tesi amendola francesca

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 1 Introduzione La tesi che qui si presenta ha come oggetto l’analisi di alcuni aspetti specifici legati alla diffusione della televisione digitale nell’attualità italiana. Come da più parti sottolineato, la televisione ha conosciuto negli ultimi anni una profonda evoluzione, culminata nel passaggio dalla fase analogica a quella digitale. La digitalizzazione del segnale televisivo (terrestre, via satellite o via cavo) ha trasformato profondamente il settore dell’audiovisivo, portando in scena nuovi attori e imponendo la definizione di nuove regole. Ciò ha significato, per la televisione, una vera e propria rivoluzione: sull’onda del digitale, sono nati e continuano a nascere prodotti televisivi innovativi (come i canali tematici, oppure i servizi interattivi), mentre il pubblico ha a disposizione nuovi modi di fruizione e, talvolta, di partecipazione. Per di più, l’intera attività di produzione televisiva ha subito una contemporanea e logica trasformazione: ad esempio, l’esclusività dei contenuti proposti dai broadcaster  è progressivamente divenuta l’elemento centrale, mentre i costi di produzione o per l’acquisto dei diritti di trasmissione sono diventati sempre più elevati; soprattutto, è mutata la stessa logica di programmazione. Considerando la situazione attuale in Italia (ma non solo), è innegabile che la tecnologia digitale stia offrendo importanti opportunità al settore televisivo, cambiando radicalmente il modo stesso di fare televisione. Al centro di ogni considerazione c’è l’individuazione di una importante cesura, dalla quale discende la situazione attuale; essa è rappresentata, nello specifico, dallo sviluppo dei canali a pagamento e dalla nascita delle piattaforme televisive multicanale. Si tratta di un

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1

Introduzione

La tesi che qui si presenta ha come oggetto l’analisi di alcuni aspetti

specifici legati alla diffusione della televisione digitale nell’attualità

italiana. Come da più parti sottolineato, la televisione ha conosciuto

negli ultimi anni una profonda evoluzione, culminata nel passaggio dalla

fase analogica a quella digitale.

La digitalizzazione del segnale televisivo (terrestre, via satellite o via

cavo) ha trasformato profondamente il settore dell’audiovisivo, portando

in scena nuovi attori e imponendo la definizione di nuove regole. Ciò ha

significato, per la televisione, una vera e propria rivoluzione: sull’onda

del digitale, sono nati e continuano a nascere prodotti televisiviinnovativi (come i canali tematici, oppure i servizi interattivi), mentre il

pubblico ha a disposizione nuovi modi di fruizione e, talvolta, di

partecipazione. Per di più, l’intera attività di produzione televisiva ha

subito una contemporanea e logica trasformazione: ad esempio,

l’esclusività dei contenuti proposti dai broadcaster è progressivamente

divenuta l’elemento centrale, mentre i costi di produzione o per

l’acquisto dei diritti di trasmissione sono diventati sempre più elevati;

soprattutto, è mutata la stessa logica di programmazione.

Considerando la situazione attuale in Italia (ma non solo), è innegabile

che la tecnologia digitale stia offrendo importanti opportunità al settore

televisivo, cambiando radicalmente il modo stesso di fare televisione. Al

centro di ogni considerazione c’è l’individuazione di una importante

cesura, dalla quale discende la situazione attuale; essa è

rappresentata, nello specifico, dallo sviluppo dei canali a pagamento e

dalla nascita delle piattaforme televisive multicanale. Si tratta di un

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processo cominciato dalla metà degli anni ’90 del secolo scorso e che

ha avuto una spinta decisiva dall’introduzione delle tecnologie digitali in

ambito televisivo. L’avvento delle tecnologie digitali in ambito televisivo

ha infatti determinato, in Italia, una modificazione sostanziale degli

assetti: fino ad allora la televisione generalista italiana era stata

caratterizzata da un sistema “a due”, ovvero con due soli broadcaster  

(ognuno dei quali con tre reti), i quali erano riusciti ad evitare la

diffusione di modalità alternative di diffusione del segnale televisivo1, al

fine di non vedere messo in discussione un equilibrio considerato dagli

stessi (ovviamente) come il migliore possibile per l’Italia. Il digitale

televisivo, come accennato, ha cambiato radicalmente tale situazione,

con la messa in campo di molteplici modalità alternative di offerta

televisiva, portatrici peraltro di modelli di business diversi rispetto a

quello proprio dei broadcaster , pubblici o privati, non solo italiani. Tali

modalità alternative furono rappresentate, soprattutto, dalla televisione

digitale diffusa con modalità broadcast via satellite direct to home  

(DTH)2, dalla televisione digitale diffusa con modalità broadcast sulle

onde terrestri (DTT)3, nonché dalle possibilità multimediali offerte dai

telefoni cellulari di terza generazione (UMTS) e dalla televisione digitale

diffusa su protocollo IP attraverso la rete Internet.

Pur tenendo presenti tutte queste modalità di trasmissione digitale del

segnale televisivo, all’interno del presente lavoro ci si concentrerà

soprattutto sull’analisi di alcuni aspetti propri della televisione digitale

terrestre. Ciò sia perché il digitale terrestre rappresenta la principale

modalità di trasmissione digitale per numerosità dell’utenza, sia per le

implicazioni che la sua diffusione (favorita dal passaggio definitivo alla

tecnologia rispetto a quella analogica, previsto per decreto governativo

per il 2012) ha avuto e continua ad avere rispetto all’intero panorama

televisivo italiano.

1Come, ad esempio, il cavo, diffuso altrove da decenni.

2

Ricevibile in tutta Italia dal 1997.3

Dal 2004.

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Nel primo capitolo si partirà, quindi, tratteggiando lo scenario generale

costituitosi in seguito all’avvento, in Italia, della televisione digitale:

saranno prese in considerazione le principali modalità di trasmissione

digitale del segnale televisivo e, nello stesso tempo, si cercherà di

proporre delle riflessioni legate allo sviluppo di una tale tecnologia

nonché alle conseguenze che sta avendo sull’intero assetto televisivo

italiano. Da questo punto di vista, ad esempio, si parlerà della

trasformazione che ha interessato  –  proprio sull’onda delle

modificazioni strutturali determinati dal digitale  – lo stesso pubblico

televisivo, il quale sta a mio avviso sperimentando un cambiamento tale

da permettere di definire lo stesso più nei termini di utente-consumatore

che di “spettatore” tout court .

Sulla scorta di quanto detto nel primo capitolo, all’interno del secondo si

procederà quindi all’analisi di aspetti più specifici relativi alla

organizzazione del sistema televisivo digitale terrestre. Si affronteranno

quindi temi legati principalmente alla strutturazione delle piattaforme

televisive digitali: l’organizzazione multicanale delle stesse (ovvero la

presenza di un numero di canali senza dubbio maggiore rispetto a quelli

presenti nella TV analogica, caratteristica che ha decretato buona parte

del successo del digitale terrestre), ad esempio, sarà discussa

attraverso il riferimento a due differenti tipi di piattaforma multicanale,

l’una digitale satellitare (ossia Sky ), l’altra digitale terrestre (Mediaset 

Premium ). Nello stesso modo, si forniranno alcuni cenni circa

l’interconnessione comunicativa tra TV e Web che sta prendendo

sempre più sostanza nell’ultimo periodo, assumendo nello specifico

come elemento rappresentativo di tale modalità di trasmissione il

canale Premium NetTV . Per concludere il discorso relativo

all’organizzazione strutturale del digitale terrestre ed alle novità che

esso ha introdotto nell’intero panorama televisivo italiano, si farà poi

riferimento al tema del palinsesto. Quest’ultimo, come si vedrà, ha

infatti conosciuto una profonda trasformazione rispetto alla sua funzione

precedente, che era spesso di semplice “scaletta” oraria dei programmi

trasmessi da una rete. L’introduzione del digitale televisivo ha

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comportato profonde modificazioni nel concetto stesso di palinsesto, il

quale resta uno strumento dalle finalità ampie e complesse, che riveste

per la televisione un’importanza assolutamente strategica: i contenuti,

infatti, non possono essere infatti più vincolati ad orari e scalette precise

di fruizione, ma essere “flessibili”, accessibili nei momenti (e, spesso,

nelle modalità) che l’utente considera più adatti. Di qui la necessità, per 

la TV odierna, di andare “oltre” il palinsesto, rimodulando la sua stessa

concezione in base alle esigenze mutevoli e specifiche degli utenti.

Il terzo capitolo del presente lavoro, infine, ha lo scopo di mostrare

praticamente quanto detto nelle precedenti parti del lavoro. Ho quindi

deciso di assumere come fulcro l’analisi di uno specifico canale

televisivo, Rai 4 , utilizzando lo stesso per mostrare, nel concreto, come

può strutturarsi la costruzione di un canale digitale terrestre. Saranno

quindi presi in esame aspetti a mio avviso molto importanti del canale,

come ad esempio la storia della sua costituzione, la filosofia editoriale

che è alla base della sua programmazione, l’organizzazione del suo

palinsesto (analizzato attraverso le parole dello stesso direttore della

rete). Per finire, assumerò come oggetto di indagine un programma

specifico trasmesso in esclusiva sulla rete (intitolato Sugo ), per far

emergere quelli che a mio parere sono degli importanti nodi

problematici relativi all’interconnessione che esiste oggi tra differenti

medium comunicativi (come la TV ed Internet).

Lo scopo del presente lavoro non è certo quello di offrire una analisi

dettagliata e minuziosa delle molteplici problematiche conseguenti

all’avvento della TV digitale in Italia. Piuttosto, il mio fine è quello di

proporre degli argomenti di riflessione circa alcuni aspetti che

attualmente caratterizzano il panorama televisivo italiano, cercando di

fornire spunti argomentativi ed analitici suscettibili di essere approfonditi

in futuro.

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Capitolo I

1.1 – La televisione nell’era del digitale 

L’evoluzione digitale dei mass media rappresenta senza dubbio uno

degli elementi che più caratterizzano lo scenario comunicativo attuale.

Lo sviluppo delle nuove tecnologie ha infatti mutato drasticamente lo

stesso modo di intendere la comunicazione nella società attuale; per

questo, parlare di comunicazione oggi vuol dire confrontarsi con la

nascita e l’incessante sviluppo di tecnologie che, soprattutto negli ultimi

anni, si sono evolute sempre più nel segno del digitale. Se ciò appare in

modo chiaro soprattutto in relazione all’espansione delle tecnologie

informatiche, con Internet, va tenuto ben presente che anche i media

cosiddetti “tradizionali”, come la radio e la televisione, stanno

evolvendosi sempre più in direzione delle nuove tecnologie digitali.

Molti media preesistenti sono diventati digitali modificando i loro

linguaggi e, di conseguenza, le pratiche sociali dei loro fruitori; le

ricadute sociali di questo fenomeno di “aggiornamento” sono notevoli, e

riguardano aspetti basilari come l’accesso all’informazione, la

circolazione e condivisione delle idee, l’organizzazione stessa della

cultura.

La televisione digitale è forse l’esempio del mutamento che sta

interessando lo scenario comunicativo attuale: nell’evoluzione del

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sistema televisivo europeo (ma non solo), l’avvento del digitale sta

infatti segnando una tappa di fondamentale importanza, delineando un

cambiamento radicale rispetto allo stesso modo di intendere (e fare) la

televisione.

La digitalizzazione ha trovato sviluppo in ambito televisivo sia perché

essa rappresenta un mezzo per moltiplicare il numero di canali

trasmissibili, sia per la possibilità di proporre un accesso a pagamento

di molti dei canali visibili.

E’ importante notare che l’abbandono progressivo del modello

analogico in favore del digitale non si conclude nel semplice passaggio

da una tecnologia ad un’altra; al contrario, le ricadute forse più

interessanti di tale mutamento sono quelle meno evidenti, legate ad un

contemporaneo cambiamento culturale, ovvero di abitudini, approccio e

fruizione del mezzo televisivo. Con la diffusione dei formati digitali è

accaduto quindi che una componente tecnologica ha posto i

presupposti per una vera e propria rivoluzione dell’assetto dei sistemi

mediali, della progettazione dei contenuti, delle pratiche sociali di

consumo, delle modalità di relazione tra gli individui.

Con la televisione digitale ha luogo una sostanziale integrazione tra

informatica, telecomunicazioni ed industria dei contenuti; la

trasmissione digitale, analogamente al linguaggio informatico, si basa

infatti sulla conversione delle informazioni audio-video in valori numerici

binari che riproducono in modo fedele l’informazione originaria. Ciò

consente di superare molti dei limiti propri della tecnologia analogica, a

partire ad esempio dal miglioramento della qualità delle immagini, per

arrivare  – come accennato  – alla moltiplicazione dei canali televisivi

disponibili a parità di risorse trasmissive impiegate4.

Da quanto si sta dicendo, appare chiaro che la digitalizzazione del

segnale televisivo (terrestre, via satellite o via cavo) ha trasformato

4La TV digitale consente di comprimere fino a dieci canali video su di uno solo,

mentre in ambiente analogico ogni programma occupa una intera frequenza (si veda,

al proposito, E. Menduni, I linguaggi della radio e della televisione , Laterza, Roma-Bari, 2008, p. 52 e segg.)

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profondamente il settore dell’audiovisivo, portando in scena nuovi attori

e imponendo la definizione di nuove regole. La tv digitale costituisce

infatti un fenomeno tecnologico di grande portata, ma assume un ruolo

rilevante soprattutto per gli aspetti dell’offerta, per la funzione svolta dal

mezzo televisivo, per le strutture produttive, nonché per il ruolo dello

spettatore e per le sue abitudini di consumo.

Più che ogni altro dispositivo e mezzo di comunicazione, la TV  – intesa

nella sua accezione “digitale” – permette di sottolineare come la

questione non possa esaurirsi nella semplice constatazione di un

passaggio tra “vecchi” e “nuovi” media, anzi. Ciò che va tenuto ben

presente è proprio il fatto che stiamo assistendo ad una trasformazione

digitale di media già esistenti, secondo una direttrice di sviluppo che

non contempla una sostituzione, bensì un aggiornamento e un

rinnovamento di media storicamente presenti nelle abitudini quotidiane

della maggior parte delle persone. Un tale processo non è però

uniforme né uguale per tutti i media: basti pensare, ad esempio, al tema

della cosiddetta convergenza multimediale, ossia della fruizione

congiunta di un numero elevato di servizi, anche diversificati tra loro.

