dellesuperiori esigenze di giu-stizia.Al di là di alcuni limiti, chepure ci sono, e dei proble-mi specifici in essa affron-tati (e, ancor più, delle so-luzioni proposte) la Rerumnovarum appare semprepiù chiaramente, a quasi130 anni di distanza, comeun vero e proprio “puntodi svolta”, il momento ini-ziale di un successivo magi-stero che si è espresso inuna fittissima serie di testi.Essa avviò il graduale pas-saggio da un atteggiamen-to difensivo a uno chiara-mente propositivo. Ci si re-se conto dell’insufficienzadella pur necessaria de-nunzia degli aspetti nega-tivi della modernità e si av-vertì l’esigenza di formula-re in qualche modo unaproposta alternativa, evi-tando le contrapposizionifrontali e ponendosi in at-teggiamento di dialogo.

Si passava, inoltre, da unavalutazione prevalente-mente interna alla Chiesae ai cattolici, ad un approc-cio volto all’affermazionee alla promozione dei dirit-ti di tutti gli uomini: unaprospettiva poi ripresa, svi-luppata, ampliata, sino acostituire il cuore del piùrecente magistero socialedella Chiesa.

Un fondamentale passag-gio fu rappresentato dallavigorosa riproposizione daparte di Pio XII, negli annidella seconda guerra mon-diale, della categoria del“diritto naturale”, base efondamento dei dirittiumani. Rivolgendosi, per la

prima volta nella storia delmagistero sociale, non soloai credenti ma a tutti gliuomini “di buona vo-lontà”, la Pacem in terrisconsacrò definitivamentequesto passaggio, sanzio-nato successivamente daitesti di Paolo VI, del Conci-lio Vaticano II, di GiovanniPaolo II e di Francesco.La terza linea di tendenzaè costituita dal gradualeabbandono delle preoccu-pazioni “ideologiche”, an-cora presenti in Leone XIIIanche in rapporto al con-testo storico. L’insegna-mento della Chiesa non sipone più in qualche modocome pretesa “terza via”,ma come forza profetica aservizio di tutti gli uomini,credenti e non. Non solo:l’insegnamento socialenon si identifica più di fat-to, come in passato, con lastoria e la cultura dell’occi-dente, ma ambisce a porsisu un piano più alto e acollocarsi su un orizzontepiù vasto.Questo nuovo “universali-

smo” porta altresì alla nuo-va valorizzazione dell’inse-gnamento sociale delleChiese locali, e delle stesseChiese nazionali considera-te come momento di presadi coscienza comune di unacollegialità episcopale. Sen-za essere propriamenteuna guida operativa, chene limiterebbe il campo, ilmagistero sociale assumeuna fondamentale funzio-ne di orientamento e, pri-ma ancora, di stimolo allacorretta comprensione deifatti sociali e delle concretesituazioni storiche, alla lucedei valori permanenti e deicontenuti profetici dellaParola del Signore.Nel quarantennale dellaRerum novarum, De Ga-speri, nel sottolinearne lacostante attualità, scriveva:«Più ancora che i puntidottrinali, vive e agisce nel-la Rerum novarum l’impul-so d’azione… La Rerum no-varum fu ed è un immensoslancio di carità, un grandeinsegnamento d’amore, unsoffio ideale di fraternità

umana. Qui tocchiamo l’in-tima essenza del cristianesi-mo, qui sentiamo alitare lospirito di carità del divinoFondatore… Se questo spi-rito d’amore non verrà tra-sfuso negli ordinamenti, leriforme saranno sterili e lasoluzione apparente o po-co duratura».

Infine, e questo forse è l’a-spetto più importante,dobbiamo chiederci qual èl’eredità di questa enciclicanel mondo contempora-neo. Io penso che sia un’e-redità di grandissima im-portanza. La Rerum Nova-rum è stato il seme fecon-do di un magistero socialeche in questi 127 anni dallapubblicazione ha prodottouna pianta rigogliosa, sem-pre più robusta e semprepiù ricca di frutti.Tra i tanti frutti che si pos-sono sottolineare ne indicoin questa sede solo due. Ilprimo, attualissimo, è lagrande questione del lavo-ro che la Rerum novarumcolloca, sostanzialmente, intre ambiti: nel contestoevangelico della «giustamercede» da elargire all’o-peraio; in un regime di«concordia» sociale «tra ca-pitale e lavoro»; e nel do-veroso riconoscimento del-la «dignità della personaumana» messa a rischiodalle dure condizioni di vi-ta in cui erano costretti avivere gli operai. Mai come oggi queste pa-role sono ancora estrema-mente attuali: la disoccu-pazione in Italia, una nuo-va forma di emigrazionegiovanile e una strutturalecondizione di precarietà la-vorativa che caratterizzamilioni di nostri concittadi-ni – spesso costretti a lavo-rare con condizioni con-trattuali penosissime senon addirittura di sfrutta-mento, tale è la miseriadella loro paga – colpiscenel profondo la dignità

