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www https:// www.f parro BO DOM T DOMENICA D ORARIO LE DOMENI * S seguici su: w.parrocchiamaronitaroma.com facebook.com/parrocchiamaronita.ro contattaci: [email protected] *** OLLETTINO SETTIMANALE MENICA 24 DICEMBRE 2017 TEMPO DI AVVENTO DELLA GENEALOGIA DI C *** O SANTE MESSE IN PARROCCHIA Feriali: Ore 13.30 Festivi: Ore 11.00 *** ETTURE DELLA DOMENICA TEMPO DI AVVENTO ICA DELLA GENEALOGIA DI CRISTO * Lettera Romani: 1:1 -12. Santo Vangelo di Matteo: 1:1-17. om ae CRISTO

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BOLLETTINO SETTIMANALE

DOMENICA 24 DICEMBRE 2017

TEMPO DI AVVENTODOMENICA DELLA

ORARIO SANTE MESSE IN PARROCCHIA

LETTURE DELLA DOMENICA

DOMENICA DELLA

* Sa

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contattaci:

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***

BOLLETTINO SETTIMANALE

DOMENICA 24 DICEMBRE 2017

TEMPO DI AVVENTO DOMENICA DELLA GENEALOGIA DI CRISTO

*** ORARIO SANTE MESSE IN PARROCCHIA

Feriali: Ore 13.30

Festivi: Ore 11.00

*** LETTURE DELLA DOMENICA

TEMPO DI AVVENTO

DOMENICA DELLA GENEALOGIA DI CRISTO

* Lettera Romani: 1:1 -12.

Santo Vangelo di Matteo: 1:1-17.

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DI CRISTO

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«Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo [...] Giacobbe generò

Giuseppe, lo sposo di Maria,

dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo.».

***

Mons. Tony Gebran

unitamente al Comitato Parrocchiale

augura un Felice Santo Natale a tutti

quanti,

ricco di ogni bene desiderato in Cristo

Signore

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che oggi

LA SANTA MESSA FERIALE DELLE 13,30 È SOSPESA

DURANTE LE FESTIVITÀ NATALIZIE

RIPRENDERÀ LUNEDÌ 8 GENNAIO 2018

CONTATTO WHATSAPP DELLA PARROCCHIA

E' ATTIVO IL NUOVO NUMERO DATI DELLA PARROCCHIA

DA CUI POTETE

CHI ANCORA NON

SCRIVERE SU

INDICAN

che oggi nasce per noi!

***

LA SANTA MESSA FERIALE DELLE 13,30 È SOSPESA

DURANTE LE FESTIVITÀ NATALIZIE

RIPRENDERÀ LUNEDÌ 8 GENNAIO 2018

***

CONTATTO WHATSAPP DELLA PARROCCHIA

.

E' ATTIVO IL NUOVO NUMERO DATI DELLA PARROCCHIA

DA CUI POTETE RICEVERE DIRETTAMENTE SU WHATSAPP

GLI AVVISI PARROCCHIALI

CHI ANCORA NON RICEVE I MESSAGGI PUO'

SCRIVERE SU WHATSAPP AL NUMERO

338.41.23.930

ANDO IL PROPRIO NOME E COGNOME

LA SANTA MESSA FERIALE DELLE 13,30 È SOSPESA

DURANTE LE FESTIVITÀ NATALIZIE

RIPRENDERÀ LUNEDÌ 8 GENNAIO 2018

E' ATTIVO IL NUOVO NUMERO DATI DELLA PARROCCHIA

WHATSAPP

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E VERRÀ AGGIUNTO ALLA RUBRICA.

***

CELEBRAZIONI NATALIZIE IN PARROCCHIA

* * *

DOMENICA 24 DICEMBRE 2017

ORE 20,00 : CENONE DI NATALE

PRESSO I LOCALI DEL COLLEGIO MARONITA

(via di Porta Pinciana 18)

ORE 22,30 : ARRIVO DI BABBO NATALE

CON TANTI REGALI PER I BAMBINI

ORE 23,00 : SANTA MESSA DI NATALE

* * *

LUNEDÌ 25 DICEMBRE 2017

ORE 11,00 : SANTA MESSA DI NATALE

* * *

LUNEDÌ 1 GENNAIO 2018

ORE 18,00 : SANTA MESSA

* * *

DOMENICA 7 GENNAIO 2018

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BATTESIMO DEL SIGNORE E

RITO DELLA BENEDIZIONE DELL'ACQUA

ORE 11,00 : SANTA MESSA

RICORDATEVI DI PRENOTARE LA

CENA DI NATALE IN PARROCCHIA

DOMENICA 24 DICEMBRE 2017

ALLE ORE 20.00

SIAMO TUTTI INVITATI !!!

