tecniche di studio

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1 TECNICHE DI STUDIO “Gli studi perfezionano la natura, e sono perfezionati dall’esperienza” F.Bacon Un altro compito gravoso ma utile che attende l’insegnante è quello di insegnare agli alunni a sapere studiare, memorizzare, prendere appunti, fare schemi, riassumere, saper comporre un tema o risolvere problemi. Spesso ci si dimentica che i ragazzi rendono molto meno, rispetto alle proprie capacità, per la mancanza di strategie efficaci di studio. Ci permettiamo, pertanto, di proporre alcune tecniche di studio per agevolare l’apprendimento dell’alunno. Lo facciamo rivolgendoci direttamente allo studente, dandogli del tu e trasportandolo in un viaggio tra i meandri delle tecniche. Trappole durante le lezioni: - L’alunno che sta attento alle spiegazioni dell’insegnante, che interviene e partecipa attivamente alle lezioni, risparmia più del 40% di fatica, quando a casa si metterà a studiare. Si tratta di un consiglio troppo spesso disatteso, nonostante la sua indubbia efficacia. - Partecipare alle lezioni con dei preconcetti negativi nei riguardi dell’insegnante e della materia, è come scavarsi la fossa prima di morire. - Non sforzarsi a comprendere concetti complessi o parole astruse, limita l’alunno ad essere passivo; chiedendo spiegazioni, capirà di più e farà contento anche l’insegnante che si percepirà utile. - Stare a scuola con mille pensieri che distraggono o sotto effetto di emozioni negative, fa sentire come un pesce fuor d’acqua. - L’assenza di interesse per gli argomenti trattati, farà appartenere alla categoria degli “scaldabanchi” e a quelli che a casa dovranno sudare di più per capire e memorizzare. - Prestando attenzione agli aspetti formali delle lezioni o ai calzini degli insegnanti, si perde la concentrazione, la comprensione dei contenuti e si vive come un uomo che annaspa in mare aperto. - Evitare di canalizzare la propria attenzione sugli aspetti marginali delle lezioni e concentrarsi, invece, su quelli rilevanti. L’insegnante, infatti, caratterizza i contenuti più importanti con riferimenti diretti, ripetizioni, cambio di volume di voce, pause, modifica della postura, maggiore tensione e forza. - Interrompere spesso l’insegnante si spezzetta la spiegazione e si fa più fatica a capire globalmente il contenuto. - Farsi distrarre o sedurre dal Lucignolo di turno, si diventa competente nella costruzione degli aerei di carta e non nelle materie di studio. Trappole nello studio di casa A casa ogni scusa è buona per rimandare il momento dell’impegno nello studio e per farsi distrarre da telefonate, cd musicali, frigoriferi e merendine varie. - Bisogna darsi delle priorità, iniziando dalla materia che piace meno e finendo con quella con la quale abbiamo meno difficoltà. - Evitare di passare da un libro all’altro, da una materia all’altra senza il necessario approfondimento. - Stabilire dei tempi per ogni materia, onde evitare di arrivare alla fine della giornata con diverse materie non ancora studiate. - Studiare per qualche ora e permettersi un intervallo di dieci minuti per ricaricare le batterie. Studiare in continuazione, infatti, non facilita l’apprendimento in quanto il nostro cervello ha bisogno di ossigenarsi e di riposarsi per riprendere con più efficacia.

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tecniche di studio. come imparare qualsiasi materia solo attraverso il metodo

