testimoni del risorto -...

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Ancora una volta vogliamo mettere al centro del nostro interesse il mandato che Gesù il risorto ci affida, di essere suoi testimoni: “Sarete di me testimoni”, perché siamo convinti che il compito primario della Chiesa oggi è testimoniare attraverso la vita dei credenti la gioia e la speranza originate dall’incontro e dalla fede in colui che è Risorto e che ora è vivo in mezzo a noi, è Lui la Speranza del mondo. La testimonianza dei discepoli di Gesù è la via maestra per la nuova evangelizzazione. Anche qui tra noi, la nostra Comunità di Torri ha bisogno di essere attraversata da un grande respiro di speranza, da una boccata di fiducia per costruire oggi quel “futuro nuovo” che Dio si aspetta da noi per regalarlo a questa umanità che è attraversata da timori, fatiche, prove e incertezze. Perché ciò avvenga occorre che noi discepoli di Gesù, incontrando ogni otto giorni il Risorto ci lasciamo educare alla speranza maturandone le ragioni con stili di vita mediante i quali il vissuto Cristiano, personale e comunitario, possa testimoniare una vera sequela di Gesù maestro di vita. Al cuore dell’esperienza cristiana sta la consapevolezza di essere amati da Dio senza condizioni e di essere salvati in Gesù Cristo, questa certezza è tale da non poter essere taciuto o tenuta nascosta. Essere discepoli di Gesù non è un fatto privato, occorre essere testimoni, occorre rafforzare la fede e uscire dalle secche dell’intimismo, dell’incostanza e della timidità per aprirsi all’annuncio sereno e gioioso. Di fronte e in mezzo a gente che è carica di sfiducia, di depressione, di scoraggiamento, perfino disperazione, siamo inviati, mandati dal Risorto a testimoniare e comunicare un messaggio di speranza: “non abbiate paura io sono con voi…andate, annunziate tutto ciò che vi ho detto”. I primi discepoli partirono e andarono dappertutto e il Signore era con loro; anche noi partiamo e percorriamo il territorio riferendo quanto ci è stato detto di Lui Don Giuseppe TESTIMONI DEL RISORTO Aprile 2008 - Anno 10 (n° 113) Mensile della Comunità Parrocchiale di Torri del Benaco

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Ancora una volta vogliamo mettere al centro del nostro interesse il mandato che Gesù il risorto ci affida, di essere suoi testimoni: “Sarete di me testimoni”, perché siamo convinti che il compito primario della Chiesa oggi è testimoniare attraverso la vita dei credenti la gioia e la speranza originate dall’incontro e dalla fede in colui che è Risorto e che ora è vivo in mezzo a noi, è Lui la Speranza del mondo. La testimonianza dei discepoli di Gesù è la via maestra per la nuova evangelizzazione. Anche qui tra noi, la nostra Comunità di Torri ha bisogno di essere attraversata da un grande respiro di speranza, da una boccata di fiducia per costruire oggi quel “futuro nuovo” che Dio si aspetta da noi per regalarlo a questa umanità che è attraversata da timori, fatiche, prove e incertezze. Perché ciò avvenga occorre che noi discepoli di Gesù, incontrando ogni otto giorni il Risorto ci lasciamo educare alla speranza maturandone le ragioni con stili di vita mediante i quali il vissuto Cristiano, personale e comunitario, possa testimoniare una vera sequela di Gesù maestro di vita. Al cuore dell’esperienza cristiana sta la consapevolezza di essere amati da Dio senza condizioni e di essere salvati in Gesù Cristo, questa certezza è tale da non poter essere taciuto o tenuta nascosta. Essere discepoli di Gesù non è un fatto privato, occorre essere testimoni, occorre rafforzare la fede e uscire dalle secche dell’intimismo, dell’incostanza e della timidità per aprirsi all’annuncio sereno e gioioso. Di fronte e in mezzo a gente che è carica di sfiducia, di depressione, di scoraggiamento, perfino disperazione, siamo

inviati, mandati dal Risorto a testimoniare e comunicare un messaggio di speranza: “non abbiate paura io sono con voi…andate, annunziate tutto ciò che vi ho detto”. I primi discepoli partirono e andarono dappertutto e il Signore era con loro; anche noi partiamo e percorriamo il territorio riferendo quanto ci è stato detto di Lui

Don Giuseppe

TESTIMONI DEL RISORTO

Aprile 2008 - Anno 10 (n° 113)

Mensile della Comunità Parrocchiale di Torri del Benaco

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SSIIAAMMOO LLAAIICCII OO CCAATTTTOOLLIICCII??

Spesso oggi si sente parlare di: necessità di intesa tra laici e cattolici, oppure di contrapposizione tra laici e cattolici. Io trovo che questo modo di esprimerci sia un linguaggio artificioso e ambiguo. Il termine laico infatti ha subito nel tempo e nell’uso comune una deformazione di significato e viene utilizzato spesso in senso anticlericale ed ateo ed il termine cattolico viene usato come forma di invadenza del religioso nel profano. Se si sfoglia un qualsiasi vocabolario o una qualsiasi enciclopedia, si trova innanzitutto che laico è l’appellativo dato a chi non appartiene al clero, cioè alle persone che non hanno ricevuto gli ordini sacerdotali. Troverei perciò più logico parlare di intesa o di contrapposizione fra laici credenti, che possono essere i cattolici, e laici non credenti. Ne è prova il fatto che oggi troviamo cattolici sotto le bandiere di quasi tutti i partiti. I cattolici si ispirano univocamente ai valori cristiani, mentre assumono una diversa posizione sul modo di concepire ed organizzare la nostra società. De Gasperi, grande statista, riconosciuto tale anche dagli avversari, promosse non di rado iniziative conformi alla salvaguardia della laicità dello Stato e che potevano non coincidere con le attese del Vaticano. Eppure era un cattolico autentico e coerente. Altrettanto quando si mette in evidenza che lo Stato è laico, si intende aconfessionale, che non significa anticlericale o ateo. Lo Stato infatti deve essere al servizio di tutti i suoi cittadini:

