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STORIE DI ECCELLENZA E INNOVAZIONE 16 ERRORI UTILI Imparare dagli insuccessi e puntare sui servizi. I segreti delle startup rivelati da Renato Soru, fondatore e anima di Tiscali. MANIFATTURA 4.0 Il digital manufacturing trasforma le fabbriche e i modelli di business, aprendo scenari inediti. Anche in Italia. 42 40 NUMERO 9 | GIUGNO 2014 E LUCE FU Arrivano i primi prodotti frutto della ricerca nel settore della fotonica. E promettono di cambiare faccia ai data center. Distribuito gratuitamente con “Il Sole 24 ORE” SOLUZIONI MOBILI A MISURA D’IMPRESA Gianluca Cimini, amministratore delegato di BT Italia, annuncia un deciso passo avanti della multinazionale nell'offerta voce e dati in mobilità.

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Magazine Technopolis N°9 giugno 2014

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Page 1: Technopolis 9

Storie di eccellenza e innovazione

16 errori utiliimparare dagli insuccessi e puntare sui servizi. i segreti delle startup rivelati da renato Soru, fondatore e anima di tiscali.

MANiFAtturA 4.0il digital manufacturing trasforma le fabbriche e i modelli di business, aprendo scenari inediti. anche in italia.

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nUMero 9 | GiUGno 2014

e luce FuArrivano i primi prodotti frutto della ricerca nel settore della fotonica. E promettono di cambiare faccia ai data center.

Distribuito gratuitamente con “Il Sole 24 ORE”

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Gianluca cimini, amministratore delegato di BT Italia, annuncia un deciso passo avanti della multinazionale nell'offerta voce e dati in mobilità.

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SOMMARIO 4 storie di copertina

BT e l’arte di integrare fisso, mobile e dati

09 in eVidenZa

L’analisi: Il copyright europeo del computing

Amazon Web Services, un business moltiplicato per sette

Storage: l’importanza di essere software

Con l’intelligence, prevenire è meglio che curare

L’opinione: Trasformazione digitale, sfida da non trascurare

16 scenari Alla scoperta della fabbrica del futuro

Manifattura nel cloud, prove di industria 4.0

M2M, business globale pronto al decollo

Uno sguardo dentro le macchine parlanti

25 speciale

Gestionali: il segreto è l’integrazione

La coppia perfetta

Flessibilità di adozione

35 eccellenZe.it

Ministero dell’Economia e delle Finanze - DataCore Sebeto - Hp

Ferrari - Kaspersky Lab

38 italia digitale L’agenda passa di mano: la rivoluzione rosa

Alla ricerca della cultura d’impresa

42 oBBiettiVo sU

Intel Silicon Photonics

47 Vetrina Hi tecH

I tablet in cerca di una nuova identità

In prova: Huawei Ascend P7

Storie di eccellenza e innovazione

N° 9 - Giugno 2014

Periodico bimestrale registrato

presso il Tribunale di Milano al n° 378

del 09/10/2012.

direttore responsabile: Emilio Mango

coordinamento: Gianni Rusconi

Hanno collaborato: Piero Aprile,

Valentina Bernocco, Carlo Fontana,

Paolo Galvani, Alfredo Gatti, Giuseppe

Padula, Maria Luisa Romiti, Laura Tore

progetto grafico: Inventium Srl

sales and marketing: Marco Fregonara,

Francesco Proietto

Foto e illustrazioni: Istockphoto.

editore, redazione, pubblicità: Indigo Communication Srl

Via Faruffini, 13 - 20149 Milano

tel: 02 36505844

[email protected]

www.indigocom.com

Stampa: RDS Webprinting - Arcore

© Copyright 2012

Indigo Communication Srl

Tutti i diritti di proprietà letteraria

e artistica riservati.

il sole 24 ore non ha partecipato alla realizzazione di questo periodico e non ha responsabilità per il suo contenuto.

Pubblicazione ceduta gratuitamente.

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4 | GIUGNO 2014

STORIA DI COPERTINA | BT in Italia

La multinazionale annuncia il passaggio a Full Mvno: ora gestisce gran parte della filiera della telefonia mobile. Con un'offerta più completa che mai, pensa ai mercati verticali e punta a crescere nel mondo della Pubblica Amministrazione e delle imprese.

“L’Italia non è un Paese da cui trarre il flus-so di denaro prove-niente dalle bollette

ma in cui immettere quello dei servizi a valore aggiunto. Proprio per questo BT sta investendo, così da favorire la continua evoluzione dei servizi, la dif-fusione della digitalizzazione sia per le piccole e medie imprese, sia per la Pubblica Amministrazione”. Questo è uno dei punti chiave della mission

bt e l´ARTE dI INteGrare fIssO, mObIle e datI

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che l’amministratore delegato di BT Italia, Gianluca Cimini, sta portan-do avanti. E che viene confermato dai positivi risultati di BT Group per il 2013, in controtendenza rispetto a quelli di molti concorrenti, anche per quanto riguarda il nostro Paese. “BT ha preceduto l’andamento del mercato”, prosegue Cimini. “Oggi la connettività è indispensabile, ma è solo una commodity. Il valore di un opera-tore come BT passa attraverso i servizi messi a disposizione dei clienti e dalla modulazione dell’offerta” .L’indicatore più evidente del percor-so di BT sono gli investimenti che il board internazionale sta autorizzando proprio per potenziare l’offerta nel no-stro Paese. BT, lo ricordiamo, conta da tempo su una rete di comunicazione

fissa (che utilizza la tecnologia Voip di ultima generazione e che sfrutta l’in-frastruttura in fibra ottica nelle grandi città), integrata con una potente piat-taforma che eroga servizi It (cinque data center in Italia e cinquanta nel mondo). Sul fronte mobile, fino a ieri commercializzava i suoi servizi come operatore virtuale Mvno (l’acronimo sta per Mobile Virtual Network Ope-rator) limitandosi quindi, in sostanza, alla rivendita delle Sim a proprio mar-chio e alla realizzazione della strategia di marketing.

Si riparte dall’ItaliaLa novità più recente è il passaggio di BT Italia a Full Mvno, vale a dire l’acquisizione di tutte quelle infrastrut-ture e attività “intelligenti”, come la commutazione delle comunicazioni, la profilazione e la registrazione degli utenti, che sono il cuore dell’attività di un operatore mobile. La scelta italiana rientra in una strategia più ampia di BT, che ritiene sempre più centrali le soluzioni in mobilità. “In pratica”, dice Cimini, “ora siamo un operatore mobile a cui manca solo la licenza. Nel settore business siamo i primi a partire, mentre altri nostri competitor, che hanno iniziato a rea-lizzare il piano di investimenti prima di noi, sono ancora fermi al palo”. BT si appoggerà alle antenne di Telecom Italia ma ha già implementato la rete di apparati che le permetteranno di realizzare tutte le attività abitualmente gestite da un operatore vero e proprio.

Dedicati al business“In questi anni di esperienza come Mvno”, spiega Stefania Truzzoli, chief operating officer di BT Italia, “abbia-mo toccato con mano i limiti di questo modello. Non è facile, infatti, vendere servizi alle imprese in un mercato le cui logiche sono governate dal segmento consumer. Ora che abbiamo il control-lo sul cuore delle attività, possiamo ri-tagliare l’offerta su misura per le impre-

se, seguendo i trend e le sensibilità dei nostri clienti. Uno dei punti di forza della rete che abbiamo creato è quello relativo alla rete di commutazione, che ci permette di integrare perfettamente il mobile e il fisso, un vantaggio che pochi operatori possono offrire. Ora che abbiamo il pieno controllo delle operazioni possiamo addirittura creare una proposta mirata per i diversi settori di mercato iniziando da quelli più atti-vi nel nostro Paese come ad esempio il fashion, ma anche per le diverse tipolo-gie di clienti: Pubblica Amministrazio-ne, grandi imprese e Pmi”.Il nucleo della nuova offerta mobile sarà proprio la verticalizzazione e la specializzazione, una strategia che ha già mostrato di essere vincente in Gran Bretagna, paese di origine di BT, dove ad esempio sono state già sviluppate efficaci soluzioni per il settore dei tra-sporti e per la monetica. “Contrariamente ad altri operatori”, sottolinea Truzzoli, “noi non vediamo il mobile come una commodity per le imprese, ma come uno strumento per arricchire e rendere sempre più com-petitiva la nostra offerta. La banda sempre più larga concessa dalle nuove tecnologie come Lte, ad esempio, può essere efficacemente usata per soluzio-ni verticali che si affianchino ai servi-zi voce e dati tradizionali, disegnando una proposta unica nel mondo e spe-cializzata”.Nell’implementazione della nuova of-ferta, che parte proprio in questi gior-ni, è stata fondamentale la capacità di BT di analizzare il comportamento dei clienti e di profilarli, utilizzando i più moderni strumenti di analisi. Da questa base di conoscenze, costruita in anni di lavoro con le organizzazioni più diverse, dalla Pubblica Ammini-strazione alle piccole e medie imprese, dipendono le chances di successo di un’offerta che cambierà sicuramente le caratteristiche del mercato Ict per il business.

Emilio Mango

Stefania Truzzoli, chief operating officer di BT Italia

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6 | GIUGNO 2014

STORIA DI COPERTINA | BT in Italia

Gianluca Cimini, 44 anni, è il manager che dallo scorso anno BT ha voluto alla gui-da della struttura italiana,

con il mandato e la sfida di riprendere a crescere in un contesto di mercato cer-tamente non incoraggiante.

Come le sembra la navigazione di bt vista dal ponte di comando?A livello globale, nel corso del 2013 i risultati di BT sono stati in controten-denza sia rispetto al trend macroeco-nomico sia rispetto ai benchmark del nostro settore. Tutti gli indicatori sono positivi, compreso l’utile prima delle tasse. I primi mesi del 2014 eviden-ziano la medesima tendenza e la filiale italiana sotto la mia responsabilità sta seguendo lo stesso positivo andamento del gruppo.

Quali sono i motivi di questa crescita in un mercato non certo facile?In primis la nostra capacità di essere un operatore “glocal”, vale a dire di affian-care a una rete globale che raggiunge oltre 170 nazioni nel mondo una signi-ficativa presenza nel nostro Paese, dove contiamo su infrastrutture capillari e all’avanguardia oltre che su un miglia-io di specialisti Ict qualificati. Questo rapporto con il territorio ci ha consen-

tito di essere il partner privilegiato delle tante eccellenze italiane, le cosiddette “multinazionali tascabili”, nel loro pro-cesso di crescita sui mercati emergenti. C’è stata in passato l’Italia dei distretti, poi l’Italia che spostava le produzioni all’estero, ora invece è il rapporto con il territorio che torna a essere importante, e noi ci siamo. A ciò aggiungo la nostra capacità di modulare l’offerta sulle esi-genze delle imprese.

Che cosa intende per modulazione dell’offerta?Siamo attivi su diversi fronti (telecomu-nicazioni fisse e mobili, Voip, data cen-ter e servizi It) con un’offerta integrata e specializzata per diversi target: le grandi aziende, la Pubblica Amministrazione e anche le Pmi più dinamiche. In partico-lare, per la nuova offerta Full Mvno la nostra attenzione è focalizzata nel creare soluzioni verticali per ciascun settore. Alle medie imprese che esportano, ad esempio, ci affianchiamo con un’offerta dedicata ma anche con un aiuto concre-to nel tessere le giuste relazioni interna-zionali, un aiuto che solo un’organizza-zione completa e globale come BT può dare.

e questo è sufficiente per invertire la tendenza del mercato?

In controtendenza grazie a investimenti e cultura

No, ovviamente, ci vogliono anche im-portanti investimenti. Solo in Italia, BT ha impiegato 150 milioni di euro negli ultimi tre anni per implementare e mi-gliorare la rete. Per BT siamo il Paese più importante dopo la Gran Bretagna, e il passo deciso nella direzione del Full Mvno è un tassello importantissimo di una strategia improntata alla crescita e all’integrazione dei servizi. Nei prossimi tre anni abbiamo inten-zione di spendere una cifra sicuramente non inferiore alla precedente. Ma per attirare gli investimenti internazionali e per convincere, come è avvenuto, i no-stri azionisti a puntare sull’Italia, è stato fatto ed è necessario fare anche in futu-ro un grosso lavoro a livello culturale,

Cinquanta milioni di euro l'anno per espandere la rete in Italia. frutto della rinnovata fiducia degli investitori internazionali in un Paese che per bt è secondo solo alla Gran bretagna. la parola a Gianluca Cimini, amministratore delegato della realtà italiana.

Gianluca Cimini, AD di BT Italia

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LE fRONTIERE DEL mObILE TARGATO bTCon il passaggio a Full Mvno si amplia il portafoglio BT di soluzio-ni mobili dedicate alle imprese. Le nuove Sim BT sono in grado di tra-sformare il telefono o il tablet in una chiave di accesso sicuro (identità digitale) a sedi, dati e applicazioni. È una funzionalità trasversale per tutti i settori aziendali, che permet-te di autenticare in maniera “forte” il possessore del telefono o del ta-blet allo scopo di effettuare tutte le operazioni che richiedono l’identità certa, quali ad esempio l’ingresso nelle sedi attraverso i tornelli, l’ac-cesso alla rete aziendale, l’apertura di documenti protetti, la firma digi-tale delle pratiche. Al tempo stesso la Sim BT è anche un “contenitore” sicuro delle appli-cazioni aziendali. Grazie all’architet-tura di sicurezza sviluppata per Nfc (Near Field Communication), le Sim di BT hanno la capacità di interagire con il dispositivo mobile (telefono o tablet) per garantire un ambiente ap-plicativo sicuro e separato da quel-lo gestito dall’utente. Funzionalità,

questa, particolarmente utile per rendere sicure le applicazioni e i dati aziendali all’interno dei dispositivi di proprietà dei dipendenti (Byod). La Sim di BT va oltre la comunica-zione tra persone, diventa un’abili-tatrice del dialogo “tra macchine”. Grazie alla capacità di riconoscere e controllare le destinazioni e la ti-pologia del traffico, BT è in grado di ritagliare sulle proprie Sim servizi personalizzati per le specifiche appli-cazioni del cliente, quali ad esempio pagamenti elettronici Pos, rileva-mento allarmi, controllo delle auto-mobili, monitoraggio delle energie rinnovabili.Da ultimo, BT avrà anche la capacità di ospitare sulla propria infrastruttura di rete nuovi operatori mobili virtuali, che potranno distribuire le Sim con un proprio marchio e abilitare servizi e applicazioni specifici per i propri dipendenti, clienti o partner (come ad esempio banche, catene di fran-chising, promotori e agenti, che tro-vano sulla Sim funzioni e applicazioni specifiche per la loro attività).

soprattutto sul fronte della digitalizza-zione della Pubblica Amministrazione e delle piccole e medie imprese. Questa sfida, che dobbiamo assolutamente vin-cere come Paese, rende il mercato italia-no una grande opportunità.

Qual è la sua ricetta per avviare il non più rimandabile percorso di innovazione della Pa?Il processo di digitalizzazione degli enti pubblici è imprescindibile da un approccio che sia in grado di ripensare sistemi e processi in ambito tecnologi-co, favorendo lo sviluppo di una vera e propria cultura digitale che trasformi strutturalmente la Pubblica Ammini-strazione. La tanto auspicata “rivoluzione digitale” dovrà necessariamente essere supporta-ta dall’attuazione del Piano Nazionale per la banda larga, che è la conditio sine qua non per creare i presupposti per un rapporto davvero digitale tra cittadini, imprese e Pubblica Amministrazione.In questo ambito, il ruolo di BT può essere, da un lato quello di sviluppare le infrastrutture e i servizi a valore che consentano al sistema-Paese Italia di muoversi alla stessa velocità dei princi-pali partner europei e globali; dall’altro, quello di anticipare, grazie alla propria visione ed expertise globali, i trend tecnologici e di mercato offrendo ser-vizi innovativi in termini di qualità e prezzo. Inoltre, in un momento in cui la trasparenza è un’istanza quanto mai sentita, il digitale può essere una rispo-sta efficace e diretta per recuperare un clima di fiducia da parte dei cittadini e delle imprese permettendo di garantire un sempre più puntuale controllo nel-la gestione della macchina dello Stato, rendendo la Pubblica Amministrazione più efficiente e meno costosa.

l’Italia ce la farà a cogliere queste sfide?Sono sicuro di sì. Noi non faremo man-care il nostro impegno in modo deter-minante e significativo, contribuendo in termini di innovazione e risorse. E. M.

