uistimes - terzaeta.com · 2020-06-04 · periodico trimestrale registrato presso il tribunale di...
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uisTimesPeriodico trimestrale registrato presso il Tribunale di Ferrara al numero 4 del 9.2.2010
Al via l’AccreditamentoSocio Sanitario
AlzheimerPrendersi cura di... chi si prende cura
OsteoporosiDiagnosi, prevenzione e cura
L’Amministratore di SostegnoL’ A B C
N. 2 GIUGNO 2010
Storia di antichi natali...La Contessa Molteni
Focus Terza Età Poveri pensionati greci...
Dopo di noiDisabilità, un futuro...
3 Editoriale diMarcoFasolino
4 Alvial’AccreditamentoSocio-Sanitario diFeliceMaran
8 Osteoporosi:definizione, diagnosi,prevenzioneecura diMarcoFranceschetti
12 Storiadiantichinatali: laContessaMolteni diMargaMolteni
14 ProgettoIntervista:IntervistaalSindacodiOstellato(Fe) diMilva,GiancarloeAriannaMarchetti
16 Carodiario... unastoriad’amore diMariaRosaMilani
18 L’ABCdell’Amministrazione diSostegno diFrancescaVitulo
22 Prendersicuradi...chisiprendecura diLauraMarchesiniePaolaMilani
Alzheimerinpillole diMarcoFasolino
26 PetTherapy:Quandolaterapiaèunanimale diSabrinaTrapella
28 Lafisioterapia IntervistaaLauraBassi
30 Unfuturoserenopergliadulti condisabilità diLucaMarchi
32 Lemierisorse...umane diGloriaFasolino
34 Poveripensionatigreci... finoauncertopunto diSalvatoreCatorano
Direttore ResponsabileMarco Fasolino
CaposervizioSalvatore Catorano
Art Director e Progetto GraficoMassimo Zizi
Foto Editor ed ImpaginazioneFederico Bacchelli
Segreteria di RedazioneMaria Rosa Milani
Hanno collaborato a questo numeroLaura Bassi, Giuliano Fasolino, Gloria Fasolino,
Marco Franceschetti, Felice Maran, Laura Marchesini, Arianna Marchetti,
Andrea Marchi, Luca Marchi, Paola Milani, Marga Molteni, Elisa Tosi, Sabrina Trapella,
StampaTipografia Moderna
Ufficio DistribuzioneUfficio commerciale di distribuzione
EditoreSirte Srl
Via Massarenti, 61 - 40138 Bologna
Direzione EditorialeFabanet Communication Srl
Immagini e FotoAlcune immagini sono state acquisite daalbum privati. Si ringraziano i proprietari
Pubblicità[email protected]
SommarioTrimestrale - Anno 2010 - Mese Giugno - Numero 2
uisTimes
Editorialearchiviato il primo numero di Quis Times, torniamo in campo con la nostra pubblicazione con ancora più en-
tusiasmo e determinazione. Non nascondo che, nel cominciare questa affascinante esperienza editoriale, io
e tutti gli altri collaboratori della redazione abbiamo pensato a lungo all’impostazione da dare alla rivista, alla
veste grafica, ai contenuti. E l’abbiamo fatto immaginando per un attimo ciascun lettore, il ventaglio degli in-
teressi e delle preferenze, le varie fasce e competenze delle persone da raggiungere. Alla fine eravamo un po’
emozionati, ma particolarmente felici ed appagati e, a giudicare dai tanti complimenti e dagli apprezzamenti
ricevuti, possiamo ritenerci soddisfatti del risultato ottenuto.
In questo secondo numero abbiamo concentrato i nostri sforzi sul concetto di salute, pensato come “un com-
pleto benessere fisico, mentale e sociale”. Nostra intenzione è quella di portare al centro del dibattito il tema
della qualità dei servizi socio-sanitari, erroneamente considerati dai più, secondari. La grande diffusione di
notizie a carattere socio-sanitario ha portato, si, a dei cambiamenti, ma spesso non è stata capace di produrre
un corrispondente aumento di conoscenza, creando spesso confusione ed equivoci.
Oggi invece, è grazie all’introduzione di istituti come quello dell’Accreditamento Socio-Sanitario che la col-
lettività disporrà di servizi che rispondono a precisi standard di qualità. Le Residenze Socio Sanitarie rappre-
sentano una grande realtà istituzionale per l’accoglienza di numerosissime persone anziane, totalmente o
parzialmente autosufficienti, alle quali vengono forniti, oltre a prestazioni di tipo alberghiero, anche interventi
culturali e ricreativi, nonché servizi specifici a carattere socio-assistenziale. Inoltre, il fenomeno dell’invec-
chiamento ha determinato un notevole aumento della richiesta da parte di persone con gravi disabilità e di
persone sole o non autosufficienti. Con questo istituto, l’ente pubblico si fa carico di tutelare questi utenti che
potranno scegliere, previa verifica, che le realtà che si candidano ad entrare nel mercato dei servizi, offrano
standard minimi di soddisfazione, quali la preparazione degli operatori, le competenze organizzative e la qua-
lità delle prestazioni erogate. In assenza di questi requisiti minimi, non potranno essere forniti per conto del
Servizio Pubblico.
Altro importante argomento trattato è la grande innovazione dell’istituto dell’Amministratore di Sostegno.
Tale istituto ha fatto sì che l’interesse tutelato si spostasse dalle ragioni di tutela del patrimonio della persona
alla tutela e alla protezione di quest’ultima.
È necessario, senza ombra di dubbio, rendere migliore la sicurezza sanitaria dei cittadini, favorire la salute
anche attraverso la diffusione di informazioni e conoscenze sui servizi e prestazioni. L’aumento degli anni di
vita in salute, grazie alla prevenzione delle malattie e alla promozione di politiche che inducano ad uno stile
di vita più sano, è importante non solo per il benessere dei cittadini, ma aiuta anche a far fronte alle sfide del
Processo di Lisbona per quanto riguarda la sostenibilità delle finanze pubbliche, sulle quali incombe l’aumento
delle spese sanitarie e di sicurezza sociale degli anni che verranno.
Con questo periodico ci proponiamo di dare il nostro contributo a questo processo, accompagnando ed infor-
mando il lettore sui suoi bisogni primari, sulle patologie ricorrenti (in questo numero Alzheimer ed Osteopo-
rosi), senza peraltro tralasciare l’aspetto più leggero che può essere rappresentato da storie di vita vissuta di
anziani, la vita della comunità, interviste ad operatori del settore e tanto altro ancora.
Ringraziando tutti per gli apprezzamenti e gli auguri che ci sono giunti da più parti per questa nuova esperienza
editoriale, ribadiamo l’invito a sottoporci considerazioni e commenti, per consentirci la realizzazione di una
rivista sempre in sintonia con le idee di ciascuno di voi.
Buona lettura e… al prossimo numero!
Cari Lettori,
Marco Fasolino Direttore [email protected]
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Al via l’Accreditamento Socio-Sanitario
Accreditamento: chi è
costui?
Dopo aver parafrasato
il sommo poeta, pro-
viamo a fornire qualche risposta e,
innanzitutto, a definire il processo
avviato in Emilia-Romagna per i di-
versi servizi socio-sanitari rivolti ad
anziani e disabili.
Con le “regole” dell’accreditamento viene delineato un quadro
di riferimento nuovo, finalizzato ad una maggiore qualità, stabi-
lità ed omogeneità nella gestione dei servizi socio-sanitari per
anziani e disabili, prevedendo precisi standard qualitativi e defi-
nendo nuove modalità di interazione tra Amministrazione pub-
blica e soggetti gestori/erogatori. Per i processi assistenziali a più
elevata efficacia e qualità deve essere garantita la responsabilità
in capo ad un unico soggetto gestore operante in forte integra-
zione con i servizi sanitari per la presa in carico complessiva del-
le persone e dei loro bisogni.
Elemento centrale è la riaffermazione del forte ruolo della pro-
grammazione territoriale da parte degli Enti locali e delle Azien-
de Sanitarie: il Distretto è la sede
che definisce il livello dei servizi
da garantire ai cittadini (tipologia
e quantità) e l’utilizzo delle risorse
del Fondo Regionale per la Non
Autosufficienza.
È sulla base di questa programma-
zione che viene avviato il percorso
di “accreditamento”. Un percorso
che non riguarda “solo” gli addet-
ti ai lavori, ma che avrà ricadute
importanti sugli utenti diretti dei
servizi e dei cittadini in generale.
Dare equità nell’accesso e nel-
le modalità di contribuzione
dell’utenza ed uniformità al livello
ed alla qualità dei servizi a livello
regionale ed alle modalità di af-
fidamento dei servizi, diventano
dunque garanzie importanti per le
istituzioni e per i cittadini.
Il processo attivato dalle direttive
regionali in materia di accredita-
mento socio-sanitario (DGR 772\2007, 519\2009, 2110\2009 e
219\2010) rappresenta di conseguenza uno degli assi portanti
nella costruzione del nuovo welfare regionale delineato dal Pia-
no Regionale Sociale e Sanitario.
I TEMPI
Entro il 31.12.2010 i soggetti che erogano attualmente servizi in
convenzione (finanziati con risorse pubbliche: Fondo Regionale
Non Autosufficienza; Comuni; AUSL) devono essere accreditati.
A tale scopo possono presentare domanda di accreditamento
transitorio al Comune capo-distretto entro il 30/09/2010. Nella
documentazione da allegare, dovranno indicare tempi e moda-
lità per la realizzazione dell’unitarietà gestionale dei servizi assi-
stenziali. Lo stesso dicasi per l’accreditamento provvisorio che
fino al 2011 si applica ai nuovi servizi da attivare.
Il regime dell’accreditamento definitivo si applicherà a partire
dal 1° gennaio 2011. A decorrere da tale data, non potranno es-
sere più rilasciati provvedimenti di accreditamento transitorio
dei servizi ed i provvedimenti già concessi potranno essere tra-
sformati in accreditamenti definitivi, con applicazione, pertanto,
dei requisiti e del sistema di remunerazione previsti e disciplinati
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per l’accreditamento definitivo.
La trasformazione dei rapporti di accreditamento transitorio in accre-
ditamenti definitivi dovrà avvenire in presenza di verifica positiva della
coerenza con il fabbisogno indicato dalla programmazione e della sussi-
stenza dei requisiti e delle condizioni previste dalla normativa, in un pe-
riodo massimo di tre anni, decorrenti dalla data di avvio dell’applicazione
del regime di accreditamento definitivo e quindi entro e non oltre il 31
dicembre 2013.
SERVIZI E ACCREDITAMENTO DEFINITIVO
L’accreditamento definitivo viene inizialmente disciplinato in merito a
requisiti, condizioni e procedure per i seguenti servizi:
- assistenza domiciliare
- casa-residenza per anziani non autosufficienti (che ricomprende le tipo-
logie casa protetta e RSA)
- centro diurno assistenziale per anziani
- centro socio-riabilitativo residenziale per disabili
- centro socio-riabilitativo semiresidenziale per disabili.
REQUISITI
I requisiti e le condizioni gestionali ed organizzative che si applicano a
far data dal 1° gennaio 2011 a tali servizi ai fini del rilascio dell’accredita-
mento definitivo sono altresì disciplinati dalla dgr 514/2009 negli allegati
A (Responsabilità gestionale unitaria) e D (Requisiti per l’accreditamento
definitivo). I requisiti per l’accreditamento definitivo (allegato D) valgono
anche per l’accreditamento provvisorio successivamente al 1° gennaio
2011.
CHI RILASCIA L’ACCREDITAMENTO
L’articolo 38 della legge 2/2003 e successive modificazioni ha previsto
che all’accreditamento “provvedono i Comuni referenti per l’ambito
distrettuale”; l’art. 23 della l.r. 4/2008 ribadisce che l’accreditamento è
concesso dai “soggetti istituzionali competenti per l’ambito distrettuale”.
L’accreditamento ha dunque una valenza “distrettuale” e si muove nel ri-
spetto dei presupposti e dei vincoli adottati dalla programmazione eser-
citata e valevole in tale ambito.
Il percorso decisionale, e per l’accreditamento provvisorio anche l’inten-
zione di accreditare, deve garantire adeguate forme di comunicazione ai
diversi soggetti interessati.
Le decisioni finali devono essere motivate e nell’ambito del procedimen-
to amministrativo relativo all’accreditamento occorre garantire l’applica-
zione degli istituti di partecipazione previsti dalla normativa vigente per i
soggetti interessati al procedimento.
Nella procedura deve essere assicurata imparzialità di valutazione e la
piena parità di trattamento rispetto ai criteri di valutazione predeter-
minati, con particolare riguardo all’accreditamento provvisorio quando
risulta necessario effettuare una selezione tra più aspiranti all’accredita-
mento del servizio.
Le procedure di accreditamento provvisorio dei servizi devono garantire
che le domande presentate dai soggetti gestori siano basate sulla pre-
ventiva conoscenza degli schemi di contratto di servizio da stipularsi suc-
cessivamente per la regolamentazione del rapporto di accreditamento.
In particolare, dovranno essere predeterminati ed adeguatamente evi-
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denziati le condizioni particolari e gli eventuali impegni ed oneri
economici richiesti al soggetto gestore nella fornitura dei servizi
strumentali e di supporto ed eventualmente nell’uso dell’im-
mobile ove si svolge il servizio, laddove questo venga messo a
disposizione da parte di un ente pubblico.
RUOLO E FUNZIONI DELL’ORGANISMO
TECNICO DI AMBITO PROVINCIALE
L’organismo tecnico di ambito provinciale è il soggetto che, fer-
me restando le valutazioni effettuate esclusivamente dagli Or-
ganismi di cui al punto 3 in ordine al fabbisogno dei servizi ed
alla coerenza con la programmazione, svolge i compiti tecnici di
verifica in merito al rispetto dei requisiti valevoli per la conces-
sione dell’accreditamento.
All’organismo tecnico di ambito provinciale spettano le funzioni
di:
a) istruttoria tecnica di verifica del possesso dei requisiti previsti
per l’accreditamento transitorio, provvisorio e definitivo;
b) monitoraggio e vigilanza sul mantenimento dei requisiti pre-
visti per l’accreditamento transitorio, provvisorio e definitivo.
L’organismo tecnico provinciale svolge le proprie funzioni me-
diante articolazioni distrettuali ed assicurando che a livello pro-
vinciale venga mantenuto il coordinamento, il monitoraggio e
l’omogeneizzazione del sistema di applicazione e verifica dei
requisiti.
FASE DI PRIMA ATTUAZIONE DELL’ACCREDITAMENTO
Sino alla costituzione dell’organismo tecnico, la funzione istrut-
toria è assicurata:
per l’accreditamento transitorio, dall’Ufficio di Piano, che la
esercita attraverso una verifica documentale;
per l’accreditamento provvisorio, dall’Ufficio di Piano che si
avvale a tal fine dei tecnici della Commissione istituita ai sen-
si della DGR 564/2000, nel rispetto del principio dell’assenza di
conflitto di interessi.
