trimestrale della comunità protetta psichiatrica “elio zino” e ......trimestrale della...
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Editoriale a cura di Giorgio Castignoli,
Direttore Struttura Complessa Psichiatria
Area Nord ASL NO
Riprendo le note di Bruno Ragni che, nell’editoriale
del mese di marzo 2016 descriveva la nascita della
Comunità Psichiatrica nella visione che Basaglia, pro-
motore della moderna concezione extra-ospedaliera
della psichiatria italiana, mutuava dalle prime esperienze inglesi. Comunità era allora
concepito come ambito di cure, prima ancora che come ambiente inteso come luogo,
da contrapporsi e distanziarsi dal manicomio. Tale contrapposizione verteva sul con-
fronto tra una istituzione retta da una rigida gerarchia, che vedeva i curanti in posizio-
ne dominante ed i curati in posizione sottomessa ed un nuovo modello di assistenza
dove vigeva uno stile condiviso e si privilegiava una comunicazione il più possibile
tra pari in un clima dialettico e democratico.
Il progetto di riforma, convogliato nella famosa legge 180 del 1978 e confluito nella
legge 833 dello stesso anno (quella che ha istituito il Sistema Sanitario Nazionale, che
tuttora il mondo ci invidia), non arriverà tuttavia a definire strutture atte al trattamento
residenziale di quelle forme di patologia psichiatrica più complesse che sono le psico-
si croniche. Su quest’ultimo punto verte l’editoriale del nostro giornalino, del giugno
2017, dove viene accolto uno scritto del dott Pedrali.
Un lungo cammino di ricerca, fatto di tentativi esplorativi, errori e correzioni, ha con-
dotto negli anni a concepire nuovi presidi di cura, anche di natura residenziale, che
fossero pienamente iscritti in una organizzazione di psichiatria di comunità, cioè di
psichiatria prevalentemente centrata su un modello territoriale. Nell’ambito del Dipar-
timento di Salute Mentale si sono
individuate Strutture di diverso tipo e
diversa operatività: ambulatoriali, di
degenza ospedaliera, semiresidenzia-
li e residenziali. Come già anticipato
nell’editoriale del dicembre 2017,
tale organizzazione dipartimentale,
già oggetto della DGR 357, trova ora
un nuovo riferimento normativo nel-
la Legge Regionale 29. Quest’ultima
Trimestrale della Comunità Protetta Psichiatrica “Elio Zino”
e Gruppi Appartamento di Oleggio
n. 1/2019 GENNAIO, FEBBRAIO E MARZO Sommario:
Editoriale pagg. 1/2
Al Carnevale pag. 3
Il Coro pag. 3
Gita a Villa Pan-
za pag. 4
Mostra
“Macchiaioli” pag. 5
Il Pirin e la Majn
in visita pag. 6
Tanti auguri a… pag. 6
Ciak si gira… le nostre recensioni
pag. 7
Oggi cucino io: pag. 7
Gita al Tredicino di Arona
pag. 8
Gita a Villa Toe-plitz di Varese
pag. 8
Le nostre attività pag. 9
Le cronache sportive
pag. 10
Auguri per l’8 marzo
pag. 10
La parola ai Poeti pag. 11
Prendersi cura
dei “più fragili”
pag. 12
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Maria Irma Carbaial Laura Cutrona Maria Luisa D’Esposito Laura Di Chio Nina Dutkevjch Patrizia Mancini Silvana Passarella Carlotta Pirali Carlotta Sella
Periodico di informazione della Comu-nità Protetta Psichiatria “Elio Zino” e Gruppi Appartamento di Oleggio Direttore Editoriale: Daniela Forti, Presidente AiutaPsiche onlus Responsabile Editoriale: Giorgio Castignoli Direttore Responsabile: Elena Vallana Comitato di Redazione: Gabriella Belfiore
Hanno collaborato a questo numero: Ospiti delle Comunità Elio Zino e Gruppi Appartamento di Oleggio Pagina facebook : Aiutapsiche onlus e i Racconti degli Altri—Guardare oltre Alcune immagini sono liberamente tratte da internet
I RACCONTI DEGLI “ALTRI”
ha imposto, come già riferito nelle riunioni con le famiglie tenutesi presso la nostra Comunità, una
scelta tra modello di gestione pubblico e modello di gestione privato.