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Leone XIII

Anno XIXNumero 5 1111LAVORO E CHIESA

della persona umana. Oggici troviamo di fronte a unaduplice e opposta condi-zione del lavoro umano:nel Sud del mondo ancorasussiste una situazione si-mile a quella descritta dal-l’enciclica leonina, con ope-rai che vivono da sfruttati ein condizioni degradate;nel mondo occidentale, in-vece, e in Italia è un ottimoesempio, ci troviamo difronte ad una precarizza-zione dei rapporti lavorati-vi che contribuiscono acreare quella società liqui-da in cui gli esseri umani vi-vono in una condizione disolitudine, ansia sociale edi perenne incertezza.Questa situazione non puòcontinuare in eterno, oc-corre trovare delle risposteche vadano in direzione diun nuovo umanesimo dellavoro e di un’economia sumisura per la famiglia perraggiungere concretamen-te il bene comune della so-cietà.Un secondo aspetto dell’e-redità della Rerum Nova-rum è la riflessione sui luo-ghi di lavoro. Papa France-sco ha allargato con gran-de originalità e intelligen-za questa riflessione con laLaudato si’ che a mio avvi-so, come ho già avuto mo-do di scrivere, rappresentauna nuova pietra miliaredella dottrina sociale dellaChiesa cattolica paragona-bile alla Rerum novarum.Quell’enciclica di papa Pec-ci aprì lo sguardo maternodella Chiesa su un mondoche era allora ancora ine-splorato per il magisteropontificio: quello dellaquestione operaia. Con laRerum Novarum venne fat-ta luce su una fase di tran-sizione importantissima: ilpassaggio da una societàagricola ad una industriale,dalla campagna alla fabbri-ca e, in definitiva, dal nota-bilato alla società di massa.Oggi c’è un passaggio ulte-

riore. La società di massa èdiventata una società glo-bale sempre più polveriz-zata e liquida. Nell’encicli-ca di Leone XIII i riferimen-ti ambientali erano il “fab-bricato” in cui gli operai la-voravano e il “suolo” occu-pato da quella fabbrica,mentre i soggetti che viagivano erano gli operai ei padroni. Oggi questerealtà sono profondamen-te mutate. Il sistema pro-duttivo è ovunque. E ogniaspetto del Creato può es-sere potenzialmente utiliz-zato e manipolato dalletecnoscienze con ripercus-sioni profondissime nellavita di ogni essere umano.

Partendo dal seme pianta-to da Leone XIII arriviamo,dunque, al suo ultimo frut-to, quello raccolto da Fran-cesco che con la Laudato si’ha lanciato una sfida fon-damentale per il mondo

odierno: mettere un frenoa quella sorta di “potereingovernabile” – che Fran-cesco ha chiamato come il“paradigma tecno-econo-mico” – che riduce l’uomo

e l’ambiente a semplici og-getti da sfruttare in modoillimitato e senza cura.

Arcivescovo di Perugia – Presidente

della Conferenza Episcopale Italiana

Claudio Gessi, responsabile regionale della Pastorale del Lavoro

Il Premio Leone XIIIalla cooperativa Goel

La Lectio magistralis del Cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei,che pubblichiamo integralmente in queste pagine, ha focalizzato la primadelle due giornate del convegno nazionale su Leone XIII, il Papa dell’enci-

clica Rerum Novarum, organizzato dalla pastorale sociale del Lazio, con il dele-gato mons. Vincenzo Apicella ed il direttore della Commissione regionale Clau-dio Gessi, e dalla Diocesi di Anagni-Alatri con il suo Vescovo Lorenzo Loppa. La seconda giornata si è invece tenuta il giorno dopo, 17 maggio, a CarpinetoRomano, paese natale di Leone XIII.Su “Giovani e lavoro: un impegno della Chiesa italiana” si è poi soffermatoLeonardo Becchetti, docente a Tor Vergata, davanti ad un uditorio attento, conla presenza anche di oltre 100 giovani provenienti da tutta Italia e impegnatinel Progetto Policoro.Al termine della serata è stato assegnato il Premio Leone XIII a Goel, una coo-perativa, voluta a suo tempo da monsignor Giancarlo Bregantini, impegnatanel riscatto sociale della Calabria. Una missione, come scritto nella motivazionedel premio, rappresentata <dal cambiamento della Locride e della Calabria nel-l’affermazione piena della libertà, della democrazia, della sussidiarietà, dellagiustizia sociale ed economica, del rispetto dei diritti delle persone e fasce so-ciali più deboli e marginali, del bene comune delle comunità locali e del territo-rio>.

Maggio 20181122 LE VIE DELLA FEDE

Si sono conclusi, con lapartecipazione di mi-gliaia di fedeli accorsi

anche dalle regioni limi-trofe, i tre giorni di fe-steggiamenti in onore del-la Santissima Trinità nell’u-nico santuario ad essa de-dicato e che si trova a Val-lepietra, piccolo paesecompreso dal punto di vi-sta amministrativo in pro-vincia di Roma ma che ri-cade nella diocesi di Ana-g n i – A l a t r i . Si è trattato di tre giornicolmi di fede e devozioneper la Trinità, con oltre25000 pellegrini apparte-nenti a più di 100 compa-gnie che sono arrivati alsacro speco sul Monte Au-tore, a pregare ai piedidel dipinto sacro raffigu-ranti le tre Persone dellaTrinità; giorno e notte ilsantuario è stato letteral-mente sommerso dalla fe-de e devozione dei pelle-grini, una fede che crescee si rafforza anno dopoa n n o . Il Vescovo di Anagni–Ala-tri Lorenzo Loppa durantel’omelia della Messa delsabato sera ha detto tral’altro: «Siamo qui al San-tuario della Trinità per ce-lebrare questa festa cheriassume tutto quello che