Tel.: (+39) 06 42039060 – 20

Email: [email protected]

[email protected]

***

IL PATRIARCA RAÏ: PREGHIAMO INSIEME PER GERUSALEMME

Il Patriarca Maronita, Card. Bechara Rai, ha detto il 15 dicembre scorso che ha rivolto le sue

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preghiere per il bene di Gerusalemme, poiché il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump ha

deciso di riconoscerla come capitale di Israele. "Oggi preghiamo per Gerusalemme affinchè

sia ritrattata la decisione degli Stati Uniti", ha detto il Cardinale Rai durante l'accensione

dell'albero di Natale presso la sede del patriarcato a Bkerke.

IL PATRIARCA RAI HA PRESIEDUTO LE CELEBRAZIONI IN PREPARAZIONE AL NATALE

L'Università Antoniana ha iniziato le celebrazioni in preparazione al Natale la settimana

scorsa con una cerimonia religiosa guidata dal Patriarca Maronita, il Cardinale Bechara Rai

presso la sede di Notre Dame, alla presenza del Capo dello Stato, Michel Aoun, del Rev.mo

Abate Generale dell’Ordine Antoniano Maronita Padre MARUN ABOU JOUDE , dell’

incaricato d'Affari della Nunziatura Apostolica, monsignor Ivan Santus. Erano presenti i

ministri di informazione, Melhem Riachy e degli affari sociali, Pierre Abou Assi, i parlamentari

Alain Aoun, Ibrahim Kanaan, Hikmat Dib, Nagi Gharios Ghassan Moukheiber Nabil Nicolas,

Emile Rahme, Cantare Chinchinian e Gilberte Zouein, e gli ex ministri Nayla Moawad e

Damien Khattar, Mona Hrawi e molte altre personalità civili, politiche e religiose. Nella sua

omelia, il Patriarca ha sottolineato il significato della novena natalizia, che è "un viaggio

spirituale di preghiera in cui celebriamo la venuta di Cristo." Egli ha anche sollevato le

preghiere per il bene di Gerusalemme, nella speranza che questa città ancora una volta

diventi aperta alle tre religioni monoteiste. Al termine della cerimonia, il Superiore Generale

dell'Ordine Antoniano, Padre Maroun Abou Jaoude, e il Superiore del Convento ospitante e

presidente dell 'Università Antoniana, padre Michel Jalkh, ha presentato e offerto al

Presidente Aoun una icona di Cristo, e al Patriarca Rai un'icona di San Giuseppe.

***

UN CONSIGLIO PAPALE: ARRIVATE A MESSA IN ANTICIPO E NON IN RITARDO !!!!

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Riconoscersi peccatori per poter risorgere con il Signore a vita nuova. Nella catechesi

all’udienza generale in Aula Paolo VI, Papa Francesco si sofferma mercoledì in particolare

sui riti di introduzione della Messa. Il Papa prosegue, dunque, la riflessione sulla

Celebrazione eucaristica, iniziata con l’udienza dello scorso 11 novembre. Non arrivare in

ritardo a Messa Due le parti fondamentali: Liturgia della Parola e la Liturgia eucaristica, un

unico corpo che non si può separare. E’ importante conoscere i segni, i vari momenti,

sottolinea Francesco, per “vivere pienamente la Messa” e assaporarne la bellezza. Il primo

punto sono i riti introduttivi, il cui scopo è far sì che i fedeli formino una comunità: come l’atto

penitenziale, l’orazione colletta, quella colletta dell’intenzione dei popoli che sale al Cielo

come preghiera. E’ POI IMPORTANTE NON ARRIVARE IN RITARDO, SOTTOLINEA

FRANCESCO:La Messa incomincia con il segno della Croce, con questi riti introduttivi,

perché lì incominciamo ad adorare Dio come comunità. E per questo è importante prevedere

di non arrivare in ritardo, bensì in anticipo, per preparare il cuore a questo rito, a questa

celebrazione della comunità. Insegnare ai bambini a fare bene il segno della Croce. La Messa

è quindi “incontro di amore con Cristo” e questo è testimoniato anche dal sacerdote che entra,

bacia e incensa l’altare, che è figura di Cristo. L’invito, quindi, è non a “guardarsi la faccia” ma

a “guardare Cristo”, che non è lontano dalla comunità. E ancora il segno della croce, che

richiama la Santa Trinità e afferma che la preghiera liturgica “è l’incontro con Dio in Gesù

Cristo, che per noi si è incarnato, è morto in croce ed è risorto glorioso”. A volte, però, i

bambini fanno un disegno che non è il segno della Croce: PER FAVORE: MAMMA E PAPÀ,

NONNI, INSEGNATE AI BAMBINI, DALL’INIZIO, DA PICCOLINI, A FARE BENE IL SEGNO

DELLA CROCE. E spiegategli che è avere come protezione la croce di Gesù. E la Messa

incomincia con il segno della croce. Una sinfonia con varie tonalità La fede comune e il

desiderio vicendevole di stare con il Signore si esprime anche con il saluto liturgico e

l’espressione “Il Signore sia con voi”. “Stiamo entrando – nota il Papa – in una ‘sinfonia nella

quale risuonano varie tonalità di voci, compresi tempi di silenzio, in vista di creare l’’accordo’

tra tutti i partecipanti”, cioè di riconoscersi animati da un unico Spirito e per un medesimo

fine”. RICONOSCERSI PECCATORI PER RISORGERE CON IL SIGNORE A VITA

NUOVA Centrale è, infine, l’atto penitenziale nel quale si invita a riconoscere i propri peccati.