Come affermato da Enrico Menduni, infatti,

La tv non è stata una protagonista della convergenza

multimediale. Forte di un consolidato rapporto col

pubblico, di altrettanto stretti legami con la classe

politica, in possesso di una tecnologia affidabile e

diffusa in tutte le case, ha guardato con cauta

attenzione i processi di convergenza.

5

 

Una tale constatazione è illuminante per cominciare a comprendere la

complessità di una questione che è soltanto apparentemente semplice.

Parlare di “era della TV digitale” vuol dire infatti segnalare sì la

presenza di una cesura tecnologica e contenutistica rispetto ad un

5

E. Menduni, I media digitali. Tecnologie, linguaggi, usi sociali , Laterza, Roma-Bari,2007, p. 185

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modello televisivo precedente, ma contemporaneamente non vuol dire

che la TV digitale rappresenti un qualcosa di totalmente irriducibile

rispetto a quella analogica. La continuità tra le due “forme” di TV è

infatti innegabile ed è essenziale da tener presente per valutare

correttamente la portata della TV digitale nel contesto comunicativo

contemporaneo.

1.2  – La TV digitale in Italia 

Nella considerazione complessiva dell’impatto avuto dalla TV digitale

nel nostro Paese, un primo dato da tenere in considerazione è che

l’avvento della TV digitale (ed a pagamento) in Italia è avvenuto in

ritardo rispetto agli altri Paesi europei ed agli USA, ed è databile alla

seconda metà degli anni ’90 del secolo scorso. Le motivazioni di tale

rallentamento sono da rintracciare innanzitutto nell’assetto “a due” dei

maggiori broadcaster  italiani (RAI e Mediaset), alfieri della TV

generalista, i quali sono riusciti ad evitare la diffusione di modalità

alternative di trasmissione del segnale televisivo pur presenti da molti

anni all’estero (come, ad esempio, il cavo). Tale approccio aveva alla

base “un modello di business impostato su una forte capacità di

autoproduzione di programmi prevalentemente da studio, caratterizzati

in senso nazionale e linguistico, con sostanziosi intarsi di materiale di

acquisto, prevalentemente di fiction e particolarmente americana”6, il cui

finanziamento avveniva attraverso il canone e i ricavi pubblicitari per ilservizio pubblico, e la sola pubblicità per il segmento commerciale.

Tale modello, e di conseguenza l’assetto che ne aveva favorito

l’affermazione monopolistica, è stato però messo in discussione

dall’avvento – per l’Italia, alla metà degli anni ’90 del secolo scorso – 

6  Il futuro della TV in Italia , ricerca realizzata da ISIMM e Università Roma Tre per

Tiscali Italia, Roma, maggio 2008,

http://www.mediastudies.it/IMG/pdf/Il_futuro_della_Tv_in_Italia_def_.pdf (consultato il18/04/2011)

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delle tecnologie digitali applicate alla TV, le quali hanno radicalmente

mutato lo scenario nel corso di un decennio. Ebbe così inizio la

diffusione di modelli alternativi di offerta televisiva basati su altrettanto

differenti modelli di business rispetto a quelli legati alla consolidata

industria televisiva tradizionale, fino a quel momento proposta dai

broadcaster pubblici o privati.

1.2.1 – Dalle prime forme di pay tv alla TV digitale satellitare 

Nell’ambito della televisione a pagamento, uno dei primi tentativi, in  

Italia, si ebbe con Telepiù , trasmessa via etere in forma criptata (ovvero

visibile solo previo abbonamento). Essa è stata la prima piattaforma

televisiva commerciale a pagamento destinata al mercato televisivo

italiano e, più in generale, ha rappresentato la prima offerta di pay tv  

per il mercato televisivo italiano. Le novità apportate dalla piattaforma,

le cui trasmissioni cominciarono il 20 ottobre del 19907, sono da

ricercare anche nella programmazione proposta agli spettatori, in

quanto essa è stata la prima piattaforma televisiva commerciale ad

offrire partite in diretta del campionato di calcio italiano di Serie A e

Serie B a pagamento.

Nel 1997, con la legge 249, si ebbe poi di fatto la liberalizzazione dei

servizi di comunicazione, ivi compresa la TV via cavo e via satellite8. Da

questo momento cominciò quindi a diffondersi in maniera sempre più

massiccia la televisione digitale, soprattutto con modalità broadcast via

satellite direct to home  (DTH), il cui ruolo prevalente  – nonostante lapresenza di molti canali ricevibili in chiaro – fu quello di porsi come TV a

pagamento, anche in modalità pay-per-view 9 .

7Con il lancio di tre canali televisivi, inizialmente tutti "in chiaro" (non criptati)

8Si veda, al proposito, E. Menduni, I linguaggi della radio e della televisione cit., pp.

53-54

9Questa veniva diffusa in modalità criptata con un Set top box  (STB) proprietario “che

svolge tre funzioni: la decodifica del segnale, la sua conversione in analogico quandoè accoppiato ad un televisore di vecchio tipo, l’interfaccia grafica Electronic Program

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10

Il successo della piattaforma Telepiù (alla quale, nel 1997, si affiancò la

rivale Stream ) non fu però quello sperato, con la ricorrenza di un grave

passivo finanziario che portò, nel 2001, alla vendita della stessa proprio

alla concorrente Stream . L’impossibilità di risollevare le sorti della

piattaforma determinò poi la creazione di una piattaforma unica, che nel

2003 assunse il nome di Sky . La creazione di Sky , ad opera del

magnate dei media Rupert Murdoch, determinò quindi una completa

ristrutturazione dell’offerta televisiva digitale a pagamento, anche grazie

alla forte capacità economica dell’azienda. Non a caso, il successo

conseguito dalla piattaforma digitale satellitare Sky  è facilmente

desumibile dal numero di abbonati, che, al marzo 2011, è di 4 milioni

920 mila10. I principali punti di forza della piattaforma sono rappresentati

senza dubbio dall’elevato numero di canali a disposizione degli utenti,

nonché dalla trasmissione in diretta delle partite del campionato di

calcio italiano di serie A.

1.2.2  – La TV digitale terrestre 

La trasmissione via satellite non è però l’unica modalità attraverso la

quale la TV digitale viene oggi diffusa; dal 2004, infatti, in Italia ha

cominciato a diffondersi un tipo di televisione digitale trasmessa con

modalità broadcast sulle onde terrestri, il cosiddetto digitale terrestre  

(DTT). Si tratta di una tecnologia di diffusione del segnale digitale che

ha luogo moltiplicando (almeno) per sei, grazie alla compressione del

segnale, i canali ricevibili (organizzati in multiplex 11

). In pratica, quindi,

Guide (EPG) con le varie funzioni supportate, fra cui la possibilità di accedere al

Personal Video Recorder (PVR)” (Il futuro della TV in Italia cit., pp. 1-2).

10  http://www.sky.it/corporate/pagine/aziendasky/azienda_sky.shtml  (consultato il

11/05/2011)

11Un Multiplex , o Mux , è un sistema di diffusione digitale del segnale televisivo usato

nel digitale terrestre, ma anche nella tv satellitare e via cavo. All’interno di un Mux

possono essere trasmessi in ogni frequenza televisiva una determinata quantità di datidigitali, nello standard utilizzato in Italia fino a 24 Mb/s, che contengono più canali

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11

la TV digitale terrestre (o via etere) è un sistema di diffusione di segnali

televisivi digitali che avviene attraverso trasmettitori terrestri (come la

“vecchia” tv analogica), ricevibili con le antenne tradizionali esistenti. La

differenza sostanziale tra quest’ultima e la TV digitale satellitare

(almeno per quanto riguarda l’Italia) sta soprattutto nel fatto che la

prima la prima può trasmettere trasmissioni a livello nazionale e

regionale, mentre la seconda può trasmettere anche canali

internazionali in grandi aree europee, grazie alla capacità trasmissiva

dei satelliti geostazionari.

Per favorirne la diffusione, nel 2004 la legge 3 maggio, n. 112 («Legge

Gasparri»), ha stabilito il graduale passaggio dalla TV analogica al

digitale terrestre attraverso lo spegnimento progressivo del segnale

analogico nelle differenti regioni; attualmente ci troviamo in una fase

intermedia del processo, definita di digital switch-over  (DSO), in cui

coesistono sia la televisione analogica che la televisione digitale, in

quanto la fase terminale della transizione, quella in cui avverrà lo

spegnimento della televisione analogica  – definita analog switch-off  

(ASO) – è fissata, come per tutti i Paesi europei, al 12 dicembre 2012.

Le caratteristiche principali della televisione digitale terrestre, rispetto

alla analogica, risiedono soprattutto nella possibilità un offerta piu vasta

e in un certo senso interattiva; non a caso, come ricordato da Enrico

Menduni, il digitale terrestre «è stato presentato come una possibilità di

accedere a servizi interattivi sia di tipo commerciale sia della pubblica

amministrazione, e come opportunità per le televisioni locali»12. In

realtà, il prodotto di maggior successo, anche sul digitale terrestre, è

stato quello relativo alla trasmissione delle dirette del campionato

italiano di calcio e di altri eventi e trasmissioni televisive 13 da parte di

televisivi o radiofonici. Con le attuali tecniche di compressione, nel digitale terrestre in

Italia per ogni vecchia frequenza analogica è possibile trasmettere in un Mux fino a 6

canali televisivi a qualità standard.

12E. Menduni, I linguaggi della televisione e della radio cit., p. 55

13

Come il Campionato mondiale di motociclismo, oppure la trasmissione completa diformat (come Il Grande Fratello ) su canali dedicati.

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12

piattaforme come Mediaset Premium oppure La 7 Cartapiù e Dahlia TV  

(queste ultime ormai non più presenti).

La trasmissione digitale via etere presenta sia vantaggi che svantaggi,

anche se va detto che i primi sono senza dubbio maggiore rispetto ai

secondi. Per quanto riguarda i vantaggi, va segnalato in primo luogo

che il digitale terrestre permette una copertura molto ampia della

popolazione, sulla scia del “vecchio” segnale analogico: questo

consente un raggiungimento capillare delle famiglie, superando in

questo la trasmissione digitale satellitare, rispetto alla quale il digitale

terrestre presenta senza dubbio minori problematiche tecniche ed una

fruizione più immediata. A tali vantaggi tecnici, vanno poi segnalati

anche quelli di carattere più propriamente economico. Il digitale

terrestre rappresenta infatti vantaggi economici per tre categorie di

soggetti interessati: lo Stato, i consumatori ed i fornitori di tecnologie e

contenuti. Il primo attore citato, ossia lo Stato, ha infatti la possibilità di

ottimizzare economicamente una risorsa limitata (rappresentata nello

specifico dallo spettro di trasmissione elettromagnetico) attraverso la

vendita o l’affitto delle frequenze. Il consumatore, da parte sua, per 

usufruire del digitale non deve incorrere in una spesa molto elevata, in

quanto basta – di base – un apparecchio televisivo predisposto ed una

normale antenna. Infine, i fornitori di strumenti ed apparati, nonché i

broadcaster , non possono che beneficiare del nuovo e sempre più

esteso mercato determinato dal passaggio alla nuova tecnologia. Per

quanto riguarda poi gli svantaggi della tecnologia digitale terrestre,

rispetto ad esempio alla satellitare, il maggiore sta forse nel limitato

numero di canali ottenibili. Ciò però non influisce sulla conclusione

secondo la quale il mezzo di trasmissione digitale attualmente più

economico ed in grado di assicurare una penetrazione capillare sul

territorio nazionale (considerata anche la grande spinta statale) è

proprio il digitale terrestre; di qui la scelta di passare integralmente al

nuovo sistema da parte dei Paesi europei, Italia inclusa (come detto).

Ovviamente tale passaggio non può avvenire in maniera immediata né

contemporanea, di qui la necessità di una fase in cui le trasmissioni

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analogiche e digitali siano presenti in simulcast , cioè in contemporanea.

Si tratta di una situazione di transizione che va tenuta in debita

considerazione, poiché essa ha differenti ed importanti ricadute: ad

esempio, ha causato ai broadcaster  un incremento dei costi di

trasmissione ed ha obbligato i produttori di apparecchi televisivi a

rendere questi ultimi compatibili con entrambe le modalità di

trasmissione. E’ innegabile che una tale situazione abbia comportato

anche l’apertura di scenari economici insospettati, favoriti dal lungo

passaggio di consegne tra analogico e digitale terrestre come modalità

standard di trasmissione televisiva nazionale. In questo contesto va

preso quindi in esame anche il ruolo del pubblico, che  – come si vedrà

nel paragrafo successivo  – è interessato da un mutamento di status  

altrettanto marcato.