Ad oggi, come è noto, la Comunità Protetta Psichiatrica “Elio Zino” era organizzata su un modello
misto, pubblico-privato, che prevedeva una strettissima sinergia tra il DSM e la Cooperativa Prometeo.
Tale gestione mista non è più praticabile perché non contemplata dalla nuova normativa. Ci si sta ado-
perando per portare a compimento i lavori per una gara pubblica per l’affidamento della gestione della
Struttura: nei dettami del capitolato che fornisce i criteri di valutazione delle proposte presentate spicca
il coordinamento obbligato tra Dipartimento di Salute Mentale e Gestore.
Stiamo quindi attraversando un periodo di grandi cambiamenti, segnato da tre fatti concomitanti: la
scadenza del contratto quindicinale, stipulato all’epoca tra ASL Novara e Prometeo, la conversione
nella gestione privatistica (che rimane totalmente affidata ad un regime di piena convenzione con il
SSN, senza oneri economici per l’utente) e la partenza del Dirigente Medico Responsabile dott. Bruno
Ragni. Ed è proprio in sintonia con quanto scritto dal nostro dirigente nei trimestrali del dicembre 2017
e del dicembre 2018, che si affronta il tema del cambiamento nella continuità.
Il dott. Ragni ha operato ad Oleggio fin dalla sua apertura, incarnandone l’anima e lo spirito, accompa-
gnando l’equipe in una positiva, non scontata, ricerca di sintonia tra organizzazione del servizio pub-
blico e del gestore privato, sempre rimanendo in linea con il modello proposto dal Direttore Michela
Vanetti prima, dalla dott.ssa Piera Mainini poi.
Sempre attento a creare attorno ai progetti individuali dei singoli ospiti una fattiva coesione di intenti
tra paziente, famiglia, operatori di comunità e dei Centri di Salute Mentale. Tutto ciò, promuovendo
una attentissima operazione di coordinamento con il territorio oleggese e le agenzie ivi operanti.
Questo spirito di collaborazione tra pari, per il quale il ringraziamento che formulo non sarà mai abba-
stanza (mi rivolgo in particolar modo alla generosa professionalità degli operatori Prometeo e all’in-
stancabile sostegno di Aiutapsiche onlus e ISPAM), non verrà meno.
Intendiamo promuovere una più attenta opera di trattamento curativo e riabilitativo: tra le nuove inizia-
tive mi limito a segnalare l’avvio di un progetto di psico-educazione, che intende sviluppare le cono-
scenze scientifiche che si hanno della psicosi e dei suoi trattamenti, medici, psicologici e riabilitativi.
Personale psicologo ed educativo si sta formando con operatori molto esperti del Centro Diurno di
Arona e Borgomanero.
L’attività verrà rivolta tanto ai famigliari, quanto agli ospiti.
Questa iniziativa è solo un esempio che riflette l’attenzione che il Dipartimento ha verso la costruzione
di una piena condivisione di cultura scientifica, modelli operativi e pratiche condivise con il gestore
della Comunità “Elio Zino”, al fine di rendere il soggiorno in comunità veramente terapeutico e pro-
motore di un cammino di crescita, volto al raggiungimento della migliore realizzazione personale pos-
sibile.
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Al Carnevale A cura di Alessandro Monteleone e Bianca Maria Tavernier
n. 1/2019
Il nostro compagno di avventure Mauro Forti, domenica
17 febbraio 2019 ci ha fatto una sorpresa, ed è venuto
con noi ragazzi dei gruppi appartamento al Carnevale di
Oleggio.
Dopo una sua assenza di circa un mese e mezzo per una
bronchite, siamo riusciti finalmente a ritrovarlo appunto
per il Carnevale.
Daniela gentilissima ci ha offerto una buonissima frit-
tella e un caffè.
La giornata è stata particolare abbiamo visto la sfilata
dei carri e della banda militare che suonava il flauto.
Entusiasti di aver rivisto finalmente Mauro siamo rien-
trati a casa.