“E’ l’invito a confessarsi peccatori davanti a Dio e ai fratelli”, come il pubblicano al tempio,

perché tutti siamo peccatori, ribadisce: Se veramente l’Eucaristia rende presente il mistero

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pasquale, vale a dire il passaggio di Cristo dalla morte alla vita, allora la prima cosa che

dobbiamo fare è riconoscere quali sono le nostre situazioni di morte per poter risorgere con

Lui a vita nuova.

***

PAPA FRANCESCO ALLA CURIA ROMANA. NON IRA, MA LINGUAGGIO DI AUTENTICA PATERNITÀ

Una Curia estroversa, per Francesco non vuol dire una Curia meno “romana”. Tutt’altro. È,

invece, l’autentica vocazione della romanità. Ecco, allora, che all’autocitazione di una Curia

romana dove si apprende e respira in modo speciale la compenetrazione nella Chiesa tra

l’universale e il particolare (“una delle esperienze più belle di chi vive e lavora a Roma”),

Francesco unisce un’appassionata citazione congiunta di Dante Alighieri e del beato Paolo VI

che invita a “scoprire come e perché ‘Cristo è Romano’”. Due immagini per descrivere la

proiezione della Curia dal suo centro “romano” verso le Chiese coi loro pastori e verso il

mondo. La prima è desunta dall’organismo umano coi suoi cinque sensi; l’altra dal mondo

delle comunicazioni: sono le “antenne” nella loro duplice funzione, trasmittente e recettiva. Il

Papa le richiama per indicare due compiti della Curia romana: “Trasmettere fedelmente la

volontà del Papa e dei Superiori”; e “cogliere le istanze, le domande, le richieste, le grida, le

gioie e le lacrime delle Chiese e del mondo”. La duplice funzione delle antenne è un altro

modo col quale Francesco traduce il senso della “sinodalità”, tratteggiato nel fondamentale

discorso del 17 ottobre 2015: “Una Chiesa sinodale è una Chiesa dell’ascolto, nella

consapevolezza che ascoltare ‘è più che sentire’. È un ascolto reciproco in cui ciascuno ha

qualcosa da imparare”. Nella direzione della ministerialità e del servizio, invece, si muove la

sequenza d’immagini che rimandano ai cinque sensi: in analogia con l’organismo umano

dove costituiscono il primo legame col mondo, essi aiutano a cogliere il reale e a collocarvisi.

Il riferimento, in questo caso, è molto antico e raggiunge un testo, la Didascalia degli apostoli,

che è del III secolo; esso, nel medesimo tempo, è vicino alla tradizione spirituale e, per

Francesco, alla spiritualità ignaziana. La Curia romana ha un’indole ministeriale, ricorda il

Papa e spiega: legata strutturalmente al ministero petrino, da esso trae un proprio carattere

“diaconale”. Di un “primato diaconale” Francesco ha parlato nello scorso mese di ottobre,

parlando ai padri e capi delle Chiese orientali cattoliche. Anche in questo linguaggio, però, c’è

una radice classica e la si trova in san Gregorio Magno, che ebbe singolare predilezione per

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la formula “servo dei servi di Dio” la quale (e questa volta Francesco cita il suo immediato

predecessore, Benedetto XVI) è ben più che una pia formula: si tratta, infatti, di un modo di

vivere e di agire. Collocandosi in questo respiro davvero molto ampio, Francesco non è,

però, disattento dalla concretezza. L’analogia con il corpo e i suoi cinque sensi, ci dice, anzi,

ch’egli è ben consapevole del mistero della Chiesa, la quale non è soltanto il “mistico corpo di

Cristo”, ma anche, come direbbe sant’Agostino, un corpus mixtum: “Al presente il corpo di

Cristo non è ancora purificato, come il grano sull’aia… quanti siamo nel corpo del Signore, e

rimaniamo in lui in modo che anch’egli rimanga in noi, dovremo, in questo mondo e sino alla

fine, vivere in mezzo agli iniqui. E non parlo degli iniqui che bestemmiano Cristo; poiché ormai

non sono molti quelli che lo bestemmiano con la lingua, ma sono molti quelli che lo

bestemmiano con la vita. È necessario dunque che viviamo in mezzo a loro sino alla fine”

(Commento su Giovanni XXVII, 11).