Similmente, sino alla costituzione dell’organismo tecnico, la fun-
zione di vigilanza sul mantenimento dei requisiti previsti per l’ac-
creditamento è assicurata dall’Ufficio di Piano, che si avvale dei
tecnici della Commissione istituita ai sensi della DGR 564/2000,
nel rispetto del principio dell’assenza di conflitto di interessi.
Stante i requisiti fissati dalla normativa recentemente definita e
specificato ogni aspetto che riguardi i servizi erogati dalle varie
strutture di cura e di assistenza, cui bisognerà attenersi, non ci
resta dunque che augurare a tutti un buon lavoro!!!
Dott. Felice MaranDirettore Attività Socio-Sanitarie
Az. U.S.L. di Ferrara
Residenza Sanitaria Assistita
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L’ACCREDITAMENTO NEI SERVIZI SOCIO-SANITARI (stralci del DGR 514/2009)
Con l’istituto dell’accreditamento (…) si innova il sistema regionale del welfare e ci si propone di assicurare una maggiore coerenza con il sistema complessivo di rego-lamentazione e programmazione del sistema integrato di servizi sociali e sanitari…L’accreditamento è infatti finalizzato ad individuare i servizi e le strutture neces-sari per la copertura del fabbisogno espresso nella programmazione territoriale l’accreditamento costituisce un percorso a carattere dinamico e temporalmente delimitato, che deve prevedere valutazioni periodiche sia in ordine alla qualità de-gli interventi erogati, sia relativamente alla loro effettiva necessità in relazione al mutare dei fabbisogni e della domanda degli interventi socio-sanitari.Nelle procedure di accreditamento vanno ovviamente richiamati e rispettati i prin-cipi di pubblicità, trasparenza, non discriminazione, proporzionalità…Al fine di assicurare un avvio graduale del nuovo sistema di committenza ed ero-gazione dei servizi socio-sanitari, la legislazione regionale ha previsto un percorso flessibile che si articola su tre tipologie distinte di accreditamento.Le previsioni contenute nel provvedimento riguardano pertanto:- l’accreditamento definitivo dei servizi, che costituisce il modulodi erogazione delle prestazioni socio-sanitarie a carico del servizio sanitario pub-blico e degli Enti locali;- l’accreditamento transitorio, quale percorso facoltativo per l’avvio dell’accredi-tamento e la trasformazione dei rapporti esistenti tra Enti Locali (e/o loro forme gestionali dei servizi) e AUSL e soggetti gestori per l’erogazione dei servizi sociosa-nitari, nell’ambito di un processo graduale e progressivo di attuazione dell’accre-ditamento definitivo;- l’accreditamento provvisorio, quale modalità ordinaria per l’instaurazione, at-traverso meccanismi trasparenti ad evidenza pubblica, di nuovi rapporti (ovvero, rapporti non ancora esistenti) tra Enti Locali e AUSL e soggetti gestori per l’ero-gazione dei servizi sociosanitari, che si applicherà sia nella fase transitoria che in quella a regime.
I CONTENUTI DEL PROVVEDIMENTO La Regione disciplina le condizioni e le modalità dell’accreditamento transitorio, definitivo e provvisorio.L’accreditamento comporta l’accettazione del sistema omogeneo di tariffe valevoli per la remunerazione delle prestazioni e dei servizi
SERVIZI A CUI SI APPLICA L’ACCREDITAMENTO DEFINITIVO, TRANSITORIO E/O PROVVISORIO - assistenza domiciliare- casa-residenza per anziani non autosufficienti (che ricomprende le tipologie casa protetta e RSA)- centro diurno assistenziale per anziani- centro socio-riabilitativo residenziale per disabili- centro socio-riabilitativo semiresidenziale per disabili
RUOLO DEL SOGGETTO ISTITUZIONALE COMPETENTE PER AMBITO TERRITORIALEL’accreditamento del servizio viene rilasciato al soggetto gestore che provvede ef-fettivamente all’erogazione delle prestazioni e che dispone delle relative risorse.Il Comitato di distretto, l’Organismo competente per la forma associativa o il sin-golo Comune effettuano le valutazioni fondamentali di tipo discrezionale pre-ordinate all’accreditamento dei servizi e delle strutture socio-sanitari il percorso decisionale, e per l’accreditamento provvisorio anche l’intenzione di accreditare, deve garantire adeguate forme di comunicazione ai diversi soggetti interessati;le decisioni finali devono essere motivate e nell’ambito del procedimento ammi-nistrativo nella procedura deve essere assicurata imparzialità di valutazione e la piena parità di trattamento, con particolare riguardo all’accreditamento provviso-rio quando risulta necessario effettuare una selezione trapiù aspiranti all’accredi-tamento del servizio; le procedure di accreditamento provvisorio dei servizi devono garantire che le domande presentate dai soggetti gestori siano basate sulla preventiva conoscenza degli schemi di contratto di servizio da stipularsi successivamente per la regola-mentazione del rapporto di accreditamento. Al fine di assicurare la necessaria comunicazione pubblica, su apposito sito web predisposto a cura di ogni soggetto istituzionalmente competente è data adeguata informazione sulle attività poste in essere dalle rispettive Istituzioni per quanto riguarda le attività di accreditamento dei servizi.
IL RUOLO DELL’ORGANISMO TECNICO DI AMBITO PROVINCIALEL’organismo tecnico di ambito provinciale è il soggetto che svolge i compiti tecnici di verifica in merito al rispetto dei requisiti valevoli per la concessione dell’accre-ditamento.All’organismo tecnico di ambito provinciale spettano le funzioni di:a) istruttoria tecnica di verifica del possesso dei requisiti previsti per l’accredita
mento transitorio, provvisorio e definitivo;b) monitoraggio e vigilanza sul mantenimento dei requisiti previsti per l’accredita-mento transitorio, provvisorio e definitivo.
DISCIPLINA DELL’ACCREDITAMENTO DEFINITIVOL’accreditamento definitivo può essere concesso per i servizi già accreditati in via transitoria o provvisoria, nonché per i servizi già accreditati definitivamente in sede di primo ed unico rinnovo…I soggetti gestori dei servizi accreditati transitoriamente possono presentare do-manda di accreditamento definitivo ai soggetti istituzionali competenti per l’ambi-to distrettuale entro tre mesi dalla scadenza del provvedimento di accreditamento transitorio.La concessione o il diniego dell’accreditamento definitivo deve avvenire entro 6 mesi dalla data di presentazione della domanda.A seguito della presentazione della domanda di accreditamento definitivo, il sog-getto istituzionale competente verifica ed attesta la coerenza della proposta di ac-creditamento definitivo con il fabbisogno indicato nella programmazione territo-riale contenuta nel Piano di zona distrettuale per la salute ed il benessere sociale.L’accreditamento definitivo è rilasciato dal soggetto istituzionale competente per l’ambito distrettuale.L’atto di rilascio dell’accreditamento definitivo indica la struttura o il servizio accre-ditato e il soggetto in favore del quale è rilasciato l’accreditamento per la gestione di tale servizio o Struttura (…) con indicazione della decorrenza e della validità dello stesso, al massimo di durata quinquennale, fatte salve diverse valutazioni del sog-getto istituzionale competente.
DISCIPLINA DELL’ACCREDITAMENTO TRANSITORIOL’accreditamento transitorio può essere concesso per l’erogazione e la gestione dei servizi socio-sanitari, pubblici o privati, nonché per i servizi per i quali verranno instaurati rapporti con il Servizio sanitario regionale, con gli Enti Locali e con le Aziende di servizio alla persona a seguito di procedure di gara già attivate.Al fine del rilascio dell’accreditamento transitorio è necessario che:a) il servizio per il quale si richiede l’accreditamento transitorio sia in possesso di autorizzazione al funzionamento, in corso di validità, rilasciata dalla autorità com-petente;b) venga verificata la permanenza della necessità e della coerenza del servizio ri-spetto al fabbisogno indicato nella programmazione territoriale;c) sia assicurata l’organizzazione, la gestione e lo svolgimento delle attività assisten-ziali e di cura in modo unitario e integratoSeguono specifiche indicazioni rispetto ad ogni singola tipologia di servizio.La richiesta di accreditamento transitorio può essere presentata dal soggetto e/o dai soggetti gestori del servizio ai soggetti istituzionali competenti per l’ambito di-strettuale.La concessione o il diniego dell’accreditamento transitorio deve avvenire da parte del soggetto istituzionale competente per l’ambito distrettuale entro 3 mesi dalla data di presentazione della domanda.L’atto di rilascio dell’accreditamento transitorio indica la struttura o il servizio ac-creditato transitoriamente ed il soggetto gestore in favore del quale è rilasciato l’accreditamento per la gestione di tale servizio o struttura.Nel provvedimento di accreditamento transitorio è indicata la decorrenza e la du-rata dello stesso.
LA DISCIPLINA DELL’ACCREDITAMENTO PROVVISORIOL’accreditamento provvisorio permette la realizzazione di un periodo nel quale il soggetto gestore del servizio provvisoriamente accreditato può dare concretamen-te prova del rispetto dei requisiti previsti e della capacità gestionale in vista dell’ac-creditamento definitivo del servizio.Il soggetto istituzionalmente competente per l’ambito distrettuale individua, pre-via istruttoria dell’Ufficio di Piano, il fabbisogno di accreditamento di strutture e/o servizi sulla base delle scelte programmatiche contenute nel Piano di zona distret-tuale per la salute e il benessere sociale e ne dà adeguata informazione ai soggetti interessati, assicurando il riconoscimento prioritario del ruolo delle strutture e dei soggetti gestori pubblici esistenti.Ad iniziativa del soggetto istituzionale competente per l’ambito distrettuale viene formulato ed adeguatamente pubblicizzato, un avviso che indica la tipologia del servizio da accreditare ed i requisiti richiesti per la gestione del servizio.Entro il termine stabilito nel medesimo avviso, i soggetti che dimostrino interes-se alla gestione del servizio da accreditare provvisoriamente presentano apposita manifestazione di interesse finalizzata ad ottenere un invito alla selezione ristretta per la gestione del servizio da accreditarsi provvisoriamente.I soggetti invitati presentano la proposta di accreditamento provvisorio, allegando la documentazione indicata nell’invito… L’accreditamento provvisorio è rilasciato per un periodo minimo di 6 mesi e massimo di un anno, al termine del quale può essere trasformato in accreditamento definitivo, previa valutazione del rispetto dei requisiti di accreditamento validi al momento della trasformazione.
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Osteoporosi: definizione, diagnosi, prevenzione e cura
“Dottore, lei che è Reumatologo, per cor-
tesia, mi spiega che cosa è l’OSTEOPOROSI,
chi ne è affetto, cosa provoca, come si pre-
viene, come si cura?”. Questa domanda mi
viene sempre più spesso rivolta da pazienti
attenti alla propria salute ed io, anche in
qualità di Socio Ordinario della Società Ita-
liana dell’Osteoporosi, del Metabolismo
Minerale e delle Malattie dello Scheletro (SIOMMMS), vi esporrò le ulti-
me conoscenze al riguardo.
Definiamo OSTEOPOROSI una malattia sistemica dello scheletro caratte-
rizzata da riduzione ed alterazioni qualitative della massa ossea, le quali
si accompagnano ad aumento del rischio di FRATTURA. Esistono OSTE-
OPOROSI PRIMITIVE, come le post-menopausali e le senili, ed OSTEO-
POROSI SECONDARIE, come quelle determinate da un ampio numero di
patologie e farmaci.
L’OSTEOPOROSI rappresenta una malattia di grossa rilevanza sociale, poi-
ché la sua incidenza aumenta con l’età sino ad interessare quasi tutta la
popolazione oltre gli ottant’anni.
In Italia, a tutt’oggi, circa 3,5 milioni di donne e circa 1 milione di uomi-
ni risultano affetti da OSTEOPOROSI, e già questi dati ci fanno capire la
percentuale di prevalenza tra i due sessi, anche se ad onor del vero, studi
italiani recentissimi tendono ad evidenziare una quota maschile ben su-
periore, ma sotto-diagnosticata.
Poiché nei prossimi 20 anni gli Italiani al di sopra dei 65 anni di età saran-
no il 25% in più, e poiché la regione Emilia-Romagna è la regione Italiana
con la vita media dei propri abitanti più lunga (per fortuna per noi che ci
abitiamo!), ci dovremo per forza attendere un proporzionale incremento
dell’incidenza dell’OSTEOPOROSI.
Le fratture da OSTEOPOROSI hanno importanti implicazioni sociali ed
economiche, oltre che sanitarie : tra gli anziani infatti le fratture osteopo-
rotiche femorali sono una delle maggiori cause di mortalità, paragonabile
a quella per ictus e carcinoma mammario. Più del 50% delle donne con
frattura femorale presenta una grave riduzione del livello di autosuffi-
cienza ed il 20% dei casi necessita di una assistenza a lungo termine.
Quindi come fare diagnosi di OSTEOPOROSI? La metodica principe è la
densitometria ossea che può essere eseguita con tecnica a doppio raggio
X (DXA), con tecnica TAC quantitativa (QCT) od infine con apparecchi ad
ultrasuoni (QUS). In quest’ultimo caso, utilizzando come distretto osseo
un calcagno.
Proprio la tecnica QUS si è dimostrata negli ultimi anni affidabile quanto
le altre, priva ovviamente di radiazioni, dai costi relativamente contenu-
ti e raccomandata per indagini epidemiologiche e screenings di primo
livello in virtù della propria facile trasportabilità. E proprio per indagare
ed eventualmente curare la nostra popolazione, grazie alla concessione
gratuita di un apparecchio ad ultrasuoni per densitometria ossea da par-
te di una grossa Ditta Farmaceutica Italiana, nel prossimo mese di Otto-
bre eseguiremo presso la Residenza Socio Sanitaria “Quisisana Ostellato”
esami densitometrici a pazienti, ricoverati ed anche esterni alla Struttura,
individuati dai propri medici della Medicina di Gruppo di Ostellato.
I giorni 6 e 7 Ottobre 2010,
Densitometria Ossea gratuita con metodo ad ultrasuoni
presso “Quisisana Ostellato”Piazza Bassani – Ostellato (FE)
In alto la sezione di un osso sano. In basso un osso colpito da osteoporosi
9uisTimes
Veniamo ora al punto che più mi affascina e
più mi vede coinvolto: la prevenzione e la cura
dell’OSTEOPOROSI. Teniamo presente che la
perdita annua di massa ossea nella post-me-
nopausa, ad esempio, è dello 0,5-2%, e che la
maggior parte delle terapie la incrementano
dell’1-6%. Quindi ben venga l’uso di farmaci,
ora comodi e sicuri nel loro uso, ma FONDA-
MENTALE è lo stile di vita e l’alimentazione per
prevenire la patologia il più possibile e, quando
essa fosse poi presente, aiutare i farmaci a fun-
zionare al meglio.
Evitando il fumo, evitando un abuso degli alco-
lici (mai più di 2 bicchieri di vino al dì), aumen-
tando la nostra attività fisica camminando di
più appena possibile, facciamo tanto per pre-
venire l’OSTEOPOROSI, ma si può fare ancora
meglio e di più. Dobbiamo aumentare l’appor-
to di CALCIO nella dieta, considerando che da
indagini recenti si è stabilito che in Italia in ge-
nerale tale elemento è sottodosato sulle nostre
tavole, così come la VITAMINA D.