E’ stata una bella giornata in compagnia di tutti.
Ciao Mauro guarisci presto
Il Coro A cura di Bianca Maria Tavernier
All’inizio di Novembre io e Alessandro abbiamo iniziato l’attività del coro Kalicanto con il Centro Diurno di
Arona tutti i giovedì pomeriggio.
Dopo aver cambiato alcuni maestri è arrivata Valentina una maestra molto simpatica. All’ inizio per noi era tutta una novità perché siamo passati dal cantare i salmi, ai canti popolari delle Mondine,
ad esempio “La Pasquella”, “Addio morettin,
ti lascio”, “La mia morosa cara” ed altri.
Prima dei canti di solito facciamo un po’ di
ginnastica per scaldarci sia il corpo che la vo-
ce.
Il numero di partecipanti è abbastanza elevato,
tra l’uno e l’altro c’è molta sintonia.
E’ un’esperienza molto particolare perché im-
pariamo i vecchi canti del territorio.
L’iscrizione è aperta a tutti vi aspettiamo!
Un ringraziamento ai Servizi alla Persona del Comune d Oleggio e ai Volontari
del “Mosaico delle Opportunità” che ci sostengono con il trasporto degli ospiti
per l'attività di calcetto.
Grazie di cuore a Diana Saba e Claudio Giovanardi per i numerosi libri e il cal-
cio balilla donati alla Comunità.
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I RACCONTI DEGLI “ALTRI”
Il 21 febbraio u.s. ci siamo recati a Varese per visitare una bella villa del settecento:
Villa Panza.
Appena arrivati siamo entrati nella biglietteria che dava accesso a un cortile con al
centro un’opera moderna: un vascone che sembrava un enorme piatto del diametro di
circa 3 metri colmo di acqua semi immobile riflettente la luce del cielo. Sembrava un
grande specchio.
Alcuni archi separavano il cortile dai giardini davvero vasti. Più che un giardino era un
parco di ben tre ettari. Intorno a noi vi erano siepi e alberi e cespugli potati con forme
diverse, per lo più geometriche e regolari.
Il parco era ricco di fontane di diverse dimensioni. C’era an-
che un’antica serra con un rudimentale impianto di riscalda-
mento risalente alla fine dell’ottocento.
Abbiamo visto la “scarpinata” una galleria di alberi fatta per il passeggio delle dame
che un tempo doveva essere fatto all’ombra. Abbiamo visto la “ruota di rami” opera
moderna , e la ghiacciaia.
“Passeggiare nel giardino è parso come stare in una fiaba che ha avuto un lieto fi-
ne” (Alberto) “Se fossimo andati in primavera sicuramente avremmo assistito ad una
esplosione di colori.” (Alberto)
Il parco è come un’enorme balconata che si apre sulla città di Varese che, da qui, può
essere vista dall’alto. “Finalmente entriamo nella Villa con il cuore in gola perché era-
vamo emozionati” (Raffaella).
Ci accoglie una guida FAI (Fondo Ambiente Italiano) associazione che protegge e cura siti particolarmente belli
nel nostro Paese. La guida ci spiega che la Villa è stata ampliata nel ‘700 a partire da un nucleo più semplice
preesistente. Ai Menafoglio Marchesi succede la famiglia Litta, imparentata con i Visconti di Milano, fino a giun-
gere alle soglie del ‘900, anni in cui la Villa viene acquistata da Panza. Giuseppe Panza degli anni ’50 la arricchi-
sce con circa 30 opere di arte contemporanea americane. La Villa ospita la collezione fieramente. Le opere sono
per lo più tele monocrome separatamente incastonate sulle pareti in armonia con gli arredi e con i colori predomi-
nanti. Vi erano anche dipinti su legno o opere minimaliste che affidavano la loro suggestione agli effetti ottici.
La protagonista indiscussa della Villa e dei suoi tesori è la luce riflessa dal mondo esterno sulle tele monocrome
riflessa da specchi e da aperture improvvise appositamente create su alcune pareti dagli stessi artisti che Panza
ospitava e ai quali dava carta bianca per le loro espressioni artistiche.