1.3  – Il pubblico: da spettatore ad utente-agente e consumatore 

Con l’avvento del digitale nella televisione, si compie senza dubbio un

passaggio rivoluzionario: l’abbandono progressivo delle tecnologie sulle

quali si basa il modello televisivo analogico presuppone infatti un

contemporaneo cambiamento di approccio al mezzo televisivo stesso,

sia in termini di programmazione da parte delle emittenti che in

riferimento alle modalità di utilizzo della TV stessa da parte delle

persone. Come sottolineato in una recente ricerca14, è possibile

affermare infatti che:

… l’alto profilo socio culturale raggiunto spinge lo

spettatore a ricercare contenuti più pregiati e

rispondenti ai propri desideri, alle proprie necessità e

preferenze, una ricerca che porta ad un aumento

14 Il futuro della TV in Italia cit.

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14

generalizzato dei media fruiti per soddisfare tali bisogni

intellettuali e di intrattenimento.15 

Considerato ciò, la stessa definizione di (tele)spettatore  sembra

diventare a mio avviso obsoleta, se applicata al nuovo modello

televisivo. Il termine infatti si rifà ad una concezione passiva ed

immobile strettamente connessa al modello analogico di televisione;

con la TV digitale, invece, il pubblico diviene sempre più partecipe dei

contenuti, non limitandosi ad osservarli ma, spesso, divenendo egli

stesso il creatore di molti di questi (come si vedrà meglio in seguito, per

quanto riguarda i canali interattivi del digitale terrestre):

In particolare, il continuo relazionarsi con Internet e la

sua vastità di contenuti ha favorito lo sviluppo e il

miglioramento dei processi decisionali e di selezione

dell’utente, che oramai trova nel modello pull  (scelta

attiva) una modalità di fruizione televisiva molto più

vicina al proprio vissuto quotidiano. L’ascolto televisivo

tradizionale, basato su dinamiche push  (ricezione

passiva) non viene sostituito ma affiancato: se da un

lato infatti ci sarà sempre più spazio per esperienze di

visione individuali, attive e personalizzabili, queste non

potranno sostituire la fruizione rilassata, l’effetto piazza

e l’agenda setting quotidiana che contraddistinguono la

televisione di sempre.16 

L’informatizzazione della televisione comporta quindi una parallelaevoluzione del concetto stesso di pubblico, e ciò a sua volta costringe le

case di produzione televisive ad attuare strategie differenti rispetto a

quelle adottate nel passato per venire incontro a tale cambiamento. Il

passaggio dalla TV analogica a quella digitale implica quindi il

passaggio da un pubblico di spettatori a quello che, a mio avviso,

15

 Ivi , p. 2416

 Ibidem  

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potrebbe essere definito di utenti-agenti . Ho scelto di utilizzare questa

definizione perché è quella che sembra permettere di cogliere meglio

l’azione che il nuovo modello televisivo concede al pubblico: con essa

voglio quindi sottolineare la possibilità (che il pubblico attuale ha) di

interagire con la TV attraverso interfacce apposite, in una maniera

diversa rispetto al passato. Il telecomando, da questo punto di vista,

viene a perdere la sua funzione esclusiva di strumento adoperato per

“cambiare canale”, assumendo invece la funzione di strumento

attraverso il quale, in ambito digitale, la televisione può essere (seppur

nell’ambito delle possibilità concesse dal broadcaster) creata    – 

scegliendo i contenuti in base alle proprie esigenze, partecipando da

casa a ciò che viene trasmesso sullo schermo e così via.

Altro particolare da tenere in debito conto riguarda anche le modalità di

accesso alla fruizione della TV rispetto al passato. Il passaggio al

digitale implica, infatti, oltre alla possibilità suddetta di poter interagire in

maniera diretta con i contenuti trasmessi sullo schermo, la sostanziale

non-gratuità di molti di tali contenuti.

Si tratta di un passaggio estremamente importante nell’ambito della

valutazione del nuovo ruolo assunto dalla TV con il passaggio al

digitale: assimilare quest’ultima alla sfera dei servizi vuol dire infatti

segnare un cambiamento nella natura del rapporto tra individuo e TV

che è prima di tutto concettuale, costringendo quindi a ripensare dalle

radici il modo stesso di intendere la televisione.

In questo senso, la mutazione da segnalare non riguarda soltanto la

trasformazione da telespettatore ad utente, ma anche quella che

caratterizza l’utente stesso come consumatore . La possibilità di

modellare sulle proprie esigenze ed aspettative la fruizione della TV

passa infatti attraverso il pagamento dei servizi offerti dalle emittenti; il

“vecchio” telespettatore diventa per queste ragioni un utente-agente ma

anche un consumatore , un fatto che ha ricadute importanti anche sulla

valutazione della posizione giuridica che quest’ultimo si trova a

ricoprire, in quanto “Spostando … il fuoco giuridico dalla posizione di

telespettatore a quella di consumatore, l’utente di audiovisivi potrà

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invocare dei rimedi di cui prima non poteva godere”17. Il destinatario

della comunicazione televisiva diventa quindi parte attiva nelle strategie

commerciali legate alla formulazione dell’offerta da parte delle emittenti,

un cliente da conquistare e soddisfare attraverso proposte tematiche

che ne favoriscono la fidelizzazione18.

Da quanto detto appare chiaro che il mutamento determinato

dall’ingresso della TV digitale sullo scenario telecomunicativo è, anche

per quel che riguarda il conseguente “cambiamento” degli spettatori,

senza dubbio epocale. Andando più nello specifico, è interessante

notare che, in base all’analisi audiometrica – in grado di delineare un

quadro del pubblico televisivo italiano attraverso indicatori

sociodemografici  – «l’Italia della televisione digitale a pagamento è

stanca della tv generalista ed è disposta a pagare per contenuti di

qualità»19. Di qui una ricerca sempre più incessante di contenuti pregiati

e rispondenti ai propri desideri, elemento che determina una

contemporanea ricerca, da parte dei broadcaster , di proposte tali da

soddisfare le aspettative di una clientela sempre più esigenze e

consapevole.

1.4  – Tra push e pull: un affiancamento dei modelli di fruizione della TV 

I cambiamenti introdotti dalla sempre più larga diffusione della TV

digitale – dalla tecnologia al pubblico, come visto sinora  – hanno a che

fare fondamentalmente con la comparsa di un nuovo modello difruizione del sistema televisivo. Alla base di quest’ultimo sembra infatti

esserci un vero e proprio mutamento di filosofia, che caratterizza la

17 Ibidem  

18  Non a caso, è stato notato che “La figura del couch potato , concepito come un

soggetto passivo che si abbandona sul divano davanti alla tv, la cui attività è limitata

allo zapping frenetico durante le pause pubblicitarie, lascia il posto ai  juggler ed alle

loyal communities ” (Il  futuro della TV in Italia cit., pp. 28-29).19

 Ivi , p. 24

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“nuova” televisione digitale rispetto alla “vecchia” (tecnologicamente e

contenutisticamente) TV di stampo analogico. I nuovi contenuti

introdotti dalla TV digitale sulla scorta delle nuove possibilità

tecnologiche hanno infatti determinato un nuovo modo di intendere la

televisione da parte degli utenti, i quali sono stati influenzati in questo

dalle nuove esperienze determinate da una introduzione sempre più

massiccia del Web all’interno della quotidianità. Ciò di cui si sta

parlando riguarda essenzialmente un cambiamento di approccio, una

transizione possibile da un modello definibile di tipo push verso uno di

tipo pull :

La televisione generalista è sostanzialmente una

tecnologia di flusso push , che spinge verso uno

spettatore distratto o riluttante i suoi contenuti in aspra

competizione con altre offerte. La televisione a

pagamento è piuttosto una tecnologia di tipo pull , che

rende disponibili elenchi di contenuti, da cui lo

spettatore preleva (letteralmente: tira verso di sé) solo

ciò che è di suo gradimento.20 

Quanto notato da Enrico Menduni nel brano sopra riportato, a proposito

della differenza tra TV generalista e TV a pagamento, sembra

racchiudere l’essenza del cambiamento di cui si sta discutendo in

questo paragrafo. Notare la comparsa di una tecnologia di tipo pull , che

va ad affiancare quella di tipo push , non vuol dire, infatti, prendere

semplicemente atto di una semplice sostituzione di un sistema di

trasmissione in favore di un altro. Al contrario, la differenza da rilevare

ha a che fare fondamentalmente con un approccio diametralmente

opposto rispetto a quello utilizzato fino a poco tempo fa: il concetto di

prelevare  (pull , appunto) implica una possibilità di scelta molto più

ampia rispetto a quella offerta dalla TV analogica, la quale si limitava ad

offrire un palinsesto fisso e non modificabile dallo spettatore. Con la TV

digitale la partita si gioca invece sul paino della scelta: non solo quella

20E. Menduni, I media digitali cit., p. 190

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tra i diversi canali, ma anche tra i contenuti offerti all’interno dei canali

stessi, i quali spesso – si pensi alla pay-per-view oppure anche alla net 

tv   – sono modificabili dall’utente in base ai desideri del momento. Un

tale mutamento ha importanti conseguenze, se è vero che:

Poiché lo spettatore sceglie un contenuto determinato,

non c’è flusso, non c’è necessità di inglobare ogni

spettacolo dentro un contenitore, né di dover

raggiungere la maggioranza degli spettatori. E non c’è

neanche il bisogno di essere graditi sempre. La

televisione tematica non deve offrire un’alluvione di

contenuti, ma una scelta dotata di una sua coerenza.21

 

Sembra essere proprio questa l’essenza della “nuova televisione”, ciò

che la caratterizza e distingue rispetto alla “vecchia”. Va notato,

comunque, che entrambi i modelli non sono si escludono a vicenda,

anzi; attualmente ciò che si nota è piuttosto la compresenza del

modello push  con quello pull , coabitazione necessaria in quanto

l’ascolto televisivo tradizionale resta comunque una modalità difruizione della TV diffusissima. Ciò perché, come detto in precedenza,

«se da un lato infatti ci sarà sempre più spazio per esperienze di

visione individuali, attive e personalizzabili, queste non potranno

sostituire la fruizione rilassata, l’effetto piazza e l’agenda setting

quotidiana che contraddistinguono la televisione di sempre»22. Da una

parte, quindi, la scelta e la personalizzazione (con relativo pericolo di

frammentazione e incapacità di restituire un quadro complessivo degli

eventi); dall’altra, invece, il regime di un palinsesto più rigido ma in

grado di restituire «il senso di ciò che accade nel mondo, e aiuta a

comprendere come ci si deve comportare socialmente»23. In entrambi i

casi, ciò di cui bisogna prendere atto è la crescente richiesta di modelli

alternativi in grado di restituire una nuova esperienza televisiva, da

21 Ibidem  

22

 Il futuro della TV in Italia cit., p. 2423

E. Menduni, I media digitali cit., p. 190

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19

affiancare ai “vecchi” allo scopo di rendere sempre più completa la

fruizione di un media che non sembra passare mai di moda.

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20

Capitolo II

2.1 – La televisione digitale multicanale 

Nel primo capitolo abbiamo potuto notare come la comparsa e la

progressiva affermazione della TV digitale, soprattutto nella sua

declinazione di digitale terrestre, abbia rappresentato un evento

rivoluzionario in merito alle possibilità ed alle prospettive della

televisione in generale. Dopo circa mezzo secolo di predominio della

televisione analogica, infatti, l’affermazione della TV digitale ha fatto si

che, nel volgere di alcuni anni, la maggioranza delle famiglie italiane

abbia transitato verso una piattaforma televisiva digitale, anche in

relazione alla prossima cessazione del segnale analogico in Europa

(che, ricordiamo, avverrà nel 2012).

Una delle caratteristiche decisive, tra quelle che hanno permesso un

tale successo della TV digitale, è senza dubbio la presenza di un

numero di canali senza dubbio maggiore rispetto a quelli presenti nella

TV analogica.

Come accennato nel primo capitolo, infatti, il digitale permette la

presenze, sulle medesime frequenze, di un numero di canali maggiore

rispetto a quelli possibili con la tv analogica (1 contro almeno 6). Di

conseguenza, i broadcaster  digitali hanno avuto sin da subito la

possibilità di allestire un bouquet di canali tale da soddisfare la maggior

parte delle richieste del pubblico: canali dedicati ai documentari, agli

sport in generale (ed al calcio in particolare), ai film ed ai telefilm

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21

(spesso con una suddivisione interna in base al genere), ai bambini e

così via.

L’offerta televisiva digitale comprende quindi una quantità di contenuti,

sia gratuiti che a pagamento, molto più alta che in passato. Questi ultimi

rappresentano ovviamente il punto di forza dei differenti broadcaster  

digitali, i quali per superare la concorrenza si trovano quindi costretti ad

ampliare di continuo i contenuti della loro offerta, stipulando accordi con

i detentori dei diritti sia nazionali che internazionali. La possibilità di

stipulare accordi con più parti permette, di frequente, che gli stessi

canali si trovino su più piattaforme; ciò comporta una importante

conseguenza, notata da Enrico Menduni, per il quale:

Ciò segna una differenza abissale dalla TV generalista;

mentre per definizione un programma di Rai Uno non

poteva andare contemporaneamente su Canale 5, sul

digitale satellitare (Sky) troviamo buona parte dei

canali che sono sul digitale terrestre, oltre

naturalmente a Rai Uno e Canale 5.24 

SI nota bene che “offrire interi canali è cosa molto diversa dall’offrire

contenuti (come film o serie TV) da collocare in palinsesto”25, e tale

caratteristica contraddistingue nettamente la TV digitale rispetto alla

precedente, divenendone senza dubbio un elemento caratterizzante di

fondamentale rilevanza. La presenza dei medesimi canali su più

piattaforme, che sono tra l’altro concorrenti, fa cadere un presupposto

sul quale la TV analogica aveva fondato la lotta stessa alla

concorrenza: quello della totale unicità della proposta, per la quale un

canale (trovandosi all’interno di un altrettanto unico bouquet) poteva

caratterizzare per buona parte l’offerta stessa rispetto alle altre. 

Con il digitale il discorso cambia. La presenza degli stessi canali su

piattaforme concorrenti costringe infatti i broadcaster ad elaborare una

proposta tale da invogliare gli utenti ad aderirvi, scegliendola rispetto

24

E. Menduni, I linguaggi della radio e della televisione cit., p. 190-19125

 Ivi , p. 191

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22

alle altre. Le variabili che entrano in gioco sono quindi molteplici, e non

si basano più soltanto sull’offerta televisiva tout court : tra queste, vanno

segnalate ad esempio il prezzo complessivo dell’offerta (spesso

proposta con formule di risparmio che prevedono consistenti sconti per i

nuovi abbonati o la possibilità di usufruire di servizi aggiuntivi al

medesimo prezzo, per un periodo di tempo più o meno limitato),

l’interconnessione con altri servizi di comunicazione (come telefonia ed

Internet, proposta ad esempio da Fastweb, gestore che ha sempre fatto

dell’interconnessione tra video, telefono ed Internet un punto di forza

della propria offerta26), la qualità complessiva dell’offerta (dall’affidabilità

del segnale di trasmissione alla possibilità di ricevere canali in alta

definizione), e così via.