Quest’ultima è importantissima non solo per
facilitare l’assorbimento del calcio stesso e per
fissarlo nelle ossa, ma anche per accentuare la
forza muscolare e ridurre in tal modo il rischio
di cadute, importante causa di frattura negli an-
ziani osteoporotici. Non dimentichiamoci che
viviamo nel cosiddetto Paese del Sole: prendia-
mo quindi, con le dovute accortezze, più sole
possibile affinché dalla nostra cute venga sin-
tetizzata altra importantissima VITAMINA D.
Osteoporosi in pilloledi Redazione
Il tè protegge le donne anziane dall’osteo-porosi
Secondo uno studio condotto dai ricerca-tori della University of Western Australia di Perth, bere il tè protegge le donne anziane dall’osteoporosi. I ricercatori hanno seguito per 5 anni oltre 1.000 donne tra i 70 e gli 85 anni, esaminando il loro consumo di calcio e il grado di osteoporosi. E tra queste hanno studiato in un sottogruppo di 275 anziane, la possibile relazione tra consumo di tè e densità ossea. Al termine del periodo di os-servazione, le misurazioni effettuate dagli scienziati hanno messo in evidenza, a livello dell’anca, una densità ossea significativamen-te maggiore nelle donne che bevevano tè, superiore quasi del 3% rispetto a quelle che non lo bevevano. Inoltre le donne consuma-trici di tè, nel corso dei 5 anni, sono andate incontro ad un minor impoverimento osseo, perdendo in media l”1,6% della densità os-sea, contro il 4% perso dalle altre donne. Tuttavia, per ora, non è emersa una relazione tra quantità di tè assunta e densità ossea. Per valutare le quantità necessarie di tè da bere per ottenere un beneficio, sono necessari studi più ampi, da cui potrebbero emergere anche indicazioni sul tipo di tè più efficace. Questo è stato valutato tenendo in consi-derazione l’assunzione di calcio, il fumo, l’attività fisica e altri fattori che posso-no interferire con la massa ossea. Il tè sembra quindi proteggere le ossa, ridu-cendo la perdita minerale legata all’età. Responsabili di questo effetto protetti-vo sembrerebbero essere alcune sostan-ze fitochimiche presenti nel tè, come ad esempio i flavonoidi, che eserciterebbe-ro un effetto benefico sulle ossa grazie a proprietà simili a quelle degli estrogeni. Lo studio australiano è apparso sull’American Journal of Clinical Nutrition.
La soia sembrerebbe curare l’osteoporosi
Una ricerca condotta all’Università di Messi-na qualche anno fa, e diretta da Herbert Ma-rini, ha stabilito che la soia è utile nella cura dell’osteoporosi. La genisteina è un isoflavone della soia che ha effetti simili a quelli degli estrogeni. In questa ricerca è stata utilizzata la forma chimica pura e ad un dosaggio (54 mg al giorno) che nella popolazione (quantome-no in quella occidentale) non può essere rag-giunto solo introducendo la soia nella dieta. Dopo due anni di trattamento con la ge-nisteina, nelle donne che hanno se-guito la cura, si è osservato una den-sità minerale ossea nel femore e nella colonna vertebrale rispetto al gruppo place-bo (trattato solo con calcio e Vitamina D3). Steven Wilson, esperto di Biostatistica al Na-tional Jewish Medical and Research Center di Denver (Usa), e coautore dello studio ha spie-gato: “Già nel primo anno si notava una signi-ficativa differenza tra i due gruppi”. Rosario D’Anna ha affermato: “Le donne trattate con ge-nisteina non hanno mostrato variazioni signi-ficative dello spessore endometriale uterino”. Inoltre il professor Frank Sacks, uno dei massi-mi esperti mondiali dell’argomento e docente di medicina presso il Brigham and Women’s Hospital e la Harvard School of Public Health di Boston, ha spiegato che “la soia ha grandi potenzialità per l’osso anche se urge una certa cautela soprattutto in donne a rischio di neo-plasie mammarie ed uterine”.
10uisTimes
Nelle tabelle che molto sinteticamente ho creato, ognuno di noi può tro-
vare i cibi che più soddisfano i propri gusti e le proprie abitudini alimen-
tari (vedi tabella 1 e 2).
Un argomento che mi sta molto a cuore è quello delle acque imbottiglia-
te, che si consumano in quantità elevatissime oramai nelle nostre case
e che, se scelte con oculatezza, possono compensare se non addirittura
superare in apporto di CALCIO una o più porzioni di cibo (ad un costo
anche inferiore!).
(vedi tabella 3 nella pagina accanto)
Tabella 1
Alimenti ricchi di calcio(Contenuto di calcio in mg per hg di prodotto)
Formaggio Grana 1169 mg/hg
Fontina 870 mg/hg
Mozzarella 160 mg/hg
Latte intero 119 mg/hg
Latte scremato 122 mg/hg
Polipo 144 mg/hg
Tonno 138 mg/hg
Rucola 305 mg/hg
Fagioli 135 mg/hg
Radicchio verde 115 mg/hg
Salvia 600 mg/hg
Rosmarino 370 mg/hg
Cioccolato al latte 262 mg/hg
Salsiccia di suino 53 mg/hg
Pollo 20 mg/hg
Tabella 2
Alimenti ricchi di Vitamina D
Tuorli d’uovo Salmone
Aringa Trota
11uisTimes
Accanto a queste terapie NON farmacologiche della OSTEOPOROSI esi-
stono oggigiorno, come spiegavo poco prima, farmaci ottimi e ben tolle-
rati per la cura di tale patologia. Vi sono, molto sinteticamente, farmaci
che inibiscono la demolizione dell’osso ad opera degli osteoclasti (i più
usati), farmaci che stimolano la neo-deposizione di osso ad opera degli
osteoblasti (poco usati), farmaci che agiscono su entrambi i livelli. Tra
non molto sarà immesso in commercio un farmaco ancora più efficace
degli attuali: il nome di questa molecola è denosumab, e si tratta di un
anticorpo-monoclonale (appartenente quindi al famoso gruppo dei far-
maci biologici già molto usati in REUMATOLOGIA), che alla dose di 60mil-
ligrammi sotto cute ogni 6 mesi (questo permette una aderenza alla cura
da parte dei pazienti molto comoda) riduce significativamente il rischio
di frattura vertebrale, non-vertebrale e di femore.
Dott. Marco FranceschettiMedico di Medicina Generale-Reumatologo
Socio Ordinario della SIOMMMS
Tabella 3Acque in bottiglia
(Contenuto di calcio in mg per hg di prodotto)
Ferrarelle 365 mg/LCoop M.
Cimone33,0 mg/L
San Gemini 331 mg/L Panna 32,9 mg/L
San Pellegrino 179 mg/L Lete 31,4 mg/L
Uliveto 171 mg/L Norda 30,1 mg/L
Fracassi 98 mg/L Levissima 21 mg/L
Vitasnella 85 mg/L Leggerissima 18 mg/L
Brio Blu Roc-
chetta57 mg/L Fiuggi 17 mg/L
San Benedetto 50 mg/L S. Anna 11,3 mg/L
Vera 35,9 mg/L S. Bernardo 9,6 mg/L
Lilia 33,9 mg/L Bernina 8 mg/L
12uisTimes
La mia è una storia che nasce lontano nei secoli, una storia di
nobili e di matrimoni importanti.
Mia madre aveva un cognome importante, mia madre era Maria
Luisa Marazzani Visconti Terzi, portava un cognome lungo, impe-
gnativo e pieno di significato.
La famiglia dei Conti Marazzani Visconti è una delle poche famiglie nobili
di Piacenza di cui si ha un archivio completo, che parte dal 1300 circa e
arriva fino alla fine dell’ottocento. Il cognome Terzi venne aggiunto in
seguito ad uno dei più importanti matrimoni del XVIII secolo tra Antonio
Camillo Marazzani Visconti e la contessa del Sacro Romano Impero Co-
stanza Terzi.
Marga Molteni, questo
è il mio nome. Della
stirpe nobile da cui pro-
viene la mia adorata
mamma porto solo il
sangue, il mio cognome
è quello di un semplice
banchiere che si inna-
morò perdutamente
dello sguardo pene-
trante e insolente di
una giovane contessa.
Io sono nata il 19 feb-
braio del 1921 da que-
sto matrimonio pieno
d’amore, matrimonio
un po’ inconsueto, in
verità, per chi viene da
famiglie nobili che per
la maggior parte com-
bina incroci come fossero fusioni di società monetarie.
Ma potessero le mie parole raccontare a chi mi legge quanto sia stato
emozionante e stimolante crescere nelle residenze di proprietà della fa-
miglia…
Castelli sparsi sull’Appennino nella zona di S. Giorgio Piacentino, in parti-
colare ho passato buona parte della mia innocente infanzia nei Castelli di
Montechino, di Gropparello e Montanaro.
In particolare il Castello di Montechino è stato costruito interamente in
sasso, in posizione dominante sulle colline ricoperte di boschi del nostro
meraviglioso Appennino. Non si hanno date certe sulla costruzione, ma
considerando la base rettangolare con il torrione quadrato tipica del me-
dioevo, si può pensare che sia stato costruito all’incirca nel XIII secolo.
Il Castello di Gropparello, invece, ha subito alla fine del 1800 un perio-
do di grande decadenza, riportato poi all’antico splendore proprio dalla
mia famiglia materna che, avendolo acquistato nel 1869, ha compiuto un
grande lavoro di restauro.
Ancora oggi il Castello di Gropparello conserva tutto il fascino medioeva-
le dell’antica fortezza inespugnabile, infatti a tutt’oggi l’unico ingresso è
costituito dal ponte levatoio.
Il castello di Montanaro invece si presenta più come un palazzo settecen-
tesco che come struttura difensiva, e ha subìto notevoli rimaneggiamen-
ti, venendo utilizzato da vari enti. È di proprietà statale e ai suoi tempi
doveva essere un fortilizio poderoso, ma “gloria transit...”
Castelli che ai miei occhi di bambina apparivano enormi e pieni di odori
di tempi lontani, residenze calde, accoglienti, che assomigliano ad una
anziana signora che non ha paura di mostrare la propria età, ma anzi, che
va orgogliosa dei suoi anni e di tutto il suo vissuto.
Gli anni mi hanno poi maturata, la scuola superiore a Milano mi ha fatto
crescere, ma il fascino per la mia storia, per la storia della mia famiglia
non mi ha mai abbandonata.
Storia di antichi natali: la Contessa Molteni
Castello di Gropparello (PC)
Contessa Marga Molteni
13uisTimes
Le mie estati le passavo in Svizzera, dove ho avuto
la fortuna di approfondire la mia conoscenza dell’in-
glese e del francese. L’amore per la letteratura mi ha
sempre facilitata nell’apprendimento di lingue stra-
niere, anche se i miei studi sono stati tutt’altro che
classici, avendo io frequentato l’istituto tecnico per
ragionieri.
Mi rivedo nel 1940, quando appena finiti gli studi mi
sono sposata con il Conte Ippolito Gulinelli, ed ecco
che ancora una volta il mio sangue nobile si è mesco-
lato nel sacro vincolo del matrimonio con il sangue
nobile di un’altra centenaria stirpe.
Ecco che arriva Ferrara nel mia vita, città dai mille vol-
ti, con pagine di storia che ti osservano ad ogni vicolo,
ad ogni piccolo ingresso.
Ho formato la mia nuova famiglia a Montensanto,
dove ho avuto la fortuna di vivere in una stupenda
delizia Estense, costruita attorno al 1450 dall’architet-
to ducale Benvenuto degli Ordini su commissione del
Duca Borso d’Este di Ferrara.
Splendida Villa piena dei sorrisi e dei canti della mia adorata famiglia, ma
la guerra ce l’ha strappata, è stata rasa al suolo da un bombardamento
aereo il 18 aprile del 1945.
Ecco che di nuovo il trasferimento a Ferrara, la ripresa del dopoguerra, la
voglia di noi tutti di riprendere in mano le nostre vite, di ricominciare a
vivere. Una nuova era di libertà e di giustizia ci aspettava, e tutti noi sen-
tivamo la voglia di ricostruire. Il tempo è passato, sono passati gli anni,
sono passate le immense gioie e i grandi dolori. Io non vivo più nelle
prestigiose residenze di famiglia, ma vivo in una nuova casa dove sono
accudita e curata 24 ore al giorno.
I miei anni mi hanno portata a non essere più autosufficiente, è difficile
ammettere di avere bisogno di aiuto, ma ho avuto la fortuna di incontrare
persone che svolgono il loro lavoro con passione e che mi fanno sentire
come a casa.
Ma più di tutto, mi fa sentire a casa l’affetto dei miei familiari quando
vengono a portarmi il loro magnifico sorriso che mi riscalda il cuore.
Marga Molteni
Castello di Montanaro - San Giorgio Piacentino
Villa Estense (Montesanto), distrutta durante la II Guerra Mondiale
Castello di Montechino (PC)
14uisTimes
Progetto Intervista Intervista al Sindaco di Ostellato (FE)
Dopo il successo della prima performance giornalistica, con
alcuni ospiti del Quisisana Ostellato impegnati in giro per il
Comune di Ostellato muniti di block-notes e macchina foto-
grafica, per carpire risposte e considerazioni da parte della
gente del posto, in merito alla struttura appena inaugurata ed al ruolo
ed alle opportunità di integrazione per i soggetti disabili, prosegue il no-
stro progetto intervista. E rispetto alla prima occasione, i nostri ospiti, in
perfetto stile “Iene”, stavolta si sono rivolti direttamente alla persona più
rappresentativa del Comune, il sindaco di Ostellato, eletto di recente, nel
marzo 2010.
Questa volta dunque, Milva e Giancarlo, i nostri reporter affermati ed
ormai riconosciuti nel territorio del Comune di Ostellato e dintorni per
la loro inesauribile sete di notizie, si sono infilati fin dentro le stanze più
importanti del Palazzo Municipale, quelle dove si assumono le de-
cisioni indirizzate alla comunità, e hanno costretto il Sindaco ad
un lungo faccia a faccia.
Ecco dunque il testo integrale dell’intervista al Sindaco, ricco
di spunti e di curiosità che consentiranno ad ogni cittadino
di conoscere nel dettaglio chi li governa in questo momento.
Buongiorno Signor Sindaco, cominciamo a conoscerla attra-
verso i dati di maggior interesse ed utilità. Può dirci per fa-
vore, nome, cognome e data di nascita?
Certamente, ma diamoci del tu. Mi chiamo Andrea
Marchi ed ho….
Quindi sei nato nel …., un sindaco giovane.
E qual è il tuo segno zodiacale?
Sono del segno del Cancro, un segno d’ac-
qua.
Benissimo Andrea, a questo punto siamo su-
bito pronti per cominciare con una domanda
intima e personale. Ti piace il cioccolato?