“ThE ART Of CONNECTING”È l’ultima campagna con cui bT Global Services presenta le nuove offerte pensate per incoraggiare le imprese a utilizzare la tecnologia in modo creativo, così da ottenere sem-pre migliori risultati di business. “Per mettere a frutto le possibilità offerte dal mondo di oggi servono creatività e innovazione”, commenta Luis Al-varez, Ceo di BT Global Services, la realtà di BT Group a cui fanno riferi-mento le attività italiane. “Viviamo in un mondo sempre connesso, che dà ai nostri clienti la possibilità di intera-gire in modo creativo per realizzare risultati di business concreti. Sfruttan-

do le potenzialità del nostro portfolio e avvalendoci di un team specializza-to in servizi professionali, BT Advise, ci impegniamo ad assistere i clienti nella gestione delle reti ibride intel-ligenti, offrendo un elevato livello di sicurezza e ottimizzando le prestazio-ni, la flessibilità e il controllo assicurati dal cloud. La nostra proposta com-prende, inoltre, servizi che offrono valide esperienze di collaborazione e garantiscono massima efficienza alla mobilità. Per quest’anno, i nostri sfor-zi sono rivolti in un’unica direzione: aiutare i clienti a diventare maestri in un’arte, the art of connecting”.

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9GIUGNO 2014 |

l’analisi

Steve Jobs ipotizzava addirittura una “guerra santa” dei brevetti, da scatenare contro Google. Giusto poche settima-ne fa la società di Cupertino siglava la pace con il colosso di Mountain View per mettere fine alle diverse controver-sie legali in essere con Motorola Mo-bility (nel frattempo ceduta da BigG a Lenovo). Se abbia ancora senso parlare di “patent war” o meno è, però, poco importante. L’importante, per i ven-dor, è detenere la proprietà intellettuale delle tecnologie alla base delle funzio-nalità di computer, telefonini, tablet e (ora) dispositivi indossabili. Facendo del copyright un’arma vitale, e non solo per garantire continuità di innova-zione ai propri prodotti. Un elemento di peso nei rapporti di cross licensing e un asset di primo piano nelle operazio-ni di fusione e acquisizione. Se guardiamo all’Europa, chi sono i player che, in termini di numero di brevetti registrati, guidano la classifica? La risposta ci arriva dai dati relativi al 2013 resi noti dall’European Patent Office (Epo), dai quali balza subito all’occhio come le imprese del Vecchio Continente abbiano presentato il mag-gior numero di domande in nove dei dieci settori monitorati. L’unica ecce-zione? La categoria “computer techno-logy”, dove a dominare la scena sono le compagnie asiatiche e americane. L’an-no passato questo settore ha raccolto, a firma di 1.943 aziende richiedenti, 9.059 domande, il 5% in più rispetto al 2012. Un dato numericamente in-feriore solo alle richieste registrate per le tecnologie mediche (10.668), per i macchinari e gli apparati del setto-re energia (10.307) e per il comparto

della digital communication (sceso a 9.101 domande e anch’esso densamen-te popolato da aziende cinesi, coreane, giapponesi e statunitensi). A guidare la categoria “computer technology” c’è Samsung, con 634 domande di brevetto depositate. Poco meno del doppio di quelle Microsoft (386), più di cinque volte quelle della grande rivale Apple (120). Google, da parte propria, ha avanzato 156 istanze all’Epo, mettendosi alle spalle marchi storici come Hewlett-Packard (141) e Intel (135), nobili decadute come

BlackBerry (127) e realtà in forte ascesa come Huawei (110). Fra le case euro-pee spiccano Philips, che ha avanzato 209 richieste di brevettazione, e Nokia, arrivata a 177 grazie soprattutto alla di-visione mobile poi ceduta a Microsoft. Nella lista delle top 25 ci sono quindi Siemens (con 107 brevetti sottoposti ad approvazione), Ericsson (85) e Sap (con 74 domande). Nella classifica per Paese, questo un altro spunto di rifles-sione, la categoria “computer techno-logy” vede il netto predominio delle aziende Usa, con 3.099 domande, da-vanti a Giappone (1.328) e Corea del Sud (812). Germania e Francia (727 e 652 richieste) si difendono egregia-mente. L’Italia, invece, si ferma a 50 domande, circa un quarto di quelle presentate da Regno Unito, Finlandia, Svezia e Svizzera.

Gianni Rusconi

Nelle domande di brevetto presentate nel 2013 all’European Patent Office dominano la scena le aziende asiatichee americane.

IL COPYRIGHT EUROPEO DEL COMPUTING?NON PARLA LE LINGUE EUROPEE

IN EVIDENZA

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IN EVIDENZA

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Lanciata nel 2006, la piattaforma cloud di Amazon vive un momento di grande crescita. “Nel 2013 abbiamo rilasciato 280 servizi e funzionalità e alla data del 30 aprile 2014 ne sono stati già lancia-ti 126, usati da centinaia di migliaia di clienti in 190 Paesi”, afferma Adam Se-lipsky, vice presidente di Amazon Web Services e responsabile della global bu-siness strategy. “Aws Marketplace mette a disposizione oltre 1.400 software. La base clienti è aumentata del 700% da gennaio 2013”. La piattaforma offre diversi benefici, tra i quali il fatto di non dover investire in infrastrutture: le risorse sono scalabili e utilizzabili secondo il modello “pay per use”. Sono quindi adattabili ad aziende di qualsiasi dimensione, anche alle star-tup, come spiega Selipsky: “Le startup non vogliono correre rischi legati a inve-stimenti di capitale, in hardware e sof-tware. E con Aws si paga solo quello che si utilizza. Tra i clienti italiani abbiamo musiXmatch: sono entrati nel mercato nel 2010 e sono diventati rapidamente il catalogo di testi più grande al mondo con oltre 7 milioni di brani musicali in 32 lingue e 10 milioni di utenti. Grazie ad Aws l’azienda ha risparmiato fino al 90% sul costo della struttura. In Italia

AMAZON WEB SERVICES, BUSINESS MOLTIPLICATO PER SETTE

Nel giro di un anno la piattaforma cloud ha aumentato del 700% la propria base di clienti. Il marketplace conta oggi oltre 1.400 software.

abbiamo diversi clienti, quali Seat Pagi-ne Gialle, Imperia&Monferrina, Voda-fone, Lamborghini, Goodyear Dunlop Tires Italy, Canon, Gucci e il Politecni-co di Milano. Tra le startup anche Bein-too, Chili, Simplicissimus e Spreaker”. Le strategie per il futuro prevedono l’aggiunta di nuove “region” e strutture locali per creare un contatto più diretto con i clienti, con un occhio attento ai partner. “Fin dall’inizio abbiamo pun-tato a creare un ecosistema di partner: software provider, system integrator e consulenti”, conclude il manager di Amazon. “Lavoriamo con i maggiori system integrator al mondo tra cui Ac-centure, Capgemini, Sas. Fondamentali anche quelli locali, come Storm Reply e New Vision”.

Maria Luisa Romiti(L’intervista completa è disponibile su www.ictbusiness.it)

NUOVI ANALYTICSPER ACCENTUREL’ultima acquisizione di Accenture si chiama i4C Analytics. Società ita-liana che, come il nome suggerisce, è specializzata in software e soluzioni di advanced analytics per le aziende, e che fa ora parte della divisione Accenture Analytics. Fondata nel 2002 e con una settantina di dipendenti, i4C porta in dote il suo Application Configuration Environment: un ambiente che per-mette di configurare applicazioni di analytics (anche specifiche per settore industriale o funzione aziendale) senza dover ricorrere alla programmazione.

LA PERLA SCEGLIEGOOGLE APPSSinonimo di lusso e di moda fra i pro-duttori di lingerie, La Perla è anche un marchio che prova a sfruttare al meglio i vantaggi delle applicazionie cloud-based. Le Google Apps for Business sono state adottate dall’azienda bolo-gnese per migliorare la produttività e la collaborazione fra i suoi oltre mille dipendenti. Gianluca Guidotti, cor-porate It director di Gruppo La Perla, l’ha definito “un passo importante nel rendersi più indipendenti dalle piatta-forme, hardware e software”.

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Per Teradata, l’anno fiscale 2013 si è chiuso con un fatturato di 2.692 mi-lioni di dollari (con un piccolo incre-mento rispetto al 2012) e con un utile netto di 459 milioni (in lieve flessio-ne). La multinazionale ha oltre 2.500 clienti in 77 Paesi e, come amano dire i manager statunitensi, tre quarti delle prime 20 aziende Fortune utilizzano le sue soluzioni di data warehousing e di integrated marketing. Le fondamenta del business quindi sono solide, anche se molti dei progetti relativi ai Big Data, il trend che dovrebbe dare un deciso impulso ai risultati della multi-nazionale, sono ancora solo sulla car-ta. Technopolis ha intervistato Franco Vittone, a capo della filiale italiana di Teradata, per capire meglio quale sarà la velocità di diffusione dei nuovi pro-getti, anche nel nostro mercato.

Come si sta sviluppando il settore dei Big Data a livello mondiale?Nel 2013 poche aziende avevano pro-getti concreti, anche se sulla carta si tracciavano parecchie idee. Eravamo ancora in una fase di transizione. Noi di Teradata, comunque, abbiamo sem-pre avuto una posizione privilegiata

I DATI SARANNO GRANDI A FINE ANNO

da questo punto di vista, potendo con-tare su clienti importanti come eBay e LinkedIn. Entro la fine di quest’anno, invece, vedranno la luce molti altri pro-getti, qualcuno anche in Italia.

CLOUD: PER HP UN AFFARE MILIARDARIO

Cifra tonda, un miliardo di dollari: è quanto Hewlett-Packard pianifica di investire nei prossimi due anni per svi-luppare la propria offerta di prodotti e servizi cloud. La nuvola pubblica ba-sata su OpenStack (progetto tra i cui fondatori figura Hp) dovrà arrivare a estendersi su una ventina di data cen-ter entro i prossimi diciotto mesi. L’a-zienda guidata da Meg Whitman non è sola nella corsa verso il cloud: anche Cisco vi destinerà un budget biennale di 1 miliardo di dollari, mentre Ibm spenderà addirittura 2,2 miliardi.

“Senza economie di scala e senza volumi di vendita, e quindi senza quote di mercato, è difficile generare ricavi e di conseguenza profitti”.

Yang Yuanqingchairman e Ceo di Lenovo

Secondo Franco Vittone, country manager di Teradata in Italia, i primi progetti con i Big Data saranno ultimati nel quarto trimestre del 2014.

Su quali basi tecnologiche vi affiancate ai clienti?Abbiamo lanciato la Unified Data Ar-chitecture (Uda), un paradigma nato sul campo sviluppando i primi pro-getti e ora standardizzato e proiettato sul mercato globale. Secondo noi è una risposta completa al “problema” dei Big Data, perché consente alle aziende di gestire ogni tipo di dato (sia esso strutturato o non strutturato), proveniente da qualsiasi fonte, all’interno di uno stesso am-biente, che comprende anche le so-luzioni per Big Data come Aster (per l’analisi) e Hadoop (l’open source che si integra perfettamente in Uda).

Quali aziende arriveranno prima nella corsa ai grandi dati?Dopo quelle attive nel Web, che sono già avanti, saranno probabilmente le telco e quelle del retail a poter sfrut-tare efficacemente grandi moli di dati. Sarà il marketing a godere dei primi risultati, potendo analizzare il com-portamento dei clienti nell’interazio-ne con più canali. Emilio Mango

Franco Vittone

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12 | GIUGNO 2014

BIG BLUE GUIDA LE AZIENDE, DA NEW YORKA SEGRATE

IN EVIDENZA

È una Sas rinnovata e più dinamica quella vista all’ultima edizione del Sas Forum dello scorso aprile. Se sul fronte dell’offerta le attenzioni si sono con-centrate sull’ultima versione di Visual Analytics, su quello commerciale co-mincia a farsi strada l’idea che le grandi organizzazioni non siano più l’unico target della multinazionale.Così, l’appuntamento annuale perde qualcosa in formalità ma guadagna in vivacità, con l’intervento di blogger e startupper a ringiovanire la platea. In concreto, la strategia commerciale comprende ora anche un’offerta più ac-cessibile, sia dal punto di vista dei costi

SAS CAMBIA PELLECON UN’OFFERTA PIÙ ACCESSIBILE

Protagonisti dell'ultimo Sas Forum sono stati gli aggiornamenti del software di Visual Analytics e una nuova strategia commerciale, rivolta non più soltanto alle grandi aziende.

INTEL A TUTTO CHROME OS Si chiama Intel l’ultima conquista dei Chromebook, categoria di prodotto che rappresenta ancora, soltanto, un 1% dei Pc acquistati nel mondo nel 2013 (fonte Idc) ma che sta crescen-do. Negli Stati Uniti, in particolare, un Pc portatile su quattro è basato su Chrome OS. La generazione di mo-delli in arrivo nei prossimi mesi segna una svolta: dopo anni di alleanza quasi esclusiva con Microsoft, Intel comin-cia a collaborare in modo più massic-cio con Google, che dal suo canto sta lavorando per potenziare le capacità di lavorare “offline” dei Chromebo-ok. Oltre a essere più veloci ed effi-cienti dal punto di vista energetico, i modelli alimentati da processori Intel andranno anche in questa direzione e potranno, per esempio, riprodurre an-che in assenza di connessione a Inter-net film e programmi Tv scaricati da Google Play. Non basta: i chip Intel sono i primi a supportare Chrome OS a 64 bit. Acer e Dell firmeranno i pri-mi Chrome OS con a bordo processo-ri Intel Core i3 di quarta generazione, rispettivamente con una nuova con-figurazione del Chromebook C720 e con il Chromebook 11. In arrivo, inoltre, anche modelli di Acer, Asus e Lenovo basati su processori Celeron, con system-on-chip Bay Trail-M: ga-rantiranno fino a 11 ore di autonomia spaziando tra diversi form factor e fa-sce di prezzo.

sia da quello organizzativo, chiamata Smart e destinata soprattutto alle Pmi che non hanno ancora avuto modo di entrare in contatto con il software di business analytics sviluppato da Sas.Quest’ultima, anche per rispondere agli attacchi provenienti da più parti (ov-vero soprattutto Qlik sulla fascia bassa e media del mercato, e i grandi player globali sul fronte Big Data) ha dato un impulso allo sviluppo del proprio sof-tware, presentando interessanti novità sia per il prodotto Visual Analytics, rin-novato due volte negli ultimi quattro mesi, sia per la soluzione di Customer Intelligence.

Per lanciarsi in nuovi progetti in am-bito cloud, analytics, social e mobile a volte serve una guida. Ibm si propone in questo ruolo inaugurando a Segrate, alle porte di Milano, la versione italia-na del suo Marketing Digital Lab già operativo a New York: un competence center che porterà avanti attività di for-mazione e di consulenza. Qui i clienti possono frequentare vari tipi di work-shop e accedere ai dati di centinaia di studi dell’Institute for Business Value, a diversi servizi in ambito social e digital e a 130 demo interattive.

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L’evoluzione dell’hardware It ha per-messo negli anni di raggiungere ri-sultati straordinari, ma quello che si è capito durante questo percorso è che il vero potere non sta nella velocità di elaborazione (o non esclusivamente in questo aspetto), ma soprattutto nel sof-tware. La capacità del codice di gestire non solo singoli dispositivi o processi, ma di adattarsi a situazione comples-se fino a far dialogare fra loro sistemi altrimenti incompatibili sta, quindi, portando in auge il concetto di “defi-nito dal software”. La scelta di passare dal software per astrarsi dall’hardware esistente si è estesa prima ai computer desktop, poi ai sistemi di archiviazione dati (lo storage) e infine alla rete. In questo contesto, il vantaggio di far parte di una “federazione” di aziende legate da una strategia comune aiuta sicuramente a ideare progetti globali

STORAGE:L’IMPORTANZADI ESSERESOFTWARE

in cui il concetto di “definito dal sof-tware” può essere portato avanti con una visione più allargata. è il caso di VMware, Emc e Pivotal (nella foto, da sinistra: David Goulden, Ceo di Emc; Pat Gelsinger, Ceo di VMwa-re; Paul Maritz, Ceo di Pivotal; e Joe Tucci, presidente del consiglio di am-ministrazione e Ceo di Emc), che oc-cupandosi di virtualizzazione di server e desktop, di storage e di Big Data pos-sono far convergere le rispettive espe-rienze per una gestione del data center più orientata al software.Le novità più recenti riguardano il mondo dell’archiviazione, spinto ad assecondare le esigenze dettate dall’e-

In un mondo in profonda trasformazione e alla ricerca di efficienza, la risposta di Emc è la virtualizzazione.

splosiva crescita dei dati (secondo Idc passeranno dai 4,4 zettabyte del 2013 ai 44 zettabyte del 2020). La necessità di ridurre i costi legati allo storage e di semplificarne la gestione, pur man-tenendo la barra dritta nella direzio-ne della sicurezza dei dati, ha portato Emc a fare una serie di annunci che riguardano una nuova versione del software per la virtualizzazione dello storage, un dispositivo hardware bat-tezzato Elastic Cloud Storage, una soluzione per il cloud ibrido per ora compatibile con ambienti VMware e una nuova release del sistema di dedu-plica dei dati DataDomain.