2.2  – Due esempi di piattaforme digitali multicanale: Sky e Mediaset 

Premium 

Da quanto detto finora, appare chiaro che l’offerta proposta da una

piattaforma televisiva digitale, affinché risulti vincente rispetto alle

concorrenti, non può prescindere da una caratterizzazione della stessa

tale da renderla immediatamente riconoscibile tra le altre: essa, in altre

parole, deve rappresentarsi come un unicum  dotato di un appeal in

grado di attrarre quanti più utenti possibile. In questo senso vanno lette

ad esempio le strategie di marketing e brand promotion dispiegate dalle

differenti aziende, tese a caratterizzare in maniera univoca lepiattaforme attraverso l’evocazione di filosofie di cui le aziende stesse si

fanno portavoce27. Accanto a ciò si pone poi la strutturazione del

26www.fastweb.it

27  Si pensi ad esempio allo slogan “Liberi di …”, coniato da Sky per  identificare la

propria offerta partendo dalla filosofia che l’azienda vuole comunicare ai potenziali

utenti, lasciando questi ultimi “liberi” di interpretare soggettivamente le ampie

possibilità che l’azienda suggerisce essere proprie della propria offer ta.Analogamente, Mediaset Premium ha elaborato una campagna pubblicitaria che si è

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bouquet di canali, i quali (per identificare come unica l’offerta proposta)

non possono prescindere dalla presenza di canali proprietari, con un

proprio logo, ai quali si può accedere soltanto acquistando l’offerta in

questione. Sky, ad esempio, propone un’off erta che si caratterizza

principalmente in base al numero di canali con marchio proprietario,

dedicati a differenti target di mercato: dallo sport (con i canali Sky Sport

e Calcio, tra gli altri), al cinema (canali Sky Cinema, Classics, Hits, Max,

etc.), all’intrattenimento (ad esempio Sky Uno), alle notizie ed

all’informazione (i canali Sky Tg24, oppure Sky Meteo24). Nello stesso

modo, l’offerta viene completata attraverso una proposta pay-per-view  

denominata Sky Primafila. Si tratta di un bouquet di programmi

acquistabili singolarmente 24 ore su 24, che comprende sia anteprime

cinematografiche (anche solo per adulti) che altri eventi sportivi e di

intrattenimento, ai quali si può accedere attraverso un tasto apposito

del telecomando della piattaforma (identificato non a caso con il nome

di “Tasto Primafila”)28.

Si nota bene come l’organizzazione della piattaforma televisiva digitale

di Sky sia elaborata in base a gruppi dotati di una coerenza interna

(Cinema, Sport, Intrattenimento e così via), la quale permette all’utente

di identificare immediatamente il bouquet di programmi che lo

interessano e facilitando, per questo, la fruizione dei canali. In effetti,

l’organizzazione in gruppi coerenti si pone come una necessità

all’interno delle piattaforme digitali, non solo di Sky, e ciò per diverse

ragioni. In primo luogo, l’offerta stessa si presenta in forma modulare e

personalizzabile, in quanto non è necessario acquistare l’intera offerta

basata per un periodo sullo slogan “ Incredibile, ma Premium !”, ideata allo scopo di

caratterizzare la propria offerta in base alla novità della proposta commerciale che

propone, identificandola quindi con un panorama di senso che pone alla base dello

stesso la sorpresa, la freschezza e la meraviglia che i contenuti proposti dovrebbero

suscitare.

28Sky Primafila è fornita esclusivamente a chi sottoscrive un abbonamento ai

pacchetti di canali televisivi Sky ed è disponibile sia via satellite, attraverso la flotta di

satelliti Hot Bird, che via cavo (in tecnologia IPTV) sulla rete ADSL di Telecom Italia esulla rete ADSL o in fibra ottica di Fastweb.

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24

ma anche soltanto parte di essa: ad esempio, per Sky, si può

sottoscrivere un abbonamento scegliendo la propria personale

configurazione. Si potrà quindi avere una piattaforma che comprende

soltanto canali News, Musica o Serie Tv, oppure integrare gli stessi con

canali Cinema o Calcio, o ancora scegliere tutti quelli disponibili nel

bouquet e così via.

Tale configurazione modulare è un tratto caratterizzante di tutte le

piattaforme digitali (satellitari o terrestri) presenti ad oggi in Italia. Essa

riveste una funzione che identifica in modo assolutamente unico la TV

digitale rispetto a quella analogica, in quanto la modularità stessa è

possibile esclusivamente perché la strutturazione delle frequenze

digitali lo consente. Oltre a ciò, è importante sottolineare questa

caratteristica perché da essa dipendono spesso le sorti (in termini di

vendite) delle piattaforme: i prezzi delle differenti offerte, infatti, non

sono univoci, ma variano ovviamente in base alle differenti

configurazioni che gli utenti scelgono per la costruzione della “propria”

piattaforma. Come si nota, è questo un altro tratto caratterizzante

l’esperienza televisiva digitale, ovvero l’azione  dell’utente, non più

“fruitore passivo” (se mai lo è stato) ma elemento che agisce già a

monte della proposta, strutturando la stessa in base ai propri interessi

ed alle proprie finalità. Non a caso, ancora Enrico Menduni ha notato

che:

L’arrivo della TV digitale, e in particolare del digitale

terrestre, è stato fortemente collegato ad una

previsione di interattività, con un canale di ritornoassicurato dalla linea telefonica a cui è collegato il STB

(«interattività differita»). … A distanza di qualche anno,

constatiamo che si è sviluppata largamente l’abitudine

di comprare programmi in pay-per-view con il

telecomando: premo un tasto del telecomando quando

una scritta sullo schermo me lo chiede e il STB, via

cavo telefonico, contatta l’emittente che, a sua volta,

comunica al STB il logaritmo necessario alla decodifica

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25

di quel determinato contenuto, ma tutte le altre forme

di interattività.29 

In effetti, quanto descritto da Menduni è ciò che accade con le

piattaforme televisive digitali terrestri. Non diversamente da quelle

satellitari (quale è Sky), esse infatti permettono di interagire con i

contenuti in maniera più ampia che con la TV analogica. Tra le

piattaforme digitali terrestri, quella che senza dubbio ricopre

attualmente il ruolo di leader del settore, in Italia, è Mediaset

Premium30. La struttura di Premium (come chiameremo da ora in avanti

il broadcaster  per comodità) ricalca in buona parte quella già vista a

proposito di Sky: struttura modulare dell’offerta, condivisione di alcuni

canali, trasmissione di canali proprietari con un proprio marchio. Ciò

che differenzia le due offerte, in primo luogo, è la tecnologia di

trasmissione, che è, comunque, in entrambi i casi digitale: nel caso di

Sky, infatti, essa è satellitare, mentre per Premium è terrestre. Di

conseguenza, anche l’offerta di differenzia in modo sostanziale a livello

di proposta: Premium propone un bouquet di canali senza dubbio

numericamente inferiore rispetto a quello trasmesso da Sky, ma nello

stesso tempo può contare su di un prezzo di vendita complessivo più

basso e su una richiesta di allestimento tecnico meno impegnativa 31.

Per quel che riguarda l’offerta nel dettaglio, Premium trasmette sia

canali generalisti (buona parte dei quali condivisi con Sky) che

proprietari; questi ultimi riguardano sostanzialmente il Cinema (con

alcuni canali dedicati a marchio Premium), lo Sport (soprattutto il calcio,

di cui condivide con Sky i diritti di trasmissione in diretta) e le serie

televisive (con i canali Joy, Mya Steel). Analogamente a Sky, inoltre,

anche Premium prevede un servizio di pay-per-view  e funziona in

29E. Menduni, I linguaggi della televisione e della radio cit., p. 192

30Anche perché tentativi di creare piattaforme analoghe, come ad esempio Dahlia o

La7 Cartapiù , sono andati presto falliti (si veda, al proposito, il Capitolo I, pp. …). 

31  Per accedere all’offerta di Premium basta infatti un decoder compatibile (o, per i

televisori con decoder integrato, una CAM in cui alloggiare la scheda del gestore),mentre per accedere a Sky è necessario impiantare (ovviamente) una parabola.

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26

abbonamento, il cui costo è legato alla scelta dei contenuti attivati  – ad

esempio Gallery (che include film e serie TV) + Calcio, solo Gallery e

così via. Completano l’offerta servizi aggiuntivi come, ad esempio,

Premium on Demand (che consente, attraverso un decoder abilitato, di

accedere ad una libreria di film sempre disponibili senza costi

aggiuntivi32) o la recentissima Premium NetTv, ossia l’accesso (sempre

tramite decoder abilitato) ad una library di contenuti (film, eventi, serie

tv etc.) sempre disponibili e  – a differenza del servizio On Demand  – 

trasmessi in streaming all’utente attraverso una conness ione ADSL (di

quest’ultimo si parlerà più estesamente nel paragrafo successivo). 

Un sommario confronto tra i due principali broadcaster  attualmente

presenti sulla scena digitale televisiva in Italia permette, da quanto

visto, di rintracciare alcuni tratti in comune, non solo tra le offerte ma

anche nella strutturazione delle stesse. Abbiamo infatti notato che sia

Sky, sia Premium, nonostante il diverso canale di trasmissione

(satellitare e terrestre) propongono piattaforma a struttura modulare,

ovvero “componibile” dal singolo utente a seconda delle personali

preferenze. In secondo luogo, entrambi i gestori coniugano la presenza

di canali condivisi con quella di canali proprietari, identificati da uno

specifico marchio ed accessibili solo tramite l’adesione alla singola

offerta, in modo da caratterizzare specificamente la stessa. Infine, sia

Sky che Premium si strutturano in base ad un principio comune: quello

della personalizzazione. Ciò significa che, ad esempio, accanto alla

programmazione prevista dai rispettivi palinsesti, che è comune e

vincolata ad orari e giorni, essi prevedono la possibilità di accedere,

quando (e, come nel caso di Premium NetTV, dove) si vuole, ad un

catalogo di contenuti richiamabili a schermo. Che si chiami MySky o

Premium on Demand, ciò che non muta è la filosofia alla base della

proposta, che sembra indicare anche una strada che verosimilmente

sarà sempre più battuta in futuro: quella della televisione “flessibile”, per 

32

Un corrispondente di tale servizio è presente anche su Sky , ed è denominatoMySky .

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27

così dire, ossia non vincolata ad un palinsesto unico ma liberamente

modulabile e fruibile – in parole povere, sul modello del Web.

2.3  –  Verso l’interconnessione comunicativa: l’esempio di Premium

NetTV 

Nel paragrafo precedente è stato fatto un rapido cenno al servizio

Premium NetTV, ovvero un servizio “on demand” in streaming

contenuto nell’offerta Mediaset Premium. 

Premium NetTV è, in effetti, molto interessante da analizzare ai fini

della riflessione che qui si propone, in quanto sembra rappresentare

bene la convergenza tra tecnologie di comunicazione alla quale si sta

assistendo ed a cui si è fatto più volte cenno. Una caratteristica di

Premium NetTV, infatti, è quella di poter essere accessibile, per gli

abbonati Premium, non soltanto dalla televisione, ma anche da un PC.

Ciò perché il servizio, come detto, è trasmesso in streaming, ovvero

attraverso un flusso di dati audio-video trasmesso attraverso la rete. In

questo modo, la visione non è più collegata esclusivamente

all’apparecchio televisivo, ma consente di essere fruita su di un

qualsiasi PC anche in mobilità (ad esempio attraverso un portatile). In

quest’ultimo caso, basta infatti accedere al sito dedicato di Premium

NetTV e, inserendo username e password (che identificano l’utente

come in possesso di un regolare abbonamento Premium), scegliere il

programma da vedere all’interno del catalogo interno. Quest’ultimocontiene differenti categorie (a loro volta organizzate in sottocategorie),

la maggior parte delle quali fruibili gratuitamente: si va dal Cinema alle

Serie TV, dalle Fiction ai Programmi TV (che replicano quelle presenti

nel palinsesto del gruppo Mediaset), dal Calcio ai Documentari.

Accanto a questi, i quali  – come detto – sono accessibili gratuitamente,

vi sono poi alcuni programmi il cui accesso è in pay-per-view: un

esempio è il canale Cinema Première, i cui contenuti sono accessibiliprevio pagamento di una somma che verrà poi addebitata nella fattura

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dell’abbonamento. Completano l’offerta alcuni canali compresi nella

categoria Canali Extra (tra gli altri, Cinema Star, Cinema Italia, Premium

Serie o Mediaset Kids), ovvero canali proprietari trasmessi

esclusivamente su Premium NetTV.

Nonostante le limitazioni attualmente presenti nel servizio (come il

monte massimo di 60 ore fruibile mensilmente dal singolo abbonato,

oppure la necessità di avere una connessione a banda larga piuttosto

performante, considerate le esigenze dello streaming), è fuori di dubbio

che la direzione che esso indica è sempre più diretta verso

l’interconnessione tra televisione ed altri mezzi di comunicazione,

soprattutto informatici. Ciò appare chiaro soprattutto se si pensa al fatto

che sempre più spesso broadcaster  televisivi e fornitori di servizi

internet (ma anche di telefonia) creano alleanze commerciali che

mirano a fornire un servizio integrato. Restando sull’esempio Premium,

ad esempio, è recente l’alleanza con il gestore di telefonia Vodafone,

che assicura sconti per chi è utente di entrambi i servizi, oppure anche

la partnership tra Sky e Fastweb, un gestore di servizi telefonici e

internet che prevede la possibilità che il segnale Sky sia trasmesso

attraverso la propria rete (eliminando così la necessità di installare una

parabola).

Le ricadute di un simile modo di intendere la televisione  – che si

trasforma quindi da semplice schermo adibito alla visione di programmi

ad apparecchio multifunzione, sempre più simile ad un personal

computer – sono quindi facilmente intuibili, e vanno da una ridefinizione

degli standard di programmazione e di contenuti ad un sempre più

marcato investimento nella tecnologia costruttiva dei televisori.