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TECNICHE DI STUDIO

“Gli studi perfezionano la natura, e sono perfezionati dall’esperienza” F.Bacon

Un altro compito gravoso ma utile che attende l’insegnante è quello di insegnare agli alunni a sapere studiare, memorizzare, prendere appunti, fare schemi, riassumere, saper comporre un tema o risolvere problemi. Spesso ci si dimentica che i ragazzi rendono molto meno, rispetto alle proprie capacità, per la mancanza di strategie efficaci di studio. Ci permettiamo, pertanto, di proporre alcune tecniche di studio per agevolare l’apprendimento dell’alunno. Lo facciamo rivolgendoci direttamente allo studente, dandogli del tu e trasportandolo in un viaggio tra i meandri delle tecniche. Trappole durante le lezioni: - L’alunno che sta attento alle spiegazioni dell’insegnante, che interviene e partecipa attivamente alle lezioni, risparmia più del 40% di fatica, quando a casa si metterà a studiare. Si tratta di un consiglio troppo spesso disatteso, nonostante la sua indubbia efficacia. - Partecipare alle lezioni con dei preconcetti negativi nei riguardi dell’insegnante e della materia, è come scavarsi la fossa prima di morire. - Non sforzarsi a comprendere concetti complessi o parole astruse, limita l’alunno ad essere passivo; chiedendo spiegazioni, capirà di più e farà contento anche l’insegnante che si percepirà utile. - Stare a scuola con mille pensieri che distraggono o sotto effetto di emozioni negative, fa sentire come un pesce fuor d’acqua. - L’assenza di interesse per gli argomenti trattati, farà appartenere alla categoria degli “scaldabanchi” e a quelli che a casa dovranno sudare di più per capire e memorizzare. - Prestando attenzione agli aspetti formali delle lezioni o ai calzini degli insegnanti, si perde la concentrazione, la comprensione dei contenuti e si vive come un uomo che annaspa in mare aperto. - Evitare di canalizzare la propria attenzione sugli aspetti marginali delle lezioni e concentrarsi, invece, su quelli rilevanti. L’insegnante, infatti, caratterizza i contenuti più importanti con riferimenti diretti, ripetizioni, cambio di volume di voce, pause, modifica della postura, maggiore tensione e forza. - Interrompere spesso l’insegnante si spezzetta la spiegazione e si fa più fatica a capire globalmente il contenuto. - Farsi distrarre o sedurre dal Lucignolo di turno, si diventa competente nella costruzione degli aerei di carta e non nelle materie di studio. Trappole nello studio di casa A casa ogni scusa è buona per rimandare il momento dell’impegno nello studio e per farsi distrarre da telefonate, cd musicali, frigoriferi e merendine varie. - Bisogna darsi delle priorità, iniziando dalla materia che piace meno e finendo con quella con la quale abbiamo meno difficoltà. - Evitare di passare da un libro all’altro, da una materia all’altra senza il necessario approfondimento. - Stabilire dei tempi per ogni materia, onde evitare di arrivare alla fine della giornata con diverse materie non ancora studiate. - Studiare per qualche ora e permettersi un intervallo di dieci minuti per ricaricare le batterie. Studiare in continuazione, infatti, non facilita l’apprendimento in quanto il nostro cervello ha bisogno di ossigenarsi e di riposarsi per riprendere con più efficacia.

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- Non scoraggiarsi di fronte a qualche difficoltà; riprendere passo dopo passo l’argomento e se ancora non si è capito, chiedere aiuto e supporto a qualcuno. - La mancanza totale di interesse brucia tutte le energie e fa sprecare forze e tempo. - Portarsi addosso insonnia, stress ed emozioni irrisolte, provocano sicuri effetti negativi sullo studio. E’ opportuno che il tempo dello studio sia il meno impegnato in situazioni affettive e psico-fisiologiche. In genere bisogna distinguere tra il fare i compiti e lo studiare. Quest’ultimo richiede un impegno costante, una concentrazione e una motivazione alla crescita culturale. Bisogna anche ripassare, seppur brevemente, quello che è stato spiegato al mattino in classe. In questo modo si memorizza più facilmente e si comprendono di più i concetti.

PAURA DEGLI ESAMI

La paura è un presagio inquietante di un pericolo reale e specifico, come un qualcosa di temuto o sconosciuto che possa succedere. Essa mobilita il nostro organismo mettendolo nella condizione d’affrontare qualsiasi emergenza con due modalità denominate fight – flight (lotta o fuga). Gli effetti della paura sono a livello : 1) Fisiologico (palpitazioni,sudorazioni, pressione al torace, respirazione aritmica ed affannosa,

dilatazione delle pupille etc.).

2) Mentale : con alterazioni dei processi visivi, perdita di memoria, annebbiamento di idee.

3) Comportamentale : si attua la risposta di evitamento. Ma più si evita, più aumenta la paura.

4) Comunicazionale : (verbale e non verbale) Si avrà difficoltà ad esprimere concetti, si salterà di “ palo in frasca” e a livello paralinguistico si noteranno tremori della voce, pause, silenzi,balbettii. Cosa ti può succedere durante l’interrogazione, quando l’ansia supera i limiti della accettazione/ sopportazione? 1) black-out mentale. Abbiamo la risposta sulla punta della lingua, ma non ci viene fuori. 2) Non avendo la risposta appropriata se ne spara una a casaccio nella speranza di impressionare favorevolmente l’insegnante. 3) Esporre in maniera disordinata tutto il materiale appreso. Cosa fare per detendere l’ansia? A) Respirare più lentamente e profondamente. B) Contare il numero dei tuoi respiri e tentare di diminuirli.

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C) Attuare una qualsiasi forma di rilassamento che conosci (training autogeno , rilassamento di Jacobson, yoga). D) Osservare un oggetto qualsiasi e allontanare i pensieri. E) Attuare la desensibilizzazione sistematica con la quale, mentalmente, rivedi le situazioni dalle meno ansiogene alle più ansiogene, e a ogni sequenza esegui una respirazione profonda e calma che faccia da contro altare alle tue preoccupazioni. F) Imponiti per mezz’ora di esagerare le paure di un’interrogazione e queste , ala fine, diminuiranno per effetto paradossale. G) Collega le interrogazioni ad esperienze positive. Se non trovi giovamento da nessuno di questi suggerimenti, sappi che si può vincere l’ansia eccessiva, facendosi aiutare da un bravo professionista del settore.

PRENDERE APPUNTI

Tale abilità deve seguire dopo un buon ascolto delle lezioni o dopo una buona lettura del testo. L’abitudine a prendere appunti fa evidenziare i principali argomenti trattati dall’insegnante e questo renderà spedito lo studio a casa.