credenti o non credenti, ricchi o poveri, sani o con handicap. E in uno Stato democratico è il consenso della maggioranza dei suoi cittadini che determina la scelta degli orientamenti politici ed economici e sempre, comunque, nel rispetto della dignità di ogni persona. La Chiesa quando interviene su temi particolarmente sensibili si propone di orientare correttamente le coscienze, secondo lo spirito evangelico del quale è testimone. A decidere però nel concreto sono le leggi approvate in Parlamento dai cittadini eletti e non dal Papa o dai Vescovi. Laici sono quindi anche i cattolici che devono avere pari diritti nel difendere e propagandare la propria visione di società civile. In conclusione l’intesa o la contrapposizione tra laici e cattolici non può avvenire come se questi fossero due blocchi rigidamente distinti, di fatto due religioni contrapposte, ma un incontro fra cittadini, tutti indistintamente laici, che possono avere opinioni diverse, ma che cercano accordi di collaborazione per costruire assieme una società più giusta.

William

SOMMARIO

Pag 02 Siamo Laici o Cattolici?

Pag 03 La Bussola dei Cristiani…

Pag 04 Anniversari di Matrimonio

Pag 04 San Marco Patrono di Pai

Pag 06 Il Volontariato e l’AVIS

Pag 07 Le Rogazioni

Pag 08 Messaggio di Benedetto XVI°

Pag 10 Droga: Parliamone ancora

Pag 11 I Ragazzi e l’Alcol…

Pag 13 Intenzioni Particolari

Pag 13 Frasi guida per i vangeli…

Pag 14 Itinerari di Preghiera le Rogazioni

Pag 15 Orari Celebrazioni della Liturgia

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LLAA BBUUSSSSOOLLAA DDEEII CCRRIISSTTIIAANNII

DDII FFRROONNTTEE AALLLLAA PPOOLLIITTIICCAA

A metà aprile siamo invitati alle urne: come scegliere chi votare? In questa campagna elettorale non appare superfluo ricordare alcuni criteri utili (per noi cristiani e non) per muoversi di fronte alla politica. Un vecchio adagio cattolico afferma che la politica, non solo non può e non deve pretendere di dare la felicità, ma neanche pretendere da sola di costruire il bene comune. Come ha detto Benedetto XVI: "...anche le strutture migliori funzionano soltanto se in una comunità sono vive delle convinzioni che siano in grado di motivare gli uomini a una libera adesione all'ordinamento comunitario" (Spe Salvi, 24a). Occorre pertanto evitare in politica ogni atteggiamento utopico che per affermare principi morali e ideali non tiene conto delle condizioni reali in cui la politica si esprime, e perciò finisce per

permettere l'avvento di sistemi di potere incapaci di facilitare una convivenza libera e pacifica. Oggi ad esempio, questo autogol può avvenire sostenendo iniziative politiche etiche sacrosante nel contenuto, ma che nei fatti provocano solo una radicalizzazione dialettica del dibattito e quindi una minor possibilità di poter intervenire in modo efficace oggi e in futuro su temi etici, per noi non negoziabili in quanto legati alla concezione stessa della persona (aborto, eutanasia, unioni gay,...). Oppure l 'errore può esprimersi anche disperdendo i voti e favorendo così involontariamente l'avvento al potere di partiti più lontani dalla nostra concezione ideale. Al contrario, considerando la politica non come strumento di salvezza dell'uomo, ma come arte del compromesso virtuoso per il bene comune e tenendo conto realisticamente delle forme elettorali e degli assetti istituzionali, è preferibile privilegiare quelle scelte volte a favorire assetti di potere che hanno più probabilità di lasciare spazio al libero operare di famiglie, movimenti, associazioni, iniziative economiche e sociali che animano la società nell'ottica della sussidiarietà. Ancora oggi il principio della libertas ecclesiae et societatìs è la vera bussola per il cristiano di fronte alla politica.

Addea

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AANNNNIIVVEERRSSAARRII DDII MMAATTRRIIMMOONNIIOO

10, 30, 35, 40, 45: non sono numeri del lotto, ma Anniversari di Matrimonio, festeggiati dopo interessanti, vivaci incontri di preparazione. Punti positivi: la preghiera, la Parola di Dio, la puntualità dell’orario di inizio e conclusione, l’accoglienza sempre calorosa e cordiale anche nonostante il ritardo, la pazienza nell’ascolto dei vari punti di vista, l’invito alla moderazione, all’astenersi dal giudizio critico e polemico, gli argomenti trattati. Molto interessante il tema sulla coppia, la famiglia, i figli e le varie problematiche sempre attuali. Importanti le varie testimonianze della fatica, delle difficoltà della vita a due, che non hanno impedito di andare avanti, ma anche della serenità e gioia. Vitale il dialogo che chiarifica e riunisce, la pace (non lasciar tramontare il sole…), il rispetto reciproco, come segno di amore vero, l’aiuto della preghiera e della fede per proseguire. Fondamentale per i figli il buon esempio, fonte inesauribile di vita da continuare, la sobrietà e tanti valori che si tramandano da padre in figlio. Chi si allontana da un buon stile di vita, col tempo può rientrare, perché i semi hanno un diverso modo di germinazione. È importante l’accoglienza verso il figlio “prodigo”, l’attesa, la

