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UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI PISA Dipartimento di Medicina Interna TESI DI SPECIALIZZAZIONE IN MEDICINA INTERNA Ruolo prognostico dell’ICH score in una coorte di pazienti con emorragia cerebrale spontanea Relatore Candidato Prof. Stefano Taddei Dr Gianni Lorenzini Anno Accademico 2013/2014 1 brought to you by CORE View metadata, citation and similar papers at core.ac.uk provided by Electronic Thesis and Dissertation Archive - Università di Pisa

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UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI PISA

Dipartimento di Medicina Interna

TESI DI SPECIALIZZAZIONE IN MEDICINA INTERNA

Ruolo prognostico dell’ICH score in una coorte dipazienti con emorragia cerebrale spontanea

Relatore CandidatoProf. Stefano Taddei Dr Gianni Lorenzini

Anno Accademico 2013/2014

1

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INDICE

INTRODUZIONE.......................……………………………………………3

SCOPO DELLO STUDIO..................…………………………………………………...9

MATERIALI E METODI……...................……………………………………………..10

RISULTATI……........................................……………………………………………..12

DISCUSSIONE....….......................………………………………………..20

CONCLUSIONI……….........................…………………………………..24

BIBLIOGRAFIA........................…………………………………………..26

TABELLE E FIGURE................…………………………………………..29

APPENDICI...............................………………………………...………....37

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INTRODUZIONE

L’emorragia intracranica spontanea rappresenta un evento

drammatico, data l’insorgenza imprevedibile e l’evoluzione spesso rapida e

fatale (1). L’elevata mortalità in fase acuta, la grave morbilità associata e la

severa dipendenza funzionale residua rendono l’ emorragia intracranica

spontanea una delle patologie più temibili da affrontare nella pratica clinica.

L’ emorragia intracranica spontanea non traumatica comprende circa il 15%

di tutti gli stroke acuti (2). Il sottotipo più frequente è rappresentato

dall’emorragia cerebrale intraparenchimale (intracerebral hemorrhage,

ICH) che ne costituisce circa il 70% (1,2).

L’incidenza della ICH nella popolazione mondiale è di 30-45

casi/100.000 abitanti/anno (3). Studi clinici condotti in diverse realtà di

differenti continenti, documentano un aumento nell’impatto ospedaliero di

tale patologia. Negli USA si sarebbe verificato un incremento del 18% dei

ricoveri per ICH nella decade 1991-2001 (4). Risultati simili sono stati

descritti nel Regno Unito nel periodo 1981-2006 in pazienti ultra-

settantacinquenni (5).

Segnalazioni della letteratura indicano che è aumentata soprattutto

l’incidenza di ICH associata a trattamento antitrombotico, in particolare le

ICH associate a terapia anticoagulante orale con farmaci vitamina K

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antagonisti (AVK). Negli USA la percentuale di ICH associate a AVK sulle

ICH totali è stimata intorno al 17% (6); nel Regno Unito, nel 2006, il 38,2%

delle ICH risultava essersi verificato in pazienti in trattamento

antitrombotico, di cui il 12,7% in AVK (5). Uno studio ancor più recente

condotto in Olanda dimostra che un quarto (25,8%) delle ICH è associata al

trattamento con AVK (7).

La mortalità a 30 giorni associata a ICH è di circa il 40%, mentre

quella a 12 mesi è del 55% circa, con importanti variazioni osservabili tra le

differenti popolazioni dei Paesi mondiali (3). In Italia uno studio condotto

nella popolazione abruzzese riporta una mortalità per ICH a 7 giorni, 30

giorni, 1 anno e 10 anni rispettivamente del 34.6%, 50.3%, 59%, 75.9% (8).

Un paziente su 3 con ICH muore nella fase acuta del ricovero ed 1 su

2 muore nei dodici mesi successivi all’evento. L’impatto dell’ICH è così

devastante che, nei pazienti deceduti, l’exitus avviene nelle prime 48 ore

nella metà dei casi (1,2).

Gli esiti invalidanti sono, molto spesso, gravi, comportando un

notevole carico assistenziale da parte dei familiari e del Sistema Sanitario. A

12 mesi dall’evento acuto, solo il 12-33% dei pazienti affetti da ICH vive

totalmente indipendente (3).

Molti sono i fattori di rischio associati a prognosi negativa nell’ICH.

L’espansione dell’ematoma nelle prime fasi con il conseguente

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deterioramento neurologico precoce ne rappresenta uno dei principali (9).