Dio ha fatto, fa e farà pernoi. La Santissima Trinità èl’origine, il modello e lameta della vita della Chie-sa, tanto che in un docu-mento del Concilio vieneriportata una frase di SanCipriano in cui si dice chela Chiesa è un popolo chetrae la sua unità dall’unio-ne del Padre, del Figlio edello Spirito Santo, cioèdall’unità di una stessapersona nella Trinità. Biso-gna mettere insieme dueassoluti, quello della per-

La festa alla Santissima

Trinità:modelloe mèta

di Filippo RONDINARA

Le indicazioni del vescovo Loppaper i fedeli accorsi al santuario

sona e quello della comu-nione che noi saremmotentati di semplificare;non dovremmo sacrificareil bene comune per salva-re le persone e nemmenofare il contrario, piuttostodobbiamo cercare di tro-vare un equilibrio». Alla fine il Vescovo ha au-gurato a tutti di fare unbuon rientro a casa, pienodi serenità e fede. Il Rettore del Santuario eparroco di Vallepietra,don Alberto Ponzi, nel

corso dell’omelia del gior-no della festa ha ringra-ziato Dio e la Trinità pertutti i pellegrini che sonoarrivati in questi giorni, inun grande e ininterrottomovimento di fede e di fe-sta; inoltre ha auguratoagli stessi pellegrini, checon sacrificio, impegno efede sono arrivati al san-tuario, di tornare a casarinnovati di un impegnoper una vita bella che parlisempre di verità e bontà.

Prima della benedizionealle Compagnie e del rien-tro della processione delsabato sera per le stradedi Vallepietra, don Ponziha comunicato ai presentila nomina di monsignorDomenico Pompili, ora ve-scovo di Rieti ma già par-roco di Vallepietra, a Pre-sidente della CommissioneEpiscopale per la cultura ela comunicazione sociale;all’annuncio, la gente pre-sente in piazza è esplosain un calorosissimo ap-plauso per la bellissimanotizia, nel ricordo sem-pre molto caro della pre-senza di don Domenico inpaese e al Santuario.Nel pomeriggio di dome-nica scorsa, al termine perl’appunto della tre giornidi festa in onore dellaSantissima Trinità, il piaz-zale e le adiacenze delSantuario hanno iniziato asvuotarsi, ma non di menoil sacro speco resterà mètadi pellegrinaggi per tuttala stagione estiva, fino al-la chiusura di inizio no-vembre per la pausa inver-nale.E in tanti continuerannoad arrivare, come è avve-nuto per l’appunto in que-sti giorni, a piedi e dailuoghi più lontani dellaCiociaria e di province eregioni limitrofe: giorni enotti di cammino pregan-do la Trinità e desiderosidi tornare ancora una vol-ta al Suo cospetto. Si trat-ta delle “Compagnie”, as-sociazioni di fedeli chehanno questa devozioneal centro della loro vita. Econtinua a far piacere, co-me più volte sottolineatodal Rettore don AlbertoPonzi, vedere la partecipa-zione sempre numerosa ditanti giovani, mossi nonda “una moda” ma da unautentico anelito di fede.

Anno XIXNumero 5 1133LE VIE DELLA FEDE

Giugno 20181144 DALLE COMUNITA ’

Formazione spirituale

Incontrodella Milizia

di Pigliodi Giorgio Alessandro PACETTI

Il gruppo è intitolato al Venerabilepadre Quirico Pignalberi

La cappellina dedi-cata a Padre Kol-be, all’interno del

convento di San Lo-renzo a Pigl io, haospitato l’incontro diformazione dei fedelidella Milizia dell’Im-macolata “Gruppo Ve-nerabile Padre QuiricoPignalberi”. L’incontro è stato pre-sieduto da padre An-gelo Di Giorgio il qua-le, dopo la preghierainiziale e l’affidamen-to all’Immacolata e laproiezione di un video documentario sul Ve-nerabile padre Quirico,ha tenuto una confe-renza sul tema “Amici-zia fraterna e spiritualetra padre Kolbe e pa-dre Quirico” e sulla na-scita della Milizia del-l’Immacolata. La Milizia è una Asso-ciazione pubblica In-ternazionale di fedelidella Chiesa Cattolica,fondata da Massimilia-no Kolbe a Roma la se-ra del 16 ottobre 1917insieme ad altri seiconfratelli, tra i quali

per l’appunto era pre-sente anche Quirico Pi-gnalberi. Elemento essenzialeper i militi è la “Consa-crazione illimitata allaVergine Immacolata”,accogliendo così il do-no fatto da Gesù mo-rente offrendoci suaMadre come nostraMadre «perché - si leg-ge ancora negli atti co-