pazienza, il dialogo cercato, favorito, mai interrotto. Nel gruppo la partecipazione è attiva, attenta, esprime desiderio di condivisione e diventa un discorso aperto per il futuro. Dall’esperienza personale si passa alla situazione sul territorio, alla necessità di sentire la responsabilità e l’urgenza di considerare i problemi di tutti i giovani. La coppia, la famiglia è aperta a tutti. La solidarietà diventa ricerca, comprensione, condivisione e preghiera. Eucaristia di festa: l’emozione e la gioia è presente in ognuno, significativo il rinnovo del sì, la benedizione degli anelli, sentita la preghiera, specialmente per le giovani famiglie. La liturgia, molto partecipata, si conclude ai piedi di Maria con la consacrazione. Un grazie particolare al don per il suo paziente impegno nell’ascolto, a TV Nascimbeni che ha portato la nostra testimonianza nelle case e a tutti noi.

Una coppia

+ + + + + + +

SSAANN MMAARRCCOO PPAATTRROONNOO DDII PPAAII

Il patrono e titolare della chiesa di Pai è San Marco, l’evangelista e martire. Non si conosce il motivo dell’intitolazione della nostra chiesa a San Marco, ma si presume sia stato scelto in onore del Vescovo che l’ha consacrata il 10 maggio 1510 che si chiamava Marco Corner. Il Santo viene raffigurato nelle pitture e nelle sculture con il Vangelo in mano ed un leone accovacciato ai suoi piedi. Il leone è il suo simbolo perché S. Marco inizia il suo Vangelo facendo riferimento a S. Giovanni Battista “voce di uno che grida nel deserto: preparate la strada del Signore, raddrizzate i suoi sentieri”. Questo grido è come un ruggito di leone, e simboleggia la forza della parola dell’Evangelista. Nell’Apocalisse di S. Giovanni il leone è infatti uno dei quattro esseri viventi descritti nel libro come posti

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attorno al trono dell’Onnipotente ed intenti a cantare le lodi; poi scelti come simboli dei 4 Evangelisti. Nella nostra chiesa, San Marco è presente in una pittura centrale sopra all’arcata dell’altare dove si legge: “PAX TIBI MARCE, EVANGELISTA MEVS” (PACE A TE MARCO, EVANGELISTA MIO) e in una scultura di legno posta in una nicchia a sinistra dell’altare. (Ma anche nella pittura centrale sopra il tabernacolo dove si vede San Marco con la Madonna e la Maddalena che veglia sul Crocefisso, ma in questa pittura ma non c’è certezza che si tratti di Marco.) Nel giorno del Santo Patrono, il 25 aprile, la scultura in legno veniva portata in processione La processione partiva dalla chiesa, prima della solenne benedizione, proseguiva per via dell’Angelo, piazza S. Marco e ritornava in chiesa. Tutto il tragitto era adornato di arcate e filamenti costriti con l’alloro, preparati il giorno prima dai giovani del paese, mentre le donne il giorno del patrono mettevano ai balconi e alle finestre le più belle coperte o tavaglie ricamate. Chi portava il santo erano i giovani del posto, seguiti dai Confratelli (un gruppo di uomini vestiti con una tunica bianca e una mantellina rossa con uno stemma sul petto i quali portavano le quattro bandiere dei santi della parrocchia) e dalle Consorelle (un gruppo di donne con la veletta nera in testa, con un nastrino viola e una medaglietta al petto che recavano in mano una candela) seguiva il parroco, i parroci concelebranti e i fedeli che ben raccolti e in preghiera raggiungevano la chiesa. Dagli anni sessanta, con la venuta delle prime automobili, dopo la S. Messa dedicata al Santo, il parroco benediva in piazza tutte le automobili e motociclette che si radunavano. Nel girono del Patrono, già dal mattino, arrivava da San Zeno di Montagna a piedi, un ambulante di dolciumi con il suo zaino carico di ogni prelibatezza e i bambini del paese con i loro soldini delle mancette gli andavano incontro e gli facevano festa. Quest’uomo lo chiamavano “el Cec”. Portava rosse fragolone di zucchero,

moretti di liquirizia e cioccolati con la figurina da collezionare, e facendosi imprestare un tavolino dalle donne che abitavano in piazza stendeva tutta la sua mercanzia. E c’era anche chi partiva, sempre a piedi da Torri e da Castelletto, per venire a Messa e poi fermarsi a mangiare uova sode nei prati. Le famiglie invitavano a pranzo parenti ed amici per mangiare piatti tipici della festa: papparelle, bollito misto con pearà oppure capretto con polenta e come dolce fogasse o torte di mele. Nel pomeriggio si festeggiava facendo arrivare la banda di Castelletto e si organizzavano giochi per i bambini. Nei tempi più recenti, la processione non viene più fatta. Ma tutti i parrocchiani e i fedeli delle parrocchie vicine si raccolgono in chiesa, il coro S. Marco anima la Messa solenne. Dopo la benedizione viene offerto un rinfresco in piazza e nel pomeriggio festa per tutti specialmente per i bambini con animazione di giochi, caccia al tesoro e altro offerto dall’amministrazione o dalla Pro Loco e organizzato con l’aiuto di volontari del paese. Chissà se anche quest’anno si riuscirà ad organizzare qualcosa… comunque una cosa certa ci sarà: la Messa al Santo Patrono che la sua benedizione e il suo aiuto ci accompagni un altro anno.