Coniugare all’interno di un medesimo apparecchio (che, per inciso, è

ormai riduttivo definire semplicemente “televisore”) diverse tecnologie

comunicative (TV, Internet, ma anche radio, ad esempio) vuol dire, per

l’utente, avere a disposizione praticamente tutte le possibilità di

comunicazione attualmente disponibili. Sono sempre più diffusi

apparecchi televisivi che contemplano la presenza non solo dell’alta

definizione, ormai divenuta uno standard, ma anche dispositivi wi-fi e

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schede di rete, sistemi di altoparlanti integrati sempre più evoluti,

webcam e dischi fissi, decoder digitali integrati, possibilità di usufruire

della tecnologia 3D tramite apposite periferiche (come gli “occhialini”)

per i sempre più numerosi programmi che la supportano, e così via.

Nello stesso modo, una tale mole di risorse comunicative necessita

dello sviluppo di contenuti tali da poter sfruttare le stesse in tutte le

potenzialità che esse presentano. In caso contrario, si potrebbe andare

incontro a fallimenti già sperimentati in passato. L’integrazione di

Internet e televisione, di cui si sta parlando in questo paragrafo, non è

ad esempio una novità assoluta; già il gestore Fastweb, per citare il

caso forse più conosciuto, diversi anni fa aveva proposto un modello di

televisione che si basava sulla possibilità di usufruire di contenuti

online, il quale però non ebbe all’epoca il successo sperato33. Le

principali motivazioni per le quali l’esperimento di Fastweb non riscontrò

un’immediata affermazione (si parla del 2001) sono legate

principalmente sia alla scomodità di interazione tra utente e televisione

(bisognava utilizzare una tastiera semplificata ad infrarossi), sia al

vincolo che legava la fruizioni al solo televisore (non si poteva accedere

agli stessi tramite PC), che, soprattutto, alla scarsità dei contenuti

accessibili.

Oggi, a distanza di dieci anni, la situazione sembra però essere

drasticamente mutata, grazie soprattutto all’avanzamento delle

tecnologie ed alla maggior attenzione ai contenuti da parte dei

broadcaster . Per restare sull’esempio del paragrafo, infatti, Premium

NetTV propone una modalità di interazione con l’utente molto più

semplificata, in quanto è possibile utilizzare il solo telecomando per

accedere all’offerta dei contenuti, i quali sono inoltre fruibili non solo

attraverso il televisore, ma anche tramite dispositivi informatici. I

contenuti, poi, sono sia qualitativamente che quantitativamente

33  La cosiddetta “TV di Fastweb” è stata lanciata nel marzo 2001 per la clientela

collegata in fibra ottica e resa disponibile anche su linea ADSL all'inizio del 2003. Essa

prevedeva il collegamento di un decoder proprietario (chiamato Videostation ) chetrasmetteva contenuti in streaming da Internet al televisore.

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superiori rispetto a quelli offerti in passato, favoriti in ciò anche da

migliori infrastrutture di rete che ne permettono la diffusione, nonché da

una maggiore possibilità di adeguare gli stessi ai gusti del singolo

utente. Ed è proprio sul versante dei contenuti (e sulla loro accessibilità)

che si giocherà, a mio avviso, buona parte del successo della “nuova”

televisione, che sembra muoversi verso una connessione sempre più

decisa con le nuove tecnologie informatiche.

2.4  – I contenuti della televisione digitale multicanale: oltre il palinsesto 

I canali televisivi proposti sulle piattaforme digitali, come detto, sono sia

gratuiti che a pagamento. Ovviamente i contenuti cambiano a seconda

della gratuità o meno della proposta, elemento che, in linea generale,

sembra permettere di operare una distinzione tra le proposte presenti

sulle piattaforme digitali attuali e quelle proprie della TV analogica

tradizionale.

Alla base sembra esserci, ancora, il differente approccio che l’utente ha

nei confronti del mezzo televisivo, soprattutto se notiamo che:

… il continuo relazionarsi con Internet e la sua vastità

di contenuti ha favorito lo sviluppo e il miglioramento

dei processi decisionali e di selezione dell’utente, che

oramai trova nel modello pull  (scelta attiva) una

modalità di fruizione televisiva molto più vicina al

proprio vissuto quotidiano. L’ascolto televisivo

tradizionale, basato su dinamiche push  (ricezione

passiva) non viene sostituito ma affiancato: se da un

lato infatti ci sarà sempre più spazio per esperienze di

visione individuali, attive e personalizzabili, queste non

potranno sostituire la fruizione rilassata, l’effetto piazza

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31

e l’agenda setting quotidiana che contraddistinguono la

televisione di sempre.34 

L’elaborazione dei contenuti proposte dalle piattaforme digitali

multicanale sembra muoversi proprio tra il modello push  e pull  sopra

citato. Da una parte, infatti, vi è quella che Enrico Menduni, a proposito

della televisione generalista, ha definito come “tecnologia di flusso

push , che spinge verso uno spettatore distratto o riluttante i suoi

contenuti in aspra competizione con altre offerte”35. Dall’altra, vi è

invece la “tecnologia pull, che rende disponibili elenchi di contenuti, da

cui lo spettatore preleva (letteralmente: tira verso di sé) solo ciò che è di

suo gradimento”36. I contenuti televisivi vengono quindi elaborati

tenendo conto di entrambe queste dimensioni, compresenti all’interno

della medesima esperienza di fruizione televisiva. Sarebbe infatti

sbagliato definire la TV generalista e quella digitale come mondi

differenti, all’interno dei quali vengono comunicati contenuti altrettanto

diversi, così come sarebbe ugualmente errato considerare la TV

generalista come il “vecchio”, destinato a scomparire in favore del

“nuovo” rappresentato dal digitale. In realtà, come affermato ancora da

Menduni, «Il ruolo sociale e pubblico della TV per tutti permane. Quello

che sta per scomparire è la trasmissione in analogico, non la TV

generalista»37. L’analisi dei contenuti proposti dalla TV digitale

multicanale non può quindi prescindere da questo presupposto, anche

se è innegabile una modificazione dei contenuti offerti oggi rispetto a

quelli proposti nel passato  – non solo per quanto riguarda la loro

strutturazione, ma anche le modalità in cui essi vengono diffusi.

34 Il futuro della TV in Italia cit., p. 24

35E. Menduni, I media digitali. Tecnologie, linguaggi, usi sociali , Laterza, Bari-Roma,

2007, p. 190

36 Ibidem  

37E. Menduni, Servizio pubblico, web e nuovi media , Intervento, Roma, 10 marzo

2009,

http://www.mediastudies.it/IMG/pdf/Servizio_pubblico_e_nuovi_media.pdf  (consultatoil 30/05/2011)

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32

Andando più nello specifico, si deve sottolineare l ’importanza dello

studio del palinsesto per la comprensione delle strategie di

programmazione e delle logiche di evoluzione dei generi, dei

programmi ma anche del mezzo televisivo stesso.

Il palinsesto è senza dubbio uno strumento dalle finalità ampie e

complesse, che riveste per la televisione un’importanza assolutamente

strategica. Il palinsesto non è una semplice lista o un indice che si limita

a elencare l’insieme dei programmi del giorno; si tratta, invece, di un

vero e proprio schema regolatore e organizzatore della

programmazione a più livelli, che va dall’offerta giornaliera a quella

annuale.

Il palinsesto è concepito a partire da quelle che l’emittente immagina

siano le aspettative e le abitudini del pubblico coerentemente con la

linea editoriale della rete. In una certa misura, la costruzione del

palinsesto si basa quindi su un modello di giornata-tipo del pubblico di

riferimento. Per ogni fascia oraria si cerca di capire quali sono le

abitudini di vita del pubblico, e ciò costituisce un punto di riferimento

importante per il programmatore.

L’attività di costruzione del palinsesto consiste, in generale, nel disporre

in una determinata successione un insieme di programmi, organizzati in

una griglia temporale e secondo un determinato schema. Il palinsesto e

la sua costruzione, che è nata insieme alla televisione, è diventata

davvero strategica e cruciale nei sistemi a più canali dei quali si sta qui

parlando. Storicamente, si possono individuare  – con buona

approssimazione – tre tipologie principali di palinsesto, che si rifanno ad

altrettanti modelli televisivi: il modello generalista, quello specializzato ,

infine, quello personalizzato.

Per quanto riguarda il primo, del quale abbiamo più volte parlato nel

corso del presente lavoro, va detto che esso rappresenta il primo

modello “storico” di palinsesto, ed è caratterizzato da un insieme molto

vario e ampio di generi e di tipologie di programmi, creati e diffusi allo

scopo di soddisfare il pubblico nella sua totalità ed eterogeneità.

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33

Il palinsesto specializzato è invece un modello che si è sviluppato

successivamente a quello generalista ed ha a che fare con la

focalizzazione su di una determinata tipologia di programmi (modello

tematico). Gli elementi più innovativi del modello di palinsesto

specializzato sono rappresentati dal ruolo di forza assunto dallo

spettatore nel rapporto con l’emittente –  alla quale “impone” i propri

gusti nella stesura del palinsesto - e la possibilità per quest’ultimo di

organizzare, in una certa misura, la visione dei contenuti, sulla base di

un’offerta  ampia e ripetuta durante l’arco della giornata di generi

tradizionali o alternativi.

Il modello personalizzato rappresenta infine l’ultimo stadio, in termini di

programmazione, dell’evoluzione televisiva. Caratteristica principale di 

questo modello è l’of ferta, in forma codificata, di un catalogo di

programmi al quale il telespettatore può accedere nei tempi e nei modi

che preferisce, senza vincoli di orario e tempi. Si tratta, come si vede, di

un modello che attualmente si ritrova – in varie forme – in gran parte dei

bouquet offerti dai differenti broadcaster , e la sua caratteristica

principale è quella di rappresentare un modello di programmazione che

va oltre il palinsesto così come comunemente conosciuto. Con il

modello personalizzato, infatti, l’attività di “assemblaggio” di programmi

diversi, organizzati in una programmazione, viene a mancare, e così la

funzione del palinsesto stesso, in un certo senso, si esaurisce, superata

da una modalità alternativa di fruizione della programmazione.

I contenuti della TV digitale terrestre (ma non solo) devono quindi, a

mio avviso, essere analizzati e compresi a partire da queste

considerazioni. Discorso analogo per quel che riguarda i canali televisivi

proposti a pagamento sulle piattaforme digitali, in quanto esse «hanno

modalità produttive e formato profondamente diversi dalla televisione in

chiaro»38. I contenuti, in questo caso, sono organizzati in canali che

spesso sono dedicati ad un solo tema (e per questo chiamati

“tematici”): il boom dei canali tematici è attualmente un fenomeno molto

vistoso, che indica una precisa direzione che le piattaforme stanno

38E. Menduni, I media digitali cit., p. 189

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34

seguendo nell’organizzazione e nella proposta dei loro contenuti. Il

senso racchiuso nell’organizzazione di un canale tematico può essere

compreso se si fa riferimento alle procedure che portano alla

costruzione del suo palinsesto:

Costruire il palinsesto di un canale tematico è un

lavoro molto diverso dall’analoga attività della

televisione in chiaro e assomiglia piuttosto alla

programmazione di una sala cinematografica, in cui lo

stesso film sta in cartellone per un periodo determinato

e viene programmato più volte al giorno.39 

Uno spettacolo, quindi, viene riproposto sui canali tematici per giorni

consecutivi ad orari differenti, al fine di intercettare le diverse abitudini

degli utenti che costituiscono il loro pubblico. Costruire il palinsesto

significa quindi, in questo caso, «soprattutto dare un’immagine di rete,

dove un’idea cuce tra loro i vari prodotti offerti facendone una

collezione»40.

Per comprendere “sul campo” quanto detto finora, basti prendere, adesempio, la piattaforma digitale terrestre Premium  di Mediaset, della

quale si è già parlato nel corso del lavoro: essa è infatti organizzata in

modo tale che, accanto ad una programmazione in chiaro e generalista,

è possibile trovare canali tematici a pagamento – che vanno dal cinema

allo sport, dalle serie televisive ai documentari. Questi canali offrono

cicli di programmi che vengono riproposti per un determinato periodo di

tempo ad orari differenti, consentendo quindi la loro fruizione secondole possibilità dell’utente. L’identità di rete, in questo caso, è assicurata

dai contenuti, organizzati secondo temi specifici e spesso esclusivi del

canale rispetto agli altri presenti nel bouquet .

Ricapitolando, quindi, si può affermare che, nell’analizzare i contenuti

proposti dalle piattaforme digitali  – in special modo il digitale terrestre,

39

 Ivi , p. 19140

 Ivi , p. 192

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35

del quale si sta qui parlando  – bisogna tener conto di una

organizzazione che è fondamentalmente diversa rispetto a quella alla

quale ci aveva abituato la televisione analogica. Il palinsesto, come

visto, sembra perdere in molti casi la propria ragion d’essere – 

soprattutto se si parla di pay-per-view , tv-on-demand   o, nell’ultimo

periodo, di net-tv . I contenuti non possono essere infatti più vincolati ad

orari e scalette precise di fruizione, ma essere “flessibili”, accessibili nei

momenti (e, spesso, nelle modalità) che l’utente considera più adatti. 

Nello stesso senso, i contenuti della TV digitale non riflettono più quelli

della televisione generalista: ciò perché ad essere mutata è anche

l’organizzazione dei canali che propongono i contenuti stessi, i quali

sono spesso canali tematici, ossia dedicati a tematiche precise e rivolti,

per questo, a target di utenti altrettanto specifici. L’identità di una rete,

per queste motivazioni, non è più assicurata da un palinsesto rigido e

immutabile, ma  – piuttosto – dall’idea che viene comunicata agli utenti

in base ai contenuti offerti, contestualizzati con l’obiettivo, ad esempio,

«di trasformare in evento cult , in occasione rara, un abile

assemblaggio»41.

41 Ibidem  

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36

Capitolo III

3.1 – Rai 4: nascita di un canale semigeneralista 

Dopo aver visto, nei capitoli precedenti, come la TV digitale abbia

influito sulla concezione stessa del medium  televisivo nella

contemporaneità, sembra utile adesso soffermarci in maniera più

approfondita su di un canale specifico. Ciò allo scopo di mostrare

quanto ed in che modo la “nuova” televisione si stia orientando verso

un’offerta sempre più multicanale, coinvolgendo in tale direzione anche

il servizio pubblico, nella fattispecie la Rai.

La scelta è quindi caduta sul canale Rai4, e ciò per più di una ragione.