Siamo colpiti soprattutto dal fatto che a seconda delle vicinanze e distanze da quadri o dal punto di vista da cui si
osserva essi risultavano cangianti con effetti metallici e riflettenti o oscuranti.
“I quadri ci hanno spostati in un mondo astratto dove il loro riflesso ci ha fatto incuriosire” (Alberto).
“Vale sempre la pena guardare l’arte solo perché è arte ed è
bella” (Rosaria)
“Le opere d’arte anche se sono strane servono ad accendere la
fantasia” (Franco)
“Stimolano anche l’intelletto” (Manuela)
“Nel giardino c’erano piante secolari , magnificen-
ti” (Domenico)
“Se la gita fosse stata un’opera lirica per noi avrebbe toccato
le corde vocali più preziose dell’universo” (Alberto).
Gita a Villa Panza A cura di Manuela Bertoni, Franco Gattone, Rosaria Prandi, Domenico Talarico, Alberto Valsesia e Raffaella Zanetta
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n. 1/2019
Siamo arrivati a Novara nel pomeriggio del 17 gennaio con il nostro furgone per
vedere la mostra di pittura sui “Macchiaioli” al Castello Visconteo/Sforzesco.
Il clima era uggioso e umido, la nostra operatrice ci aveva preparati durante il viag-
gio su ciò che avremmo potuto ammirare.
Entrando al piano terra abbiamo visitato l’esposizione di arte moderna di opere di
una scultrice realizzati con plastica riciclata: bottiglie, tappi, bicchieri, unghie finte
e altri oggetti di uso comune come strofinacci, spille da balia e spugnette di allumi-
nio. Queste originali sculture quasi tutte a forma di donna davano un senso di luce,
c’erano anche lampadari fatti con bottiglie di plastica smembrata in diverse forme
e colori. Quindi abbiamo proseguito al piano di sopra dove era ospitata la mostra di
pittori dell’ottocento e abbiamo iniziato a percorrere le otto sale in cui era allestita.
I quadri erano tutti esposti con cornici molto belle in legno dorato che
conferivano maggiore luce ai dipinti. Nella sala c’erano dipinti di diver-
se dimensioni, alcuni molto grandi a soggetti e temi Risorgimentali ossia
rappresentanti temi di battaglie, reggimenti, soldati, cavalli e accampa-
menti. I soggetti erano patriottici…siamo in clima di “Unità d’Italia”.
Nelle sale successive i temi mutano. L’Italia nel 1861 sentiva il bisogno
di esprimere altri sentimenti come l’amore per la propria terra…
subentrano scene Naturalistiche e Realistiche.
Anche le tecniche dei pittori mutano, la mostra raccoglie opere con tec-
niche differenti. Un gruppo di pittori toscano : i Macchiaioli ottenevano
un effetto a macchie. Entrando nell’ultima sala vediamo opere divisioniste…siamo alla fine del secolo. Il divi-
sionismo prevede la “divisione” netta dei colori tramite piccoli tratteggi sulla tela.
“Apprezzo il fatto che le esecuzioni vengono fatte magistralmente dando molto
senso allo spazio e alla profondità. Mi sembra traspaiano luci tutto intorno alla
natura. Mi ha colpito il quadro di E. Tito…c’è un bel paesaggio, c’è una donna
che è una bambina che alleva il bestiame e sullo sfondo c’è il lago.” (Marco)
“Questi quadri hanno aperto la nostra anima come pulcini sgusciati dall’uovo,
hanno illuminato un arcobaleno di colori dopo una tempesta.” (Alberto)
“Ogni quadro dava qualcosa all’anima e mi sembrava di caderci dentro. Mi ha
colpito “Emiliano di Boldini…la donna ha un aspetto etereo con vesti non defi-
nite ma lei è molto definita…appare come una donna non vera.” (Silvana)
“I quadri erano fatti con olio su tela e risaltavano i colori. Mi è piaciuto France-
sco Paolo Ranzoni…rappresentava la guerra ma sembrava l’allegoria di una
guerra allegra fatta con fucili e baionette.” (Raffaella)
“Mi ha colpito l’Ave Maria..c’è una bimba inginocchiata in preghiera davanti
ad una madonnina. Il paesaggio è di alta montagna….mi è piaciuto perché mi ha ricordato l’Elvi-
ra.” (Giovanni)
“Mi è piaciuta la bambina venditrice ambulante…mi ricorda mia sorella.” (Filomena)
“Mi è piaciuto anche Carlo Fornaia con “Aquilone” perché mi dava un senso di pace e tranquillità.” (Marco)
“Alcuni quadri erano così belli che mi hanno illuminato l’anima…mi hanno toccato maggiormente i paesaggi
di montagna.” (Renato)
Mostra “Macchiaioli” A cura di Filomena Brunacci, Giovanni De Bei, Renato Calandra, Marco Demurtas, Silvana Malandra, Alberto Valsesia e Raffaella Zanetta
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Il Pirin e la Majn in visita A cura di Franco Gattone
L’ultima settimana di carnevale sono venuti a
trovarci in Comunità il Pirin e la Majn: le ma-
schere di Oleggio.
