ucid letter n°1/2010

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UCID Letter n°3/2009

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1/2010

L E T T E R

L’impresa: luogo di eccellenzaper le relazioni umane

EDITORIALE

Se vuoi costruire la pacecustodisci il Creato

PACEE TUTELA DEL CREATO

Creare un umanesimo d’impresavirtuoso e giusto

CARITASIN VERITATE

Al centro la persona,per un nuovo concetto di sviluppo

ECONOMIAE BENE COMUNE

Page 2: UCID Letter n°1/2010

Periodico quadrimestrale dell’UCIDUnione Cristiana Imprenditori Dirigenti

Anno XIII, 1/2010

Autorizzazionedel Tribunale di RomaN. 437/05 del 4/8/2005

L E T T E R

UCID, Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti, èun’Associazione privata, nata nel 1947, che impe-gna i propri Soci alla realizzazione del Bene Comu-ne mediante comportamenti coerenti con lo spiritoevangelico e con gli indirizzi della Dottrina Socile del-la Chiesa Cattolica.Con questo impegno l’UCID pone al servizio dellacomunità civile le esperienze e le conoscenze che de-rivano ai propri Soci dalle loro attività imprendito-riali e professionali.I fondamentali princípi etici ispiratori e di riferimen-to che l’UCID ha adottato e che propone a tutti i pro-pri soci sono:• la centralità della persona, accolta e valorizza-ta nella sua globalità;• l’equilibrato utilizzo dei beni del Creato, nelpieno rispetto dell’ambiente, sia per le presenti cheper le future generazioni;• il sano e corretto esercizio dell’impresa e del-la professione come obbligo verso la società e co-me opportunità per moltiplicare i talenti ricevuti abeneficio di tutti;• la conoscenza e la diffusione del Vange-lo,applicando le indicazioni ideali e pratiche della Dot-trina Sociale della Chiesa;• un’efficace ed equa collaborazione fra i soggettidell’impresa, promuovendo la solidarietà e svilup-pando la sussidiarietà.Da queste linee ideali e di impegno deriva una or-ganizzazione composta, a livello nazionale, di circa4.000 soci. UCID Nazionale è articolata a livello ter-ritoriale in 17Gruppi Regionali e 89 Sezioni Provincialie Diocesane. L’UCID Nazionale fa parte dell’UNIA-PAC,“International Christian Union of Business Exe-cutives”.

U C I D

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Periodico quadrimestrale dell’UCIDUnione Cristiana Imprenditori Dirigenti

Direttore ResponsabileGiovanni Locatelli

RedazioneSegreteria UCID Nazionale

Via della Conciliazione 15 - 00193 RomaTel. 06 86323058 - fax 06 86399535e.mail: [email protected]

site web: www.ucid.it

Anno XIII 1/2010

Autorizzazionedel Tribunale di RomaN. 437/05 del 4/8/2005

Sped. in Abbon. Postale - D.L. 353/2003(conv. in l. 27/02/2004 n° 46)art. 1, comma 2, DCB Padova

Progetto graficoEditing

Impaginazione graficaGermano Bertin

TipografiaNuovaGrafotecnica,Via L.daVinci 835020 Casalserugo - PadovaTel.049 643195 - Fax 049 8740592site web: www.grafotecnica.it

ATTIVITA’ 1/2010UCID LETTER

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EDITORIALE

L’impresa:luogo di eccellenza per le relazioni umane 5

PARTE PRIMA: TEMI GENERALI

Al centro la persona,per un nuovo concetto di sviluppodel Card. Salvatore De Giorgi 13

Creare un umanesimo d’impresavirtuoso e giustodi Angelo Ferro 16

La famiglia: una straordinaria istituzionedi Federico Falk 23

Un’etica per l’economiadi Giovanni Scanagatta 26

PARTE SECONDA: APPROFONDIMENTI

Ripensare il modello d’impresadi Emilio Iaboni 36

Se vuoi coltivare la pacecustodisci il Creatodi Giovanni Scanagatta 42

Ambiente sano per una buona salutedi Giuseppe Lovecchio 45

“Vincente-Vincente”di NapoigaMokojindi 47

PARTE TERZA: RECENSIONI

a cura di Silvia Paoluzzi

• Fede, Economia, Sviluppo,di Riccardo Pedrizzi 50

• Il Corano e la Bibbia a confronto,di don Giuseppe Magrin 52

PARTE QUARTA

Attività Nazionale UCIDe Internazionale UCID 57

SOMMARIO

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EDITORIALE

È necessario riaffermarela centralità dell’uomonei processi di sviluppo,

con i suoi valoridi libertà, responsabilità,

dignità e creatività,con un radicamento neivalori della sussidiarietà

e della solidarietà.Solo cosí sarà possibile

costruire un nuovomodello di sviluppoper il bene comune

universale

ATTIVITA’

L’IMPRESA:LUOGO

DI ECCELLENZA

PER LE RELAZIONI

UMANE

In un periodoin cui si stannofrantumando i valoridella famigliava rafforzatala dimensionecomunitariadell’impresa

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Apriamo questo primo numero di UCIDLetter del 2010 conun pensiero rivolto a due persone scomparse nei primime-si del nuovo anno, molto vicine e molto care alla nostra

associazione: LuigiGatti ed EmilioChini, ricordati affettuosamentenelle parole di Bozzetti, Cavalli e Cagnani. Uomini e imprendi-tori, animati dai valori cristiani e dall’amore per il bene comune.Hanno apportato un contributo fondamentale all’UCID, lascian-do testimonianze concrete per tutti noi e in particolare per le gio-vani generazioni.In apertura dei temi generali, riportiamo due stimolanti contri-

buti tratti dalla collana “Imprenditori Cristiani per il bene comu-ne”. Si tratta del secondo volume della collana che ha per titolo“Cultura d’impresa e costruzione del bene comune. L’EnciclicaCaritas in Veritate per un mondo migliore”. Il volume è stato pre-sentato al Santo Padre Benedetto XVI, nel corso dell’udienzaspeciale in Vaticano del 6 febbraio scorso.Il Cardinale De Giorgi ci offre stimolanti riflessioni sulla di-

mensione vocazionale dello sviluppo, inteso nel suo duplice aspet-to:umano e trascendente. È necessario riaffermare la centralità del-l’uomo nei processi di sviluppo, con i suoi valori di libertà, re-sponsabilità, dignità e creatività, con un radicamento nei valoridella sussidiarietà e della solidarietà. Solo cosí sarà possibile co-struire un nuovo modello di sviluppo per il bene comune univer-sale.Il Presidente Ferro sottolinea la necessità di una dimensione co-

munitaria dell’impresa, in un periodo in cui purtroppo si stannodisgregando e frantumando i valori della famiglia come cellulacostitutiva della società. L’impresa è un luogo di eccellenza perle relazioni umane e per la costruzione di legami indispensabiliper lo sviluppo della società e del territorio in cui essa opera.Il tema della famiglia e dell’impresa viene affrontato nel con-

tributo dell’Ing. Federico Falck, Vice Presidente del Gruppo Lom-bardo, riproponendo l’intervento effettuato in occasione del Fo-rum del Comitato Tecnico Scientifico del 22 febbraio scorso a Ro-ma. La famiglia è un importantissimo “antidoto” per superare lagrave crisi attuale, che prima di essere economica è morale. LaFalck costituisce un grande esempio di impresa familiare i cui rap-presentanti hanno saputo leggere nei tempi compiendo scelte co-raggiose e lungimiranti, avendo sempre presente il grande valo-re delle persone che operano nell’impresa e la responsabilità ver-so le istituzioni e le comunità locali.Giovanni Scanagatta ricorda Mons. Pompeo Piva, che un anno

fa ha raggiunto la casa del Padre, lasciandoci una lezione diprofonda umanità e coerenza al Vangelo, alla continua ricerca del-la verità attraverso la fede e la ragione. Le dimensioni umana edeconomica dell’impresa devono compenetrarsi nella creazione diuno sviluppo animato dalla giustizia e dalla carità, valorizzando

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“Se vuoicostruire la pace,custodisci il creato”è il tema sceltoda Benedetto XVIin occasione dellaXLIII giornata mondialedella pace.Al Pontefice sta moltoa cuore il temadella tutela ambientale.Il creato rappresentaun dono inestimabiledi Dio, il cui usocomporta una comuneresponsabilità versol’umanità intera

EDITORIALE

ATTIVITA’

il rapporto tra Dio e l’uomo. È questa la preziosa eredità che cilascia Mons. Piva, condensata, soprattutto per noi dell’UCID, nelvolume intitolato “Sogno un imprenditore cristiano”. È nostro do-vere interiorizzarla e comunicarla a tutti i nostri fratelli perché,come ci ricorda Benedetto XVI nella Caritas in Veritate, la glo-balizzazione ci ha reso piú vicini ma non piú fratelli.La sezione approfondimenti si apre con un contributo di Emi-

lio Iaboni, Presidente della Sezione UCID di Frosinone, sul temadella famiglia come nucleo fondante della società. L’imprendito-re e la famiglia stessa costituiscono cellule vitali della società, lad-dove però l’impresa stessa recuperi “l’anima perduta” concen-trandosi sulla valorizzazione della persona umana.Seguono due contributi che affrontano il tema del rapporto tra

l’uomo e l’ambiente che lo circonda.“Se vuoi costruire la pace,custodisci il creato” è il tema scelto da Benedetto XVI in occa-sione della XLIII giornata mondiale della pace. Giovanni Scana-gatta nel suo contributo sottolinea come al Pontefice stia molto acuore il tema della tutela ambientale, affrontato nell’EnciclicaCa-ritas in Veritate. Il creato rappresenta un dono inestimabile di Dio,il cui uso comporta una comune responsabilità verso l’umanitàintera, in modo particolare verso i poveri e le generazioni future.Segue il contributo di Giuseppe Lovecchio, Presidente della Se-

zione UCID di Conversano-Monopoli, che illustra i contenuti delConvegno della sezione UCID del 28 novembre 2009 sul temadell’ambiente e della salute, con un’analisi approfondita dellecause e degli effetti. Le conclusioni evidenziano come sia neces-sario mettere in campo iniziative concrete che si focalizzano sul-la tutela e il rispetto dell’ambiente per un futuro sostenibile del-l’uomo in questa terra.Prosegue la collaborazione con la nostra Rivista di Napoiga

Mokondji, che ci offre quadri stimolanti della situazione storico-politica-economica dei PaesiAfricani. Il contributo che proponiamoin questo numero riguarda i rapporti tra Cina e Africa. La strate-gia denominata “Vincente-Vincente” ha collegato questi due Pae-si a partire dagli anni Settanta in un programma di cooperazione.C’è da dire che la Cina si è potuta in questo modo avvalere delleimmense risorse energetiche eminerarie presenti nel territorio afri-cano. Non sono mancati però i risvolti negativi della massicciapresenza cinese in Africa, quali il commercio delle armi e la cri-si delle imprese africane incapaci di sostenere la concorrenza deiprodotti “made in China”.Nella rubrica recensioni presentiamo un libro di Riccardo Pe-

drizzi, dal titolo “Fede, economia e sviluppo”. Attraverso questovolume Pedrizzi ci rende partecipi di una riflessione sul tema del-le relazioni tramercato finanziario, regolamentazione, etica ed eco-nomia. L’autore sottolinea che la profonda crisi economico-fi-nanziaria che stiamo vivendo a livello globale dipende principal-

La globalizzazioneci ha reso piú vicinima non piú fratelli.La famigliaè nucleo fondantedella società.L’imprenditoree la famiglia stessacostituisconocellule vitalidella società,laddove però l’impresastessa recuperi“l’anima perduta”concentrandosisulla valorizzazionedella persona umana

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ATTIVITA’EDITORIALE

La profonda crisieconomico-finanziaria

che stiamo vivendoa livello globale dipende

principalmentedalla mancanza di etica

nell’economia, chediviene quindi una“diseconomia”,

producendo gravi danniche sono sotto

gli occhi di tutti.Serve una riconciliazionetra etica ed economia,con la valorizzazionedei corpi intermedi,

delle specificitàterritoriali e del mondo

del volontariato

mente dalla mancanza di etica nell’economia, che diviene quin-di una “diseconomia”, producendo gravi danni che sono sotto gliocchi di tutti. La strada indicata da Pedrizzi si basa sulla riconci-liazione tra etica ed economia, sulla valorizzazione dei corpi in-termedi, delle specificità territoriali e del mondo del volontaria-to.Segue infine uno stimolante contributo di don Giuseppe Ma-

grin che ci propone uno schema comparativo tra Cristianesimo eIslamismo. La comparazione riguarda soprattutto le differenze trai due impianti teologici che non è però scevra di significativi ri-svolti socio-culturali. Obbedienza e sottomissione sono le costantidella religione islamica, amore e dialogo quelle del Cristianesi-mo. Differenze teologiche che trovano la loro principale ragiond’essere nel diverso panorama storico-politico che ha “ospitato”la nascita delle due religioni: il Cristianesimo che ha il suo alveonel mondo romano già strutturato istituzionalmente; l’Islamismo,unificatore di popoli molto differenti tra loro e tenuti fortementeinsieme dal credo religioso.Concludiamo, come di consueto, con la parte dedicata alle at-

tività dell’UCID, con attenzione ai rapporti con la CEI, con i grup-pi e le sezioni, con diversi movimenti e associazioni laicali e lerelazioni internazionali con l’UNIAPAC.

Gli amici della Presidenza Nazionale

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THE FIRM

IS A PLACE

OF EXCELLENCE

IN HUMAN

RELATIONS

The communitydimensionof the firm,at a time which,they are shatteringthe values of family,is a constituentunit of society

ATTIVITA’

It’s necessary to reaffirmthe centralityof the person in thedevelopment process,with his values offreedom, responsibility,dignity, and creativity,with a grounding in thevalues of solidarityand subsidiarity.Only in this way it willbe possible to builda new developmentmodel for the universalcommon good

EDITORIAL

Weopen the first number of UCID Letter 2010 with a thou-ght, addressed to two people missing in early new year,very close and very dear to our association: Luigi Gat-

ti and Emilio Chini, fondly remembered in Bozzetti, Cavalli andCagnani’ s words Men and entrepreneurs, inspired by Christianvalues and love for the common good. They gave a fundamentalcontribution to UCID, leaving concrete witnesses for all of us andespecially for the younger generation.At the opening of the general themes, here are two stimula-

ting contributions taken from the series “Christian Entrepre-neurs for the common good”. This is the second volume of theseries which is entitled “Corporate culture and the construc-tion of the common good. The Encyclical Caritas in Veritatefor a better world”. The book was presented to Pope BenedictXVI at Vatican, during the special audience the last 6 February.Cardinal De Giorgi offers stimulating reflections on the vo-

cational dimension of development, understood in its dualaspect: human and transcendent. It 'necessary to reaffirm thecentrality of the person in the development process, with his va-lues of freedom, responsibility, dignity, and creativity, with agrounding in the values of solidarity and subsidiarity. Only inthis way it will be possible to build a new development modelfor the universal common good.The President Ferro stressed the need of a community di-

mension of the firm, at a time which, unfortunately, they are di-sintegrating and shattering the values of family as a constituentunit of society. The firm is a place of excellence in human re-lations and to build ties essential for the development of societyand the territory in which it operates.The theme of the family and the firm is expressed in the con-

tribution of Eng. Federico Falck, Vice President of the LombardoGroup, proposing the intervention made during the Forum ofthe Scientific Committee of 22 February in Rome. The familyis a very important “antidote” to overcome the current crisis,that prior to be economic is moral. Falck enterprise is a greatexample of a family-firm, whose member could discern in timemaking courageous and farsighted choices, always keeping inmind the great value of people working in the firm and the re-sponsibility towards institutions and local communities.Giovanni Scanagatta reminds Mons.Pompeo Piva, which la-

st year reached the Father's house, leaving us a lesson of deephumanity and coherence to the Gospel, the continuing searchfor truth through faith and reason. The human and economicdimensions of the enterprise must interpenetrate, in the crea-tion of a development inspired by justice and charity, highli-ghting the relationship between God and man. It’s that one theprecious inheritance that Mons Piva left us, condensed, espe-

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cially for us of UCID, in the volume entitled “Dream of a Ch-ristian Entrepreneur”.It’s our duty to internalize it and communicate it to all our

brothers because, as Benedict XVI reminds us in “Caritas inVeritate”, globalization has made us closer, but not morebrothers. The deepening section opens with a Emilio Iaboni’scontribution President of the UCID section of Frosinone, on thetheme of family as the founding core of society. The entrepre-neur and the family itself are vital cells of society, where thefirm itself recovers the “lost soul” focusing on the enhancementof the human person.Following two contributions addressing the issue of the re-

lationship between man and the environment that surround him.“If you want to build peace, keep the Creation” is the themechosen by Benedict XVI for the XLIII World Day of Peace. Gio-vanni Scanagatta, in his contribution, emphasizes that the Po-pe take care to the theme of environmental protection, addres-sed in the encyclical Caritas in Veritate. The Creation is a pri-celess God’s gift, which use involves a shared responsibilitytowards humanity, especially the poor and future generations.It follow the contribution by Giuseppe Lovecchio, President

of the UCID section of Conversano-Monopoli, explaining thecontents of the Conference of the UCID section of the 28 No-vember 2009, on the theme of environment and health, with adetailed analysis of causes and effects. The findings show thatit is necessary to field specific initiatives that focus on envi-ronmental protection and respect, for a sustainable future forman in this land.It’s going on the collaboration with our review of Napoiga

Mokondji, which offers us exciting pictures of the historical-po-litical-economic situation of African Countries. The contribu-tion, that we propose in this number, concerns the relationsbetween China and Africa. The strategy called “Winning-Win-ning” has linked these two countries since the 70s in a programof cooperation. It must be said that China has been able, in thisway, to draw on immense energy and mining resources in theAfrican territory. There were also negative effects of the mas-sive Chinese presence in Africa, such as the arms trade and thecrisis of African firms unable to compete with the products“made in China”.In the review section we present a book by Riccardo Pedriz-

zi, entitled “Faith, economy and development”. Through thisvolume Pedrizzi makes us part of a reflection on the relation-ship between financial market regulation, ethics and economics.The author stresses that the deep economic and financial cri-sis, we are globally experiencing, depends mainly on the lackof ethics in the economy, which thus becomes a “diseconomy”,

Globalizationhas made us closer,

but not more brothers.The theme of family

is the foundingcore of society.

The entrepreneurand the family itself

are vital cellsof society, where thefirm itself recovers

the “lost soul” focusingon the enhancementof the human person

EDITORIAL

ATTIVITA’

“If you wantto build peace,

keep the Creation”is the theme chosen by

Benedict XVI forthe XLIII WorldDay of Peace.

The Pope take careto the theme

of environmentalprotection.

The Creation is apriceless God’s gift,which use involves ashared responsibility

towards humanity

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The deep economicand financial crisis,we are globallyexperiencing, dependsmainly on the lack ofethics in the economy,which thus becomes a“diseconomy”,producing seriousdamages that arevisible to everyone.It’s necessaryan reconciliationbetween ethicsand economy, on theenhancementof intermediate bodies,the specificityof the territory and theworld of volunteering

producing serious damages that are visible to everyone. The roadindicated by Pedrizzi is based on reconciliation between ethicsand economy, on the enhancement of intermediate bodies, thespecificity of the territory and the world of volunteering.Finally, following a stimulating contribution by Don Giu-

seppe Magrin who propose a comparative scheme between Ch-ristianity and Islam. The comparison mainly concerns the dif-ferences between the two theological systems, but is not de-void of significant socio-cultural implications. Obedience andsubmission are the constants of the Islamic religion, love anddialogue those of Christianity. Theological differences, that ha-ve their main being reason in different historical and politicallandscape that has “hosted” the birth of the two religions: Ch-ristianity has its roots in the Roman world already structuredinstitutionally, Islam, unifier of peoples very different and stron-gly held together by religion.We conclude, as usual, with the section devoted to the UCID

activities, with attention to the relations with the CEI, groupsand sections, with different movements and lay associations andinternational relations with UNIAPAC.

Friends of the National Presidency

ATTIVITA’EDITORIAL

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IMPRENDITORE

E LEADER ATTENTO

ALLE PERSONE

Le sue opere:un patrimonioindelebileper la comunitàpiacentina

Pierpaolo CagnaniPresidente Sezione UCIDPiacenza

ATTIVITA’ IN RICORDO DILUIGI GATTI

Lascomparsa delGr. Uff. Dott. Luigi Gatti ha segnato profon-damente i soci e gli amici dell’Unione Cristiana Impren-ditori Dirigenti (UCID) di Piacenza, di cui è stato fonda-

tore e Presidente dai primi anni Settanta fino al 2006. Quell’an-no era stato proprio il Dott. Gatti a volere un ricambio nel verti-ce presidenziale, per garantire continuità.Ma anche negli ultimi anni ha offerto un impulso straordinario,

in qualità di Presidente Onorario. Entrato nell’UCID nel 1965, ilDott. Gatti ha incarnato in modo esemplare i valori che l’UCIDvuole esprimere. La Sua generosità, l’attenzione alle persone, ilsenso delle istituzioni, la spinta imprenditoriale, la curiosità perle innovazioni, la fede cristiana testimoniata nei fatti rappresen-tano un grande dono e un patrimonio indelebile non solo per gliUcidini, ma per tutta la comunità piacentina.Tanti sono i ricordi che legano gli Ucidini al Dott. Gatti. Dai

suoi interventi durante i convegni: sempre capace di coniugare l’at-tenzione agli ideali con una straordinaria concretezza. Al suomo-do, sempre propositivo, di partecipare agli incontri del ConsiglioDirettivo: guardava avanti, lanciava idee e proposte di lavoro.Spesso aveva con sé citazioni, ritagli di giornale, da cui prende-va spunti per nuove iniziative.Significativo anche il contributo del Dott. Gatti all’UCIDGrup-

po Lombardo, a cui la Sezione di Piacenza afferisce. Attualmen-te il Dott. Gatti era componente del Comitato dei Probiviri delGrup-po Lombardo.È stato un imprenditore e un leader di successo. Ma al di là del-

le tante cariche ricoperte e delle onorificenze ricevute, il ricordoche lo fa sentire ancora presente nell’animo degli Ucidini è quelsuomodo di porsi schietto, diretto, profondamente umano. Il Dott.Gatti sapeva entrare in relazione, raccontava le proprie esperien-ze e dispensava aiuti con riservatezza e discrezione. Nonostantegli 83 anni, era giovane nello spirito e nell’approccio alla vita. Unvero imprenditore, che comunicava curiosità, tenacia, instanca-bilità, voglia di sperimentare nuovi progetti e di far crescere Pia-cenza tramite il gioco di squadra, contro i veti incrociati.La sua scomparsa ha colto di sorpresa, ma il ricordo è vivo e

profondamente radicato. Tutto quello che ha testimoniato rap-presenta un tesoro prezioso per gli Ucidini. Da serbare con pas-sione, al servizio del nostro territorio e della nostra comunità ec-clesiale, coerentemente a quei valori di cui il Dott. Gatti è statoun maestro e testimone davvero efficace. I soci e gli amici del-l’UCID hanno avuto modo di apprezzare anche la grande dispo-nibilità dei familiari del Dott. Gatti, alcuni dei quali a loro voltaUcidini.Dott. Gatti, la ringraziamo ancora per la paternità dimostrata

nei nostri confronti e per l’esempio che ha sempre rappresentatoper tutti noi.

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LUIGI GATTI Con infinito rimpianto ricordiamo la scomparsa avvenuta in da-ta 10 febbraio 2010 del Gr. Uff. Dott. Luigi Gatti fautore dell’U-CID Sezione di Piacenza, di cui per molti anni è stato Presiden-te.Attualmente era componente del Comitato dei Probiviri del

Gruppo Lombardo.Illustre cittadino di Piacenza, Imprenditore ha ricoperto pre-

stigiose cariche istituzionali.Per 20 anni Presidente della locale Camera di Commercio.

Precursore ed innovatore in molteplici àmbiti imprenditoriali esociali è stato una colonna dell’UCID di Piacenza.Lo ricordiamo come un uomo entusiasta di appartenere alla no-

stra Associazione per la quale ha speso tante energie, suggeri-menti ed azioni.

Renzo BozzettiPresidente del Gruppo UCID Regionale Lombardo

ATTIVITA’

EMILIO CHINI

IN RICORDO DI

«A Emilio Chini ... e alla sua meravigliosa famiglia, a Luigia,a Catia, a Enrico, Fatima e ai tre nipotini, Alle sue fabbriche amisura d'uomo,capolavoro di una intensa vita. Un abbraccio ap-passionato:va in pace nel nome del Signore».Cosí recita il nostro necrologio per un uomo giusto, saggio e

buono. Una coppia di sposi bellissima, a fianco la sua Luigia, an-che lei giusta, saggia e buona, con gli occhi pieni di sobrie la-crime. Bravo padre, bravo nonno, bravo imprenditore. Un ami-co affidabile e rasserenante. Per questo centinaia di persone sisnodavano in corteo dalla sua casa alla sua Chiesa, accompa-gnandolo con canti e preghiere verso la casa del Padre.Era stato otto anni fa il fondatore della SezioneUCID della Val-

le Camonica di Brescia. Imprenditore importante, nel settore del-le grandi opere, della siderurgia, degli acciai piú sofisticati, del-la meccanica innovativa. Vero uomo e ottimo imprenditoreUCID,di poche parole ma di molti fatti, con la preoccupazione precipuaper e il bene comune. La Responsabilità sociale dell’Impresa l’a-veva nel DNA , non sulle carte patinate dei “Bilanci sociali“, l’a-veva nell'impegno alla guida di numerose associazioni e attivitàsociali, culturali, religiosa, benefiche:l'impresa che si fa caricoconcretamente della “sua” comunità. “Vita mutatur , non tolli-tur ...” A te la gioia della vita eterna, a noi l’impegno di conti-nuare, le tue opere sulla terra.