stitutivi – come SanGiovanni accolse Marianella sua casa, così an-che i militi l’accolganonella propria esistenzaper diventare strumen-ti nelle sue santissimemani. Questo movi-mento si chiama Mili-zia perché deve adope-rarsi con tutte le forzee con ogni mezzo leci-to affinché tutti gli uo-mini di ogni tempo fi-no alla fine del mondosi convertano a Dio,siano essi peccatori onon credenti o noncattolici e che tutti di-ventino santi, sotto ilpatrocinio e la media-zione dell’Immacola-ta». Per la cronaca, la Mili-zia dell’Immacolata èpresente a Piglio nelconvento di San Loren-zo presso i Frati Fran-cescani Conventuali dal1943, grazie proprio al-l’azione di padre Quiri-co Pignalberi. Ecco l’elenco e la rela-

tiva provenienza deifedeli che attualmentefanno parte del grup-po di Piglio della Mili-zia dell’Immacolata:Giorgio Alessandro Pa-cetti, Angelo Ricci, EliaMazzucchi, GiuseppaParla, Anna Maria Am-brosetti, Caterina Attu-ro, Giovanni Lucidi,Franco Macciocca, Um-berto Gabrielli, Federi-co Felli, Laura Del Si-gnore, Sante Camusi(tutti di Piglio), Loreda-na Orefice, Igor Basile,Antonella Mattei (Ca-ve), Giuseppe Secco,Fdederica Zaffi, Fer-nanda Parenti, AdrianaBonomo, GiovannaParrello (Anagni), En-nio Fontana, Paola Pie-trangeli (Roma), Gio-vanna Citro (Frosino-ne), Caterima De Paolis(Paliano), AngelinaMerola (Segni).

In tanti alla festa

Santa Ritanel cuoredi Fiuggi

di Adele LUDOVICI

E la parrocchia di Santo Stefanogià si prepara per il 2019…

Anno XIXNumero 6 1155DALLE COMUNITA ’

Anche quest’annoFiuggi ha onora-to santa Rita. No-

nostante il maltempo lacittadinanza ha parteci-pato numerosa ai quat-tro giorni di festeggia-menti dedicati alla San-ta degli Impossibili.Dal 19 maggio presso laparrocchia di santo Ste-fano si è svolto il Triduopredicato dai Padri Pas-sionisti di Santa Mariadi Pugliano e animatodalle Suore dell’Imma-colata di Santa Chiara.Padre Giovanni Giorgi epadre Emanuele Zippocon le loro parole han-no avvicinato i fedeli aimessaggi che si possonocarpire dalla ricca vita diSanta Rita.Il giorno centrale dei fe-steggiamenti, però, èstato il 22 maggio. Qua-si mille persone hannoinvaso il centro storico ehanno partecipato allecelebrazioni della matti-na e del pomeriggio.Alle ore 11.15 don Raf-faele Tarice e don Pieri-no Giacomi, hanno cele-brato la messa a cui èseguita la tradizionale

supplica e la prima dis-tribuzione delle rose. LaMessa vespertina è statacelebrata da PadreEmanuele Zippo e lapresenza del diaconoFra’ Lazzaro Longhi (delConvento di S. Lorenzo)ha reso tutto piùsolenne, anche graziealla Schola Cantorum diS. Maria del Colle. Laparrocchia di santo Ste-fano, sede dei fes-teggiamenti, a stentoha contenuto tutti i de-voti accorsi.Nel pomeriggio (grazie

a due ore di bel tempo)si è tenuta anche la tra-dizionale processioneper le vie della città conla partecipazione dellaBanda musicale città diFiuggi e della Confra-ternita del SS. Sacra-mento e dell’Immacola-ta. Il percorso è statoquello tradizionale e hatoccato tutte le parroc-chie del centro storico. Il comitato ha distribui-to circa 1000 rose bene-dette tra la popolazio-ne, che sembra aver ap-prezzato l’organizzazio-ne della festa. Prima deltradizionale bacio dellaReliquia della Santa, il

comitato ha ringraziatodi cuore tutta la popola-zione e gli enti che han-no contribuito alla rea-lizzazione dei festeggia-menti. Per il prossimoanno l’obiettivo è mi-gliorare ancora, ma ènecessario l’ingresso dinuove persone nel co-mitato. Chi fosse inte-ressato può rivolgersipresso la parrocchia diS. Stefano a marginedelle celebrazioni (i fe-stivi alle ore 17) oppurecontattare il comitato al3299270946..

Giugno 20181166 FEDE E CULTURA

Aproposito dellamanifestazioneevidenziata nella

foto in pagina e per laquale c’è un forte invi-to alla partecipazione(specialmente per i gio-vani) pensiamo sia utiledare qualche notizia diChiara “Luce” Bada-no che ha vissuto inmaniera così straordi-naria i 19 anni della suabreve vita .Ma chi era Chiara Bada-no, definita da PapaBenedetto XVI un “mo-dello per i giovani” ebeatificata nel settem-bre 2010 nel Santuariodel Divino Amore a Ro-ma, presenti (tra den-tro e fuori) circa 20.000persone, per la mag-gior parte giovani pro-venienti da ogni parted’Italia?Chiara Badano nascenel ’71. E’ figlia unica ei genitori la educano aduna profonda fede cri-stiana. A nove anniaderisce al Movimentodei Focolari come Gen(il settore giovanile delMovimento) e lì scopreDio come Amore e fa di