***

***

DIOCESI DI ROMA: IL NATALE NELL’OSTELLO CARITAS

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Stringe nel pugno destro un sacchetto di cartone mentre si dirige zoppicando all’ostello

Caritas “Don Luigi Di Liegro”, in via Marsala. Dentro, un piumino scuro e le scorte per il suo

cammino quotidiano tra le vie della città. È sera, la temperatura sfiora i tre gradi, quando

Mimmo, napoletano, rientra in quella che definisce la sua “casa”. Occhiali spessi, baffi lunghi

e un’insolita allegria, che conserva nonostante sia stato messo ai margini dalla vita. «Qui,

però, adesso ho una famiglia». Lo dice poco dopo aver premuto il tasto dell’ascensore per

raggiungere la sua stanza. «Mi aspetti, voglio parlare», dice al cronista. La hall della struttura,

a due passi dalla stazione Termini, è un vero e proprio porto di mare. Nel buio della sera

ritornano i tanti senza fissa dimora, accolti dopo le loro giornate impegnate a cercare di

raddrizzare la rotta. All’ingresso, un grande albero di Natale, nei corridoi le decorazioni, le

ghirlande. «Qui viviamo davvero un amore e una condivisione con le persone accolte»,

spiega un volontario. Sono 185 quelle che dispongono di un alloggio, tra le 17.30 e le 8.30 del

mattino successivo. Per la maggior parte sono italiani che perdono il lavoro e non riescono a

reimpiegarsi ma sono numerosi anche gli stranieri che non hanno trovato nel nostro Paese la

fortuna sperata. Il tentativo degli operatori è quello di far vivere loro un Natale in famiglia.

Anche se per molti «è un nervo scoperto», come ammette Lorena, ospite della struttura da sei

mesi. Domenica 24 dicembre, alle 17, presiederà la celebrazione eucaristica il vicario del

Papa per la diocesi di Roma, l’arcivescovo Angelo De Donatis. Sono attesi sia il sindaco della

Capitale Virginia Raggi, sia il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti. Poi la cena

insieme. E l’attesa della mezzanotte giocando a tombola. I volontari porteranno un dono da

assegnare ai vincitori. Ma ciò che importa è «l’atmosfera che si viene a creare durante la

serata. Un’atmosfera che contrasta con la solitudine che vivono molte delle persone che

alloggiano qui. Cerchiamo di dar loro il calore che potrebbero ritrovare nelle loro case»,

spiega Luana Melia, coordinatrice dell’ostello. L’attività degli operatori è continua. Alcune

suore lavano e curano i piedi dei senza fissa dimora. Altri volontari si dedicano a sistemare le

stanze o le scorte di indumenti che distribuiranno. Una vera e propria macchina ben rodata, di

cui Tina, 91 anni, è la mascotte. Il suo servizio è cominciato nel 1987, al fianco di don Di

Liegro. «Un giorno stavo sistemando le scarpe con le suole rovinate. Me le fece buttare

perché troppo consumate. Le comprò lui ai poveri», ricorda passando in rassegna vari

momenti vissuti in quegli anni. Come il giorno in cui fece la doccia con una donna che non

voleva lavarsi. «Fu il massimo della condivisione». Tina è tornata nei locali di via Marsala

dopo due mesi. Ha combattuto contro una malattia, ma non lo ha detto agli altri volontari,

perché «non devono distrarsi dal loro impegno». Nel corridoio principale che conduce alle

stanze cammina Alfredo, 62 anni, ospite della struttura negli ultimi 18 mesi. Con la sua

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stampella arranca verso il fondo. In passato ha lavorato in un’impresa di pulizia, poi il

licenziamento, la ricerca di un nuovo lavoro, l’impossibilità di trovarlo e di pagare l’affitto. «Ho

vissuto per strada per molto tempo, ho dormito nelle stazioni. La strada non fa sconti, ti trovi

ad affrontare tante difficoltà, come il freddo e l’indifferenza della gente», racconta con gli occhi

lucidi. Finché non è stato ospitato dalla Caritas. «Qui ho trovato una seconda famiglia, sto

bene. Mi sono sempre tirato su le maniche e ho camminato a testa alta. Sarà un Natale

comunque bello». Nella sua vita precedente Lorena, 58 anni, non avrebbe mai pensato di

dormire lontano da una casa. Laureata, con un lavoro ben avviato a contatto col pubblico, si è

scontrata con il colpo di coda della crisi. «Quando ci si ritrova per strada non c’è mai solo un

motivo – spiega -. Avevo una società con diversi dipendenti. Mi occupavo anche di

arredamento a livello estero. Poi, con la crisi è cominciato il tracollo e per una donna sola le

difficoltà sono sempre maggiori». Dal cancello si dirige verso la hall, Erika, 35 anni. Rientra

dopo una giornata in cui ha lavorato da badante. Un impegno saltuario. Giunta in Italia da tre

anni dall’Ucraina, non è riuscita a trovare un lavoro, nonostante la sua laurea da avvocato.