Lezione

Predisporre il testo

Identificare le informazioni importanti

Trascrivere gli appunti

Organizzare

Organizzare gli appunti e condensare

Condensare

Memorizzare Memorizzare

Testo

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Per prendere gli appunti dalle lezioni, consiglio di predisporre il foglio in modo da prevedere : nella parte superiore l’argomento; nella parte centrale trascrivere gli appunti; sul lato sinistro domande o dubbi sulla lezione; sul lato destro le riflessioni e i propri pensieri sull’argomento. Questa struttura del foglio permette di “riempire” i vuoti dell’attenzione durante le lezioni e di completarle con personali osservazioni o punti interrogativi. Eccone un esempio :

A casa è bene organizzare gli appunti secondo proprie personali modalità, tenendo presente che si può seguire un’organizzazione tradizionale che prevede: sulla parte centrale e alta la tematica: gli argomenti più rilevanti saranno contrassegnati da numeri romani; quelli di secondaria importanza da numeri arabi e gli altri da lettere.

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Per gli appunti dal testo: si devono estrarre le principali informazioni, si classifichino, si organizzino come descritto precedentemente e così si è agevolato nella memorizzazione. L’organizzazione che ognuno fa del materiale facilita ,di gran lunga, l’apprendimento e rende più semplice la memorizzazione di esso. Ecco perché è molto importante saper classificare od organizzare per concetti, figure, immagini o avvenimenti. Dopo il tutto sarà più facilmente appreso e ricordato.

SCHEMI PER TUTTI GLI USI Gli schemi servono a far risaltare e a organizzare, in maniera visiva, i contenuti da elaborare o memorizzare. Essi facilitano l’apprendimento, in quanto permettono allo studente di avere visivamente presente in maniera globale, sintetica e scalare, tutto ciò che riguarda un concetto, tematica, situazione, problema. Esistono diversi schemi, ma il loro utilizzo dipende dalle proprie preferenze e dai contesti d’apprendimento. Eccone alcuni (Longefeld p.71-73):

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ABBREVIAZIONI PER APPUNTI

> aumento < diminuzione ∴ perciò → ha causato, ha portato a c/ con ≠ diverso s/ senza individuale sig. significativo = uguale es. esempio def. definizione ns. nostro v.s. vedi sopra xchè perchè ≡ identico a imp. importante Omettere le vocali

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prnc = principale bkgd = background intl = inutile Inventate le vostre abbreviazioni secondo la vostra disciplina: subc = subconscio sftwr = software est = estensione gram = grammaticale crm = cromosomi ∆ = cambiare ∆ato = cambiato ∆ando = cambiando ∆mento = cambiamento -

IMPARARE A LEGGERE CON EFFICACIA

TECNICA : LE 3R = Leggi, Esplora, Rileggi, Rielabora, Ripassa. (Gasperoni,1999) - LEGGI : La prima cosa da fare è avere una visione d’assieme e scoprire cosa ti aspetta. Ti potrai

porre delle domande o confrontare su quello che già conosci. - ESPLORA: Annota, sottolinea, evidenzia, organizza quanto reputi importante. Potrai porti delle

domande da chiarire o a cui rispondere. - RILEGGI : Rivedi analiticamente tutto il capitolo soffermandoti su quanto evidenziato e sulle

sintesi fulminanti ai margini della pagina.

- RIELABORA : Appropriati dei contenuti “ masticando e digerendo” secondo il tuo stile

cognitivo. - RIPASSA : In questo modo memorizzi di più e stabilizzi quanto appreso. Questa tecnica si può usare sia nel leggere un libro, un capitolo o un testo. In questo modo si comunicherà più lentamente, ma si raggiungerà l’obiettivo più speditamente. EFFICACIA NEL FARE UN RIASSUNTO A) Leggere attentamente il testo

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B) Identificare i concetti principali C) Usare periodi brevi D) Usare parole proprie E) Non aggiungere considerazioni personali F) Non inventare G) Dividere in capoversi. Il riassunto non è un elaborato di fantasia, ma una sintesi fedele del testo. Attento! Più sintetico e preciso sei, meglio riuscirai ad esprimerti.

IL TEMA D’ITALIANO

la composizione del tema si compone di sei parti: - analisi della traccia – raccolta del materiale – prima stesura – organizzazione del testo – revisione – presentazione 1) Nell’analisi della traccia si deve tenere conto dell’argomento, della parola limite e della parola chiave. Esempio : Descrivi le cause dell’inquinamento della terra. Argomento = inquinamento; parola limite = cause e terra; parola chiave = descrivi. 2) Nella raccolta del materiale si può utilizzare uno schema che possa agevolare nella visione d’assieme dell’argomento. 3) La prima stesura deve prevedere : introduzione, esposizione, conclusione. L’introduzione deve essere concisa e deve attirare l’attenzione di chi legge; l’esposizione deve seguire una scaletta di idee, un percorso logico; la conclusione deve essere breve, non in contrasto con l’introduzione e serve per chiudere in bellezza. 4) L’organizzazione del testo deve privilegiare la logica e l’incedere della trattazione dell’argomento 5) Nella revisione finale si deve “pulire” il testo da ripetizioni, frasi comuni, espressioni esagerate,