Ferdinando CavalliPast President della Sezione UCID di Brescia

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glianza. In questo senso, laDot-trina Sociale della Chiesa faparte della teologia, come eb-be già a sottolineare inmodo in-cisivo Giovanni Paolo II, nelsuo alto insegnamento sociale.Ma l’enciclicaCaritas in Ve-

ritate è anche molto attenta al-la dimensione storica dellaDot-trina Sociale della Chiesa peril discernimento morale degliatti umani. Varie sono le tema-tiche affrontate dalla Caritasin Veritate, ma appare centra-le il concetto di sviluppo da in-tendersi in tutti i suoi aspetti:umano, economico, sociale, fa-miliare, ambientale e tecnolo-gico.Benedetto XVI parla di vo-

cazione allo sviluppo, per sot-tolineare il suo significato teo-logico e trascendente. L’im-prenditore è l’attore principa-le dello sviluppo e quindi gran-de è la responsabilità degli im-prenditori cristiani per la co-struzione del bene comune.Nell’affrontare le problema-

AL CENTRO

LA PERSONA, PER UN

NUOVO CONCETTO

DI SVILUPPO

Per uno svilupposolido e duraturoè necessario porreal centro di ogniprocesso economico,politico, sociale:la persona umana

TEMI GENERALI

ECONOMIAE BENE COMUNE

PARTE PRIMA

di Cardinale Salvatore De GiorgiConsulente EcclesiasticoNazionale dell’UCID

Costruire un nuovo concetto di sviluppo, che contemperi la di-mensione umana e trascendente, è l’imperativo morale della Caritas inVeritate di Benedetto XVI.

Per realizzare un modello di sviluppo solido e duraturo è ne-cessario porre al centro di ogni processo economico, politico, sociale: lapersona umana basandosi sui valori fondanti della solidarietà e della sus-sidiarietà, per la costruzione del bene comune universale.

Building a new concept of development, which strikes the hu-man and transcendent dimension, is themoral imperative of Benedict XVI’sCaritas in Veritate.

To realize a solid and sustainable model of development it’s ne-cessary to put at the centre of each process economic, political, social,the human person, basing on the core values of solidarity and subsidia-rity, in the construction of the universal common good.

L’enciclica sociale Cari-tas in Veritate è un do-no prezioso di Benedet-

to XVI per illuminare il nostrocammino di imprenditori e di-rigenti cristiani, in questo tem-po di crisi in cui occorre pen-sare a un nuovomodello di svi-luppo per la costruzione del be-ne comune e di un mondo mi-gliore soprattutto per le giova-ni generazioni.Il Santo Padre fa capire che

dobbiamo andare verso unanuova economia e una nuovascienza economica, se voglia-mo salvare gli uomini pro-muovendo lo sviluppo umanointegrale nella carità e nella ve-rità. È un messaggio che Be-nedettoXVI rivolge non solo aicredenti ma a tutti gli uominidi buona volontà.La Dottrina Sociale della

Chiesa non ha modelli econo-mici da suggerire, ma si preoc-cupa che le costruzioni umanesiano rispettose dei valori na-turali della libertà, della re-sponsabilità, della dignità e del-la creatività dell’uomo. Que-sto è un principio che è semprestato presente nell’insegna-mento sociale della Chiesa, dal-la Rerum Novarum di LeoneXIII del 1891 alla recente Ca-ritas in Veritate di BenedettoXVI.L’Enciclica sociale di Bene-

detto XVI si caratterizza per laforte tensione teologica perchélo sviluppo basato sulla caritànella verità si colloca a un li-vello piú elevato dello svilup-po giusto, in forza del rappor-to filiale tra Dio e l’uomo, fat-to a sua immagine e somi-

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Oggi la politica ètroppo svilita,per generare speranzain un mondo migliore.Abbiamo bisognodi uomini con spiritonuovo, in gradodi disegnare e realizzareun nuovo modellodi sviluppo che si fondiin modo equilibrato suigrandi valoridella solidarietàe della sussidiarietà

conoscere, da una parte, cheesso nasce da un appello tra-scendente e, dall’altra, che èincapace di darsi da sé il pro-prio significato ultimo».Si rifuggono pertanto le mo-

derne teorie della decrescita fe-lice portate avanti da diversistudiosi.Nel contempo, viene sottoli-

neata la grande capacità di leg-gere i tempi della PopulorumProgressio di Paolo VI del1967, a cui è dedicato il primocapitolo della Caritas in Veri-tate. LaPopulorumProgressiorecita che «lo sviluppo è il nuo-vo nome della pace».L’Enciclica fa capire che oc-

corre approfondire l’operaredel “pendolo storico” che oscil-la tra Stato e Mercato, perchéquesto ci deve aiutare a tracciarei lineamenti di una nuova vi-sione dello sviluppo per il be-ne comune che superi e vada ol-tre il ferreo binomio in cui sia-mo oggi intrappolati.Si afferma generalmente che

ilMercato ha il compito di crea-re la ricchezza, mentre lo Sta-to svolge le funzioni redistri-buitive per la realizzazione delbene comune e della giustiziasociale.Oscilliamo ciclicamente tra

questi due poli, spingendo divolta in volta verso le libera-lizzazioni e il mercato o versol’intervento dello Stato in eco-nomia. Per tenere unito il mon-do abbiamo bisogno di un nuo-vomodello di sviluppo che peressere solido e duraturo deveavere contenuti nel contempoeconomici, civili emorali, gra-zie al primato della politica che

deve operare in autentico spi-rito di servizio per la costru-zione del bene comune.Oggi la politica è svilita, trop-

po svilita, per generare spe-ranza in un mondo migliore,pensando soprattutto alle gio-vani generazioni.Abbiamo bisogno di uomini

con spirito nuovo, in grado didisegnare e realizzare un nuo-vo modello di sviluppo che sifondi in modo equilibrato suigrandi valori della solidarietà edella sussidiarietà.È questo il grande insegna-

mento dell’Enciclica sociale diBenedettoXVI che occorre tra-durre in scelte concrete a livel-lo mondiale, puntando su unnuovo modello di sviluppo icui fondamenti vanno oltre loStato e il Mercato.I princípi dello sviluppo, del-

la solidarietà, della sussidia-rietà, della destinazione uni-versale dei beni e del bene co-mune sono i cardini della Dot-trina Sociale della Chiesa.La solidarietà senza sussi-

diarietà genera assistenziali-smo emortificazione della crea-tività dell’uomo per lo svilup-po e per la costruzione del be-ne comune.La sussidiarietà senza soli-

darietà genera egoismo locali-stico, scarsa attenzione all’al-tro e al bene della coesione so-ciale. Senza forme interne disolidarietà e di fiducia recipro-ca, il mercato non può da soloespletare pienamente la propriafunzione economica, cioè dicreare la ricchezza e di distri-buirla secondo giustizia.L’obiettivo dell’impresa non

tiche dei nostri tempi, fra cui lacrisi economica, occorre ap-pellarsi a quella che rappre-senta la maggiore forza a ser-vizio dello sviluppo: un nuovoumanesimo cristiano che rav-vivi la carità e si faccia guida-re dalla verità, accogliendo l’u-na e l’altra come dono perma-nente di Dio.La cultura cristiana è voca-

zione allo sviluppo basato suivalori della solidarietà e dellasussidiarietà per la costruzionedel bene comune. Significativeappaiono a questo riguardo leparole che leggiamo al punto 16dell’Enciclica: «Dire che lo svi-luppo è vocazione equivale a ri-

ATTIVITA’PARTE PRIMA - TEMI GENERALI

ECONOMIAE BENE COMUNE

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Dobbiamo ritornarealla centralità

dell’uomo nei processidi sviluppo, con i suoi

valori di libertà,responsabilità, dignità

e creatività. Soloda poco gli economistihanno scoperto il ruolo

fondamentaledel capitale umano

nei processi di sviluppo,arrivando in ritardorispetto ai princípi da

sempre indicati la Dottri-na Sociale della Chiesa

può pertanto essere costituitounicamente dal profitto e dal-la responsabilità nei confrontidegli azionisti, ma occorre an-che testimoniare la responsa-bilità nei confronti degli altriportatori di interessi, rappre-sentati in primis dai dipenden-ti, la risorsa piú preziosa del-l’azienda.E ancora la responsabilità nei

confronti delle comunità loca-li, delle istituzioni locali, deiclienti, dei fornitori e di tutti glialtri soggetti che hanno rap-porti con l’impresa. In questomodo, come ci ha insegnatoGiovanni Paolo II nella grandeenciclica sociale CentesimusAnnus del 1991, l’impresa èuna comunità di persone in cuil’autorità viene esercitata noncome potere ma come serviziocon carità nella verità per la co-struzione del bene comune.L’Enciclica diBenedettoXVI

sottolinea opportunamente chenon esiste solamente la re-sponsabilità sociale dell’im-presa ma anche la responsabi-lità sociale del consumatore. Eciò vale soprattutto nel nostrotempo in cui diventano semprepiú pervasive e aggressive letecnologie dell’informazione edella comunicazione, con unrapporto sempre piú diretto epersonalizzato tra chi consumabeni e servizi, chi li produce echi li distribuisce.Le due responsabilità devo-

no integrarsi e valorizzarsi re-ciprocamente per uno svilupposostenibile nel lungo periodo eper la costruzione del bene co-mune. Dobbiamo ritornare al-la centralità dell’uomo nei pro-

cessi di sviluppo, con i suoi va-lori di libertà, responsabilità,dignità e creatività. Solo da po-co gli economisti hanno sco-perto il ruolo fondamentale delcapitale umano nei processi disviluppo, arrivando in ritardo ri-spetto ai princípi che da sem-pre indica la Dottrina Socialedella Chiesa. Cruciale diventaallora la formazione del capi-tale umano attraverso l’educa-zione e l’istruzione delle per-sone, a partire dall’infanzia.È la sfida educativa su cui

insiste spesso il Santo PadreBenedetto XVI, sottolineandoil ruolo insostituibile della fa-miglia e della scuola nella cre-scita morale e spirituale dellapersona per uno sviluppo so-stenibile dei popoli nella caritàe nella verità.In questo spirito, voglio ter-

minare la mia introduzione aquesto volume con due passimolto significativi della Con-clusione della Caritas in Veri-tate: «SenzaDio l’uomonon sadove andare e non riesce nem-meno a comprendere chi eglisia». «Lo sviluppo ha bisognodi cristiani con le braccia alza-te versoDio nel gesto della pre-ghiera, cristianimossi dalla con-sapevolezza che l’amore pienodi verità, caritas in veritate, dacui procede l’autentico svilup-po, non è da noi prodotto ma civiene donato».

Tratto da “Cultura d’impresa e co-struzione” collana “Imprenditori Cri-stiani per il bene comune”, II Volume,(Intr. pp. 8-11) a cura di Angelo Ferroe Pierluigi Sassi).

«Lo sviluppo ha bisognodi cristiani conle braccia alzate

verso Dio nel gestodella preghiera,cristiani mossi

dalla consapevolezzache l’amore pienodi verità, caritasin veritate, da cui

procede l’autenticosviluppo, non è da noi

prodotto maci viene donato»

PARTE PRIMA - TEMI GENERALI

ATTIVITA’ ECONOMIAE BENE COMUNE

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Dall’enciclica Caritas in Veritate scaturiscono precetti ed inse-gnamenti indispensabili per ripensare e ricostruire un nuovo concetto disviluppo che trovi applicazione concreta in molti ambiti dell’azione uma-na. Costruire il bene comune è un compito che spetta ad ognuno di noi,valorizzando la persona umana nella sua unicità. In tale ottica appare dirilievo fondamentale il ruolo dell’imprenditore come promotore di un nuo-vo modello di sviluppo animato dai valori di solidarietà, in cui non sia l’uo-mo ad essere asservito all’economia ma sia egli il soggetto principe nel-la creazione di un umanesimo di impresa virtuoso e giusto per costruireun umanesimo integrale.

By the encyclical Caritas in Veritate, resulting essential pre-cepts and teachings, to rethink and rebuild a new concept of develop-ment,that find concrete application in many areas of the human action.Building the common good is a everybody’s task, valuing the human per-son in his uniqueness. In this goal, it is important the role of entrepre-neurs as a key sponsor of a new development model inspired by the va-lues of solidarity, in which it is not the man to be subservient to the eco-nom,y but he is the first subject in the creation of a humanism of enter-prise virtuous and right to build an integral humanism.

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CREARE UN

UMANESIMO

D’IMPRESA

VIRTUOSO E GIUSTO

Le sfidedell’Enciclica:applicazioni al mondodell’impresa, dellebanche, della societàe della cultura

plodere un mondo fondato sualtri valori (gerarchia per na-scita, disuguaglianza, trasmis-sione di potere dinastico, ecc.)che l’uomo moderno ha volu-to superare con il triplice mot-to della Rivoluzione Francese:“Liberté, egalité, fraternité”.Per gran parte del XX seco-

lo si è pensato che l’uguaglianzaquantitativa fosse fondamenta-le per creare sviluppo; il falli-mento del comunismo ha cer-tificato l’insufficienza di que-sto approccio ideologico. Poi siè ritenuto che un’esaltazionedella libertà nella forma so-prattutto del capitalismo fi-nanziario, della soddisfazioneassoluta dei desideri, del pro-tagonismo esclusivo dell’indi-viduo in contrapposizione almodello pianificato fosse l’ar-chitrave della felicità e dellacrescita.L’attuale devastante crisi di-

mostra nei fatti che i due para-digmi della libertà e della ugua-glianza da soli non hanno nédanno futuro se manca la fra-ternità, un processo di condi-visione che postula insiemeamore e intelligenza. L’Enci-clica è il messaggio diretto,pressante - con il ragionamen-to e la moral suasion - all’uo-mo perché sia sintesi di amoree di intelligenza; un invito ri-volto a ogni uomo, a ogni don-na con un percorso suggestivoche spinge all’andare oltre, peressere di piú. «Fare, conosce-re, avere per essere di piú».I primi tre verbi fanno parte

del lessico imprenditoriale; co-stituiscono quasi un “must” perchi guida l’impresa, apparten-

PARTE PRIMA

TEMI GENERALI

di Angelo FerroPresidente UCIDNazionale

«Nonc’è l’intelligen-za e poi l’amore:ci sono l’amore ric-

co di intelligenza e l’intelli-genza piena di amore». È daquesta constatazione laica cheemerge il potere rigenerantedella Caritas in Veritate.Sono gli uomini e le donne

con la loro cultura, le loro scel-te, i loro valori a orientare i si-stemi economici, che duranofinché la cultura che sempreevolve non entra in conflittocon quel dato sistema econo-mico oppure finché gli eccessidel sistema economico, diven-tando troppo intensi, soffocanoi valori antropologici.Ripercorriamo il passaggio

dal feudalesimo all’economia dimercato: un cambiamento epo-cale che è avvenuto non appe-na i nuovi valori di libertà edeguaglianza hanno fatto im-

CARITASIN VERITATE

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«Il tema dello sviluppocoincide con quello

dell’inclusione relazionaledi tutte le persone e

di tutti i popoli nell’unicacomunità della

famiglia umana».Da qui, la solidarietà,intesa come intrinseca

interdipendenza che legagli uomini, e la sussidia-rietà, dove ciascuno hauna sua funzione e solocon la partecipazionedi tutti si raggiungono

risultati ottimali

gono intrinsecamente al suo ba-gaglio culturale e operativo;maè il fine che spiazza rispettoagli attuali obiettivi contingenti,alla loro utilizzazione marcatasu scenari a breve, alle pregiu-diziali egoisticamente torna-contiste, mentre invece tutto variportato alla centralità del-l’uomo.L’essere di piú è un traguar-

do che non si raggiunge da so-li, ma con gli altri; amore rice-vuto e amore donato. Ecco laforza straordinaria dell’Amore,la cui origine è in Dio, AmoreEterno e Verità Assoluta.Una prospettiva alta, con un

fascino rivoluzionario di cer-tezza, di fronte “all’io” di og-gi risucchiato dalla cupidigia,obbediente all’idolo consumi-stico, chiuso nell’avidità delcuore, e di fronte a una societàsenza amore, fatta di disconti-nuità, di attimi, di tante storiesenza una storia comune, di cal-coli razionali per combinarel’utile reciproco, accondiscen-dente verso l’esistere del gior-no per giorno senza l’orizzon-te della trascendenza.L’individuo privo di legami

e di memoria, sentendo di vi-vere in un universo in frantu-mi, esposto ai tanti rischi delquotidiano, passa allora da unalibertà sconfinata alla doman-da di sicurezza dentro nicchiedi solitudine dove si richiude,spinto dalla paura indotta dal-la globalizzazione pervasiva eincontrollabile. L’obiettivo in-consapevole di una bieca ma-nipolazione dell’immaginariosociale è proprio quello di al-lontanarci da una possibile vi-

ta interiore, dal sereno sostarepresso di sé (essere in pace), perinterrogarci su quello che fac-ciamo, sul senso del vivere,mentre è invece questa la levaessenziale su cui tutto va co-struito.Benedetto XVI riprende il

concetto di sviluppo dalla Po-pulorum Progressio inseren-dolo in un quadro antropologi-co piú ampio e integrale,ma so-prattutto piú attento a include-re nella definizione di svilup-po il concetto di relazione: «iltema dello sviluppo coincidecon quello dell’inclusione re-lazionale di tutte le persone edi tutti i popoli nell’unica co-munità della famiglia umana».Da qui alcune categorie. La

solidarietà, intesa come in-trinseca interdipendenza chelega gli uomini, e la sussidia-rietà, nel senso che ciascunoha una sua funzione e solo conla partecipazione di tutti si rag-giungono risultati ottimali, dun-que intesa come riconoscimentodella funzione pubblica dellepersone e delle comunità in-termedie, costituiscono dueprincipi coessenziali: la soli-darietà senza la sussidiarietàdegenera nell’assistenzialismoburocratico, mentre la sussi-diarietà senza la solidarietà con-duce al localismo egoistico.Il Bene Comune è un ordine

sociale non spontaneo che ri-chiede il concorso di tutti perpromuovere la condivisione divite in cui le comunità e ciascunuomo sono messi in grado diraggiungere la propria perfe-zione piú pienamente e piú ce-lermente.

Siamo pertanto interpellatidirettamente, in prima perso-na: la globalizzazione può fa-vorire il Bene Comune, se im-prenditori, dirigenti e profes-sionisti sanno e vogliono ap-plicare nel proprio agire il prin-cipio della sussidiarietà soli-dale; un percorso arduo, da in-ventare, anche perché oggi laconcorrenza fa la parte del leo-ne. Ma è un discorso ineludi-bile ora e ancor piú in prospet-tiva, perché altrimenti il mer-cato globalizzato diventerebbela giungla dove sopravvivonosolo i piú forti, i primi, i piúcompetitivi. E i secondi, i ter-zi, i quarti...gli ultimi?

PARTE PRIMA - TEMI GENERALI

ATTIVITA’ CARITASIN VERITATE

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Il profitto misurala capacità dell’impresaa crescere e affermarsi.Ma l’impresanel contempo produce erealizza valori personali,come l’onestà ela trasparenza; valoriprofessionali, comela spinta all’eccellenzae alla sinergia; valoricollettivi, come meritoe assunzionedelle responsabilità;valori istituzionali

prattutto sulla collettività l’ap-plicazione dei doveri. Si è per-sa l’integrità della persona: sap-piamo tutto su come è fattol’uomo, ma abbiamo smarritoil senso di cosa è l’uomo. Gliavanzamenti straordinari dellatecnologia esaltano l’aspira-zione all’onnipotenza dell’in-dividuo.L’Enciclica fa appello a uo-

mini retti, non succubi dellatecnica, ma capaci di liberarecreatività. Chi oggi opera nel-l’impresa quale imprenditore edirigente, lo fa in virtú di unaspecifica, comune caratteristi-ca; la capacità sistemica di riu-nire, armonizzare, integrare ele-menti differenziati e speciali-stici per migliorare, qualifica-re, ottimizzare.Sta qui la nostra responsabi-

lità, la “responsabilità dei pri-mi” nel produrre Bene Comu-ne, in cui fraternità e dono co-stituiscono pilastri portanti edove si approda con l’andare ol-tre il dare per avere, il dare perdovere, nell’incarnare un uo-mo generatore di coesione so-ciale. L’Enciclica si soffermaampiamente sull’impresa e sul-l’imprenditorialità, andando al-la radice del ruolo quantitativoe qualitativo.La storia degli ultimi due se-

coli innescata dalla rivoluzio-ne industriale, ha fatto emergerela partecipazione del mondodell’impresa al «crescete emol-tiplicatevi». Se in poco piú diduecento anni la terra ha qua-si decuplicato la popolazione,determinante è stato il contri-buto dell’impresa a organizza-re, innovando continuamente,

una produzione di beni e ser-vizi enormemente aggiuntivirispetto allo stock esistente innatura, tendenti al migliora-mento della qualità della vita.Il profitto serve, misura la

capacità dell’impresa a cresce-re e affermarsi. Ma l’impresanel contempo produce e rea-lizza valori: valori personali,come l’onestà e la trasparenza;valori professionali, come laspinta all’eccellenza e alla si-nergia tra competenze diverse;valori collettivi, come la pre-miazione del merito, l’assun-zione delle responsabilità, il ri-spetto degli impegni: valori isti-tuzionali, come la capacità di ot-tenere piú di quanto consuma,un outputmaggiore dell’input,legittimando con questa crea-zione di risorse la propria sog-gettività istituzionale.Oggi, di fronte alla crisi di

tanti assetti aggregativi, l’im-presa rappresenta una comu-nità di uomini che si muoveunita coinvolgendoli in finalitàcondivise: quasi un’eccezionenel desolante panorama delleframmentazioni, degli egoismie delle separatezze che ci cir-conda.Partiamo da qui, da questa

straordinaria realtà che tanto ciassorbe, ricca di un potenzialeinesauribile, come la storia hadimostrato. È nel DNA del-l’imprenditore, del dirigente,del professionista questa com-petenza di unire frammenti, dimettere insieme fattori diversiper realizzare un risultato, unprodotto che vale di piú. Difronte ai problemi di crescentidisuguaglianze nelmondo, im-

La rimozione dei valori eti-ci dalle formule dell’efficienzaha creato meccanismi finan-ziari autoreferenziali e senzacontrollo che stanno produ-cendo danni enormi.Servono coscienza e respon-

sabilità personale perché nellaricerca dell’efficienza - neces-saria nella competizione mon-diale - non ci si limiti solo aiprimi, seguendo una concezio-ne darwiniana del mercato, masi abbia contestualmente curae sollecitudine nel ridurre le di-suguaglianze.L’individualismo del dopo-

guerra ha esasperato il versan-te dei diritti, scaricando so-

ATTIVITA’PARTE PRIMA - TEMI GENERALI

CARITASIN VERITATE

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Le imprese sonoartefici dello sviluppo

a livello mondiale.Il comportamento eticodelle imprese diventa

cruciale perla costruzione del benecomune universale chepuò avvenire solo se

la tensione al crescerediventa vocazioneallo sviluppo, il cui

fondamento ètrascendente, perchési basa sul rapporto

tra Dio e l’uomo

possibili da risolvere con il ba-gaglio delle politiche tradizio-nali; di fronte a una società in-capace di ritrovare coesione; difronte a un impianto sociale incui gli uomini vivono da com-petitors e da rivali, chi ha que-ste competenze capaci di valo-re aggiunto attraverso proces-si di connessione e trasforma-zione, non può non avvertirel’urgenza di promuovere lo svi-luppo.Ma quale sviluppo? Quello

disordinato e contradditorio chesepara l’economia dal sociale,la ricchezza dal lavoro, il mer-cato dalla democrazia, gli stru-menti dai fini, l’individuo dal-la comunità? Certamente no,perché le rotture portano al di-sfacimento e alla distruzionedel tessuto civile. L’impresa hala suamissione nell’aggregare,riunire, finalizzare. È quindimomento importante, strutturafondamentale in questa ricom-posizione. Siccome l’impresa èfatta da uomini, è l’uomo chedeve assumere un abito im-prenditoriale di creatività nelconoscere, fare e avere, prota-gonista di traguardi piú avan-zati, in continuità con il progettodi Dio Creatore.Mai come in questa Encicli-

ca sociale viene citata cosí spes-so l’impresa e il ruolo fonda-mentale dell’imprenditore co-me promotore di un nuovomo-dello di sviluppo, animato daivalori della solidarietà per lacostruzione del Bene Comune.Si parla della necessità di un

nuovomodo di intendere l’im-presa nell’era della globalizza-zione e dell’accelerazione del

progresso scientifico e tecni-co. Si mette in guardia dall’i-deologia della tecnica, dopo igravi lutti provocati all’uma-nità dalle ideologie politichenell’ultima parte del secondomillennio.Insegnamenti precisi sono

contenuti nell’Enciclica perquanto riguarda la Responsa-bilità Sociale dell’Impresa, o,come preferiamo dire noi, del-la responsabilità imprendito-riale per il BeneComune. Si af-ferma che nell’era della globa-lizzazione viene enormementedilatato il significato della re-sponsabilità sociale dell’im-presa dovendo affrontare unmondo pieno di differenze e didisuguaglianze sul piano stori-co, culturale, religioso ed eco-nomico.L’attività dell’impresa spa-

zia sempre piú al di là degliàmbiti limitati degli Stati e del-le Nazioni che si trovano per-tanto in difficoltà per guidare icambiamenti. Si esalta in que-sto modo, nel bene e nel male,l’importanza dei comporta-menti delle imprese come ar-tefici dello sviluppo a livellomondiale. In questo scenario, ilcomportamento etico delle im-prese diventa cruciale per la co-struzione del bene comune uni-versale che può avvenire solose la tensione al crescere di-venta vocazione allo sviluppo,il cui fondamento è trascen-dente perché si basa sul rap-porto tra Dio e l’uomo. Comeafferma Benedetto XVI, l’uo-mo senzaDio «non sa dove an-dare e non sa nemmeno chi eglisia».