Anna (con la collaborazione di tante persone)

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IILL VVOOLLOONNTTAARRIIAATTOO EE LL''AAVVIISS

Se è vero che il livello di civiltà di una società si misura in base all'attenzione che questa ha per i più deboli, il Volontariato è proprio l'espressione spontanea di cui la società ha bisogno. M termine Volontariato, poco usato nel passato, è diventato parola di uso comune negli ultimi anni. Oggi le principali Associazioni di Volontariato in Italia sono organizzate a livello nazionale e diffuse in modo capillare sul nostro territorio. Fare Volontariato vuoi dire mettere un po' del proprio tempo a disposizione degli altri, aiutando chi è nel bisogno senza avere niente in cambio. Se vogliamo considerare tutto questo con spirito cristiano, il Volontario mette in pratica alla lettera gli insegnamenti di Gesù: "Ama il prossimo tuo come te stesso"; e ancora: "Tutto ciò che avete fatto a uno dei più piccoli tra i miei fratelli, l'avete fatto a me". Chi fa Volontariato interpreta in pieno lo spirito della Pasqua, che significa passaggio. Passaggio dall'egoismo alla solidarietà, passaggio dal proprio tornaconto alla sensibilità verso gli altri. Fare Volontariato significa DONARE. Chi dona viene sempre gratificato dal gesto che compie: ha l'intima soddisfazione di aver fatto qualcosa di buono e utile, che arricchisce il suo spirito.

Una delle principali Associazioni di Volontariato presenti in Italia è L’AVIS ( Associazione Volontari Italiani del Sangue), che è nata ottanta anni fa e conta oggi un milione e centomila soci. Il Donatore di sangue è un Volontario particolare: offre periodicamente, con costanza, parte del proprio corpo. cioè il suo sangue, a chi ne ha bisogno. Il suo è un dono vitale, necessario a guarire i malati e molte volte a ridare la vita nei casi più gravi. Senza sangue non sarebbe possibile effettuare trapianti, e sarebbero vane la donazioni di organi; inoltre il sangue, elaborato in laboratorio, serve in molte terapie mediche. Essere Donatore di sangue è una scelta di vita: per donare occorre essere sani e quindi condurre una vita senza eccessi, tenendo sotto controllo la propria salute. Il Donatore non sa a chi andrà il proprio sangue, e chi lo riceve non conoscerà mai la persona che glielo ha donato. Ogni malato, per legge, ha diritto a ricevere gratuitamente il sangue che gli serve. Il problema è che il sangue disponibile a volte non basta a soddisfare il fabbisogno. I Donatori, e di conseguenza le donazioni, sono in costante aumento in Italia, ma insieme aumenta anche la richiesta di sangue. L’AVIS Comunale di Torri del Benaco, nata nel 1980, è anch'essa in costante aumento e oggi conta 114 Soci. Grazie alla generosità dei Donatori, supportata anche dal lavoro del Consiglio Direttivo, nel 2007 le donazioni di sangue sono state 234, rispetto alle 213 del 2006. Sono dati positivi, certo, ma bisogna tenere presente che molti Donatori sono costretti a smettere per motivi di salute o per raggiunto limite di età. Per mantenere il presente livello di donazioni, per il bene dei nostri malati abbiamo bisogno di nuovi Donatori. Tutti noi possiamo fare qualcosa nel Volontariato, anche indirettamente. Le nostre Associazioni di Volontariato sono un patrimonio da difendere; aiutiamole a diffondere le loro idee, per un futuro migliore.

Luciano

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LLEE RROOGGAAZZIIOONNII Un gesuita grande oratore, parlando delle Rogazioni diceva che noi abbiamo “copiato” dagli antichi Romani. Cioè “rogare” significava per loro, pregare per ottenere protezione dagli dei sui frutti, sui vari prodotti della terra, sugli animali e sulle acque. Facevano come delle processioni attraverso i campi con tanta gente che pregava, con tante ragazze che spargevano fiori ed a volte sacrificavano anche qualche tenerissimo agnello. Noi cambiando “destinatario” perché mettiamo Dio Padre al posto degli dei, abbiamo mantenuto lo stile processionale. Ho chiesto anche ad alcune persone: alla nostra carissima centenaria Emilia, a Maria Assunta, a Domenica, Elsa ed ho ancora nella memoria qualche racconto, al riguardo, della mia carissima mamma. Partivano di buona ora fra le 5:30 e le 6:00, durante i tre giorni che precedevano l’Ascensione. Dividevano il percorso in tre direzioni: Loncrino, Coi, la zona del lago giù dove adesso c’è il Lido col campo da tennis e che si chiamava la “cross”. Là c’era una

splendida croce in pietra alta più di due metri con una reliquia al centro; essa si trovava poco distante dalla “fornella”, una specie di vasca in cemento, dove i pescatori davano il colore alle loro reti, per renderle meno visibili ai pesci: e loro pregavano perché dentro se ne impigliassero tanti… Facendo un po’ di calcolo, mi risulta che da circa 50 o 55 anni, qui da noi le Rogazioni siano state sospese: chissà! Forse le persone erano diventate meno disposte a cantare litanie e salmi, a recitare preghiere ed a fare un po’ di sacrificio. Adesso con don Giuseppe sono riprese. La gente le desidera e vi partecipa con entusiasmo ed in buon numero. Esse seguiranno questo ordine: 30 aprile, inizio ore 21:00 con partenza dall’oratorio Santissima Trinità, attraverso il porto per poi dirigersi verso il lido; 1° maggio inizio ore 6:00 partenza dalla Chiesa parrocchiale per dirigersi verso Loncrino-Coi; 2 maggio inizio ore 6:00 partendo dal monumento dei Marinai e da lì proseguire sul lungolago. A me fa molto riflettere una frase che don Giuseppe dice a proposito della processione penitenziale dei mercoledì di Quaresima: Passiamo per le strade del nostro paese anche per riparare i peccati sociali. E le Rogazioni, oltre che essere richiesta di intercessione, non potrebbero essere anche una ulteriore occasione di riparazione ai vari peccati? Pensiamoci! Partecipiamo volentieri e Dio volgerà verso di noi il suo volto, benedicendoci.