L’ICH è caratterizzata da 4 fasi temporali: 1. fase della rottura vascolare che

si verifica nell'arco di pochi secondi-alcuni minuti; 2. fase della formazione

dell'ematoma che si verifica in circa 1 ora; 3. fase dell'espansione

dell’ematoma che nella maggioranza dei casi avviene in 1-6 ore; 4. fase

della formazione dell’edema che avviene nelle 24-72 ore successive

all’evento (1,2,10). Indipendentemente dalla eziologia dell’ICH, una volta

verificatasi la rottura vascolare, il sangue, fuoriuscito dal vaso, determina

l’iniziale formazione dell’ematoma; in circa il 38% dei casi l’ematoma

mostra una progressiva espansione nelle prime 24 ore. Di questo 38%, il

26% dei pazienti presenta una espansione dell'ematoma entro 1 ora

dall'insorgenza dei sintomi, mentre il restante 12% entro le rimanenti 20 ore

circa (1,2,10,11). L’espansione dell’ematoma rappresenta uno dei principali

fattori prognostici negativi nei pazienti con ICH perché può determinare la

compressione delle strutture circostanti per l’effetto massa dato dal volume

dell’ematoma stesso con possibili fenomeni di inondamento ventricolare e/o

sub-aracnoideo, shift della linea mediana e deterioramento rostro-caudale

(1,2,9-11). Obiettivamente l’espansione dell’ematoma può rendersi evidente

con il rapido deterioramento neurologico che evolve, in molti casi, verso

l’exitus del paziente (1,2,9-11). E' stato evidenziato infatti che un terzo dei

pazienti con ICH presenta un deterioramento neurologico alla Glasgow

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Coma Scale (GCS) entro 1 ora dalla esecuzione della prima TC encefalo ed

un restante 25% entro le successive 20 ore (1,2,9-11).

Il pre-trattamento con farmaci antitrombotici può favorire

l’espansione dell’ematoma, in particolare se costituto dai farmaci AVK. I

farmaci AVK, infatti, incrementano più di tre volte il rischio di espansione

dell’ematoma nelle fasi iniziali dall’esordio dei sintomi con un OR di 3.66

(95% CI: 1.39-9.65)(12) e ciò rappresenta una delle principali ragioni per

cui la mortalità nelle ICH AVK associate è superiore di più del 30% rispetto

alle ICH non AVK associate (54,4% versus 23,4% in una recente analisi di

15 anni condotta in Finlandia) (13). Non ci sono ancora solide evidenze di

letteratura in vivo che abbiano valutato se il pre-trattamento con nuovi

farmaci anticoagulanti orali, inibitori diretti della trombina (dabigatran) o

inibitori diretti del fattore X attivato (rivaroxaban, apixaban, edoxaban), si

associ ad espansione dell’ematoma nelle prime fasi dall’insorgenza dei

sintomi, così come non è univocamente dimostrato che il pre-trattamento

con farmaci antiaggreganti piastrinici lo provochi, seppur recenti evidenze

sembrino dimostrarlo (14,15).

Il volume iniziale dell’ematoma rappresenta un altro importante

fattore di rischio di mortalità ed outcome funzionale negativo. Seppur ci

siano discrete evidenze sul maggior volume dell’ICH nei pazienti pre-trattati

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con farmaci antitrombotici, le dimostrazioni non sono univoche, per lo

meno nei pazienti trattati con farmaci AVK con valori di INR ≤ 3.0 (16-19).

La presenza di stravaso ematico all’interno degli spazi ventricolari

con la possibilità di determinare idrocefalo, rappresenta un altro ben definito

fattore di rischio di mortalità ed outcome funzionale negativo. I farmaci

AVK sembrano associarsi a più frequente sanguinamento ventricolare ed

idrocefalo e ciò, secondo alcuni Autori, rappresenterebbe uno dei motivi

principali per cui le ICH-AVK correlate sono associate a prognosi peggiore

(20).

Altri fattori prognostici negativi nelle ICH sono rappresentati dal

basso livello di coscienza rilevato al momento dell’arrivo in Ospedale

mediante GCS, dall’età avanzata, dalla sede sottotentoriale, dal

deterioramento cognitivo precedente all’evento e dai livelli elevati di

proteina C reattiva ultrasensibile (21,22). Un recente studio ha dimostrato

che il basso punteggio alla GCS rappresenterebbe il principale fattore

predittivo di mortalità (23). Bassi punteggi alla GCS rappresentano, inoltre,

un fattore predittivo indipendente di scarso risveglio dal coma indotto dalla

ICH (24).

Molti dei fattori di rischio sopra descritti sono stati inseriti all’interno

di alcune scale prognostiche finalizzate alla stima del rischio di mortalità a

30 giorni dall’evento emorragico (25-27). Tra queste, la più conosciuta è

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quella proposta da Hemphill e coll. nel 2001 (21), (appendice 1), definita

ICH score.

L’ICH score considera cinque fattori di rischio che si sono dimostrati

predittori indipendenti di mortalità a 30 giorni: età > 80 anni, sede

sottotentoriale, volume > 30 cc, sanguinamento intraventricolare e GCS ≤ 4.

Il punteggio può andare da 0 (assenza di tutti i fattori di rischio) a 6

(presenza di tutti i fattori di rischio). La mortalità a 30 giorni aumenta

progressivamente con l’aumentare dello score, passando da 0% per un ICH

score di 0 a 100% per punteggio ICH score di 6. L’ICH score originale di

Hemphill è stato validato in molte popolazioni di differenti Paesi mondiali

(25-27). L’ICH score originale presenta limiti, specie nella identificazione

del rischio nelle classi con punteggio intermedio (da 2 a 4) e pertanto è stato

soggetto a tentativi di modifica che ne aumentassero la predittività

prognostica, ma ad oggi, rimane nella sua versione originale il principale

score, seppur ancora sotto-utilizzato nella pratica clinica, per il rischio di

mortalità correlata all’ICH nei primi 30 giorni dall’evento emorragico (25-

27). E’ da sottolineare che nella popolazione inclusa nello studio di

Hemphill e coll. la percentuale di pazienti in trattamento anticoagulante era

inferiore al 10% (21).