L’enciclica Caritas in Veri-tate avverte che gli strumentidella Responsabilità Socialedell’Impresa (codici etici, bi-lancio etico-sociale, certifica-zione etica e ambientale) pos-sano assumere la veste di falsisimulacri per coprire i com-portamenti irresponsabili delleimprese. Per questo occorronoserie analisi e valutazioni dicomportamenti e di iniziativeimprenditoriali nel lungo pe-riodo, sia sul piano micro chesu quello macroconomico, edè l’area di questa pubblicazio-ne che, come l’Enciclica pro-spetta, incorpora una duplicerivalutazione: quella della for-

PARTE PRIMA - TEMI GENERALI

ATTIVITA’ CARITASIN VERITATE

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La costruzione dellafiducia passa attraversola condivisione di valorie di fini tra personee porta all’umanesimointegrale; per arrivare líci vuole responsabilità.Chi deve dimostrarlasono gli uominie le donne di buonavolontà che lavoranonell’impresa, perché èquesto il soggetto fucinadi cambiamento,di innovazionee di sviluppo

Non siamo soggetti a una fata-lità, ma possiamo dirigere gliavvenimenti in modo che cre-scano l’amore e la giustizia an-che in campo economico e so-ciale. Unmessaggio di speran-za basato sulla fiducia, quellafiducia che (quale coinciden-za!) è considerata strategicanelle piú recenti analisi econo-miche, come è confermato dal-l’analisi innovativa del PremioNobel dell’Economia 2009Oli-verWilliamson secondo cui neicontratti l’opportunismo pro-voca maggiori spese, mentreun rapporto leale tra le parti -possibile in un contesto positi-vo - consente notevoli econo-mie.La costruzione della fiducia

passa attraverso la condivisio-ne di valori e di fini tra perso-ne e porta all’umanesimo inte-grale; per arrivare lí ci vuoleresponsabilità (parola usata ben39 volte nell’Enciclica). E chideve dimostrarla per prima que-sta responsabilità affinché l’e-conomia serva l’uomo e non sene serva, come spesso è avve-nuto e avviene? La devono di-mostrare gli uomini e le donnedi buona volontà che lavoranonell’impresa, perché è questo ilsoggetto fucina di cambia-mento, di innovazione e di svi-luppo. È un compito che toccaprioritariamente a loro, cioè anoi, a ciascuno di noi, ancheperché, come afferma l’Enci-clica, non esiste un itinerariounico, universalmente valido,per la strada dello sviluppo cheè corretta soltanto se la caritàviene esercitata alla luce dellaverità e se la verità è tradotta in

carità, specchiandosi nel voltoattivo della Fede. L’ispirazionecristiana illumina cosa fare perriappropriarsi dello sviluppo:non si limita a esercitare formedi carità diretta a chi è nel bi-sogno, ma si impegna nellacreazione di “opere”. Se ridu-ciamo il messaggio evangelicoa strumento per lenire le feriteuna volta che sono state fatte,vorrebbe dire aver perso l’ideadi una presenza pubblica delcristianesimo dentro l’econo-mia e la società: il cristianesi-mo ha anche l’energia per ge-nerare idee che fanno funzio-nare l’economia e la società inmodo da non causare ferite, an-zi. Credenti nello spessore sal-vifico della nostra Fede, in que-sta seconda parte del libro, in-tendiamo dar conto di applica-zioni e testimonianzemosse daqueste aspirazioni e rafforzatenell’interiorità dello spirito, ar-ticolandole su quattro piani.Il primo focus è dedicato al-

le imprese, e si riferisce alle at-tività del Centro SIRI, sortoproprio per accompagnare im-prenditori e dirigenti a ricerca-re, sperimentare e perseguirela costruzione del Bene Co-mune nello svolgimento delleattività aziendali. Queste fina-lità - che fanno risalire alla co-scienza e alla natura moralepersonale la formazione dellaresponsabilità sociale di im-presa - si riconoscono nellaprioritaria dimensione della di-gnità della persona e sono rea-lizzate negli àmbiti aziendalidi intervento dell’innovazionee della soddisfazione dei biso-gni reali, della rettitudine e del-

mazione del capitale umano(non solo l’imbuto per accu-mulare conoscenze ma l’effet-tiva combinazione di queste perrealizzare la propria personalitàin un contesto sociale: ecco ladesinenza imprenditoriale cheaccomuna gli uomini), e quel-la dell’impresa, l’istituzioneche lega competenze, persone,bisogni, aspirazioni per inca-nalarli sistematicamente nelsolco del progresso.Per chi, come noi dell’UCID,

è dentro a queste dinamiche,scatta una responsabilità diret-ta, non delegabile: l’umanitàha il compito e i mezzi per gui-dare il mondo in cui viviamo.

ATTIVITA’PARTE PRIMA - TEMI GENERALI

CARITASIN VERITATE

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La prioritaria dimensionedella dignità della

persona è realizzatanegli àmbiti aziendali

di interventodell’innovazione edella soddisfazionedei bisogni reali,

della rettitudine e dellaresponsabilità, delle pariopportunità, della salutee sicurezza, del rispetto

della natura,dei nuovi stili di vita

e della sobrietà

la responsabilità, delle pari op-portunità, della salute e sicu-rezza, del rispetto della natura,dei nuovi stili di vita e dellasobrietà. A cura del direttorePiergiorgioMarino sono ripor-tate metodologie, sperimenta-zioni e contenuti che partendoda valori, con l’impegno del-l’imprenditore ad andare oltreil numero verso la persona, rea-lizzano risultati che consento-no rendicontazione.Un secondo piano riguarda

l’apertura del sistema bancarioal non profit nell’applicare fi-nanza strutturata, in questo àm-bito si evidenzia il pregevolecontributo di Corrado Passera,amministratore delegato diBanca Intesa Sanpaolo, sulPre-stito della Speranza, in esso sivalorizza il passaggio da una lo-gica di semplice beneficienzaa una di coinvolgimento con-creto nel supportare la capacitàpersonale di sviluppo.Una grande innovazione è

stata la costituzione di unaBan-ca ad hoc per questo settore, conun indirizzo di creare sistematra la moltitudine di soggettisenza ridurre il loro grado di au-tonoma “vocazione al prossi-mo” anzi esaltandolo con lacreazione di una rete cosí damigliorare le prestazioni e ri-durre i costi.È in questo quadro che va re-

gistrata l’operazione di “mol-tiplicazione dei pani” attraver-so la postazione a fondo ga-ranzia della raccolta di offerteda parte della Chiesa Cattolicadi fronte alla crisi mobilizzan-dole con una progressione an-che fino a dieci volte, non già

per fare assistenza ma per af-fiancare, con microcredito emicrofinanza, percorsi di au-tonomo progetto lavorativo dicompletamento di studi consuccessivo start up lavorativo.Un salto culturale che fa pernosulla capacità imprenditorialedella persona, come sostienel’Enciclica, e sulla base di que-sti talenti ottenere il credito perandare oltre.Ma c’è di piú. Ribadito che

la costruzione del Bene Co-mune è partecipazione univer-sale seguendo i princípi dellasussidiarietà e della solidarietà,la contaminazione tra profit enon profit sta nel porre critericomuni sul terreno organizza-tivo dell’attività - e sono effi-cienza, efficacia, produttività,competitività - dissociandosinella destinazione del marginefinale, nel senso che il primo di-stribuisce gli utili “all’esterno”(agli shareholders), l’altro al-l’interno in quanto assume co-me “proprietari virtuali” i sog-getti bisognosi di particolareattenzione, quelli ai quali “ci sidedica”.Questa distinzione a monte

coinvolge le tipologie dei sog-getti che interagiscono; se so-no soggetti pienamente prota-gonisti nell’esprimere da un la-to domanda dall’altro offerta, laloro dialettica cosciente pro-duce, come valore aggiunto,sviluppo e innovazione. Se in-vece i soggetti che dovrebberoesprimere domanda non sono ingrado di farlo - perché con han-dicap, con fragilità strutturali,con non autosufficienza, ecc. -l’organizzazione che li prende

a cuore deve impegnarsi almas-simo a integrare i loro deficit -non dando alcuna remunera-zione all’esterno ma destinan-do all’interno l’intero risultatopositivo conseguito - perchépossano vivere meglio, piú li-beri, piú capaci a esprimersi.Si riesce infatti ad alzare il li-

vello della domanda di questisoggetti soltanto operando conintelligenza e con amore si-nergicamente, come sostienel’Enciclica. È un settore cheesalta questa ricomposizioneantropologica mentre invece ilprofit allo stato attuale privile-gia l’efficienza (versante pri-mario dell’intelligenza).

PARTE PRIMA - TEMI GENERALI

ATTIVITA’ CARITASIN VERITATE

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Si possono realmenteallargare gli spazidella civiltà cristiana.L’appartenenza all’UCIDè vettore di speranzaper un mondo economicopiú fraterno e solidale:«... la sussidiarietàsenza la solidarietà scadenel particolarismo sociale,(ma) è altrettanto veroche la solidarietà senzala sussidiarietà scadenell’assistenzialismoche umilia il portatoredi bisogno»

ve e cicli nuovi: l’esperimentodel Veneto, la cui imprendito-rialità di popolo, sempre nutri-ta delle radici cristiane, ha crea-to un tessuto socio-economicoefficiente e solidale, è assuntocome esempio pilota di forma-zione, grazie all’impegno delGruppo regionale UCID e delsuo Presidente Raffaele Bonoverso gli esponenti del mondoproduttivo e istituzionale.L’ultima testimonianza ri-

guarda la capacità di trasfor-mare in opportunità la tenden-za demografica dell’invecchia-mento, quasi sempre rappre-sentato come minaccia. De-scrive l’approccio concreto einnovativo della longevità co-me risorsa Giulio De Rita cheda tempo analizza, insieme alCensis, lo straordinario impat-to del Civitas Vitae. Un’ap-pendice importante - permegliovalutare la coesione sociale, in-tergenerazionale e di prossi-mità con le fragilità dell’uomoottenuta da questa logica - è of-ferta con la conoscenza del-l’organizzazione aziendale, chein una interpretazione applica-tiva del messaggio Pontificioconcepisce il lavoro come do-no e articola, con appropriatamatrice impostativa, la capa-cità aggregante dell’impresa inun settore che ne ha finora ri-fiutato la cultura: «la solida-rietà nelle relazioni tra i citta-dini, la partecipazione e l’ade-sione, l’agire gratuito, sono al-tra cosa rispetto al dare per ave-re proprio della logica delloscambio, e al dare per doverepropria della logica dei com-portamenti pubblici, imposti

per legge dallo Stato».Con que-sti contributi nello spirito del-l’Enciclica, si intende dimo-strare, da un lato, che si possonorealmente allargare gli spazidella civiltà cristiana di cui sia-mo eredi e, dall’altro, che l’ap-partenenza all’UCID è vettoredi speranza per un mondo eco-nomico piú fraterno e solidale:«…la sussidiarietà senza la so-lidarietà scade nel particolari-smo sociale, (ma) è altrettantovero che la solidarietà senza lasussidiarietà scade nell’assi-stenzialismo che umilia il por-tatore di bisogno».Già nel 1933, dopo la crisi del

’29 il grande economista Key-nes scriveva: «il capitalismodecadente, internazionale maindividualistico, nelle cui ma-ni ci siamo trovati dopo la guer-ra, non è un successo. Non è in-telligente, non è bello, non ègiusto, non è virtuoso e nonmantiene quel che ha promes-so. In breve, non ci piace, estiamo anzi cominciando a di-sprezzarlo. Ma quando ci do-mandiamo che cosa dobbiamomettere al suo posto, siamoestremamente perplessi».L’Enciclica ci aiuta a supe-

rare le perplessità imboccandola strada dell’umanesimo d’im-presa - che è intelligente, bel-lo, giusto, virtuoso - per co-struire con successo l’umane-simo integrale.

Tratto da “Cultura d’impresa e co-struzione” collana “Imprenditori Cri-stiani per il bene comune”, II Volume,(pp. 74-83) a cura di Angelo Ferro ePierluigi Sassi).

Se l’approccio del non pro-fit si ispira a questa logica, ilconfronto con il sistema ban-cario diventa utile e positivoagendo questi come ponte e di-vulgatore. L’operazione illu-strata evidenzia le grandi pos-sibilità, insiste per un non su-balterno con il sistema crediti-zio e finanziario. Il terzo focusha il sapore della “evangeliz-zazione” in quanto descrive l’i-niziativa dell’approfondimen-to organico dei temi dell’Enci-clica tra chi per ruolo e fun-zione ne è il primo destinata-rio.Parlare al cuore degli uomi-

ni per spingerli verso terre nuo-

ATTIVITA’PARTE PRIMA - TEMI GENERALI

CARITASIN VERITATE

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Attraverso gli scritti di tre grandi uomini d’impresa, Falk mettein luce l’importanza fondamentale della famiglia come antidoto alla cri-si, attraverso il valore di amore e di unità che essa rappresenta e allo stes-so tempo il suo grande spessore economico, dato in particolar modo dal-l’azienda familiare.

La famiglia rappresenta quindi un prezioso strumento, teso aconiugare l’amore con l’interesse, non solo nella sua accezione econo-mica, nel rispetto delle persone all’interno e all’esterno di essa.

Through the writings of three great entrepreneurs, Falk stres-ses the vital importance of family as an antidote to the crisis, through thevalue of love and unity, which it represents, and at the same time, its greateconomic depth, given especially by the family-firm.

Family is, therefore, a valuable tool, intended to combine lovewith interest, not only in its economic sense, while respecting the peopleinside and outside of it.

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UCID Letter • 1/2010

Solo la Chiesa, nell’espleta-mento del suo compito terreno,ha portato avanti le grandi bat-taglie che preservano la fami-glia, contro il divorzio, control’aborto, contro i “Dico” e perla libertà d’istruzione, per ri-cordare le principali.La distruzione della famiglia

porta alla distruzione della so-cietà e quindi alla povertà mo-rale e materiale.Altro fattore importante per

l’Italia in questa crisi è statal’azienda familiare, che hamo-strato tutta la sua vitalità, fles-sibilità e capacità di reagire contempestività alla procelle di unacrisi globale e quindi di porta-ta colossale.A mio parere, la crisi è stata

una “crisi di astinenza” da ec-cessi di droga e ora siamo nel-la fase della “comunità di re-cupero”, la strada è ancora lun-ga, ma vediamo la luce alla fi-ne del tunnel.Nella luce è senz’altro l’a-

zienda familiare, che, come ho

LA FAMIGLIA:UNA STRAORDINARIA

ISTITUZIONE

Rappresentaun preziosostrumento,teso a coniugarel’amoree l’interesse,nel rispettodelle persone

TEMI GENERALI

PARTE PRIMA

di Federico FalkVice Presidente GruppoRegionale UCID Lombardo

Lafamiglia è una straor-dinaria istituzione. Essaesce rafforzata dalla cri-

si, perché per l’Italia è princi-palmente la famiglia e il ri-sparmio privato dei suoi com-ponenti che hanno fatto diven-tare PIIGS (Portogallo, Irlanda,Italia, Grecia, Spagna) un sem-plice PIGS eliminando per ilmomento l’Italia.La famiglia agisce da am-

mortizzatore sociale e da entitàeconomica nella quale i varisuoi componenti sperimentanoquotidianamente la gratuità delsuo funzionamento, vi è in es-sa un dare/avere senza calcoloné risparmio.La presenza di famiglie an-

cora tali e di aziende familiariefficienti ha portato a un siste-ma bancario attento al bisognodel territorio e quindimeno por-tato alle avventure finanziarieincomprensibili a una famigliache deve tutti i giorni fare i con-ti del vivere quotidiano.È paradossale che un Paese

come l’Italia, che ha visto unpartito che s’ispirava ai valoricristiani abbia fatto ben pocoper proteggere la famiglia, tra-lasciando provvedimenti comeil quoziente familiare, infra-strutture per i bambini, favori-re le nascite (vedi gli esempi di2 Paesi sviluppati come Sveziae Francia, che hanno da tempoavuto una politica a favore del-la natalità, arrestando il feno-meno della denatalità).Un Paese in declino demo-

grafico è un Paese che non hal’entusiasmo e la speranza, qua-lità indispensabili per compe-tere nel mondo globalizzato.

FAMIGLIAE IMPRESA

Page 24: UCID Letter n°1/2010

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UCID Letter • 1/2010

« ... La generazionesuccessiva deve esseresempre piú preparatadella precedente,ma ora come non maii giovani di una famigliache controllaun’azienda debbonoricevere una formazionead hoc, essere piúmanager: siamo infattidi fronte oggialla necessità di“managerizzazione”delle famiglieimprenditoriali ...»

È in grado di reggere piú alungo alle difficoltà e cerca diconservare il patrimonio im-materiale dell’azienda e quel-lo umano. Applica all’aziendagli stessi meccanismi dell’e-ducazione dei figli.L’azienda come i componenti

della famiglia hanno bisogno diuna guida forte, determinata,che ha la visione e che sappiaamare non ciecamente. Termi-no queste mie riflessioni pren-dendo spunto da alcuni brani ditre lettere di miei familiari, cheper me delineano bene il rap-porto famiglia e azienda fami-liare.La prima frase è contenuta

nella lettera, testamento mora-le, di mio nonno Giorgio Enri-co, fondatore nel 1906 dellaFalck, il quale, nel giugno 1942,scrive ai figli:«Non so se gli eventi futuri

consiglieranno di mantenere edi sviluppare ulteriormente leAziende che io, coll’orgogliodi creatore, affido loro. Natu-ralmente io lo desidero.Facciano, in ognimodo, sem-

pre onore al mio e al loro no-me, che cercai di mantenerestimato e intemerato; soprat-tutto siano essi onesti e scru-polosi e non si lascino tentareda affari poco chiari e la cui ba-se è la speculazione».Cos’è l’azienda di famiglia e

cosa i figli devono avere perpartecipare all’azienda fami-liare secondo il pensiero dimiofratello Alberto, espressa nel-la Lettera ai figli pubblicata daGianfilippo Cuneo(1),«La preparazione vostra do-

vrà dunque essere assoluta-

mente in linea con i tempi.La generazione successiva

deve essere sempre piú prepa-rata della precedente, ma oracome non mai i giovani di unafamiglia che controlla un’a-zienda debbono ricevere unaformazione ad hoc, essere piúmanager: siamo infatti di fron-te oggi alla necessità di “ma-nagerizzazione” delle famiglieimprenditoriali, se mi passateil brutto neologismo, quanto-meno dei suoimembri che aspi-rino a un futuro nell’esecutivodell’impresa.Il che non significa soltanto

parlare bene l’inglese, ma sa-persi muovere su tutti i mercati,avere una visione mondialedelle opportunità, imparare astare nel business in modo di-verso da quello della nostragenerazione o quella dei vostrinonni, essere capaci di nuota-re vigorosamente nella fortecorrente dell’economia globa-le e non solo di stare a gallain un’ansa.Tutto questo peraltro non

esclude la famiglia come rife-rimento. Anzi, la famiglia dà si-curamente unamarcia in piú sesi sente l’azienda come un be-ne patrimoniale della famigliastessa.La famiglia allora si stringe

attorno all’azienda nei mo-menti di crisi di quest’ultima,fa uno sforzo finanziario per ri-capitalizzarla quando la ne-cessità lo esige. Anche nei tem-pi non di crisi la famiglia conle sue attività collaterali sulterritorio crea un’atmosferafavorevole all’azienda: infattispesso il comportamento del-

già detto, è un fattore di forzadel nostro Paese.Aquesto punto s’innesta il di-

scorso azienda familiare chenon è disgiungibile dalla fami-glia imprenditoriale.A volte il rapporto può esse-

re di peso quando le compo-nenti familiari sono in disac-cordo e ciò si riverbera inevi-tabilmente sull’azienda comecappa. La famiglia è però nel-lamaggior parte dei casi una ba-se solida piena di valori sani,che entrano nel DNA dell’a-zienda, la famiglia ha la capa-cità di vedere lontano e rifug-ge per il suo essere dal facileguadagno immediato.

ATTIVITA’PARTE PRIMA - TEMI GENERALI

FAMIGLIAE IMPRESA

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«... Negli anni piúdifficili dei travaglifamiliari e aziendalimio padre ci ha fatto

vedere sempreil “lato verde” della

montagna ispirandocifiducia nel mondo

esterno ... ci ha ispiratola voglia di crescere

da soli senza indicarciil sentiero della scalata,

ma semplicementepermettendo che

le condizioni climatichenon ci bloccassero ...»

la famiglia viene damolti iden-tificato con quello dell’azien-da.Questo ovviamente impegna

la famiglia a un comporta-mento coerente con l’azione el’immagine dell’azienda: for-se tutto ciò può sembrarvi unacappa un po’ pesante, una sor-ta di collusione tra austeriprincípi morali, esigenze azien-dali, “virtú repubblicane”, madovete considerare che anchel’azienda ha un riflesso forte-mente positivo sulla famiglia inquanto costituisce un forte ele-mento aggregativo.Alla famiglia degli affetti si

intreccia la famiglia degli in-teressi.È chiaro allora che la realtà

familiare e la realtà aziendalesi integrano, debbono inte-grarsi. Da un lato la prepara-zione professionale e manage-riale, dall’altro il forte cordo-ne ombelicale con la famiglia:questa mi pare la sintesi deldiscorso che finora vi ho fat-to».Nella parte finale scrive una

frase importante: «ogni gene-razione rifonda l’azienda, cer-to sulla base di quanto le è sta-to trasmesso, ma rinnovando-la per adeguarla al propriotempo, o addirittura cambian-dola totalmente».Uno stralcio, infine, dallo

scritto del figlio Enrico, che la-vora in Falck s.p.a., sul padreAlberto, che descrive il rap-porto figlio/padre e sempre nel-lo sfondo s’intravede l’aziendafamiliare. È, infatti, pubblica-to inAIDAF -CattedraAIDAF“Alberto Falck” di strategia del-

le aziende familiari dell’Uni-versità Bocconi(2):«Mio padre è sempre stato

nellamia immaginazione comeuna montagna sempre verde esempre in fiore. Oltre l’ovviosenso di protezione che un’im-magine del genere richiama, viè anche la voglia di scalarlaquestamontagna, di vedere co-sa c’è al di là.Negli anni piú difficili dei

travagli familiari e aziendalimio padre ci ha fatto vederesempre il “lato verde” dellamontagna ispirandoci fiducianel mondo esterno.Ma piú di ogni altra cosa ci

ha ispirato la voglia di cresce-re da soli senza indicarci il sen-tiero della scalata, ma sempli-cemente permettendo che lecondizioni climatiche non cibloccassero.Devo a mio padre la grande

opportunità della mia vita,quella di poter crescere da so-lo, sperimentandone gioie e do-lori, ma con la serenità e la fi-ducia nel mondo esterno.Penso che questo sia il vero

compito di un padre e lui lo hafatto con amore e pazienza, sa-crificando se stesso ogni gior-no della sua vita per tutti noi».Tre frasi di documenti che, in-

dirizzati a familiari, delineanobene il filo continuo che lega lafamiglia e i familiari tra loro conl’azienda familiare in rapportobiunivoco di virtú e capacità.La famiglia, è uno straordi-

nario strumento, teso a coniu-gare l’amore con l’interesse,non solo quello economico, nelrispetto delle persone all’inter-no e all’esterno di essa.

Intervento dell’Ing. Federico Falk inoccasione delComitato TecnicoScien-tificoUCID aRoma il 22 febbraio 2010).

1) Lettere al futuro. Il passaggiodell’aziendadaunagenerazioneal-l’altra, a curadiPierPaoloPreti,Bal-dini & C., Milano 1999.2) Per ricordareAlbertoFalk,Pre-sidente e fondatore dell’Associa-zione Italiana delle Aziende Fami-liari, Milano 2004.