Paolo Galvani

“I cybercriminali sfruttano gli anelli più deboli dei sistemi di sicurezza: questo è il motivo per cui la threat intelligence deve essere una priorità per i Cio e per i Cso”.

Eugene Kasperskychairman e Ceo di Kaspersky Lab

SELF-DRIVING CAR ALLA CANADESESi chiama Deeva, è l’evoluzione di Brai-ve e sarà presentata ufficialmente entro la fine dell’estate. Fra le auto “driverless” c’è anche il pro-totipo realizzato dai VisLab dell’Univer-sità di Parma, basato sul sistema operati-vo Neutrino (lo stesso che equipaggia il sistema di infotainment CarPlay di Ap-ple) di Qnx Software Systems, società acquisita nel 2010 da BlackBerry. Deeva utilizza una rete di sensori e una

ventina di telecamere per percepire ciò che la circonda.

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ThreatCloud IntelliStore è il primo negozio digitale di security intelligence, che raccoglie le offerte di diversi operatori specializzati, aggrega le informazioni sulle minacce e le trasferisce sui gateway di Check Point.

IN EVIDENZA

CON L’INTELLIGENCE, PREVENIREÈ MEGLIO CHE CURAREL’intelligence è un bene prezioso di fronte alla continua evoluzione delle minacce informatiche. Un bene che tuttavia è spesso costoso o di difficile reperimento. Check Point Software Technologies ha deciso di metterlo a disposizione delle aziende, anche di quelle dotate di piccoli budget, attra-verso un vero e proprio marketplace: il ThreatCloud IntelliStore. Si tratta di una piattaforma basata sull’infra-struttura del motore reputazionale ThreatCloud, che raccoglie in tempo reale dati e analisi da diverse fonti. Da qui le aziende possono testare ed even-tualmente acquistare l’intelligence di diversi vendor (sette quelli già partner del progetto, ovvero CrowdStrike, Iid, iSight Partners, NeClean, PhishLabs, SenseCy e ThreatGrid, ma l’obiettivo è di includerne via via altri). Oltre che un modo per superare la frammentazione dell’offerta, la piatta-forma è anche uno strumento di pre-venzione, dal momento che aggrega automaticamente i feed di intelligence sulle minacce e li trasferisce sui gate-way di Check Point. “IntelliStore”, ha spiegato Eyal Manor, head of product management, security products, “è un modo per raggiungere i nostri clienti e trasferire sui gateway Check Point, immediatamente, la protezione de-rivata dall’intelligence acquistata nel marketplace. Sul mercato oggi esistono molti fornitori di intelligence specializ-zati su un’industria verticale oppure su un’area geografica. Ora abbiamo la pos-sibilità di trasferire questa intelligence in tutto il mondo”. Anche il Ceo e fondatore di Check Point, Gil Shwed, ha sottolineato ai microfoni di Technopolis gli aspetti in-novativi di questa proposta: “Oggi uno fra temi più caldi della security è pro-

prio l’intelligence, il che significa capire quali nuovi attacchi stiano per veri-ficarsi, chi siano gli aggressori e come riuscire a prevenire questi eventi”, ha spiegato Shwed. “Ora Check Point mira a rivoluzionare questo mercato e a renderlo disponibile per chiunque. Fino a ieri era possibile analizzare gli in-cidenti una volta accaduti e soltanto le organizzazioni più strutturate, ricche e grandi potevano permettersi di dotarsi di un qualche tipo di intelligence. Con IntelliStore qualsiasi azienda, in pochi click, può utilizzare la più recente intel-ligence per prevenire gli attacchi”. Valentina Bernocco

SCONTI E PROMOZIONI: MICROSOFT STIMOLA LE PMI

In vista dell’estate, Microsoft Italia incoraggia le aziende a fare il “cambio del guardaroba”. Ovvero a rinnovare la propria dotazione software e hardware, anche in considerazione del cessato sup-porto a Windows Xp e della necessità di abbandonare Office 2003 e Windows Server 2012 R2. Per rendere meno invalicabile l’ostacolo dei budget ridotti, sono state lanciate una campagna di finanziamento agevo-lato e una serie di promozioni (valide fino al 30 giugno). Qualche esempio: si può suddividere il costo del noleggio delle licenze Microsoft su 12 mesi con un finanziamento, oppure ripartire l’ac-quisto su 24 o 36 mesi con una formula di locazione finanziaria, senza tasso d’in-teresse. Diversi i tagli per il cloud di Office 365 (20% di sconto) e per la Business In-telligence di Power BI (40%), mentre per l’hardware Microsoft Italia ha at-tivato numerose offerte speciali in col-laborazione con i maggiori produttori internazionali e italiani di Pc e server. Le formule proposte spaziano dalla va-lorizzazione e dal ritiro dell’usato alle soluzioni di cash back.

Gil Shwed

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Perché dedicare un Insight alla tra-sformazione digitale? Credo che que-sta sia la sfida principale che attende le imprese nei prossimi mesi, su cui si giocherà molto dello stesso futuro dell’azienda in un mercato che diventa ogni giorno più interconnesso, e dove i consumatori sono sempre più alla ri-cerca di esperienze innovative. D’altra parte NextValue si occupa dei temi emergenti sul fronte del business e non potevamo trascurare proprio il principale. Il nostro obiettivo è stato quello di rilevare come si stiano muo-vendo le principali imprese top e me-dio-grandi italiane, potendo contare sull’apporto di un panel molto quali-ficato di 180 decisori.Mediamente prevale un forte senso di fiducia nelle proprie personali compe-tenze, con oltre la metà dei partecipan-ti che ritiene di possedere una buona comprensione e capacità di ascolto dello scenario digitale e dei processi. Il background appare piuttosto soli-do e almeno l’80% dei partecipanti si ritiene competente in materia, segno di come l’attenzione sia alta anche in azienda. Ma proprio qui si rilevano le prime difficoltà. L’opinione personale su come vadano le questioni “digitali” in azienda non è così compatta: la cultura tecnologica interna all’organizzazione è “nella media” per il 54% dei parte-cipanti ed “elevata” per un altro 12%. Sull’altro fronte, presumiamo, viene a mancare un presupposto essenziale per avviare un percorso di trasformazione digitale. È una questione di skill, di capacità di adattamento, di flessibilità mentale, di apertura al cambiamento,

TRASFORMAZIONE DIGITALE: UNA SFIDA IMPOSSIBILE DA TRASCURARE

L’80% dei partecipantialla ricerca Insight di NextValue ritiene di avere una sufficiente competenza in materia di tecnologia. Ma questo non basta per concretizzare i cambiamenti dell'era digitale.

l’opinione

di attenzione al cliente… L’Insight pro-segue evidenziando lo stato dell’arte della trasformazione digitale. L’80% delle imprese del panel ritiene che que-sto mutamento sia un fattore critico di successo per la propria azienda nei prossimi 24 mesi, dimostrando senso d’urgenza. Le situazioni che si prospettano su questo arco temporale sollevano una preoccupazione in più in merito alle capacità operative di molte aziende e ai tempi di realizzazione della trasforma-zione digitale, tanto più che occorrono skill e competenze oggi non facilmen-te riscontrabili. Al momento, però, il quadro è ancora sufficientemente ottimistico: la posizione competitiva della propria impresa sarà “sensibil-mente migliore” rispetto all’attuale per il 37% dei partecipanti e comunque “migliore” per un altro 44%. Inoltre la maggioranza ritiene che la propria organizzazione stia tenendo il “passo giusto” per affrontare il cambiamento. La roadmap digitale dell’impresa di-pende da almeno tre condizioni di par-tenza, che riguardano la readiness delle

tecnologie, in primo luogo, quella del-le competenze e degli skill, in secondo luogo, e infine quella e dei processi e dell’organizzazione. Questi elementi rappresentano, però, solo le condizioni necessarie per l’avvio di una trasformazione digitale. Se non vi fossero strategie univoche per tutta l’impresa e leader in grado di condur-le, la trasformazione non avverrebbe. A tal proposito, ben il 68% del panel conferma che in azienda esistono buo-ne capacità di leadership in grado di guidare un processo tanto impegnati-vo e globale. Ottima notizia, davvero, perché questa è la condizione essenzia-le per l’innovazione e il cambiamento. Sulla scorta di queste risposte e ap-plicando un nostro algoritmo, abbia-mo ottenuto il posizionamento delle aziende in una “mappa di maturità digitale”: i leader digitali sono il 13% del panel, i follower digitali sono già il 38%, gli scommettitori digitali solo il 7% e i tardivi digitali il 42%.

Alfredo GattiManaging partner di NextValue

Alfredo Gatti

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Per le medie imprese mani-fatturiere italiane, Internet e le tecnologie digitali di nuova generazione non sono

più una scelta. Sono un obbligo. Sono (forse) l’unico modo per rimanere competitivi sul mercato, per anticipare una domanda sempre più orientata a richiedere prodotti personalizzati (tal-volta unici), molto spesso da proget-tare e realizzare su commessa. Per fare questo non basta la qualità, non basta spendersi l’etichetta del “made in Italy”: serve un approccio sistemico nella ge-stione del flusso delle informazioni, dei materiali e dei processi produttivi. Frasi fatte? Di sicuro già sentite, ma spes-

Tecnologie digitali e “mass customization”: le aziende manifatturiere sono chiamate a trasformare modelli produttivi e processi gestionali per soddisfare una domanda in continua evoluzione. Come? Integrando bene materiale e servizi, ma anche aumentando la flessibilità delle macchine.

AllA scopertA dellA fabbrica del futuro

so poco recepite. Però la fabbrica cambia, deve cambiare e in parte è già cambiata. In una logica di ecosistema.L’elettronica si è affiancata alla meccani-ca, a volte prendendone il posto, e si è integrata con l’informatica nel segno di sensori e centri di controllo intelligenti. La fabbrica del futuro è qualcosa di reale e lo è a maggior ragione nel campo delle macchine utensili, un settore che rappre-senta un fiore all’occhiello dell’industria italiana (siamo pur sempre il secondo Paese manifatturiero d’Europa) e che, lo dicono gli ultimi dati Ucimu, ha pagato nel 2013 lo scotto di una crisi che ha fre-nato sensibilmente l’indice degli ordina-tivi, tanto che il bilancio di fine anno si è

chiuso con una flessione del 3,2% e una frenata del 15,8% del mercato interno.

Da produttori di macchine afornitori di serviziDiversi analisti hanno descritto le tecno-logie digitali come delle leve “disruptive” capaci di generare impatti così grandi da riuscire davvero, potenzialmente, a rivoluzionare l’attuale modo di pro-durre. Di che cosa stiamo parlando? Di stampa 3D e di Internet delle Cose, di realtà aumentata e di sensoristica. Come può innovare, di conseguenza, il mani-fatturiero italiano? A tale domanda ha risposto Andrea Bacchetti, ricercatore presso l’Università di Brescia e fautore

ScENari | Digital manufacturing

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UN POLO MONDIALE PER LA STAMPADIGITALE TESSILE

del nuovo progetto di ricerca nazionale sul tema del digital manufacturing pa-trocinato dal Ministero dello Sviluppo Economico. “Credo si possa partire dal-la considerazione che, già nel prossimo futuro, la manifattura smetterà di esse-re strettamente la fabbricazione di beni materiali e si sposterà sempre di più ver-so una produzione di soluzioni, in cui beni materiali e servizi saranno sempre più integrati. È un concetto che sta inte-ressando svariate industry”. Un concetto che in seno a diverse im-prese italiane ha già trovato spazio, e in alcuni casi si è sedimentato diventando il fondamento di una nuova fase di inno-vazione. Per esempio in aziende come la piacentina Mcm e come Cgt (Compa-gnia Generale Trattori). La prima è attiva da già da qualche anno nella produzione di macchine utensili di alto profilo dota-

te di significativa intelligenza (software e sensori) e in grado di comunicare in real time il proprio stato di funzionamento. La seconda utilizza l’Internet delle cose per far evolvere il prodotto e il model-lo di business. “Entrambe”, spiega Bac-chetti, “potrebbero già ora smettere di vendere le macchine puntando a vende-re le ore di funzionamento e di utilizzo delle stesse, esattamente come già fanno realtà multinazionali quali Ge Aviation o Rolls Royce (per le sue turbine, ndr). Si tratta di una vera rivoluzione abilitata dalla tecnologia”.

Big Data e manifattura additivaMeno prodotti, più soluzioni. Questo l’imperativo a tendere per le aziende manifatturiere italiane, da una parte alle prese con un mercato domestico stazionario o addirittura in recessione e dall’altra chiamate a digerire il para-digma della “mass customization”, del cliente che vorrà sempre di più persona-lizzare il prodotto da acquistare. Le im-prese devono soddisfare una domanda frammentata, fatta di lotti molto picco-li e di commesse non ripetitive. “La formula chiave”, sottolinea in pro-posito Bacchetti”, non sarà più la satu-razione degli impianti, bensì la flessibi-lità dei medesimi. Realizzare, in modo economico e competitivo, macchine flessibili sarà la vera sfida. Mi aspet-to quindi una manifattura sempre più orientata ai servizi, sempre più globale, in cui cervello e braccia operative saran-no sempre più vicini, con un modello produttivo votato a soddisfare le speci-fiche esigenze della clientela”. E non finisce qui, perché l’orizzonte della fabbrica del futuro è costellato anche dalla capacità di saper sfruttare al meglio l’ingente mole di dati (i Big Data) che l’azienda avrà a disposizione e dalla manifattura additiva (il printing 3D), fenomeno che si sposa perfet-tamente con le esigenze di flessibilità produttiva e di ridotte lottizzazioni. La strada è tracciata.

Gianni Rusconi

Fino Mornasco, in provincia di Como. Qui, su una superficie di 3mila metri quadrati, sorge il Texti-le Solution Center: un centro per la ricerca, lo sviluppo e la promozione del digitale nella stampa su tessuto. Lo hanno voluto Epson, che ha in-vestito nel progetto circa due milioni di euro, e For.Tex, realtà attiva nel distretto della tessitura comasco (che nel 2013 ha venduto all’estero il 70% della sua produzione) da oltre 30 anni. L’obiettivo è il seguente: aprire ulteriormente le frontiere a un settore del made in Italy che ha pagato più di altri la concorrenza cinese, e che ha abbracciato le tecnologie digitali per continuare a competere su scala globale. Dal 2003 a oggi, la stampa digitale su tessuto è cresciuta a un ritmo molto più elevato rispetto a quella tradizio-nale (a cui si fa preferire per benefici di ordine qualitativo e di costi) e nel solo distretto comasco è passata dal 2% della produzione totale all’attuale 58%. Con la prospettiva di arrivare a una quota dell’81% entro il 2017.

Centri di lavoro ad asse orizzontale di Mcm, azienda piacentina di auto-mazione industriale

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manifattura nel cloud Prove di industria 4.0

secondo la definizione dell’ente americano Nist (National Insti-tute of Standards and Techno-logy), il cloud computing è “un

modello che permette da qualsiasi luogo l’accesso tramite Internet a un insieme di risorse di elaborazione condivise e con-figurabili”. Seguendo la definizione del Nist, in quale maniera si può realizzare un accesso “ubiquo, facile e su richiesta” a risorse manifatturiere remote? E che vantaggi nascono per le aziende? Nel processo di produzione, a differenza di altri, il flusso dei dati è interlacciato a un flusso fisico di materiali in via di tra-sformazione; per poterlo trattare anch’es-so in ottica servizio, e quindi come un

Utilizzo condiviso e da remoto delle risorse. Accesso alle applicazioni in modalità “as a service” e “pay per use”. Piattaforme virtuali per la selezione dei fornitori. Il mondo della produzione sta cambiando pelle anche in Italia. Ecco come.

processo accessibile “on demand”, sono necessarie tecnologie in grado di abilita-re la virtualizzazione e l’accesso remoto alle risorse, l’integrazione di filiere pro-duttive e l’accesso “pay per use” a pro-grammi per lo sviluppo di nuovi prodot-ti. Alla convergenza di queste tecnologie si trova il cloud manufacturing, che fa il paio con altri paradigmi dell’industria digitale: il digital manufacturing, l’Inter-net of Things (per tracciare i flussi dei materiali attraverso sensori, sistemi di geolocalizzazione e tecnologie Rfid) e il network manufacturing, che organizza la filiera logistica necessaria allo sviluppo collaborativo di un nuovo prodotto. L’Unione Europea ha intravisto i vantag-

gi competitivi derivanti da questa nuova “architettura”, per esempio un coordina-mento più efficiente e rapido delle fasi del processo e la possibilità di integra-re risorse di lavoro diverse in modalità Cad/Cam/Cae. Seguendo le politiche strategiche tracciate dall’industria tede-sca, ha stanziato i primi finanziamenti per la realizzazione di progetti pilota in area di cloud manufacturing, inserendoli nel piano di sviluppo battezzato “Indu-stria Digitale 4.0”.