Ci hanno offerto tanti buoni biscotti.
Creatore delle maschere Pirin e Mainn fu Pine-
la, poeta dialettale oleggese che, rifacendosi
alla leggenda del contadino insofferente delle
prepotenze del despota Barnabò Visconti e del
suo tentativo di dargli la morte con i Tapitt
(dolcetti tipici del carnevale oleggese fatti di miele). avvelenati, sostituì Gianduia e le altre maschere nel teatrino
dei bambini con “Pirin ad San Duna”, giustiziere degli empi e difensore dei deboli.
Già dal 1930 si accenna al suo primo discorso alla popolazione e da allora le maschere oleggesi si chiamano Pirin
e Majn.
La scelta elettiva fra le diverse candidature ad inter-
pretare le maschere è deliberata dal consiglio della
Società ed ha durata triennale, salvo diverse esigen-
ze dettate da difficoltà nel ricambio.
I prescelti dovranno essere in possesso di valide
qualità rappresentative dell’Ente e di una completa
padronanza del dialetto oleggese.
L’impegno durante il periodo del Carnevale e dopo
è gravoso ed impegnativo, la presentazione delle
sfilate nelle tre domeniche di Carnevale sarà seguita
da serate pubblicitarie organizzate in collaborazione
con emittenti radiotelevisive e da numerosi inviti
che pervengono da associazioni consorelle nell’arco
dell’anno.
Pinela, nel descrivere il personaggio Pirin, gli diede
un carattere anche attraverso il modo di vestire dettando l’abbigliamento per ambedue.
Il Pirin ci ha proposto di replicare con lui una bellissima esperienza fatta l’anno scorso…delle passeggiate tra i
luoghi tipici di Oleggio descritti e raccontati da lui in persona.
I RACCONTI DEGLI “ALTRI”
Tanti auguri a Buon compleanno a Silvana che il 18 gennaio
ha compiuto gli anni…. auguri a Manuela e a Titti che hanno
festeggiato il compleanno rispettivamente il 3 febbraio e il 19
febbraio.
Tanti auguri anche a Domenico e a Renato che il 5 e il 6 hanno
soffiato le candeline…..a tutti
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n. 1/2019
Oggi cucino io…: Frittelle di carnevale A cura di Rosaria Prandi
Ingredienti:
1.5 kg di farina 5 uova 200 g di zucchero 60 g lievito di birra
400 ml latte tiepido 120 g burro fuso pizzico di sale
Procedimento: sbattere le uova con lo zucchero, fare scioglier e il lievito
nel latte tiepido e aggiungere un pizzico di sale. Su un asse da lavoro mettere
la farina a montagna e creare un buco al centro nel quale inserire il composto preparato, aggiungere il burro e
impastare poco per volta. Coprire con panno e lasciare lievitare per 40 minuti, stendere sull’asse lasciando la
pasta alta 2 cm poi con un bicchiere fare le forme delle frittelle. Scaldare l’olio e friggere.
La ricetta di Rosaria è stata eseguita da Filomena.
Ciak si gira… le nostre recensioni: Aquaman A cura di Alessio Griselli, Silvana Malandra, Alberto Valsesia e Raffaella Zanetta
È un film d’azione e fantascienza ambientato ai giorni d’oggi.