In primo luogo, esso rappresenta un esempio di come il servizio

televisivo pubblico stia cercando di affrontare la sfida lanciata dagli altri

broadcaster  digitali non solo attraverso un rinnovamento della

programmazione, ma anche tramite la creazione di nuovi canali, in

grado soprattutto di raggiungere un pubblico più giovane e variegato. In

secondo luogo, Rai4 fa parte dell’offerta proposta dalla Rai in esclusiva

per il digitale terrestre; ciò permette quindi di approfondire il discorso

fatto finora sul digitale terrestre e sulla strutturazione dell’offerta

multicanale partendo da un esempio concreto, rappresentato appunto

da Rai4. Quest’ultimo è stato presentato non a caso come il canale

della ricerca e della sperimentazione, in cui  – accanto a film cult

riproposti in cicli e filoni ed a contenuti inediti dei programmi di

intrattenimento  – propone produzioni originali e serie “di tendenza”, in

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37

grado di incontrare il gusto di un pubblico sensibile ai nuovi linguaggi

televisivi. Queste ragioni consentono quindi di considerare Rai4 come

un esempio particolarmente rappresentativo in relazione al discorso

sulla TV digitale (in particolare quella terrestre) che qui si sta

proponendo, allo scopo di rendere più chiare dinamiche ed innovazioni.

Rai442 ha cominciato la sua programmazione nel luglio del 2008 e, nella

fase di partenza, ebbe in palinsesto soprattutto telefilm statunitensi cult ,

film, programmi musicali, oltre ai "fuoricampo" di format di successo

come L'isola dei famosi e di X Factor (entrambi programmi di Rai 2). La

gestione del canale fu originariamente a carico di RaiSat (che, tra

l’altro, si occupava anche di confezionare canali in esclusiva per Sky),

che avrebbe dovuto gestire il canale per un triennio; a causa della

decisione di chiudere la società, però, nell’aprile del 2010 la gestione di

Rai 4 passò direttamente alla Rai, che controlla ora Rai 4 attraverso la

struttura denominata Rai Premium .

Alcune notizie desumibili dal sito internet del canale43 possono aiutarci

a comprendere meglio la filosofia di fondo che ha ispirato la creazione

di Rai4. Per quanto riguarda la descrizione del canale così come fornita

sul sito, ad esempio, si legge che «Rai4 è un canale digitale

semigeneralista gratuito, che trasmette film, serie televisive e

d’animazione»44. L’informazione forse più importante contenuta in

questa descrizione riguarda la definizione di Rai 4 come “canale

semigeneralista”. Tale definizione riguarda specificamente la

programmazione trasmessa dal canale: secondo la definizione stabilita

dall’Autorità Garante per le Telecomunicazioni, i canali semigeneralisti

sono infatti quelli in cui la programmazione è dedicata a generi

differenziati, inclusa l’informazione, dei quali nessuno raggiunge il 70%

42Trasmesso liberamente nell'etere radiotelevisivo, il canale è disponibile sul digitale

terrestre italiano nei Mux A e Mux 3 (LCN 21), in streaming su internet e, dal 31 luglio

2009, via satellite con la piattaforma televisiva Tivù Sat (LCN 10).

43

http://www.rai4.rai.it44

http://www.rai4.rai.it/dl/Rai4/faq.html#

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38

della programmazione stessa45. Si tratta di una caratteristica importante

ai fini della considerazione dell’impianto stesso di Rai4, in quanto

ricondurre il canale ad un modello semigeneralista vuol dire rendere

chiare le finalità che esso si propone, il target al quale si rivolge,

l’organizzazione della programmazione trasmessa. Rai4, insieme al

recente canale Rai5, è inoltre uno dei pochi canali contenuti nell’offerta

RAI a poter essere definito semigeneralista: le prime tre reti (Rai1,

Rai2, Rai3) sono infatti generaliste, mentre gli altri canali che

compongono l’offerta sono perlopiù tematici (ad esempio RaiSport,

RaiNews, RaiStoria, RaiMovie etc.). La nascita di Rai4 va quindi intesa

nel senso di un completamento di un bouquet di canali all’interno del

quale era avvertita la mancanza di un canale più versatile e “snello”

rispetto a quelli già presenti. Ciò allo scopo di contrastare l’ascesa degli

altri canali semigeneralisti presenti in ambito televisivo digitale terrestre,

soprattutto quelli targati Mediaset, che  –  vista l’assenza di Sky – si

propone come l’unico antagonista all’interno del panorama digitale

terrestre.

3.2  – Televisione e postmodernità: la filosofia editoriale di Rai4 

Proseguendo nell’analisi complessiva del canale Rai4, sembra

interessante riportare qualche cenno relativo alla filosofia editoriale che

lo ispira, allo scopo di rendere più chiare le motivazioni che sono allabase delle scelte di programmazione ed organizzazione del canale

stesso, nonché per collocarlo meglio all’interno del panorama televisivo

digitale terrestre. Per far ciò, sembra essere utile ricorrere ancora a

quanto riportato nel sito internet del canale, in quanto è presente in

45

Delibera AGCOM n.366/10/CONS (http://www.agcom.it/default.aspx?DocID=4719,consultato il 10/06/2011)

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39

esso una sezione dedicata proprio alla filosofia editoriale del canale, in

cui si legge quanto segue:

Il passaggio al digitale terrestre è la più importante

innovazione tecnica e di mercato vissuta dalla

televisione italiana nell’ultimo trentennio. La missione

editoriale di Rai4 è accompagnare questa rivoluzione

tecnologica esplorando l’immaginario televisivo e

cinematografico del nuovo millennio. L’estetica e le

forme narrative del canale sono, dunque, quelle della

postmodernità. Al centro dell’offerta ci sono le nuove

serie televisive statunitensi, sempre più affascinanti ecomplesse (tanto negli intrecci narrativi, quanto nella

fusione di generi tradizionalmente diversi), sempre più

seguite da un pubblico appassionato e selettivo. Anche

l’offerta cinematografica guarda a miti e fenomeni di

culto, visita i generi contemporanei di maggiore

successo (dall’action al fantasy, dal crime al thriller) e

le loro contaminazioni, racconta l’interazione tra

estetica classica e modelli di produzione digitali. Acompletare l’identità del canale c’è la programmazione

inedita di serie animate giapponesi contemporanee.46 

Quanto si legge è senza dubbio molto interessante ai fini della

discussione che qui si sta proponendo in relazione ai nuovi scenari

comunicativi delineati dalla TV digitale. La descrizione della filosofia di

fondo del canale comincia infatti legando in maniera chiara l’avvento del

digitale terrestre (definito come “la più importante innovazione tecnica e

di mercato vissuta dalla televisione italiana nell’ultimo trentennio”) alla

nascita di Rai4. Quest’ultima, quindi, si proporrebbe di esplorare

“l’immaginario televisivo e cinematografico del nuovo millennio” che

proprio grazie al digitale ha potuto nascere e svilupparsi: Rai4 si pone,

46http://www.rai4.rai.it/dl/Rai4/faq.html

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40

nelle intenzioni del broadcaster , come canale strettamente legato alle

innovazioni apportate dal digitale (in questo caso terrestre),

proseguendo nel solco estetico e narrativo inaugurato dalle più recenti

forme di comunicazione televisiva.

Non a caso, nella dichiarazione sopra riportata si fa riferimento ad un

termine che, a mio avviso, appare essere centrale per la comprensione

non solo della filosofia editoriale di Rai4, ma di quella che ispira (seppur

in maniera differenti) gran parte dei canali presenti oggi nel mercato

televisivo: postmodernità . Il termine postmodernità ha in verità una

storia filosofica molto complessa e dibattuta, nella quale non sembra il

caso di addentrarci in questa sede; ciò che sembra interessare di più

per il discorso che qui si sta proponendo è invece l’applicazione del

termine al sistema di comunicazione televisiva, in quanto esso potrebbe

permetterci di comprendere meglio alcune delle connessioni instaurate

tra la “nuova televisione” e la società nella quale la stessa viene

prodotta e fruita.

In questo senso, Rai4 può essere considerata una televisione

“postmoderna” (almeno a livello di struttura e programmazione) in

quanto prevede la messa in onda di programmi non riconducibili ad un

unico genere, ma piuttosto fa del suo punto di forza una ibridazione dei

generi. Una caratteristica che il linguaggio digitale sembra condividere

con il postmoderno è infatti l’abbandono di strutture comunicative lineari

e riconoscibili (si pensi, ad esempio, ai “vecchi” palinsesti televisivi) in

favore di modalità di comunicazione più variegate, fluide, convergenti.

Una delle caratteristiche delle società postmoderne è proprio il

consumo incessante che milioni di persone fanno di testi, suoni e

immagini in movimento, attraverso l'utilizzo di mezzi tecnologici sempre

più avanzati e diffusi. In questo scenario, come notato anche da Enrico

Menduni nel suo Fine delle trasmissioni. Da Pippo Baudo a YouTube 47,

la TV ha perso quella centralità comunicativa che l’aveva

contraddistinta sin dalla sua nascita, svolgendo «un ruolo di riferimento

nella produzione di immaginario e nella sua fruizione da parte di grandi

47Il Mulino, Bologna, 2007.

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41

masse di persone, in Italia come in quasi tutti i paesi del mondo»48. Il

modello che è venuto a cadere, nell’era del digitale e del postmoderno,

è quello «discendente, paternalistico e pedagogico di proporre

contenuti da parte delle istituzioni del broadcasting , depositarie di un

ruolo sociale consegnato dalla politica e, poi, dalla pubblicità»49. Tale

scenario ha spinto quindi la TV a procedere giocoforza verso una

strada di rinnovamento tale da permetterne la sopravvivenza in contesti

sociali profondamente mutati, in cui l’informazione e la comunicazione

avvengono attraverso canali differenti, compresenti, ibridi. Ciò si riflette

ovviamente anche nella costruzione stessa dei “nuovi” canali televisivi,

di cui anche Rai4, qui presa come esempio, vuole essere

rappresentante: non appare infatti casuale il riferimento al postmoderno

richiamato nella sua linea editoriale, che si riflette anche nella

strutturazione della sua programmazione, che spazia tra le “nuove serie

televisive statunitensi”, i generi cinematografici contemporanei di

maggior successo e “le loro contaminazioni”, con una costante

attenzione a raccontare “l’interazione tra estetica classica e modelli di

produzione digitali”. Quest’ultima notazione ci permette inoltre di

sottolineare una tensione molto diffusa nell’ambito della

“neotelevisione”: quella tra il classico ed il moderno, ovvero il digitale,

che più volte si è richiamo all’interno del presente lavoro. Rai4 ne può

rappresentare un chiaro esempio, motivo in più per il quale si è deciso

di assumere questo canale come emblematico. Il canale si propone,

fondamentalmente, di raggiungere quella sempre maggiore fetta di

pubblico che non rivolge (per svariati motivi) il proprio interesse alle

altre reti Rai: la novità che propone sta quindi soprattutto nella

programmazione più che nella realizzazione tecnica o nell’innovazione

del rapporto tra spettatore e tv. Il piano sul quale Rai4 gioca la propria

partita all’interno del sempre più vasto scenario rappresentato

dall’offerta televisiva trasmessa attraverso il digitale terrestre è quindi

quello dell’offerta, nella fattispecie di programmi (principalmente serial

48

 Ivi , p. 15949

 Ibidem  

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42

statunitensi, film, anime ) caratterizzati (almeno nelle intenzioni del

broadcaster ) da una chiara impronta innovativa o, se vogliamo, anche

postmoderna   – la cui trasmissione non sarebbe per questo congruente

sulle altre reti che compongono il gruppo.

3.3  – Il pubblico e la progr ammazione: il palinsesto come “racconto”  

Dopo aver visto, seppur sommariamente, quali sono i presupposti alla

base della creazione di Rai4, si procederà adesso ad analizzare più nel

dettaglio l’organizzazione del canale, in particolar modo per quel che

riguarda il pubblico al quale lo stesso è rivolto e la sua

programmazione.

Il modo migliore per affrontare tali tematiche sembra essere, a mio

avviso, quello di riportare quanto affermato in merito alla strutturazione

di Rai4 da parte dell’attuale direttore del canale, ovvero Carlo Freccero.

In un’intervista rilasciata al sito internet Kataweb50, Freccero ha infatti

fatto il punto sulla situazione del canale a circa due anni dalla sua

messa in onda. Dalla descrizione che egli dà di Rai4 è possibile

evincere alcune importanti notazioni circa la direzione intrapresa dalla

Rai con la creazione del canale, che vuole porsi come «una rete in

grado di coinvolgere e costruire nuovi pubblici rispetto alla platea delle

tv generaliste»51. Da questo punto di vista, per Freccero anche gli

spettatori del canale costituiscono una platea ben definita e differente

da quella rivolta alle TV generaliste:

Sono spettatori che conoscono bene il piccolo

schermo, un pubblico di nicchia raggiungibile solo con

la tv di culto. E per farla occorrono prodotti che

50L. Gusatto, Rai 4, la formula del successo secondo Carlo Freccero,

http://canali.kataweb.it/kataweb-guardaconme/2010/10/22/rai-4-la-formula-del-

successo-secondo-carlo-freccero/ , consultato il 20/06/2011.51

 Ibidem  

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43

generino una vera e propria dipendenza. Lo spettatore

è un fan che non vuole essere intrattenuto, ma

coinvolto.52 

L’accento posto da Freccero, come si vede, è su concetti quali quelli di

“nicchia”, “culto”, coinvolgimento, addirittura “dipendenza”. La formula

sulla quale si basa il canale è quindi quella di far leva sulle passioni

degli spettatori, i quali – ponendosi come fan dei programmi previsti dal

palinsesto del canale  – devono essere “coinvolti”, più che “intrattenuti”.