Beh, devo ammettere di essere abbastanza go-
loso. Tuttavia ho la mia scala di preferenze. Tra
tutte le barrette in commercio, la mia scelta è ri-
volta quasi sempre verso quelle al latte, davvero
irresistibili.
E se invece dovesse confidarci qualcosa che
detesti? Anzi - rendiamo un po’ più cattiva la
domanda - una persona che detesti…
Oddio, il mio ruolo istituzionale non mi con-
sentirebbe di pronunciare dichiarazioni di tal
tipo. Però per voi faccio un’eccezione e vi dico
che, pensandoci un po’, forse le suocere in generale sono le ultime per-
sone con cui mi auguro di avere a che fare dopo una faticosa giornata di
lavoro.
Grazie per la sincerità. Torniamo quindi, ai gusti personali… qual è il tuo
numero preferito?
Senza alcun dubbio, il 5!
Mentre il colore?
Anche in questo caso non ho alcuna incertezza, amo il giallo.
Dunque un colore solare ed un numero indicativo di una personalità
estroversa ed allegra. Vediamo se tale profilo è completato da gusti co-
erenti in tema di animali, scelte artistiche e culinarie. Dunque quale
animale ti piacerebbe avere in casa?
Sicuramente un gatto, di quelli grossi e sornioni. Capaci di fare le fusa
quando ti accomodi in poltrona e di essere sufficientemente autonomo
per i suoi bisogni quotidiani.
Perfetto. E mentre sei in poltrona, quale film ti auguri di poter vedere
in Tv?
Beh, sicuramente un film con la mia attrice preferita, Nicole Kidman. E
sia chiaro, non solo perché è una donna magnifica, con una espressività
inimitabile, ma perché ritengo che le sue qualità artistiche siano
impareggiabili.
A questo punto, ci vorrebbe solo il tuo piatto preferito per
rendere la serata indimenticabile…
Già. Un magnifico piatto di spaghetti con le vongole.
Da mangiare in poltrona, al limite nella tua posizione prefe-
rita…
Beh, direi di no. A me piace stare in piedi, infatti. Però, quando
mangio, preferisco rimanere seduto a tavola, evitando
di girovagare tra divano, sedie e poltrone con il mio
piatto di pasta.
Prima di approfondire qualche aspetto riguar-
dante la tua esperienza di Sindaco, un’ultima
domanda su una questione sia personale che
politica. Si avvicina l’estate e con essa si ri-
fanno vive le solite zanzare. Da uno a cen-
to, quanto aspetti questo momento e
quanto le ami?
Sicuramente zero a tutte e due le do-
mande. Non le aspetto e non le amo,
anzi, se posso, le combatto.
Bene parliamo un po’ di politica, parten-
do dal tuo partito di appartenenza. Puoi dirci qual è?
Senza alcun problema. Si tratta del Partito Democra-
tico.
Da Sindaco hai imparato a conoscere ogni ango-
lo della nostra Comune, qual è la zona di Ostel-
lato che preferisci?
Devo dire che per me Ostellato è tutta bella, però
quando posso preferisco uscire e starmene in Piazza della Repubblica.
Da quello che ci dici, ci sembra di capire che ti piaccia fare il Sindaco di
Ostellato.
Non è proprio così. A me infatti non è che, semplicemente, piaccia fare il
sindaco di Ostellato… io adoro fare il sindaco di Ostellato.
Sicuro?
importanti del Palazzo Municipale, quelle dove si assumono le de-
cisioni indirizzate alla comunità, e hanno costretto il Sindaco ad
Ecco dunque il testo integrale dell’intervista al Sindaco, ricco
di spunti e di curiosità che consentiranno ad ogni cittadino
di conoscere nel dettaglio chi li governa in questo momento.
Buongiorno Signor Sindaco, cominciamo a conoscerla attra-
verso i dati di maggior interesse ed utilità. Può dirci per fa-
Certamente, ma diamoci del tu. Mi chiamo Andrea
-
bito pronti per cominciare con una domanda
Beh, devo ammettere di essere abbastanza go-
loso. Tuttavia ho la mia scala di preferenze. Tra
tutte le barrette in commercio, la mia scelta è ri-
volta quasi sempre verso quelle al latte, davvero
E se invece dovesse confidarci qualcosa che
detesti? Anzi - rendiamo un po’ più cattiva la
-
sentirebbe di pronunciare dichiarazioni di tal
inimitabile, ma perché ritengo che le sue qualità artistiche siano
impareggiabili.
A questo punto, ci vorrebbe solo il tuo piatto preferito per
rendere la serata indimenticabile…
Già. Un magnifico piatto di spaghetti con le vongole.
Da mangiare in poltrona, al limite nella tua posizione prefe
rita…
Beh, direi di no. A me piace stare in piedi, infatti. Però, quando
mangio, preferisco rimanere seduto a tavola, evitando
di girovagare tra divano, sedie e poltrone con il mio
piatto di pasta.
Prima di approfondire qualche aspetto riguar
dante la tua esperienza di Sindaco, un’ultima
domanda su una questione sia personale che
politica. Si avvicina l’estate e con essa si ri
fanno vive le solite zanzare. Da uno a cen
to, quanto aspetti questo momento e
anzi, se posso, le combatto.
Bene parliamo un po’ di politica, parten
do dal tuo partito di appartenenza. Puoi dirci qual è?
Senza alcun problema. Si tratta del Partito Democra
tico.
Da Sindaco hai imparato a conoscere ogni ango
lo della nostra Comune, qual è la zona di Ostel
lato che preferisci?
Devo dire che per me Ostellato è tutta bella, però
15uisTimes
Senza alcun dubbio, al 100%.
Bene, però come ogni Comune, anche Ostellato avrà i suoi problemi, a
partire dalle barriere architettoniche.
Condivido in pieno la considerazione che le barriere architettoniche rap-
presentino un problema. Anzi per molti versi hanno un significato impli-
cito che è molto più grave della loro manifestazione, diciamo, esteriore.
Perché le barriere architettoniche significano esclusione, emarginazione
e, laddove esistano, esprimono un atteggiamento di sufficienza e di super-
ficialità da parte delle istituzione verso una intera categoria di cittadini.
Sicuramente una disanima eccellente, ma cosa hai fatto per eliminarle?
Tutto quello che la legge prevede, adattando pian piano ogni edificio pub-
blico alle esigenze di ciascun cittadino, in modo che vi sia una completa
accessibilità per tutti, anche a costo di importanti investimenti di spesa.
Su un piano più generale, invece, come consideri la disabilità e cosa
pensi dei cittadini disabili?
Non c’è molto da pensare. Nel senso che per me i cittadini disabili sono da
equiparare ad ogni altro cittadino e vanno dunque valutati e valorizzati
come ciascun residente di questo Comune, di questa Provincia e di questa
Regione.
Invece cosa ci dici delle persone più anziane?
Si tratta di una risorsa cui attingere anche per evitare emergenze di natu-
ra sociale ed al tempo stesso di una questione da affrontare con serietà e
competenza, visto il progressivo aumento della percentuale di anziani e la
richiesta di servizi sempre più qualificati e rispondenti alle loro esigenze.
A proposito di servizi, puoi dirci come giudichi l’evoluzione delle Resi-
denze Socio Sanitarie?
Se avessi dovuto dare un giudizio dei vecchi ospizi, mi sarei trovato in dif-
ficoltà. Le residenze di oggi rappresentano, invece, un luogo di incontro,
di cura e di valorizzazione delle persone e della loro dignità. Un luogo che
nel tempo, è riuscito ad affermarsi come un approdo sicuro ed efficiente
per quanti intendano ricorrervi.
Mentre volendo fare un volo pindarico, se ti chiedessimo di darci la tua
valutazione di una casa chiusa?
Mi cogli alla sprovvista… beh, diciamo che la definirei come una sorta di
postribolo.
Torniamo a noi, quali sono gli obiettivi per l’immediato futuro?
Rendere questo Comune migliore di quello che è. Io credo che Ostellato
sia già un comune all’avanguardia, ma creare nuove opportunità per i
cittadini, sarà determinante per consentire un salto di qualità per tutta
la cittadinanza.
Invece cosa speri di non sentirti mai dire dai tuoi cittadini?
Spero che durante ed alla fine del mio mandato, nessuno possa darmi
dell’incompetente. Si tratta dell’offesa che sopporto meno, anche perché
rispetto ad ogni aspetto da affrontare, ci metto tutto l’impegno e la dedi-
zione necessaria.
Che ne dici allora, per valorizzare il vostro lavoro, di prendere un fuo-
riclasse per la tua giunta comunale, uno alla Balotelli, per intenderci…
No grazie, rifiuto senza incertezze. Ho già tanti problemi e voglio evitarne
di altri. E poi la mia giunta va bene così com’è!
Ci sembra di capire che non sei un amante dei colori nerazzurri.
Ottima deduzione. Tifo per la Juve, anche se quest’anno non è che ci siano
tanti motivi per sbandierarlo
Evviva la sincerità… chiudiamo l’intervista, a questo punto, con delle
domande davvero intime e personali, nella speranza che vorrai man-
tenere inalterata la schiettezza fin qui avuta. Preferisci le bionde o le
more?
Dipende dalle bionde o dalle
more. Tendenzialmente però,
preferisco le more.
Tra le Bindi e la Santanchè, in-
vece?
In questo caso accantono il
dato estetico e ti dico la Bindi.
Il tuo indumento intimo prefe-
rito?
Da uomo o da donna?!?!? ...il
perizoma, ma non certo da in-
dossare, infatti io non lo met-
to!!!
Calzino lungo o corto?
Indiscutibilmente calzino lungo.
Che ne dici, chiudiamo l’inter-
vista con un augurio ai tuoi col-
laboratori?
Certo. Spero che possano man-
tenere inalterate, la passione e
la voglia di fare mostrate fino a
questo momento.
Ed invece un saluto per i lettori
del Quis Times, riservandogli,
al limite, una frase famosa?
Prendendo spunto dai latini e
da “L’attimo fuggente”, “carpe
diem”. Cogli l’attimo. È sempre
un ottimo consiglio che vale per
i lettori come per ogni altro cui
dovessi rivolgere un consiglio.
Arianna MarchettiEducatrice C.S.R.
Milva B., argentana doc, classe 1962. Adora il ballo liscio, in particolare il gruppo “Renzo e Luana“, spesso ospiti alla Festa dell’Unità di Filo; ama altret-tanto la piadina romagnola con la sal-siccia e la cipolla e la sua squadra del cuore è la Juve.
Giancarlo Z., codigorese doc classe 1964. Trova stimolante addentrarsi nei meandri delle previsioni meteorologi-che, ama la montagna, in particolare il trekking.
16uisTimes
“...Io ti curerò, perché tu c’hai bisogno di ridere di gu-
sto e ti ringrazierò.”
Sembrerebbe essere stata tratta da
questa frase del cantautore Lo-
renzo Cherubini, la storia di Vitto-
rio e Luciana, due “ragazzi” ultra-
settantenni che hanno fatto diventare una
residenza per anziani il loro nido d’amore,
la loro dolce casa.
Una casa, cosa cambia se è una casa di ri-
poso? Non c’è nessun manuale che possa
prevedere un luogo dove sia possibile innamorarsi e dove no, qual è l’età
giusta per amare o quella sbagliata, o qual è lo stato sociale ideale per far
battere il cuore. Anzi, una Residenza per anziani è un luogo di incontro,
diventa un luogo di socializzazione e a volte diventa anche il luogo dove
nascono nuove storie meravigliose, come la loro storia d’amore.
Vittorio, un uomo semplice, molto simile a tanti altri, 74 anni, pensiona-
to, come da prassi con qualche problema di salute o lieve malanno dovu-
to all’età, che lo costringono a servirsi di una sedia a rotelle per muoversi
con facilità. Arrivato in questa comunità dopo una vita vissuta insieme
alla mamma, ed in solitudine da quando la madre è venuta a mancare,
non avendo familiari che gli possano fare visita.
Vittorio è entrato in punta di piedi della nostra residenza, quasi a mala-
voglia. Non aveva paura della solitudine, anzi, al contrario, aveva paura di
stare insieme a tanta gente, forse di confrontarsi, ma con il tempo ha im-
parato ad apprezzare questo cambiamento radicale della sua vita, ha im-
parato che cosa significhi essere accuditi ed essere sempre in compagnia.
Ha imparato soprattutto ad apprezzare la compagnia femminile, perché
effettivamente con il passare dei giorni, quasi tutti, ma soprattutto chi
lavora a stretto contatto con gli Utenti, si sono accorti di un’amicizia mol-
to tenera, fatta di piccole attenzioni, di sguardi malcelati, di un continuo
Caro Diario... una storia d’amore!
17uisTimes
cercarsi di Vittorio con Luciana.
Luciana, una bella signora di 78 anni, vi-
veva nella Residenza già da qualche anno,
quando è arrivato Vittorio. Da quando è
rimasta vedova, dopo 52 anni di matrimo-
nio, raccontava a tutti della meravigliosa
storia d’amore vissuta con suo marito, una
vita particolarmente felice, un matrimonio
che le ha regalato una bellissima famiglia,
3 figli, addirittura 2 nipoti e un pronipote
di pochi mesi.
Oggi è più attenta a parlare del Suo pas-
sato. Luciana dispensa consigli a tutte le
ragazze che l’aiutano durante il giorno, che
le stanno vicino, lascia pillole di saggezza
su come appianare discussioni, evitare in-
comprensioni, non avventurarsi in piccole
scaramucce con i propri fidanzati, mariti,
compagni: “Tra innamorati prima di tutto
ci deve essere tanta pazienza e compren-
sione” - come ama spesso dire – “poi il resto viene da sè”.
Le parole di Luciana sanno di verità, hanno quella saggezza che solo la
maturità e l’esperienza ti sanno regalare, 52 anni di matrimonio non è
cosa comune, oggi più che mai.
È emozionante e tenero vedere che ogni qual volta Vittorio vuole passeg-
giare per la struttura oppure nel parco, c’era sempre Luciana pronta ad
accompagnarlo.
E cosi, tra una passeggiata e l’altra, piano piano è iniziata la loro tenera
storia d’amore. Passeggiate in cui lo scorrere delle ore ha fatto da sotto-
fondo alla rievocazione dei ricordi di due vite completamente diverse,
due vite che non hanno avuto niente in comune, ma che adesso si trova-
no a camminare sullo stesso sentiero.
Luciana si fa bella per Lui, cura il suo abbigliamento, si trucca fin dall’ora
della colazione, accompagna Vittorio in ogni momento della sua giorna-
ta, si siede al suo fianco per leggergli il giornale, lo fa lei poiché gli occhi di
Vittorio si son presi una vacanza dalla luce, lui è l’uomo perfetto, attento
a lei in tutto quel che fa, sempre pronto a farle complimenti e a vezzeg-
giarla con parole affettuose. La chiama la sua “principessa” e non perde
occasione per farla sentire bella e desiderata.
Naturalmente loro non sono venuti subito allo scoperto, hanno cercato
di limitare il “chiacchiericcio” sulla loro dolce storia, ma con molta te-
nerezza Luciana è arrivata a raccontare del loro rapporto così fraterno,
eppure pieno di dolcezza, fatti di piccoli gesti di passione.