Lo scenario internazionale Un esempio di mercato virtuale di beni industriali è il progetto pilota “CloudManu” finanziato dal governo

sCEnari | Digital manufacturing

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Un mercato stimabile a fine 2013 in 2,5 miliardi di dollari e che dovrebbe crescere a 3,8 miliardi quest’anno e oltre quota 16 miliardi entro il 2018 (i dati sono della società di ricerca Canalys). Un terzo del giro d’affari complessivo sarà prodotto negli Stati Uniti, dove la spesa raggiunge-rà nel 2014 gli 1,3 miliardi di dollari, ma entro il 2020 dovrebbe essere l’Europa a generare la quota di fatturato maggiore. Queste le dimensioni globali del feno-meno del printing 3D, un settore (com-prendente stampanti, materiali e servizi accessori) a cui guardano con estremo in-teresse anche colossi del mondo informa-tico come Hewlett-Packard e specialisti nel campo dei software di progettazione come Autodesk. Quest’ultima di recente ha annunciato una piattaforma software

tuttI pAZZI per Il PriNTiNG 3D

(Spark) che renderà più facile la stampa di modelli 3D, oltre a una vera e propria printer capace di riprodurre oggetti in tre dimensioni. A detta degli analisti, una volta cadute le principali barriere all’in-gresso il potenziale di crescita di questo mercato è enorme e abbraccia diversi set-tori, partendo dal design e dall’architet-tura per arrivare al comparto aerospazia-le, a quello della difesa e a quello medico. La fase embrionale del fenomeno sembra quindi superata, e con essa i prezzi da capogiro delle prime macchine di pro-duzione prototipale. Oggi i modelli che vanno per la maggiore (a firma delle varie 3D Systems, Stratasys e MakerBot) fra appassionati e professionisti sono grandi quanto un forno a microonde e costano fra i 1.000 e i 2.500 dollari.

cinese. Un’apposita piattaforma Web permette la selezione dei produttori sulla base di specifiche richieste e la successiva integrazione di altre piccole imprese manifatturiere: il fine ultimo è la realizzazione di componenti per l’in-dustria automobilistica, dalla progetta-zione fino al lancio in produzione. La Cina detiene oggi il maggior numero di studi accademici sul cloud manufactu-ring, con l’evidente intento strategico di poter integrare rapidamente il pro-prio tessuto industriale e renderlo facil-mente accessibile in via remota.Se il Software-as-a-Service, ovvero la possibilità di utilizzare programmi spe-cializzati senza doverne acquistare le co-stose licenze, sta diventando il princi-pale campo di applicazione per il cloud computing (come stimano le principa-li società di ricerca), l’incremento di domanda dei servizi nella nuvola per i processi manifatturieri crescerà del 33% nei prossimi mesi (fonte Kpmg). L’impatto delle tecnologie cloud in area manufacturing è altresì destinato, se-condo McKinsey, a far lievitare i mar-gini di redditività per le imprese dal 2% al 6%, mentre a detta di altri studi l’ac-quisto di software gestionale nella tra-

dizionale versione con licenza ha subìto un drastico calo di interesse in area ma-nufacturing dal 2011 al 2013; cir-ca un quarto delle aziende abbracce-ranno in futuro la modalità “pay as you go”.

La situazione italianaRicordato che il mercato del cloud computing nel Belpaese è stimato in circa 500 milioni di euro (fonte Poli-tecnico di Milano) e che l’area più dina-mica è quella del Software-as-a-Service (cresciuta del 21% nel biennio 2012-2013), va sottolineato come proprio la struttura del nostro comparto indu-striale, caratterizzato da piccole e me-die imprese, faccia da volano al cloud manufacturing e ai suoi vantaggi. Que-sti prendono forma nella maggiore ra-pidità dei processi collaborativi e nella maggiore flessibilità nell’uso delle risor-se interne o dei propri partner in rete. Numerose aziende nostrane hanno già sviluppato, in tal senso, processi digi-talizzati a supporto di quelli manifattu-rieri che si adattano a una migrazione

nella nuvola. Più in generale, nell’ottica di una produzione più collaborativa, i

distretti industria-li italiani sono direttamente in-teressati ai futuri sviluppi del cloud manufacturing. Come? Mirando

a una piena utilizzazione delle proprie linee, le aziende potrebbero rendere disponibili slot di capacità produttiva a cui utenti esterni possono accedere entrando in un “one-stop shop” virtua-le (il modello cinese), in cui trovano le risorse necessarie per sviluppare i pro-pri prodotti e in cui possono aggrega-re risorse complementari per la realiz-zazione sequenziale di fasi produttive diverse. Rispetto alle architetture di tipo net-work manufacturing, inoltre, quelle generate attraverso il cloud hanno la caratteristica di essere meno rigide e più facilmente accessibili e configurabili.

Giuseppe Padula Department of Industrial DesignUniversità degli Studi della Repubblica di San Marino – Iuav Venezia

“ Per utilizzare appieno le proprie linee, le aziende potrebbero rendere disponibili slot di capacità produttiva

cui poter accedere entrando inun “one-stop shop” virtuale ”

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M2M, busINess globAle proNto Al decollo

Oltre 250 milioni di connes-sioni previste per quest’an-no a livello globale, rispetto alle 195 milioni del 2013.

È l’ordine di grandezza, secondo un re-cente studio della Gsm Association, del machine-to-machine, la branca delle telco che abbraccia il paradigma dei col-legamenti senza fili fra dispositivi, reti e apparati. Quanto pesa questo segmento (i dati si riferiscono alle schede Sim in-stallate ad hoc per le macchine) nell’e-conomia mobile? Per ora ancora poco, e precisamente il 2,8%, ma il dato è in sensibile crescita (dall’1,4% del 2010) e ha goduto di un incremento medio del 38% negli ultimi tre anni. Nel 2013, le connessioni M2M hanno generato poco più dell’1% del traffico dati mobile tota-le; entro il 2018 tale percentuale salirà al

Il mercato dei servizi per le comunicazioni fra oggetti connessi è in crescita ovunque, dalla Cina agli Usa. A contendersi un giro d’affari miliardario ci sono carrier mobili e specialisti della componentistica. Fra contatori intelligenti e dispositivi indossabili.

ScENari | Machine-to-machine

6% e circa due miliardi saranno le Sim che faranno dialogare fra loro macchine e sistemi di controllo.Perché questo business sta decollando a rimorchio (e per certi versi all’ombra) di un fenomeno più ampio e mediatica-mente più spendibile, chiamato Internet delle Cose? Perché, a giudizio degli ana-listi, riflette innanzitutto le sempre più numerose implementazioni che i carrier mobili hanno iniziato a concretizzare in diversi settori verticali. Nello specifico sono 428 gli operatori che oggi offrono servizi machine to ma-chine, in 187 nazioni. Il 70% del totale delle connessioni fa capo a dieci Paesi (fra cui l’Italia) e la Cina è quello più vir-tuoso con poco meno di 35 milioni di “linee” attive a fine 2012, davanti a Stati Uniti e Giappone; la Svezia vanta invece

Si chiama Vodafone Smart Ven-ding ed è una soluzione M2M speci-ficamente creata per il mondo della distribuzione automatica. Realizzata in collaborazione con il service pro-vider milanese Your Voice, è com-posta da un dispositivo hardware per la raccolta e il monitoraggio dei dati dei distributori automatici e da una componente server che me-morizza le informazioni e abilita la gestione da remoto dei macchinari dislocati sul territorio. Il tutto utiliz-zando una scheda Sim e uno speci-fico piano abilitato alla trasmissione dati su rete mobile.

lA sIM dÀ voce Alle MaccHiNE

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Le macchinette automatiche sono sempre più diffuse, sempre più hi-tech e interconnesse, veri e propri smart device con interfacce perso-nalizzabili, capaci di raccogliere e analizzare dati. E di essere riparati da remoto. Una tendenza ben riassunta da Rod O’Shea, responsabile a livel-lo Emea della divisione Internet of Things di Intel: “Due anni fa si par-lava ancora del vending intelligente come di un’innovazione alle porte, oggi questa promessa è diventata realtà”. La missione della casa ca-liforniana è quella di semplificare il deployment di soluzioni di questo

OLTRE I DISTRIBUTORI, IL VENDING È SMART

il primato della maggiore penetrazione della tecnologia M2M, con il 23,1% del totale delle connessioni “Sim based” as-sociabili a collegamenti fra macchine.

I settori di sboccoChi sono gli attori che si stanno cimen-tando in questo mondo? Da una parte si muovono, per ovvie ragioni, le aziende telco; dall’altra concorrono veri e propri specialisti, sia sul fronte dei componenti (i moduli M2M) sia su quello applicati-vo. Per tutti questi soggetti l’oppor-tunità di “new business” risiede in servizi a valore aggiunto che van-no oltre la mera connettività, e quindi soluzioni per la gestione degli apparati da remoto, per la sicurezza di dispositivi e sistemi, per l’analisi dei Big Data. In ballo, secon-do Infonetics Research, c’è un mercato potenziale da 31 miliardi di dollari: a tanto, infatti, potrebbe ammontare nel 2017 il giro d’affari dei servizi machine-to-machine. Da quali settori arriverà la domanda di applicazioni più sostan-ziosa? Automotive, trasporti e logistica

sono già oggi i comparti “locomotiva” e producono circa un terzo del fatturato globale del mercato M2M. Veicoli connessi e mobilità intelligente non sono però le uniche due facce del fenomeno: le smart city e le connected home (dove operano i contatori intelli-genti e i sistemi di videosorveglianza), l’e-health (la sanità elettronica) e il retail sono bacini altrettanto importanti per alimentare servizi di mobilità (pagamen-ti, ticketing, vouchering e altri ancora)

che sfruttano la lo-gica e le infrastrut-ture dell’M2M. Molto importan-ti, in prospettiva, sono anche l’ener-gia, l’edilizia e il

comparto agricolo. Secondo un rappor-to del Carbon War Room, l’integrazione di comunicazioni M2M in questi tre set-tori potrebbe ridurre le emissioni globali di gas serra di 9,1 gigatonnellate di Co2 ogni anno.

La locomotiva dell’Internet delle CoseEntro il 2018 saranno oltre 10 miliardi le connessioni generate dagli smart device (personali e di tipo M2M) capaci di col-

tipo e si è concretizzata nell’annun-cio fatto in occasione della fiera mi-lanese Venditalia. E cioè una nuova piattaforma, l’Intel Reference Design for Intelligent Vending, in cui conver-gono componenti hardware, softwa-re, di networking e di sicurezza, che

insieme permettono di progettare ex novo distributori automatici di nuova generazione (magari dotati di web-cam) o di riprogettare quelli già esi-stenti. Portando l’Internet of Things dentro uno dei segmenti più attivi del commercio al dettaglio.

legarsi a Internet a velocità decisamente superiori a quelle attuali. Sono i numeri macro del mondo connesso, un universo in cui il traffico dati aumenterà di circa 11 volte rispetto a oggi e raggiungerà un volume annuale di 190 exabyte (miliardi di gigabyte). In questo scenario, descrit-to dallo studio Visual Networking Index di Cisco, si inseriscono i numeri del ma-chine to machine. A dare sostanza al fenomeno contri-buirà, e in modo sostanziale, uno dei trend tecnologici emergenti, quello dei wereable device. Nel 2013, su scala globale, erano in esercizio 21,7 milioni di dispositivi indossabili; entro il 2018 saranno 176,9 milioni. Che cosa c’en-trano orologi, braccialetti intelligenti e occhialini con la realtà aumentata con l’M2M? C’entrano eccome, perché si tratta di oggetti che comunicano tramite Internet, direttamente (via WiFi e Blue-tooth) o attraverso uno smartphone. E si tratta, dicono gli esperti, di un nuovo sotto segmento che alimenterà enorme-mente la curva di sviluppo dell’Internet of Everything, in cui a interagire non sono solo le cose ma anche le persone, le relazioni e i processi.

Gianni Rusconi

“ Il giro d’affari mondiale dei servizi machine-to-machine potrebbe

ammontare nel 2017 a 31 miliardi di dollari, il doppio del fatturato

consolidato a fine 2012 ”

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uNo sguArdo deNtro le MaccHiNE pArlANtI

ivolumi del mercato machine-to-machine sono in aumento e di pari passo i prezzi dei moduli sono in discesa, obbligando i pro-

duttori a cercare quello che Chicco Testa, presidente di Telit Plc e ammi-nistratore delegato di Telit Spa, chia-ma il “punto di equilibrio ottimale”. Che questo settore sia in fermento, evidenziando tassi di crescita impor-tanti, è comunque fuori discussione. La stessa Telit, che in questo campo gioca da protagonista (con un’anima italiana e una israeliana) battagliando con big quali Gemalto (forte degli asset rilevati da Siemens) e l’americana Sier-ra Wireless, può esibire in proposito i 13 milioni di moduli M2M venduti nel 2013, in crescita rispetto ai 700mila del 2007. E l’obiettivo è arrivare a 25 milioni nel 2016.

A colloquio con Chicco Testa, numero uno di Telit, per capire come le tecnologie M2M stiano cambiando faccia a molti settori e trovino esempi di eccellenza anche in Italia. Nonostante l’anello debole delle infrastrutture per la connettività.

ScENari | Machine-to-machine

Come si potrebbe sintetizzare lo scena-rio italiano dell’M2M?Il machine-to-machine è una tecnolo-gia che sta entrando in tutti i settori, e in tutto il mondo. L’Italia segue il trend internazionale e ha dei punti di eccel-lenza: uno di questi è l’automotive, set-tore in cui operano realtà come Octo Telematics, leader mondiale indiscusso nel campo dei cosiddetti “black box” installati a bordo auto.

L’automotive è, quindi, uno dei settori di maggiore applicazione?Sì. Entro dieci anni possiamo ipotizzare che ogni vettura sarà dotata di moduli M2M. Tornando all’Italia, abbiamo gli esempi di eccellenza di Magneti Marel-li, che lavora per case automobilistiche come la Peugeot, e di Società Autostra-de, che aveva vinto la gara in Francia

per un sistema di pedaggi gestito da barriere virtuali, e non fisiche come sono oggi quelle dei sistemi di Telepass. L’intenzione del governo francese era quella di far pagare una specie di tassa ai mezzi pesanti, sfruttando un’apposi-ta piattaforma di tracking dei veicoli. Parlo al passato perché il progetto è sta-to al momento bloccato, ma è impor-tante che sia stata Società Autostrade a vincere la gara.

Guardiamo ad altri settori: perché la sanità italiana fa così fatica a utilizzare tecnologie che migliorano i servizi?Non solo migliorano la qualità del ser-vizio, ma diminuiscono enormemente i costi. Israele, per esempio, ha attiva-to un importante programma di de-ospedalizzazione e di cure a domicilio in cui la telemedicina ha un ruolo im-

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Chicco TestaAD di Telit

portantissimo. In alcuni settori è vero che siamo indietro ma bisogna avere rispetto del sistema sanitario italiano, quasi completamente gratuito e di buona qualità. Quanto alle cose che si potrebbero fare, è più lungo raccontar-le che metterle in pratica. A mio avviso, se parte qualche punto di eccellenza, l’effetto imitativo può essere poi molto importante. L’Agenda Digitale potrebbe in qualche modo essere un acceleratore dell’ado-zione delle tecnologie M2M?Fortunatamente buona parte dei nostri prodotti sono di tipo embedded: spesso i consumatori non sanno nemmeno di averli a disposizione. Faccio un esem-pio: come oggi abbiamo il navigatore, domani avremo un’applicazione che, schiacciando un bottone, ci rintracce-rà in tempo reale in caso di incidente, visualizzerà le mappe di Google e con-sentirà di pagare i pedaggi senza nem-meno più passare per il Telepass. In Italia, rispetto ad altri Paesi, siamo sfavoriti da una connettività ancora insufficiente. Noi abbiamo bisogno di una buona connettività, soprattutto per le applicazioni mobili. Poi, ovvia-mente, l’Agenda Digitale aiuta a creare cultura, ma la questione infrastruttura-le è prioritaria.