La differenza concettuale che separa l’intrattenimento dal

coinvolgimento  di cui parla Freccero è senza dubbio notevole, e

caratterizza buona parte della TV nell’era del digitale. Di qui la scelta,

da parte del direttore di Rai4, di indirizzare la strutturazione della

programmazione del canale in base non a programmi mainstream ,

quanto piuttosto di orientarsi verso la creazione di una “tv di culto”

capace di attrarre e fra gravitare intorno a sé uno zoccolo duro di

appassionati, costruendo su questi ultimi l’identità del canale. Il

concetto di “dipendenza”, evocato da Freccero, sembra far riferimento

proprio a questo: proporre una programmazione basata sulla

fidelizzazione di appassionati e conoscitori di eventi televisivi seriali,

spesso caratterizzati da una complessità (ad esempio nella trama, o

nelle tematiche) tale da rendere poco praticabile la visione saltuaria da

parte di “spettatori distratti”. Gli esempi principali di un tale approccio

sono indicati dallo stesso Freccero: «I prodotti cult per eccellenza sono i

nuovi telefilm americani  costruiti su sceneggiature sofisticate e con la

qualità visiva dei migliori film»53

.Partendo da una tale base di programmi, ne consegue che anche

l’organizzazione della programmazione è strutturata in maniera tale da

rendere omogenea e coerente l’offerta proposta. Non a caso, Freccero

descrive l’organizzazione del palinsesto nel modo seguente: 

52

 Ibidem  53

 Ibidem  

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http://slidepdf.com/reader/full/tesi-amendola-francesca 44/62

 

44

Il palinsesto si articola su quattro quadranti, ognuno

con una sua specificità, ognuno con un suo peso e

possibili sviluppi o recessioni. C’è il quadrante sci-fi,

quello teen, la serialità d’autore e la produzione. Ho

scelto nel panorama televisivo le serie migliori e infine

ho associato alle varie aree una programmazione di

film serializzata.54 

Il palinsesto della rete poggia quindi sulla strutturazione dello stesso in

“quattro quadranti”, ognuno dei quali in possesso di una logica interna

che contribuisce a fornire al canale stesso una specificità palese e

marcata. I “quadranti”, infatti, fanno riferimento ad altrettanti settori diprogrammazione coerente e logica, individuati dallo stesso Freccero in

sci-fi , teen , serialità d’autore e produzione. La scelta del canale punta

quindi, secondo le parole del direttore, sulla qualità dei film e delle serie

proposte; si tratta in definitiva di una vera e propria dichiarazione di

intenti che riflette, come visto, la costruzione stessa dell’identità del

canale.

Per comprendere meglio la strutturazione del canale, sembra essereutile scendere più nello specifico, analizzando più nel dettaglio tali

quadranti ancora attraverso le parole di Freccero:

Nel fantasy ho inserito Streghe , Roswell , 4400 ,

Supernatural, Angel, Eureka e Primeval, Alias e Dead 

like me , alcuni programmati in modo orizzontale, altri in

senso verticale. A questi ho associato dei film specifici

con il ciclo action, fantasy o crime. E per amalgamare

bene il tutto, ho ripreso anche gli anime giapponesi

prodotti della fantascienza in cui affonda le radici la

cultura cyber-punk e che ha l’ambizione di interpretare

il nostro mondo.55 

54

 Ibidem  55

 Ibidem  

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45

Il primo quadrante, che ha come filo conduttore la sci-fi ed il fantasy ,

sembra rappresentare bene la filosofia editoriale che è alla base della

strutturazione del canale. Freccero ha infatti illustrato bene

l’organizzazione del quadrante, che prevede la programmazione di

serial televisivi affermati e con un grande seguito (come Streghe ,

Roswell  o Alias ) accanto ai quali viene prevista la presenza di serie

televisive meno conosciute, di più recente produzione o rivolta ad un

pubblico ancor più di nicchia (come, nell’esempio citato, Angel ,

Primeval  o Dead like me ). La programmazione di tali prodotti, che

costituiscono l’ossatura del canale, avviene sia in modo orizzontale che

verticale, ossia anche attraverso una programmazione tematica a

blocchi a seconda del genere televisivo, suddivisa per fasce orarie per

fidelizzare il pubblico. Accanto a tali serie TV, il canale prevede poi la

trasmissione di film specifici, che richiamano le medesime tematiche del

quadrante, nonché quella di anime  giapponesi. In quest’ultimo caso, la

scelta ha a che fare non solo con la congruenza delle tematiche e

dell’approccio proprio del quadrante fantascientifico, ma richiama una

filosofia di fondo che, come affermato dallo stesso Freccero, vede negli

anime un canovaccio interpretativo utile per decodificare specifici

aspetti del “nostro mondo”. 

Per quanto riguarda poi il quadrante dedicato alla “serialità d’autore”, è

ancora Freccero a parlarne, prendendo spunto dalla messa in onda di

due serial di nicchia ma che hanno saputo guadagnarsi rapidamente un

folto seguito, intitolati Breaking Bad e Weeds :

Sono due serie tv molto simili per argomento, trattano

entrambe di un insospettabile che comincia a

spacciare. Breaking Bad, Weeds, Mad Men, Desperate 

Housewives e Brothers and Sisters  rientrano nella

serialità d’autore che va in onda in seconda serata.

Vengono definiti “life drama” e costituiscono il prodotto

culturale della rete, come i magazine di

approfondimento lo sono per la tv generalista-

tradizionalista. A questi aggiungo il film del mercoledì

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che unisce la parte sci-fi con la serialità d’autore come

'L’ombra del sospetto'.56 

Il secondo quadrante previsto nell’organizzazione della

programmazione di Rai4, come visto, si differenzia notevolmente dal

primo soprattutto per quel che riguarda la filosofia di fondo dei

programmi che lo compongono. Lo stesso Freccero, infatti, non ha

avuto esitazioni nel definire questi ultimi come «il prodotto culturale

della rete, come i magazine di approfondimento lo sono per la tv

generalista-tradizionalista». La sostituzione dei magazine di

approfondimento con i suddetti “life drama” sembra marcare in modo

netto lo scarto esistente tra un approccio contenutistico tradizionale

rispetto a quanto proposto dai nuovi canali televisivi digitali, di cui Rai4

è esempio: ciò che cambia è non solo l’approccio alla trattazione delle

tematiche, ma il modo stesso in cui queste ultime vengono affrontate,

demandando alla “serialità d’autore” ciò che, in altri canali, è

storicamente appannaggio di programmi di approfondimento e talk 

show . Il problema della droga e del traffico di stupefacenti, ad esempio,

è in questo caso affrontato a partire dalla rappresentazione filmica (nel

caso di Breaking Bad e Weeds ), considerata quindi in grado di fornire i

necessari presupposti di discussione e riflessione senza l’intervento di

moderatori, opinionisti, esperti del settore, lasciando così allo

spettatore-utente la possibilità di crearsi una propria opinione in merito

attraverso la “messa in scena” delle problematiche collegate. 

Per quel che riguarda gli ultimi due quadranti di programmazione, è

ancora Freccero a fornire le coordinate per la loro comprensione in

seno alla filosofia editoriale di Rai4:

… uno è composto dai telefilm teen per ragazzi, che

vanno in onda in pieno pomeriggio. I prodotti in questo

caso vanno dai classici come Melrose Place a Beverly 

Hills 90210  a serie nuove come High School Team ,

56 Ibidem  

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90210 e Fisica o Chimica , un telefilm spagnolo molto

trasgressivo. E infine c’è il quadrante della produzione.

Produzione italiana e fiction, ma per il momento è

ancora vuoto perché l’azienda non ha dato la sua

disponibilità. Finché rimarrà così, il mio schema sarà

incompleto.57 

Si tratta, in questo caso, di una programmazione che si discosta

ulteriormente da quella precedentemente citata, o perché ha a che fare

con un nucleo tematico di tutt’altra natura e rivolto ad un pubblico ben

definito (i telefilm teen , ossia per ragazzi, che occupano la fase

pomeridiana di programmazione), o perché non ancora avviata (come

nel caso della produzione italiana e fiction ).

In ogni caso, appare chiaro che la strutturazione del canale si discosta

di parecchio rispetto a quella individuabile nei canali “tradizionalisti”. Lo

stesso Freccero palesa il lavoro esistente dietro una siffatta scelta di

programmazione quando afferma  – citando un altro protagonista delle

“nuove” serie televisive – che: «Ho lavorato con la freddezza degna del

dottor House a questa programmazione. Per me il palinsesto è unracconto che deve articolarsi secondo offerte precise che si devono

ibridare: questa è la matematica che ogni tv deve avere»58.

La frase sopra riportata è emblematica e sembra racchiudere l’essenza

stessa della “nuova” televisione: quest’ultima viene infatti a perdere il

suo carattere di fissità e immobilismo (soprattutto in riferimento alla

programmazione) in favore di una concezione del palinsesto come

“racconto”, ossia come vera e propria narrazione che si sviluppatematicamente e non in maniera impermeabile, ma piuttosto attraverso

l’ibridazione dei generi, delle proposte, dei linguaggi. La parola chiave

sembra essere, da questo punto di vista, adattabilità : proporre un

modello televisivo in perenne divenire, attento ai gusti degli utenti ma

anche alle proposte che giungono da ambiti televisivi differenti,

57

 Ibidem  58

 Ibidem  

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mutevole e multiforme come lo è la stessa società alla quale la TV si

rivolge.

Caratteristiche, queste, che emergono chiaramente da quanto detto

dallo stesso Freccero a proposito delle strategie future di Rai4:

Dipende tutto dalle strategie editoriali che la Rai

deciderà di adottare. Se Rai4 dovrà mettersi in

concorrenza con i canali digitali Mediaset, Iris e La5

per esempio, le serie teen spariranno. Se il suo ruolo

sarà quello di completare l’offerta Rai si dovranno fare

altre scelte. A seconda della strada ogni quadrante

potrà essere sviluppato o ridotto.Comunque la programmazione resta America-centrica.

La cultura mainstream, nel senso di produzione

dell’immaginario, è americana e la qualità dei telefilm è

pari a quella del cinema . Già gli anime sono un

prodotto diverso che abbiamo introdotto. Anche

l’Europa si sta aggiornando. Oggi c’è bisogno di

prodotti fortemente caratterizzati e anche quelli europei

devono muoversi in questa direzione. Un esempio è

Romanzo Criminale .59 

3.4  – La televisione 2.0 : il “Sugo” di Rai4 

Dopo aver fornito alcuni cenni sulla programmazione generale del

canale e sulla strutturazione del palinsesto di Rai4, sembra adesso utile

soffermarci su un programma specifico della rete: Sugo .

59 Ibidem  

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Sugo , definito come “un magazine sui consumi mediatici”60, è un

programma ideato da Gregorio Paolini ed andato in onda per la prima

volta il 23 dicembre 2008 alle 23.15. Accompagnato dal sottotitolo

“Sessanta minuti di gusto e disgusto”, il programma ha come oggetto

l’analisi dei consumi mediatici, dei culti e delle manie della cosiddetta

“generazione web 2.0” (grazie al lavoro di una redazione di giovani

autori, inviati e film-maker ), ponendosi quindi come un format che si

muove nello spazio-limite tra la nuova TV e Internet. Attualmente ne

sono state prodotte e mandate in programmazione due stagioni.

Il fulcro del programma è rappresentato dall’analisi – spesso impietosa

 – delle molteplici modalità attraverso le quali si può consumare

l’incontro tra web e televisione; infatti: 

“Sugo” esplora le mode e soprattutto i modi di tutto

quanto fa media nel territorio di mezzo che passa dal

vetro televisivo a quello del monitor del pc, navigando

fra i fenomeni cult che possono essere per esempio i

tormentoni e i personaggi che invadono la rete e i suoi

navigatori. Il tutto usando un linguaggio applicato alweb con la pretesa, forse, anche, di volerlo creare

questo linguaggio ambendo quindi ad un effetto

boomerang che possa in futuro permettere anche la

cannibalizzazione degli stessi temi. Il mezzo offerto dal

nuovo canale digitale Rai4 risulta quindi essere

perfetto per questo tipo di operazione.61 

Quanto sopra riportato sembra rendere bene il senso che è alla base

della creazione di un programma come Sugo . Egli si distingue, nella

programmazione di Rai4, in quanto rappresenta uno dei pochi

programmi non appartenenti alla categoria film  – serie TV presenti sul

60 http://candidonews.wordpress.com/2008/12/24/rai-4-cresce-nasce-sugo/  (consultato

il 25/06/2011)

61

  http://www.tvblog.it/post/17175/analisi-auditel-20-sugo-rai4-alla-conquista-del-territorio-di-mezzo-fra-web-e-tv (consultato il 26/06/2011)

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canale. Nondimeno, Sugo  è stato da più parti considerato come un

riuscitissimo esempio del “fare televisione” nell’era del web 2.0.

Attraverso il programma (interamente autoprodotto), infatti, è possibile

rintracciare i vari trait d’union che legano la TV al web nella società

attuale: tormentoni, personaggi, manie che fuoriescono dalla Rete per

entrare nella quotidianità attraverso il mezzo televisivo, che si pone

sempre più come amplificatore di processi che nascono, crescono e

proliferano anche al di fuori dei suoi confini. Sugo  è interessante, da

questo punto di vista, perché consente di unire due ambiti che, spesso,

vengono a torto intesi come separati: web e TV, appunto.

Questa connessione si esplicita non solo nelle tematiche trattate nel

programma, ma anche nelle diverse connessioni poste in essere tra il

programma stesso, la Tv ed Internet. Sugo , infatti, può essere definito

come una sorta di meta-programma , che nasce e si colloca nel

panorama televisivo ma va oltre lo stesso, “sconfinando” spesso e

volentieri nel Web. Basti pensare ai molti siti internet dedicati allo

stesso, alle pagine di molti ed importanti social network  create per il

programma da fans ed estimatori62, i svariati video caricati sul portale di

condivisione video YouTube (in cui è possibile reperire, tra l’altro, molti

dei servizi trasmessi del programma). Si tratta, come si vede, di un vero

e proprio crossing multimediale, del quale il programma si pone come

fulcro principale; per di più, molti dei servizi trasmessi dal programma si

occupano  – spesso in modo molto critico  – degli stessi strumenti di

trasmissione attraverso i quali Sugo stesso viene diffuso: la TV in primo

luogo, ma anche altri canali presenti sul Web, come ad esempio

Facebook oppure YouTube . E’ questo un chiaro esempio di come la

TV, nell’era del digitale, possa andare oltre quelli che sono stati

considerati a lungo come i propri limiti “storici” (rappresentati dalla

62  Tra le altre, si segnalano quella intitolata “Fans di Sugo (Rai4)”

(http://www.facebook.com/group.php?gid=51556491973&v=wall, consultata il

30/06/2011), oppure “SUGO, 60' di gusto e disgusto!”