Conserva la sua scala di priorità: «Prima il lavoro, poi la casa, poi la famiglia». E lo dice

«senza sognare. Ormai conosco bene la realtà». L’ora di cena si avvicina, riecco Mimmo,

pronto ad andare a mensa. «Ho fatto tante cose nella mia vita. Anche la pizza. Una sera

vorrei prepararla per tutti. Ci venga a trovare, non se ne pentirà».

***

IL PRESEPE E LA STORIA DI UNA TRADIZIONE NATALIZIA

Chi ha inventato il Presepe?, Perché lo ha fatto? Che c’entra San Francesco con la storia del

presepe? Che significato ha? Perché una tale tradizione resiste nel tempo? Per conoscere e

approfondire la storia del Presepe e la sua attualità anche nel mondo moderno dell’oggi,

ZENIT ha intervistato Padre Pietro Messa Preside della Scuola Superiore di Studi Medievali e

Francescani della Pontificia Università Antonianum. Che c’entra San Francesco con il

presepio? Nel 1223, esattamente il 29 novembre, papa Onorio III con la bolla Solet annuere

approvò definitivamente la Regola dei frati Minori. Nelle settimane successive Francesco

d'Assisi si avviò verso l'eremo di Greccio dove espresse il suo desiderio di celebrare in quel

luogo il Natale. Ad uno del luogo disse che voleva vedere con gli "occhi del corpo" come il

bambino Gesù, nella sua scelta di abbassamento, fu adagiato in una mangiatoia. Quindi

stabilì che fossero portati in un luogo stabilito un asino ed un bue - che secondo la tradizione

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dei Vangeli apocrifi erano presso il Bambino - e sopra un altare portatile collocato sulla

mangiatoia fu celebrata l'Eucaristia. Per Francesco come gli apostoli videro con gli occhi del

corpo l'umanità di Gesù e credettero con gli occhi dello spirito alla sua divinità, così ogni

giorno mentre vediamo il pane ed il vino consacrato sull'altare, crediamo alla presenza del

Signore in mezzo a noi. Nella notte di Natale a Greccio non c'erano ne statue e neppure

raffigurazioni, ma unicamente una celebrazione eucaristica sopra una magiatoia, tra il bue e

l'asinello. Solo più tardi tale avvenimento ispirò la rappresentazione della Natività mediante

immagini, ossia il presepio in senso moderno. Perché lo ha fatto? Francesco era un uomo

molto concreto e per lui era molto importante l'Incarnazione, ossia il fatto che il Signore fosse

incontrabile mediante segni e gesti, prima di tutto i Sacramenti. La celebrazione di Greccio si

colloca proprio in questo contesto. Come si spiega la popolarità e la diffusione dei presepi?

Francesco morì nel 1226 e nel 1228 fu canonizzato da papa Gregorio IX; fin da quel

momento la sua vicenda fu narrata evidenziandone la novità e, grazie anche all'opera dei frati

Minori, la devozione verso il Santo d'Assisi si diffuse sempre più e in modo capillare. Di

conseguenza anche l'avvenimento del Natale di Greccio fu conosciuto da molte persone che

desiderarono raffigurarlo e replicarlo, iniziando a rappresentare e diffondere il presepio. In

questo modo divenne patrimonio della cultura e fede popolare. Che significato ha e perché la

Chiesa invita i fedeli a rappresentare, costruire, tenere presepi in casa e in luoghi pubblici? La

Chiesa ha sempre dato importanza ai segni, soprattutto liturgico sacramentali, sorvegliando

però che non sconfinassero in una sorta di superstizione. Alcuni gesti furono incentivati

perché ritenuti adatti per la diffusione dell'annuncio evangelico e tra questi si segnala proprio

il presepio nella cui semplicità indirizza tutto alla centralità di Gesù. Quale rapporto tra il

presepe e l’arte? Perché tanti artisti lo hanno dipinto, scolpito, raccontato, ….? Proprio per la

sua plasticità il presepio si presta a rappresentazioni in cui il particolare può diventare segno

della concretezza della quotidianità della vita. E proprio tali particolari della vita umana - i

vestiti dei pastori, le pecore che brucano l'erba, il fanciullo attaccato alla gonna di mamma,

eccetera - sono stati rappresentati anche come ulteriori indizi del realismo cristiano che

scaturisce proprio dall'Incarnazione. Cosa pensa della devozione popolare nei confronti del

presepe ancora molto diffusa tra la gente? Va incoraggiata o limitata? Come san Francesco

ogni uomo e donna ha bisogno di segni; alcuni risultano ormai incomprensibili mentre altri per

la loro semplicità e immediatezza hanno ancora un'efficacia. Tra questi possiamo porre il

presepe e quindi ben venga la sua diffusione. In considerazione di questo dibattito venerdì 18

novembre si è svolto un incontro alla Pontificia Università Antonianum (Aula Iacopone da

Todi), con Fortunato Iozzelli e Alessandra Bartolomei Romagnoli proprio sui luoghi di

Francesco d’Assisi nel Lazio con particolare attenzione al santuario francescano di Greccio.