Una serie di progetti ed iniziative mirate a connettere il mondo bu-siness (aziende, professionisti, enti governativi) a sensori, macchine e persone. In due parole “Project Ion”, cappello sotto il quale BlackBerry intende offrire servizi e applicazioni in modalità cloud, che sfrutteranno le tecnologie di mobile management dell’azienda canadese e la piattafor-ma proprietaria Qnx. Quest’ultima oggi è già presente su una vasta gamma di apparati, dai si-stemi di infotainment per le auto ai macchinari industriali, dai satelliti ai robot domestici. L’idea del produt-tore nordamericano, evidentemente in cerca di orizzonti alternativi agli smartphone, è quindi quella di met-tere a disposizione dell’utenza enter-prise un pacchetto di soluzioni capa-ci di estrarre, raccogliere e catalogare grandi quantità di dati dai dispositivi (di qualsiasi sistema operativo) con-nessi in Rete. BlackBerry è convinta di partorire presto un prodotto (di cui esiste già una versione demo) in grado di scala-re verso l’alto per gestire e analizzare ogni giorno milioni di transazioni ed exabyte di dati generati dagli oggetti connessi. Nei più disparati settori: da quello medico al manifatturiero, pas-sando per il retail e il mondo assicu-rativo. Parte integrante del progetto è un nuovo ecosistema dedicato al paradigma dell’Internet delle Cose in cui dovrebbero convergere partner, operatori telco, sviluppatori di ap-plicazioni e organismi internazionali quali l’Industrial Internet Consor-tium e l’Application Developer Al-liance. L’obiettivo: dare vita a nuovi standard tecnologici per l’Internet of Things.

blAcKberrY peNsA All’iNTErNET DELLE cOSE

Cambiamo fronte. Il settore manifatturie-ro sta iniziando a ragionare sui vantaggi dell’M2M e dell’Internet delle Cose?Non è un segmento di massa ma tutti i sistemi di telemisura e di controllo re-moto si adattano perfettamente al settore manifatturiero. Porto un altro esempio: con Andrea Illy (presidente e Ad dell’o-monima azienda, ndr) stiamo discutendo la possibilità di installare sulle macchine del caffè professionali dei sistemi che con-sentano di fare manutenzione a distanza, di monitorare eventuali disfunzioni, di verificare quali tipi di caffè vengono con-sumati. Restituendo poi tutti questi dati all’utilizzatore stesso. Non si venderanno più le macchine ma servizi, dunqueÈ una tendenza che stiamo seguendo an-che in Telit, perché siamo partiti come fornitori di moduli e oggi vendiamo i moduli più la connettività dati tramite Sim. Ci stiamo sin d’ora spostando sui servizi di back office e sul cloud, per of-frire soluzioni avanzate di fleet manage-ment che sfruttano le informazioni rac-colte dai moduli M2M. È possibile che, un domani, nell’industria M2M si rischi una guerra di brevetti?C’è, già oggi, una guerra dei prezzi. E per questo la nostra strategia è quella di de-stinare grandi risorse a ricerca e sviluppo, mettendo sul mercato oggetti sempre più sofisticati e innovativi con brevetti pro-pri. Chi investe nell’M2M è chiamato però a investimenti importanti in termi-ni non tanto economici quanto logistici. Se si installa un modulo all’interno di un milione di apparati di sicurezza, l’affida-bilità è fondamentale. Il salto in avanti ri-siede nella possibilità di fare l’upgrading del software da remoto e di rinnovare continuamente il prodotto. Il problema è comunque serio, soprattut-to perché nei prodotti di fascia più bassa sono arrivati i vendor cinesi. Con tutto quello che questo comporta in termini di brevetti.

Gianni Rusconi

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Far dialogare e interagire fra loro i software di Erp e Crm per molte aziende è una scelta strategica. Diversi i benefici ottenibili: una migliore customer satisfaction, più efficaci campagne di marketing e, dunque, un vantaggio competitivo.

SPECIALE | Erp e Crm

Gestionali: il seGretoÈ l’IntEgrAzIonE

Molte imprese stanno in-vestendo tempo e risorse per integrare le applica-zioni Crm con i sistemi

Erp: questo per essere in grado di forni-re ai propri clienti prodotti e servizi di qualità elevata, mantenendo le promesse delle campagne di marketing. Le appli-cazioni di Erp (Enterprise Resource Planning, letteralmente la pianificazio-ne delle risorse d’impresa) di back-office automatizzano funzioni quali l’ammi-nistrazione, la finanza e la produzione, mentre quelle di Crm (Customer Re-lationship Management) semplificano i processi di front-office relativi alle vendite, al supporto post-vendita e al marketing.L’integrazione tra i sistemi Erp e Crm è, quindi, il mezzo per la realizzazione di una strategia di business che ha come obiettivo la centralità del cliente. “Alli-neare la propria organizzazione intorno al cliente è essenziale oggi per essere

un’azienda di successo”, afferma Fulvio Bergesio, lob & cloud sales director di Sap Italia. “Le divisioni marketing, vendita, servizi pre e post vendita rap-presentano il front line per il cliente: la sfida è permettere a questi team di continuare a gestire l’intera customer journey, grazie a dati completi e struttu-rati, che consentano di personalizzare la relazione con la clientela e fornire un’e-sperienza unica e memorabile a ogni interazione. Negli ultimi anni il mer-cato dell’Erp e del Crm si è vivacizzato anche in Italia in seguito al sorgere di nuove complessità”. A detta di Bergesio, il consumatore non fa più differenza tra il punto di contatto fisico con l’azienda e quello virtuale; la diffusione dei social network ha contribuito a sviluppare nuovi comportamenti d’acquisto, men-tre la possibilità di avere un dispositivo mobile permette di sfruttare i nuovi canali d’informazione e acquisto, ovun-que e in qualsiasi momento. “Si tratta”,

sottolinea il manager, “di fenomeni che bisogna saper gestire in un’armonica strategia di ‘customer intelligence’, in cui le soluzioni di Erp e Crm giocano un ruolo fondamentale”.Unificare i processi di business con le operazioni interne comporta anche altri vantaggi per le aziende. Infatti è possibi-le ridurre i costi, eliminando gli sprechi ed evitando ulteriori sforzi, nonché la duplicazione di processi e informazioni. “Strumenti informatici adeguati per la gestione delle risorse aziendali e il mo-nitoraggio dei processi produttivi e/o commerciali sono oggi la spina dorsale di ogni organizzazione”, spiega Attilio Bachetti, product marketing manager di TeamSystem. “La loro architettura evita che l’azienda sia ‘spezzata’ o divi-sa in compartimenti stagni, consente un continuo flusso di informazioni e genera dati che impattano sulle scelte di business. Un sistema Erp, integrato con il Crm, è pertanto una scelta es-

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SPECIALE | Erp e Crm

senziale per una gestione ottimale delle aziende”. Non a caso, come spiega Ric-cardo Sponza, direttore marketing della Divisione Dynamics di Microsoft Italia, “in virtù del delicato periodo economi-co, aziende di grandi dimensioni e Pmi si mostrano sempre più interessate a solu-zioni di business innovative, in grado di aiutarle a creare e mantenere un vantag-gio competitivo. Certo il mercato degli Erp è più maturo, mentre quello del Crm offre ancora ampi spazi di sviluppo, ma in generale entrambi mostrano un trend in crescita anche in Italia, in linea con l’andamento positivo a livello globale”. Dati confermati anche da Gartner: se-condo la società di ricerca, la domanda di soluzioni Crm è molto dinamica (fat-turato a +13,7% rispetto al 2012). L’Erp, mercato più maturo e consolidato, a li-vello globale si è attestato sui 25,4 miliar-di di dollari, con un aumento del 3,8% sul 2012, mostrando comunque timidi segnali di ripresa. L’anno precedente, in-fatti, la crescita era stata del 2,2%.

Crm: un 2013 brillanteLe vendite di software Crm hanno rag-giunto globalmente i 20,4 miliardi di dollari nel 2013, contro i 18 miliardi dell’anno precedente, che rappresenta-no un incremento del 13,7% rispetto al 2012. A livello di vendor la concorrenza si è intensificata perché i grandi player spingono per conquistare maggiori quo-te di mercato a livello internazionale, e l’adozione di queste soluzioni si diffonde anche tra le aziende di medie dimen-sioni. Nel 2013 le prime cinque società controllavano il 50% del fatturato. Al comando Salesforce, che offre applica-zioni quali Sales Cloud (forza vendita e Crm) e Service Cloud (servizio al clien-te, supporto ed help desk) con uno sha-re del 16,1%, seguita da Sap (12,8%) che però è prima, per entrate e quote di mercato, nelle sottocategorie del custo-mer service e dell’e-commerce. Nella top five abbiamo poi Oracle con un market share del 10,2%, Microsoft, che con-quista il 6,8% segnando un incremento

del 22,8% rispetto al 2012, e Ibm con il 3,9% del mercato. Dal punto di vista geografico, l’Europa occidentale ha regi-strato una forte crescita (+15,2%), ma è il Nord America a realizzare la maggior parte dei guadagni di questo mercato (52,9%): insieme, queste due aree rap-presentano quasi l’80% di tutta la spesa software in tecnologie Crm. Meno mar-cata la crescita nelle regioni emergenti dell’Asia Pacifico e Greater China, ma sempre con tassi a due cifre.

Crescita sì, ma moderataSecondo il rapporto di Gartner Market trends: Crm digital initiatives focus on sa-les, marketing, support and e-commerce, dopo tre anni di forti investimenti gui-dati da tutte le aree tecnologiche emer-genti, come i social, il mobile, i Big Data, il cloud computing e l’Internet of Things, nel 2014 la spesa per le soluzio-ni Crm rimarrà stabile. Questo tuttavia non implica uno stop, ma una nuova forma di investimenti mirati. Le azien-

ERP: MERCATOITALIANO IN RIPRESASecondo Idc, nell’ultimo triennio il mercato italiano ha subìto una moderata flessione (risultato anno su anno negativo nel 2011 e nel 2012) in termini di spesa comples-siva, mentre si prevede una ripresa sostanziale dei tassi di crescita nel 2014 (1,4%), sebbene le prospettive di medio termine rimangano sostan-zialmente molto modeste. “A uno sguardo più approfondito dentro la composizione funziona-le delle applicazioni, si osserva una grande differenza tra i vari moduli applicativi: quelli più tradizional-mente legati al financial accounting crescono in modo del tutto piatto, mentre le applicazioni più evolute, come il financial performance ma-nagement, hanno un incremento al di sopra della media del mercato lo-

cale”, afferma Giancarlo Vercellino, research & consulting manager di Idc Italia. “Cloud, open-source, con-sumerization e social stanno avendo e avranno sempre di più nei prossimi anni un impatto sul product deve-lopment delle nuove generazioni di prodotto: i principali vendor stanno cercando di capire come recepire al meglio i nuovi stimoli del merca-to per rafforzare il posizionamento di prodotto delle loro piattaforme. Manca ancora la capacità di fare una sintesi delle nuove tendenze per proporre moduli e soluzioni del tutto innovative che possano agire come differenziatori sostenibili sul mercato”.Nell’area Western Europe c’è stata una netta flessione dei tassi di cre-scita annuali, che nell’immediato si stanno riducendo di alcuni punti percentuali, attestandosi di poco sopra il 4% in un orizzonte di me-

dio-lungo termine. Nell’ambito dei moduli funzionali, crescono in modo particolare quelli legati alla gestione delle performance economico-finan-ziare delle aziende a livello strategi-co e le applicazioni per la gestione del capitale umano. A sostenere l’incremento soprattut-to le esigenze delle organizzazioni medio-grandi, mentre le piccole im-prese continuano a esprimere una spesa meno dinamica, soprattutto negli ultimi due anni.

Giancarlo Vercellino

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de, infatti, non potranno fare a meno di continuare a implementare soluzioni per la gestione dei clienti, approfittando così della multicanalità di contatto introdot-ta dalla diffusione di Internet e di tutte le tecnologie collegate. Nel 2014 il mercato globale arriverà a circa 24 miliardi di dollari di investi-menti, mentre in Europa Occidentale crescerà di oltre il 9%, raggiungendo en-tro la fine dell’anno i 5,5 miliardi dollari. Infatti, da un recente sondaggio condot-to da Gartner su organizzazioni europee è emerso che la metà degli intervistati prevede di aumentare la spesa per le so-luzioni Crm, con un incremento medio del 2,5% rispetto al 2013.Secondo Idc, la crescita in Western Eu-rope è leggermente inferiore e si attesta, a medio termine, attorno al 6%. A tra-scinarla saranno soprattutto le imprese di medie-grandi dimensioni, cioè quelle

comprese tra i 500 e i 2500 addetti. Di-gital marketing, social media e customer experience management sono gli ambi-ti applicativi su cui un numero sempre maggiore di imprese focalizza il proprio interesse, per potersi evolvere verso un marketing aziendale ancora più oggetti-vo, misurabile e scientifico. Il ruolo dei moduli legati agli analytics e allo storage delle informazioni è centrale per lo svi-luppo dei nuovi paradigmi.

Al servizio del clienteSecondo Gartner, i Crm rappresenta-no una perfetta combinazione di tutte quelle tecnologie di cui le aziende hanno bisogno per lavorare, in area marketing, a contatto con i clienti e per mantenere con loro un rapporto di “vicinanza”. I servizi di supporto ai clienti (Css) e i manager It guardano con estremo inte-resse alle analisi derivanti dalle piattafor-

me di Big Data, allo sviluppo spontaneo delle community peer-to-peer e ai centri di aggregazione clienti (ossia la nuova generazione dei contact center) per gui-dare i processi di business critici all’inter-no delle aziende. Tutte queste tecnologie permetteranno di creare un’esperienza di customer care differenziata e multicanale. Le aziende mirano a questo obiettivo perché si ren-dono conto che le operazioni di marke-ting telefonico, atte a proporre offerte a cui l’utente non è interessato, non solo rappresentano una spesa inutile ma spes-so “insinuano” nel consumatore l’idea che le proprie preferenze non contino molto. Nei prossimi anni i Crm riceve-ranno una notevole spinta anche dal set-tore e-commerce, dove le imprese cerca-no di migliorare l’esperienza utente per favorire le vendite online.

Maria Luisa Romiti

Dalla prima release, pensata per ambienti Windows, all’attuale quarta versione funzionante anche su Mac Os X, Linux, iOs e Android, il ge-stionale “made in Italy” di Evolution ha tenuto fede al suo nome, evolvendosi e adattandosi ai nuovi stili di lavoro e di computing ubiquo. La novità introdotta nell’ultimo, recentis-simo aggiornamento – la release numero quattro – e dunque già disponibile per tutti i clienti Evolution è la funzionalità di fattura elettronica. Uno strumento che è già diven-tato obbligatorio per un nutrito gruppo di enti pubblici, e che nel giro di un anno lo diventerà per tutti gli organismi della Pub-blica Amministrazione italiana. “Ormai è da 14 anni che si parla di fattura-zione elettronica e di quanto le aziende po-trebbero risparmiare adottando questa funzione”, commenta Saimor Schiavon, product manager di Evolu-tion. “La fatturazione elettronica, infatti, permetterà di automatiz-zare moltissimi processi aziendali, risparmiando notevolmente in tempo, risorse e denaro. Si comincerà a usare meno la carta, con conseguente

TECHNOPOLIS PER EVOLUTION

EVOLUTION, LA FATTURA ELETTRONICA ENTRA NEL GESTIONALErisparmio, perché ora sarà tutto elettronico e non sarà più necessario il lavoro di inserimento dei dati. Si risparmierà in tempo e risorse impe-

gnate a fare data entry, ora che sarà disponibile uno stan-dard di interscambio automatico. Senz’altro

questa soluzione è una grossa opportunità, sia per le PA sia per le aziende che lavorano con loro”. Destinato ad aziende medio-pic-cole e commercianti, Evolution è un software Erp “all in one”, completo ma intuitivo e fa-cile da utilizzare, che permette di gestire con-tabilità, magazzino, vendite ed e-commerce. Nel tempo è stato migliorato aggiungendo al supporto a Windows anche quello ai sistemi OS X e Linux (computer e server). È, inoltre, accessibile tramite app su dispositi-vi mobili Android e su iPad, mentre il servizio

Cloud.it di Aruba lo rende fruibile anche attraverso la nuvola grazie alla sincronizzazione automatica con il da-

tabase dell’Erp. “Siamo partiti con un programma che poteva funzio-nare su una postazione singola, adesso abbracciamo anche il cloud e la mobilità”, sottolinea Schiavon.