PARTE PRIMA - TEMI GENERALI

ATTIVITA’ FAMIGLIAE IMPRESA

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UN’ETICAPER L’ECONOMIA

Rileggendoil pensiero e gli scrittidi mons. Pompeo Piva,emerge il suo forteconvincimento:l’agire economico,se vuole costruireil bene comune, devefondarsi sull’etica

dinale Joseph Ratzinger, di-scusse con quellaOrtodossa in-viata dal Patriarca di MoscaAlessio II per ritessere i rapportitra le due Chiese.La sua vicenda di uomo e di

teologo è stata segnata da duecostanti. La prima riguarda lasua passione per la verità, checi collega alla recente encicli-ca sociale di Benedetto XVICaritas in Veritate, perché secerchiamo la verità possiamodiventare uomini liberi. La se-conda è il suo sofferto amoreper la Chiesa, che gli ha fattopagare un prezzomolto alto sulpiano personale, in relazionesoprattutto al periodo post-con-ciliare del Vaticano II.Una vita dedicata alla ricer-

ca di senso nel mondo con-temporaneo, che per don Pom-peo investiva in pieno l’etica,tanto indagata, la spiritualità,che egli non riteneva diversadalla riflessionemorale, l’eco-nomia e il ruolo fondamentaledell’imprenditore nei processidi sviluppo per la costruzionedel bene comune.Aveva una grande capacità

di ascoltare le esperienze con-crete degli imprenditori cri-stiani, interpretandole, poi, al-la luce del Vangelo e della Dot-trina Sociale della Chiesa.Don Pompeo ci lascia una

lezione di profonda umanità,di esigente e continua ricercadella verità attraverso la fede ela ragione. Sta a noi la respon-sabilità di raccogliere questagenuina lezione, per diventareuomini nuovi che sono alla ri-cerca di senso cristiano in que-sto mondo travagliato dal ri-

PARTE PRIMA

TEMI GENERALI

di Giovanni ScanagattaSegretario Generale UCID

ETICAED ECONOMIA

Mons. Pompeo Piva èstato per molti anniapprezzatissimoCon-

sulente Ecclesiastico della Se-zione UCID di Mantova e col-laboratore della nostra RivistaUCID Letter con tre importan-ti contributi riguardanti i fon-damenti teologici e storici del-la Dottrina Sociale della Chie-sa, l’etica e il profitto, la voca-zione “in verità” dell’impren-ditore cristiano.Nel 2004 ha pubblicato un

volume che, per tutti noi del-l’UCID, assume grande signi-ficato per la responsabilità de-gli imprenditori cristiani comeattori dello sviluppo per la co-struzione del bene comune:“Sogno di un imprenditore cri-stiano”(1).Profondo teologomorale, ha

fatto parte nel 2002 della dele-gazione cattolica che aVenezia,sotto la guida dell’allora Car-

L’agire economico deve essere guidato e indirizzato dall’eticaper perseguire il bene comune. È quanto risulta dalle encicliche sociali deiPontefici da Leone XIII a Benedetto XVI ed è quanto afferma Mons. Pivanei suoi svariati contributi. È di fondamentale importanza che la dimen-sione economica ed umana dell’impresa si compenetrino e si completinoper concepire l’imprenditorialità come una vera vocazione allo sviluppo eal benessere. Il sogno di un imprenditore cristiano che segua un percor-so di giustizia e di carità atto a valorizzare il rapporto tra Dio e l’uomo,fatto a sua immagine e somiglianza.

The economic action must be guided and directed by the ethicsto pursue the common good. It’s what results from Popes’ social encycli-cals from Leone XIII to Benedict XVI and Mons. Piva says in his variouscontributions. It’s of fundamental importance that the economic and hu-man enterprise will mix and complement, to conceive entrepreneurshipas a true vocation to the development and prosperity. The dream of a Ch-ristian businessman who follow a path of justice and charit,y which wouldenhance the relationship between God and man, made in His image andlikeness.

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Tra i problemi dellateologia cattolica,

quello della riflessionesulle trasformazioni

sociali degli ultimi duesecoli, è uno dei piú

importanti. La riflessionesulle responsabilità delcristiano di fronte allasocietà deve cimentarsinella conoscenza e nelladiscussione del pensiero

storico, filosoficoe scientifico, che

accompagnale trasformazioni sociali

duzionismo economico, dal re-lativismo etico, e dall’affievo-limento dell’amore per il benecomune.

DOTTRINA SOCIALEDELLA CHIESAMons. Piva ha pubblicato nel

numero 2/2007 diUCIDLetterun corposo contributo sull’in-segnamento sociale della Chie-sa sul piano filosofico-teologi-co e su quello storico.All’inizio del contributo,

Mons. Piva si pone una do-manda fondamentale. Convie-ne esporre tutti i contenuti del-la Dottrina sociale della Chie-sa oppure è meglio evidenzia-re la metodologia, o le meto-dologie, secondo le quali si ope-rano scelte precise, non semprecoincidenti con la completez-za espositiva dei contenuti.Mons. Piva sceglie questa se-

conda strada perché appare piúincisiva per la comprensionedegli stessi contenuti. Lo sco-po è capire come nasce il filo-ne storico-metodologico dellaDottrina sociale della Chiesanell’àmbito della piú generaledottrina ecclesiale. Quali sonole condizioni esterne che mol-te volte hanno influenzato ilpensiero dei Pontefici. Qualisono le scelte che la comunitàecclesiale ha attuato nelle in-terpretazioni deimutamenti sto-rici in atto. Quindi, l’autoretraccia, per sommi capi, un qua-dro biblico sullo sfondo delquale leggere la metodologiadella Dottrina sociale dellaChiesa.Mons. Piva si sofferma infi-

ne sulla presentazione concre-

ta del tema della giustizia, cheritiene essere pregiudiziale aogni altro discorso.Tra i problemi della teologia

cattolica, quello della rifles-sione sulle trasformazioni so-ciali intervenute negli ultimidue secoli, è certo uno dei piúimportanti.La riflessione sulle respon-

sabilità del cristiano di frontealla società deve cimentarsi nel-la conoscenza e nella discus-sione del pensiero storico, fi-losofico e scientifico, che ac-compagna le trasformazioni so-ciali da almeno tre secoli a que-sta parte. Addentrasi in questaconoscenza, vuol dire allunga-re la strada che conduce a unarisposta alla domanda: di checosa deve interessarsi la Dot-trina sociale della Chiesa e l’e-tica teologica sociale?Mons. Piva rileva, in modo

descrittivo, gli argomenti eticiche il vocabolario corrente col-lega al termine sociale: i pro-blemi sollevati dall’assetto so-ciale della società; i problemidei rapporti relativi all’assettoeconomico; i problemi connessial potere politico e alle sue fun-zioni di governo della societàstessa.Ora, di questi argomenti la

Chiesa si è interessata da sem-pre. Ma come? Con quale me-todologia? Con quali media-zioni culturali? Mons. Piva sipropone di dare risposta a que-ste domande.Circostanze storiche rilevan-

ti, quali la nascita degli Stati na-zionali, l’inizio dell’opera co-lonizzatrice, il traffico com-merciale e lo sviluppo del pro-

blema finanziario internazio-nale, determinarono uno svi-luppo estensivo dello studio edella riflessione teologica de-dicata alla virtú della giustizia.L’assunzione del concetto diLegge naturale, all’interno del-la dottrina cristiana sulla so-cietà, avvenne già in epoca pa-tristica, sotto l’influsso delloStoicismo. Ma la riorganizza-zione di questo concetto, la suadistinzione logica dalla leggeevangelica, risalgono a SanTommaso e alla sua rielabora-zione in chiave cristiana delpensiero aristotelico.Dal momento che i princípi

comuni sono per sé noti a tut-

PARTE PRIMA - TEMI GENERALI

ETICAED ECONOMIA

ATTIVITA’

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Paolo VI nella“OctuagesimaAdveniens”afferma che«Non spettané allo Statoné ai partiti politici,che sarebbero chiusiin sé stessi, di tentarredi imporre un’ideologiacon mezziche sboccherebberonella dittaturadegli spiriti»

sercizio delministero della con-fessione.L’emergere dellaDottrina so-

ciale dellaChiesa è strettamentelegato al conflitto storico tra laChiesa cattolica e lo Stato lai-co, all’indomani della rivolu-zione liberale, e alla presenzaattiva dei movimenti cattolicinel piú ampiomovimento ope-raio egemonizzato da correntiideologiche non cristiane: so-cialismo e comunismo.È indubbio che nello svilup-

po della riflessione cristianasulla società negli ultimi duesecoli il Magistero dei Ponte-fici ha avuto una posizione po-larizzante il dibattito teologico.Naturalmente non esiste Enci-clica papale che non presup-ponga, in qualche misura, unmovimento dottrinale prece-dente. Basta pensare al colle-gamento tra la Rerum Nova-rum di Leone XIII del 1891 ele successive encicliche socia-li cadenzate temporalmente ri-spetto a questo fondamentaledocumento.Per la Chiesa, accanto al do-

vere dei cittadini dell’obbe-dienza, esisteva anche un do-vere dei governati di rispettodella normamorale stabilita daDio e dichiarata dai Pastori ec-clesiastici. Ma il principio di-vino dell’autorità impediva cheil popolo fosse giudice dei suoipastori.L’ideale di società delineata

dalla “Quanta cura” è ancoral’ideale medievale della «vi-cendevole società e concordiadi intenti tra il sacerdozio el’impero, che sempre riuscí van-taggiosa e salutare tanto alla

Chiesa quanto allo Stato». L’en-ciclica “ImmortaleDei” di Leo-ne XIII, partendo dalla conce-zione di una società pienamenteformata sui princípi cristiani,invita i cattolici a non rinunciarealla vita politica, ma, al con-trario, a parteciparvi inmodo at-tivo.È Pio XI che propone la pri-

ma chiara formulazione del“principio di sussidiarietà”, nelcontesto della difesa che egli fadelle associazioni, atte a «pro-muovere una cordiale collabo-razione delle varie professionidei cittadini» nei confronti del-lo Stato.Pio XI afferma inoltre, con

grande energia, la non separa-tezza dell’etica dall’economia,pena la distruzione stessa del-l’uomo che costituisce il fine ul-timo dello sviluppo economi-co per la costruzione del benecomune, con il suoi princípi dilibertà, responsabilità, dignitàe creatività. Sono questi gli an-ni, parliamo degli anni Trenta,in cui la scienza economica pro-clama la sua totale indipen-denza dall’etica.Paolo VI nella “Octuagesi-

ma Adveniens” afferma che«Non spetta né allo Stato né aipartiti politici, che sarebberochiusi in sé stessi, di tentarre diimporre un’ideologia conmez-zi che sboccherebbero nella dit-tatura degli spiriti». Loro com-pito è invece sviluppare nel cor-po sociale convinzioni ultimesulla natura, sull’origine e sulfine dell’uomo e della società.Nel documento conciliare“Gaudium et Spes”, nella par-te prima dedicata al tema «la

ti, mentre le determinazioni piúprecise della legge morale nonsono subito evidenti, occorrelamediazione della legge uma-na, la quale opera il passaggiodai princípi alle conclusioni equindi promulga queste ultime.La legge umana, dunque, ap-pare concepita come opera del-la ragione.Il Concilio di Trento, so-

prattutto con il Decreto sullaPenitenza, aveva auspicato lacreazione di Istituti di forma-zione per i futuri sacerdoti. Inquesto contesto, l’insegna-mento della Teologia moraleebbe prima di tutto un intentopastorale di abilitazione all’e-

ATTIVITA’PARTE PRIMA - TEMI GENERALI

ETICAED ECONOMIA

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Nella “EvangeliiNuntiandi”, Paolo VI

affronta il socialecome nucleo simbolico

della promozione umanae dell’evangelizzazione.

Nel documentosi precisa che

l’evangelizzazione non ècompleta senzala predicazione

sui diritti e sui doveridella persona

e della famiglia,sulla pace,

sulla liberazione

Chiesa e la vocazione dell’uo-mo», vengono affrontati i temidella dignità della persona uma-na, della comunità degli uomi-ni, dell’attività umana nell’u-niverso. La “Gaudium et Spes”può essere considerata il primogrande documento di moralesociale, introdotto e supporta-to da altri documenti quali “Lu-men Gentium”, “Dei Verbum”e “Dignitatis Humanae”.Nella “Populorum Progres-

sio” di Paolo VI si afferma, al-l’indomani del Concilio ecu-menico Vaticano II, una rinno-vata presa di coscienza delleesigenze del messaggio evan-gelico che impone di mettersial servizio degli uomini, ondeaiutarli a cogliere tutte le di-mensioni di tale problema econvincerli di un’azione soli-dale in questa svolta della sto-ria dell’umanità.Il Sinodo dei vescovi del

1971 con il documento “La giu-stizia nel mondo” insiste sul-l’imprescindibile unità tra l’a-gire cristiano e la giustizia nelmondo (realtà politica) e sullanecessità di trasmettere alla co-scienza cristiana la preoccupa-zione per l’impegno della giu-stizia nei rapporti tra uomini,non solo a livello personale,ma anche nelle forme istitu-zionali.La lettera “OctuagesimaAd-

veniens” del 1971 evidenzia lanecessità che le comunità di-ventino il soggetto che elabo-ra la propria testimonianza difede nei confronti dei proble-mi sociali.La comunità cristiana è invi-

tata ad analizzare con occhi

aperti la propria realtà sociale.Nella “Evangelii Nuntiandi”,Paolo VI affronta il sociale co-me nucleo simbolico della pro-mozione umana e dell’evange-lizzazione. Nel documento siprecisa che l’evangelizzazionenon è completa senza la predi-cazione sui diritti e sui doveridella persona e della famiglia,sulla pace, sulla liberazione.Giovanni Paolo II nella “La-

borem Exercens” del 1981 af-ferma che se la soluzione, omeglio, la graduale soluzionedella questione sociale, che con-tinuamente si ripresenta semprepiú complessa, deve essere ri-cercata nella direzione di ren-dere la vita umana piú umana,allora la chiave che è il lavoroumano acquista un’importanzafondamentale e decisiva.La “Laborem Exercens” of-

fre una visione non ideologica,ma autenticamente umana, sucui fondare una solidarietà nuo-va, richiamando sempre la di-gnità e i diritti degli uomini allavoro e stigmatizzando le si-tuazioni in cui essi vengonoviolati.Nel “Documento finale di

Puebla”, al paragrafo in cui ivescovi latino-americani rias-sumono il Magistero piú re-cente in tema di dottrina so-ciale si legge: «Nella sua ela-borazione e applicazione, i lai-ci non devono essere esecuto-ri passivi, ma attivi dei pasto-ri, ai quali apportano la loroesperienza e competenza pro-fessionale e scientifica».Lo sviluppo non è un pro-

cesso rettilineo, quasi automa-tico è per sé illimitato. Esso

non può consistere solo nel-l’uso, nel dominio e nel pos-sesso indiscriminato delle co-se create e dei prodotti dell’in-dustria umana,ma piuttosto nelsubordinare il possesso, il do-minio e l’uso alla somiglianzadivina dell’uomo e alla sua vo-cazione all’immortalità.All’origine dell’intervento di

Leone XIII in materia econo-mica e sociale c’è un duplice or-dine di motivi: a) la questioneoperaia; b) il rimedio che il so-cialismo suggeriva per tale si-tuazione. Leone XIII ricorda econdanna la soluzione sociali-sta, sviluppando in questo con-testo la dottrina sulla proprietà

PARTE PRIMA - TEMI GENERALI

ATTIVITA’ ETICAED ECONOMIA

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Un’ideologia del profittoche renda primarioin senso assoluto edesclusivo il ruoloeconomico dell’impresae faccia del profittoun fine in sé, porta astrumentalizzare tutti ivalori di cui s’intesse lavita di un’impresa.Le esigenze di razionalitàeconomica impongonoun ripensamentodel modo di rapportarsicon i clienti e di trattarecon i dipendenti

zione fondamentale che esistetra la natura e la ragione.

ETICA E PROFITTO

Il secondo contributo diMons. Pompeo Piva, che si de-sidera qui ricordare, è stato pub-blicato nel numero 1 di UCIDLetter del 2006 e ha per temal’etica e il profitto.Secondo ilMons. Piva, un’i-

deologia del profitto che rendaprimario in senso assoluto edesclusivo il ruolo economicodell’impresa e faccia del pro-fitto un fine in sé, porta a stru-mentalizzare tutti i valori di cuis’intesse la vita di un’impresa.Proprio le esigenze di razio-

nalità economica, fondate suun obiettivo di reddito, impon-gono un ripensamento del mo-do di rapportarsi con i clienti edi trattare con i dipendenti.Se esiste lo spirito d’impre-

sa, se l’eccellenza tecnica è in-frastruttura culturale, le com-petenze economico-aziendali emanageriali necessarie nonmancheranno di essere svilup-pate e il profitto diventerà un va-lore operante. Il problema dicombinare l’economico con ilsociale nella realtà dell’impre-sa, si risolve integrando crea-tivamente esigenze sociali e bi-sogni del mercato, all’internodi visioni imprenditoriali do-tate di una loro intrinseca vali-dità economica.Lo sviluppo è un obiettivo

che, quando non è funzionalealla redditività di lungo perio-do, si collega necessariamentea obiettivi di prestigio, di po-tere o di sopravvivenza senzaeconomicità. Un’impresa non

può permettersi di perseguire uncerto fine senza coniugarlo conla redditività, senza prescinde-re dalla competitività.È di cruciale importanza che

la dimensione umana e quellaeconomica dell’impresa ven-gano a compenetrarsi. Se ciò ac-cade, il profitto non è piú as-solutizzato, ma perseguito infunzione del benessere e delprogresso.Il cristiano imprenditore cer-

ca di elaborare forme concretedi esistenza per il bene comu-ne, suscettibili d’essere ammi-nistrate per la salvezza delmon-do, secondo le intenzioni diDio.

VOCAZIONE

ALL’IMPRENDITORIALITÀ

Il tema del terzo contributodi Mons. Piva apparso sul nu-mero 2 diUCIDLetter del 2006echeggia il titolo dell’encicli-ca sociale del 2009 di Bene-detto XVI, Caritas in Veritate.Si tratta della vocazione “in ve-rità” del cristiano imprendito-re.Parlando di vocazione al-

l’imprenditorialità,Mons. Piva,come fa la Caritas in Veritate,imprime una tensione teologi-ca alla Dottrina sociale dellaChiesa rispetto alla sua di-mensione storica che continuaa rimanere importante comeguida nel discernimento degliatti umani.Mons. Piva ci ricorda infatti

che nei confronti di ciascuno dinoi, Dio ha sempre un proget-to specifico. Ma qual è il rap-porto tra libertà e obbedienza?Se la libertà dell’uomo è la

privata come diritto di natura.Pio XII integra l’insegnamen-to di Pio XI, indicando espli-citamente lo scopo sociale del-la destinazione dei beni a tuttala famiglia umana che il regi-me di proprietà privata deverealizzare, insistendo con for-za ancoramaggiore sul fine so-ciale che il regime di proprietàprivata deve garantire.In definitiva, la morale si co-

stituisce entro il cerchio dellanatura umana e della ragione:le normemorali che vincolanol’uomo sono il riflesso dellenecessità insite e immanenti al-la natura umana. Tutta la vitamorale scaturisce dalla rela-

ATTIVITA’PARTE PRIMA - TEMI GENERALI

ETICAED ECONOMIA

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La volontà di Dio el’ubbidienza che questaesige, significano che

l’uomo deve continuarea vivere, qualunque sia

il suo passato el’interpretazione

che ne ha dato. Ciò checonta è vivere il presente:

in esso si realizzala responsabilità etica

del credente.L’uomo deve assumerela propria situazione

storica responsabilmentee personalmente

libertà alla quale Dio ci chia-ma fondandola sulla verità, al-lora essa è ubbidienza. Ma sel’ubbidienza dell’uomo è quel-la che Dio esige, essa è una li-bertà.La volontà di Dio e l’ubbi-

dienza che questa esige, signi-ficano che l’uomo deve conti-nuare a vivere, qualunque sia ilsuo passato e l’interpretazioneche ne ha dato. Ciò che contaè vivere il presente: in esso sirealizza la responsabilità eticadel credente.L’uomo deve assumere la

propria situazione storica re-sponsabilmente e personal-mente, in forza dell’ubbidien-za davanti a Dio. L’uomo par-te dalla propria situazione, coni suoi limiti, problemi, urgen-ze; ma per mettersi in cammi-no. Essere fedeli a sé stessi si-gnifica essere attenti e aperti acomprendere le attitudini realicheDio fa scoprire incessante-mente nelle esigenze che pro-pone, essere pronti a lanciarsicon risolutezza in azioni forseaudaci, forse modeste ma vereeticamente.Si può esprimere la vocazio-

ne come un evento che si rea-lizza tra Dio e l’uomo, che siaggiunge a ciò che l’uomo ègià. Comporta per l’uomoqual-cosa di nuovo: implica unamo-dificazione dell’esistenza uma-na che va la di là di ciò che es-sa è, ora.L’attività imprenditoriale e

la vocazione sono intrinseca-mente legate. Quindi occorrericonoscere che l’imprendito-rialità accettata da un indivi-duo è già essa stessa, in quan-

to disposizione divina, una ri-sposta dell’uomo alla sua vo-cazione, un risultato inizialedel suo comportamento.È l’uomo concreto che co-

nosce sé stesso nel suomondo,a porre domande sulla vita. Por-tiamo sempre noi stessi, insie-me con noi. La pre-compren-sione concreta è, dunque, lacondizione necessaria del no-stro porre domande sull’uomo,sulla sua vita, sulla verità.L’uomo non si accontenta,

nel suo agire, di vedere e di vo-lere l’oggetto della sua azione:lo vede e lo vuole in ragione diunmotivo. L’uomo non solo sache egli agisce e ciò che inten-de fare, ma soprattutto, anchese inmodo confuso, perché agi-sce.La fede in quanto sapere la

verità che è Gesú Cristo, è unaconsegna all’amore per condi-videre la dedizione che lo ca-ratterizza, in modo da espri-mere una donazione come lasua. Significa farsi guidare dal-la verità e perciò fare espe-rienza.La fede rende il cristiano,

memoria vera di Cristo. Nonunamemoriamaterialmente ri-petitiva, perché ciò significhe-rebbe un impossibile tentativodi svincolarsi dall’attualità sto-rica e culturale. Memoria chesi potrebbe definire come coe-renza creatrice che attualizzala vocazione “in verità” del cri-stiano imprenditore.

CRISTIANO IMPRENDITORE

L’ultimo lavoro, ma non perimportanza, di Mons. PompeoPiva su cui desidero soffer-

marmi è il libro del 2004, edi-to da Marietti, “Sogno un im-prenditore cristiano”.Esso rappresenta il frutto im-

portante di sollecitazioni pro-venienti dalla Sezione UCIDdi Mantova di cui Mons. Pivaè stato consulente ecclesiasti-co per molti anni.Si tratta di un testo che af-

fronta in modo approfonditomolti temi trattati dall’Encicli-ca sociale di Benedetto XVI,Caritas in Veritate.Sul piano delmetodo,Mons.

Piva afferma, all’inizio del li-bro, che questi temi sono sot-to l’attenzione della Dottrinasociale della Chiesa, ma non

PARTE SECONDA - APPROFONDIMENTI

ATTIVITA’ ETICAED ECONOMIA

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«L’amore nella veritàè una grande sfidaper la Chiesa in un mondoin progressiva e pervasivaglobalizzazione.Il rischio del nostro tempoè che all’interdipendenzadi fatto tra gli uominie i popoli non corrispondal’interazione eticadelle coscienze e delleintelligenze, dalla qualepossa emergerecome risultatouno sviluppoveramente umano»

trascendente basato sul rap-porto immutabile traDio e l’uo-mo fatto a sua immagine e so-miglianza. È Dio che chiama el’uomo risponde liberamentealla sua chiamata.La cultura cristiana è cultu-

ra dello sviluppo che rifugge leodierne teorie della decrescitafelice per risolvere i problemiche attanagliano il mondo e, inparticolare, la crisi ecologica.Lo sviluppo fondato teologi-camente è responsabilità di tut-ti e, in particolare, dell’im-prenditore cristiano.Mons. Piva avrebbe preferi-

to parlare di cristiano impren-ditore per sottolineare la va-lenza teologica della chiamataallo sviluppo per la costruzio-ne del bene comune, coniu-gando i principi della solidarietàe della sussidiarietà.Entra cosí in campo il tema

della giustizia a cui Mons. Pi-va dedicamolta importanza perla costruzione del bene comu-ne.La Caritas in Veritate per

raggiungere lo sviluppo uma-no integrale indica un percor-so che va oltre la giustizia emira alla carità, cioè all’amo-re tra gli uomini che è il rifles-so dell’amore diDio verso l’uo-mo fatto a sua immagine e so-miglianza.«L’amore nella verità - af-

ferma l’Enciclica - è una gran-de sfida per la Chiesa in unmondo in progressiva e perva-siva globalizzazione. Il rischiodel nostro tempo è che all’in-terdipendenza di fatto tra gliuomini e i popoli non corri-sponda l’interazione etica del-

le coscienze e delle intelligen-ze, dalla quale possa emergerecome risultato uno sviluppo ve-ramente umano. Solo con la ca-rità, illuminata dalla luce del-la ragione e della fede, è pos-sibile conseguire obiettivi disviluppo dotati di una valenzapiú umana e umanizzante».