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tautologie, periodi troppo lunghi o corti, eventuali errori di distrazione. 6) Prima di presentare il compito è meglio curare la trascrizione dello stesso in bella copia. Una buona presentazione grafica ,facilita l’ottima impressione. Il tema d'italiano, generalmente, si sviluppa attorno a questo genere di argomenti: 1) DESCRIZIONI di persone, animali, cose, ambienti, 2) ESPOSIZIONE di situazioni/informazioni 3) RACCONTO di fatti 4) INTERPRETAZIONE E VALUTAZIONE di testi, racconti, romanzi. 5) ARGOMENTARE o sostenere opinioni Ecco alcune possibili scalette : 1) DESCRIVERE = delineare a parole, indicando caratteristiche e qualità. Per descrivere persone o animali a) CHI E' - come si chiama - sesso - età - razza - provenienza - parentela b) ASPETTO FISICO - voce - suono - modo di presentarsi - vestito c) COMPORTAMENTO - cosa fa - come si comporta - abitudini - pregi/difetti - carattere per descrivere luoghi o ambienti

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A) COSA E' - dove si trova - elementi percettibili sotto i sensi - parti che lo compongono B) QUALITA' - pregi/difetti - destinato a… - chi sono le persone o gli animali che vi abitano C) STORIA - com'è cambiato nel tempo - analogia con… - cosa suscita a livello emotivo 2) ESPORRE = fornire dati o notizie riguardanti : a) Argomenti oggetto di studio b) Risultati di una ricerca c) Dati in ordine a fenomeni scientifici, sociali, politici. D) Esperienza personale 3) RACCONTARE = narrare un fatto vero o immaginario con personaggi principali o secondari. Esso si articola in : 1) Antefatto : Nel villaggio c'era il problema dell'inondazione 2) Esordio o situazione iniziale : Regnava il principe You. 3) Fatto centrale : Quell'anno l'inondazione del fiume Giallo fu devastante per il villaggio. 4) Peripezie : Difficoltà e traversie del popolo e del principe. 5) Epilogo : Il villaggio fu salvato dal principe You. 6) Conseguenze : Si pensò a scavare gli argini per evitare una nuova inondazione. Per narrare una cronaca puoi seguire, invece, questa scaletta : a) chi : persona b) che cosa : fatto c) quando : tempo

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d) dove : luogo e) perché : spiegazione 4) INTERPRETARE O VALUTARE = spiegare il significato, dando una valutazione. Necessita di : - Parte informativa = Testo o spettacolo - Parte descrittiva = Presentazione dell'oggetto in forma riassuntiva - Parte interpretativa = Contiene l'analisi sul piano del contenuto. - Parte valutativa = Contiene il giudizio. 5) ARGOMENTARE = sostenere con prove le proprie opinioni. La struttura di base è :

Oppure :

PROBLEMA

TESI

ARGOMENTI A FAVORE DELLA TESI

CONCLUSIONE

PROBLEMA

TESI

ARGOMENTI A FAVORE DELLA TESI

ANTITESI

ARGOMENTI A FAVORE DELL'ANTITESI

CONFUTAZIONI DEGLI ARGOMENTI (ANTITESI)

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MIGLIORARE IN MATEMATICA

In matematica si deve fare molta attenzione alle regole, perciò il consiglio è: - copiare i teoremi, regole e definizioni, esattamente come sono formulati. – riscrivere in ordine tutti i tuoi appunti – rifare i problemi e gli esempi dell’insegnante – non tralasciare nessuna lezione – ripetere ad alta voce per spiegare ogni passo della regola, del processo di risoluzione del problema – chiedere aiuto, se sei confuso. Più a lungo ti senti perso, più è probabile che rimarrai in questa situazione – studiare qualche ora in più nei momenti cruciali. Si dice che la matematica non sia un’opinione. Per questo motivo non si ha tanto spazio per sbizzarrirsi a cambiare le cose. In matematica ci vuole un certo ordine, spirito di organizzazione e una precisione non trascurabile. Non so se questi consigli saranno utili, ma sicuramente non danneggeranno.

SAPER MEMORIZZARE

A ognuno si addice un metodo di studio a secondo del tipo di memoria che si è sviluppato durante gli anni di apprendimento. - Memoria visiva-fotografica: Si caratterizza per la prevalenza di guardare TV,film,mostre fotografiche,immagini, cartine. Si preferisce vedere, leggere, visualizzare. E’ il modo usuale che appartiene al 65% della popolazione. Per queste persone sono utili la tecnica dei loci, le mappe mentali, gli schemi, i diagrammi e le foto. - Memoria uditiva: Si caratterizza per la preferenza ad ascoltare racconti, storie più che leggerli. Si ascolta ben volentieri musica o radio. Tale memoria appartiene al 30% della popolazione; si studia ben volentieri con un compagno, si ascoltano le interrogazioni e le lezioni. E’ utile ripetere ad alta voce, usare filastrocche, rime e anagrammi.

