trento narrazioni 2011
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Oggetti, memoria e trauma: narrazioni e biografie intorno alle cose
di Alessandra Micalizzi
Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM – Istituto di Comunicazione, Comportamento e Consumo G. Fabris
RACCONTARE, ASCOLTARE, COMPRENDERE. METODOLOGIA E AMBITI DI APPLICAZIONE DELLE NARRAZIONI NELLE SCIENZE
SOCIALI
Università degli studi di Trento–22-23 settembre 2011
Per una definizione di oggetto
Oggetto come:Strumento simbolico“appropriazione e addomesticamento della
realtà”Forma di espressione identitaria“sistema di segni attraverso cui presentiamo noi
stessi”Mondi narrativi in grado di “trattenere” ricordi
e di r-esistere nel tempo e nello spazio
Narrazioni oggetti e memoria
Narrazioni come dispositivo efficace della memoria
Rispetto a eventi traumatici:Flashbulb memory vs memoria r-
episodicaEventi memorabiliSilenzio traumatico
Narrazione come strumento elaborativo ed espressivo del sé narrazione espressiva
Oggetto come “traccia”
Intorno alle cose che restano. La ricerca
Obiettivo: indagare il ruolo degli oggetti nell’elaborazione di un’esperienza traumatica
la relazione tra i superstiti e gli oggetti, rinvenuti e quelli perduti
le motivazioni che supportano la relazione con alcune di queste cose;
i processi di costruzione di un significato simbolico attorno agli oggetti (della memoria);
il ruolo dei media come mediatori della relazione con il mondo e nella loro natura oggettuale (estensioni identitarie).
Il metodo: narrazioni autobiografiche epistolari
Approccio narrativo: ricostruzione biografica attraverso:
12 (oggi 15) Interviste epistolari• Presentazione di sé costruzione del setting• Racconto di vita a partire dal terremoto• Il ruolo degli oggetti• Gli oggetti della memoria e i media
13 Interviste faccia a faccia (fase da definire)
Una lettera perché …
Motivazioni logistiche: raggiungibilità del luogo
Possibilità di autonomia nella gestione dei tempi
Presenza “discreta” del ricercatore
E soprattutto…Funzione elaborativaFunzione dialogicaFunzione locativa
L’analisi. La città, la casa, gli oggetti personali …
La città come oggetto culturale e simbolico:Dopo il terremoto:
• Ricerca spasmodica dei luoghi “sicuri”• Seguita da un profondo senso di
disconoscimento
«Ciò che ho perso è la città, la sicurezza di un’isola felice se vuoi anche la quotidianità di sapere che tutto era lì dove è sempre stato e dove ora invece non c’è nulla. Non so se sia corretto dire che ho perso un’identità. Ciò che so è che mi sono sentita svuotata(..) forse è più corretto parlare di certezze che crollano» (Sara)
L’analisi. La città, la casa, gli oggetti personali …
La casa come meta-oggetto che incarna tratti identitari fortiDopo il terremoto:
• Disappropriazione improvvisa• Focalizzazione assurda sul particolare
«la casa è un libro, di cui alcune pagine sono di pietra, altre di legno, altre di colori, dei colori delle cose, degli oggetti che vi sono stati messi dentro. La casa è un oggetto, un manufatto umano in cui si è proiettata l’esistenza di ognuno come uno specchio» (Lia).
• Intromissione di alcuni tratti come traccia invadente del terremoto
L’analisi. La città, la casa, gli oggetti personali …
Le cose come: Dispositivi mnestici per la fissazione di
momenti precisi permanenza dell’oggetto
Strategie di sublimazione del ricordo interiorizzazione dell’oggetto
«Mi stupisco, a posteriori, della mia totale indifferenza verso gli unici beni di consumo per me di vitale importanza, cibo e totem: i dischi (vinili, cd, cassette) e i libri. Fino a quel giorno li ho tenuti in ordine rigorosamente alfabetico rapportandomi a questi microcosmi di suono e sapere con un approccio tra il devozionale e il feticista (…)» (Paolo).
Come strumenti di coping oggetto transizionale
Riflessioni a margine di un metodo
Trauma come storia ad alto rischio Lo scambio epistolare come una narrazione in
viaggio, un racconto “senza conseguenze” Forte “urgenza narrativa”
«grazie a te, per questa possibilità che mi dai di raccontare il mio terremoto»
Ma con qualche limite: Ridotto controllo sul percorso narrativo
• Effetto framing autonomo• Materiale eterogeneo
Tempi allungati da una scrittura fatta di:• Allontanamenti, interruzioni e ritorni• Scrittura come “mediazione” della
relazione e dell’emozione
Grazie
Tra silenzio traumatico e urgenza narrativa, c’è la relazione tra intervistatore e intervistato
«Uno spaventapasseri si sforza di non pensare: è troppo doloroso costruire un mondo interiore ricolmo di rappresentazioni atroci. Si soffre meno quando si ha legno al posto del cuore e paglia sotto il cappello. È sufficiente tuttavia che uno spaventapasseri incontri un uomo vivo che gli infonda un’anima, perché sia di nuovo tentato dal dolore di vivere»
(Cyrulnik, 2009, p.46)