Raffaella

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CCEELLEEBBRRAAZZIIOONNEE DDEELLLLAA PPEENNIITTEENNZZAA CCOONN II GGIIOOVVAANNII DDEELLLLAA DDIIOOCCEESSII DDII RROOMMAA IINN PPRREEPPAARRAAZZIIOONNEE AALLLLAA XXXXIIIIII

GGIIOORRNNAATTAA MMOONNDDIIAALLEE DDEELLLLAA GGIIOOVVEENNTTÙÙ

Cari giovani di Roma! Anche quest’anno, in prossimità della Domenica delle Palme, ci ritroviamo per preparare la celebrazione della XXIII Giornata Mondiale della Gioventù che, come sapete, avrà il suo culmine nell’Incontro dei giovani di tutto il mondo che si terrà a Sydney dal 15 al 20 luglio prossimi. Già da tempo conoscete il tema di questa Giornata. Esso è tratto dalle parole poc’anzi ascoltate nella prima lettura: "Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni". L’odierno ritrovarci insieme assume, non a caso, la forma di una liturgia penitenziale, con la celebrazione delle confessioni individuali. Perché "non a caso"? La risposta può desumersi da quanto scrivevo nella mia prima Enciclica. Là rilevavo che all’inizio dell’essere cristiano c’è l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva. Proprio per favorire questo incontro vi apprestate ad aprire i vostri cuori a Dio, confessando i vostri peccati e ricevendo, attraverso l’azione dello Spirito Santo e mediante il ministero della Chiesa, il perdono e la pace. È così che si fa spazio alla presenza in noi dello Spirito Santo, la terza Persona della Santissima Trinità che è l’«anima» e il «respiro vitale» della vita cristiana: lo Spirito ci rende capaci "di maturare una comprensione di Gesù

sempre più approfondita e gioiosa e, contemporaneamente, di realizzare un’efficace attuazione del Vangelo" (Messaggio per la XXIII GMG, 1). Quando ero Arcivescovo di Monaco-Frisinga, in una meditazione sulla Pentecoste mi sono ispirato ad un film intitolato Seelenwanderung (Metempsicosi), per spiegare quale sia l’azione dello Spirito Santo in un’anima. Il film racconta di due poveri diavoli che, per la loro bontà, non riuscivano a farsi strada nella vita. Un giorno a uno dei due venne l’idea che, non avendo altro da mettere in vendita, avrebbe potuto vendere l’anima. Questa venne acquistata a poco prezzo e sistemata in una scatola. Da quel momento, con sua grande sorpresa, tutto cambiò nella sua vita. Iniziò una rapida ascesa, diventò sempre più ricco, ottenne grandi onori e alla sua morte si ritrovò console, largamente provvisto di denari e di beni. Dal momento in cui si era liberato della sua anima non aveva avuto più riguardi né umanità. Aveva agito senza scrupoli, badando solo al guadagno e al successo. L’uomo non contava più niente. Lui stesso non aveva più un’anima. Il film – così concludevo – dimostra in maniera impressionante come dietro alla facciata del successo si nasconda spesso un’esistenza vuota. Apparentemente l’uomo non ha perduto niente, ma gli manca l’anima e con essa manca tutto. E’ ovvio – così proseguivo – che l’essere umano non può gettare via letteralmente la propria anima, dal momento che è essa a renderlo persona. Egli infatti rimane comunque persona umana. Eppure ha la spaventosa possibilità di essere disumano, di rimanere persona vendendo e perdendo al tempo stesso la propria umanità. La distanza tra la persona umana e l’essere disumano è immensa, eppure non si può dimostrare; è la cosa realmente essenziale, eppure è apparentemente senza importanza. Anche lo Spirito Santo, che sta all’inizio della creazione e che grazie al Mistero della Pasqua è sceso abbondante su Maria e gli Apostoli nel giorno di Pentecoste, non ha evidenza agli occhi esterni. Se penetra nella persona, oppure no, non lo si può vedere né dimostrare; ma ciò cambia e rinnova tutta la prospettiva dell’esistenza umana. Lo Spirito Santo non cambia le situazioni esteriori della vita, ma quelle interiori. Nella sera di Pasqua Gesù, apparendo ai discepoli,