ECONOMIA D’IMPRESA

E SVILUPPO

La grande svolta, che segnail primato del ruolo dell’im-presa e dell’imprenditore nel-lo sviluppo per il bene comu-ne, si ha con la terza enciclicasociale di Giovanni Paolo II, laCentesimus Annus del 1991.La Centesimus Annus parla

del ruolo primario dell’impre-sa per lo sviluppo e quindi dieconomia di impresa piú che dieconomia capitalistica, defini-zione cheGiovanni Paolo II ri-tiene poco appropriata.Per Papa Wojtyla, l’impresa

è una comunità di persone checondividono un obiettivo co-mune che è quello della soste-nibilità dell’impresa nel lungoperiodo e in cui l’autorità vie-ne esercitata non come poterema come servizio, con caritànella verità, per la costruzionedel bene comune.NellaCaritas in Veritate ven-

gono spesso nominati l’impre-sa, l’imprenditore e l’impren-ditorialità. Si tratta soprattuttodel capitolo terzo dedicato al-la fraternità, allo sviluppo eco-nomico e alla società civile.I punti che ci interessano di

piú comeUnioneCristiana Im-prenditori Dirigenti (UCID) so-no il 40 e il 46.

della teologia. «Credo - affer-ma Mons. Piva - che la teolo-gia debba affrontare una seriedi problemi per giungere a com-prendere la natura e l’azionedel sistema azienda».Possiamo dire che laCaritas

in Veritate costituisce una ri-sposta alta sul piano della di-mensione teologica della Dot-trina sociale della Chiesa ri-spetto a quella storica del di-scernimento degli atti umani equindi dell’attività imprendi-toriale.LaCaritas in Veritate è l’en-

ciclica che innalza lo sviluppoa livello di vocazione e ne evi-denzia pertanto il fondamento

ATTIVITA’PARTE PRIMA - TEMI GENERALI

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«Nel contesto di questodiscorso è utile osservareche l’imprenditorialità

ha e deve sempredi piú assumere un

significato plurivalente.La perdurante prevalenzadel binomio mercato-Statoci ha abituati a pensare

esclusivamenteall’imprenditore privato

di tipo capitalisticoda un lato e al dirigente

statale dall’altro»

Benedetto XVI nella Cari-tas in Veritate ( punto 40) af-ferma che «Le attuali dinami-che economiche internaziona-li richiedono profondi cambia-menti nel modo di intenderel’impresa. Vecchie modalitàdella vita imprenditoriale ven-gono meno, ma altre promet-tenti si profilano all’orizzon-te».E ancora nel punto 41 si leg-

ge: «Nel contesto di questo di-scorso è utile osservare chel’imprenditorialità ha e devesempre di piú assumere un si-gnificato plurivalente. La per-durante prevalenza del bino-mio mercato-Stato ci ha abi-tuati a pensare esclusivamenteall’imprenditore privato di tipocapitalistico da un lato e al di-rigente statale dall’altro. Inrealtà, l’imprenditorialità va in-tesa in modo articolato. Ciò ri-sulta da una serie di motiva-zioni metaeconomiche».Significativa al riguardo è la

sottolineatura dell’Enciclica ri-guardante la perdita di signifi-cato della distinzione tra im-prese profit e no profit ( punto46). Cambia il rapporto tra im-presa ed etica.Le imprese profit e no profit

sono accomunate dalla neces-sità, per la loro vita nel lungoperiodo, della soddisfazione delvincolo dell’efficienza econo-mica.«Non si tratta solo di un ter-

zo settore,ma di una nuova am-plia realtà composita, che coin-volge il privato e il pubblico, eche non esclude il profitto, malo considera strumento per rea-lizzare finalità umane e socia-

li». D’altra parte, come ricor-daGiovanni Paolo II nellaCen-tesimus Annus, quando l’im-presa consegue un profitto vuoldire che i fattori della produ-zione sono impiegati in modoefficiente.La globalizzazione, come si

legge nel punto 40 dell’Enci-clica, dilata il significato dellaresponsabilità sociale dell’im-presa dagli stretti confini na-zionali al mondo globalizzato,pieno di differenze e di disu-guaglianze sul piano economi-co. Aumenta il numero e il pe-so degli stakeholders esterni ri-spetto a quelli interni. Si ripar-la del mutamento dei rapportitra shareholders e stakeholders,con rivisitazioni della parteci-pazione dei lavoratori alla vitadell’impresa.La responsabilità sociale del-

l’impresa non significa distin-tivi che l’impresa si dà o rice-ve dall’esterno, come sono icodici etici, i bilanci etico-so-ciali, le certificazioni etiche eambientali.Dietro la produzione di tutti

questi strumenti si nascondononon di rado forti interessi eco-nomici che non hanno niente ache fare con un’autentica re-sponsabilità sociale dell’im-presa o, come preferiamo direnoi dell’UCID, della respon-sabilità imprenditoriale per lacostruzione del bene comune.A tale riguardo, cosí si espri-

me laCaritas in Veritate: «An-che se le impostazioni eticheche guidano oggi il dibattitosulla responsabilità sociale del-l’impresa non sono tutte ac-cettabili secondo la prospetti-

va della Dottrina sociale dellaChiesa, è un fatto che si va sem-pre piú diffondendo il convin-cimento in base al quale la ge-stione dell’impresa non può te-nere conto degli interessi deisoli proprietari della stessa, madeve anche farsi carico di tut-te le altre categorie di soggettiche contribuiscono alla vita del-l’impresa: i lavoratori, i clien-ti, i fornitori dei vari fattori diproduzione, la comunità di ri-ferimento».I problemi che si trova ad af-

frontare attualmente la respon-sabilità sociale dell’impresanell’era della globalizzazionesono molteplici sia sul piano

PARTE PRIMA - TEMI GENERALI

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L’accelerazionedel progresso scientificoe tecnico e i processidi globalizzionedell’economiastanno modificandoin modo profondola natura dell’impresae, conseguentemente,il modo di intenderel’impresa stessa

produce nel lungo periodo. Sulpiano macroeconomico, dob-biamo confrontare larghemol-titudini di imprese per indivi-duare le eventuali differenze ela loro significatività nel lungoperiodo tra imprese eticamen-te responsabili e le altre im-prese.Facciamo un semplice esem-

pio riguardante gli indici di bi-lancio. Confrontiamo per que-sto due imprese dello stessosettore e della stessa dimen-sione: la prima che effettua in-vestimenti nel campo della si-curezza in azienda e della qua-lità delle condizioni di vita sulposto di lavoro e un’altra chenon fa alcun investimento.La prima azienda avrà pro-

babilmente un maggiore valo-re aggiunto dipendente dallasuperiore produttività del la-voro che viene certamente cat-turata dalla categoria di valoreaggiunto impiegata in economiaaziendale. Non viene tuttaviacatturata la creazione di valo-re conseguente allaminore spe-sa infortunistica e sanitaria con-seguente al comportamento vir-tuoso della prima azienda inrelazione agli investimenti nel-la sicurezza sul posto di lavo-ro e alla sua qualità.È stato per questo elaborato

all’UCID un nuovo indice cheabbiamo chiamato valore eco-nomico e sociale guadagnato(VESG). Naturalmente l’im-presa “virtuosa” dovrà regi-strare una componente negati-va di reddito riguardante la quo-ta di ammortamento per gli in-vestimenti che la seconda im-presa non effettua.

Supponendo che la compo-nente negativa di reddito ven-ga compensata dalla maggiorecreazione di valore aggiuntoconnessa alla piú elevata pro-duttività del lavoro dovuta al-l’investimento, ci troveremmodi fronte a due imprese che pre-sentano la medesima redditi-vità e la stessa tassazione.La tassazione dovrebbe in-

vece essere minore nel primocaso grazie a una politica diammortamenti accelerati cheabbassa le imposte dovute dal-l’impresa virtuosa. Questo si-gnifica un fisco etico e anima-to dai valori della sussidiarietà(fisco sussidiario) di cui parlal’EnciclicaCaritas in Veritate.Sul piano macroeconomico,

l’UCID sta portando avanti ilconfronto tra campioni stati-sticamente significativi di im-prese eticamente responsabilinel lungo periodo e le altre im-prese.I risultati che abbiamo otte-

nuto nel primoRapportoUCID2007 (analisi Logit) sulla co-scienza imprenditoriale nellacostruzione del bene comunesono a questo riguardo inco-raggianti.Abbiamo individuato una se-

rie di variabili statistiche qua-lititative e quantitative che di-scriminano, a livelli significa-tivi di probabilità, le impreseche abbiamo definito etica-mente responsabili rispetto aun campione dicotomico di al-tre imprese. Queste analisi ver-ranno approfondite nel secon-do Rapporto UCID 2010.In definitiva, l’accelerazione

del progresso scientifico e tec-

micro che macroeconomico.Esiste un problema di defini-zione della natura della re-sponsabilità sociale dell’im-presa.Abbiamo un problema ri-

guardante gli effetti del com-portamento etico dell’impresanel lungo periodo e di misura-zione. La misurazione e la va-lutazione riguardano sia il pia-no micro che quello macroe-conomico.Sul pianomicroeconomico e

aziendale abbiamo il problemadegli indici di bilancio tradi-zionali che sono inadatti a mi-surare tutto il valore che l’im-presa eticamente responsabile

ATTIVITA’PARTE PRIMA - TEMI GENERALI

ETICAED ECONOMIA

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Mons. Piva avrebbevoluto intitolare

il suo libro“Sogno un cristiano

imprenditore”,perché è la fedein Cristo la forza

primigeniache determina

la vocazione allosviluppo il cuifondamento

è trascendentee teologico

nico e i processi di globaliz-zione dell’economia stannomo-dificando in modo profondo lanatura dell’impresa e, conse-guentemente, il modo di inten-dere l’impresa stessa, come af-ferma Benedetto XVI nell’En-ciclica Caritas in Veritate.Rimane fondamentale per

l’impresa la vocazione allo svi-luppo, che assume nella Cari-tas in Veritate un forte valoreteologico perché èDio che chia-ma l’uomo e l’uomo è libero didare la sua risposta.È un punto che racchiude il

significato profondo del libro diMons. Piva: “Sogno un im-prenditore cristiano”. Per que-sto avrebbe voluto intitolare ilsuo libro sogno un cristiano im-prenditore, perché è la fede inCristo la forza primigenia chedetermina la vocazione allo svi-luppo il cui fondamento è tra-scendente e teologico.In questo modo si rafforza

molto la dimensione teologicadella Dottrina sociale dellaChiesa di cui Mons. Piva neavvertiva fortemente la neces-sità.Lo stesso investimento, che

è la condizione per lo sviluppodell’impresa, acquista un valo-remorale perché chi lo compieè animato dalla fede e dalla spe-ranza nel futuro, come avvie-ne nella parabola dei talenti incui è premiato chi rischia emol-tiplica i talenti ricevuti e vieneinvece condannato chi per ti-more del futuro lo sotterra.Lo sviluppo diventa in que-

sto modo la condizione neces-saria per la costruzione del be-ne comune.

Essa diventa sufficientequando lo sviluppo è animatodalla giustizia e, ancora di piú,dalla carità che si trova ad inlivello piú elevato per il suovalore teologico che valorizzail rapporto tra Dio e l’uomo,fatto a sua immagine e somi-glianza.

1) P. Piva, Sogno di un imprendi-tore cristiano, Marietti, Genova2004.

L’investimento,condizione

per lo sviluppodell’impresa,

acquista un valoremorale perchéchi lo compie

è animatodalla fede e

dalla speranzanel futuro.

Lo sviluppo diventain questo modo

la condizione necessariaper la costruzionedel bene comune

PARTE PRIMA - TEMI GENERALI

ATTIVITA’ ETICAED ECONOMIA

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RIPENSARE

IL MODELLO

D’IMPRESA

Lo sviluppo si fondasulle cellule vitalidella società:famiglia e impresa.Serve una piú fortediffusione delprincipio di solidarietà

che, malgrado dispongano diun lavoro in qualche modo re-tribuito, non riescono a superarela soglia della povertà.Tra le diverse forme di lavo-

ro, quello dell'imprenditore, odel capo d'impresa, ha caratte-ristiche particolari, che fannogravare su di lui oneri e re-sponsabilità specifiche, in quan-to egli assume direttamente ilrischio delle proprie scelte edelle proprie iniziative, orga-nizza il lavoro di altri uomini,trae direttamente profitto dallasua attività e decide del suc-cessivo utilizzo di questo pro-fitto.Queste caratteristiche del la-

voro imprenditoriale corri-spondono a precisi imperativietici:a) quello di assumere il ri-

schio in modo ponderato e ra-gionevole, e comunque fina-lizzato ad un’utilità concreta ediffusa per la società in cui ope-ra;b) quello di considerare l'or-

ganizzazione dell’impresa co-me comunità di uomini, contutte le implicazioni che ciòcomporta sul piano del rispet-to della persona e dei suoi va-lori;c) quello, infine, di vedere il

profitto non come “appropria-zione”, come “indicatore delbuon andamento dell’azienda”(Centesimus Annus, 35), macome fonte per investimenti peril suo sviluppo e benessere.Il profitto quindi, non è solo

l’indicatore del buon anda-mento dell’azienda,ma lo stru-mento che consente l’incre-mento del capitale disponibile

PARTE SECONDA

APPROFONDIMENTI

di Emilio IaboniPresidente SezioneUCID Frosinone

Dall’uomo scaturisconole forze trainanti capa-ci di valorizzare quelle

risorse primarie umane e ma-teriali che esistono ovunque inqualsiasi parte del mondo.Al lavoro, considerato nel

suo complesso, s’impone ungrande sforzo collettivo in ter-mini di efficienza, perché laproduzione di benessere deveavvenire producendo ricchez-za per soddisfare i bisogni at-tuali e necessari alla vita del-l’uomo e delle famiglie.Ciò è tanto piú necessario e

urgente in una economia chepresenta il gravissimo feno-meno della disoccupazione,maggiormente dell’Italia cen-trale e meridionale e dell’inte-ra Europa e ricordiamo, anche,che questo fenomeno cosí gra-ve e statisticamentemolto rile-vante, non può far dimenticareil crescente numero di coloro

CRISIE NUOVO SVILUPPO

Crisi economica, crisi finanziaria, crisi occupazionale, crisi mo-rale, sono fenomeni che stiamo fronteggiando da troppo tempo e che ab-biamo il dovere di sconfiggere. Iaboni sottolinea come sia necessario ri-pensare il modello dell’impresa che necessita di recuperare la propria ani-ma. Al centro della questione deve porsi l’attenzione primaria sulla per-sona umana, le cui aspirazioni e capacità devono essere valorizzate, dan-do importanza all’individualità del singolo lavoratore. Come suggerisce ilPontefice, nella Caritas in Veritate, lo sviluppo dei popoli dipende, in pri-mis, dall’unione e dalla collaborazione della famiglia umana e dall’affer-mazione e diffusione del principio di sussidiarietà.

Economic crisis, financial crisis, job crisis, moral crisis, are phe-nomena that we are facing for too long and that we must defeat. Iabonistresses that it is necessary to rethink the enterprise model, that needs toregain its soul. At the heart of the matter must set the primary focus onthe human person, whose aspirations and capabilities must be enhanced,giving importance to the individuality of each worker. As suggested bythe Pope, in Caritas in Veritate, the development of nations depends, pri-marily, on the union and partnership of the human family and the esta-blishment and spread of the principle of subsidiarity.

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Benedetto XVI esorta gliStati ricchi a «destinare

maggiori quote» delProdotto Interno Lordo

per lo sviluppo.Auspica un maggiore

accesso all’educazionee alla «formazione

completa della persona».Ogni migrante,soggiunge poi,

«è una persona umana»che «possiede diritti,e va rispettato da tuttie in ogni situazione»

per lo sviluppo e l’occupazio-ne.L’esperienza storica piú re-

cente ha dimostrato che l’esi-genza della solidarietà, e in par-ticolare della solidarietà cri-stiana, può trovare risposta nel-l’economia di mercato e nel-l’attività imprenditoriale, co-me è stato riconosciuto dal piúAltoMagistero, con l’afferma-zione che «il libero mercatosembra essere lo strumento piúefficace per collocare le risor-se e rispondere efficacementeai bisogni» (Centesimus An-nus, 34) Non ci può essere be-ne comune e non ci può esse-re corretta distribuzione di ric-chezza se non c’è formazionee crescita.E chi nella società ha il com-

pito di far aumentare la ric-chezza nazionale, non può es-sere considerato egoisticamen-te estraneo alla vita complessivadella Società.«La collaborazione della fa-

miglia umana» è il cuore delquinto capitolo della “Caritasin Veritate”, in cui BenedettoXVI evidenzia che «lo svilup-po dei popoli dipende soprat-tutto dal riconoscimento di es-sere una sola famiglia».D’altronde, la religione cri-

stiana può contribuire allo svi-luppo «solo seDio trova un po-sto anche nella sfera pubbli-ca».Il Papa fa quindi riferimento

al “principio di sussidiarietà”,che offre un aiuto alla persona«attraverso l’autonomia dei cor-pi intermedi».La sussidiarietà, spiega, il

Pontefice, «è l’antitodo piú ef-

ficace contro ogni forma di as-sistenzialismo paternalista» edè adatta a umanizzare la glo-balizzazione. Benedetto XVIesorta poi gli Stati ricchi a «de-stinaremaggiori quote» del Pro-dotto Interno Lordo per lo svi-luppo, rispettando gli impegnipresi. Ed auspica un maggioreaccesso all’educazione e ancorpiú alla «formazione comple-ta della persona» rilevando che,cedendo al relativismo, si di-venta piú poveri. Il Papa af-fronta poi il fenomeno “epo-cale” delle migrazioni. Ognimigrante, soggiunge, «è unapersona umana» che «possiedediritti, che va rispettato da tut-ti e in ogni situazione».L’ultimo paragrafo del Ca-

pitolo viene dedicato dal Pon-tefice «all’urgenza della rifor-ma dell’O.N.U. e dell’archi-tettura economica e finanzia-ria internazionale». Urge «lapresenza di una vera “Autoritàpolitica mondiale”» che si at-tenga «in modo coerente aiprincípi di sussidiarietà e di so-lidarietà».Un’Autorità, afferma che go-

da di «potere effettivo». Il se-sto e ultimo capitolo della “Ca-ritas inVeritate” è incentrato sultema: “Lo sviluppo dei popolie la tecnica”.Il Papa mette in guardia dal-

la «pretesa prometeica» se-condo cui «l’umanità ritiene dipotersi ricreare avvalendosi dei“prodigi” della tecnologia». Latecnica, è il suo monito, nonpuò avere una «libertà assolu-ta». Campo primario «della lot-ta culturale tra l’assolutismodella tecnicità e la responsabi-

lità morale dell’uomo è oggiquello della bioetica», spiega ilPapa che aggiunge: «La ragio-ne senza la fede è destinata aperdersi nell’illusione della pro-pria onnipotenza».Nella Conclusione dell’En-

ciclica “Caritas in Veritate”, IlPapa sottolinea che lo svilup-po «ha bisogno di cristiani conle braccia alzate verso Dio nelgesto della preghiera», di «amo-re e di perdono, di rinuncia a séstessi, di accoglienza del pros-simo, di giustizia e di pace».Infine i provvedimenti a so-

stegno delle famiglie numero-se, leggi piú condivise, prioritàalle fasce sociali piú colpite

PARTE SECONDA - APPROFONDIMENTI

ATTIVITA’ CRISIE NUOVO SVILUPPO

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Benedetto XVI auspicache coloro che sono elettidal popolo, abbiano«come prioritarial’esigenza di perseguirecostantemente il benecomune e lavorarea leggi condivise».Affinché si perseguail bene comune, insiste,«è opportuno chenelle sedi istituzionalisi cerchi di favorireuna sana dialettica»

mercato contrastano con l’im-perativo cristiano della solida-rietà: ma questa è una sfida eti-ca da affrontare ogni giorno;ed è una sfidamolto forte e dif-ficile da affrontare nella soli-tudine della coscienza. Di fron-te a questa sfida, ognuno di noiè chiamato a mettere a frutto idoni ricevuti daDio; a tutti è ri-chiesto di spendere la propriacreatività: è un obbligo che civiene richiesto anche dalla Sto-ria ma prima di tutti da Cristo.E anche in una situazione co-

sí complessa e quasi totalmen-te nuova non dobbiamo perde-re di vista la centralità dellapersona umana; non dell’uo-mo inteso come passivo gesto-re delle ricchezze che Dio hacreato e gli ha affidato, bensídell’homo faber che partecipaall’opera del Creatore.Le attuali dinamiche econo-

miche internazionali, caratte-rizzate da gravi distorsioni edisfunzioni, richiedono profon-di cambiamenti anche nelmon-do di intendere l’impresa. Vec-chie modalità della vita im-prenditoriale vengono meno,ma altre promettenti si profila-no all’orizzonte.Uno dei rischi maggiori è

senz’altro che l’impresa ri-sponda quasi esclusivamente achi in essa investe e finisca co-sí per ridurre la sua valenza so-ciale. Sempre meno le impre-se, grazie alla crescita di di-mensione e al bisogno di sem-premaggiori capitali, fanno ca-po a un imprenditore stabileche si senta responsabile a lun-go termine, e non solo a breve,della vita e dei risultati della

sua impresa e sempremeno di-pendono da un unico territo-rio. Inoltre, la cosiddetta delo-calizzazione dell’attività pro-duttiva può attenuare nell’im-prenditore il senso di respon-sabilità nei confronti di porta-tori d’interesse, quali i lavora-tori, i fornitori, i consumatori,l’ambiente naturale e la piú am-pia società circostante, a van-taggio degli azionisti, che nonsono legati ad uno spazio spe-cifico e godono quindi di unastraordinaria mobilità.Il mercato internazionale dei

capitali, infatti, offre oggi unagrande libertà di azione.È però anche vero che si sta

dilatando la consapevolezza cir-ca la necessità di una piú am-pia “responsabilità sociale” del-l’impresa. Anche se le impo-stazioni etiche che guidano og-gi il dibattito sulla responsabi-lità sociale dell’impresa, nonsono tutte accettabili secondola prospettiva dellaDottrina so-ciale della Chiesa. Si va sem-pre piú diffondendo il convin-cimento in base al quale la ge-stione dell’impresa non può te-nere conto degli interessi deisoli proprietari della stessa, madeve anche farsi carico di tut-te le altre categorie di soggettiche contribuiscono alla vita del-l’impresa.Negli ultimi anni si è notata

la crescita di una classe co-smopolita di manager, chespesso rispondono solo alle in-dicazioni degli azionisti di ri-ferimento, costituiti in genereda fondi anonimi che stabili-scono di fatto i loro compensi.Nel contesto di questo discor-

dalla crisi, attenzione alla vitaumana in tutti i suoi aspetti.Benedetto XVI auspica inol-

tre che coloro che sono eletti dalpopolo, abbiano «come priori-taria l’esigenza di perseguirecostantemente il bene comunee lavorare a leggi condivise».Affinché si persegua il bene

comune, conclude il Papa, «èopportuno che nelle sedi isti-tuzionali si cerchi di favorireuna sana dialettica, perchéquanto piú le decisioni e i prov-vedimenti saranno condivisi,tanto piú essi permetteranno unefficace sviluppo per gli abi-tanti dei territori amministrati».Le ragioni dell’impresa e del

ATTIVITA’PARTE SECONDA - APPROFONDIMENTI

CRISIE NUOVO SVILUPPO

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La globalizzazione,se da un lato creagrandi opportunità

di sviluppo, dall’altroaccentua fortemente

i rischi d’impresa, che,attrezzata per affrontare

quelli domestici,sta già compiendo,

e ancora piú dovrà farlonel futuro, uno sforzo

molto importante- anche di cultura -per reggere ai rischidella concorrenza

mondiale

so è utile osservare che l’im-prenditorialità ha e deve sem-pre piú assumere un significa-to plurivalente.La perdurante prevalenza del

binomio mercato-Stato ci haabituati a pensare esclusiva-mente all’imprenditore privatodi tipo capitalistico da un latoed al dirigente statale dall’altro.In realtà l’imprenditorialità vaintesa inmodo articolato. Que-sta concezione piú ampia fa-vorisce lo scambio e la forma-zione reciproca tra le diverse ti-pologie di imprenditorialità,con travaso di competenze dalmondo non profit a quello pro-fit e viceversa, da quello pub-blico a quello proprio della so-cietà civile, da quello delle eco-nomie avanzate a quello deiPaesi in via di sviluppo.Anche l’“autorità politica”

ha un significato plurivalente,che non può essere dimentica-to, mentre si procede alla rea-lizzazione di un nuovo ordineeconomico-produttivo, social-mente responsabile e a misurad’uomo.Come si intende coltivare

un’imprenditorialità differen-ziata sul piano mondiale, cosísi deve promuovere un’auto-rità politica distribuita e atti-vantesi su piú piani.L’economia integrata dei

giorni nostri non elimina il ruo-lo degli Stati, piuttosto ne im-pegna i governi a una piú for-te collaborazione reciproca. Ra-gioni di saggezza e di pruden-za suggeriscono di non procla-mare troppo affrettatamente lafine dello Stato. In relazionealla soluzione della crisi attua-

le, il suo ruolo sembra destinatoa crescere, riacquistando mol-te delle sue competenze.La globalizzazione, animata

e sostenuta da uno sviluppo tec-nologico sempre piú accelera-to, ha messo in forse prima, edemolito poi, schemi di riferi-mento consolidati nella nostracultura e nella nostra storiad’impresa.Nei decenni che sono segui-

ti alla fine della SecondaGuer-ra Mondiale, il mondo occi-dentale aveva raggiunto un so-stanziale equilibrio fra svilup-po e solidarietà, attingendo siaad un benessere abbastanza dif-fuso, promosso dalla crescitae dalla moltiplicazione delleimprese, che a una sicurezzasociale che era garantita, fon-damentalmente, dallo Stato.Questa situazione, oggi, sta

vivendo ed affrontando una fa-se di estrema criticità. All’in-terno dei Paesi industrializzatiè andata in crisi, la relazione di-retta e continuata fra la cresci-ta economica e l’occupazione.La globalizzazione, se da un

lato crea grandi opportunità disviluppo, dall’altro accentuafortemente i rischi d’impresa,che, attrezzata per affrontarequelli domestici, sta già com-piendo, e ancora piú dovrà far-lo nel futuro, uno sforzo mol-to importante - anche di cultu-ra - per reggere ai rischi dellaconcorrenza mondiale.Infine, la globalizzazione ha

posto in piena luce, in tutta lasua drammaticità, il contrastofra le aree ricche e quelle po-vere delmondo, dando alle esi-genze di solidarietà una di-

mensione nuova, che travalicai confini fra gli Stati, i popoli,le culture e le religioni. Unaconsiderazione da fare riguar-da il nostro modo di concepireil valore del lavoro. Di esso,vengono spesso considerati so-lo aspetti parziali ed esclusivi.Esiste una visione, econo-

micistica, secondo cui il lavo-ro è un mero fattore della pro-duzione; nel pensiero marxi-sta, è addirittura una “merce”offerta sul mercato al pari dialtremerci. A questa visione siriferisce, anche, una concezio-ne del lavoro come puro stru-mento per procurare reddito allavoratore.