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SCOPO DELLO STUDIO

Obiettivi primari del presente studio sono stati quelli di analizzare

le caratteristiche clinico-strumentali e l’outcome dei pazienti con ICH e di

valutare il ruolo dell’ICH score nel predire deterioramento neurologico

precoce, mortalità intra-ospedaliera e dipendenza funzionale alla

dimissione nei pazienti affetti da ICH.

L’obiettivo secondario del nostro studio è stato quello di valutare se

esistono differenze nel potere predittivo di mortalità intra-ospedaliera

dell’ICH score in pazienti pre-trattati con farmaci anticoagulanti orali

AVK, antiaggreganti piastrinici o non pre-trattati con farmaci

antitrombotici.

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MATERIALI E METODI

In questo studio retrospettivo osservazionale sono stati analizzati i

dati clinici e strumentali della TC encefalo basale e di controllo dei

pazienti consecutivamente ricoverati per ICH presso il Reparto di Medicina

Interna dell’Ospedale di Cecina dal 1 Gennaio 2006 al 31 Agosto 2013.

Per tutti i pazienti sono stati analizzati i dati demografici, i valori di

pressione arteriosa sistolica e diastolica, i fattori di rischio cardiovascolare

e l’anamnesi di deterioramento cognitivo, la terapia antitrombotica in atto

al momento dell’arrivo in Pronto Soccorso (PS), lo stato neurologico

all’arrivo in PS ed all’ammissione in Reparto valutato mediante la

Glasgow Coma Scale (GCS) (appendice 2), il deterioramento neurologico

precoce (definito come GCS ≤ 4 all’arrivo in PS, una riduzione di ≥ 3 punti

alla GCS nei pazienti con GCS all’arrivo in PS > 8, una riduzione di ≥ 2

nei pazienti con GCS all’arrivo in PS < 8), la mortalità intra-ospedaliera, il

grado di dipendenza funzionale alla dimissione mediante scala di Rankin

modificata (mRS, appendice 3) e la Glasgow Outcome Scale (GOS,

appendice 4). Per quanto riguarda i dati strumentali della TC encefalo

sono stati analizzati: sede [lobare, profonda (nucleo-capsulare o talamica),

sottotentoriale (cerebellare o tronco-encefalica), intraventricolare isolata],

volume in cc (mediante metodo ABC/2, appendice 5 e 6)(48), presenza ed

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entità (in mm) di shift della linea mediana, presenza di effetto massa,

presenza di sanguinamento intraventricolare, presenza di espansione

dell’ematoma alla TC encefalo di controllo (definito come un aumento >

33% rispetto alla TC basale).

Di tutti i pazienti sono stati calcolati i punteggi all’ICH score.

Analisi statistica

Per l’analisi statistica univariata sono stati utilizzati il test non parametrico

di Kruskall Wallis ed il test del chi quadrato. Per l’analisi multivariata è

stato utilizzato il metodo della regressione logistica. Per l’analisi del

potere predittivo dell’ICH score su deterioramento neurologico precoce,

mortalità intra-ospedaliera e outcome funzionale sono state calcolate le

AUC, Areas Under the ROC Curves.

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RISULTATI

Nel periodo esaminato 170 pazienti, 82 maschi ed 88 femmine, con età

media ± DS 79,97 ± 9,16 anni (range 45-97), sono stati ricoverati nel

Reparto di Medicina Interna dell’Ospedale di Cecina per ICH spontanea

dopo un accesso al Pronto Soccorso di durata media di 181,63 ± 129,16

minuti.

Il 2,9% dei pazienti è stato sottoposto a drenaggio neurochirurgico dopo il

ricovero nel Reparto medico.

La mortalità intra-ospedaliera è stata del 35,8%. Nei pazienti deceduti,

l’exitus è avvenuto nel 64% circa dei casi entro le prime 48 ore e nel 77%

entro i primi 5 giorni.

I pazienti all’arrivo in PS presentavano score mediano alla GCS di 14/15 e

gli stessi valori mediani si sono riscontrati all’arrivo in Reparto di degenza.

Circa un paziente su tre (33,5%) ha presentato un deterioramento

neurologico precoce. La mortalità nei pazienti con deterioramento

neurologico precoce è stata del 81,4% contro il 12,9% nei pazienti che non

hanno presentato deterioramento neurologico precoce.

Alla dimissione il 69,4% dei pazienti ha presentato punteggi alla mRS ≥ 4

e l’82,9% punteggi alla GOS ≥ 3 indicativi di grave dipendenza funzionale

o mortalità.