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SPECIALE | Erp e Crm

la CoPPia PErfEttA

L’interesse delle aziende ita-liane è evidente sia per quanto riguarda l’Erp sia in ambito Crm, che è un

mercato più “giovane” e con un mag-giore potenziale, anche per le Pmi che costituiscono il motore del tessuto economico italiano. A dirlo è Riccar-do Sponza, direttore marketing della divisione Dynamics di Microsoft Ita-lia: “I sistemi gestionali di Microsoft Dynamics rappresentano una soluzione mirata per le esigenze di qualsiasi tipo d’impresa. Dynamics AX è pensato per

L’offerta di Erp e Crm sta diventando sempre più ampia e integrata, come dimostrano i prodotti di punta dei principali vendor attivi in Italia. Entrambe le soluzioni sono importanti per garantire la competitività di un’azienda e aiutarla a gestire meglio i rapporti con i clienti.

le aziende più grandi, mentre Dyna-mics Nav risponde alle esigenze delle Pmi”. In ambito Crm è stato appena lanciato Dynamics Crm 2013 “Spring Edition”, che fornisce una user expe-rience fluida, touch-enabled in grado di guidare l’utente nell’utilizzo del pro-cesso di marketing, vendita e customer care. “Le nuove applicazioni native per tablet Windows 8 e iPad e la disponibi-lità delle app su Windows Phone, iOs e Android consentono di essere produtti-vi in ogni momento e luogo”, continua Sponza. “Dynamics Crm Online viene

fornito direttamente dai nostri data center in modalità SaaS. In campo Erp, sia Nav sia AX possono essere erogati da una piattaforma cloud ospitata su Microsoft Azure attraverso una logica IaaS, scegliendo fra la soluzione on pre-mise e quella cloud”.Il segmento di mercato a cui si rivolge Evolution è composto in particolare da piccole imprese ed esercizi commerciali. “Evolution 4, l’unico nostro prodotto, si differenzia dagli Erp concorrenti fon-damentalmente per l’approccio econo-mico, che privilegia un buon rapporto qualità-prezzo e propone il software in affitto”, afferma Saimor Schiavon, pro-duct manager di Evolution. “In questo modo non sono necessari grandi inve-stimenti iniziali, che spesso le aziende non possono affrontare. Inoltre, il no-stro programma può essere installato su Windows, Mac (in beta), Linux (in beta) e su vSphere, con un’apposita ap-pliance. Il software può essere utilizzato su cloud con base dati comune a tutte queste piattaforme, permettendo il pas-saggio dei dati aziendali da una all’al-SA

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DYNAMICS DI NOME E DI FATTO, IL GESTIONALE SU MISURANonostante il delicato momento storico, aziende di grandi dimensioni e Pmi si stanno mostrando sempre più interessate a Erp e Crm, proprio perché a supporto della crescita è fondamentale puntare su soluzioni di business innovative per ottenere un vantaggio competitivo. “Sia il mercato degli Erp sia quello del Crm mostrano un trend in crescita e l’espansione del settore è trainata da driver quali mobility, social e cloud computing”, commenta Giovanni Stifano, direttore Dynamics di Microsoft Italia. “Microsoft Dynamics conta 375mila clienti e 5,5 milioni di utenti in tutto il mondo. Il nostro impegno si rivolge verso qualsiasi segmento di mercato e le nostre soluzioni rispondono alle esigenze di organizzazioni di ogni dimensione. Non solo le grandi aziende possono ottenere significativi benefici dall’a-dozione di un sistema gestionale o di una piattaforma di Crm ma anche le realtà più piccole, e oggi anche grazie al cloud computing è semplice per tutti dar vita a progetti d’innovazione tecnologica in grado di ottimizzare i processi aziendali o migliorare la gestione delle attività di marketing, ven-dita e post-vendita per guadagnare un vantaggio competitivo”. Un caso di una grande azienda che dimostra il valore strategico del Crm in mobilità è quello di Wind. “Grazie all’adozione di una nuova soluzione di Sales Force Automation basata su Microsoft Dynamics Crm e SharePoint, ha migliorato dell’80% la produttività della forza vendita, ora in grado di chiudere il 20% di trattative in più nella metà del tempo, grazie anche alla possibilità di aggiornare i dati dei clienti in modo semplice in mobilità”, afferma Stifano . Altra esperienza interessante, questa volta di una media azienda, è quella di Garbuio Dickinson, relativa all’adozione di un unico sistema Erp a sup-porto di una maggiore sinergia tra i processi del Gruppo, leader nella rea-lizzazione di macchine e impianti di lavorazione del tabacco, con circa 400 dipendenti e sedi in Uk, Usa, Romania, Indonesia, India. “L’implementazio-ne di Microsoft Dynamics AX ha consentito di fare affidamento su un Erp multi-company, multi-sito e multilingua, senza tralasciare le esigenze delle singole società, raggiungendo un controllo consolidato di tutte le attività e una migliore pianificazione e gestione sinergica delle operazioni globali.

Microsoft Dynamics offre soluzioni mirate per le esigenze di imprese pic-cole, medie o grandi. “I nostri sistemi gestionali interpretano le ultime ten-denze in fatto di cloud, social e mobility e possono supportare in modo efficace le aziende nella gestione dell’intera organizzazione, dalla supply chain alla produzione, dalle HR ai progetti finanziari”, sostiene Stifano. In particolare Dynamics AX è pensato per le aziende più grandi e rappresenta una soluzione flessibile e di rapida implementazione, i cui punti di forza sono la semplicità d’uso e l’integrazione con gli strumenti di collaborazione e business insight che guidano il management aziendale. Dynamics NAV,

Inoltre, Microsoft Dynamics CRM ha migliorato l’efficacia dei processi di marketing e della divisione commerciale”, osserva Stifano. Ma anche realtà più vicine alla Pmi possono beneficiare di un sistema ge-stionale adeguato a supporto del proprio percorso di crescita e il caso di Parcol, azienda italiana attiva nel settore delle valvole per impianti tecnolo-gici, dimostra l’importanza di questa tecnologia per l’internazionalizzazio-ne. “La costruzione di un nuovo stabilimento in Cina ha reso utile puntare su un sistema di gestione e comunicazione integrato, con l’obiettivo di rendere le informazioni aziendali fruibili da tutti nel mondo. Optando per una soluzione user-friendly, semplice da integrare con i sistemi It presenti in azienda e in grado di ospitare facilmente tutta la documentazione ne-cessaria, Parcol ha scelto Microsoft Dynamics NAV con il verticale Engine-ering, dedicato alle società che operano su commessa, ottenendo notevoli benefici. La navigazione tra i dati è semplice e la gestione della produzione permette di avere un quadro della situazione più attento”, racconta Stifa-no. Tre casi emblematici, quindi, che testimoniano l’importanza di puntare su sistemi gestionali e soluzioni di Customer Relationship Management per aziende di qualsiasi dimensione.

Soluzioni mirate, in ufficio e in mobilità

Giovanni Stifano

invece, risponde in modo più puntuale alle esigenze delle Pmi offrendo strumenti per il controllo e la gestione dei processi, insieme a funzionalità di analisi che consentono di ottimizzare le performance di business. “Anche la nostra offerta in ambito Crm”, aggiunge Stifano, “è in costante evoluzione, in linea con gli attuali trend e offre il vantaggio di essere disponibile anche su cloud, fruibile in mobilità e integrata con il mondo social ma soprattutto con tutti gli applicativi Microsoft diffusi tra le aziende”. Il nuovo Dynamics CRM 2013 “Spring Edition” è intuitivo e offre una user experience fluida e touch-enabled. La disponibilità di app su Windows, Windows Phone, iOs e Android consente di essere produttivi ovunque e in qualunque momento. Il modello on premise e sul cloud abilita, inoltre, una maggiore flessibilità.

TECHNOPOLIS PER MICROSOFT

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SPECIALE | Erp e Crm

tra in modo semplice”. In ambito Erp, Infor è specializzato in soluzioni per i settori manifatturiero, food&beverage, fashion e servizi. “Sono basate sulla release Infor 10x e offrono funzionali-tà social, mobile, di reporting analitico e cloud”, spiega Enza Fumarola, vice president sales southern Europe dell’a-zienda. “Integrano Infor Ming.le, un digital workplace che abilita una na-vigazione contestualizzata, facilitando l’accesso e la condivisione dei dati. In-for ha anche annunciato CloudSuite, il primo gruppo di applicazioni per settori verticali in modalità cloud su Amazon Web Services. Offre funzionalità specifi-che per settore e un modello di fruizio-ne a consumo, che riduce sensibilmente l’investimento It iniziale”.

focus sul cloud“Da più di due anni la focalizzazione è sul cloud: da un lato con le Fusion Ap-plications, dall’altro con soluzioni best of breed acquisite che aiutano a ottimiz-zare processi di business specifici, come Taleo per il talent management o le ap-plicazioni RightNow, Collective Intel-lect, Vitrue e molte altre nell’area della gestione della relazione con il cliente su ogni canale, compresi i social network”, spiega Giovanni Ravasio, country lea-der applications di Oracle Italia. “Of-friamo poi una serie di applicazioni verticali che indirizzano le esigenze di specifici settori industriali. Abbiamo an-che lanciato un Cloud Marketplace, un vero app store per le aziende”.

Su Sap Hana ‒ la piattaforma di in-me-mory computing che permette l’elabo-razione in tempo reale di grandi volumi di dati ‒ poggiano le soluzioni di Sap e del suo ecosistema di partner, le quali consentono analisi di dati strutturati e non, usufruibili attraverso applicazioni mobili e disponibili in modalità cloud, ibrida e on premise. “Tra le soluzioni” precisa Fulvio Ber-gesio, lob & cloud sales director di Sap Italia, “proponiamo Crm Sap Cloud for Sales, integrabile con le soluzioni Sap Erp e utilizzabile da qualsiasi dispositi-vo mobile, e Sap Cloud for Social Enga-gement, che permette di interagire con i clienti sui social media, identificando i messaggi rilevanti, gestendo richieste e commenti in pochi minuti. Uno dei suoi punti di forza è l’integrazione ‘out of the box’ con tutte le soluzioni Sap di Erp e Crm”.

Parola chiave: integrazioneL’offerta di Zucchetti in ambito Erp comprende Ad Hoc Infinity, che a det-ta del vicepresidente Giorgio Mini “è l’Erp in tecnologia Web che rivoluziona il modo di intendere il gestionale clas-sico perché, oltre a coprire funzional-mente tutte le aree aziendali, fornisce un’interpretazione nuova dei processi che regolano le attività dell’organizza-zione, favorendo la collaborazione e la condivisione delle informazioni all’in-terno dell’impresa”. Il tutto seguendo una logica di integra-zione, nel senso che le soluzioni sono

generate con la stessa tecnologia di sviluppo Zucchetti. “Un esempio concreto: l’integrazione di Infinity Crm con Ad Hoc Infinity consente l’inserimento automati-co nel gestionale di tutti gli ordini effettuati”, spiega Mini, “limitando le operazioni ripetitive e il conseguente margine di errore”.

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Passepartout ha optato per una solu-zione Crm integrata nell’Erp, Passepar-tout Mexal, facilmente personalizzabile sia dalla rete di partner sia dall’utente finale, come precisa l’amministratore delegato Barbara Reffi: “Noi abbiamo pensato un’offerta basata su un sof-tware cloud (SaaS) sia per le imprese, Passepartout Mexal, sia per gli studi professionali, Businesspass”.Le soluzioni di punta di TeamSystem sono Alyante Enterprise, per il sistema Erp, e Tustena, per il Crm. “Alyante Enterprise gestisce i principali processi aziendali e fornisce una vasta gamma di software verticali per i diversi set-tori”, spiega Attilio Bachetti, product marketing manager di TeamSystem. “Il tutto attraverso degli innovativi strumenti di collaboration, mobility e facilità di accesso, indipendentemente dalla piattaforma o dispositivo che si utilizza”. “Tustena Crm”, prosegue Bachetti, “è una soluzione modulare che copre i processi della vendita, del marketing e dell’help desk. Grazie all’integrazio-ne nella piattaforma gestionale Alyan-te, inoltre, si aumenta la capacità di controllo del parco clienti, riducendo i costi e migliorando i profitti. TeamSy-stem ha implementato presso numerosi clienti le soluzioni in modalità cloud, sia per l’utilizzo dell’intero sistema di Enterprise resource planning, sia esclu-sivamente per quello di Customer rela-tionship management”.

Maria Luisa RomitiATT

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31GIUGNO 2014 |

Trasforma il tuo business

Produttività, collaborazione, cloud e mobility. Con le soluzioni Microsoft Dynamics hai in ogni istante il controllo dei processi aziendali per cogliere tutte le opportunità di business. Inoltre, grazie alle integrazioni con Office 365 e con la piattaforma Windows, potrai agire ovunque in modo facile e veloce. Scopri come trasformare il tuo business con Microsoft Dynamics.

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SPECIALE | Sed ut perspiciatis

32 | GIUGNO 2014

I mercati di Erp e Crm sono in crescita, anche se con ritmi differenti. In questo momento il vantaggio competitivo deriva dalla disponibilità delle soluzioni su cloud, dalla fruibilità via mobile e dal dialogo con il mondo social.

SPECIALE | Erp e Crm

fLESSIbILItà di adozione

“Sicuramente i driver su cui puntare per dare vita a nuovi progetti nelle aziende italiane e

spingere l’adozione del Crm e dell’Erp sono il cloud, la mobility e il social”, afferma Riccardo Sponza, direttore marketing della divisione Dynamics di Microsoft Italia. “La possibilità di sup-portare la forza vendita anche in mobi-lità e l’integrazione con il mondo social permettono di ottimizzare i processi di marketing, vendita e customer care, e il cloud consente di beneficiare di mag-giore flessibilità e sicurezza”.L’evoluzione della tecnologia si sta com-binando con le attuali dinamiche dei processi aziendali, che richiedono siste-mi gestionali nuovi e determinanti ele-menti quali l’accessibilità, la fruizione in mobilità, la flessibilità e il cloud, per ridurre sia i costi sia l’impegno e i rischi della gestione diretta dell’infrastruttura. “La richiesta delle aziende è oggi sem-pre più diretta verso soluzioni erogate

in modalità SaaS e cloud”, commenta Fulvio Bergesio, lob & cloud sales di-rector di Sap Italia. “Basta osservare come nel 2013 il 41% delle revenue del mercato Crm sia rappresentato da so-luzioni SaaS, conseguenza della tenden-za delle imprese di ogni dimensione a sostituire o integrare le funzionalità dei sistemi legacy con soluzioni as-a-service di più facile implementazione”. Il fatto che le aziende propendano verso la nuvola è condiviso anche da Giovan-ni Ravasio, country leader applications di Oracle Italia: “Le imprese guardano con sempre maggiore interesse al cloud per poter disporre velocemente di nuo-ve applicazioni in grado di trasformare il modo in cui fanno business. Quelle italiane stanno progressivamente ab-bandonando le iniziali preoccupazioni rispetto all’affidabilità di questo tipo di servizi, e li scelgono per ottenere mag-giore flessibilità in risposta alle attuali condizioni di mercato”. Questo vale anche per le piccole e me-

die imprese, come spiega Barbara Ref-fi, Ceo di Passepartout: “Si estenderà e si consoliderà l’offerta cloud, insieme a tutte le funzionalità che facilitano l’in-terazione con i clienti e il mercato po-tenziale. Grazie al cloud e alla mobility anche le Pmi potranno avere accesso ai benefici dei Big Data”.

Cloud sì, ma con prudenzaPerché, allora, il cloud non ha ancora una diffusione imponente nel mercato dell’Erp? Perché le aziende italiane pre-feriscono ancora, nella maggior parte dei casi, acquistare il software in licenza d’uso e tenere i propri dati gestionali “in casa”. Questo a detta di Giorgio Mini, vicepresidente di Zucchetti, che aggiunge: “Indiscutibilmente, tuttavia, il trend di richieste di Erp in modalità Software-as-a-Service è in continuo au-mento e in Zucchetti ci siamo attrezzati per soddisfare anche questa tipologia di clienti, potenziando notevolmente il nostro data center per garantire i più

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elevati standard a livello di sicurezza fi-sica, informatica, applicativa e logica”. C’è diffidenza verso il cloud anche se-condo Saimor Schiavon, product ma-nager di Evolution: “La maggior parte delle aziende è assai restia ad archiviare i dati su un server esterno, non renden-dosi conto che il grado di sicurezza di un server in data center è praticamente lo stesso di quello che si trova in sede”.