PARTE SECONDA - APPROFONDIMENTI

ATTIVITA’ CRISIE NUOVO SVILUPPO

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Nella new economyla finanza prevalesull’economia,la velocità prevalesulla riflessione,il virtuale prevalesul tangibile,il globale prevalesul locale,la mercificazionesi è estesadai beni materialia quelli immateriali:servizi, rapporti, cultura

mondo del lavoro. Alla luce diqueste considerazioni, si puòritenere che non esiste distin-zione di principio tra lavoro di-pendente, lavoro autonomo elavoro dell’imprenditore.Le situazioni di grave disa-

gio, che riflettono il mutamen-to in corso sulla questione del-l’occupazione, non possono cheessere affrontate con provve-dimento di sostegno dei reddi-ti. La via da percorrere è quel-la di ripensare radicalmente ilmodello di lavoro che ha do-minato la nostra società indu-striale.Nella fase industriale le

aziende erano prevalentemen-te manifatturiere; la forza la-voro era prevalentemente ope-raia, semi-analfabeta, di estra-zione rurale; la tecnologia erameccanica; il lavoro era so-prattutto di natura fisica; l’or-ganizzazione era diretta allastandardizzazione, alla specia-lizzazione, all’economia di sca-la, alla sincronizzazione deiprocessi produttivi, alla cen-tralizzazione dei processi de-cisionali. In tale fase il corpodell’impresa prevaleva sulla suamente, (sapere organizzativo) eancora piú sulla sua anima (ge-nialità, personalità, carisma, te-nacia dell’imprenditore; soli-darietà, rabbia, lotta dei lavo-ratori; paternalismo, spirito diappartenenza nella comunità).Poi, manmano, i lavori e i la-

voratori intellettuali sono pre-valsi sui lavori e sui lavoratorimanuali, l’azienda si è smate-rializzata, le officine hanno ce-duto il posto agli uffici e ai la-boratori di ricerca. Ormai, nel-

l’attuale impresa postindu-striale, prevalgono i lavoratoriintellettuali (impiegati, mana-ger, professionisti, dirigenti);la tecnologia è prevalentemen-te informatica ed elettronica;l’organizzazione marketing ècentrata sulla motivazione; iprodotti stessi sono smateria-lizzati e consistono prevalen-temente in servizi, informa-zioni, valori, simboli, estetica.Nella new economy questo

processo è spinto agli estremi:la finanza prevale sull’econo-mia, la velocità prevale sullariflessione, il virtuale prevalesul tangibile, il globale preva-le sul locale, la mercificazionesi è estesa dai beni materiali aquelli immateriali: servizi, rap-porti, cultura.In sintesi, possiamo dire che

nell’impresa industriale il cor-po prevaleva sulla mente e inqualche modo l’abbrutiva, mai rapporti ancora rudi e famili-stici conferivano spessore e fa-scino all’anima dell’impresa:esuberanza del corpo, mortifi-cazione dellamente, esaltazio-ne dell’anima.Nell’impresa po-stindustriale, invece, il corpo èatrofizzato fin quasi a scompa-rire con il telelavoro, la menteè diventata ipertrofica, l’animaè vanificata.A questo punto occorre chie-

dersi se non sia opportuno re-cuperare l’anima dell’impresa.Io sono convinto che bisognafarlo presto e bene. Occorre re-cuperare l’anima dell’impresaperché vivere in un contestodotato di anima è gratificante,coinvolgente, caldo. Occorrerecuperare al piú presto l’e-

Esiste, inoltre, una visione,che definiremmo politico-sin-dacale, secondo cui il “lavo-ro”, la sua promozione, e la suadifesa, sono solo prerogativa diuna parte sociale. E questa vi-sione è quella che la Chiesa,attraverso l’ampio e continuoinsegnamento della suaDottri-na sociale, ha cercato - piú spes-so - con successo, di contra-stare dando moniti e avverti-menti che hanno illuminato ilmondo del lavoro a partire dal-la Rerum Novarum in poi, at-traverso le tante Encicliche so-ciali emanate e proposte allariflessione e all’impegno di tut-ti i cristiani che operano nel

ATTIVITA’PARTE SECONDA - APPROFONDIMENTI

CRISIE NUOVO SVILUPPO

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mulazione e l’emotività, la sog-gettività e la solidarietà, l’eti-ca e l’estetica, l’amicizia, l’a-more e la convivialità. L’animadell’impresa è minacciata dal-l’eccesso di razionalità, di avi-dità, di spregiudicatezza, di pi-grizia. L’etica dell’impresa, noninvecchia: resta giovane, cu-riosa, intraprendente. Come l’a-nima umana, essa è fatta di pau-ra e di ingenuità, di ottimismoe di curiosità, di tenerezza e diintransigenza. E ora una rac-comandazione a tutti i giovaniche si preparano ad affrontareil lavoro. È necessario comu-nicare, parlare anche dentro leloro famiglie.Il dialogo è la parte piú im-

portante per inserirsi adegua-tamente ai giusti livelli nellasocietà. La televisione ha ri-dotto notevolmente le capacitàcomunicative. Si arriva al pun-to in cui i giovani non parle-ranno piú nemmeno ai loro coe-tanei; perché non troverannogli argomenti interessanti sucui parlare, con riflessi negati-vi alle loro personalità.La flessibilità del lavoro ha

portato il miracolo olandese, intema di occupazione, dal tassodi disoccupazione attorno al2%, si è arrivati a un tasso dioccupazione oltre il 70%, qua-si dieci punti in piú di quello ita-liano. E un forte balzo in avan-ti dei contratti part-time: negliultimi 15 anni la quota è pas-sata dal 15% a 30%, per supe-rare nel 2001 il 40%.Un cavallodi Troia per inserire anche unafetta consistente di donne nelmercato del lavoro, ben primache la direttiva europea sul part-

time puntasse a diffondere que-sta forma di contratto in tuttal’Unione europea.Altro caso, la Svezia: il pro-

getto Flex-2, gestito dal Mini-stero dell’Industria svedese ededicato alle piccole imprese,ha dimostrato che flessibilità einnovazione tecnologica sonola carta vincente per la cresci-ta produttività e aumento deiprofitti. Il lavoro a distanza,“telelavoro”, grazie alla diffu-sione delle tecnologie della co-municazione, sta diffondendo-si anche nel vecchio continen-te, promettendo una migliorequalità di vita per il singolo eper la società. Il “telelavoro”,viene svolto a distanza attra-verso l’utilizzo delle tecnologiedell’informazione e della co-municazione, che permette dieliminare le limitazioni dovu-te alla localizzazione fisica:l’attività viene svolta indipen-dentemente dalla località, il chesignifica che può essere svoltain un ufficio, una casa, unmez-zo inmovimento, un centro sa-tellite, un telecentro, un’azien-da virtuale o qualsiasi altro si-to. La delocalizzazione del po-sto di lavoro tramite il telelavoronon comporta solo una inver-sione della tradizionale rela-zione di distanza nel lavoro,ma ne risulta cambiata la stes-sa concezione di tempo di la-voro: il lavoro diviene piú fles-sibile e rispondente alle esi-genze individuali, organizzati-ve, sociali. In Europa i telela-voratori raggiungono i novemi-lioni (per due terzi si tratta ditelelavoratori abituali, mentrenegli Stati Uniti si avvicinano

ai 16 milioni). Complessiva-mente i telelavoratori nel no-stro Paese ammontano a720.000, pari al 3,6%della for-za lavoro nazionale, mentre nel1994 rappresentavano soltan-to lo 0,5%. Dei telelavoratoriitaliani, 315.000 lavorano a ca-sa per almeno uno o due gior-ni a settimana; 90.000 sono te-lelavoratori autonomi che han-no l’ufficio a casa; 270.000 so-no telelavoratori mobili;135.000 telelavorano occasio-nalmente, lavorando a casaqualche giorno al mese.La maggior parte dei telela-

voratori italiani sono dipendentidi imprese medio-grandi, an-

PARTE SECONDA - APPROFONDIMENTI

ATTIVITA’ CRISIE NUOVO SVILUPPO

L’anima dell’impresaè minacciatadall’eccesso

di razionalità, di avidità,di spregiudicatezza,di pigrizia. L’etica

dell’impresa,non invecchia:

resta giovane, curiosa,intraprendente.

Come l’anima umana,essa è fatta di paura

e di ingenuità,di ottimismo e

di curiosità, di tenerezzae di intransigenza

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che se questa forma di lavorovede in prima linea giganti co-me IBM e Telecom. In Italia itelelavoratori dipendenti sonoimpiegati soprattutto in impre-se piccole e piccolissime.Negli anni passati la fiducia

dei consumatori, e di conse-guenza i consumi, hanno datouna spinta notevole alla cre-scita economica. Proprio talecomponente è stata notevol-mente intaccata dagli ultimieventi finanziari. Relativamen-te a questa situazione di em-passe, la Federal Riserve, diconcerto con le altre banchecentrali mondiali, ha pronta-mente reagito in modo da sti-molare l’economia e incenti-vare i consumi.Per quanto attiene ai merca-

ti finanziari una reazione è piúche giustificata nel breve pe-riodo, anche se nel medio lun-go periodo le incertezze sonotante, tutto lascia pensare cheprima di assistere a una vera eduratura inversione di tenden-za dei mercati azionari, neces-siterà una fase di mercato late-rale che porti a una giusta ri-costituzione dei valori sul mer-cato.Infine, è da tener presente

che l’etica è elemento basilareper l’economia al servizio del-l’uomo e di conseguenza il la-voro può considerarsi una vo-cazione che limita gli interes-si personali per il bene comu-ne. Tutto ciò conduce alla con-vergenza della libertà, della giu-stizia, della moralità, all’ordi-ne universale per la miglioreconvivenza dei popoli.

CRISI E NUOVO SVILUPPO

SE VUOI

COSTRUIRE LA PACE

CUSTODISCI

IL CREATO

Per perseguirela pace e lo sviluppoumano integraleserve che l’umanitàabbia piú curadel creato

di Giovanni ScanagattaSegretario Generale UCID

Il21 dicembre 2009, una de-legazione dell’UCID ha in-contrato in Vaticano il Car-

dinale Tarcisio Bertone per gliauguri di Natale e del nuovoanno 2010.Della delegazione facevano

parte l’Ing. Davide Viziano,Presidente del Gruppo Regio-nale UCID della Liguria, ilDott. Piergiorgio Marino, Se-gretario del Gruppo Regionaledella Liguria, il Dott. Giovan-ni Scanagatta, Segretario Ge-nerale della nostra associazio-ne. È stata una grande gioia ve-dere la partecipazione all’in-contro con il Cardinale Berto-ne di Francesco Budicin, Pre-sidente della SezioneUCIDdelTigullio-Golfo Paradiso, chedopo un brutto incidente inazienda che lo ha costretto inospedale per un paio di mesi,ha ripreso la sua normale atti-vità.Con l’occasione, la delega-

zione ha incontrato per gli au-guri di Natale e del nuovo an-

APPROFONDIMENTI

PARTE SECONDA

Forte e indissolubile è il legame tra l’uomo e l’ambiente chelo circonda. Per perseguire lo sviluppo umano integrale, come auspi-cato da Benedetto XVI, nell’enciclica Caritas in Veritate, è necessarioche l’umanità intera si concentri sulla salvaguardia e la custodia il crea-to. Esso rappresenta infatti un dono di Dio inestimabile, la cui prote-zione facilita la ricerca e il raggiungimento della pace, soffermandosisul riconoscimento del rapporto inscindibile tra Dio, gli esseri umani eil creato.

It’s strong and unbreakable the bond between man and en-vironment that surrounds it. To achieve integral human development,as advocated by Benedict XVI, in the encyclical Caritas in Veritate, it isnecessary that all humanity should focus on safeguarding and care ofcreation. It is indeed a priceless gift from God, whose protection facili-tates research and the achievement of peace, focusing on recognitionof the inseparable relationship between God, humans and creation.

PACEE TUTELA DEL CREATO

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Benedetto XVI,riferendosi alla Caritas

in Veritate, ricordache lo sviluppo umanointegrale è strettamente

collegato ai doveriderivanti dal rapporto

dell’uomo con l’ambiente,considerato come

un dono di Dio a tutti,il cui uso comporta unacomune responsabilitàverso l’umanità intera,

in special modoverso i poveri e

le generazioni future

no anche Mons. Calcagno eMons. Marini.L’Ing. Viziano ha rivolto un

indirizzo di saluto e di ringra-ziamento al Cardinale Berto-ne, cui si è associato il Dott.Giovanni Scanagatta portandoi saluti e gli auguri del Presi-dente Nazionale dell’UCID,Prof. Angelo Ferro.Il Cardinale Bertone ha ri-

volto a tutti i presenti e alle lo-ro famiglie gli auguri affettuo-si di un Santo Natale e di unproficuo nuovo anno, accom-pagnandoli con il dono delmes-saggio di Sua Santità Benedet-to XVI per la celebrazione del-la giornata mondiale della pa-ce del 1° gennaio 2010.Per la XLIII giornata mon-

diale della pace, BenedettoXVIha scelto il tema: “Se vuoi col-tivare la pace, custodisci il crea-to”. Il messaggio contiene nu-merosi riferimenti allaCaritasin Veritate, allaCentesimus An-nus e alla Sollicitudo Rei So-cialis di Giovanni Paolo II, al-la Populorum Progressio diPaolo VI, al Compendio dellaDottrina sociale della Chiesadel Pontificio Consiglio dellaGiustizia e della Pace.Benedetto XVI, riferendosi

alla Caritas in Veritate, ricor-da che lo sviluppo umano in-tegrale è strettamente collega-to ai doveri derivanti dal rap-porto dell’uomo con l’ambien-te, considerato come un donodi Dio a tutti, il cui uso com-porta una comune responsabi-lità verso l’umanità intera, inspecial modo verso i poveri ele generazioni future. Il Papa,pur evitando di entrare in spe-

cifiche soluzione tecniche per-ché la Dottrina sociale dellaChiesa non ha modelli econo-mici da offrire ma si preoccu-pa che le costruzioni umanesiano rispettose dei valori del-la libertà, della responsabilitàe della dignità dell’uomo, sipreoccupa di richiamare conforza l’attenzione sulla rela-zione tra il Creatore, l’essereumano e il creato.Benedetto XVI ricorda che

nel 1990, Giovanni Paolo IIparlava di “crisi ecologica” e,rilevando che questa avesse uncarattere prevalentemente etico,indicava l’urgente necessitàmo-rale di una nuova solidarietà(Messaggio per la GiornataMondiale della Pace, 10).Il Santo Padre si domanda:

come non reagire di fronte aiconflitti già in atto e a quelli po-tenziali legati all’accesso del-le risorse naturali? Sono tuttequestioni che hanno un profon-do impatto sull’esercizio deidiritti umani, come ad esem-pio il diritto alla vita, all’ali-mentazione, all’acqua, alla sa-lute, allo sviluppo.In questo senso il Papa lega

fortemente il tema scelto per laGiornata Mondiale della Pacedel 2010 alla logica della Ca-ritas in Veritate, fondata sullavocazione allo sviluppo per lacostruzione del bene comunegrazie alla coniugazione dei va-lori della solidarietà e della sus-sidiarietà.La cultura cristiana è infatti

cultura dello sviluppo e rifug-ge le teorie della decrescita fe-lice portata avanti soprattuttodall’economista francese Ser-

ge Latouche per risolvere lacrisi ecologica.Per Benedetto XVI lo svi-

luppo ha un fondamento teo-logico perché si basa sul rap-porto tra Dio e l’uomo e ha bi-sogno della virtú teologale del-la Carità che si colloca a un li-vello superiore della giustiziaper la costruzione del bene co-mune.Ricordiamo che, nella Cari-

tas in Veritate, il termine svi-luppo viene nominato ben 255volte, rispetto alle 189 dellaSollicitudo Rei Socialis di Gio-vanni Paolo II del 1987, alle39 dellaCentesimus Annus del1991 e alle 29 volte della La-

PARTE SECONDA - APPROFONDIMENTI

ATTIVITA’ PACEE TUTELA DEL CREATO

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Papa, a riprogettare il comunecammino degli uomini. Solocosí l’attuale crisi diventa oc-casione di discernimento e dinuova progettualità. Ogni de-cisione economica ha una con-seguenza di carattere morale(Caritas in Veritate, 37) ed èpertanto urgente nel campo del-la custodia del creato puntaread una leale solidarietà inter-generazionale.I costi derivanti dall’uso del-

le risorse ambientali comuninon possono essere a caricodelle generazioni future. Oltrea una leale solidarietà interge-nerazionale, il Papa ribadiscel’urgente necessità morale diuna rinnovata solidarietà intra-generazionale, specialmente neirapporti tra i Paesi in via di svi-luppo e quelli altamente indu-strializzati.La comunità internazionale

ha il compito imprescindibile ditrovare le strade istituzionaliper disciplinare lo sfruttamen-to delle risorse non rinnovabi-li, con la partecipazione anchedei Paesi poveri, in modo dapianificare insieme il futuro(Caritas in Veritate, 49).La crisi ecologica mostra

l’urgenza di una solidarietà chesi proietti nello spazio e neltempo. È infatti importante ri-conoscere, fra le cause dell’at-tuale crisi ecologica, la re-sponsabilità storica dei Paesiindustrializzati.I Paesi meno sviluppati e, in

particolare, quelli emergenti,non sono tuttavia esonerati dal-la propria responsabilità rispettoal creato, perché il dovere diadottare gradualmente misure

e politiche ambientali efficaciappartiene a tutti. Ciò potreb-be realizzarsi piú facilmente sevi fossero calcoli meno inte-ressati nell’assistenza, nel tra-sferimento delle conoscenze edelle tecnologie piú pulite. Tan-te sono oggi le opportunitàscientifiche e i potenziali per-corsi innovativi, grazie ai qua-li è possibile fornire soluzionisoddisfacenti ed armoniose al-la relazione tra l’uomo e l’am-biente.Il Papa ne parla ampiamen-

te nell’ultimo capitolo dellaCa-ritas in Veritate dedicato allosviluppo dei popoli e alla tec-nica. Ad esempio, occorre in-coraggiare le ricerche volte a in-dividuare le modalità piú effi-caci per sfruttare la grande po-tenzialità dell’energia solare.Altrettanta attenzione va poi

rivolta alla questione ormai pla-netaria dell’acqua e al sistemaidrogeologico globale, il cui ci-clo riveste una primaria im-portanza per la vita sulla terrae la cui stabilità rischia di es-sere fortementeminacciata daicambiamenti climatici.Appare sempre piú chiara-

mente, sostiene il Papa, che iltema del degrado ambientalechiama in causa i comporta-menti di ognuno di noi, gli sti-li di vita e il modelli di consu-mo e di produzione attualmen-te dominanti, spesso insosteni-bili dal punto di vista sociale,ambientale e finanche econo-mico. Tutti siamo responsabi-li della protezione e della curadel creato. Tale responsabilitànon conosce frontiere.Secondo il principio di sus-

borem Exercens del 1981.Appare quindi forte il lega-

me della Caritas in Veritate diBenedetto XVI e della Sollici-tudo Rei Socialis di GiovanniPaolo II con la la PopulorumPregressio di Paolo VI, rispet-tivamente a piú di quarant’an-ni e a vent’anni di distanza.Il Papa nel suo messaggio

per la pace sostiene che la cri-si ecologica non può essere va-lutata separatamente dalle que-stioni a essa collegate, essendofortemente connessa al con-cetto stesso di sviluppo e allavisione dell’uomo e delle suerelazioni con i suoi simili e conil creato.Saggio è pertanto operare una

revisione profonda e lungimi-rante del modello di sviluppo,nonché riflettere sul senso del-l’economia e dei suoi fini, percorreggerne le disfunzioni e ledistorsioni. L’umanità ha biso-gno di un profondo rinnova-mento culturale; ha bisogno diriscoprire quei valori che co-stituiscono il solido fondamentosu cui costruire un futuro mi-gliore per tutti.Le situazioni di crisi che at-

tualmente stiamo attraversando,siano esse di carattere econo-mico, alimentare, ambientaleo sociale, sono in fondo anchecrisi morali collegate tra di lo-ro.Esse obbligano, afferma il

ATTIVITA’PARTE SECONDA - APPROFONDIMENTI

PACEE TUTELA DEL CREATO

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sidiarietà, è importante che cia-scuno si impegni al livello chegli corrisponde, operando af-finché venga superata la pre-valenza degli interessi partico-lari. La Chiesa ha una respon-sabilità per il creato e sente didoverla esercitare, anche in am-bito pubblico, per difendere laterra, l’acqua e l’aria, doni diDio Creatore per tutti, e anzi-tutto per proteggere l’uomocontro il pericolo della distru-zione di sé stesso. Il degradodella natura è infatti stretta-mente connesso alla cultura chemodella la convivenza umana,per cui quando l’ecologia uma-na è rispettata dentro la società,anche l’ecologia ambientale netrae beneficio (Caritas in Ver-ritate, 51). Se vuoi coltivare lapace, custodisci il creato. Ec-co l’alto messaggio di Bene-detto XVI per la celebrazionedella Giornata Mondiale dellaPace del 1° gennaio 2010. Laricerca della pace da parte di tut-ti gli uomini di buona volontàsarà senz’altro facilitata dal co-mune riconoscimento del rap-porto inscindibile che esiste traDio, gli esseri umani e il crea-to.

In occasione dell’incontro nata-lizio dell’UCID con S.E. CardinaleTarcisio Bertone (21 dicembre2009), Riflessione sul tema scel-to da Benedetto XVI in occasionedella XLIII Giornata mondiale del-la Pace “Se vuoi coltivare la pace,custodisci il Creato”.

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AMBIENTE SANO

PER UNA BUONA

SALUTE

Servono iniziativeconcrete chesi focalizzino sullatutela e sul rispettoambientale:ciò a vantaggiodella salute dell’uomo

di Giuseppe LovecchioPresidente Sezione UCIDConversano-Monopoli

Il terzo Convegno della se-zione UCID di Conversa-no-Monopoli, tenutosi il 28

novembre 2009, ha affrontatoil tema dell’ambiente e dellasalute,mettendo in relazione lecause e gli effetti.Davanti a un folto pubblico

di oltre 100 persone, ha apertoi lavori l’avv. Filippo Gratta-gliano, coordinatore del con-vegno stesso, il quale ha illu-strato le esigenze sempre piúimpellenti di diffondere cultu-ra e conoscenza attraverso unacapillare ed incisiva azione diformazione e informazione, sul-le cause che determinano l’e-voluzione dello stato di salutedelle persone in relazione al-l’ambiente in cui si vive, inmo-do tale da assumere sempre piúconsapevolezza delle possibiliazioni di difesa e salvaguardiadella salute stessa.Il sindaco di Monopoli, ing.

Emilio Romani, ha messo inluce come l’ambiente e la sa-lute siano intimamente correlatinella vita di tutti i giorni, e co-me le amministrazioni sianodisposte ad accogliere proposte

APPROFONDIMENTI

PARTE SECONDA AMBIENTEE SALUTE

Non è possibile ignorare lo stretto legame esistente tra ambientee stato di salute delle persone. È quanto sostenuto nel III Convegno del-la Sezione UCID di Conversano-Monopoli. È necessario mettere in cam-po delle iniziative concrete che si focalizzano sulla tutela e il rispetto am-bientale, in quanto questo tipo di interventi hanno dei sicuri benefici ri-flessi sulla salute dell’uomo.