Lui l’Ideale della vita.Ricca di doti naturali,bella e sportiva, si famolti amici. Nell’adole-scenza continua a colti-vare l’amicizia con Ge-sù, che riconosce pre-sente in ogni prossimo;predilige i piccoli e ipoveri, tra cui i bimbidell’Africa, dove sognadi recarsi, un giorno,come medico.Ha 17 anni quando for-ti dolori a una spallafanno scoprire in lei ilgrave male: tumore os-seo. Lei affronta congrande coraggio le curemolto dolorose che lesono imposte. La suaofferta è decisa ed è so-lita ripetere: “Per TeGesù, se lo vuoi tu, lovoglio anch’io!” Piùtardi perde l’uso dellegambe. E’ per lei unasofferenza immensa maarriva comunque ad af-fermare: “Se dovessiscegliere fra camminaree andare in Paradiso,sceglierei, senza esita-re, andare in Paradiso”.Il male ormai è inarre-stabile e all’inizio del‘90 i medici decidono di

interrompere le terapieormai inutili. Subito lagiovane informa dellasua situazione ChiaraLubich, la Presidentedel Movimento dei Fo-colari, con la qualemantiene da tempouna fitta corrisponden-za. La Lubich, nel ri-sponderle, scrive tral’altro: “Non temereChiara di dire a Gesù iltuo SI’, momento permomento. Egli te nedarà la forza, siine cer-ta! Anch’io prego perquesto e sono semprelì con te. Ho pensatoper te il nome di“Chiara Luce”, ti pia-ce? E’ la Luce dell’Idea-le che vince ogni cosa.Ti affido questo nomecon tutto il mio affet-to….”.

Chiara Badano muore il7 ottobre 1990. Avevapensato a tutto, ai cantiper il suo funerale, aifiori, al vestito che ave-va desiderato, da spo-sa… Le sue ultime paro-le rivolte alla mammasono state: “Sii felice,perché io lo sono!”La vita di Chiara “Lu-ce” Badano è stata unsì incondizionato all’a-more di Dio, un sì ripe-tuto fin da piccola, unsì col quale ha saputotrasformare la malattiain un cammino lumino-so verso la pienezzadella Vita; ha trasfor-mato il suo “calvario”in un gioioso “cantonuziale”.

Incontro su Chiara Badano

“Sii felice,perché io

lo sono…”di Gianni RONTANI

Riferimento per i giovani

le del capoluogo cio-ciaro. «Ogni pena deve essereaperta all’orizzonte del-la speranza - ha aggiun-to Sante De Angelis pri-ma di salutare uno aduno i detenuti presentiall’evento -per questonon è né umana né cri-stiana la pena di morte.Ogni pena deve essereaperta alla speranza, alreinserimento, ancheper dare l’esperienzavissuta per il bene dellealtre persone. Tutti pos-

siamo sbagliare, l’im-portante è redimersi». Una bella iniziativa disolidarietà sociale cheha visto gli ospiti ester-ni, ma soprattutto i de-tenuti, i dirigenti e laPolizia Penitenziaria inservizio compiacersi vi-vamente per le perfor-mance che gli artistidell’Ensemble Bonifaciohanno dato presso ilteatro della Casa Cir-condariale. Un eventovoluto d’intesa con ildirettore della Casa cir-condariale, Teresa Ma-scolo. A coordinare l’e-vento è stato GaetanoD’Onofrio, mentre ladirezione artistica è sta-ta affidata al MaestroElton Almeida Rodri-gues. Continua così la colla-borazione tra la Acca-demia Bonifaciana ed ilcarcere del capoluogociociaro, iniziata in oc-casione delle scorse fe-stività pasquali, quandol’Accademia ha donato150 uova di Pasqua dadestinare ai figli dei de-tenuti che in quei gior-

ni facevano visita ai lo-ro congiunti. Un’inizia-tiva che è rientrata trale varie attività di soli-darietà sociale che laBonifaciana da sempre,sia nella sede centraledi Anagni che nelle va-rie delegazioni sparseper le varie regioni ita-liane, tiene nelle diver-se fasi dell’anno a favo-re delle persone e deigiovani meno abbienti.Al concerto hanno pre-so parte apprezzati mu-sicisti professionisti tracui il fisarmonicistaFrancesco Bracci, la cla-rinettista Francesca Vi-tozzi e la cantante Ales-sandra Piccirilli. All’evento hanno parte-cipato anche diverseautorità civili della pro-vincia di Frosinone, rap-presentanti della stam-pa ed alcuni membridella stessa AccademiaBonifaciana di Anagni.

a cura della Redazione

Con l’Accademia Bonifaciana

Musicae speranzain carcere

Iniziativa per i detenuti della Casa circondariale di Frosinone

Una pena «chenon è aperta allasperanza non è

cristiana e non è uma-na». Lo ha ribadito conforza il Rettore presi-dente dell’AccademiaBonifaciana di Anagni,Sante De Angelis, fa-cendo sue le parole dipapa Francesco, nelcarcere di Frosinone,all’inizio del concerto“Note di Primavera”offerto dall’istituzioneanagnina ai detenutidella Casa circondaria-