CONCLUSIONE

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- Memoria cinestesica: Essa appartiene al 5% della popolazione e si caratterizza per il gusto delle percezioni, sensazioni, movimento, toccare, scrivere. La si può incrementare e sfruttare prendendo appunti, utilizzando le sottolineature, schizzi, ripetendo camminando e interpretando personaggi storici. Il processo di memorizzazione consiste nel coordinare e legare insieme una serie di dati e informazioni, in caso contrario si farebbe molto più fatica nella ritenzione o nella rievocazione di essi, in quanto slegati o privi di significato. Da ciò emerge quanto sia importante comprendere e coordinare il materiale, non solo per lo studio, ma come condizione necessaria per ricordare. Tutti abbiamo la possibilità di migliorare la nostra memoria. Per poterla sfruttare occorrono applicazione, pratica ed esercizi. La memoria si distingue in : - Memoria Immediata (sensoriale).

- Memoria a Breve Termine (MBT),detta anche memoria di lavoro. Essa trattiene, codifica

informazioni, dati che successivamente passano in quella a lungo termine. Il materiale non archiviato si perde nell’oblio.

- Memoria a Lungo Termine (MLT). Essa archivia e fa rimanere tutto il materiale che poi viene rievocato o utilizzato dalla persona. La memoria, quindi, non è un deposito , fisso e statico, ma un processo di rete complessa di attività che ristruttura il passato alla luce del nuovo materiale appreso e che ,a sua volta, ne viene influenzato.

- Il processo di memorizzazione è regolato dall’interesse nei riguardi del materiale da apprendere e dalla frequenza dell’uso che facciamo delle informazioni apprese. Si deve sapere, inoltre, che quanto più è colpito il nostro emisfero destro, tanto più forti e duraturi sono i ricordi. Soffermati un attimo a visionare queste tabelle per una migliore comprensione di quanto detto finora.

Segnali sici

Traduzione sensoriale

perdita perdita

Memoria immediata

Memoria a breve termine

Memoria a lungo termine

Riconoscimento percettivo

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I TIPI DI MEMORIA

B C

Per facilitare la memorizzazione proponiamo queste strategie:

Memoria immediata

Memoria a breve termine

Memoria a lungo termine

Memoria iconica

Memoria ecoica: 0.25 – 2’’

Pochi secondi: 7+2 item: 10’’ – 30’’

Minuti - anni

STRATEGIE PER UNA MEMORIA MIGLIORE

Utilizzare tutti i sensi

Usare degli interventi calibrati di

apprendimento

Organizzare la logica delle informazioni

Rendere la memorizzazione un’abitudine

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1) Quanto più interesse e motivazione c’è, tanto meglio e rapida è l’apprendimento. 2) Il coinvolgimento dei nostri cinque sensi attiva di più il nostro cervello. 3) Studiare concedendosi delle pause salutari, aiuta di più l’apprendimento. Il materiale, ripassato prima di andare a letto o studiato subito dopo alzati al mattino, rimane più impresso. 4) Dare una struttura logica a tutto ciò che deve essere memorizzato, facilita l’apprendimento. 5) Esercitarsi nei vari tipi di memorizzazione, rende più spedito e semplice l’atto mnestico. Si deve sapere, inoltre, che nell’atto della memorizzazione subentra anche l’effetto primacy e recency. In una lista di parole senza significato, ricordiamo più facilmente le prime e le ultime. Prova tu! FUR, CHIM, ADOF,LAM, POD, NEC FET, SUN, GAL, TUC, VOM, LEN. In un’altra lista di parole dove ce n’è una evidenziata o cerchiata, questa sarà ricordata con più facilità. Questo fenomeno si chiama effetto von Restorff dal nome della psicologa che per prima lo ha indagato. Quando si deve memorizzare delle parole come : sedia, pisello, profumo, fagiolo, tavolo, boccetta, banco, spinaci, forchetta, odore, lenticchie, con molta probabilità formerai dei raggruppamenti semantici ES: SEDIA , verrà in mente come seconda parola una che appartiene allo stesso raggruppamento semantico (tavolo, banco) e così di seguito. In questo modo si è usato la memoria in maniera intelligente e non meccanica. Questo fenomeno è noto come effetto Bousfield.

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LE MNEMOTECNICHE Tali strategie migliorano i nostri sforzi per ottenere una facile memorizzazione.

Chiunque può imparare a memorizzare più velocemente e con più efficacia. Passando concretamente ai fatti, ecco dei chiarimenti. 1) Quando si dovrà ricordare delle parole o degli eventi, è opportuno che si utilizzi una sinestesia

di sensorialità e questo permette di immagazzinare meglio il dato. Es: ombrello , consideralo con tutti i cinque sensi: come lo vedi, come lo senti al tatto, che odore ha, che suono può dare se lo agiti, e che gusto potrebbe avere se lo mangiassi.