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"alitò su di loro e disse: ‘Ricevete lo Spirito Santo’". In maniera ancora più evidente, lo Spirito scese sugli Apostoli nel giorno di Pentecoste, come vento che si abbatte gagliardo e in forma di lingue di fuoco. Anche questa sera lo Spirito scenderà nei nostri cuori, per perdonare i peccati e rinnovarci interiormente rivestendoci di una forza che renderà anche noi, come gli Apostoli, audaci nell’annunciare che "Cristo è morto e risuscitato!". Cari amici, prepariamoci dunque, con un sincero esame di coscienza, a presentarci a coloro ai quali Cristo ha affidato il ministero della riconciliazione. Con animo contrito confessiamo i nostri peccati, proponendoci seriamente di non ripeterli più. Sperimenteremo così la vera gioia: quella che deriva dalla misericordia di Dio, si riversa nei nostri cuori e ci riconcilia con Lui. E questa gioia è contagiosa! "Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi – recita il versetto biblico scelto come tema della XXIII Giornata Mondiale della Gioventù – e mi sarete testimoni" (At 1,8). Di questa gioia che viene dall’accogliere i doni dello Spirito Santo fatevi portatori, dando nella vostra vita testimonianza dei frutti dello Spirito: "amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza e dominio di sé" , così elenca San Paolo nella lettera ai Galati questi frutti dello Spirito Santo. Ricordate sempre che siete "tempio dello Spirito"; lasciate che Egli abiti in voi e obbedite docilmente alle sue indicazioni, per portare il vostro contributo all’edificazione della Chiesa e discernere a quale tipo di vocazione il Signore vi chiama. Anche oggi il mondo ha necessità di sacerdoti, di uomini e donne consacrati, di coppie di sposi cristiani. Per rispondere alla vocazione attraverso una di queste vie siate generosi, fatevi aiutare col ricorso al sacramento della confessione e alla pratica della direzione spirituale nel vostro cammino di cristiani coerenti. Cercate in particolare di aprire sinceramente il vostro cuore a Gesù, il Signore, per offrirgli il vostro "sì" deciso e incondizionato. Cari giovani, questa città di Roma è nelle vostre mani. A voi il compito di renderla bella anche spiritualmente con la vostra testimonianza di vita vissuta nella grazia di Dio e nella lontananza dal peccato, aderendo a tutto ciò che lo Spirito Santo vi chiama ad essere, nella Chiesa e nel mondo. Renderete

visibile così la grazia della misericordia sovrabbondante di Cristo, sgorgata dal Suo fianco trafitto per noi sulla croce. Il Signore Gesù ci lava dai peccati, ci guarisce dalle colpe e ci fortifica per non soccombere nella lotta contro il peccato e nella testimonianza del suo amore. Venticinque anni fa l’amato Servo di Dio Giovanni Paolo II inaugurò, non lontano da questa Basilica, il Centro Internazionale Giovanile San Lorenzo: una iniziativa spirituale che si univa alle tante altre presenti nella Diocesi di Roma, per favorire l’accoglienza dei giovani, lo scambio di esperienze e di testimonianze della fede, e soprattutto la preghiera che ci fa scoprire l’amore di Dio. In quell’occasione Giovanni Paolo II disse: "Chi si lascia colmare da questo amore – l’amore di Dio – non può negare più a lungo la sua colpa. La perdita del senso del peccato – così disse – deriva in ultima analisi dalla perdita più radicale e nascosta del senso di Dio" (Omelia per l’inaugurazione del Centro Internazionale Giovanile "San Lorenzo", 13 marzo 1983, 5) . Ed aggiunse: "Dove andare in questo mondo, col peccato e la colpa, senza la Croce? La Croce prende su di sé tutta la miseria del mondo, che nasce dal peccato. Essa si rivela come segno di grazia. Raccoglie la nostra solidarietà e ci incoraggia al sacrificio per gli altri". Cari giovani, questa esperienza si rinnovi oggi per voi: guardiamo alla Croce in questo momento, e accogliamo l’amore di Dio che ci viene donato dallo Spirito Santo e che viene dal costato trafitto del Signore e, come disse il Papa Giovanni Paolo II, "Divenite, voi stessi, redentori dei giovani del mondo". Cuore divino di Gesù, da cui scaturirono Sangue e Acqua come sorgente di misericordia per noi, confidiamo in Te. Amen!

Roma, 13 marzo2008

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DDRROOGGAA:: PPAARRLLIIAAMMOONNEE

AANNCCOORRAA La riflessione più inquietante è che “l’esecrabile fenomeno droga” è talmente penetrato nel tessuto della nostra società che si è “normalizzato”. La sua esistenza non solo non ci indigna più, ma non ci stupisce il suo dilagare, non ci preoccupa la sua pericolosità. Cantanti che muoiono di overdose, conosciuti uomini politici che confessano peccati di gioventù, sportivi che vogliono superare prestazioni al limite delle possibilità, modelle che sono perdonate perché “tanto si sa che è così…e lei non può pagare per tutte”. Sono esempi che hanno prodotto una società che, riconoscendo alle “icone” del successo il diritto di violare le regole, accetta in modo indifferente che questo tragico modello di vita affianchi il quotidiano delle nostre famiglie. Non stupiscono più, infatti, i figli di buona famiglia che vanno a ballare in pulmini colmi di alcol e droga, né le baby- gangs di giovani che colpiscono altri giovani per procurarsi mezzi per drogarsi. Non spaventano i figli che frequentano amici drogati, né coloro che “fumano” tranquillamente nelle giornate di riposo per gratificarsi. È così che la droga continua a diffondersi ed ora non è più il vizio degli emarginati, isolati e riconoscibili, ma è diventata un