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L’ipertensione arteriosa è risultata nettamente il fattore di rischio più

rappresentato nella popolazione in studio, essendo presente in circa tre

pazienti su quattro; fibrillazione atriale, pregressi TIA/stroke,

deterioramento cognitivo e diabete mellito sono tra gli altri principali

fattori di rischio evidenziati e presenti in circa il 20% dei pazienti in studio.

La Tabella 2 riassume le caratteristiche generali dei pazienti studiati.

La Tabella 3 mostra la suddivisione dei pazienti in base alla terapia

antitrombotica effettuata a domicilio prima dell’evento emorragico

cerebrale (pre-trattamento antitrombotico). Il 62.9% dei pazienti risultava

in trattamento antitrombotico. 33 pazienti (19,4%) risultava essere in

trattamento con AVK, 31 di questi come unico trattamento antitrombotico,

2 di questi in trattamento antitrombotico con AVK ed antiaggreganti (uno

di essi in triplice terapia antitrombotica). 67 pazienti (39,5%) risultavano

essere in trattamento con antiaggreganti come unica terapia antitrombotica,

il 2,4% in doppia antiaggregazione. Infine 4 pazienti (2,4%) risultava

essere in trattamento con eparine a basso peso molecolare a dosaggio

profilattico.

I valori mediani di INR al momento dell’arrivo in PS nei pazienti in terapia

con AVK è risultato 2,7. Metà dei pazienti aveva valori all’arrivo in PS ≤

3, nel 78% circa dei pazienti i valori di INR erano ≤ 4.

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La Tabella 4 riassume le caratteristiche evidenziate alla TC encefalo

basale e di controllo. Il 55% circa dei pazienti presentava alla TC encefalo

basale un volume < 30 cc. Un terzo circa dei pazienti presentava volume

dell’ematoma > 60 cc. La principale sede di localizzazione dell’ICH è stata

quella profonda (54,7%), specie nucleo-capsulare (44,1%); il 35% circa dei

pazienti ha presentato una localizzazione lobare, mentre il 7% ed il 2,3%

dei pazienti ha presentato rispettivamente una localizzazione sotto-

tentoriale e ventricolare isolata.

In 2 pazienti su 5 circa è stata rilevata la presenza di sanguinamento

intraventricolare, nella metà dei pazienti sono stati evidenziati i segni di un

effetto massa provocato dall’ematoma, nel 31,4% dei casi è stato rilevato

uno shift della linea mediana, nel 47,6% di essi > 10 mm. Su 140 pazienti è

stato possibile valutare la TC encefalo di controllo, effettuata in media

dopo 34,47 ore (mediana 20 ore). Su questi pazienti, nel 12% circa, è stata

rilevata un’espansione dell’ematoma > 33%.

Confronto tra pazienti in trattamento antitrombotico e pazienti non in

terapia antitrombotica

L’età media dei pazienti trattati con farmaci antitrombotici prima

dell’evento emorragico è risultata maggiore, non significativamente per i

pazienti in AVK e significativamente per i pazienti in trattamento

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antiaggregante, rispetto ai pazienti non in trattamento. Non sono emerse

differenze significative per quanto riguarda il sesso ed i valori di pressione

arteriosa sistolica e diastolica all’arrivo in PS.

La mortalità intra-ospedaliera nei pazienti in trattamento antitrombotico è

risultata complessivamente 46,5% contro il 19,60% nei pazienti non in

trattamento antitrombotico. Nei pazienti trattati con AVK la mortalità è

risultata del 57,50%, nei pazienti in trattamento antiaggregante del

41,10%.

Dal confronto dei fattori di rischio cardiovascolare nei pazienti in

trattamento antitrombotico versus pazienti non trattati è emerso che i

pazienti in terapia con AVK risultavano essere, in maniera significativa,

più frequentemente affetti da fibrillazione atriale, cardiopatia ischemica,

pregresso TIA/stroke e deterioramento cognitivo rispetto ai pazienti non

trattati, mentre quelli in trattamento antiaggregante rispetto ai pazienti non

trattati risultavano più frequentemente affetti da ipertensione arteriosa,

cardiopatia ischemica, diabete mellito, pregresso TIA/stroke.

I pazienti in trattamento antitrombotico, sia AVK che antiaggregante, ed i

pazienti non trattati presentavano punteggi alla GCS all’arrivo in Pronto

Soccorso non differenti. All’arrivo in Reparto il punteggio mediano alla

GCS nei pazienti in trattamento con AVK risultava significativamente

inferiore (mediana GCS 8/15) rispetto sia ai pazienti in trattamento

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antiaggregante (mediana GCS 14/15) che ai pazienti non trattati (mediana

15/15). I pazienti in trattamento con AVK hanno presentato un

deterioramento neurologico precoce nel 57,50% dei casi contro il 30% dei

pazienti in trattamento antiaggregante ed il 21% dei pazienti non trattati.

Alla dimissione risultava significativa la differenza in termini di maggior

dipendenza funzionale valutata mediante mRS e alla GOS nei pazienti in

trattamento antitrombotico rispetto ai pazienti non trattati, sia per i pazienti

trattati con AVK che per i pazienti trattati con antiaggreganti rispetto ai

non trattati. Non risultava differenza significativa sulla dipendenza

funzionale alla dimissione nel confronto tra pazienti in trattamento con

AVK e pazienti in trattamento antiaggregante.