Probabilmente il fatto che tutti fossero a conoscenza di questa relazione
ha permesso poi a Luciana di trovare il coraggio di parlarne anche alla sua
famiglia. Insomma, c’è da scommetterci che non deve essere facile per
una madre raccontare ai figli ormai adulti di essersi innamorata… i figli e
tutta la sua famiglia hanno compreso i sentimenti di Luciana. D’altronde,
cosa c’è di male?
Sono due anni ormai che Luciana e Vittorio vivono e dormono in camera
assieme, sono una vera coppia. Quando la por-
ta della stanza di due persone che si amano si
chiude, tutto il mondo si zittisce, e quello che
succede fuori da quelle quattro mura non ha
più nessuna importanza.
Non c’è un età per amare, non c’è uno stan-
dard di amore legato all’età, l’amore è sempre
amore con i suoi colori e le sue sfaccettature.
Quello che ci piace pensare è che i sentimenti
non hanno età, che l’amore, così come l’amici-
zia e la fratellanza siano valori universali, che
mantengono inalterata nel tempo la loro forza,
l’idea che il cuore e il desiderio non invecchia-
no mai ci fa guardare al futuro con maggiore
fiducia...
...come due inna-morati senza nien-te da fare che non
hanno nient’altro che “Una storia d’amore”...
Maria Rosa Milani
Impiegata Quisisana Ostellato
“
“
In ogni parte, malgrado tu fossi interamente ignudo
o interamente copertoo interamente pazzo,
io ti ho visto salire le colline della mia originee non so
da vera innamorata qual sono come tu faccia a conoscermi
e chi ti abbia messo dentro di me. Sei un foglio,
un disegno astratto, uno che vola come un aquilone, uno che manda manciate di sale
nelle mie ferite aperte, ma non mi importa:
è sempre salsedine di quel mare pieno di coralli, di pesci,
forse di morti e infiniti sottomarini. Quello che mi dici non ha importanza,
nessuno dei due ascolta l’altro perchè i nostri richiami sono calati in un mondo
dove viviamo solo io e tein compagnia di un amore
che non discuterà mai nessunoperchè a nessuno ne abbiamo parlato.
Corpod’Amore,Alda Merini
18uisTimes
L’ABC dell’amministrazione di sostegno
L’entrata in vigore della legge
6/2004, avente la “finalità di
tutelare, con la minore limi-
tazione possibile della capa-
cità di agire, le persone prive in tutto o
in parte di autonomia nell’espletamento
delle funzioni della vita quotidiana, me-
diante interventi di sostegno temporaneo
o permanente”1 ha arricchito il nostro ordinamento di una nuova figura
e di un ulteriore strumento di protezione giuridica: “l’amministrazione
di sostegno”2.
Ai sensi dell’art. 404 c.c. “La persona che, per effetto di una infermità
ovvero di una menomazione fisica o psichica, si trova nella impossibili-
tà, anche parziale o temporanea, di provvedere ai propri interessi, può
essere assistita da un amministratore di sostegno, nominato dal giudice
tutelare del luogo in cui questa ha la residenza o il domicilio”.
Ma chi è l’amministratore di sostegno?
È la persona nominata con decreto dal Giudice Tutelare al fine di assi-
stere, sostenere, rappresentare, con la mino re limitazione possibile della
capacità di agire, chi per effetto di un’infermità ovvero di una menoma-
zione fisica o psichica, si trovi nell’impossibilità, anche parziale o tempo-
ranea, di provvedere in tutto o in parte all’espletamento delle funzioni
della vita quotidiana.
Chi può richiedere la nomina dell’amministratore di sostegno?
Il Giudice Tutelare nomina l’amministratore di sostegno su richiesta pre-
sentata, senza l’obbligatoria assistenza tecnica di un avvocato3, dal be-
neficiario stesso (anche se minore, interdetto o inabilitato), dal coniuge,
dalla persona stabilmente convivente, dai parenti entro il 4° grado, dagli
affini entro il 2° grado, dal tutore, dal curatore, dal pubblico ministero,
dai responsabili dei servizi sanitari e sociali direttamente impegnati nella
cura e assistenza della persona (art. 406 c.c.)4.
Quale deve essere il contenuto del decreto di nomina dell’amministra-
1 . Art. 1 legge 6/2004
2 . Attualmente le misure di protezione giuridica sono tre: l’amministrazione di sostegno, l’interdizione e l’inabilitazione.
3 . La Cassazione Civile con la sentenza 25366/2006 ha definito il procedimento per la nomina dell’ammi-nistratore di sostegno, il quale si distingue, per natura, struttura e funzione, dalle procedure di interdizione e di inabilitazione e non richiede il ministero del difensore nelle ipotesi in cui l’emanando provvedimento debba limitarsi ad individuare specificamente i singoli atti, o categorie di atti, in relazione ai quali si richiede l’intervento dell’amministratore. Per contro, necessita la difesa tecnica laddove il decreto che il giudice ritenga di emettere incida sui diritti fondamentali della persona, attraverso la previsione di effetti, limitazioni o decadenze, analoghi a quelli previsti da disposizioni di legge per l’interdetto o l’inabilitato, per ciò stesso incontrando il limite del rispetto dei principi costituzionali in materia di diritto alla difesa e ed al contradditto-rio.
4 . Nel caso dell’interdizione e dell’inabilitazione i servizi sono legittimati a proporre la sola segnalazione alla Procura della Repubblica che può attivare d’ufficio i relativi procedimenti.
tore di sostegno?
La pronuncia del decreto deve avvenire entro 60 giorni dalla presenta-
zione della richiesta, e il provvedimento di nomina deve contenere (art.
405 c.c.): le generalità della persona beneficiaria e dell’amministratore di
sostegno; la durata dell’incarico, che può essere anche a tempo indeter-
minato; l’oggetto dell’incarico e gli atti che l’amministratore di sostegno
ha il potere di compiere in nome e per conto del beneficiario; gli atti
che il beneficiario può compiere solo con l’assistenza dell’amministratore
di sostegno; i limiti, anche periodici, delle spese che l’amministratore di
sostegno può sostenere con l’utilizzo delle somme di cui il beneficiario
ha o può avere la disponibilità; la periodicità con cui l’amministratore di
sostegno deve riferire al giudice circa l’attività svolta e le condizioni di vita
personale e sociale del beneficiario (art. 405 c.c.).
Quali sono i criteri di scelta dell’Amministratore di sostegno che il giudi-
ce Tutelare deve rispettare? (Art. 408 c.c.)
Il Giudice Tutelare deve, innanzitutto, sempre tenere conto della «cura»
e degli «interessi» del beneficiario, deve rispettarne la volontà e, se
quest’ultima risulta manifestata dal beneficiario stesso attraverso una
designazione contenuta in un atto pubblico o in una scrittura privata au-
tenticata (nelle stesse forme il beneficiario può sempre revocare la desi-
gnazione fatta), il Giudice Tutelare può disattenderla solo in presenza di
gravi motivi.
In mancanza di indicazioni da parte del beneficiario o in presenza di gravi
motivi il Giudice Tutelare, nella scelta, deve preferire, ove possibile, il
coniuge non separato legalmente, la persona stabilmente convivente, il
padre, la madre, il figlio o il fratello o la sorella, il parente entro il quarto
grado, ovvero/oppure il soggetto designato dal genitore superstite con
testamento, atto pubblico o scrittura privata autenticata.
19uisTimes
Il Giudice Tutelare, peraltro, quando ne ravvisi l’opportunità, e nel caso di
designazione dell’interessato, quando ricorrano gravi motivi, può nomi-
nare amministratore di sostegno altra persona idonea, diversa da quelle
sino ad ora indicate, nonché uno dei soggetti di cui al titolo II, libro primo
del codice civile (ad es.: associazioni, fondazioni, ecc…).
Chi non può svolgere l’incarico di amministratore di sostegno?
Ai sensi dell’art. 408 c.c. «Non possono ricoprire le funzioni di ammini-
stratore di sostegno gli opera tori dei servizi pubblici o privati che hanno
in cura o in carico il beneficiario».
A tale proposito occorre osservare che, allo stato attuale, i Giudici Tute-
lari delle diverse province italiane, stanno adottando due differenti prassi
operative:
a) escludono completamente la nomina dei servizi che hanno in cura o in
carico il beneficiario;
b) nominano, all’interno del servizio (che ha in cura o in carico la perso-
na) operatori diversi da quelli che stanno direttamente seguendo il caso.
In generale il Giudice Tutelare, in seguito ad un’attenta analisi del singolo
caso, nel pieno rispetto dell’esigenza di cura e valorizzazione delle capa-
cità della persona, della volontà di quest’ultima ove la stessa risulti una
volontà consapevole, provvede alla nomina della persona più adeguata a
tutelare, con la minore limitazione possibile della capacità di agire, quel
beneficiario attribuendogli i poteri necessari a soddisfare le sue esigenze
di vita.
Passando invece ai poteri dell’amministratore di sostegno, gli stessi
si evinceranno dal contenuto del decreto di nomina e delle suc cessive
eventuali autorizzazioni del Giudice Tutelare. L’amministratore di soste-
gno potrà avere sia poteri di assistenza del beneficiario e quindi potere
di agire insieme al beneficiario, sia poteri di rappresentanza, potendo in
quest’ultimo caso agire in sostituzione del beneficiario. L’amministratore
di sostegno potrà essere chiamato ad intervenire per il compimento di
atti che riguardano sia la sfera patrimoniale, sia la sfera sanitaria e perso-
nale del beneficiario e l’individuazione dei compiti dell’amministratore di
sostegno consentirà la definizione di ciò che il beneficiario può continua-
re a fare in autonomia.
Ai sensi dell’art. 409 c.c., infatti, «il beneficiario conserva la capacità di
agire per tutti gli atti che non richiedono la rappresentanza esclusiva o
l’assistenza necessaria dell’amministratore di sostegno. Il be neficiario
dell’amministrazione di sostegno può in ogni caso compiere gli atti neces-
sari a soddisfare le esigenze della propria vita quotidiana».
Pertanto:
• Gli atti che l’amministratore di sostegno può compiere in rappresen-
tanza (e quindi in nome e per conto del beneficiario) saranno preclusi al
beneficiario dell’amministrazione di sostegno.
• Gli atti che l’amministratore di sostegno può compiere in assistenza del
beneficiario e quindi insieme al beneficiario sono atti che si perfeziona-
20uisTimes
no solo con l’intervento sia del beneficiario, sia dell’amministratore di
sostegno.
• Gli atti che non sono riservati alla competenza esclusiva (l’amministra-
tore di sostegno agisce in nome e per conto del beneficiario) o parziale
(l’amministratore di sostegno agisce insieme al bene ficiario) rimangono
nella sfera di titolarità del beneficiario (il beneficiario manterrà cioè la
completa capacità di agire per questi atti).
• Il beneficiario, indipendentemente dalle previsioni del decreto di nomi-
na, può in ogni caso compiere gli atti necessari a soddisfare le esigenze
della propria vita quotidiana (art. 409 c.c.).
Infine con riferimenti ai doveri ed agli obblighi, l’amministratore di so-
stegno è tenuto, ex art. 410 c.c., al rispetto di una serie di doveri e più
precisamente:
deve rispettare le aspirazioni ed i bisogni del beneficiario;
deve sempre informare il beneficiario circa gli atti da compiere;
deve sempre informare il giudice tutelare in caso di dissenso con il be-
neficiario stesso;
è tenuto a continuare nello svolgimento dei suoi compiti per almeno die-
ci anni (se l’amministratore di sostegno è coniuge, convivente, ascenden-
te o discendente del beneficiario anche oltre i dieci anni);
è tenuto periodicamente (annualmente, semestralmente, ecc… in base
alla cadenza temporale stabilita dal Giudice Tutelare) alla presentazione
al Giudice Tutelare di una relazione relativa all’attività svolta e descrittiva
delle condizioni di vita personale e sociale del beneficiario;
deve, al momento dell’assunzione dell’incarico, prestare giuramento im-
pegnandosi a svolgere le proprie funzioni con fedeltà e diligenza;
è tenuto alla redazione dell’inventario dei beni del beneficiario all’atto
dell’assunzione dell’incarico se il Giudice Tutelare glielo ordina.
L’amministrazione di sostegno rappresenta, dunque, una forma di pro-
tezione giuridica “su misura”, che deve tenere conto della persona in
quanto tale, valorizzandone le capacità. Una tutela fondata su un pro-
getto personalizzato di attività, redatto dal giudice tutelare e dallo stesso
modificabile tutte le volte in cui l’interesse del beneficiario lo richieda5.
Il beneficiario dell’amministrazione di sostegno conserva, infatti, la piena
capacità di agire per il compimento degli atti della vita quotidiana (es:
acquisti di modico valore, andare a comperare il giornale, le sigarette, …),
continuando altresì ad essere titolare del potere di compiere in via auto-
noma tutti gli atti non riservati alla competenza esclusiva o con funzioni
di sola assistenza all’amministratore di sostegno.
La legge 6/2004 dà vita ad un sistema flessibile che consente di adottare
lo strumento che meglio soddisfa le esigenze del singolo caso concreto,
allentando il rigore dell’obbligatoria pronuncia dell’interdizione.
L’idoneità dello strumento giuridico prescelto a proteggere nel migliore
dei modi possibile e con la migliore garanzia di qualità della vita, la per-
sona interessata può, pertanto, costituire il criterio che permette di sce-
gliere fra l’amministrazione di sostegno, l’interdizione e l’inabilitazione.
La stessa Corte Costituzionale con sentenza n. 440/2005 ha stabilito che
“la complessiva disciplina inserita dalla legge n. 6 del 2004 sulle preesi-
5 . Il provvedimento di nomina dell’amministratore di sostegno è un decreto e non una sentenza come nel caso dell’interdizione e dell’inabilitazione, ed è pertanto modificabile in base all’eventuale mutare delle esigenze, capacità del beneficiario.
stenti norme del codice civile affida al giudice il compito di individuare
l’istituto che, da un lato, garantisca all’incapace la tutela più adeguata
alla fattispecie e, dall’altro, limiti nella minore misura possibile la sua
capacità; e consente, ove la scelta cada sull’amministrazione di sostegno,
che l’ambito dei poteri dell’amministratore sia puntualmente correlato
alle caratteristiche del caso concreto. Solo se non ravvisino interventi di
sostegno idonei ad assicurare all’incapace siffatta protezione, il giudice
può ricorrere alle ben più invasive misure dell’inabilitazione o dell’interdi-
zione, che attribuiscono uno status di incapacità, estesa per l’inabilitato
agli atti di straordinaria amministrazione e per l’interdetto anche a quelli
di amministrazione ordinaria”…6
***
In conclusione, dunque, l’amministrazione di sostegno può costituire
oggi lo strumento giuridico di protezione “principe” per chi da solo “non
ce la fa”, coniugando in maniera equilibrata l’esigenza di tutela del bene-
ficiario con la necessità di assicurare al beneficiario stesso il rispetto della
sua storia, della sua identità, dei suoi desideri e soprattutto delle sue
autonomie.