Anno XIXNumero 6 1177FEDE E CULTURA

Anno XIX, n. 6 Giugno 2018mensile della comunità Ecclesiale

N. di registrazione 276 del 7.2.2000presso il Tribunale di Frosinone.

DIRETTORE: Igor Traboni

IN REDAZIONE: Claudia Fantini

Per inviare articoli:[email protected]

[email protected]

AMMINISTRATOREGiovanni Straccamore

HANNO COLLABORATO: Accademia Bonifaciana,

Cristiana De Santis, Adele Ludovici,

Giorgio Alessandro Pacetti,Domenico e Francesca

Pascaretta, Filippo Rondinara,Gianni Rontani, Giulia Rossi

EDITOREDiocesi di Anagni-Alatri

FOTOCOMPOSIZIONE E STAMPAEditrice Frusinate srl - Frosinone

Giugno 2018

Cultura Arte Musica Letteratura Scienza Sport C inema Teatro

1188

Alatri e Rieti unite da uno storico,filologo e politico italiano An-

gelo Sacchetti Sassetti (Rieti,1873 – Rieti, 24 maggio 1968),morto 50 anni fa. Per onorarne lamemoria si è formato un comitatodel quale fanno parte insieme adenti pibblici e privati reatini, anchel’Archivio di Stato di Frosinone, Isti-tuto di storia e di arte del Lazio me-ridionale, la Biblioteca Comunale diAlatri e il Liceo Classico “L.Pietro-bono” di Alatri. Sacchetti Sassettiiniziò l’insegnamento al ginnasio diRieti, e avviò una prolifica attività diricerca storica, fondando anche unperiodico chiamato Vita sabina. In-traprese la militanza politica nelPartito Socialista Italiano, in suppor-to ai diritti degli operai. Nel 1920 fueletto sindaco di Riet. La sue ideeantifasciste gli valsero 17 lunghi an-ni di confino, dal 1926 al 1944, chelo costrinsero prima a Matera, poi aPotenza e infine ad Alatri. In que-st’ultima città, che gli concesse lacittadinanza onoraria, SacchettiSassetti si dedicò allo studio e allaricerca storicam Ad alatri ha dedica-to diversi studi; inoltre il ministroGiovanni Gentile gli concesse lapossibilità di proseguire l’insegna-mento, che condusse per 15 anni alliceo classico Conti-Gentili. Alle ele-zioni del 1946 fu rieletto sindaco diRieti e, nonostante la sua riluttanza,lasciò Alatri per guidare la primagiunta comunale dopo la caduta delfascismo. Sacchetti Sassetti fu insi-gnito della medaglia d’oro comebenemerito della cultura. A lui sonostati dedicati un istituto scolasticoad Alatri e uno a Rieti.

ATTUALITÀS T O R I A

SACCHETTI SASSETTI,

UN REATINOAD ALATRI

TTradizioni

SStoria

LAUDATO SI’

Continua il nostro viaggio all’interno dell’Enciclica di papa Francesco “Laudatosi’ ”. Nel primo dei 7 capitoli, “Quello che sta accadendo nella nostracasa”, il Papa crea un neologismo che importa dallo spagnolo: rapidizzazio-

ne. Rapidizzazione vuol dire continua accelerazione dei cambiamenti dell’umanitàe del pianeta unita all’intensificazione dei ritmi di vita e di lavoro. Il cambiamento èqualcosa di auspicabile, dice il Papa, ma diventa preoccupante quando si muta indeterioramento del mondo e della qualità della vita di gran parte dell’umanità.Non si addice ad abitanti di questo pianeta vivere sempre più sommersi da cemen-to, asfalto, vetro e metalli, privati del contatto fisico con la natura. Queste situazioniprovocano i gemiti di sorella terra, che si uniscono ai gemiti degli abbandonati delmondo, con un lamento che reclama da noi un’altra rotta. Anche se questa Encicli-ca si apre a un dialogo con tutti per cercare insieme cammini di liberazione, il se-

condo capitolo si apre con il vangelo della creazio-ne perché il Papa vuole mostrare fin dall’inizio come leconvinzioni di fede offrano ai cristiani motivazioni alteper prendersi cura della natura e dei fratelli e sorelle piùfragili. Richiama alla mente il libro della Genesi e il pia-no di Dio che include anche la creazione dell’uomo edella donna, e «Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco,era cosa molto buona» (Gen 1,31). Secondo la Bibbial’esistenza umana si basa su tre relazioni fondamentalistrettamente connesse: la relazione con Dio, quella conil prossimo e quella con la terra. I testi biblici ci invitanonon a sfruttare la terra ma a «coltivare e custodire» ilgiardino del mondo (cfr Gen 2,15). Mentre «coltivare»