Da un punto di vista neuroradiologico il volume delle ICH nei pazienti in

trattamento antitrombotico risultava significativamente superiore rispetto a

quello dei pazienti non trattati con farmaci antitrombotici e ciò specie nei

pazienti trattati con farmaci AVK che presentavano volumi maggiori anche

dei pazienti in trattamento antiaggregante. Più frequenti nei pazienti in

trattamento antitrombotico rispetto ai pazienti non trattati i reperti di effetto

massa, sanguinamento ventricolare e shift della linea mediana. I pazienti in

trattamento antitrombotico presentavano in maniera significativa un

maggior interessamento lobare dell’ICH mentre quelli non in trattamento

un significativo maggior interessamento profondo dell’ICH. I pazienti in

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trattamento con AVK presentavano un maggior, significativo,

interessamento sotto-tentoriale rispetto sia ai pazienti in trattamento

antiaggregante sia ai pazienti non trattati. Significativamente più frequente

il reperto di espansione dell’ematoma alla TC di controllo nei pazienti in

trattamento con farmaci antitrombotici rispetto ai pazienti non trattati; i

pazienti in terapia con farmaci AVK presentavano un reperto di espansione

dell’ematoma in un caso su cinque, mentre ciò veniva rilevato in un

paziente su 10 trattato con antiaggreganti e meno di 1 su trenta dei pazienti

non in terapia antitrombotica.

Dall’analisi multivariata, i cui risultati sono evidenziati in Tabella 5,

emergeva che la terapia con AVK (OR 10,76, 95% CI: 1,81-63,96) e

l’aumento dell’età per ogni decade (OR 1,12, 95% CI: 1,03-1,22) sono

fattori di rischio indipendenti di mortalità intraospedaliera, mentre il

progressivo incremento del punteggio alla GCS all’arrivo in PS (OR 0,71,

95% CI: 0,59-0,85) e l’assenza di effetto massa (OR 0,18, 95% CI: 0,041-

0,78) risultavano predittori indipendenti di sopravvivenza. Volume > 60 cc,

shift della linea mediana, ipertensione arteriosa, diabete mellito,

fibrillazione atriale e terapia con antiaggreganti risultavano predittori

indipendenti di mortalità ma in maniera non significativa.

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ICH score nella popolazione in studio e confronto tra pazienti in

trattamento antitrombotico e pazienti non trattati

Il valore mediano di ICH score originale di Hemphill risultava 2. La

Figura 1 mostra l’andamento del deterioramento neurologico, della

mortalità intraospedaliera e dell’outcome funzionale in relazione all’ICH

score originale nella popolazione in studio. Le percentuali per i tre

outcomes risultano incrementare linearmente da punteggi di ICH score 0 a

punteggi di ICH score 4. Per punteggi di ICH score ≥ 5, la frequenza

percentuale dei tre outcomes è risultata del 100%. L’ICH score risulta buon

predittore di deterioramento neurologico precoce, mortalità

intraospedaliera ed outcome funzionale alla dimissione con valori di AUC

intorno ≥ 0,80, Tabella 6.

Nei pazienti in trattamento con AVK e con antiaggreganti il punteggio

mediano all’ICH score originale di Hemphill risultava 2, mentre nei

pazienti non trattati risultava 1. La Figura 2 mostra la distribuzione

dell’ICH score originale nei pazienti in trattamento antitrombotico e nei

pazienti non trattati. Il 68,75% dei pazienti in trattamento con AVK

presentava uno ICH score originale ≥ 2 contro il 57,3% dei pazienti in

terapia antiaggregante ed il 38,5% dei pazienti non in terapia

antitrombotica.

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La Figura 3 evidenzia le differenze in termini di mortalità nella varie

classi dell’ICH score in base al pre-trattamento antitrombotico. Nei

pazienti in trattamento con AVK ed antiaggreganti piastrinici la mortalità

intra-ospedaliera risulta significativamente superiore rispetto ai pazienti

non pre-trattati per valori di ICH score compresi tra 0 e 4.

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DISCUSSIONE

Negli ultimi 20-30 anni non sono stati compiuti passi in avanti in termini di

riduzione della mortalità e della disabilità dell’ICH e ciò ne ha

condizionato la gestione, in molti casi supportata da un inaccettabile

atteggiamento fatalista che non ha contribuito al miglioramento degli

outcomes. Anche per l’ICH, così come nello stroke ischemico, time is

brain. La tempestività e l’intensità di intervento possono permettere infatti

di agire sui meccanismi che facilitano l’evoluzione dell’ICH verso il rapido

deterioramento neurologico e la morte del paziente (1,28). Pertanto la

corretta gestione della fase iperacuta/acuta (prime 6-24 ore), diviene

fondamentale per la prognosi del paziente e questo non può prescindere

dalla conoscenza, dalla prevenzione e dal possibile trattamento dei fattori

di rischio di deterioramento neurologico precoce, mortalità in fase acuta e

di outcome funzionale negativo (1,28). Tutto ciò avvalorato dalla

dimostrazione che l’intervento neurochirurgico precoce, come risultato

dallo studio STICH I e confermato dai risultati dello studio STICH II, non

sembra apportare vantaggi in termini di riduzione della mortalità e della

disabilità rispetto al trattamento medico conservativo, tranne che in alcuni

sottogruppi di pazienti caratterizzati da ICH lobari con volume ≥ 30 cc e

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distanti dalla teca cranica ≤ 1cm o pazienti senza sanguinamento

intraventricolare (29,30).