2) Coinvolgiti emotivamente con l’ombrello per sentire che effetto ti fa; utilizza la tua immaginazione nel cambiarlo di colore o di funzione. Questo ti aiuterà, ulteriormente, a memorizzarlo.

3) Produci associazioni con l’ombrello le più disparate, le più strane e le più umoristiche. Es: vedilo come un cono gelato, o come un bastone alla Charlot. Più alteri vistosamente alcuni elementi più ti verrà facile la memorizzazione.

4) Quando sono diverse parole da memorizzare in ordine, produci delle associazioni tra di loro

secondo quest’altra tabella

Uso dei cinque sensi nella immaginazione Creare

emozioni usando

Informazioni nuove con informazioni

Le tre caratteristiche di base

LE MNEMOTECNICHE

sensorialità associazione

emozione

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L’uso della tecnica associativa

Es: computer, anatra, figlio, pesce-rosso, sdraio, pantaloni, lampadina, mare, delfino ,barca. Esempio di associazione : Il signor computer sposò la signorina anatra ed ebbero un figlio che chiamarono pesce-rosso. Costui se ne stava su uno sdraio, con i pantaloni che sembravano una lampadina, e guardava il mare dove c’era un delfino che seguiva una barca. Produrre una concatenazione tra le parole stimolo sulla base di un racconto fantasioso, creativo, vistoso, ti aiuta non solo a memorizzare più velocemente, ma anche a ricordarlo dopo molto tempo. Devi solo esercitarti, altrimenti tutto rimarrà come prima, più di prima! Prova anche tu con queste altre parole : televisore, medico, libro, scatola, divano, cinema, atleta, carota, mollusco.

LA TECNICA DEI LOCI

E’ la tecnica più antica utilizzata anche da Cicerone. Consiste nel fissare nella memoria la successione dei luoghi conosciuti della casa, o percorso concreto, collegando le informazioni da ricordare. Si può sperimentare con gli idilli leopardiani: A Silvia, Le ricordanze, La quiete dopo la tempesta, Il sabato del villaggio, Il passero solitario, Il canto notturno di un pastore errante per l’Asia. Ti do un esempio : L’altro giorno, aprendo la porta di casa, vedo mia sorella Silvia ( A Silvia) che tutta incavolata mi ricorda (Le Ricordanze) di non sporcare il corridoio. Dopo la sua sfuriata ( La quiete dopo la tempesta) mi dirigo nella mia camera e noto che il calendario segnava sabato (Il sabato del villaggio); guardo fuori dalla finestra e scorgo un uccellino ( Il passero solitario), poi

Creare un’immagine multisensoriale della prima parola nella sequenza

Ideare un passaggio creativo dalla prima alla seconda parola

Ripetere la procedura fino all’ultima parola

Rivisualizzare interamente l’intera sequenza come se si trattasse di un film

Provare a riscrivere l’intera lista di parole riaccendendo, ove occorra, alle immagini interne

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vado in cucina per vedere e ascoltare le canzoni di Sanremo ( Canto notturno di un pastore errante per l’Asia).

IL SISTEMA NUMERICO-CONSONANTICO

Permette di memorizzare numeri di qualunque tipo. Alla base c’è l’abbinamento di una o più consonanti con ciascuna delle 10 cifre. Tale abbinamento deve essere imparato perfettamente per diventare automatico (Gasperoni p.126). 1 diventa t (d) perchè la t è formata da un solo tratto; 2 diventa n (gn) perché la n ha due gambe; 3 diventa m; 4 diventa r perchè la r scritta a mano può somigliare a un 4; 5 diventa L (gl) perchè è il numero romano 50; 6 diventa c (g) dolce (cena, gelato) per somiglianza; 7 diventa c (g, qu) duro: cassette; 8 diventa f perchè la f scritta a mano somiglia a un 8; 9 diventa p (b) perchè la p rivolta all'indietro somiglia a un 9; 0 diventa z (s, sc), che è l'iniziale di zero. Le doppie consonanti valgono una sola cifra (puffo = 98). Una volta assimilate queste regole, è facile trasformare qualunque numero in una parola. Esempi di date di nascita e di morte (l'uno del millennio si trascura): Leopardi (1798-1837), Che puffo/ fu! Macchè! Dante (1265-1321), Nocciolo minuto Per richiamare alla memoria puoi, inoltre, usare termini a cui agganciarti, paole-chiave e frasi in rima. ACRONIMI. Per ricordare i grandi laghi italiani uso : MaGICo = Lago Maggiore, Garda, Iseo, Como. FRASE : ma con gran pena le reca giù, comprende tutti i nomi delle alpi da occidente a oriente. Prova a trovarli! Rime : Trenta dì conta settembre con april giugno e novembre etc. _ Come vedi, si hanno a disposizione diverse tecniche per memorizzare. Ci si deve solo esercitare.