Racconta la storia del guardiano del faro sull’oceano che in una notte di tempesta trova una donna svenuta sulla
spiaggia .
L’uomo si prende cura di lei e si innamorano. Danno alla luce un figlio. Un giorno vengono aggrediti da tre uomi-
ni che si rivelano le guardie di Atlantide venuti a riprendere la principessa scappata da un matrimonio combinato.
La donna per il bene della famiglia è costretta ad andare nel suo regno. Il figlio viene cresciuto dal padre e dal
capo di uno dei cinque regni che lo addestra ai suoi poteri: si rende conto che può parlare in acqua, comunica con
gli animali, si sposta molto velocemente sia in acqua che sulla terra ferma, si rimargina le ferite… lotta contro il
crimine. Ritrova un’amica con la quale torna ad Atlantide dove conosce il suo fratellastro e si sfidano a duello.
Il primo scontro vede Aquaman sconfitto.
A questo punto il protagonista costretto a scappare va alla ricerca del tridente d’oro. Continua a combattere contro
i nemici al fianco dell’amica, ritrova la madre ad un certo punto il suo destino si incrocia ancora con quello del
fratellastro e con l’aiuto del tridente d’oro riescono a sconfiggerlo.
Aquaman diventa il nuovo re di Atlantide.
Lo consigliamo ad un pubblico di adulti appassionati
di fantascienza.
Molto belle le ambientazioni marine, un buon ritmo
ma la trama un po’ scontata.
Il film ci insegna che le battaglie intraprese per soddi-
sfare il proprio ego non portano ad avere vittorie al
contrario se mossi da ideali e attenzione agli altri non
esiste sconfitta perché la vittoria è già la crescita inte-
riore.
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Gita al Tredicino di Arona A cura di Raffaella Zanetta
I RACCONTI DEGLI “ALTRI”
Come ogni anno l’Associazione Aiutapsiche onlus ha organizzato un pomeriggio al Tredicino, con passaggi gratis
sulle giostre del luna park.
Tutti in gruppo sul nostro pulmino, siamo andati al Tredicino di Arona.
Arrivati abbiamo visto le grandiose giostre, ci siamo stupiti e per salire do-
vevamo avere coraggio….ma non tutti avevano coraggio….
per alcuni è stato meglio pensare alle frittelle, offerte da Daniela, le abbiamo
mangiate tutti e assaporato con soddisfazione lo zucchero che le rivestiva.
Poi Raffaella ha visto una giostra che l’attirava ….gli autoscontri che gira-
vano sulla pista.
Con Patti siamo saliti e
ci siamo divertiti un
sacco!!!!
Gita a Villa Toeplitz di Varese A cura di Renato Calandra, Marco De Murtas, Maria Ielpo e Silvana Malandra
La nostra esplorazione del territorio varesino continua poiché è occasione per noi di vedere meraviglie naturali e
artistiche… ville, castelli, parchi, giardini, fontane, gallerie d’arte.
La nostra terza tappa oggi è Villa Toeplitz .
Il tempo è variabile e il paesaggio è offusca-
to ed ha toni romantici.
La visita alla villa inizia in modo orginale…
infatti si accede ad essa attraverso un ponte
sopraelevato che introduce, scavalcando la
strada, al parco di notevoli dimensioni con
alberi secolari dalle altezze inconsuete, dai
tronchi di diametri ad occhio e croce di al-
cuni metri.
Essi sono di differenti specie infatti i primi
proprietari della villa ossia i loro costruttori
e ideatori erano appassionati di botanica.
Molte piantine di primule ci attendono sul
prato.
Notiamo un grande ciliegio sulla sinistra del viale che percorriamo proprio di fronte alla grande cisterna d’acqua
costruita per alimentare l’importante impianto idraulico
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n. 1/2019
Le nostre attività
Nelle foto alcuni momenti
delle nostre attività
da sinistra: la partita di cal-
cetto ASHD disputata a Mi-
lano, di seguito….portiamo a
casa le primule; di seguito.
da sinistra:
ancora sotto, da sinistra: il
laboratorio di disegno e la
passeggiata a Piazza Torna-
vento
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Per i quarti di Coppa Italia 2018/2019 si affrontano allo Stadio Azzurri di
Bergamo Atalanta (padrona di casa) e Juventus.