***

MESSAGGIO DI NATALE A TUTTI QUANTI

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Torna ancora il Natale a ricordarci che Dio si prende cura di noi. Dio si prende cura di

noi, ha a cuore la nostra vita e per noi dona la sua vita. Il Natale ci ricorda la grande

avventura d’amore in cui Dio ha voluto scommettere: “Per noi uomini e per la nostra

salvezza discese dal cielo”. Dio per amore e con amore si prende cura degli uomini.

Al contrario, quanta difficoltà abbiamo noi oggi a prenderci cura di noi stessi e degli

altri in modo vero, autentico e liberante! Quanta difficoltà a gestire con amore la vita, il

tempo, gli ideali, gli affetti, i sentimenti, le relazioni! Quanta difficoltà a ricercare

l’essenziale della vita! L’annuncio del Natale non è compiuto finché non prendiamo

seriamente coscienza della scelta di Dio di avere cura degli uomini e se quindi non

facciamo nostra questa scelta d’amore nell’esistenza quotidiana. Sì, perché Natale è

innanzitutto una domanda rivolta a noi cristiani: che cosa posso fare per rendere

migliore la mia vita e la vita degli altri? Se ci guardiamo attorno ci accorgiamo

certamente che pessimismo e rassegnazione sembrano le espressioni più comuni del

nostro convivere. È cresciuto lo spirito di contrapposizione, si assiste a tanta

prepotenza e anche ad una violenza diffusa nel parlare, nel modo di trattarsi. La

speranza e la passione per il cambiamento sembrano sempre più affievolirsi. Anche

nella politica, nella società civile e nella chiesa talvolta si è presi da un senso di

impotenza di fronte ai grandi problemi del nostro territorio. Dobbiamo ritrovare il gusto

e la passione di lavorare di più insieme, in sinergia, mettendo da parte i propri

interessi e personalismi, quello spirito di contrapposizione e quella rivalità che

contraddistinguono la nostra società, per il bene comune. Il Natale è un giorno che

apre alla speranza, ci dice che qualcosa di nuovo e di diverso può ancora accadere. Il

Natale ci dice che anche dall’umile Nazareth della nostra vita qualcosa di straordinario

può ancora venire. E allora il Natale è per tutti noi un impegno. Uomo o donna di

potere, o meglio di servizio, prenditi cura di tutto il tuo popolo, della tua città, del tuo

territorio. Prenditi cura soprattutto dei più deboli, degli sconfitti della vita, degli ultimi

della storia e persino dei tuoi avversari. Prenditi cura della natura, dell’ambiente:

custodiscilo per coloro che verranno dopo di te. Uomo o donna imprenditore a

qualunque livello, prenditi cura di chi è senza lavoro; investi le tue energie, i tuoi

sacrifici, le tue capacità con e per la tua gente. Non fuggire proprio ora in questo

tempo di crisi. Genitori, prendetevi cura dei vostri figli con amore e devozione, fatevi

educatori e testimoni di vera spiritualità, anche nella solitudine, ma con speranza.

Sposo o sposa, prenditi cura del tuo coniuge, custodisci l’amore, esercita la

responsabilità, non fuggire alle prime difficoltà, ricusa le scorciatoie di amori rubati o

superficiali relazioni. Figli, prendetevi cura dei vostri genitori, dei vostri fratelli, dei

vostri nonni; abbiate il coraggio di ascoltare la loro “saggezza” frutto degli anni e

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anche del loro soffrire. Uomini e donne di buona volontà, credenti o dubbiosi, non

disdegnate la benevolenza verso i bisognosi ed i fragili ed anche verso quanti hanno

“fallito” nella vita. Giovani non scappate; è questa la terra dove il Signore vi ha

chiamati a vivere. Anche se vi costa, fatela diventare un giardino. Siate voi i

protagonisti del cambiamento. Prendetevi cura della vostra comunità. Questo è il

“Buon Natele” che speriamo intensamente si realizzi per tutti noi.