In accordo con precedenti evidenze di letteratura (12,13,15,16), il nostro

studio dimostra che le ICH associate a pre-trattamento con farmaci

antitrombotici, che in questa casistica costituiscono più del 60% di tutte le

ICH, hanno una prognosi peggiore delle ICH non associate a farmaci

antitrombotici in termini di mortalità intraospedaliera e disabilità residua.

La prognosi è peggiore sia nelle ICH AVK associate che nelle ICH

associate a trattamento antiaggregante. Il pre-trattamento con farmaci

antitrombotici rappresenta un fattore di rischio indipendente di mortalità

intraospedaliera, significativo per i farmaci AVK, non significativo per i

farmaci antiaggreganti.

La prognosi negativa sia in termini di mortalità che di outcome funzionale

sembra ascrivibile a maggior volume iniziale con più frequente possibilità

di effetto massa e shift della linea mediana ed a maggior e più severo

sanguinamento ventricolare, ma soprattutto, specie nelle ICH AVK

associate, ad un più frequente deterioramento neurologico che si verifica

nelle prime ore. Ciò potrebbe essere dovuto sia alle caratteristiche neuro-

radiologiche sopra descritte sia alla maggiore possibilità di espansione

dell’ematoma e ciò, nel caso delle ICH AVK associate, nonostante il

reverse urgente effettuato mediante infusione di CCP, che nella nostra

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casistica è stato effettuato in circa 80% dei casi. Simili risultati sono già

stati riportati recentemente in altri studi clinici (31,32) .

Il nostro studio inoltre evidenzia il buon poter predittivo, con valori di

AUC ≥ 0.80, dell’ICH score su endpoints fino ad oggi non analizzati, come

il deterioramento neurologico che avviene entro le prime ore

dall’insorgenza dei sintomi, la mortalità intraospedaliera e la dipendenza

funzionale alla dimissione, indicatori fondamentali per il Medico

Ospedaliero che gestisce questa patologia fin dall’arrivo in DEA del

paziente. Il nostro studio, infatti, conferma la validità dell’ICH score

originale di Hemphill nello stratificare il rischio di mortalità nei pazienti

con ICH, ma la mortalità è stato considerata non a 30 giorni come nello

studio originale di Hemphill, bensì in fase intra-ospedaliera (21). Il

presente studio valida pertanto l’ICH score originale come strumento di

mortalità intraospedaliera e lo valida anche come possibile strumento di

stima del rischio di deterioramento neurologico precoce e di prognosi

funzionale negativa alla dimissione ospedaliera. Oltre alla predizione di

mortalità a 30 giorni, l’ICH score originale era stato validato dallo stesso

Hemphill come strumento per la stima dell’indipendenza funzionale a 12

mesi (33).

Infine il nostro studio dimostra le differenze in termini di stratificazione

prognostica dell’ICH score tra pazienti pre-trattati con farmaci

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antitrombotici e non pre-trattati. Pazienti con ICH associata a AVK e ICH

score 0-1, hanno infatti una mortalità intra-ospedaliera sovrapponibile a

quella di pazienti non pre-trattati con ICH score 2. Ulteriori studi

prospettici dovranno confermare i nostri risultati.

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CONCLUSIONI

L’ICH score è un valido strumento prognostico. Oltre a predire il rischio di

mortalità a 30 giorni, sembra essere utile nella stratificazione del rischio di

deterioramento neurologico precoce, mortalità intraospedaliera e

dipendenza funzionale alla dimissione. Pertanto la sua diffusione nella

pratica clinica è auspicabile.

I pazienti che sviluppano una ICH in corso di trattamento con farmaci

antitrombotici hanno un rischio di deterioramento neurologico precoce,

mortalità intra-ospedaliera e dipendenza funzionale alla dimissione

significativamente superiore rispetto ai pazienti non in trattamento

antitrombotico e ciò particolarmente nei pazienti in trattamento con

farmaci AVK.

Nonostante l’ICH stratifichi la prognosi anche nei pazienti in pre-

trattamento antitrombotico, il rischio di mortalità differisce

significativamente nelle varie classi dell’ICH score nei pazienti pre-trattati

o meno.

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RINGRAZIAMENTI

Ringrazio il Direttore dell'UO di Medicina Interna dell'Ospedale della

Bassa Val di Cecina, Dr Alessandro Pampana, per avermi dato

l'opportunità di frequentare il reparto, per gli insegnamenti ricevuti e per la

fiducia che ha riposto in me. Ringrazio il Dr Luca Masotti per l'infinita

disponibilità nel seguirmi durante la tesi e durante la mia attività di corsia.