Avv. Francesca Vitulo
6 . La Suprema Corte di Cassazione, Sez I Civile, con sentenza n. 9628 del 22 Aprile 2009 si è nuovamente pro-nunciata a favore dell’amministrazione di sostegno, escludendo l’interdizione, ribadendo la natura elastica di tale strumento, capace di adeguarsi alle esigenze del soggetto carente di autonomia grazie al progetto di sostegno graduato dal Giudice Tutelare in modo da “escludere, che, fermo restando il diritto, assicurato al beneficiario dall’art. 409 c.c., di conservare la capacità di agire per gli atti che non richiedono la rappresen-tanza esclusiva o l’assistenza necessaria dell’amministratore di sostegno, l’incapace possa svolgere un’attività negoziale pregiudizievole, senza per questo alterare legami familiari od impedire gli atti della vita quotidiana”.
Gestione Residenze Socio-Sanitarie
Società Cooperativa Sociale SollievoVia Massarenti, 61 - 40138 BolognaTel - 051.63 68 742 Fax 051.34 15 63
Mail - [email protected]
Tutta la cura che ci vuoleTutta la cura che ci vuoleTutta la cura che ci vuole
lntervista a/ Prof Marco Trabucchi Direttore Scientifico Gruppo di Ricerca Geriatrica - Bs Universita di Roma Tor Vergata
Quando il neurologo tedesco Alois Alzheimer descrisse Ia malattia che l'obiettivo di IDEA, uno studio di consenso gestito con metodi statistici di
ha preso il suo nome non ha certo pensato di iniziare una storia che, provata validita e che vuole fornire indicazioni agli operatori impegnati
molto tempo dopa, avrebbe dominato lo scenario clinico. In quello nella cura dei pazienti con Alzheimer.
stesso period a fu rona infatti caratterizzate molte patologie che so no La studio ha voluto far chiarezza su aspetti mol to specifici oggi a/ centro
rimaste confinate in ambiti ristretti; Ia malattia di Alzheimer e divenuta del dibattito scientifico.
"l'epidemia silente" del Terzo mi llennia. Oggi, dopa moltissimi studi e Fornisce infatti indicazioni sull'individuazione dei fattori predittivi di
ricerche, speriamo possa essere sconfitta attraverso le cure o Ia pre- evoluzione della ma/attia, sul/'utilita di effettuazione di esami genetici
venzione, perc he non possiamo accettare che Ia piu grande conquista e di neuroimaging, sui/a valutazione della risposta ai formaci, i risu/tati
della nostra epoca, l'allungamento del la vita media, sia accompagnata terapeutici ai qua/i mirare, i dosaggi e if confronto tra diversi formaci.
da un evento in controtendenza, cioe Ia diffusione di una malattia che Tutti aspetti che hanna importanti conseguenze c/iniche ma anche so-
provoca Ia devastazione di quegli anni di vita in piu faticosamente gua- ciosanitarie.
dagnati .
Professor Trabucchi, negli ultimi
tempi Ia malattia di Alzheimer sem
bra suscitare meno interesse rispet
to a qualche anno fa. Forse non e piu un'emergenza sanitaria?
L'Aizheimer e un 'emergenza sempre
piu importante, poiche if numero di
pazienti sta aumentando. Attua/
mente net nostro Paese ne soffrono
piu di 500.000 persone e si registra
no circa 80.000 nuovi casi all'anno.
Ma Ia situazione e destinata ad ag
gravarsi: si prevede che dol 2020 i
nuovi pazienti con Alzheimer saran
no circa 113.000 /'anna.
Sarebbe dunque necessaria infor
mare if piu possibi/e if mondo scien
tifico e /'opinione pubblica su questa
malattia, per favorire Ia diagnosi e
promuoverne if control/a.
lo Studio IDEA (vedi articolo
nella pagina accanto) ha voluto
raccogliere l'opinione dei massimi
esperti sugli aspetti piu critici della gestione dei pazienti, fornendo
uno strumento di guida sulle problematiche cliniche aile quali gli studi
clinici attualmente disponibili non danno risposte. Dal punto di vista
scientifico, il giudizio basato sull'esperienza degli specialisti puc forni
re risposte valide scientificamente in assenza di trial controllati?
Sicuramente evidenze scientifiche e esperienza c/inica concorrono alia
definizione del comportamento del medico impegnato nella gestione
del paziente, soprattutto net coso di ma/attie camp/esse come /'Alzhei
mer. II sapere derivato dall'esperienza c/inica e infatti una risorsa indi
spensabile, soprattutto in quei casi nei quali e diffici/e, se non impossi
bile, ottenere evidenze scientifiche da studi contra/loti. E proprio questa
La valid ita della studio e data anche
dol metoda utilizzato per Ia racco/
ta e valutazione delle risposte degli
specialisti, in modo do ridurre a/
minima if grado di incertezza e con
traddittorieta delle conc/usioni. Net
coso de/1'/DEA, e stato utilizzato if
metoda Delphi, un sistema statisti
co di provata affidabilita.
Perche il trattamento deii'AI
zheimer e cosi complesso?
II trattamento della malattia pre
vede diverse opzioni: Ia terapia
farmaco/ogica, Ia riabilitazione
comportamentale, if counselling
alia famig/ia che assiste if paziente,
if control/a dell'alimentazione e dei
fattori di rischio cardiovasco/are. II
geriatra deve tener canto di tutti
questi aspetti e ca/ibrare i diversi
interventi net modo piu opportuno,
secondo le peculiarita del singolo
paziente e Ia risposta ai diversi in
terventi. In molti casi una minima
variazione puo risultare malta importante.
E dunque foci /mente immaginabile if ruo/o che /'esperienza c/in ica puo
avere quando debbano essere considerati cosi tante variabili per defi
nire Ia migliore terapia.
Attualmente non e ancora disponibile una cura che guarisca !'Al
zheimer. In attesa di trattamenti definitivi, cosa si puc ottenere dalle
attuali terapie farmacologiche?
II forte impegno della rice rca scientifica net mettere a punta formaci di
nuova generazione per Ia cura della malattia di Alzheimer mi fa pensare
che entro dieci anni arriveranno fino/mente le risposte terapeutiche che
stiamo aspettando.
~ .. .. .. ........ .. .. .. "' .. .... .. ............ .... .......................................................................................................... .
Nel frattempo, dobbiamo puntare alia riduzione della disabilita fun
zionale del paziente, migliorando soprattutto l'abilita mnemonica e i
disturbi comportamentali grazie ai trattomenti gia disponibi/i; inoltre,
grazie aile nuove vie di somministrazione attese nei prossimi mesi,
sara possibile migliorare /'adesione alia terapia. Per far questa, e bene
associare if trattamento farmaco/ogico a interventi non farmacologici.
A questa proposito, Ia studio IDEAfornisce indicazioni malta specifiche
utili per calibrare le terapie e valutarne gli esiti.
Quali sono invece le principali problematiche per Ia diagnosi e Ia
gestione del paziente?
Uno dei prob/emi fondamentali si sviluppa a monte e riguarda Ia man
cata diagnosi. Ancora oggi nel nostro Paese, if 30% dei pazienti con
Alzheimer rimane senza diagnosi perche non ha Ia possibilita di sotto
porsi alia comp/essa procedura diagnostica necessaria per stabilire se
Ia malattia e presente.
In rea/to tutti i pazienti che manifestino disturbi di memoria tali da
influire sui comportamento di tutti i giorni dovrebbero rivo/gersi a me
dici in grado di valutare se i sintomi siano quelli tipici deii'Aizheimer.
Ma non sempre accade. Spesso infatti i familiari non valutano oppor
tunamente Ia gravita dei sintomi, e pensano si tratti di un effetto della
senilita.
Non considerano dunque necessaria rivolgersi a centri specializzati,
che, del resto, non sono cosi capillarmente diffusi sui territorio nazio
nale e conosciuti. A questa proposito, un ruo/o importante di sensibi
lizzazione e informazione spetterebbe a/ medico di base, malta spesso
if prima inter/ocutore nei casi di malattie in eta avanzata.
Come dovrebbe svolgersi I' iter diagnostico necessaria per scopri
re Ia malattia di Alzheimer?
Anzitutto e necessaria raccogliere Ia storia del paziente, le sue abitu
dini, i sintomi e gli eventuali casi di malattia in famig/ia . Si passa poi
ai test neuropsicologici, che risultano oggi i test fondamentali per Ia
diagnosi. In fine si prescrivono Ia risonanza magnetica o TAC (tecnica di
neuroimaging) e eventual mente, esami biochimici opportuni.
Genera/mente, chi non ha Ia possibilita di rivolgersi a un medico o ad
un centro specializzato, non inizia neppure /' iter diagnostico.
Professore, mi conceda un'ultima domanda: a chi dovrebbero ri
volgersi i pazienti e i familiari che considerino necessaria sottoporre
i pazienti a test diagnostici per !'Alzheimer o, nel caso esista gia Ia
diagnosi, ricevere le cure migliori?
A questa proposito, un 'esperienza di successo e rappresentato dalle
Unita di Va lutazione per /'Alzheimer (UVA} sviluppate qualche anna
fa e attualmente in funzione. Si tratta di Ambulatori specializzati affe
rent! aile ASL territoriali deputate alia diagnosi e cura della malattia,
che funzionano bene. Eppure non sono cos) diffuse sui territorio (sana
500 circa in tutta ltalia) e dunque non tutti i cittadini le conoscono e
possono servirsene.
La complessita del trattamento rende necessaria una forte specializza
zione e una buona organizzazione del sistema assistenziale. A questa
proposito, le UVA hanna data buoni risultati e sarebbe auspicabile una
foro maggiore diftusione a livel/o nazionale. • Marco Fasolino
23
Diagnosi precoce e trattamento tempestivo fondamentali per Ia cura dei pazienti con Alzheimer
• • • • • • •
D opo oltre un secolo dalla scoperta della malattia di Alzhei
mer (1906), rimangono ancora molti gli interrogativi ai qua
li Ia Medicina basata sull'evidenza non ha dato risposta. A
questo proposito, i ri sultati del lo studio IDEA (Innovation
through Delphi for the
Evaluation of Alzheimer
Disease) , condotto dal
Gruppo di Ricerca Geria
trica (GRG), ha raccolto
l'opinione di esperti italia
ni sugli aspetti piu dibat
tuti della gestione della
malattia di Alzheimer, che
oggi colpisce nel nostro
Paese circa 500.000 per
sane con 80.000 nuovi
casi l'anno.
A lois Alzheimer (1864 - 1915) " II sapere derivato
dal/'esperienza c/inica -
afferma il Prof. Marco Trabucchi, Direttore Scientifico Gruppo di Ricerca
Geriatrica - Brescia, Universita di Roma Tor Vergata - e una risorsa indi
spensabile, soprattutto in quei casi nei qua/i e diffici/e, se non impossi
bile, ottenere evidenze scientifiche da studi control/at!. E proprio questa
/'obiettivo di IDEA, uno studio di consenso gestito con un metoda statisti
co di provata valid ita, if Delphi, che vuole fornire indicazioni concrete ag/i
operatori impegnati nella cura dei pazienti con Alzheimer. Lo studio ha
voluto far chiarezza su aspetti malta specifici e oggi a/ centro del dibat
tito scientifico. Fornisce infatti indicazioni sull'individuazione dei fattori
predittivi di evoluzione della ma/attia, sull'utilizzazione di esami genetici
e di neuroimaging, sui/a valutazione della risposta ai formaci, i risu ltati
terapeutici ai qua/i mirare, i dosaggi ed if confronto fra i diversi formaci.
Tutti aspetti che hanna important! conseguenze c/iniche, ma anche so
ciosanitarie."
Ma quali sono i risultati ottenuti? Anzitutto i clinici concordano sui Ia ne
cessita di un trattamento precoce, che puo avvenire quando Ia diagnosi
e tempestiva.
"Vie stato un consenso malta e/evato - spiega Angelo Bianchetti, Respon
sabile Dipartimento Medicina e Riabilitazione lstituto Clinico 5. Anna di
Brescia- Gruppo di Ricerca Geriatrica di Brescia- relativo alia necessita di
iniziare precocemente if trattamento, nelle fasi iniziali della malattia, sot
tolineando Ia necessita di una diagnosi if piu tempestiva possibi/e e cer
cando di utilizzare le dosi piu elevate di formaci. lnoltre, si e osservato che
if rallentamento del/'evoluzione ottenuto nelle fasi iniziali ha un impatto
superiore sui/a qua/ita di vita del paziente e quindi anche della famiglia."
u1s nes
" Eppure ancora oggi net nostro Paese, - precisa
il Prof. Trabucchi- i/30% dei pazienti con Alzhei
mer rimane senza diagnosi. A questa proposito,
un ruo/o importante di sensibilizzazione ed in
formazione spetterebbe a/ medico di famiglia,
motto spesso if prima interlocutore nei casi di
mafattia."
Un altro punta estremamente dibattuto riguar
da poi l'efficacia dei trattamenti attua lmente
disponibili, gli inib itori del le colinesterasi, in
grado di limitare Ia progressione dei sintom i,
tra cui le capacita cognitive, tipiche dei pazienti
con Alzheimer.
"Interessante l'elevato consenso espresso dai
stabilizzazione. Circa il 20% migliora e quasi il •
SO% presenta una stabilizzazione della stato •
funzionale . • Dopo un anno di trattamento, poco meno del •
• SO% dei pazienti presenta ancora un mig liora- • menta o stabilita del deficit cognitivo e funzio- •
nale. Si tratta di dati molto importanti: anche
se non possiamo an cora sconfiggere Ia malattia
di Alzheimer, e possibile rallentarne l'evo luzio-
ne in una propor-
zione significativa •
dei casi. • Dallo studio IDEA •
emerge un forte
\ ~
consenso nel con-
siderare fondamen-
tale un approccio
clinico approfon-
dito e globa le, che
interessi gli aspetti
cognitivi, compor-
tamentali e funzio-
nali della malattia,
accanto agli ele-
menti socio-relazio
nali, al counsel ling
alia fam igl ia e al
trattamento de lle
patologie somati
che. Questo va con-
•
• •
• • • •
• •
tro una tendenza •
diffusa a fare degli •
esami strumentali, •
talvolta l'unica guida nelle decisioni terapeuti
che. Nella cura dei pazienti con Alzhe imer vie
ne invece riaffermata Ia centra lita del rapporto
medico-paziente-famiglia. • Lo studio rappresenta uno strumento di for- •
c/inici - sottolinea il Dott. Bianchetti - sull'im- mazione e confronto medico di grande valore •
portanza di tenere in considerazione non solo i
risultati dei trattamenti sui disturbi di memoria,
ma anche sui sintomi comportamentali, sulfa
stato funziona/e e l'impatto sui benessere dei
caregiver. Quest'ultimo elemento e di portico
fare rilievo perche scarsamente considerato dai
trial randomizzati."