La partita inizia fortissima per l’Atalanta che si porta in vantaggio dopo
appena un quarto d’ora.
La Juventus non reagisce e vede piuttosto l’Atalanta raddoppiare con il
centravanti di colore Dunovan Zapata (con un tiro formidabile fuori area).
Il secondo tempo è a senso unico e vede l’Atalanta triplicare grazie ad un
errore del terzino della Juve De Ceglie e il terzo goal di Zapata. L’Atalanta
vola in semifinale.
Per la 27° giornata del campionato 2018/2019 (girone di ritorno) si affrontano allo Juventus Stadium, Juventus
(padrona di casa) e Udinese.
La Juve fa giocare le seconde linee. Soprattutto in attacco un giovane italiano di colore (classe 2000) di nome
Moise Kean. Proprio lui tocca il primo pallone e segna una rete stupenda e ancora nel 1° tempo raddoppia con
un tiro angolato.
Quindi Kean si procura il rigore che Emre - Can realizza nel secondo tempo Matuidi di testa fa poker.
Nel finale Lasagna segna il goal dell’1 a 4.
Le cronache sportive
I RACCONTI DEGLI “ALTRI”
De Bei giornalista sportivo...
Vogliamo celebrare la donna
con questa poesia di Alda Merini:
A TUTTE LE DONNE
Fragile, opulenta donna,
matrice del paradiso
sei un granello di colpa
anche agli occhi di Dio
malgrado le tue sante guerre
per l’emancipazione.
Spaccarono la tua bellezza
e rimane uno scheletro d’amore
che però grida ancora vendetta
e soltanto tu riesci
ancora a piangere,
poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli,
poi ti volti e non sai ancora dire
e taci meravigliata
e allora diventi grande come la terra
e innalzi il tuo canto d’amore.
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n. 1/2019
Il Carnevale
Carri matti
molto astratti
Questo è il carnevale
non è una festa normale
Si fa la guerra con i coriandoli
per la città in tutti i suoi angoli
Si fa battaglia di filanti stelle
e indigestione di caramelle
caldarroste, zucchero filato e frittelle
Questa è una delle feste più belle
Sonny Sauro
Poesia espressionista
Se io sono a guanti di latta,
faccio fatica a muovere le mani
ma la mia mente questo lo baratta con la convivenza di
un piccolo pezzo di stanchezza
che stanca ma non crolla
perché c’è anche gioia…
è per questo che la gioia è sempre stata gioia.
Ma il mal tempo è un vomito di cane
che alza la sabbia sopra la burrasca,
e brucia gli occhi,
per questo ci lancio un po’ di balsamo
per ammorbidire, addolcire sciogliere i nodi del dolore
anche se la guerra fa male e
mi scontro con questo con un sacco di fatica mentale
ma il terremoto è sempre in giro e
sono brutti segni
ma cerchiamo di rassicurare e far smetter di tremare.
Marco Demurtas
Le mie mattine
Le mie mattine,
sia esse col bel tempo, o incerte o brutto.
Le mie mattine,
assolate o piovose,
le mie mattine,
d’ Autunno, d’Inverno, in Primavera od Estate.
Le mie mattine,
tristi, angosciate e qualche volta allegre.
Le mie mattine,
dove non è mai festa o domenica.
Le mie mattine,
sono ancora un peso per me,
ma credo e sento che presto cambieranno in meglio,
molto meglio.
E forse solo allora saranno sul serio
Le mie mattine!
Mauro Forti
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Siamo su facebook
Assistere una persona cara, ed esserle d’aiuto nella gestione della vita quotidiana è una sfida continua, una libera
scelta basata su motivazioni emotive e sentimentali che spinge il familiare, in maniera informale e gratuita, a
prendersi cura di una persona (spesso - ma non necessariamente - un congiunto) in condizioni di non autosuffi-
cienza e/o disabilità, che necessita di un’assistenza di lunga durata.