mezzo per socializzare, per star bene in compagnia, per regalarsi un po’ di relax. Pochi la percepiscono come un rischio, trovarla sul mercato è facilissimo e i consumatori la comprano ormai a ottimi prezzi. Da una recente indagine svolta nelle scuole italiane, sotto il patrocinio del Ministero della Solidarietà Sociale, risulta che: il 32% dei ragazzi ha fumato cannabinoidi a partire dagli 11 anni. Il 7% ha fatto uso di sostanze stupefacenti a partire dai 10 anni. Il 74% non conosce il danno arrecato dal consumo di queste sostanze. Perché lo fanno? Il 77% è spinto dalla curiosità. Alcuni vogliono provare nuove sensazioni, altri lo fanno per trasgredire alle regole, tutti sono convinti che non ci saranno conseguenze sulla loro salute e che sono in grado di controllare la loro volontà. Occorre trovare l’impegno di combattere questa tendenza perché non è possibile accettarle culturalmente. Bisogna combattere l’indifferenza che si oppone al consumo delle droghe. In famiglia occorre favorire il dialogo con i propri figli e con i loro amici, molto aiuto si può dare con un costante, non invadente, contatto con il loro mondo. Dalla indagine è emerso anche che il tipo di nucleo familiare incide sulle scelte dei giovani: l’86% dei ragazzi che dichiara di non usare stupefacenti proviene da famiglie che hanno impostato un sano modello di vita con esempi continui da parte dei genitori di sobrietà, serenità, presenza. Aiutiamoli a scegliere una vita libera, priva di ogni tipo di dipendenza. Parliamone, parliamone ancora.

Gabriella

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II RRAAGGAAZZZZII EE LL’’AALLCCOOLL..

ÈÈ VVEERROO CCHHEE LL’’AALLCCOOLL ÈÈ SSOOLLOO UUNN PPRROOBBLLEEMMAA

DDEEGGLLII AADDUULLTTII?? È la prima volta che consegno il mio articolo all’ultimo minuto, ma ciò è dovuto al fatto che l’ho riscritto più volte. In una prima stesura mi ero persa a parlare della storia, di Noè il primo che si è ubriacato, suo malgrado, la sua storia la troviamo nella Bibbia antico testamento, del vino come cibo e come alimento ed elemento rituale. Questa bevanda però non è stata proibita da Cristo, tant’è che il suo primo miracolo è la trasformazione dell’acqua in vino alle nozze di Cana. Quindi, per concludere, non c’è nessun cibo o cosa, o invenzione o scoperta scientifica cattiva, ma è l’uso che ne facciamo che le rende tali. Ora entriamo nel vivo del problema che ci sta a cuore: “la dipendenza psicologica che poi diventa fisiologica da alcol dei nostri giovani, anzi giovanissimi”. Vi racconto come la mia amica ha scoperto che la figlia beveva, può essere di aiuto a qualcuno.

“Era un sabato di novembre di cinque anni fa, come solito mia figlia si prepara per uscire, c’è una festa di compleanno di una coetanea. Alla festa ci sono anche un paio di mamme che si sono occupate delle libagioni, la festa procede bene tra canti, giochi, ecc. Alla solita ora, circa le 23:30, vado a prendere mia figlia, vedo che è un po’ strana e infatti mi dice che non si sente troppo bene, io guido e intanto penso che ha mangiato troppe patatine o cose del genere, ma non facciamo a tempo ad arrivare in casa che comincia a vomitare e così salta fuori tutta la storia. Qualcuno di loro aveva manomesso con una siringa le aranciate e altre bevande analcoliche con aggiunta di mandarinetto e altro. Ma allora a tutte le feste che fate è così? E la sua risposta è stata lapidaria: - Ma mamma in che mondo vivi? Senza alcol non ci si diverte e quando non mettono il liquore direttamente nelle aranciate mettiamo delle bottiglie di vino e altro sotto la siepe, sì, proprio quella vicino alla porta. E dopo cosa è successo? È cominciato un lungo cammino, tutto in salita, per spiegare ai ragazzi che la loro autostima, fiducia in se stessi non la si può cercare nell'alcol, nella droga, e questa è solo una soluzione che porta all'autodistruzione. Purtroppo in questi ultimi anni si è confuso l'educazione con l'informazione. La scuola si è trasformata in una specie di trasmissione coatta di informazioni. Mentre le informazioni di per sé non significano niente senza la capacità di elaborarle. I ragazzi guardano la realtà e si domandano da dove viene. Hanno bisogno di grandi "veri maestri" che li aiutino ad elaborare ciò che apprendono e li aiutino nella

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scoperta della vera libertà e conoscenza. Viviamo in una società dove sono saltate tutte le regole e questo ha portato ad un senso di insicurezza specie nei nostri ragazzi rendendoli facili prede della pubblicità sempre più aggressiva e accattivante che invita al consumo delle bevande alcoliche. Ecco per loro i soft drinks, che dovrebbero essere bevande poco alcoliche, ma che così non è, ma sembrano tali al palato perché sono dolci e tanti giovani tratti in inganno dal gusto caramelloso ne bevono come fosse acqua, con risultati facilmente immaginabili. Tutto congiura per far cadere i giovani in tale vizio dalla pubblicità, r icordate lo slogan no…(nota bevanda alcolica), no party? Quante persone importanti vengono fotografate con un bicchiere di brandy o vino in mano? Nei films, gli attori sembra che nella loro vita non abbiano mai bisogno di mangiare, ma solo di bere e tanto. Allora che fare? Preso atto che l'età nella quale i ragazzi cadono vittime dell’alcol è dai 12 anni circa la prima cosa da fare è cercare sempre più tempo da dedicare a loro, per ascoltarli. Facciamo e organizziamo giochi, gite, vacanze insieme. Troviamo il tempo di osservarli con affetto e amore, ma con anche tanta attenzione ai loro cambiamenti di umore, prestate attenzione ai mal di testa, alle nausee, alla stanchezza eccessiva che magari manifestano il giorno dopo una festa o una uscita con gli amici, potrebbero essere una spia di qualcosa che non và. Noi genitori non dobbiamo mai dimenticare che siamo e dobbiamo essere i punti di riferimento e che siamo noi a dover trasmettere e testimoniare

con la nostra vita i veri valori, gli unici in grado di renderli veramente liberi. Non dimentichiamo che i nostri ragazzi "leggono Dio nella nostra vita, nel nostro volto" diceva don Bosco. Alla società tutta dobbiamo chiedere collaborazione e aiuto in questo nostro compito.