Gli esperti ritengono che circa il 30% dei pa
zienti trattati con in ibitori delle colinesterasi
mig liorano le prestazioni cognitive dopo 6 mesi
di trattamento e che oltre il 40% presenta una
e fornisce importanti indicazioni per una mag- •
giore efficienza dell'uso delle risorse. In tal sen- •
• so, rappresenta un'innovativa e positiva mo-
dalita di proficua collaborazione fra il mondo
del la Ricerca Scientifica e !' Industria Farmaceu
tica.
Redazione •
• • • •
~ff[jfJf)@[J' nw [})ffOfJ®O@ rj)ff IMJ@(J@:§) ~biJiK§!
Alzheimer Disease (AD): diagnosi certa solo post mortem !.:Alzheimer Disease (AD) e stata descritta per Ia prima volta nel 1906 da l neuropatologo Alois Alzheimer (1863-1915) durante Ia Convenzione psich iatrica di Tubingen, nel la quale present/) il caso di una donna di 51 anni affetta da una sconosciuta forma di demenza, descrivendone i cambiamenti intervenuti nel suo tess uta cerebra le in segui to ad una ma lattia menta le considerata all ora insolita . Questi cambiamenti sono ora riconosciuti come le alterazioni cerebra li caratteristiche presenti nella Malattia di Alzheimer. Non esiste un test che consenta di individuare Ia malattia; Ia diagnosi viene infatti fatta attraverse un'accurata raccolta de lla storia dei prob lemi manifestati da ll a persona, basata su ll e informazioni forn ite dai fami liari. La diagnosi di AD pui:J essere confermata solo da un esame neuropatologico post mortem del cervello.
CNR: un nuovo caso di Alzheimer ogni 71 second if II dato e emerso al recente Convegno suite mafattie degenerative organizzato a Roma da l Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr). Secondo il Cnr sono circa 800.000 le persone colpite da demenza oggi in ltalia, con 97mila nuovi casi l'anno. La forma piu diffusa di demenza e !'Alzheimer . Nel 2050 in Occidente potranno esserci dieci milioni di ma lati, un nuovo caso ogni 33 secondi. La strada per trovare farmaci e cure e ancora molto lunga. La strategia della ricerca dovrebbe essere mira ta a comprendere i meccanismi molecolari alia base delle malattie neurodegenerative, studiando Ia differenza tra invecchiamento fisio logico e patologico.
Alzheimer: perche colpisce pili le donne degli uomini? La causa potrebbe trovars i nel corredo genetico femmin il e. Secondo una rice rca del Mayo Clinic College, apparsa su Nature Genetics, a esporre le donne a un ri schio piu ril evante rispetto agli uomini sarebbe Ia variante di un gene sui cromosama X (presente in doppia coppia nellefemmine e in una sola nei maschi). Gli studiosi american i hanna identificato una variante del gene PCDHllX, che sembra essere co llegata a un rischio elevato di malattia. Questo gene contro lla Ia produzione di una proteina, Ia protocaderina, facente parte di una fam iglia di molecole che aiuta le cellule del sistema nervoso centra le a comunicare tra lora. Studi evidenziano che Ia protocaderina pui:J essere spezzata da un enzima collegato ad alcune forme di Alzheimer.
• • • Quando i caregiver non reggono to stress Limitati i casi di violenza fisica, ma piu consueti gli episodi di violenza verbale: lo rivela uno studio su lla condotta di 220 familiari che assistono a casa un malato di Alzheimer (caregivers), residenti a Londra e neii' Essex, in Gran Bretagna. La ricerca, condotta da Claud ia Cooper dell' University College of London, e apparso sui British Medical Journal. Secondo gli scienziati lo stress cui e sottoposto il caregiver e molto elevato, in quanta occuparsi di questi pazienti affatica, provoca insonnia, emicrania, mal di schiena, sovrappeso e, in generale, un peggioramento de ll a qua lita di vita, per cui queste persone hanna bisogno di tan to in tanto di periodi liberi da obb ligh i di assistenza .
.-
26uisTimes
Pet Therapy: quando la terapia è un animale...
Fu il neuropsichiatra Boris Levin-
son che per primo, nel 1960, a
seguito di studi effettuati osser-
vando i suoi giovanissimi pazienti,
descrisse la relazione terapetutica fra l’uo-
mo e l’animale. Il Dott. Levinson concentrò
la sua attenzione sui risultati terapeutici
che derivano dal rapporto uomo-animale
in termini di relazione intra-personale, di interazione affettiva e di comu-
nicazione. A livello intrapsichico constatò come il contatto con l’animale,
nei bambini con determinate patologie psichiche, potesse incidere sugli
stati d’ansia, depressivi e di gestione dello stress.
Successivamente altri studiosi approfondirono le argomentazioni di Le-
vinson contribuendo ad arricchire la letteratura di casi e di esperienze
fino a determinare una forma di terapia sempre più riconosciuta.
Nel 1981 viene fondata negli Stati Uniti la Delta Society che si occupa di
studiare gli effetti terapeutici sui più giovani pazienti legati alla compa-
gnia degli animali.
Il “Sole 24 Ore Sanità” nell’edizione del 19/02/2008 titola: “Pianeta pet
therapy in attesa di regole e qualità”; il Comitato Nazionale di Bioetica
definisce la pet therapy come una vera alleanza terapeutica fra uomo
e animale che “allo stato attuale in molte sue ipotesi di lavoro attende
adeguate verifiche con metodologia scientifica e che merita un sostegno
pubblico nell’ambito di progetti di ricerca”.
Francesca Cirulli e Enrico Alleva, ricercatori del Reparto di Neuroscienze
comportamentali dell’Istituto Superiore di Sanità di Roma, nel Rapporto
Istasian dedicato alla pet therapy, offrono ampio spazio alla raccolta di
esperienze condotte nei vari ambiti di applicazione della terapia uomo-
animale.
La Pet therapy applicata ai bambini autistici o con problemi neuropsi-
cologici, favorisce, attraverso un maggior senso di sicurezza, una più
elevata motivazione ad interagire socialmente e ad apprendere. Paral-
lelamente la terapia con animali è stata applicata anche a persone in età
avanzata con ampi e favorevoli risultati, come ad esempio in un gruppo
di anziani residenti presso una casa di riposo: alcuni studiosi applicando
diversi test psicologici hanno rilevato un aumento del tono dell’umore,
con una maggior predisposizione al sorriso ed alla giovialità, dimostran-
do una maggior socievolezza e reattività rispetto al gruppo di anziani
non sottoposto al programma di lavoro con gli animali.
I risultati più sorprendenti sono stati raccolti da uno studio effettuato
su un gruppo di persone cardiopatiche; l’effetto riscontrato di diminu-
zione della pressione arteriosa, non sembra derivare solo e unicamente
dalla necessità di effettuare passeggiate quotidiane e regolari per ac-
compagnare il cane, ma anche dall’effetto “rilassamento” che l’animale
trasmette al proprio accuditore.
Considerando però, che le persone che normalmente devono ricorrere
Gli animali possono diminuire l’ansia e predisporre una stimolazione del sistema
nervoso o in altre parole abbassare lo stress divenendo una fonte di contatto
piacevole, una visione rilassante e una percezione di
sicurezza e tranquillità.
Friedmann & Thomas, 1985 Katcher & Friedmann, 1980
““
27uisTimes
alla terapia con gli animali sono per lo più bambini, disabili ed anziani
che possono essere a rischio per infezioni da microorganismi e parassiti,
è assolutamente necessario programmare per i co-terapeuti un controllo
veterinario che ne verifichi nel contempo anche i livelli di stress eventual-
mente derivanti dagli approcci terapeutici.
Albert Schweitzer (1875-1968) disse: “Ci sono due modi per sfuggire
l’umana miseria: suonare l’organo e osservare i giochi dei gatti”.
Che il rapporto uomo-animale abbia sempre avuto una certa importanza
si è sempre saputo, ciò che ci si auspica è che la comunità scientifica
possa tradurre i benefici apportati da questa tipo di relazione e ne costi-
tuisca un metodo terapeutico al pari di altre realtà.
Sabrina Trapella Coordinatrice C.S.R.
I CO-TERAPEUTICane: è l’unico animale domestico ad avere capacità di co-municazione non verbale simile all’uomo, è impiegato nella cura dei bambini, degli adulti e degli anziani. Mediante la sol-lecitazione al gioco e l’effetto di compagnia, stimola i pazienti all’interazione.
Gatto: è utilizzato per la sua e facilità di adattamento. Lo si predilige in casi di persone che vivono sole e hanno difficoltà negli spostamenti.
Criceti e conigli: osservare, accarezzare e prendersi cura di questi animali può arrecare grande beneficio soprattutto ai bambini che stanno attraversando una fase difficile della loro crescita.
Cavallo: utilizzato soprattutto per l’ippoterapia medica, rabili-tativa e psicologico-educativo. A beneficiare dell’ippoterapia sono soprattutto bambini con sindrome autistica, sindrome di Down, disabili motori e probelmatiche comportamentali.
Delfino: vengono utilizzati per il trattamento della depressio-ne e disordini legati alla sfera affettiva e mentale. La terapia con i delfini in alcuni casi risulta efficace sullo status psicolo-gico dei pazienti autistici favorendone l’adattamento sociale.
Asino: per le sue caratteristiche (morbido, affettuoso, dispo-nibile) aiuta a recuperare una comunicazione basata sulla corporeità, sulla spontaneità e sul gioco.
28uisTimes
La Fisioterapia… Intervista a Laura Bassi
La fisioterapia è una professione sanitaria che tratta lo sviluppo,
il mantenimento ed il recupero del movimento e delle funzioni
motorie durante la vita, specie in quelle circostanze in cui que-
ste vengano compromesse da traumi, malattie, fattori ambien-
tali od età. Si occupa di identificare e massimizzare la qualità della vita e
il movimento potenziale entro le sfere della promozione, prevenzione,
trattamento/intervento, abilitazione e riabilitazione.
In Italia, a norma di legge, le pratiche fisioterapiche possono essere
praticate da fisioterapisti con laurea triennale (secondo il nuovo ordina-
mento) e dai terapisti della riabilitazione e massofisioterapisti diplomati.
Abbiamo intervistato Laura Bassi, 23 anni, laureata nel 2009 presso
l’Università degli Studi di Ferrara con 110. Attualmente Laura frequenta
un Master di 1° livello in “Riabilitazione dei Disordini Muscoloscheletri-
ci” presso Campus di Savona, Università degli Studi di Genova. Durante
gli studi universitari ha effettuato diversi tirocini sia in Italia che in Belgio,
ed oggi fa parte dello staff dei fisioterapisti della Quisisana Ostellato,
dove siamo andati per incontrarla e per capire meglio i dettagli e le spe-
cificità di questa professione:
Laura, cominciamo con la più classica delle domande, quasi scontata:
perché ha scelto la carriera di fisioterapista?
Perché è una professione che permette di stare a contatto con le perso-
ne, prendendosi cura del loro benessere, e consente di confrontarsi con
loro in un rapporto arricchente.
Quali sono gli stimoli che spingono un fisioterapista a lavorare con per-
sone anziane piuttosto che con sportivi professionisti?
La voglia di aiutare una persona a raggiungere la maggiore autonomia
possibile, che possa essergli utile per il miglioramento della sua qualità
di vita, piuttosto che per allenare un soggetto già in salute.
Qual è il Suo rapporto con la disabilità?
Un rapporto di sfida. Il paziente disabile è un paziente che va aiutato a
valorizzare le abilità residue ed a modificare l’ambiente che lo circonda,
affinché si possano minimizzare i suoi deficit.
Che rapporto si stabilisce tra il paziente e il proprio fisioterapista? Un
rapporto professionale e basta, od anche un rapporto emotivo?
Ovviamente anche un rapporto emotivo. I pazienti sono persone che
hanno necessità di cure, quindi con un vissuto emozionale molto ricco.
Passando molto tempo con loro è inevitabile che si crei un legame che
vada oltre al rapporto professionale.
29uisTimes
Che ruolo hanno i familiari dei pazienti?
Hanno un ruolo fondamentale nel progetto che accompagna il paziente.
Essendo le persone a lui più prossime, possono collaborare in modo attivo
con il personale della struttura per migliorare l’assistenza alla persona
trattata, ed ottenere il massimo del risultato.
Meglio le soddisfazioni di squadra o meglio quelle individuali?
Meglio le soddisfazioni in squadra. Sono le più difficili da ottenere ma
le più gratificanti. Quando in uno staff c’è
affiatamento si gode anche delle soddisfa-
zioni che i colleghi ricevono ed ottengono
come risultato della squadra, è come se il
numero delle soddisfazioni si moltiplicas-
se.
Quali sono gli ingredienti per stimolare la
squadra?
Obiettivi comuni, comunicazione efficace,
rispetto dei ruoli e del lavoro altrui.
Lei crede nell’utilizzo di macchinari a
supporto della fisioterapia? O meglio,
secondo Lei meglio l’uomo o la macchi-
na?
La macchina è una macchina e ha quin-
di bisogno dell’uomo per essere usata in
modo efficace. Credo che i macchinari va-
dano usati con criterio, quando necessa-
rio come eventuale completamento alla terapia riabilitativa. Credo nella
macchina solo come supporto all’attività dell’uomo.
Quali sono comunque gli strumenti oltre le mani che secondo Lei hanno
una rilevanza benefica sui pazienti?
Non esiste una risposta standard a questa domanda, l’utilità di una te-
rapia fisica va valutata di volta in volta a seconda della patologia del
paziente considerando molti fattori.
Vista la sua lunga esperienza con persone anziane, ci dà un consiglio
affinché si arrivi alla terza età “meno acciaccati”? Cosa bisogna fare nel
quotidiano per tenere una motorietà del nostro fisico efficace ed il più
a lungo possibile?
L’ingrediente migliore è sicuramente la pratica di una moderata attività
fisico-sportiva (camminare, ginnastica dolce, ecc). Tale attività, infatti,
riattiva tutte le funzioni fisiologiche dell’organismo: accelera il metaboli-
smo, aumenta il tono muscolare, rende flessibili le articolazioni, aumenta
la densità ossea, migliora la circolazione, potenzia il sistema immunitario
e aumenta il rilascio di endorfine, antidolorifici naturali che diminuiscono
lo stress e migliorano l’umore.
Se avesse la possibilità di parlare con il Ministro della Sanità cosa gli
chiederebbe?
Gli chiederei di investire più risorse nella prevenzione, incentivando stili
di vita più sani.
La Redazione di Quis Times si associa a Laura: “Prevenzione!”.
Elisa TosiCoordinatrice Quisisana Ostellato
Laura Bassi, 23 anni, fisioterapista della Quisisana Ostellato.
32uisTimes
Le mie risorse… umane
Mi occupo ormai da anni
di anziani, della gestione
di Residenze Socio Sani-
tarie e della gestione del
personale, attività che, credo, rappresenti
uno degli ambiti lavorativi più complessi
poiché ogni operatore va valutato non solo
rispetto alla sua professionalità ma soprat-
tutto in relazione alla sua dedizione.
Operare nell’ambito socio-sanitario significa infatti svolgere una profes-
sione difficile e di grande responsabilità, prendersi cura di persone che
spesso soffrono, più deboli, a volte sole. E non si può certo immaginare
di improvvisare od inventarsi una predisposizione che invece deve “ve-
nire da dentro”, trattandosi di una professione che va vissuta con una
passione ed uno spirito di dedizione tutt’altro che comuni.