We cannot ignore the close linkage between environment andhealth of people. That point has been argued in the III Conference of theUCID Section of Conversano-Monopoli. It 'necessary to field specific ini-tiatives that focus on environmental protection and respect, as such in-terventions have definite reflected benefits on human health.

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Il rispettodell’ambiente,«passa attraversoil rispetto dell’Uomo».«È impellentee improcrastinabile»mettere in discussionestili di vita fallacie errati, per risponderealle mutate esigenzedi svilupponel rispettodella Dottrina socialedella Chiesa

e suggerimenti per svilupparepiani di sensibilizzazione e dimiglioramento dello stato at-tuale dell’ambiente e dei ri-flessi che ciò provoca sulla sa-lute dell’uomo.Un richiamo al rispetto del-

l’ambiente, «che passa attra-verso il rispetto dell’Uomo»,«che è impellente e improcra-stinabile rimettendo in discus-sione stili di vita fallaci e erra-ti» è stato sollecitato da Mons.Domenico Padovano, vescovodella Diocesi di Conversano-Monopoli, che ha auspicatoinoltre, un cambiamento ne-cessario degli stili di vita per po-ter rispondere alle mutate esi-genze di sviluppo nel rispettodella Dottrina sociale dellaChiesa.Per dare un segnale positivo

gli alunni del locale LiceoScientifico diMonopoli hannoillustrato efficacemente alcuniesempi virtuosi di comporta-mento consapevole: il riutiliz-zo della carta e le attività dicompostaggio.Infine il sig. Giancarlo Bel-

lantuono, fotografo naturalista,ha esposto una carrellata di sug-gestive foto del territorio, co-me segno di salvaguardia maanche di allerta contro ogni ti-po di potenziale sfruttamento edegrado.Il convegno, che ha visto il

susseguirsi di interventi inte-ressanti, ha sicuramente sensi-bilizzato il pubblico presentesull’attualità e l’importanza ditali tematiche, e di certo costi-tuirà un primo segnale per ri-leggere con occhi piú consa-pevoli il delicato rapporto esi-

stente tra lo stato dell’ambien-te e la salute in genere.Ulteriori iniziative saranno

programmate in tal senso per faraccrescere la consapevolezza el’attenzione su temi che inte-ressano tutti, ma che alla baserichiedono come sempre unaforte educazione e una consa-pevolezza del vivere come cri-stiani, giorno per giorno, attra-verso comportamenti etici e vir-tuosi.

Bisogna far crescerela consapevolezzae l’attenzione su temiche interessano tutti,ma che alla baserichiedono come sempreuna forte educazionee una consapevolezzadel vivere comecristiani,giorno per giorno,attraversocomportamentietici e virtuosi

ATTIVITA’PARTE SECONDA - APPROFONDIMENTI

AMBIENTEE SALUTE

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miranza essa comprende comele materie prime presenti inAfrica, tra cui principalmente ilpetrolio, costituiscano una ri-sorsa preziosissima per l’ap-provvigionamento energetico eil funzionamento delle sue in-dustrie. Al fine di affermare lasua forza nel panorama mon-diale, la Cina stipula con l’A-frica una cooperazione strate-gica chiamata del “Vincente-Vi-cente” nell’àmbito del China-Africa Cooperation Forum cheha riunito, per la prima volta, idirigenti cinese e africani a Pe-chino nel 2000.Il Secondo Forum si è svolto

adAddis-Abeba, in Etiopia, nel2002, e il Terzo Forum a Pe-chino nel 2006. Sebbene la Ci-na non si ponga come sempli-ce “benefattore”, bensí comepossibile “predatore” delle im-mense ricchezze possedute dalcontinente nero, l’Africa trova

“VINCENTE-VINCENTE”

Le evoluzionidi un programmadi cooperazionedi successoattivato sindagli anni Settanta

APPROFONDIMENTI

PARTE SECONDA

di Napoiga Mokojindi

RAPPORTICINA-AFRICA

La strategia del “Vincente-Vincente” ha unito Cina ed Africa,a partire dagli anni ’70, in un programma di collaborazione reciproca cheha apportato vantaggi significativi ad entrambi i Paesi. L’intervento cine-se in Africa ha consentito l’affluire di risorse umane ed economiche in unpaese fortemente sottosviluppato. Di contro la Cina si è potuta avvaleredelle immense risorse energetiche presenti in territorio africano. Eppurenon mancano i risvolti negativi della massiccia presenza cinese, quali ilcommercio delle armi e la crisi delle imprese africane incapaci di soste-nere la concorrenza dei prodotti “made in China”.

The strategy of the “Winning-Winning” has joined China andAfrica, since the '70s, in a program of mutual cooperation which has brou-ght significant benefits to both Countries. The Chinese intervention in Afri-ca has allowed the influx of human and economic resources, in a coun-try severely underdeveloped. In contrast, China has been able to draw onthe immense energy resources present in the African territory. Yet therethe negative effects of the massive Chinese presence, such as the armstrade and the crisis of African firms unable to compete with the "Madein China" products.

All’inizio della coopera-zione cino-africana, al-l’epoca del Presidente

Mao Tse-toung, il problema eraquello di costruire la solidarietàtra due nazioni appartenenti en-trambi al settore dei Paesi sotto-sviluppati(*).La Repubblica Popolare Ci-

nese iniziò a fornire il suo aiu-to aimovimenti anticolonialistiafricani. InAngola sostiene Jo-nas Savimbi nella sua battagliacontro il Portogallo dal 1965 al1975. In Tanzania è uno deiprincipali sostenitori di JuliusNyerere. In Rodesia del Sudfornisce l’aiutomateriale e mi-litare almovimento ZimbabweAfrica National Union guidatoda Robert Mugabe. In seguitoal raggiungimento dell’indi-pendenza, Pechino inviò a taliPaesi numerose “risorse umane”tra cui 15.000 medici e 10.000laureati in agraria.Ponendosi come contraltare

agli Stati Uniti e all’Unione So-vietica, la Cina ha fatto sentirela sua presenza in Africa su va-ri fronti trai quali: opere urba-nistiche (il progetto piú ambi-zioso è stato la costruzione di1.864 km della linea ferrovia-ria “Tanzam”che collega laTan-zania allo Zambia); accordi dicooperazionemilitare (Etiopia,Monzambico,Uganda, Egitto).Nel corso degli anniOttanta as-sistiamo a un progressivo al-lontanamento di USA e URSSdai territori africani, con unaconseguente diminuzione degliaiuti economici, al contrario laCinamantiene salda la sua pre-senza.In un’ottica di grande lungi-

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zioni commerciali in 49 (Statitotali 53) Paesi Africani, che sioccupano principalmente del-l’importazione di prodotti di cuil’80% è costituito dal petrolioe il 15% dalle risorse minera-rie. Tali esportazioni massiccehanno consentito una crescitaeconomica del continente afri-cano incrementando significa-tivamente il PIL di molti Paesi(Angola 573%, Sudafrica112,6%, Monzambico 83%).Fondamentali sono poi le im-portazioni delle materie prime.Come già accennato, il pe-

trolio rappresenta l’elementopreponderante nella dinamicacommerciale. Pechino ha infattifirmato piú di 40 accordi pe-troliferi con diversi Stati. LaChinaNational PetroleumCor-poration è l’impresa che hacompiutomaggiori investimentiin Africa. Essa è presente in ot-

to Paesi, tra cui il Sudan (Pae-se a piú alta concentrazione dipozzi petroliferi). In tale setto-re sono presenti anche: il grup-po China Petroleum Corpora-tion, che ha concluso impor-tanti accordi di sfruttamento edi produzione con sei paesi afri-cani tra cui il Sudan stesso; laChinaOil &Gas Corporation;la China National OffshoreCompan, e laChina PetroleumChemical Corporation. Il go-verno del Presidente Hu Jintaoha compiuto svariati investi-menti nel settore delle infra-strutture, tra gli altri, tramite ilBeijing Urban ConstructionGroup. Secondo la relazione2008 dellaBancaMondiale, nel2007, la Cina ha investito 3,3miliardi di dollari per dieci pro-getti che hanno alte potenzialitàdi sviluppare la produzione ela diffusione dell’energia elet-trica e idroelettrica dell’Africasubsahariana. È stato altresí fi-nanziato il ripristino di 1.350kmdi linee ferroviarie con la co-struzione ex novo di 1.600 kmattraverso tutto il Paese.La Cina fa sentire la sua pre-

senza anche nei settori dell’e-ducazione, dellamedicina e del-l’alta tecnologia. Amaggio del2007 ha infatti inviato nello spa-zio, a proprie spese, il primosatellite nigeriano. Negli ulti-mi anni Pechino ha sviluppatounapartnership condiversi Pae-si africani atta amigliorare il li-vello di istruzione del conti-nente. Tale progetto si sostan-zia nell’offrire circa 1.200 bor-se di studio e nell’invio di pro-fessori e insegnanti per assiste-re la popolazione nello svilup-

in essa un potente alleato per farsentire la propria voce all’in-terno dell’ONU di cui la Cinafa parte come membro perma-nente del consiglio di Sicurez-za con poteri di veto sulle de-cisioni adottate dall’organizza-zione. Altresí la Cina si rilevaun partner commerciale “me-no esigente e meno scomodo”rispetto all’Europa non impo-nendo parametri da rispettarein termini di democrazia, tra-sparenza nell’ uso dei fondi ecc.La sua politica di coopera-

zione si basa sulla “non inge-renza” negli affari interni deiPaesi africani. Tra il 2000 e il2008 il valore degli scambi com-merciali tra Cina e Africa si èattestato sulla cifra di 106,8mi-liardi di dollari, attribuendo aPechino il primato fra i partnercommerciali del continente ne-ro. La Cina dispone di delega-

ATTIVITA’PARTE SECONDA - APPROFONDIMENTI

RAPPORTICINA-AFRICA

Primo partner commerciale dell’Africa (200

Crescita economica cinese (2007)

Crescita economica africana (2007)

11,4%

5,8%

Repubblica pop. Cinese

SCHEDA 1 LA PRESENZA CINESE IN AFRICA

Scambi commerciali cinesi-africani (2008)

Percentuale afric. commercio della Cina (2008)

Investimenti diretti cinesi in Africa (2006)

11,4%

1,18 miliardi di dollari%

4,1%

Contributo annuo dalla Cina all’Africa

Petrolio africano venduto alla Cina

Numero delle imprese cinesi in Africa (2009)

14%

1.000

2,5 miliardi di dollari

Numero degli abitanti cinesi in Africa (2009) 1.000.000

Principali partner commerciali della Cina Sudafrica (1°)Angola (2°)Sudan (3°)Algeria (4°)

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po dell’educazione superiore euniversitaria e altresí per diffon-dere la lingua e la cultura cine-se.

Le critiche mosse alla Cina

Nonostante l’innegabile van-taggio apportato dalla coope-razione cinese, le forme e i ter-mini degli accordi intercorsi so-no oggetto di molteplici recri-minazioni. Il documento cino-africano “La politica della Ci-na nei confronti dell’Africa”,pubblicato nel 2006, indica cheil governo Cinese sostiene conprestiti e crediti le imprese afri-cane. Anche il China-AfricaDevelopmente-Fund, attuato il26 giugno del 2009, ha previ-sto un capitale di cinque mi-liardi di dollari atti a favorire losviluppo dell’agricoltura neiPaesi africani, del settore ener-getico, dei trasporti, delle co-municazioni e delle infrastrut-ture.Secondo l’OCSE, però, i di-

rigenti africani affidano il 50%dei loro cantieri alle imprese ci-nesi a causa del costo piú bas-so del 20-30% della manodo-pera rispetto a quella africana,apportando a quest’ultima uningente svantaggio con la sot-trazione alla popolazione loca-le di numerosi posti di lavoro.Nel 1997 la China National

Petroleum Corporation ha im-portato ben 2.000 operai cine-si per la costruzione di un oleo-dotto di 1.600 km in Sudan. I“lavoratori importati” vanno co-sí ad accrescere la presenza ci-nese in Africa che conta attual-mente 750.000 persone stan-ziate soprattutto inNigeria, Su-

dan e Angola. In conseguenzadi tale massiccia presenza pro-liferano in Africa i negozi congli articoli “Made inChina” .Ta-le presenza comporta natural-mente una concorrenza con leimprese africane, in particola-re nel settore tessile, con la con-seguente crisi e fallimento diquest’ultime, impossibilitate aconcorrere con i prodotti cine-si messi in commercio a prez-zi irrisori.Tale episodio ha comportato

la nascita dimovimenti anti-ci-nesi diffusi sul continente. Nelluglio 2004 i commercianti li-bano-senegalesi hanno orga-nizzato diverse manifestazioniche si sono concluse con atti didimostrazione violenti qualil’incendio di negozi cinesi.Altre rilevanti critiche mos-

se alla Cina riguardano il pro-blema militare nel settore del-la vendita delle armi. Il Sudanha importato nel 2006 armi emunizioni dallaCina per 24mi-lioni di dollari ed equipaggia-menti destinati agli aerei per unvalore di 57 milioni di dollari.Accordi di fornitura di mate-

riale bellico sono stati stipula-ti anche con la Namibia, l’An-gola, il Botswana, l’Eritrea, ilCongo, lo Zimbabwe, il Mali eil Ghana. Secondo la relazionedel 2006 di Amnesty Interna-tional, la Cina è uno degli Sta-ti maggiormente responsabilidell’esportazione di armi, con-trattazione che si svolge oltre-tutto in “segreto” in quanto nul-la è riportato dalla Cina nei re-gistri dell’ONU.

(*) Fonti: V. Niquet, La strategieafricaine de laChina, 2006; C.Hr-bulot,Crise duDarfour: Indice ré-velateur de la poltique d’accrois-sement de la puissance dela Chi-ne en Afrique, 2007;www.chinafrique.com ;www.monde-diplomatique.fr ;www.marketing-china.com ;www.lexpress.fr ;www.africanmanager.com ;www.xinhua.com

PARTE SECONDA - APPROFONDIMENTI

ATTIVITA’ RAPPORTICINA-AFRICA

Minerali

Ferro

Bauxite

Gabon, Sudafrica

Rep. di Guinea

Paesi Fornitori

SCHEDA 2 PRINCIPALI ACQUISTI CINESE DELLE RISORSE MINERARIE

Cobalto

Rame

Alluminio

Rep. del Congo, Zambia

Rep. di Guinea

Rep. del Congo

Cromo

Platino Zimbabwe, Gabon, Rep. del Congo

Zimbabwe

La tabella mostra la ripartizione del-l’acquisto delle materie prime tra ivari Paesi del Continente

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FEDE, ECONOMIA, SVILUPPO

Riccardo Pedrizzi,Pantheon, 2009, pp. 146Attraverso quest’opera Ric-

cardo Pedrizzi ci rende parte-cipi di una matura riflessionesul tema delle relazioni tramer-cato finanziario, regolamenta-zione, etica ed economia.Uno dei grandi errori del no-

stro secolo consiste nel non la-sciare spazio sufficiente al prin-cipio di sussidiarietà. Nel mo-mento in cui i poteri pubblicidello Stato si dilatano, si com-prime lo spazio dei privati enon si consente l’affermazionedei corpi intermedi, che essen-do piú vicini ai cittadini pos-sono meglio tutelarne le ne-cessità.I Cattolici hanno quindi il

compito di riproporre e riaf-fermare il principio di sussi-diarietà, alla luce della formu-la: «tanta libertà quanta è pos-sibile, tanto Stato quanto è ne-cessario».In primis occorre tutelare il

valore della famiglia che, oltrea essere una comunione d’a-more, deve essere consideratacome un fondamentale sogget-to economico, orientando quin-di le scelte politiche e fiscali al-la protezione e alla valorizza-zione della stessa.Alla base della crisi attuale ri-

siede una mancanza di eticanell’economia. Come sostene-vaDon Sturzo l’economia sen-za etica si trasforma in diseco-nomia. Senza il valore fondan-te dell’integrità morale, l’eco-nomia diseconomica genereràdisutilità sociale e questo con-

dannerà il sistema al fallimen-to. In tal senso occorre affron-tare sotto una nuova luce i pro-blemi maggiori che necessita-no di essere fronteggiati e ri-solti.La regolamentazione della

circolazione delle merci, adesempio, non può prescindereda clausole di salvaguardia eu-ropea che tutelino l’attenzioneper lo sviluppo economico deiPaesi terzi e per il manteni-mento dei livelli occupaziona-li.Altresí occorre dare nuovo

vigore alla virtú del risparmiosoffocata, da un lato dal dila-gante fenomeno del consumi-smo, e dall’altro dai crescentie preoccupanti livelli di disoc-cupazione che non consentonosufficiente stabilità economi-ca.Una delle maggiori sfide dei

nostri tempi è rappresentata dal-la lotta alla povertà, che se-condo Pedrizzi, deve essere af-frontata con politiche, rispet-tose della storia e dell’identitàculturale dei popoli, con l’o-biettivo di incrementare lo svi-luppo dei Paesi piú poveri, mi-rando a renderli sempre menodipendenti dai Paesi piú ricchi.Pedrizzi si sofferma inoltre su

un tema di primaria importan-za, ossia la necessità di dare vi-gore alle piccole-medie impre-se, rimaste penalizzate dal-l’impianto di Basilea 2, nel-l’accesso e nel reperimento del

PARTE TERZARECENSIONI

In un contesto di profonda crisi economico-finanziaria, diffusaa livello globale, Pedrizzi, dopo aver analizzato i principali errori dei gran-di soggetti economici, indica quelli che ritiene gli strumenti necessari asuperare le difficoltà che stiamo fronteggiando. La strada indicata si fon-da sulla realizzazione di un’economia sociale di mercato, che valorizzi lespecificità territoriali che si fondano sulle piccole e medie imprese, sullebanche popolari, di credito cooperativo e sul mondo del volontariato.

In a context of deep economic and financial crisis, globally wi-despread, Pedrizzi, after analyzing the main errors of the major economicplayers, indicate what he considers the necessary tools to overcome thedifficulties we’re facing. The shown road is based on the achievement ofa social market economy, which values the territorial specificities whichare based on small and medium enterprises and on popular banks, cre-dit cooperatives and on the world of volunteerism.

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obiettivi di sviluppo dotati diuna valenza piú umana e uma-nizzante», afferma BenedettoXVI.Dalle illuminate parole del

Pontefice, dobbiamo prenderespunto permotivarci veramen-te al cambiamento, coscientidel fatto che nel mondo esistee opera una tradizione di fedee conoscenza, che affonda lesue radici nella verità e nellagiustizia.Essa costituisce un punto di

riferimento per tutta l’umanitàper valutare ciò che è giusto eumano, nel perseguimento delbene comune universale.

a cura di Silvia PaoluzziCollaboratrice UCID Letter

credito. In tal senso si rivelamolto importante il ruolo del-le banche popolari e di creditocooperativo le quali, oltre a for-nire sostegno alle realtà im-prenditoriali, possono, secondoPedrizzi, assicurare «condizio-ni di solidità, affidabilità e tra-sparenza incomparabilmentemaggiori, anche a vantaggiodei consumatori».Viene previsto nel decreto

anti-crisi approvato dal Gover-no, uno strumento di “ossige-no immediato” alle piccoleme-die imprese, con lo stanzia-mento di 12 miliardi di euro dipatrimonializzazione degli isti-tuti bancari per garantire il fi-nanziamento dell’economia,utilizzando soprattutto il Fon-do di Garanzia per i Confidi,che vengono potenziati attra-verso la garanzia dello Stato.L’attività di garanzia collet-

tiva dei fidi si concretizza nel-la prestazione di garanzie dicarattere mutualistico in favo-re di imprese consorziate o so-cie, operanti nei diversi settorieconomici, quali artigianato,commercio, agricoltura per fa-vorirne il finanziamento da par-te delle banche.La crisi attuale deve portar-

ci a una profonda riflessionefacendoci capire che essa co-stituisce un punto da cui parti-re, uno sprone per affrontareproblemi irrisolti, da parte di unPaese stanco che deve riconsi-derare tale fenomeno come un

“vaccino terapeutico” per rea-gire e motivarsi al cambia-mento.Solidarietà, sussidiarietà e re-

sponsabilità, sia personale chedi gruppo, costituiscono gli in-gredienti necessari per realiz-zare il bene comune, in accor-do con quanto auspicato dallaDottrina sociale cattolica.A tal proposito, la recente

enciclica di Benedetto XVI,Caritas in Veritate, ponendosinel solco della tradizione deisuoi predecessori, denuncia ipericoli derivanti da un capita-lismo privo di etica e umanitàin cui simercifica l’esistenza in-dicando nella «Carità nella Ve-rità la forza propulsiva per ilvero sviluppo di ogni personae dell’umanità intera».La crisi che stiamo vivendo

ha assunto rilevanza globale eper fronteggiarla con successol’uomo deve tornare ad essereil centro dell’azione economi-ca, recuperando e ricostruen-do il necessario legame tra eti-ca ed economia.Senza verità, senza fiducia e

amore per il vero non c’è co-scienza e responsabilità socia-le, ognuno persegue il profittopersonale senza curarsi del be-nessere degli altri, in un mon-do globalizzato che sebbene ciabbia reso tutti “piú vicini” nonci ha reso davvero fratelli.«Solo con la carità illumina-

ta dalla luce della ragione e del-la fede è possibile conseguire

PARTE TERZA RECENSIONI

ATTIVITA’

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IL CORANO E LA BIBBIAA CONFRONTOLE DIFFERENZEFRA ISLAMISMOE CRISTIANESIMO

don Giuseppe Magrin (a cura di),cfr. www.UCID.it(sezione “UCID in action”)Dalla tabella proposta a se-

guito del presente commento,emerge chiaramente come Cri-stianesimoe Islamismo,purcon-dividendo lamatricemonoteista,differiscano sotto moltepliciaspetti. A partire dalla Creazio-ne stessa, appare chiaramentecome nell’Islamismo si ponga-no immediatamente “le distan-ze” tra Dio e l’uomo. Se il Diocristiano crea l’uomo“a sua im-magine e somiglianza” river-sando in esso e nel mondo inte-

ro la sua essenza, Allah si ponecome creatore “distante” dal-l’uomo stesso e dal mondo.Nella Bibbia l’uomo si mac-

chia del peccato originale ce-dendo alla tentazione del male,per questo motivo è necessariala venuta sulla terra di Cristo ela sua morte per liberare l’uma-nità dal peccato.Nel Corano al contrario non è

contemplata la dimensionedellacaduta e del peccato originale.Se il Dio cristiano soffre per

le azionimalvagie compiutedal-l’uomo,Allah si rivela piuttosto“indifferente”: se l’uomo peccacommette un crimine contro séstesso privandosi della ricom-pensa per il bene che avrebbepotuto compiere. Differente inconseguenzaè ladimensionedelperdono di Dio per l’uomo.Nell’islamismo il peccatore

pentito, seppurvengono fatti sva-riati riferimenti allamisericordiadi Allah, non ha nessuna cer-tezzadel perdonoper la vita sul-la terra e la conseguente certez-zadipoter entrare inParadisodo-po la morte.Al contrarionelCristianesimo

ilpeccatoreche, convinto, si pen-te sa con certezza che Dio gliconcederà il perdono donando-gli la salvezza nella vita eterna.L’impianto delCristianesimo

è basato sulla figura di Gesú, lacui natura divina è indiscussa.Persona della Santissima Tri-nità, generato dallo Spirito San-to per mezzo di Maria Gesú, èl’unigenito figliodiDio,mandatodaDiostessosulla terracomeuo-mo tra uomini, come rappre-sentante dell’incarnazione diDio. Egli rappresenta l’unicamediazione compiuta tra Dio el’uomo. Morendo sulla croce erisorgendo dai morti egli con-quista la vittoria sulle tenebredel peccato e della morte otte-nendo la redenzione dell’uma-nità.L’Islamismo non disconosce

l’esistenza di Gesú ma ne negalanaturadivina.Gesúvienecon-siderato un profeta e viene ne-gato tutto l’apparato salvificoconnessoalla suamorteealla suaresurrezione. Non esistendo in-fatti il peccato originale, la cro-cifissione sarebbe stata consi-derata una “fine vergognosa” acui non sarebbe seguita reden-zione alcuna.Egli sarebbequin-

PARTE TERZARECENSIONI

Don Magrin ha elaborato una tabella comparativa al fine di fa-re, sinteticamente, maggiore chiarezza in merito alle differenze teologi-che tra Cristianesimo e Islam. L’islam presentato dal Corano è la religio-ne dell’uomo che cerca di piacere a Dio ubbidendo alla volontà divina. IlCristianesimo presentato dalla Bibbia, invece, rivela un Dio che prendel’iniziativa e viene a cercare l’uomo perduto. Nate in contesti storici mol-to diversi le due religioni differiscono altresí per molteplici aspetti di ca-rattere socio-culturale.