Ringrazio la Dr.ssa Anna Maria Bellizzi per avermi aiutato ad affinare le

mie capacità nella tecnica ecocolorodoppler e tutti gli altri Medici di

Reparto sui quali ho sempre potuto contare e nei quali ho trovato grande

rispetto ed amicizia.

Un ringraziamento speciale inoltre va al Professor Stefano Taddei, al Dr

Agostino Virdis ed al Dr Lorenzo Ghiadoni che nell'arco di cinque anni mi

hanno coinvolto nelle loro attività, contribuendo, in modo significativo a

ciò che sono diventato ed a quello che diventerò.

Grazie al Dr Marco Frediani ed alla Dr.ssa Melania Sgrò per ciò che mi

hanno sempre dato senza chiedere niente in cambio.

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TABELLE E FIGURE

Tabella 1. Caratteristiche generali dei pazienti analizzati____________________________________________________________________

Numero 170 M/F 82/88 Età media ± DS 79,97 ± 9,16 aa (range 45-97) Età ≥ 75 anni 81.6% Mortalità intra-ospedaliera 35,8%≤ 48 h 63,9%≤ 5 giorni 77% GCS all’ arrivo in PS mediana 14 GCS all’arrivo in Reparto mediana 14 Tempo medio di degenza in PS 181,63 ± 129,16 minuti Deterioramento neurologico precoce 33,5% mRS alla dimissione (mediana) 4 GOS alla dimissione (mediano) 3 PA sistolica all’arrivo in PS (media ± DS) 170,12 ± 32,6 mmHg PA diastolica all’arrivo in PS (media ± DS) 92,54 ± 19,21 mmhg

Fattori di rischio e patologie associate Ipertensione arteriosa 74% Fibrillazione atriale 22,4% Pregressi TIA/stroke 20% Deterioramento cognitivo 18,8% Diabete mellito 18% Cardiopatia ischemica 15,1% Dislipidemia 12,% Insuff. Renale cronica 8,5% Scompenso cardiaco 3,6%

_________________________________________________________________________________Legenda:GCS=Glasgow Coma Scale; mRS=modified Rankin Scale; GOS=Glasgow Outcome Scale

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Tabella 2. Pazienti in trattamento antitrombotico__________________________________________________________________________________________________

N %Totale 104 61,2%

AVK 31 18,2%AVK + ASA 1 0,6% 19,4%AVK + ASA+ clopidogrel 1 0,6%

ASA 56 32,9%Clopidogrel 2 1,2% 37,1%Ticlopidina 4 2,4%Indobufene 1 0,6% 39,5%

ASA+clopidogrel 3 1,8% 2,4%ASA+ticlopidina 1 0,6%

EBPM 4 2,4%________________________________________________________________________________Legenda:AVK=antagonisti vitamina K; ASA=acido acetil salicilico; EBPM=eparine basso pesomolecolare

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Tabella 3. Caratteristiche neuroradiologiche generali evidenziate alla TC encefalobasale e dopo controllo________________________________________________________________________________________

Volume dell’ICHMedia ± DS 64,85 ± 91,27 ml< 30 cc 54,7%30-60 cc 12,9%> 60 cc 32,4%

• Sede dell’ICHLobare 35,8%Profonda 54,7%

Nucleo-capsulare 44,1%Talamica 10,6%

Sotto-tentoriale 7,0%Cerebellare 5,2%Tronco-encefalica 1,8%

Ventricolare 2,3%(i) Sanguinamento IVH 41,7%(ii) Effetto massa 50,5%(iii) Shift delle linea mediana 31,4%

Media ± DS 10,28 ± 5,08 mm1. < 10 mm 52,3%2. > 10 mm 47,6%

(iv) Espansione dell’ematoma (valutazione effettuata su 140 che sono statisottoposti a controllo TC)

1. > 33% 12,1%2. 20-33% 4,2%

__________________________________________________________________________________Legenda:IVH=intraventricolare

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Tabella 4. Presentazione, caratteristiche neuro radiologiche ed outcomes dei pazientiarruolati in base alla terapia antitrombotica effettuata prima dell’arrivo in Ospedale ________________________________________________________________________________________

AVK Antiaggreganti Nessun trattamento

Numero 33 67 66Età media ± DS (anni) 80,06 ± 8,38 82,33 ± 7,17° 77,51 ± 0,84Maschi 51,5% 51,5% 43%Femmine 48,5% 48,5% 5%PA sistolica in PS ± DS (mmHg) 172,0±33,9 172,3±29,2 167,0±35,4PA diastolica in PS ± DS (mmHg) 96,9±20,2 90,3±18,9 92,9±18,8Mortalità intraospedaliera 57,50%*,** 41,10%° 19,60%

Ipertensione arteriosa 69,6% 79,4%° 63,6%Fibrillazione atriale 80%*,** 10,2% 7,5%Pregressi TIA/stroke 24,2%** 23,5%° 12,1%Deterioramento cognitivo 24,2%** 20,5%° 12,1%Diabete mellito 15,1% 23,5%° 10,6%Cardiopatia ischemica 18,2%** 19,1%° 4,5%Dislipidemia 3%* 10,2% 16,6%Insuff. Renale cronica 9% 7,3% 6%Scompenso cardiaco 9% 3% 1,5%