La nostra missione, pertanto, è quella di aiutare gli anziani a vivere me-
glio, dimostrando loro empatia e rispetto, ed è nella volontà di ricono-
scergli tutta la dedizione necessaria che ogni giorno rinveniamo la carica
per affrontare mille problemi e difficoltà.
Una cosa che non dimentico mai di dire ai miei collaboratori è che il no-
stro è un lavoro speciale, che non si ferma con la fine di un turno, che ti
assorbe e ti coinvolge profondamente e che, se fatto col cuore, diventa
una missione che offre un valore aggiunto alla nostra vita.
Ecco allora che accanto alla professionalità ed alla competenza non può
mancare quella capacità di mettersi nei panni di chi veramente soffre
e provare ad ascoltarne le esigenze, prestare attenzione ai particolari,
ai suoi bisogni, a tutto ciò che risulti importante per un Anziano, anche
se apparentemente può trattarsi solo di una sfumatura; evitando, ovvia-
mente, che il rapporto umano sia gestito in modo superficiale.
Per la salute degli anziani, poi, è di primaria importanza che il luogo dove
vivono sia un luogo amicale, funzionale al mantenimento delle relazioni
familiari e delle amicizie nuove e preesistenti.
Gli operatori sanno quanto è importante la loro sensibilità nel trattare
gli utenti. Entrare in un nuovo ambiente allontanandosi dal suo conte-
sto abituale, per un anziano rappresenta un evento complesso e di sof-
ferenza, perché non solo comporta novità ambientali ed abitudinarie,
33uisTimes
ma difficoltà emozionali: difatti, la separazione
fisica da chi si ama e le variazioni nei rapporti
sociali e familiari, possono indurre ad un rifiuto
verso tutto ciò che non appartiene al soddisfaci-
mento dei bisogni primari, come per esempio la
perdita di interessi e ruoli.
Questa situazione può incrementare difficoltà
fisiche e funzionali, condurre ad una progressiva
riduzione dei rapporti sociali, nonché indurre ad
avere atteggiamenti depressivi, tutte patologie
da evitare assolutamente, attraverso la qualità
dell’assistenza ed il rapporto che si stabilisce con
gli operatori.
Per questo ho sempre cercato di essere un re-
sponsabile del personale un po’ vecchio stam-
po, non mi piace certamente usare parole come
manager d’azienda o manager delle risorse uma-
ne, forse perché ho provato a dare più attenzio-
ne alla sostanza rispetto alla forma, affrontando
le questioni in modo diretto e frontale. Così da
creare con i collaboratori un rapporto di fiducia
e di dialogo, condividendo con loro obiettivi,
strategie e metodologie di lavoro in un clima di
collaborazione e di comunicazione trasversale.
Di un clima sereno, infatti, ne beneficiano tutti,
e prima di tutto gli Utenti.
Ed è proprio nella comunicazione diretta e co-
stante, la chiave vincente per una gestione effi-
cace: il condividere insieme problemi, difficoltà,
ma anche risultati e soddisfazioni, insomma fare
squadra!
Perché un lavoro, per essere davvero gratifican-
te e soddisfacente, deve avere una dimensione
umana oltre che garantire novità, contenuti,
opportunità di creatività e di espressione indi-
viduale. Deve essere uno strumento di autore-
alizzazione e non solo di sicurezza economica.
Il mio impegno, quindi, è proprio quello di aiu-
tare gli operatori a crescere professionalmente,
ad imparare a lavorare in gruppo in un ambiente
motivato e ricco di opportunità, dove ognuno in base al proprio ruolo
contribuisce a portare avanti un lavoro di squadra il cui obiettivo finale è
la cura ed il benessere degli Utenti. Anche perché l’attività di assistenza
qualificata e di prevenzione è molto più efficace e meno costosa della
terapia. Tuttavia sarebbe utopico pensare di realizzare una situazione
ideale priva di qualsiasi fattore di rischio. Ed allora le prospettive preven-
tive devono necessariamente essere mirate e realistiche e consentire ad
ogni singolo operatore di muoversi con più agilità e maggiore capacità
di adattamento al fine di migliorare la sua efficienza lavorativa e le sue
soddisfazioni personali
Come un buon allenatore deve determinare insieme ai suoi giocatori i
presupposti per vincere la partita, così anche io mi sono sempre propo-
sta come riferimento per i miei operatori e, insieme a loro, provo ad es-
sere costantemente pronta e reattiva nel condividere problemi e difficol-
tà, ma anche tutte le soddisfazioni che è in grado di riservarci un lavoro
arricchente e stimolante, basato sui sentimenti, sulle emozioni e sui va-
lori di fondo della nostra società.
Gloria Fasolino - PresidenteSollievo Società Cooperativa Sociale
Poveri pensionati greci… fino ad un certo punto
Poveri pensionati greci… fino ad
un certo punto.
Ci occupiamo di pensioni, quelle
degli altri e quelle nostre. Par-
tendo da una vicenda di rilievo internazio-
nale: la crisi greca.
Infatti, la cura lacrime e sangue predi-
sposta dal governo greco e voluta dall’UE
esprime, oltre che tutta la drammaticità di una crisi profonda, anche la
necessità di interventi appropriati sui sistemi socio economici di molti
altri stati nazionali.
E quando si parla di interventi di natura sociale, spesso ci si riferisce al
welfare state od al sistema pensionistico, proprio come in parte accadu-
to in Grecia e come, a breve, potrebbe risultare necessario anche in altre
nazioni, tra le quali l’Italia.
Sono necessarie tuttavia due premesse. La prima è che il campo di inda-
gine sarà rappresentato esclusivamente dal confronto tra sistemi pen-
sionistici europei, la seconda è che la crisi greca rappresenta solo uno
spunto per valutare ipotetiche implicazioni sui sistemi circostanti, nella
consapevolezza, tuttavia, che si tratta di un caso particolarissimo e per
molti versi a sé stante.
Infatti, se consideriamo la tabella riportata di seguito, la Grecia parrebbe
in linea con buona parte degli stati europei e se la sua crisi dipendesse
dalla spesa pensionistica, per molti altri governi non ci sarebbe da stare
affatto tranquilli.
Uomini Donne
BE BELGIO 65 64
BG BULGARIA 63 59 (60 NEL 2009)
CZ REP CECA 63 DAL 2016 59-63 DAL 2019
DK DANIMARCA 65 65
DE GERMANIA 65 (67 FRA 2012 E 2029) 65 (67 FRA 2012 E 2029)
EE SPAGNA 63 59 E 6 MESI (63 DAL 2016)
EL GRECIA 65 60 (IN CRESCITA A 65)
ES ESTONIA 65 65
FR FRANCIA 60 60
IE IRLANDA 65 65
IT ITALIA 65 * 60 *
CY CIPRO 65 65
LV LITUANIA 62 62
LT LETTONIA 62 E 6 MESI 60
LU LUSSEMBURGO 65 65
HU UNGHERIA 62 (DAL 2009) 62 (DAL 2009)
Uomini Donne
MT MALTA
NL OLANDA 65 65
AT AUSTRIA 65 60 (65 DAL 2033)
PL POLONIA 65 60
PT PORTOGALLO 65 65
FI FINLANDIA 65 65
RO ROMANIA 62 (65 DAL 2014) 57 (60 DAL 2014)
SI SLOVENIA 63 61
SK SLOVACCHIA 62 62 DAL 2014
SE SVEZIA 61 61
UK REGNO UNITO 65 60 (65 DAL 2020)
* Dopo il compimento dell’età occorre attendere l’apertura della “fine-
stra” più prossima, il che può comportare alcuni mesi in più di perma-
nenza al lavoro
Ma se escludiamo i fenomeni di corruzione, l’evasione fiscale ed una
gestione passata sufficientemente allegra, e scegliamo di concentrarci
pertanto sul welfare state e sul sistema pensionistico, non possiamo non
richiamare una serie di aspetti, previsioni normative e benefici che han-
no fatto del pensionamento a 65 ed a 60 anni in Grecia una eccezione
piuttosto che la regola.
Tre richiami sembrano emblematici:
• La norma sulle zitelle d’oro che destinava alle 40 mila figlie nubili dei
dipendenti pubblici una pensione ereditaria di 1.000 euro al mese, per
un costo complessivo di 550 milioni l’anno
• Le pensioni anticipate, fissate a 50 anni per le donne e 55 per gli
uomini, riguardanti oltre 600 categorie di lavori considerati usuranti tra
cui parrucchieri, per i danni derivanti dalla tinte, i trombettisti e i pre-
sentatori televisivi, a rischio, rispettivamente, di reflusso gastrico o di mi-
cropopolazioni batteriche dei microfoni, senza contare che fino a poco
fa ogni dipendente statale poteva andare volontariamente in pensione
dopo soli 25 anni di servizio, in genere prima dei 50 anni di età.
• il fenomeno delle pensioni fasulle, soprattutto quelle di invalidità e
quelle dell’agricoltura stimate in 320.000 pensioni, cioè il 14% di tutte
quelle pagate nel paese
Ecco perché il piano varato dal governo greco è apparso in primo luogo
necessario per una normalizzazione di alcune storture inaccettabili, in
secondo luogo assolutamente inevitabile per evitare il rischio bancarot-
ta e compromettere l’euro, (con la riemersione di tante piccole nazioni
incapaci di competere con la propria moneta ed il proprio mercato ri-
stretto all’interno del panorama globale).
Come premesso tuttavia, il caso greco è solo uno spunto ma, pur riba-
34uisTimes
dendo la sua particolarità, dobbiamo comunque chiederci se non sia il
caso di preoccuparsi anche per l’Italia, perennemente costretta a fron-
teggiare un debito pubblico elefantiaco ed un sistema pensionistico spes-
so considerato inadeguato e dispendioso.
Iniziamo subito col dire che l’Italia è il paese con la più alta percentuale
di spesa previdenziale sul totale: il 62% che rappresenta il 16% del Pil
nazionale. Tuttavia c’è da notare che nel caso italiano la quota di spesa
previdenziale comprende anche il TFR, altrove inserito sotto altre voci
di spesa. Il TFR pesa per il 5% della spesa sociale totale. Anche Polonia,
Lituania, Malta e Grecia si attestano sopra il 50% di “share” delle pensioni
sul spesa sociale totale. Si tratta di paesi che, insieme all’Italia, supplisco-
no con la spesa previdenziale anche ad altri bisogni di protezione sociale,
come dimostrano i dati sugli altri capitoli di spesa, che impegnano una
quota di spesa complessiva a livello nazionale, pari al 26,4% rispetto al
30-35% dei paesi più virtuosi -Svezia e Danimarca in particolare, ma an-
che Germania e Francia-.
La spesa sociale per settori d’intervento (% sulla spesa sociale totale): un
confronto Italia-Europa (Fonte: Eurostat-Esspros)
Previdenza Sanità Disabili FamigliaInfanzia
Disocc. Esclus.Sociale
Italia 61,8 25,7 6,4 4,1 1,8 0,2
Eu-25 45,7 28,3 8,0 8,0 6,6 3,5
Permane tuttavia l’evidenza di una spesa previdenziale assolutamente ol-
tre la media e con valori che possono apparire sicuramente fuori norma.
Se poi volessimo aggiungere ulteriori ragioni di preoccupazione c’è da
dire che, rispetto alla solita tabella di cui sopra, nonostante l’età teorica
di pensionamento in Italia, sarebbe ormai simile a quella degli altri Paesi,
quella media effettiva, ossia l’età in cui realmente i lavoratori italiani van-
no in pensione, è per gli uomini di 58 anni, per le donne di 57.
Per fare un confronto indicativo, in Germania l’età media effettiva di pen-
sionamento è di 63 anni, 63 contro 65, cioè solo due anni prima; in Italia
è di 58 anni contro 65, i maschi in media vanno in pensione sette anni
prima del tempo.
Ad abbassare la media in modo così consistente intervengono delle ca-
tegorie ben specifiche cui è dato il privilegio di andare in pensione dopo
pochi anni di lavoro (i politici ad esempio, siano essi consiglieri regionali
o parlamentari, maturano la pensione dopo appena 5 anni di lavoro e
possono andare in pensione anche a 60 anni, con una spesa che si aggira
intorno ai 200 milioni annui, considerando solo per le pensioni destinate
agli ex parlamentari) insieme a quanti, avendo versato contributi per 40
anni, possono andare in pensione dai 59 anni.
Ci sono poi i lavori usuranti che includono un buon numero di attività,
tutte, a nostro modo di vedere, assolutamente comprensibili nella fatti-
specie in oggetto, ed infine gli artisti ed altre categorie specifiche nume-
ricamente poco considerevoli, soggetti ad un regime particolare.
Ma la fetta grossa di spesa e di sbilanciamento dell’età di pensionamen-
to, è determinato dall’esorbitante numero di pensioni di invalidità: 2 mi-
lioni 741 mila che determineranno per il 2010 una spesa di 16,6 miliardi,
in crescita rispetto agli anni precedenti. Niente da dire se non fosse che
tra tutti gli invalidi regolarmente certificati, si annida un numero di falsi
invalidi altissimo.
Dalle prime verifiche condotte dall’INPS su un campione di 200 mila
controlli sono emerse infatti 20.000 pensioni di falsa invalidità, intestate
a persone in buona salute, ed altre 20.000 sono in attesa di esame e
vengono definite a rischio, con un miliardo di euro che ogni anno, dun-
que, viene riconosciuto a chi riesce a raggirare lo Stato ed approfittare
dell’onestà degli altri contribuenti. Se infatti si applicasse la stessa per-
centuale di falsi invalidi risultante dal campione che, tuttavia, escludeva
alcune fasce di invalidità ritenute certe, ne deriverebbero oltre 250.000
probabili pensioni di falsa invalidità.
Rispetto al quadro descritto, già dal 2010 potrebbero essere applicati i
provvedimenti che, a fronte dell’allungamento dell’attesa di vita, sareb-
bero volti a ridurre le percentuali del 6-8% della pensione percepita per
chi preferisce anticipare i tempi di pensionamento. Mentre sono allo stu-
dio misure per ridurre le finestre di uscita da 4 a 2.
Tuttavia, pur condividendo le preoccupazioni relative agli aspetti legati
alla spesa pensionistica, vista anche la sua consistenza nell’attuale perio-
do di crisi, l’auspicio è che l’intervento più deciso ed incisivo sia proprio
rivolto ad eliminare le storture precedente descritte. Tanto più alla luce
del danno complessivamente arrecato alla collettività che tra pensiona-
menti iper anticipati, trattamenti di favore per determinate categorie,
vitalizi corposi e rendite destinate a chi raggira il sistema previdenziale,
vede bruciati ogni anno più di un miliardo di euro, sicuramente meglio
utilizzabile rispetto alle diffuse esigenze di equità e di contribuzione so-
ciale.
Salvatore CatoranoResp. Redazione Terzaeta.com
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lioni 741 mila che determineranno per il 2010 una spesa di 16,6 miliardi,
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