***

***

COMMENTO AL VANGELO DELLA DOMENICA: L'ALBERO GENEALOGICO DI NOSTRO SIGNORE

Il Vangelo di questa ultima domenica prima di Natale, riporta la genealogia o la carta

d’identità di Gesù. Per mezzo dell’elenco degli antenati, l’evangelista racconta alle

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comunità chi è Gesù e come Dio agisce in modo sorprendente per compiere la sua

promessa. Sulle nostre carte di identità c’è il nostro nome ed il cognome dei nostri

genitori. Alcune persone, per dire chi sono, ricordano anche i nomi dei nonni e delle

nonne. Altre, si vergognano degli antenati della loro famiglia, e si nascondono dietro

apparenze che ingannano. La carta d’identità di Gesù ha molti nomi. Nell’elenco dei

nomi c‘è una grande novità. In quel tempo, le genealogie indicavano solo il nome

degli uomini. Per questo, sorprende che Matteo metta anche cinque donne tra gli

antenati di Gesù: Tamar, Raab, Ruth, la moglie di Uria e Maria. Perché scelse proprio

queste cinque donne, e non altre? Questa è la domanda che il vangelo di Matteo

lascia a noi. La lunga lista di nomi – l’inizio e la fine della genealogia. All’inizio ed alla

fine della genealogia, Matteo fa capire chiaramente qual è l’identità di Gesù: lui è il

Messia, figlio di Davide e figlio di Abramo. Quale discendente di Davide, Gesù è la

risposta di Dio alle aspettative del popolo giudeo. (2 Sam 7,12-16). Quale discendente

di Abramo, è fonte di benedizioni e di speranza per tutte le nazioni della terra (Gen

12,13). Così, sia i giudei che i pagani che fanno parte delle comunità della Siria e

della Palestina all’epoca di Matteo, potevano vedere le loro speranze realizzate in

Gesù. Elaborando l’elenco degli antenati di Gesù, Matteo adotta uno schema di 3 x 14

generazioni (Mt 1,17). Il numero 2 è il numero della divinità. Il numero 14 è due volte

7, che è il numero della perfezione. In quel tempo, era cosa comune interpretare o

calcolare l’azione di Dio servendosi di numeri e di date. Per mezzo di questi calcoli

simbolici, Matteo rivela la presenza di Dio lungo generazioni ed esprime la

convinzione delle comunità che dicevano che Gesù apparve nel tempo stabilito da

Dio. Con la sua venuta la storia raggiunge il suo pieno compimento. Il messaggio

delle cinque donne citate nella genealogia. Gesù è la risposta di Dio alle aspettative

sia dei giudei che dei pagani, pero lo è in modo completamento sorprendente. Nelle

storie delle quattro donne dell’AT, citate nella genealogia, c’è qualcosa di anormale.

Le quattro erano straniere, concepirono i loro figli fuori dagli schemi normali del

comportamento dell’epoca e non soddisfanno le esigenze delle leggi di purezza del

tempo di Gesù. Tamar, una cananea, vedova, si veste da prostituta per obbligare

Giuda ad esserle fedele e a dargli un figlio (Gen 38,1-30). Raab, una cananea,

prostituta di Gerico, fece alleanza con gli israeliti. Li aiutò ad entrare nella Terra

Promessa e professò la fede in un Dio che libera dall’Esodo. (Gs 2,1-21). Betsabea,

una ittita, moglie di Uria, fu sedotta, violentata e messa incinta dal re Davide, che oltre

a ciò, ordinò di uccidere il marito (2 Sam 11,1-27). Ruth, una moabita, vedova povera,

scelse di restare con Noemi ed aderire al popolo di Dio (Rt 1,16-18). Consigliata da

sua suocera Noemi, Ruth imita Tamar e passa la notte insieme a Booz, obbligandolo

ad osservare la legge e a dargli un figlio. Dalla loro relazione nasce Obed, il nonno del

re Davide (Rt 3,1-15;4,13-17). Queste quattro donne questionano i modelli di

comportamento imposti dalla società patriarcale. E così le loro iniziative poco

convenzionali daranno continuità alla discendenza di Gesù e porteranno la salvezza

di Dio a tutto il popolo. Attraverso di loro Dio realizza il suo piano ed invia il Messia

promesso. Veramente, il modo di agire di Dio sorprende e fa pensare! Alla fine, il

lettore si pone la domanda: “E Maria? C’è in lei qualche irregolarità? Qual è? La

risposta ci viene dalla storia di San Giuseppe che segue nel testo di Matteo (Mt 1,18-

23). San Giuseppe, uomo giusto. L’irregolarità in Maria è che rimane incinta prima di

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convivere con Giuseppe, suo promesso sposo, uomo giusto. Gesù disse: “Se la

vostra giustizia non è maggiore della giustizia dei farisei e degli scribi, voi non

entrerete nel Regno dei cieli”. Se Giuseppe fosse stato giusto secondo la giustizia dei

farisei, avrebbe dovuto denunciare Maria e lei sarebbe stata lapidata. Gesù non

sarebbe nato da Maria. Grazie alla vera giustizia di Giuseppe, nacque Gesù.

***

CALENDARIO LITURGICO E

RICORRENZE SETTIMANALI

26 DICEMBRE SANTO STEFANO PROTOMARTIRE

Primo martire cristiano, e proprio per questo viene celebrato subito dopo la nascita di Gesù.