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TIPOLOGIA DI STUDENTI

Gasperoni (1998)ci invita a considerare una serie di studenti tipo che possiamo incontrare nella vita della classe. Essi sono:

1) Il farfallone estroverso

Ama l’idea di studiare, ma non lo studio. E’ dedito alla ricerca di nuovi materiali didattici che fanno tendenza, ma rimanda con facilità l’inizio dello studio. Si fa distrarre da qualsiasi cosa in quanto, alla base di tutto, c’è una mancanza di volontà. In questo modo rischia di avere poco successo non solo negli studi ma anche nella vita.

2) Il secchione angosciato Si tormenta e si angoscia continuamente. Studia come un condannato ai lavori forzati senza alcuna gioia ma con la costante paura di non essere all’altezza della situazione, di non arrivare in tempo a ultimare tutte le materie e di non possedere tutte le conoscenze del caso. Il punto debole di questi studenti è la mancanza di serenità interiore e del distorto sistema percettivo-reattivo tra sé e sé, tra sé e gli altri e tra sé e il mondo.

3) Il secchione ingordo A lui piace studiare e non soffre; anzi è contento quando gli insegnanti assegnano parecchi compiti. Studia molto, ma si tratta d’un lavoro fine a sé stesso. Per questo motivo si prende tutte le maledizioni dei compagni.

4) Il narcisista Sa sfruttare bene le potenzialità del suo cervello, ma è tronfio di sé, innamorato della sua intelligenza come Narciso della sua bellezza. Ama mostrarsi agli altri per la sua cultura e vive come il culturista per plasmare, lustrare, gonfiare ed esibire i propri muscoli. Il narcisista è malvisto dai compagni e ha scelto di privilegiare il cervello rispetto a tutta la sua personalità.

5) Lo studente modello Studia con raziocinio e impegno. Non è angosciato dall’idea di fare “bella figura”, né è ingordo. Studia con impegno ciò che gli interessa anche al di fuori delle materie perchè è spinto da un sano piacere della conoscenza e dell’acculturazione . E’ critico nei confronti delle cose ed è assertivo nel modo di esporle.

6) Lo studente normale E’ impegnato nello studio per realizzarsi. Non ha tutta la spinta dello studente modello, né si sbizzarrisce in letture o studi al di là delle materie scolastiche. Segue preferibilmente il suo stile cognitivo sia che abbia un approccio globale che analitico.

7) Il creativo

Ha particolare sensibilità nella percezione delle cose, capacità di produrre idee divergenti, capacità di sintesi e analisi in modo nuovo e inusuale. E’ sempre pronto a cercare nuove vie e nuove soluzioni. Non sempre è apprezzato, spesso viene trascurato. La creatività unita a un costante impegno allo studio è la chiave del successo.

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CONCLUSIONE

Il lettore, giunto alla fine di questo volume, avrà capito che per noi non esiste una situazione definitiva, stabile e immutabile, ma delle tappe intercorrelate tra di loro che permettono di crescere, svilupparsi ed emanciparsi. Concludere è come morire, ma la morte è l’inizio di un nuovo cammino di idee, propositi, comportamenti, emozioni che ci guidano nell’arte dell’insegnare/apprendere. Abbiamo voluto far riflettere il lettore sulle stereotipie, senso comune di affrontare gli avvenimenti della vita della classe, sulla corresponsabilità di tutto ciò che avviene nell’ambito delle relazioni umane e dell’apprendimento, sulle strategie da porre in atto a secondo del contesto e delle persone. Abbiamo condiviso con Marcel Proust che “ la vera scoperta non sta nel vedere nuovi mondi, ma nel cambiare occhi”; cosa difficile a farsi sia perché si è tesi a voler cambiare gli altri, sia perché si crede di possedere delle verità inoppugnabili. Ma ahimè! “ l’uomo è talmente perfettibile e corruttibile che può divenire pazzo mediante la sua ragione” (Lichtenberg). Basta assistere a dei consigli di classe per accorgersene, per toccare con mano di come le proprie credenze condizionano le percezioni, che a loro volta influenzano l’emozioni e i comportamenti. L’augurio che rivolgo al lettore, interessato e desideroso di ampliare le proprie conoscenze/competenze, è quello di “rendere il migliore possibile ogni istante della vita, da qualsiasi mano del destino ci sia inviato: in ciò consiste l’arte del vivere” (Lichtenberg) e di insegnare. Il lettore si sarà reso conto che l’insegnante o l’educatore deve essere come un ballerino che danza armoniosamente su ogni nuvola che incontra. Egli passa,facilmente, da un’onda all’altra, come da un alunno all’altro con la magia di un cantastorie, l’incanto di un paesaggio nuovo e la solidità di un’antica montagna. Egli, cavalcando la complessità delle relazioni con gli studenti, manifesta una sapiente combinazione di caratteristiche di personalità, conoscenze aggiornate, abilità strategiche innovative, comunicazione persuasiva e interesse al rapport con l’altro. Per meglio focalizzarne le sue peculiarità, ci piace schematizzarne alcune che reputiamo fondamentali, ma che non vogliono essere esaustive, non fosse altro perché sono operate nella limitazione dell’osservazione, riflessione e operatività.