significa arare o lavorare un terreno, «custodire» vuol dire proteggere, curare, pre-servare, conservare, vigilare. “L’ambiente è un bene collettivo, patrimonio di tuttal’umanità e responsabilità di tutti. Chi ne possiede una parte è solo per ammini-strarla a beneficio di tutti.”La radice umana della crisi ecologica è il titolo del III capitolo. La gente ormainon sembra credere in un futuro felice, non confida ciecamente in un domani mi-gliore. Prende coscienza che il progresso della scienza e della tecnica non equivaleal progresso dell’umanità e della storia, e intravede che sono altre le strade fonda-mentali per un futuro felice. Ciononostante, neppure immagina di rinunciare allepossibilità che offre la tecnologia. Viviamo in una sorta di schizofrenia. Diventa dif-ficile fermarci per recuperare la profondità della vita. Nessuno vuole tornare all’e-poca delle caverne, però è indispensabile rallentare la marcia per guardare la realtàin un altro modo, raccogliere gli sviluppi positivi e sostenibili, e al tempo stesso re-cuperare i valori e i grandi fini distrutti da una sfrenatezza megalomane. Esiste poi una ecologia integrale (e siamo al 4 capitolo), ambientale, economicae sociale. Ed ecologia culturale: infatti insieme al patrimonio naturale, vi è un patri-monio storico, artistico e culturale, ugualmente minacciato. È parte dell’identità co-mune di un luogo e base per costruire una città abitabile. Non si tratta di distrugge-

re e di creare nuove città ipoteticamente più ecologiche, dove nonsempre risulta desiderabile vivere. Bisogna integrare la storia, la cul-tura e l’architettura di un determinato luogo, salvaguardandone l’i-dentità originale. Perciò l’ecologia richiede anche la cura delle ric-chezze culturali dell’umanità nel loro significato più ampio. In modopiù diretto, chiede di prestare attenzione alle culture locali nel mo-mento in cui si analizzano questioni legate all’ambiente, facendodialogare il linguaggio tecnico-scientifico con il linguaggio popola-re. È la cultura non solo intesa come i monumenti del passato, maspecialmente nel suo senso vivo, dinamico e partecipativo, che nonsi può escludere nel momento in cui si ripensa la relazione dell’es-sere umano con l’ambiente. Nel prossimo numero stralci dagli ultimi capitoli.

C u l tC u l t

A40 anni dalla morte di Peppino Impastato per manomafiosa il suo messaggio e la sua opera sono più vivi chemai. Il Circolo Musica e cultura, che lui aveva creato

nel 1977, nel 2017 ha ripreso a lavorare in una casa confiscata alcapo di Cosa Nostra, Gaetano Badalamenti, a Palermo in viaGiosuè Carducci 8. Come lui voleva si tratta di un luogo apertoalla città ed alle proposte culturali, un luogo dove i ragazzi pos-sono stare insieme e dare libero sfogo alla loro creatività. Adia-cente al circolo, la regia di Radio 100 passi è il luogo ideale dovemandare in rete trasmissioni radiofoniche e/o televisive checoinvolgono gli studenti nell’educazione alla legalità e il contra-sto alle mafie. Al piano superiore, in collaborazione con l’USR-Si-cilia/MIUR l’attività di contrasto al bullismo ed al cyberbullismocon il centro d’ascolto regionale. Il Circolo Musi-ca e cultura è meta di scolaresche e gruppi diturismo responsabile che lì conoscono la storiadi Peppino Impastato attraverso il racconto delsuo amico Danilo Sulis.Il 9 maggio del 1978, mentre l’Italia è sotto chocper il ritrovamento del cadavere del presidentedella Dc Aldo Moro in via Caetani, a Roma, do-po 55 giorni di prigionia, in un paesino della Si-cilia che si affaccia sul mare, muore dilaniato dauna violenta esplosione Giuseppe Impastato.Siamo a Cinisi, trenta chilometri da Palermo, al-le spalle dell’aeroporto di Punta Raisi, che oggiporta i nomi dei giudici antimafia Falcone eBorsellino. «Peppino» è un giovane di 30 anniche milita nella sinistra extraparlamentare. Co-me molti altri ragazzi si batte contro la mafiache uccide la sua terra. A farlo uccidere negli anni Settanta è il capo diCosa Nostra, Gaetano Badalamenti, bersagliopreferito delle trasmissioni di «Radio Aut», laradio di Peppino. Cento passi separano, a Cinisi,la casa degli Impastato da quella dell’assassino.Dopo aver dato vita nel 1977 al circolo «Musicae cultura», con il boom delle radio libere, deci-de di fondarne una propria, a Cinisi: «RadioAut». Nel programma «Onda Pazza» prende in giro i capimafiae i politici locali. Il suo bersaglio preferito è don Tano Badala-menti e il suo destino è segnato.Viene ucciso, dilaniato da una bomba posta sulla ferrovia Paler-mo-Trapani. Ci vogliono 22 anni perché Badalamenti venga con-dannato per l’omicidio di Peppino. Dopo l’apertura di Radio 100 passi a Cinisi nel bene confiscato alboss Tano Badalamenti (la casa dei cento passi), la pubblicazionedel giornale on-line ed il battesimo della web tv, un altro impor-tante passo di Rete 100 passi per non dimenticare la storia el’impegno di Pappino Impastato.Grazie alla collaborazione in alternanza scuola lavoro del Liceoscientifico Galileo Galilei e Rete 100 passi lo scorso anno è nato il“Circolo musica e cultura - Radio 100 passi”.