Analisi, social e mobilityPer Giorgio Mini di Zucchetti i quattro paradigmi fondamentali per l’Erp del futuro saranno cloud, Big Data, social e mobile. “Per l’analisi dei Big Data ab-biamo sviluppato le ‘Infinity analytics’, funzionalità avanzate di business in-telligence che permettono di trarre informazioni ad alto valore aggiunto partendo da una grande mole di dati. Gli aspetti social saranno sempre più integrati negli applicativi per favorire la condivisione delle informazioni all’in-terno e all’esterno dell’azienda. Infine, siamo già decisamente avanti sul tema della mobilità perché sono sempre più numerosi gli utenti che hanno l’esigen-za di accedere ai dati gestionali sia onli-ne sia offline”. Focus sulla mobilità anche per Evo-

lution. “Il futuro è sicuramente nel segno della mobility, in un’ottica che mira a svincolare il lavoro dalla sede fisica dell’azienda”, afferma Schiavon. “Per questo motivo anche noi stiamo puntando a fornire ai nostri clienti in mobilità la piena integrazione alla rete aziendale, garantendo loro la possibilità di operare ovunque si trovino”. Sono due i principali trend da segnalare nel mondo Oracle, ed entrambi sono già una realtà: gli strumenti di analytics e le logiche social, come spiega Giovan-ni Ravasio:“Gli analytics sono ormai resi disponibili direttamente nelle piat-taforme utilizzate per la normale gestio-ne delle attività. Questa integrazione nativa aiuta a fondare sui dati ogni tipo di decisione, da quella più operativa a quella più strategica. Per quanto ri-guarda il social, in Oracle perseguia-mo una strategia denominata proprio ‘social-enabled enterprise’, in base alla quale tutto il nostro parco applicativo sta evolvendosi già da qualche anno per accrescere, attraverso piattaforme di tipo social, le possibilità di condivi-sione e collaborazione fra i dipendenti e fra l’organizzazione e gli stakeholder esterni”.

Maria Luisa Romiti

ERP POSTMODERNO Gli Erp “tradizionali”, fortemente personalizzati per adeguarsi alle re-altà produttive di specifici settori (in particolare energia, manufacturing e distribuzione) hanno fatto il loro tempo. O meglio non sono più in grado di adattarsi ai rapidi cambia-menti del mercato. A rivelarlo è uno studio di Gartner, secondo cui le organizzazioni possono raggiungere più funzionalità, riduzione di costi e flessibilità attraverso quello che vie-ne definito “Erp postmoderno”, os-sia basato su cloud application con on premise application. Il concetto di un’unica suite che soddisfi tutte le necessità aziendali è ormai supe-rato, sostituito da un approccio di tipo ibrido che combina un insieme di soluzioni via cloud con un nucleo ristretto di funzioni centrali on premi-se, come i servizi finanziari e manifat-turieri. Secondo le previsioni di Gart-ner, tra cinque anni questo modello sarà la norma ed entro il 2018 alme-no il 30% delle aziende che operano nei servizi sposterà la maggior parte delle applicazioni Erp nel cloud.

CRM SEMPRE PIÙ TRA LE NUVOLELa forte domanda di Software-as-a Service (SaaS), che nel 2013 ha rap-presentato più del 41% del fatturato globale di Crm, è stata trainata da aziende di tutte le dimensioni e set-tori (comunicazioni, media, servizi It, manufacturing, bancario e finanzia-rio), alla ricerca di alternative di più facile implementazione per sostituire sistemi legacy o per ottenere funzio-nalità complementari. A dirlo è Gartner, secondo cui at-tualmente circa il 40% delle installa-zioni Crm è fornito in modalità SaaS, nel corso del 2014 si raggiungerà il

49% ed entro il 2015 le realizzazioni on premise e quelle nel cloud si divi-deranno equamente il mercato. Nella sola Europa Occidentale si è passati dall’1% del 1999 al 49% di applica-zioni consegnate su infrastrutture SaaS nel 2014. “Il mercato del Crm”, afferma Miche-langelo Barbera, responsabile sales & service Europe & Latina America di Accenture, “si caratterizza per l’emergere di sei principali trend: la penetrazione delle tecnologie digita-li nei canali fisici (negozi) e voce (call center); il ruolo chiave degli analitici di cliente e di vendita nei modelli operativi; il ruolo sempre più rilevan-te dell’ecosistema di partner sia di

servizio sia di vendita; l’elevato livel-lo di personalizzazione del contatto e della gestione del cliente; la revi-sione dei modelli operativi e di bu-siness con l’enfasi sulla multi-canalità e sull’integrazione di marketing, ven-dita e servizio; l’adozione di modelli operativi e tecnologie agili in termini di flessibilità e rapidità di realizzazio-ne. Le soluzioni SaaS e il cloud sono degli importanti abilitatori. Il mercato italiano è stato più lento ad adottar-li principalmente per due fattori: la percepita minore possibilità di adat-tamento alle specifiche esigenze, e la confidenzialità e sicurezza dei dati. Nel prossimo futuro questi elementi inibitori saranno superati”.

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TECHNOPOLIS PER DELL

CLOUD IN-A-BOX, L’APPLIANCEPER PICCOLE E MEDIE IMPRESE

L’offerta di nuovi servizi basati sul cloud computing ri-chiede un’infrastruttura sufficientemente versatile da supportare carichi di lavoro diversificati, e abbastanza flessibile da rispondere ai mutevoli requisiti di risorse tra server, stora-ge e rete. Gran parte delle infra-strutture oggi disponibili, tuttavia, non è progettata per supportare la crescita dei servizi It. La gestione dei data center è spesso manuale e statica. Per rendere possibili servizi auto-matizzati e “on demand”, la nuova generazione di data center dovrà evolversi fino a diventare una “in-frastruttura definita dal software”, in cui molte delle funzioni vengono gestite proprio a livello software. Per consentire alle aziende di be-neficiare del valore offerto dal cloud e di superare una serie di barriere (il know-how necessario per implementazione e gestione, i costi progettuali e la garanzia di adeguati livelli di sicurezza) Dell ha realizzato ‘Cloud in-a-box’, un’appliance convergente basata su Dell PowerEdge VRTX e su piattaforma Microsoft (Hyper-V e System Center), che ospita un private cloud. Quest’ultimo è già

L’appliance Cloud in-a-box si differenzia per le seguenti capacità, immediatamente disponibili: • qualità: implementazione certificata di private e hybrid cloud; • flessibilità: gestione multi-hypervisor, per migrare verso il proprio cloud, privato o ibrido, anche servizi ospitati

su ambienti di virtualizzazione preesistenti; • semplicità: un wizard intuitivo consente di creare un cloud e integrarlo con l’infrastruttura esistente in meno di

un’ora; • espandibilità: possibilità di aggiungere moduli rack (5U) o tower addizionali, ciascuno con fino a quattro nodi

server PowerEdge serie M, storage condiviso (sino a 25 dischi per 48 TB di capacità), connettività di rete GbE, fino a otto slot PCIe;

• scalabilità: diritti di virtualizzazione, gestione e backup per un numero illimitato di macchine virtuali localmente all’appliance, e possibilità di aumentare la potenza di calcolo sfruttando l’infrastruttura cloud del service provider prescelto;

• affidabilità: monitoraggio olistico e integrato delle componenti hardware e software, con possibilità di backup della propria infrastruttura, sia locale sia sul cloud.

pronto a offrire servizi di Infrastructure-as-a-Service, op-pure a estendersi con pochi clic verso Microsoft Azure o verso piattaforme di cloud pubblico, creando un am-

biente ibrido in grado di abilitare scenari di cloud backup, disaster recovery geografico e data center extension. Con questa soluzione le piccole e medie imprese italiane possono sperimentare in maniera estrema-mente semplice, rapida e al giusto costo livelli maggiori di flessibilità e produttività. Obiettivo di Dell è, infatti, quello di favorire il viag-gio delle piccole e medie imprese verso il cloud: prima verso quello privato, per passare poi a un mo-dello ibrido. Grazie al cloud sarà possibile re-alizzare scenari con maggiori sta-bilità, raggiungibilità dall’esterno, disponibilità e garanzia di migliori livelli di servizio. Cloud in-a-box è un’appliance unica sul mercato, che consente già oggi alle piccole e medie imprese italiane di adotta-

re in estrema sicurezza un’infrastruttura cloud con costi e complessità di gestione paragonabili a quelli di una comune infrastruttura virtuale.

Un’offerta che mira a distinguersi

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ECCELLENZE.IT | Ministero dell’Economia e delle Finanze

Dati economici, finanziari, bi-lanci, programmazione degli investimenti pubblici, politi-

che fiscali, gestione del patrimonio stata-le, catasto e dogane: le informazioni che deve maneggiare e custodire il Ministero dell’Economia e delle Finanze sono fra le più delicate immaginabili. Un passo avanti verso il miglioramento della pro-duttività e la modernizzazione dell’infra-struttura It è stato compiuto sposando la filosofia dello storage definito dal soft-ware, ovvero gestito non su una serie di risorse fisiche, rigide e immutabili, bensì attraverso la virtualizzazione. Il Mini-stero ha fatto questo passo insieme a DataCore e alla sua soluzione SANsym-phony-V: una piattaforma che permette di trasformare lo storage in una risorsa disponibile trasversalmente, utilizzabile

in modo più efficiente rispetto agli ap-procci San che partono dall’hardware e che usano ciascun sistema come un’isola separata dalle altre. Risultato: non solo la gestione dell’archiviazione dei dati è stata centralizzata, ma è stato ottimiz-zato l’uso degli apparati hardware già in dotazione, fra cui sistemi di Emc (VMax e Centera) e di Hp (Hp Eva). “Abbia-mo scelto DataCore”, commentano gli addetti ai lavori dei sistemi informativi del Mef, “perché volevamo una soluzio-ne che ci permettesse di modernizzare e virtualizzare lo storage e l’infrastruttu-ra It senza obbligarci a un legame con specifiche tecnologie o fornitori di har-dware. Questo ci garantisce flessibilità, scalabilità e libertà di scelta. Nell’even-tualità di dover incrementare e adeguare l’ambiente alle necessità di archiviazione

e gestione dei dati, SANsymphony-V ci permette di scegliere sul mercato la pro-posta tecnica più adeguata e innovativa”. Il progetto è stato disegnato e messo in pratica con l’aiuto di SpeedyCrew, un fornitore di soluzioni software autoriz-zato e formato da DataCore. La piatta-forma adottata, sottolineano ancora dal Ministero, “non solo riduce i costi legati allo storage consolidandone la gestione, ma ci mette anche in grado di acquistare hardware meno costoso e ci permette di salvaguardare gli investimenti già realiz-zati. In più, il layer della nostra infra-struttura definito dal software ci offre la flessibilità di ottimizzare qualunque cosa decidiamo di utilizzare e ci consente di tornare ad acquistare storage al miglior prezzo, permettendoci di far fronte alle nostre esigenze di crescita”.

La virtuaLizzazione mette Le aLi aLLo storage Il Mef ha adottato la soluzione SANsymphony-V di DataCore, ottenendo una serie di vantaggi: in primis, un gestione centralizzata dell’archiviazione e un utilizzo più efficiente e flessibile delle risorse, accanto a ulteriori funzionalità.

LA SOLUZIONE

SANsymphony-V è una soluzione per la virtualizzazione dello storage che consolida e semplifica il provisio-ning delle risorse, accelera le presta-zioni e aggiunge elevata disponibilità. Nel caso del Mef, è stata installata su quattro piattaforme server x86 stan-dard, in modo da garantire ridon-danza e protezione dei dati offrendo al contempo la gestione centralizzata di oltre 200 TB di storage residenti su diversi sistemi Emc VMax, Emc Centera e Hp Eva. Il Ministero po-trà utilizzare funzionalità avanzate di alto livello, come il thin provisioning, il mirroring su area metropolitana, il caching adattativo ad alta velocità, la replicazione e l’auto-tiering.

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ECCELLENZE.IT | Sebeto

ristoranti più efficienti se iL pos è touch

Il miglior modo per concludere in bellezza una cena al ristorante è non trovare intoppi quando si paga il

conto, evitando file e problemi tecnici. Per migliorare il servizio ai clienti dei suoi 150 ristoranti e pizzerie, Grup-po Sebeto ha scelto la tecnologia di Hewlett-Packard e ha sostituito le sue precedenti postazioni point-of-sale (Pos) con i sistemi HP RP7. Il nome Sebeto potrà non dire molto, ma quelli delle sue catene Rossopomodoro (insegna ormai sto-rica, nata negli anni Novanta a Napoli), Anema e Cozze e Ham Holy Burger sono certamente noti agli amanti della buona tavola, in Italia e all’estero.“Abbiamo iniziato da subito ad automa-tizzare le prime pizzerie con sistemi Unix, che allora erano lo stato dell’arte dell’It”, racconta Marco De Simone, It manager del Gruppo Sebeto, riferendosi all’aper-tura dei primi locali Rossopomodoro, “e abbiamo sempre contato sulle soluzioni informatiche per organizzare al meglio i reparti produttivi (che nel nostro caso sono le cucine) e l’attività gestionale”. Grazie a un substrato tecnologico mo-derno ed efficiente, infatti, Sebeto ha potuto sostenere un ritmo di crescita che ha portato il gruppo ad aprire un nuovo punto vendita al mese nell’ultimo de-cennio, arrivando oggi a un volume di 5 milioni di clienti all’anno solo in Italia. “La produzione e il servizio ai tavoli de-vono essere impeccabili e veloci”, spiega De Simone, “perché i nostri punti ven-dita concentrano in poche ore (pranzo e cena) il fatturato della giornata. Ci siamo posti l’obiettivo di servire i clienti entro 20 minuti da quando si siedono a tavo-

la, e questo è possibile solo se dietro alla professionalità del personale c’è un siste-ma informativo che funziona”.Partito a fine 2012 con il supporto del sy-stem integrator Guttadauro, il rinnova-

mento del parco macchine ha coinvolto sia gli apparati di produzione in cucina (che l’azienda chiama “Kitchen Display System”) sia quelli di cassa. “Abbiamo scelto HP perché le nuove macchine della serie R7 sono performanti e hanno un prezzo molto competitivo”, dice De Simone, “ma anche perché il servizio ga-rantito dalla multinazionale e dal partner ha fatto la differenza”. Sebeto ha, infatti, richiesto e ottenuto su questi prodotti una garanzia estesa di tre anni, offerta da HP, e l’assistenza erogata da Guttadauro. Il progetto sta proseguendo, su decisione dei singoli gestori degli esercizi in fran-chising, al ritmo di due ristoranti al mese. I vantaggi ottenuti finora sono evidenti: maggiore sicurezza, velocità del servizio e un aumento di performance del 30%. “In ogni angolo del mondo dove c’è un nostro ristorante”, assicura l’It manager, “d’ora in poi i clienti godranno di un ser-vizio più rapido ed efficiente”.

Il gruppo titolare di 150 ristoranti in franchising Rossopomodoro, Anema e Cozze e Ham Holy Burger ha sostituito i precedenti point-of-sale con i sistemi touch Hp RP7. Oltre all’efficienza di pagamenti e operazioni di cucina, ha migliorato la sicurezza con un sistema di lettura biometrica.

LA SOLUZIONE

La tecnologia HP adottata compren-de i Retail System Model RP7 (mo-delli 7100 e 7800) con schermo touch e il Pos all-in-one HP ap5000, oltre a switch e stampanti. I sistemi assicu-rano prestazioni elevate e alta affida-bilità grazie a processori Intel Core i3 e a doppi dischi in Raid, ed eseguono un software di produzione e gestione di proprietà di Sebeto. L’azienda ha anche integrato negli RP7 un sistema di lettura biometrica per il controllo degli accessi del personale, che sfrutta un lettore HP esterno (collegato via Usb) e la soluzione DigitalPersona

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più veLoci deL cybercrimine, daLLa fabbrica aLLa pistaLa storica scuderia di Maranello ha adottato le soluzioni di Kaspersky Lab per proteggere l’intero suo ecosistema: dalla progettazione alla produzione, fino alla gestionedelle attività agonistiche.