GCS all’arrivo in PS mediano 15 14 15GCS all’arrivo in Reparto mediano 8*,** 14 15Deterioramento neurologico precoce 57,50%*,** 30% 21%

mRS alla dimissione (mediana) 6 5 4mRS ≥ 4 alla dimissione 72,7%** 75% 62,1%GOS alla dimissione (mediana) 1 3 3GOS ≤ 3 alla dimissione 84,8% 89,7% 75,8%

ICH score originale (mediano) 2** 2° 1

Caratteristiche neuro-radiologiche TC:

Volume medio ± DS ml 100,28 ± 124,70*,** 78,85 ± 97,86° 32,85 ± 41,76< 30 cc 45,5%** 47%° 67,70%30-60 cc 6% 14,5% 15,30%> 60 cc 48,5%** 38,5%° 17%

Effetto massa 51,5%** 60%° 41,5%Sanguinamento IVH 51,5%** 47%° 32,3%Sede - Lobare 39,4%** 45%° 22,5% - Profonda 39,4%*,** 54% 66,5% - Sotto-tentoriale 18,2%*,** 1% 9,5% -Ventricolare isolata 3% 0% 1,5%Shift linea mediana 45,5%** 39,5%° 23%

< 10 mm 45,5%** 45%° 64%≥ 10 mm 54,5%** 55%° 36%

Espansione dell’ematoma alla TC di controllo 21%*,** 10,3%° 3%

________________________________________________________________________________________Legenda: GCS=Glasgow Coma Scale; mRS=modified Rankin Scale; GOS=Glasgow Outcome Scale; AVK=antagonistivitamina K; IVH= intraventricolare; *p<0.05 AVK versus antiaggreganti; **p<0.005 AVK versus nessun trattamento;°p<0.005 antiaggreganti versus nessun trattamento

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Tabella 5. Fattori di rischio di mortalità intra-ospedaliera. Analisi multivariata________________________________________________________________________________Variabili Odds ratio (95% CI)

Età > 80 anni 1,12* (1,03-1,22)Sesso 0,46 (0,16-1,32)Volume > 60 cc 1,75 (0,80-3,79)Sanguinamento IVH 0,35 (0,11-1,12)Effetto massa 0,18* (0,04-0,78)Shift linea mediana 1,62 (0,34- 7,70)Ipertensione arteriosa 2,99 (0,92- 9,65)Diabete mellito 1,19 (0,32- 4,41)Fibrillazione atriale 1,37 (0,31- 6,08)GCS all’arrivo in Ospedale 0,71* (0,59- 0,85)Terapia antiaggregante 1,67 (0,51- 5,50)AVK 10,76* (1,81- 63,96)________________________________________________________________________________Legenda: AVK=antagonisti vitamina K; GCS=Glasgow Coma Scale; IVH=intraventricolare; *p<0.05

Tabella 6. Potere predittivo dell’ICH score_____________________________________________________________________

AUC 95% CIDeterioramento neurologico precoce 0.851 0.781-0.921Mortalità intra-ospedaliera 0.846 0.782-0.896Outcome funzionale alla dimissione 0.798 0.729-0.855_____________________________________________________________________

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Figura 1. ICH score originale, deterioramento neurologico precoce, mortalità intra-ospedaliera

e dipendenza funzionale nella popolazione in studio

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Figura 2. Distribuzione dell’ICH score originale di Hemphill in base al trattamento

antitrombotico effettuato prima dell’arrivo in PS

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Figura 3. Distribuzione dell’ICH score originale di Hemphill in base al trattamento

antitrombotico effettuato prima dell’arrivo in PS

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APPENDICI

APPENDICE 1. L’ICH SCORE ORIGINALE (OICHS)

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APPENDICE 2. Glasgow Coma Scale

RISPOSTA VERBALE5=ORIENTATA4=CONFUSA3=PAROLE INAPPROPRIATE2=SUONI INCOMPRENSIBILI1=NESSUNAAPERTURA OCCHI4=SPONTANEA3=AGLI ORDINI VERBALI2=AL DOLORE1=NESSUNARISPOSTA MOTORIA6=OBBEDISCE5=LOCALIZZAZIONE4=EVITAMENTO3=IN FLESSIONE2=IN ESTENSIONE1=NESSUNA

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APPENDICE 3 MODIFIED RANKIN SCALE (mRS)

APPENDICE 4. GLASGOW OUTCOME SCALE (GOS)

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APPENDICE 5. CALCOLO DEL VOLUME MEDIANTE ABC/2

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A = diametro massimo dell’emorragia (cm)

B = diametro perpendicolare ad A (cm)

C = numero di scansioni in cui è visibile l’emorragia (scansioni di 10 mm)

2 = denominatore

Formula= AxBxC volume (ml o cc) 2

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APPENDICE 6. ESEMPIO PRATICO DI CALCOLO DEL VOLUMEDELL’EMATOMA CON METODO ABC/2

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