Don Magrin has prepared a comparative table in order to do,briefly and clearly, greater clarity about the theological differences betweenChristianity and Islam. Islam presented by the Koran, is the religion of theman who seeks to please God by obeying the divine will. Born in very dif-ferent historical contexts, the two religions differ also for various social-cultural aspects

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smandoli inogni àmbitodellavi-ta collettiva.Tale dimensione è completa-

mente assente nel Cristianesi-mo, se Maometto è, sí un pro-fetama allo stesso tempo un ca-popolitico emilitare,Gesú, nel-le sue parole, non fa alcun rife-rimento alla dimensione politi-ca, né tantomeno militare delsuo ruolo sulla terra. Egli affer-merà piú volte e con ferma con-vinzione che il regno a cui fa ri-ferimento “nonèdi questomon-do”, ma bensí è rappresentatodal regno dei cieli, in cui l’uo-mo risplenderà nella gloria eter-na di Dio. La divulgazione delCristianesimodeve avvenire in-vece secondo il rispetto delleculture e delle diversità, i disce-poli ricevono infatti il coman-damento «di andare per tutto ilmondo a predicare il vangelo aogni creatura, facendo miracolie scacciando demoni, affinchéchi lo riceve sia salvato».Nell’Islam è fortemente pre-

sente il concetto di sottomissio-ne, sottomissionealvolerediAl-lah ( il termine stesso Islam puòessere tradottocon“sottomissio-ne”) e sottomissione dei popolionde istaurare un governo isla-mico. Nel Cristianesimo, se purnon è assente il concetto di ob-bedienza (piú che quello di sot-tomissione)alvolerediDio, ilva-lore predominante è quello del-l’amore versoDio Padre e versoi fratelli al finedi realizzare il be-ne comune universale.

di stato “salvato misteriosa-mente” da Dio. Gli ebrei «nonl’hannouccisonecrocefisso,macosí parve loro (…) Per certonon l’hannoucciso,maAllah loha elevato fino a sé» (Corano,4157-158).Una delle interpretazioni piú

accreditate vedrebbe Gesú so-stituito al momento della Cro-cifissione daAllah, con un altrouomo che viene dunque croci-fisso al suo posto. Maomettoproclama la fine della rivelazio-ne divina che si conclude con ladettaturadelCorano, chegli vie-ne comunicato dall’ArcangeloGabriele, e che contiene la pa-rola definitiva di Dio nella sto-ria. Contrario a forme di inter-mediazione tra Dio e l’uomo, ilCorano impone ai musulmanicinque pilastri della loro condi-zione: la professione di fede,l’obbligo della preghiera quoti-diana, il dovere dellamisericor-dia, il digiuno e i limiti dell’ali-mentazione, il pellegrinaggio alluogo di origine della rivelazio-ne. Sebbene vi siano numerosediversità teologiche inerenti, ol-tre a quelle citate, e presenti nel-la tabella proposta da Don Ma-grin, (origine del Testo Sacro,precetti da rispettare, ecc) ciòche, a mio avviso, costituisceunadifferenza estremamente ri-levante, è rappresentato dal rap-portocon il prossimo.Aunamo-re incondizionato verso l’altro,anche e, soprattutto se, egli sianostro nemico, proposto dalla

religione Cristiana, fa da con-traltare una generalizzata diffi-denza della religione islamicaper i non-mussulmani, conside-rati come infedeli da convertireenei casipiúestremidauccidere.L’impianto“militaristico”del-

l’Islam vede nella Jihad (guerrasanta) il mezzo precipuo di dif-fusione della religione al fine diinstaurare un governo islamicofondato sulla legge coranica. Èanche da precisare che questaprofonda compenetrazione traStato e religione trova rispon-denza in una situazione storicopolitica molto diversa rispettoall’alveo del cristianesimo. L’I-slamismo germina infatti den-tro un popolo privo di istituzio-ni, chenonconosce la forma-Sta-toechedeve strutturarsi sulleba-si di una nuova legge che è allostesso tempo spirituale e tem-porale, religiosa e politica, mo-rale e civile. A differenza delCristianesimo, che è andato al-la conquistadiunmondoediunasocietà, quelli romani, già strut-turati istituzionalmente e politi-camente, l’Islam deve fornire ilsuo popolo di strutture istitu-zionali e prassi politiche conso-lidate. L’Islam è esso stesso or-dinamento, non esiste il proble-ma di entrare in contrasto con ilpotere politicopreesistente, per-ché esso non esiste.Ciò che il popolo araboha so-

no salde tradizioni, usi e costu-mi, che il profeta in parte con-sacra, pur modificandoli e pla-

PARTE TERZA

ATTIVITA’RECENSIONI

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ATTIVITA’PARTE TERZARECENSIONI

CORANO BIBBIA

DIONon solo i cristiani, ma anche i mu-sulmani credono in un Creatore.Alla finedei tempi, nelGiornodelGiu-dizio,Egli chiederàcontoa tutti gli uo-mini delle loro azioni.

Allah creatoreAllah è il creatore del mondo e dell’uomo.Ma l’uomo non è stato creato a immaginedi Dio.Sure 55:1-7.

Dio creatoreDio ha creato l’universo e l’uomo a sua im-magine e somiglianza. Egli rivela la sua es-senza nella creazione.Giovanni 1:14-15.

Alla fine dei tempi, nel Giorno delGiudizio, Egli chiederà conto a tut-ti gli uomini delle loro azioni.

Allah non è PadreAllah non è il padre di Gesù, ma il Dio on-nipotente e misericordioso.Sura 9:30-31; 6:101-102.

Dio è PadreDio è Padre di Gesù Cristoe Padre dei suoi figli.Marco 1:1; Giovanni 1:12;Romani 8:15-17; 1 Giovanni 3:1.

La Trinità è idolatriaLa venerazione di parecchi dei è il più gra-ve peccato secondo l’Islam, perché c’è so-lo un unico Dio. (Il Corano accusa i cristia-ni di adorare tre dei: Dio, Gesù e Maria.)Sura 4:171; 5:76.

La TrinitàLa Trinità consiste nell’unità del Padre, delFiglio e dello Spirito Santo.Maria è soltanto umana e non fa parte del-la Trinità.Matteo 28:19; Galati 4:6.

Il nome di Allahl nomeAllah è formato dall’articolo “al” e dalsostantivo “Ilah”, e significa “il Dio”.L’espressiône “Nome di Allah” si trova al-meno 120 volte nel Corano. Allah ha moltialtri nomi.

Il nome di DioDio si rivela a Mosè come: Jahwé cioè, ”Iosono Colui che sono”.Il Dio della Bibbia ha molti altri nomi.Esodo 3:13-14

GesúCorano e Bibbia parlano di Gesù,il “Cristo”

Allah e GesúGesù è stato creato da Allah attraverso lasua parola. E tramite la potenza di Allah èstato trasferito in Maria. Tuttavia è solo unuomo.Allah non ha figli, Gesù non è suo figlio.Gesù non può essere venerato come Dio.Sure 9:30; 5:75; 4:171; 3:59; 3:45; 5:75.

Dio e GesúGesù è stato generato dallo Spirito Santoin Maria.Gesùè l’unigenitoFigliodiDio.Gesùèvenutocomeuomosulla terra edèDio incarnato.Sianell’Antico che nel Nuovo Testamento Gesùè venerato come Dio.Salmo 2:7; Mt 1:20; Lc 1:35; Gv. 1:1-2; Isaia9:6; Gv 20:28.

Gesù è nato dalla vergine MariaGesú: Profeta e ApostoloGesù è considerato uno dei profeti più signi-ficativi. TuttaviaMaometto è il “sigillo dei pro-feti”. Gesù viene anche chiamato apostolo diAllahPoiché l’uomo non è caduto nel peccato, eglinon ha bisogno di un Salvatore. Con le buo-ne opere è in grado di guadagnarsi l’appro-vazione di Allah.Non c’è nessunmediatore traAllah e l’uomo.Sure 61:6; 7:157; 33:40

Gesú: Dio, Mediatore,SalvatoreGesù è venuto nel mondo come il promessoLiberatore e Salvatore dell’Antico Testamen-to.Egli è il Figlio di Dio, e in diversi passaggi vie-ne chiamato “Signore” e “Dio”.GesùCristo è l’unicomediatore traDio e l’uo-mo.Is 53:5-12; Gv 3:17; Tito 2:13; 2 Pietro 1:1; Gv14:16; Atti 10:43; 13:21; Filippesi 3:20; 1 Timo-teo 2:5.

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PARTE TERZA RECENSIONI

ATTIVITA’

Secondo la Bibbia è morto sullacroce, risorto, e asceso al cielo.

Gesù non è morto sulla croceGesù non è stato crocifisso e non è risorto.Una crocifissione sarebbe stata per lui unasconfitta vergognosa. Con la suamorte nonavrebbe ottenuto nessuna redenzione.(Sulla fine di Gesù il Corano non ha indica-zioni chiare. Probabilmente Allah l’ha rapi-to davanti ai suoi nemici, e un altro è statocrocifisso al suo posto.)Sura 4:157-158.

Gesù morto sulla crocee risortoGesù è morto sulla croce secondo la volontàdel Padre. È stato messo in una tomba ed èrisorto dai morti il terzo giorno.Con ciò ha conquistato la vittoria sul peccatoe sulla morte e ha ottenuto la redenzione percoloro che ripongono la loro fiducia in lui.Matteo16:21;Atti10:40;1Corinzi15:4;Filippesi2:8; Colossesi 1:22; 1 Pietro 2:24.

Essa afferma pure che Gesù ritor-nerà di nuovo sulla terra negli Ulti-mi Giorni.

Gesù non è DioChi dice che il figlio di Maria è Allah è unmiscredente.Sura 5:75-78; 9:30.

Gesù è DioGesù è vero uomo e vero Dio.Mt 1:23; Gv 1:1,14; 10:30,38; 14:9;Colossesi 1:19; 2:9; Tito 2:13; 1 Gv 5:20.

L’uomo Dio e l’uomoDio ha creato l’uomo da un grumo di san-gue.Sura 96:1-2

Dio e l’uomoDio ha creato l’uomo per avere comunionecon lui.Egli desidera che sia salvato.Apocalisse 19:7; Luca 14:23; Ezechiele33:11; 1 Timoteo 2:4.

Le buone opereCon le buone opere l’uomo ottiene il favo-re di Allah. I cinque pilastri del culto dell’i-slam sono: la professione di fede; la pre-ghiera cinque volte al giorno; l’elemosina; ildigiuno nel mese di Ramadan; il pellegri-naggio alla Mecca.

Le buone opereLe opere non possono riconciliare l’uomo conDio.Romani 3:20,28; Galati 3:10-11.

CORANO BIBBIA

Peccato, fede, perdonoIl Corano e la Bibbia indicano chela volontà di Dio credere in lui e vi-vere secondo i suoi precetti.

Il peccatoNel paradiso terrestre Adamo ha peccatoquando ha mangiato il frutto proibito.Ma con questo evento l’uomo non è statoseparato da Allah.(Nell’islam non c’è caduta e il peccato ori-ginale non esiste.)Sura 2:35-39.

Il peccatoAdamoha trasgredito il comandamento di Dionel paradiso.Leconseguenzediquestaviolazionesonopec-cato, morte e separazione da Dio per tutti gliuomini nel mondo. La riconciliazione con Dioè possibile solo attraverso la morte di Gesù.2 Corinzi 5:18-19; Romani 3:20.

Se la persona viola questi precettie pecca, gli può essere perdonato.

Il bene e il maleLa persona è sempre in grado di decidere trail bene e il male. Con le buone opere e l’os-servanzadeiprecetti l’uomopuòpiacereadAl-lah. Se tuttavia disobbedisce e pecca, non fasoffrireAllah.Quando l’uomofa ilmale,eglipec-ca innanzitutto contro se stesso, perché nonriceverà la ricompensa per il bene che avreb-be potuto compiere.Sura 7:19-25; 6:160; 53:31.

Il bene e il maleA partire dalla caduta di Adamo, l’uomo hascelto il male.Egli non è in grado di far niente per ristabi-lire la sua relazione con Dio.Il tentativo di esaudire la legge lo porta so-lo a cadere ancor più profondamente nel pec-cato. I suoi peccati sono sempre rivolti con-tro Dio.Romani 3:10-12,20; Salmo 51:6.

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ATTIVITA’PARTE TERZA

Il perdonoIl Corano celebra continuamente la miseri-cordia e la grazia di Allah.Il peccatore pentito spera nel perdono diAllah, tuttavia non ha alcuna certezza delperdono nella vita attuale, e neppure la cer-tezza di poter entrare nel paradiso dopo lamorte.Allah è troppo onnipotente per lasciarsi vin-colare nelle sue azioni.Sure 7:156; 3:31; 27:46.

Il perdono e la vita eternaIl peccatore pentito sa cheDio gli dona il per-dono, perchéDio si è chiaramente impegnatonella sua Parola1 Giovanni 1:9.Dio dona la certezza della vita eterna a chiaccetta il perdono offerto per mezzo dellamorte di Gesù.Giovanni 1:12; 1 Giovanni 5:13.

La Parola di Dio elo Spirito SantoMusulmani e cristiani credono che laParola eterna e non falsificata di Diosia scritta nel loro Libro sacro.

Il CoranoIl Corano è la Parola non falsificata e puradi Allah, una trascrizione fedele della rive-lazione originale divina a Maometto.(L’Antico e il NuovoTestamento, invece, so-no stati falsificati col tempo. Il Corano cor-regge l’Antico e il Nuovo Testamento là do-ve differiscono dalla Bibbia.)Sure 2:2; 43:2-4.

La BibbiaLa Bibbia è la Parola affidabile di Dio.Lo Spirito Santo ha vegliato sulla sua ste-sura. La Bibbia non ha bisogno di correzio-ni e rimane per sempre la Parola eterna-mente valida di Dio.Apocalisse 22:18.

L’azione dello Spirito SantoNella rivelazione delle Scritture lo Spirito diDio ha operato in diversi uomini: inMosè perla Torà, in Davide per i Salmi, in Gesù per iVangeli e in Maometto per il Corano.Allah fortifica i fedeli con lo Spirito.Sure 2:87; 16:102.

L’azione dello Spirito SantoLo Spirito Santo è una persona divina e ap-partiene alla Trinità.Lo Spirito convince di peccato e di colpa. Eglidà ai credenti dei doni spirituali, fa crescere ilfrutto spirituale, e permette di vivere comepiace a Dio.Genesi 1:26; Gv 14:16; Galati 5:22.

CORANO BIBBIA

Il Corano e la Bibbia promettono lavita eterna al credente.

La fedeFede significa riconoscere l’esistenza diAl-lah, sottomettersi a lui, esprimergli gratitu-dine e seguire i suoi precetti (preghiera, ele-mosina, eccetera).Sura 2:177.

La fedeFede significa riconoscere il proprio stato dipeccato e perdizione, accettare la redenzionedi Gesù, e vivere nei comandamenti di Dioper mezzo della forza dello Spirito Santo.Atti 9:1-18.

Il Libro racconta come Dio ha guida-to la storia dell’ umanità nel passato,ecomenelpresentedà indicazioniperla vita e la fede degli uomini.

Ispirazione del CoranoIlCoranoèstatodettatoaMaomettodirettamenteda Dio, tramite la mediazione dell’angelo Ga-briele, senza l’influssodellapersonalitàdiMao-metto. La sua autenticità è perciò garantita.L’autore del Corano è uno solo: Maometto.Sura 2:97-98; 26:192-195.

Ispirazione della BibbiaLa Bibbia è “ispirata” da Dio. Tuttavia la per-sonalità degli scrittori non è annullata, masi riflette chiaramente nei diversi stili dei li-bri biblici.La Bibbia è stata scritta da circa 40 autorinel corso di 1500 anni.2 Timoteo 3:16.

RECENSIONI

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ATTIVITA’

Jihad per il Regno di AllahLa Jihad è la “guerra santa” contro gliinfedeli. L’Islam ha come scopo la con-quista territoriale per instaurare un go-verno islamico con la sharia (legge co-ranica).

Evangelizzazioneper il Regno di DioI discepoli hanno ricevuto il comanda-mento di andare per tutto il mondo a pre-dicare il vangelo a ogni creatura, facen-domiracoli escacciandodemoni,affinchéchi lo riceve sia salvato.Marco 16:15-18; Giovanni 3:16.

Gli infedeliIl Corano esorta a diffidare degli infedeli(compresi ebrei e cristiani) e a ucciderli.Sure 5:54; 47:4; 9:29,123,216.

Gli infedeli e i nemiciAmate i vostri nemici, beneditecolorochevi maledicono, fate del bene a quelli chevi odiano, e pregate per quelli che vimal-trattano e che vi perseguitano.Esodo 23:3-4; Matteo 5:44. Luca6:27,35; Romani 12:14; 1 Pietro 3:9.

Maometto nelle scrittureSecondo l’Islam, la venutadiMaometto èannunciatanell’AnticoTestamentodaMo-sèeIsaia,enelNuovoTestamentodaGe-sù.

Maometto nelle scrittureMaometto non è annunciato nella Bib-bia e non corrisponde ai criteri bibliciper un profeta di Dio.

GerusalemmeIl nome di Gerusalemme non è men-zionato nemmeno una volta nel Cora-no.

GerusalemmeGerusalemme vienemenzionata diret-tamente circa 770 volte nell’Antico e nelNuovo Testamento. Altri nomi per Ge-rusalemme sono “Sion” (circa 170 vol-te)

CORANO BIBBIA

ATTIVITÀNAZIONALE

E INTERNAZIONALE

RAPPORTICON LA CONFERENZAEPISCOPALE ITALIANA

Si è svolto a Roma il 20 marzo scor-so, presso il Centro Congressi di Pa-lazzo Rospigliosi, un Seminario di stu-dio sulla “Custodia del Creato”, or-ganizzato dall’Ufficio Nazionale per iProblemi Sociali e il Lavoro e il Servi-zio Nazionale per il Progetto Culturaledella CEI.Al Seminario hanno partecipato le nu-merose aggregazioni laicali che fan-no capo alla CEI e per l’UCID il Se-gretario Generale, Dott. Giovanni Sca-nagatta.Il 15 marzo 2010 si è svolta a Roma,presso la Sede della Conferenza Epi-scopale Italiana, una riunione del Co-mitato Direttivo della Consulta Na-zionale delle Aggregazioni Laicali(CNAL). Alla riunione, presieduta dalSegretario Generale Paola Dal Toso,hanno partecipato il Consulente Ec-clesiastico della Consulta, Don UgoUghi, e la maggioranza dei rappre-sentanti di nomina CEI e di nominaassembleare. Per l’UCID ha partecipatoil nostro Segretario Generale.Il 9 aprile scorso si è tenuta a Romapresso la CEI una riunione del Comi-tato Direttivo della CNAL a cui han-no partecipato il nostro Segretarionazionale e il responsabile dei Rap-porti con le istituzioni, Dott. CarloGrassetti.Scopo principale della riunione è sta-to la preparazione del programmadell’Assemblea Annuale della CNALche si terrà a Roma il 29 maggio pros-simo.

PARTE QUARTA

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RAPPORTI CONALTRIMOVIMENTIE ASSOCIAZIONI LAICALI

Il 21 gennaio 2010 si è svolta a Vene-zia presso l’Istituto di Studi Ecumenici(ISE) la seconda Giornata di Etica, conunConvegno sul tema“Un’etica per l’e-conomia: ricordandoMons.PompeoPi-va”. Mons. Pompeo Piva è stato permolti anni indimenticabile ConsulenteEcclesiasticodella SezioneUCIDdiMan-tova. Al Convegno è intervenuto il no-stro Segretario generale con una rela-zione, il cui testo è disponibile presso laPresidenza nazionale.Si è svolta l’11marzo2010aRomapres-so la Presidenza Nazionale dell’AzioneCattolica l’ultima riunione del Gruppodi Lavoro per la predisposizione del sus-sidio per la lettura domenicale delVan-gelo alla luce della Dottrina Sociale del-la Chiesa.Alla riunione, presieduta dalSegretario Generale dell’Azione Catto-lica, hanno partecipato i rappresentan-ti di 16 aggregazioni laicali, tra cui l’U-CID rappresentata dal Dott. GiovanniScanagatta.Il 16 marzo scorso si è svolta a Roma,presso l’UCID nazionale, una riunionedel Gruppo Promotore della“Carta perle pari opportunità” a cui hanno parte-cipatoAlessandrra Servidori,CinziaAlit-to, Laura Frati Gucci, Sandra Albanelli,Marisa Parmigiani,Giovanni Scanagat-ta, Manlio D’Agostino, Ruggero Bodo,Gianfranco Romano.Lo scorso 24 marzo si è tenuto a Romaun Seminario dell’Associazione Catto-lica per l’Amicizia Italo-Tedesca, pre-sieduta dal Dott.Alberto Accardi. L’As-sociazione ha lo scopo di favorire gli

scambi culturali italo-tedeschi e le co-noscenze tra le imprese e gli imprendi-tori socialmente responsabili che si ispi-rano ai grandi valori della Dottrina So-ciale della Chiesa.Al Seminario ha par-tecipato il Dott. Giovanni Scanagatta.Il 24marzo2010 il nostro SegretarioGe-nerale ha altresì partecipato, presso laSala stampa della Presidenza del Con-siglio dei Ministri, alla presentazionedel numero zero della Rivista mensiledel Comitato Nazionale Italiano Per-manente per il Microcredito, presiedu-to dall’On. Mario Baccini.Si tratta della “Rivista del microcredi-to e della microfinanza”.

RAPPORTI CON I GRUPPIREGIONALI E CON LE SEZIONIDIOCESANE DELL’UCID

Il 29 marzo scorso il Segretario Gene-rale si è incontrato con la Sezione UCIDdiVicenza tenendo un intervento dal ti-tolo “Civilizzare l’economia alla lucedegli insegnamenti della Caritas in Ve-ritate”. Alla presentazione del tema, èseguito un intenso dibattito a cui han-no partecipato molti soci della Sezionediocesana. Il testo dell’intervento è di-sponibile presso la Presidenza nazio-nale.Il 13 aprile 2010 il Dott. Giovanni Sca-nagatta ha partecipato ad una Tavolarotondaorganizzata dalla SezioneUCIDdi Pavia sul tema“L’Enciclica Caritas inVeritate parla al mondo.Un nuovomo-dello civile per il lavoro e l’occupazionegiovanile”. Il testo dell’intervento è di-sponibile presso la Presidenza nazio-nale.

RAPPORTI CON L’UNIAPAC

L’UCID nazionale ha partecipato con ilsuo rappresentante,Dott.Giovanni Fac-chini Martini, a tutte le riunioni che sisono svolte nella prima parte dell’annodel Board dell’UNIAPAC.Il Dott.FrancoNava,Presidentedella Se-zione UCID di Milano, è stato presentea tali riunioni per le iniziative svolte conl’UNIAPAC, soprattutto con riferimentoal tema della responsabilità degli im-prenditori cristiani per il futuro dell’Eu-ropa.Si tratta di un’attività che è sempre sta-ta tenuta viva dalla Sezioni UCID diMi-lano, soprattutto attraverso l’indimen-ticabile azione del Dott. Alberto Falck,già Presidente del Gruppo RegionaleLombardo.La collaborazione con l’UNIAPACè sta-ta particolarmente intensa in relazionealla pubblicazione dell’Enciclica socia-le di Benedetto XVI, Caritas inVeritate.È stato inviato all’UNIAPAC un docu-mento in lingua inglese sulla centralitàdel dono per uno sviluppo a favore del-la diffusione del bene comune.

PARTE TERZA

E INTERNAZIONALE

ATTIVITÀ NAZIONALE

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Le Sezioni Provinciali e Diocesane

17 Gruppi Regionali89 Sezioni Provinciali e Diocesane4.000 Soci

Gruppo Regionale LombardoGruppo Interregionale Piemonte e Valle d’AostaGruppo Regionale LigureGruppo Regionale VenetoGruppo Regionale Trentino Alto AdigeGruppo Regionale Friuli Venezia GiuliaGruppo Regionale Emiliano RomagnoloGruppo Regionale ToscanoGruppo Regionale UmbroGruppo Regionale del LazioGruppo Regionale MarchigianoGruppo Regionale CampanoGruppo Regionale BasilicataGruppo Regionale Abruzzo MoliseGruppo Regionale PugliaGruppo Regionale CalabroGruppo Regionale Siciliano

I Gruppi Regionali

UCID 2010

Altamura -Gravina-Acquaviva

AnconaAscoli Piceno- S. Benedetto

ArezzoAstiBellunoBergamoBiellaBolognaBolzanoBresciaBrescia - ManerbioBrescia -Valle CamonicaBrindisiBustoArsizio -Valle Olona-Alto Milanese

CaltanissettaCasale MonferratoCataniaCatanzaroChietiCivitavecchiaComoConversano MonopoliCosenzaCremonaCuneoFermoFerrara

FidenzaFiesoleFirenzeForlí-CesenaFrosinoneGenovaGorizia-MonfalconeImolaLa SpeziaLatinaLodiLuccaMacerataMantovaMateraMessinaMilanoModenaMonzaNapoliNovaraPadovaPalermoParmaPaviaPesaroPiacenzaPordenonePotenzaPratoRavenna

Reggio CalabriaReggio EmiliaRiminiRomaRovigoSan MarinoSavonaSondrioTeramoThiene San GaetanoTigullio Golfo ParadisoTivoliTolmezzoTorinoTrani-BarlettaTrentoTreviglioTrevisoTriesteUdineUgentoValdarno InferioreVareseVenezia - MestreVercelliVeronaViboValenziaVicenzaVigevanoViterbo