Anno XIXNumero 6 1199

Cultura Arte Musica Letteratura Scienza Sport C inema Teatro

ATTUALITÀM O S T R A

Dopo anni di ricerche final-mente la mostra permanente

di Alatri in Miniatura ha una casastabile ed è diventata una veraattrazione per turisti e alatrensi.Hanno già visitato la mostramolti stranieri e molte scolare-sche dai 6 ai 18 anni per ammi-rare queste riproduzioni dell’au-tore Maurizio Cianfrocca che conpassione riprende nei minimidettagli scorci e monumenti cit-tadini. Le opere, più di venti, sipossono ammirare nei locali del-l’associazione Musicapolis in viaVicolo Vezzacchi 12 ad Alatri.Qualche curiosità sulla mostra:per il Complesso della Chiesa echiostro di San Francesco sonostate realizzate circa 4000 tego-le; negli altri plastici il numerovaria tra 2000 e 3500. La fonta-na di Porta San Pietro è quellache ha necessitato del maggiornumero di selci, circa 3000. Larealizzazione di ogni plastico harichiesto in media 4 mesi di lavo-ro, con la media costante di dueore giornaliere, per un totale,quindi, di 240 ore di minuziosoimpegno. Vario è il materiale uti-lizzato: legno, cemento, stucco, fildi ferro. Nella riproduzione dellaex stazione ferroviaria Cianfroccaha aggiunto pannelli miniaturiz-zati nella sala d’aspetto dell’edi-ficio e della sala biglietteria an-che la tratta originale del treno egli orari degli anni 20. La mostraè visitabile tutti i giorni dalle 15alla 18.

ALATRI IN

MINIATURA

TTradizioni

SStoria

PEPPINO IMPASTATOE I GIOVANI

a cura di Claudia Fantini t u ru r @@

TACCUINO

Nato nella nobile e ricca famiglia dei Caracciolo, che an-novera nella storia Cardinali, Vescovi condottieri e go-vernatori, il giovane Ascanio (che divenne Francesco

quando prese l’abito ecclesiastico) fu esempio di carità eumiltà. Attratto in maniera totale dall’Eucaristia, fin da giova-nissimo praticava digiuni e donava quanto aveva. Per i poverichiedeva aiuti al padre e rinunciava anche ai suoi alimenti.Aveva 22 anni quando fu colpito da elefantiasi. Il suo corpo nefu deturpato in maniera devastante. Si affidò al Signore, of-frendo tutto se stesso. Il suo voto fu esaudito, così, guarito dal-la malattia, distribuì ai poveri tutte le sue ricchezze, iniziò astudiare teologia, praticò in maniera assidua la preghiera e isacramenti. Appena ordinato sacerdote a 24 anni, si dedicò aireclusi nelle prigioni e ai malati negli ospedali. Chiese di farparte della “Compagnia dei Bianchi” che aveva sede a Napolinell’ospizio degli incurabili e che assisteva condannati a mortee galeotti. Nelle lettere si firmava: “Francesco peccatore” e in-sieme a don Agostino Adorno, e don Fabrizio Caracciolo, aba-te di Santa Maria Maggiore di Napoli, fondò l’Ordine dei Chie-rici Regolari Minori (più noti come padri Caracciolini). I fonda-tori dell’Ordine non si accontentarono dei soliti tre voti (castitàobbedienza e povertà) ma ne aggiunsero un quarto, quello dinon ricevere dignità ecclesiastiche. Francesco Caracciolo era co-sì umile che quando si recava nelle città in cui non c’erano isuoi religiosi, evitava i ricchi palazzi che gli venivano offerti daparenti e ammiratori, e alloggiava nelle portinerie dei conventio nelle corsie degli ospedali, dove si prestava spesso a lavarepanni e a rattoppare abiti. Durante un soggiorno ad Agnone,presso i padri dell’Oratorio, cadde gravemente ammalato emorì il 4 giugno 1608. Fu beatificato da Clemente XIV il 4 giu-gno 1769 e canonizzato da Pio VII il 24 maggio 1807. Le sue re-liquie furono traslate a Napoli e collocate nella chiesa detta diMonteverginella, ed eletto nel 1840 compatrono della cittàpartenopea. Francesco è patrono dei cuochi, perché per lui ilPane è accolto e condiviso: l’Eucaristia e il cibo sono due coseche Francesco non ha mai separato nella sua vita. Mentre lui esolo per lui il digiuno era incarnato, per i suoi religiosi e per ipoveri si prodigava per il loro nutrimento, non esitando addi-rittura ad elemosinare per i suoi frati. Riportiamo qui una sem-plice ricetta eseguita con semplici ingredienti, come pane raf-fermo e pomodoro:

La Pappa al pomodoro per 4 personeSi parte rosolando uno spicchio di aglio e una cipolla tritata inun bel filo di olio, poi si elimina l’aglio e si aggiungono circa500 g di pomodori pelati e frullati, quindi si porta a bollore, siunisce un ciuffo di basilico spezzettato e si fa cuocere con cal-ma per una decina di minuti. Si taglia il pane raffermo a pez-zetti e lo si aggiunge alla salsa, mescolando. Non appena il pa-ne sarà ben inzuppato si aggiunge circa un litro di brodo, bol-lente, meglio se di carne. A questo punto si regola di sale e pe-pe e si fa sobbollire per 15 minuti. Alla fine si spegne e si fa ri-posare per un’oretta mescolando spesso per amalgamare gliingredienti. Si serve con un filo di olio buono e foglie freschedi basilico.

La “pappa”del Caracciolo

di Cristiana DE SANTIS

La cucina dei Santi