(http://www.facebook.com/group.php?gid=40751148471&v=wall, consultata il

30/06/2011). 

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semplice visione da parte di un pubblico): connettendosi con altre forme

di comunicazione digitale  – nello specifico, Internet ed il Web  – essa,

infatti, può riflettere criticamente sugli stessi mezzi attraverso i quali

avviene la sua trasmissione; inoltre, ed è questo un dato a mio avviso

fondamentale, sono gli stessi utenti a costruire e partecipare a tale

riflessione (con i commenti al programma, le proposte, le critiche mosse

attraverso i network digitali).

Per comprendere meglio quanto finora detto e per chiarire ancor di più

quali sono le finalità del programma e la sua collocazione nel palinsesto

di Rai4, sembra essere utile fornire alcuni cenni riguardo

l’organizzazione dello stesso, con particolare attenzione ai servizi che

propone. Allo scopo, si utilizzerà la prima puntata del programma, a mio

parere abbastanza rappresentativa in merito a ciò di cui si sta

discutendo.

La prima puntata di Sugo , andata in onda il 23 dicembre 2008, si è

infatti occupata di temi e personaggi particolarmente popolari e, nello

stesso, rappresentativi di ciò che il programma stesso aveva intenzione

di proporre. Presentata da un volto noto del pubblico più giovane

(Carolina di Domenico, già vee-jay  del canale musicale MTV), il filo

conduttore della puntata è stato rappresentato proprio dal Web,

affrontato in molte delle sue molteplici declinazioni e  –soprattutto  – in

relazione alle connessioni che lo stesso ha nei confronti della TV. La

puntata (presentata, tra l’altro, in una location inusuale, ovvero il bagno

di una stazione di servizio) si è infatti sviluppata partendo con servizi

dedicati a personaggi che proprio attraverso il Web e la Tv hanno

conosciuto grande popolarità (come la modella Belen Rodriguez,

“scoperta” dallo stesso ideatore del programma, oppure Pino Scotto,

“opinionista” in YouTube ). Analogamente, il nesso tra TV, Web e

società è stato affrontato attraverso la proposizione di un servizio

dedicato ai militanti di destra di “Casa Pound”, protagonisti in quel

periodo di scontri a Piazza Navona, nella capitale: nello specifico, il

servizio ha mostrato come la “guerra” di costoro sia continuata su

YouTube , mettendo in luce, in questo modo, la portata epocale assunta

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oggi dal Web anche per quel che riguarda l’informazione e

l’espressione di forme (anche violente) di protesta. Non sono mancati

poi servizi particolari, come ad esempio i cartoon di “Mondo Cayman”

(ovvero il cinegiornale delle Isole Cayman animato da Joshua Held),

oppure quello riguardante un altro personaggio “costruito” dalla TV e

dal Web, ossia Andrea Lehotska, (modella, ex concorrente del reality

show intitolato “Uno due tre… stalla!”), che è stata “salvata da un

hacker”; non è mancata poi una ironica rubrica (per così dire, “di

servizio”), intitolata “Vox Populi: nell’informazione, di chi non b isogna

fidarsi”. 

Questi rapidi cenni circa la programmazione trasmessa nella prima

puntata di Sugo permettono, a mio avviso, di inquadrare le tematiche e

l’approccio complessivo che il programma conserverà anche per le

successive. Una costante saranno, infatti, la presenza di personaggi

che devono la loro fama, in egual misura, alla TV ed al Web, ritratti

spesso in vesti poco consuete (come l’ex fotografo Fabrizio Corona che

fa da testimonial ad un grande magazzino romano, oppure il noto attore

Riccardo Scamarcio, messo alla gogna in una cosiddetta “Intervista

stronza”), il riferimento a tematiche che hanno al centro la TV ed il Web

(come il servizio dedicato al famoso programma “Striscia…la notizia”,

oppure quello che riporta il fenomeno dei film e telefilm visti in

streaming sul Web), ma anche servizi di denuncia ed approfondimento

(uno fra tutti, quello dedicato al fenomeno del poker online ).

Da quanto detto, appare chiaro che Sugo  rappresenta un programma

che fa della multimedialità non solo il tema portante della sua

programmazione, ma anche della sua diffusione. E’ questo il motivo

principale per il quale si è scelto di analizzarlo in questa sede: esso

rappresenta infatti un esempio di come le tecnologie digitali influenzano

non soltanto le modalità di trasmissione dei contenuti, ma influiscono

pesantemente sui contenuti stessi. I linguaggi, gli usi sociali, la stessa

concezione di televisione hanno subito un mutamento concettuale tale

da rendere gli stessi profondamente differenti rispetto a quelli proposti

solo un paio di lustri fa. E’ in questo senso che si può parlare di “TV

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2.0”: così come la Rete ha subito un cambiamento profondo in

relazione ai nuovi strumenti comunicativi che si sono sviluppati in essa,

i quali prevedono un intervento sempre più massiccio degli utenti nella

costruzione ed espressione dei contenuti (con l’espansione dei social 

network , dei blog , e così via), nello stesso modo la televisione ha

conosciuto e sta conoscendo un analogo sviluppo verso una

partecipazione sempre più attiva di quello che, una volta, era

conosciuto semplicemente come “il pubblico”. 

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Conclusioni

Nel corso del presente lavoro sono stati affrontati alcuni temi ed

argomenti riguardanti la televisione digitale (con particolare riferimento

al digitale terrestre) e le problematiche conseguenti alla sua diffusione

nel panorama televisivo italiano.

Si è potuto vedere, seppur per sommi capi, come il digitale abbia influito

in modo decisivo nella strutturazione della TV italiana contemporanea,

avendo apportato una vera e propria rivoluzione che non si è esaurita in

seno ad un “semplice” mutamento di tecnologia, ma ha riguardatol’organizzazione, i contenuti elaborati e proposti, i modelli di business,

la stessa concezione di cosa sia, oggi, la televisione.

In conclusione della mia tesi, mi sembra interessante fornire alcune

riflessioni circa le direzioni future che potranno essere prese da un tale

modello televisivo, in quanto la situazione è senza dubbio in veloce e

costante evoluzione. Una previsione abbastanza condivisibile riguarda il

fatto che la televisione digitale continuerà, almeno nel medio periodo, a

conquistare fette di mercato sempre più consistenti, e ciò per una serie

di ragioni. In primo luogo, come sottolineato anche in ricerche

specifiche63, sembra esserci «una sensazione diffusa che la televisione

generalista, pur essendo ancora centrale nel sistema dei media, non

esprima più lo spirito del tempo, né interpreti significativamente istanze

63 Il futuro della TV in Italia cit.

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sociali innovative e giovanili»64. In questo senso, le novità apportate

dalla TV digitale consentiranno alla stessa, verosimilmente, di

continuare il suo processo di avanzata tra gli utenti italiani, aiutata in ciò

proprio dalla stagnazione in cui versa  – e si troverà giocoforza sempre

più a versare – il modello televisivo generalista, incapace di aggiornare

il proprio schema e, di conseguenza, ad attirare un pubblico che è

senza dubbio differente rispetto a quello di solo un paio di lustri fa.

In secondo luogo, l’avanzata della TV digitale – e del modello che essa

ha introdotto  – è favorita anche dalla sua intrinseca capacità di

assicurare una copertura abbastanza capillare dei bisogni degli utenti.

Ciò emerge da una sua caratteristica peculiare, la quale è nello stesso

tempo uno dei tratti distintivi del suo successo: la profonda

segmentazione dell’offerta. Questa caratteristica fa sì che il digitale

possa introdursi negli interstizi delle richieste avanzate dagli utenti,

coprendo buona parte dei loro bisogni e, nel contempo, venendo

incontro alla richiesta sempre più pressante di personalizzazione dei

contenuti e della programmazione. Un gran ruolo in questo processo,

bisogna ricordarlo, è giocato dal pubblico stesso, il quale si configura

ormai in una veste di utente-consumatore che non si accontenta più (se

mai l’abbia fatto) di recepire dei contenuti presenti in un palinsesto fisso

e immutabile, ma esercita una funzione attiva e critica tale da

determinare la direzione stessa della televisione. Internet ed il Web, in

questo caso, sono stati dei fattori determinanti, avendo permesso agli

utenti  – soprattutto nella loro declinazione “2.0” – di creare loro stessi

contenuti e di porsi come soggetto attivo nell’attuale panorama

multimediale; di qui alla trasposizione di un tale approccio anche nel

settore televisivo, il passo è stato senza dubbio breve, anche alla luce

delle molteplici connessioni esistenti tra i due media .

Da quanto detto, emerge con chiarezza che il futuro sembra riservare

una connessione sempre più totale tra la TV e la Rete. Ciò in realtà sta

già accadendo, se si pensa al fatto che i televisori di ultima generazione

contemplano al loro interno strumenti in grado di connettere gli stessi

64 Ivi , p. 35

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56

ad Internet: per adesso si tratta, nella maggior parte dei casi, della

possibilità di accedere a contenuti definiti (come, ad esempio, archivi di

prodotti messi a disposizione dal broadcaster , come nel caso di

Premium NetTV ) o a navigare in portali specifici. La direzione futura,

comunque, sembra essere segnata. Non a caso, già da un po’ di tempo

si assiste ad una connessione intermediale per la quale i canali

televisivi di molte reti (tra le quali quelle nazionali) possono essere fruiti

non solo attraverso l’apparecchio televisivo, ma anche dallo schermo di

un PC o dal display di un telefono cellulare.

In base a quanto finora detto, si può affermare che, se attualmente il

modello di trasmissione televisiva affermatosi come predominante è

senza dubbio quello del digitale terrestre, in futuro niente vieta che tale

modalità possa essere soppiantata da altre  – tra le quali, appunto, va

segnalata la TV via Internet. Non a caso, è stato già notato che:

«Rispetto alle altre piattaforme di Tv digitale disponibili, le

caratteristiche della IPTV emergono come superiori, sia in riferimento al

numero di programmi disponibili, sia alla qualità e ai livelli di

interattività»65. La possibilità di accedere in maniera continua e sempre

più economica alla Rete è un altro fattore che gioca a favore della

previsione del predominio che, in futuro, la IPTV potrà avere nei

confronti delle altre modalità di diffusione dei programmi televisivi. Più

che di una completa sostituzione, però, anche in questo caso potrebbe

trattarsi, a mio parere, di un affiancamento  – come peraltro è oggi, tra i

“vecchi” e “nuovi” modelli di televisione. L’esperienza del passato

sembra infatti insegnare che una sostituzione totale di modelli, in

ambito televisivo, è difficilissimo che avvenga, in quanto ogni modalità

di trasmissione presuppone altrettante differenti modalità di accesso da

parte degli utenti. Da questo punto di vista, le abitudini e le tradizioni di

consumo e fruizione del mezzo televisivo sembrano essere tra le più

radicate, anche per una questione di “consumo sociale” che è

strettamente connessa alla TV. Tener conto del fattore culturale è a mio

avviso cruciale per la considerazione delle future strade che la TV potrà

65 Ivi , p. 37

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57

intraprendere nel breve (o anche brevissimo) periodo: la TV stessa,

infatti, non è soltanto un apparato tecnologico che sta assumendo una

complessità e versatilità inimmaginabile fino a qualche anno fa, ma è

anche  – anzi, soprattutto  – un oggetto culturale. Parlare di televisione

vuol dire infatti parlare della storia di una società, della

rappresentazione che la società stessa fornisce di sé, di mode,

abitudini, tic e manie che caratterizzano l’immagine di una popolazione

e la sua percezione all’esterno. 

Non è forse azzardato affermare che la televisione, oggi, “presenta” un

popolo: analizzarla vuol dire tratteggiare i capisaldi su si regge un

sistema sociale, dal sistema dell’informazione alla trattazione delle

problematiche, dalla creazione di un “gusto” per taluni argomenti

all’individuazione dei tabù, dell’inenarrabile, di ciò che deve restare

nascosto. E ciò che non appare in televisione  – e le strategie politiche

dispiegate da molti governi ne sono un chiaro esempio – è come se non

esistesse.

La televisione, in ultima istanza, non è solo uno specchio sociale, ma

forse l’unico modo che oggi si ha per produrre significati ed identità in

seno ad un mondo che è, ormai, totalmente globalizzato.

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del-territorio-di-mezzo-fra-web-e-tv

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5/9/2018 TESI AMENDOLA FRANCESCA - slidepdf.com

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Sommario

Introduzione ................................................................................................................. 1 

Capitolo I 

1.1 – La televisione nell’era del digitale ....................................................................... 5

1.2 – La TV digitale in Italia ......................................................................................... 8

1.2.1 – Dalle prime forme di pay tv alla TV digitale satellitare ..................................... 9

1.2.2 – La TV digitale terrestre .................................................................................. 101.3 – Il pubblico: da spettatore ad utente-agente e consumatore .............................. 13

1.4 – Tra push e pull: un affiancamento dei modelli di fruizione della TV .................. 16 

Capitolo II 

2.1 – La televisione digitale multicanale .................................................................... 20

2.2  – Due esempi di piattaforme digitali multicanale: Sky e Mediaset

Premium .................................................................................................................... 22

2.3 – Verso l’interconnessione comunicativa: l’esempio di Premium NetTV ............. 27

2.4 – I contenuti della televisione digitale multicanale: oltre il palinsesto .................. 30 

Capitolo III 

3.1 – Rai 4: nascita di un canale semigeneralista ..................................................... 36

3.2 – Televisione e postmodernità: la filosofia editoriale di Rai4 ............................... 38

3.3 – Il pubblico e la programmazione: il palinsesto come “racconto” ....................... 42

3.4 – La televisione 2.0: il “Sugo” di Rai4 .................................................................. 48 

Conclusioni ................................................................................................................ 54 

Bibliografia ................................................................................................................. 58 

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