tras

I figli non sono solo un nostro bene prezioso, ma sono una ricchezza per tutta la comunità. Allora chiediamo più luoghi di ritrovo per giovani, più mezzi messi a disposizione per una cultura di spessore e che trasmetta valori (leggasi libri, spettacoli, ecc. altamente morali), premiamo e diamo vanto a chi con la propria arte

mette valori cristiani, della spazzatura ce n'è già tanta in giro. Proviamo noi da Torri a promuovere la vera arte, quella che promuove l'uomo e lo aiuta nel suo cammino di fede.

altamente morali), premiamo e diamo vanto a chi con la propria arte trasmette valori cristiani, della spazzatura ce n'è già tanta in giro. Proviamo noi da Torri a promuovere la vera arte, quella che promuove l'uomo e lo aiuta nel suo cammino di fede. Dalle pagine del nostro giornale vorrei anche lanciare una scommessa. Facciamo un bar no alcol, una "cioccola-tè-ria" con musica, aperto a tutti ma speciale per i nostri ragazzi? Anche questo sarebbe un aiuto per tenerli lontani dall'orco alcol.

Dalle pagine del nostro giornale vorrei anche lanciare una scommessa. Facciamo un bar no alcol, una "cioccola-tè-ria" con musica, aperto a tutti ma speciale per i nostri ragazzi? Anche questo sarebbe un aiuto per tenerli lontani dall'orco alcol.

Addea Addea

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IINNTTEENNZZIIOONNII PPAARRTTIICCOOLLAARRII

IN COMUNIONE CON IL SANTO PADRE

• Perché i cristiani, anche nelle situazioni difficili e complesse dell’odierna società, non si stanchino di proclamare con la loro vita che la risurrezione di Cristo è sorgente di speranza e di pace.

• Perché i futuri presbiteri delle giovani Chiese siano sempre più formati

culturalmente e spiritualmente per evangelizzare le loro nazioni e tutto il mondo.

IN COMUNIONE CON I VESCOVI ITALIANI

• Perché la forza del Signore Risorto ci liberi da ogni forma di paura e tristezza e ci doni di testimoniare gioia e speranza nell’ambiente in cui viviamo.

-- IINNTTEENNZZIIOONNII DDII PPRREEGGHHIIEERRAA --

Cuore divino di Gesù, io ti offro per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, madre della Chiesa, in unione al Sacrificio Eucaristico, le preghiere e le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno: in riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre.

Cuore di Gesù, conferma nella loro vocazione coloro che hai chiamato

AApprriillee 22000088

FFRRAASSII GGUUIIDDAA PPEERR II VVAANNGGEELLII DDEELLLLAA DDOOMMEENNIICCAA

DOMENICA 6 APRILE, TERZA DI PASQUA: “Resta con noi perché si fa sera” (Lc. 24,29) DOMENICA 13 APRILE, QUARTA DI PASQUA: “Le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce” (Gv. 10,4) DOMENICA 20 APRILE, QUINTA DI PASQUA: “Chi crede in me compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi” (Gv. 14,12) DOMENICA 27 APRILE, SESTA DI PASQUA: “Siate sempre pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi” (1 Pt. 3,15)

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PARROCCHIA “SANTI PIETRO E PAOLO APOSTOLI”

TORRI DEL BENACO – VR

LE ROGAZIONI IN PARROCCHIA

ITINERARI

di PREGHIERA

MERCOLEDÌ 30 APRILE ORE 21.00

Incontro all’Oratorio della SS. Trinità.

1° Itinerario: Oratorio – Toràs – Parcheggio e ritorno

BENEDIZIONE AL PAESE E ALLA SUA GENTE

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CCEELLEEBBRRAAZZIIOONNII DDEELLLLAA LLIITTUURRGGIIAA

ORARIO FESTIVO - DOMENICALE Sabato o Vigilia Domenica o Festa

ore 17.00 Vespero ore 07.00 S. Messa ore 18.00 S. Messa ore 08.30 S. Messa

ore 10.00 S. Messa ore 11.15 S. Messa ore 17.00 Vespero ore 18.00 S. Messa

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É TORNATA

ALLA CASA DEL PADRE

- Lucia -

- SETTIMANALORARIO FERIALE E

ore 07.00 Lodi

17.00 Vespero ore 18.00 S. Messa

Ogni Sabato

ore 07.30 S. Messa

ore

PEREGRINATIO MARIAE Verona “ospita” la

Madonna di Lourdes

Di seguito le date della Peregrinatio

Domenica 20 aprile la statua della Vergine arriverà al Santuario della Madonna di Lourdes, sulle Torricelle.

Lunedì 21 aprile passerà al Santuario della Madonna del Frassino, a Peschiera del Garda.

Martedì 22 aprile sarà presente al Santuario della Madonna della Salute a Porto di Legnago.

Mercoledì 23 aprile sarà ospitata nell’ospedale di Negrar.

Giovedì 24 aprile terminerà la peregrinatio veronese in Duomo a Verona

Per informazioni relative a date ed eventi della Peregrinatio, ci si può rivolgere alla Sede dell’Unitalsi in via Duomo, 20 a Verona (tel. 045

8033676)

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