Fu arrestato nel periodo dopo la Pentecoste, e morì lapidato. In lui si realizza in modo

esemplare la figura del martire come imitatore di Cristo; egli contempla la gloria del Risorto,

ne proclama la divinità, gli affida il suo spirito, perdona ai suoi uccisori. Saulo testimone della

sua lapidazione ne raccoglierà l'eredità spirituale diventando Apostolo delle genti. (Mess.

Rom.). Martirologio Romano: Festa di santo Stefano, protomartire, uomo pieno di fede e di

Spirito Santo, che, primo dei sette diaconi scelti dagli Apostoli come loro collaboratori nel

ministero, fu anche il primo tra i discepoli del Signore a versare il suo sangue a

Gerusalemme, dove, lapidato mentre pregava per i suoi persecutori, rese la sua

testimonianza di fede in Cristo Gesù, affermando di vederlo seduto nella gloria alla destra del

Padre.

27 DICEMBRE SAN GIOVANNI EVANGELISTA

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L'autore del quarto Vangelo e dell'Apocalisse, figlio di Zebedeo e fratello di Giacomo

maggiore, venne considerato dal Sinedrio un «incolto». In realtà i suoi scritti sono una vetta

della teologia cristiana. La sua propensione più alla contemplazione che all'azione non deve

farlo credere, però, una figura "eterea". Si pensi al soprannome con cui Gesù - di cui fu

discepolo tra i Dodici - chiamò lui e il fratello: «figli del tuono». Lui si definisce semplicemente

«il discepolo che Gesù amava». Assistette alla Passione con Maria. E con lei, dice la

tradizione, visse a Efeso. Qui morì tra fine del I e inizio del II secolo, dopo l'esilio a Patmos.

Per Paolo era una «colonna» della Chiesa, con Pietro e Giacomo. Martirologio Romano:

Festa di san Giovanni, Apostolo ed Evangelista, che, figlio di Zebedeo, fu insieme al fratello

Giacomo e a Pietro testimone della trasfigurazione e della passione del Signore, dal quale

ricevette stando ai piedi della croce Maria come madre. Nel Vangelo e in altri scritti si

dimostra teologo, che, ritenuto degno di contemplare la gloria del Verbo incarnato, annunciò

ciò che vide con i propri occhi.

28 DICEMBRE

SANTI INNOCENTI MARTIRI

Gli innocenti che rendono testimonianza a Cristo non con le Parole, ma con il sangue, ci

ricordano che il martirio è dono gratuito del Signore. Le vittime immolate dalla ferocia di Erode

appartengono, insieme a santo Stefano e all'evangelista Giovanni, al corteo del re messiniaco

e ricordano l'eminente dignità dei bambini nella Chiesa. Martirologio Romano: Festa dei santi

Innocenti martiri, i bambini che a Betlemme di Giuda furono uccisi dall’empio re Erode, perché

insieme ad essi morisse il bambino Gesù che i Magi avevano adorato, onorati come martiri fin

dai primi secoli e primizia di tutti coloro che avrebbero versato il loro sangue per Dio e per

l’Agnello.

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SACRAMENTI

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BATTESIMO

I modi e tempi sono da concordare con la Segreteria Parrocchiale, per la preparazione

dei genitori, per la scelta adeguata dei padrini e delle madrine, per la presentazione dei

documenti richiesti; per il battesimo degli adulti sarà richiesto un percorso

individualizzato

CONFESSIONI

Le confessioni sono disponibili in Parrocchia DAL LUNEDÌ AL VENERDÌ prima e dopo

la Santa Messa delle 13.30 e OGNI DOMENICA dalle ore 10.00 alle ore 13.00.

CRESIMA

Al termine del cammino di preparazione (iniziazione cristiana), si potrà accedere al

sacramento della Confermazione in data e modalità da concordare col Parroco.

COMUNIONE AI MALATI

Per le persone trattenute in casa da una lunga o invalidante malattia si prega

di contattare la Segreteria Parrocchiale per la visita del sacerdote a portare

l’Eucaristia nelle case.

UNZIONE DEGLI INFERMI

l’Unzione è chiesta in caso di malattia di lunga durata o in pericolo di vita, in questi

casi si prega di contattare il Parroco h24 .

CELEBRAZIONE DELLE ESEQUIE (FUNERALI)

La data e l'ora della celebrazione delle esequie sono fissate d'intesa coi familiari,

previo contatto con la Segreteria .

MATRIMONIO

per ricevere informazioni circa le pratiche civili e Parrocchiali, richieste dalla disciplina

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del sacramento è necessario rivolgersi alla Segreteria Parrocchiale, almeno 6 MESI

prima della data prevista per la celebrazione del matrimonio. La Parrocchia ogni

anno predispone dei corsi per fidanzati.

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