Nel fare questo spesso bisogna riorganizzare completamente l’assetto familiare, in funzione della nuova necessi-
tà, stravolgendo abitudini e progetti; frequentemente si verifica un drastico cambiamento dello stile di vita, con
la rinuncia al tempo libero e alla vita sociale e di relazione, nonché diversi tipi di restrizioni rispetto all’eventua-
le attività professionale svolta. Si tratta di situazioni ed esperienze che incidono profondamente sulle capacità di
resilienza della persona che si fa carico delle cure del familiare, talvolta non più giovane e quindi meno attrezza-
to a rimodellare i propri equilibri esistenziali.
Nella mia esperienza personale, ho potuto constatare quanto difficile fosse, fin dall’inizio capire quale tipo disa-
gio venisse espresso ed arrivare ad una vera e propria diagnosi, spesso finendo per perdersi nei meandri di un
sistema che, quarant’anni fa, veniva completamente stravolto dal progetto di riforma delle strutture residenziali
nell’ambito delle malattie psichiatriche. E’ stato un lungo calvario, nello spostarsi da una struttura all’altra, sem-
pre carichi di nuove aspettative e appesantiti da tutte quelle precedentemente disattese.
E’ difficile mantenere viva la speranza, in contesto di malattia che mette in crisi il nostro sistema di significati,
tutto quello che dovrebbe essere spontaneo e naturale è spesso molto faticoso e bizzarro.
La mancanza di supporto emotivo, la solitudine, le incomprensioni sono spesso la cornice di riferimento che ren-
de faticosa e problematica l’esperienza personale del familiare, con il conseguente rischio di non essere più in
grado di affrontare il peso dell’assistenza, con conseguenze negative per se stessi e per la persona assistita.
Queste situazioni mi hanno fatto maturare la consapevolezza dell’importanza di organizzarsi in associazioni di
familiari , come nel caso dell’associazione AiutaPsiche, che svolgano la funzione di un sostegno reciproco attivo
fra persone che vivono una stessa situazione di vita.
Si basa sull’idea della mutualità, dello scambio reciproco di aiuto, dell’impegnarsi per se stessi e per l’altro nel
condividere informazioni ed esperienze di vita simili, nella valorizzazione di se stessi in quanto soggetti attivi ed
il riconoscimento dell’altro in quanto interlocutore degno di competenze e fiducia.
L’importanza del contatto diretto e della partecipazione personale assolve la funzione principale di fornire aiuto
e sostegno ai vari membri del gruppo in relazione al fronteggiamento delle loro situazioni problematiche ed al
miglioramento delle loro competenze. La fonte di aiuto principale risiede, quindi, negli sforzi e nelle abilità dei
vari partecipanti posti in una relazione paritaria. I membri vivono al contempo la duplice condizione sia di rice-
vere che di offrire il loro aiuto valorizzando quel tipo particolare di conoscenza che scaturisce dall’aver vissuto
in prima persona la condizione problematica su se’ stessi e nella propria famiglia. Offrendo il proprio aiuto agli
altri si accresce la competenza interpersonale ed il senso di autoefficacia, ci si sente meno dipendenti e meno
soli. Ricevendo aiuto dagli altri membri si è stimolati ad accrescere le proprie abilità nella risoluzione e nella
capacità di affrontare i problemi, in quanto si ha la possibilità di osservare le situazioni di difficoltà da punti di
vista differenti.
L’incontro periodico in comunità residenziale, vuole essere uno spazio dedicato allo scambio di vissuti ed espe-
rienze personali, in cui il confronto ed il dibattito, anche acceso, tra lo svolgimento della quotidianità, dubbi e
fatiche del percorso, che permetta di dipanare l’intricata matassa di una malattia che risulta ancora oggi così dif-
ficile comprendere ed accettare.
Confrontarsi significa anche costruire una rete sempre più fitta, a sostegno della persona ammalata, che funzioni
a 360° in tutti gli ambiti di vita, col il sistema di cure, nella rete sociale e nello sviluppare progetti di vita in cui
poter davvero valorizzare le capacità residue in modo ottimale.
Prendersi cura dei “più fragili” A cura di Daniela Forti e Carlotta Pirali