1) Eretico. L’approccio alle ideologie deve essere basato sul paradosso di essere sicuro della propria insicurezza, di essere un eretico del sapere ufficiale per immergersi nel flusso della ricerca. A ben riflettere, in ogni periodo storico ci sono delle ideologie, teorie pedagogiche, movimenti psicologici che pretendono di possedere l’ultima verità e assurgono ad essere assolute nei riguardi delle persone. Simpatica la prassi pedagogica di alcuni anni fa che consigliava alle neo-mamme di far dormire i propri bambini in camere diverse dalle proprie già fin dal primo giorno di vita. Ciò era propinato con l’intenzione di aiutare il bambino nello sviluppo dell’autonomia. La prassi venne abbandonata dopo che si verificarono delle morti bianche nelle prime settimane di vita. Non c’è cosa peggiore che assolutizzare una teoria, una conoscenza o una prassi. L’insegnante che vuole essere efficace, deve comportarsi come un “eretico” delle teorie, nel senso che li deve usare senza farsi ingabbiare; deve conoscere il pluralismo teorico per sapere scegliere. Egli deve sentirsi “sicuro” nella sua precarietà di uno che non può mai vivere in un equilibrio statico. Se fosse così, sarebbe una mummia, un elefante nel suo

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cimitero. L’assoluto delle teorie o ideologie rassicura e protegge dalle paure, ma ci impedisce di scoprire nuovi mondi, nuove strade. Si può soltanto aumentare la propria consapevolezza operativa; nel senso che man mano interagiamo con gli alunni, scopriamo e costruiamo realtà prima insospettabili, che ci fanno approfondire le stesse conoscenze che, a loro volta, ci stimolano sempre più alla ricerca operativa. Il processo degli interventi efficaci non si snoda con: prima conosco e poi opero; ma prima intervengo operativamente e man mano che intervengo, conosco sempre meglio ciò che ho sperimentato.La qual cosa mi induce a risperimentare, operando sulla realtà e approfondendone le conoscenze. In poche parole, io conosco meglio intervenendo e non solo pensando o sposando una teoria. Si deve avere,perciò, lo spirito del ricercatore che ad ogni momento può cambiare strada e mappa per seguire delle tracce, degli indizi freschi e nuovi che conducono al tesoro.

2) Tollerante. Ernest Von Glasersfeld (1981) distingue tra l’adattarsi alla realtà (to fit) e corrispondere (to match) pienamente alla realtà. Noi possiamo soltanto adattarci in maniera più funzionale possibile alla realtà che percepiamo, ma mai la nostra percezione può essere identica alla stessa realtà. Da questa distinzione, l’insegnante deve essere una persona tollerante, che sa mettersi nei panni d’altri per scoprire i loro significati. Egli evita di irrigidirsi su aspetti e posizioni che lo allontanerebbero dall’essere efficace; evita di considerare gli alunni che gli creano difficoltà, come dei cattivi o degli stupidi, come pure evita di considerarsi incompetente. Egli,semmai, sarà orientato a trovare le soluzioni efficaci per instaurare rapporti significativi o per rompere dei comportamenti disfunzionali,

3) Responsabile. Come abbiamo espresso in tutto il volume, l’insegnante è l’artefice della propria realtà, della propria classe, dei propri comportamenti. Egli non può attribuire alcuna colpa agli altri per tutto quello che succede nella sua classe; egli ne è l’artefice principale. Essere responsabile di tutto ciò, lo investe di un sano ottimismo basato sempre sulla disillusione di quello che conosce o percepisce. Egli sa che in qualsiasi momento può, con efficacia e strategie oculate, mutare e cambiare l’andamento dell’intera classe. Basta che lui cambia qualche comportamento che contribuirà a far cambiare quello degli altri. Non serve lamentarsi o disperarsi di qualche cosa; dovrà solo liberare la propria competenza per costruire responsabilmente la vita e la storia della propria classe.

4) Flessibile. L’insegnante deve essere elastico mentalmente, non deve affezionarsi

rigidamente ad alcuna teoria per evitare di autoimmunizzarsi e inforcare degli occhiali deformanti la realtà varia e complessa. Egli deve,inoltre, lasciarsi una libertà di manovra per operare compiutamente nelle relazioni interpersonali e nella gestione della risoluzione delle problematiche della classe. La sua è una partita a scacchi con l’intera classe degli alunni, dove la sua vittoria deve corrispondere alla stessa vittoria degli alunni. Il suo è un gioco a somma diverso da zero, che lo porta a cercare obiettivi pratici, minimi, realizzabili. Egli deve adeguare la propria conoscenza e strategie a ciò che trova, incontra nella sua strada di co-educatore e di uno che insegna/apprende. La ricerca costante del modo come apprendono gli alunni, quale sistema preferenziale utilizzano, quale visione del mondo esibiscono, quale stile comunicativo prediligono, quali comportamenti manifestano, lo porterà a modellare il proprio stile di insegnare/apprendere per essere efficace e propositivo nella classe.

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