Sinonimo di altissima velocità su quattro ruote nonché di automoti-ve di lusso, Ferrari ingrana la mar-

ce e sfreccia rapida per superare i pericoli del cybercrimine, dei furti di dati e degli incidenti It. Anche nei confronti delle minacce informatiche la rapidità è essen-ziale, e per questo motivo l’azienda nata dalla storica scuderia fondata nel 1929 ha scelto di affidarsi a Kaspersky Lab. Fer-rari oggi gestisce una linea di produzione fra le più sofisticate al mondo, in cui alti livelli di automazione si combinano con tecniche di precisione, con dati di test e con il lavoro di oltre duemila dipen-denti. “Per proteggere la nostra preziosa proprietà intellettuale avevamo bisogno di un partner tecnologico altamente affi-dabile, capace di fornire una soluzione di sicurezza It completa e all’avanguardia”, spiega il chief information officer, Vitto-rio Boero. “In passato abbiamo subito alcune intrusioni, quindi potete imma-ginare l’importanza di una soluzione affidabile per le nostre attività quotidia-ne”. Il punto di partenza di questo cam-biamento è stata una scelta strategica:

ECCELLENZE.IT | Ferrari

quella di imporre misure più restrittive per proteggere i processi di produzione e al tempo stesso garantire la sicurezza dei piloti durante allenamenti e gare. Oltre che in grado di imporre un “giro di vite”, la nuova soluzione doveva essere capace di gestire in modo facile un ecosistema delicato, senza peraltro generare cambia-menti troppo traumatici. “Ferrari non voleva affrontare un complesso cambia-mento di infrastruttura o trasferimento di tecnologia, ma desiderava una transi-zione senza problemi”, testimonia il Ceo e presidente di Kaspersky Lab, Eugene Kaspersky. “Abbiamo lavorato dura-mente insieme al suo team per verificare la possibilità di installare il prodotto in tutti i sistemi esistenti, senza interferire con la produttività o i sistemi sensibili”. Iniziato lo scorso anno (ma Kaspersky è sponsor del team Ferrari di Formula 1 fin dal 2010), il processo di implemen-tazione ha richiesto oltre sei mesi di test e benchmarking, durante i quali svilup-patori e tecnici di Kaspersky Lab hanno lavorato per risolvere problematiche di prestazioni e latenza e per personalizzare

LA SOLUZIONE

Dopo un lungo iter di benchmarking è stata messa a punto una soluzione di sicurezza altamente integrata, con un impatto minimo sulla produttività e sui sistemi sensibili ma con un’alta capacità di protezione e rilevamento delle minacce. Nel corso del 2013 le soluzioni Kaspersky sono state in-stallate su 2.500 endpoint aziendali, per proteggere sia la produzione in-dustriale sia le attività di Formula 1. Entro la fine di quest’anno Ferrari progetta di coinvolgere nel processo anche i dispositivi mobili dei dipen-denti e i server di infrastruttura.

la soluzione. Il futuro? “Intendiamo svi-luppare ulteriormente la nostra partner-ship in campo tecnologico e ci auguria-mo che questo contratto quinquennale costituisca solo il primo passo”, afferma Boero. E il pensiero va naturalmente ai veicoli intelligenti e automatizzati, di cui già si parla come del trend tecnologico più caldo dei prossimi anni.

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ITALIA DIGITALE |

| GIUGNO 2014

Fra meccanismi di governance sicuramente da perfezionare e piani attuativi ancora in alto mare o quasi, il varo dell’A-

genda Digitale procede sempre in modo rallentato. A prendersi la responsabilità di coordinare il programma di digitaliz-zazione della macchina pubblica è stata, a inizio maggio, il ministro della Pubbli-ca Amministrazione, Marianna Madia. Tempo di insediarsi ed ecco subito emer-gere le prime diversità di vedute con Agostino Ragosa, il direttore dell’Agen-zia per l’Italia digitale (Agid). Divergen-

Rimossa la direzione dell’Agenzia, coordinata ora dal ministro Marianna Madia

e affidata al commissario Elisa Grande, si apre

una nuova fase.Il Governo conferma

l'importanza strategica dei provvedimenti mentre

il Digital Scoreboard della Ue evidenzia, ancora una

volta, il cronico ritardo tecnologico del Belpaese.

Con rare eccezioni.

L’AgendA pAssA di mAno:LA rIvoLuzIonE rosA

ITALIA DIGITALE

ze che di fatto hanno sancito l’uscita di scena di Ragosa, decaduto formalmente dal primo maggio per alcune inadem-pienze amministrative, e la nomina (per decreto) a commissario dell’Agenzia di Elisa Grande, ex capo del dipartimento per il coordinamento organizzativo della Presidenza del Consiglio. A due donne, dunque, è stato affidato il compito di fare ordine – nel più breve tempo possibile – nei conti e nei mecca-nismi dell’Agid, prima dell’insediamen-to (per concorso pubblico) del nuovo direttore. Al momento in cui scriviamo,

e ipotizzando l’eventualità più probabile (l’addio di Ragosa), resta la sensazione di un’incertezza, in seno all’Agenzia e non solo, che certo non fa bene al progetto di riorganizzazione sbandierato come prio-rità da almeno tre governi. Un progetto costellato da qualche passo in avanti – il 6 giugno è divenuta obbligatoria la fat-tura elettronica per la Pubblica Ammini-strazione – ma anche da lavori in corso fermi da troppo tempo al palo (dei 55 adempimenti previsti dell’Agenda, solo 17 erano stati realizzati alla fine di mar-zo). E nel mezzo c’è pure stato il lavoro di

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Più concorrenza sul mercato, mino-ri tempi per aprire un’attività im-prenditoriale (siamo mediamente sui sei giorni), elevata propensione all’innovazione. Ma anche il peso di una disoccupazione preoccupante e quello, soprattutto, di una situazio-ne finanziaria complicata, che inte-ressa il 40% delle aziende. Dal rapporto Istat 2014  emerge un quadro a luci e ombre circa lo stato di salute del tessuto imprendi-toriale italiano, che al cospetto dei principali Paesi presenta ancora un gap evidente, pur migliorato in mol-ti indicatori di competitività.Guardando alle buone notizie, le misure di  liberalizzazione  intro-dotte dal governo Monti nel 2011 sembrano aver prodotto gli effetti sperati: stando infatti ai dati Ocse, il livello di regolamentazione del mer-cato  italiano è diminuito nel corso degli ultimi due anni, scendendo nel 2013 sotto la media Ue e avvicinan-do quello delle maggiori economie europee (nella scala da 1 a 6 siamo a 1,26 al cospetto dell’1,21 tedesco e dell’1,09 britannico). Detto che una buona parte di aziende, anche di

raccordo fra Governo e Agenzia operato dal super commissario Francesco Caio, che dopo aver contribuito a trasformare in decreti tre provvedimenti da tempo in cassetto (anagrafe nazionale, identità e fatturazione elettronica) si è accasato con tutti gli onori a Poste Italiane.

I costi dell´AgenziaSe la transizione che sta interessando la Pubblica Amministrazione è assai de-licata e senza precedenti, non sembra che vi siano i presupposti migliori per affrontarla serenamente e, soprattutto, in modo adeguato. Il premier Matteo Renzi ha parlato a varie riprese di “inve-stimento straordinario” e di “rivoluzio-ne”. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, ha promes-so grande impegno avvicinandosi la data di Digital Venice, la due giorni organiz-zata (l’8 e 9 luglio) in collaborazione con la Commissione Ue per dare una nuova spinta all’Agenda digitale europea, e si è sbilanciato di recente in una solenne promessa: “Il governo vede nell’Agenda digitale un elemento strategico per far ripartire il Paese”. La registriamo, insieme a tutte le altre promesse fatte in questi due anni, ma non rinunciamo a sottolineare l’impasse cui tocca assistere impotenti. Constatan-do però come proprio l'Agenzia diretta da Ragosa presenti un bilancio in rosso se raffrontiamo i costi di struttura (circa 20 milioni di euro nel 2013, in cui pe-sano gli stipendi da centinaia di migliaia di euro di alcuni dirigenti) e risultati ot-tenuti (sotto forma di piani attuativi). Il paradosso, come sempre tutto italiano, è servito: una realtà che dovrebbe generare miliardi tagliando le spese della macchi-na pubblica è al momento una voce di mero costo per le casse dello Stato.

Skill carenti e reti poco velociIl programma relativo all’Agenda Digita-le europea avanza, l’Italia è però in ritar-do. L’edizione 2014 del Digital Scorebo-ard dell’Unione Europea parla chiaro e non sono buone nuove per le aspirazioni

piccole e medie dimensioni, ha am-pliato la gamma di prodotti e servizi offerti (nel 41,1% dei casi) ed esplo-rato nuovi mercati (nel 22,2%), ap-pare incoraggiante la propensione a introdurre innovazione nel sistema. La spesa in ricerca e sviluppo è in re-altà ancora modesta (pari, nel 2011, all’1,25% del Pil, contro una media Ue del 2,1% e lontano dall’obiettivo dell’1,53% definito dal programma Europa 2020), ma è un dato di fatto che le aziende nostrane ricorrono con maggiore frequenza, rispetto ad altri Paesi europei, a investimenti in nuovi macchinari, tecnologie digi-tali e impianti all’avanguardia. Se parliamo di note dolenti, invece, è vero che per aprire un’attività ba-stano pochi giorni ma è soprattutto vero che, per avviare un’azienda in Italia, vi sono costi anche del 50% superiori rispetto alla Germania, tre volte maggiori rispetto alla Spa-gna e alla media Ue, quasi 16 vol-te rispetto Francia e oltre 47 volte rispetto al Regno Unito. Numeri, questi, che per il movimento delle startup innovative non sono certo di aiuto.

digitali del Belpaese. Manchiamo, per esempio, di competenze: il 50% degli italiani che lavora ha scarse o inesistenti skill rispetto a una media europea che si ferma al 39%. L’Italia paga dazio, e non è certo una novità, anche sotto il profilo infrastrutturale: l’utilizzo delle reti fisse Ngn con velocità da almeno 30 Mbps in download interessa solo l’1% della popolazione, mentre in Europa si arriva al 21%. E per le autostrade telematiche a 100 Mbps il rapporto parla di numeri “praticamente inesistenti”. Brilliamo invece per quanto riguarda il tasso di sottoscrizione ai servizi 4G Lte, con un livello di adozione del 66% ri-

spetto al 62% continentale. Detto che le imprese tricolori continuano a non apprezzare il commercio elettronico, praticato fra l’altro solo dal 16% delle grandi aziende e dal 5% delle Pmi (con-tro il 35% e il 15% rispettivamente della media Ue), solo il 21% degli italiani sta utilizzando servizi di e-government con-tro il 41% della media Ue.Per contro, ben il 39% degli ospeda-li nostrani possiede una connessione a banda larga (a più di 50 Mbps) e il 56% scambia online informazioni cliniche con operatori sanitari esterni o medici specialisti. Buon segno?

Gianni Rusconi

istAt: AzIEnDE ITALIAnE più innovAtive. mA AvviAre un´impresA È troppo oneroso

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La seconda edizione dello Star-tup Weekend, andato in sce-na a maggio nel Tiscali Open Campus, è stato il pretesto per

affrontare con Renato Soru, presidente e amministratore delegato (nonché fon-datore) della società cagliaritana, il tema delle nuove imprese legate alle tecnolo-gie digitali. Imprese che cercano spazio in un Paese che, forse, solo ora guarda con la dovuta attenzione al fenomeno.

Torniamo indietro di 15 anni, quando Tiscali valeva 27mila miliardi di lire in Borsa...Sì, per qualche giorno è successo. È proprio in quel momento, di fronte a un fenomeno quasi incomprensibile, che mi sono rafforzato nella convinzio-ne che dovevamo costruire un’impresa vera, solida. Una fabbrica di Internet. È anche vero che quell’alta attezione ci ha permesso di fare alleanze, acquisizioni, proprio nell’ottica di costruire una storia

Renato Soru, fondatore e anima di Tiscali, ci spiega la ricetta che può aiutare le nuove imprese digitali a crescere e a svilupparsi. Ispirandosi al modello americano.

ALLA riCerCA di unA CuLTurA d’impresA

d’impresa importante. A fine 2003 ho lasciato la società e sono rientrato, nel gennaio del 2010, in un contesto com-pletamente mutato, con un mercato del-le telecomunicazioni del tutto diverso.

Che cosa è cambiato?Siamo passati dalla rete ai servizi. Sono soprattutto questi ultimi a incarnare l’essenza del business. In tale contesto i grandi operatori hanno difficoltà nel mantenere i margini e i ricavi, mentre nei servizi spunta ogni trimestre un pa-radigma nuovo, nella messaggistica, nel-le videochiamate, nella mobilità, nell’e-conomia della condivisione. Abbiamo assistito alla nascita di Facebook, Lin-kedIn, Twitter, Instagram, Waze, Viber, WhatsApp. Ci sono tantissime oppor-tunità che in Italia non stiamo coglien-do, eccetto qualche rara eccezione come Yoox nel commercio elettronico, che sta diffondendo il made in Italy nel mondo in modo diverso.

Una startup tecnologica deve puntare, quindi, sui servizi?Servizi è una parola ampia e la uso per distinguerla dalla rete d’accesso. Partia-mo da questa considerazione: oggi assi-stiamo a una capacità di processare i dati che è sempre più pervasiva e coinvolge qualsiasi oggetto di uso quotidiano. Le capacità computazionali ci consentono di affrontare in modo totalmente diverso azioni che compievamo in maniera tra-dizionale. Questo passaggio da modalità analogica a digitale è fondamentale. Alla base di tutto c’è la Rete, c’è una grande capacità computazionale e c’è la possibi-lità di trasformare in digitale le cose che prima si facevano in analogico: la sfida, per noi italiani e per gli europei, è con-quistare una parte di questo mondo.

C’è qualcosa da poter copiare dal mo-dello Silicon Valley?Io penso di sì, assolutamente. I modelli positivi li dobbiamo copiare senza la fru-

ITALIA DIGITALE | Startup

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stArtup, AnChe teLeCom neL proGrAmmA EuropEo È decollato ufficialmente da Bruxel-les, lo scorso 22 maggio in occasione dello Europe 2020 Summit, il pro-getto Startup Europe partnership (Sep). E, come da protocollo, a bat-tezzare l’iniziativa ci ha pensato ne-elie Kroes: “Le startup europee”, ha rimarcato la responsabile per la Digital Agenda  Europea, “posso-no innovare e creare posti di lavoro come nessun altro e per questo dob-biamo garantire loro una piattaforma per competere, trovare finanziamenti e sfondare il soffitto di vetro che le separa dal successo”. Il primo Sep Report sul fenomeno dello “scale-up” in Europa, intanto, ha detto che oltre mille startup han-no raccolto più di un milione di dollari negli ultimi tre anni e che il Paese più

prolifico in tal senso è il Regno Unito, in cui sono nate un quarto delle nuove realtà censite. L’Italia si ferma invece al 5% del totale.Ma che cos’è Sep? È la prima piattafor-ma dedicata alla crescita delle startup a livello Ue, la coordinano l’italo-ame-ricana Mind the Bridge (organizzazio-ne non profit operativa fra il Belpaese e San Francisco) e la fondazione per l’innovazione inglese Nesta. La missio-

ne è quella di aiutare concretamente le giovani imprese nate nel campo delle nuove tecnologie a farsi spazio (dimensionalmente ed economica-mente) sui palcoscenici globali. Par questo entrano in gioco le grandi multinanzionali partner dell’iniziativa – e cioè Telefónica, Orange, Telecom Italia e il gruppo bancario spagnolo Bbva – con azioni di scouting, procu-rement e seed investment.

strazione che può derivare dal vedere le loro condizioni così distanti dalle nostre. Da noi ci sono condizioni diverse ma è chiaro che quelle idee, quello spirito, ci devono ispirare: si va ad Harward per imparare a creare un’azienda, ed è un approccio totalmente diverso dal nostro. L’università deve dare le competenze per far nascere un’impresa, ma dobbiamo anche acquisirne una in più: mettere questa capacità in azione, senza aspettare che qualcun altro ci organizzi il lavoro.

Per ridurre il tasso di mortalità, ancora altissimo, è giusto che le startup si inte-grino nel tessuto delle Pmi?Parzialmente. La prima regola che pos-siamo imparare dalla cultura americana è pensare, subito da ragazzi, a creare uno spirito imprenditoriale. La seconda è quella di rispettare i fallimenti, consi-derarli come parte del percorso che por-ta al successo. L’idea che si possa avere successo senza passare da un gran nume-ro di errori è sbagliata e contribuisce a bloccare lo spirito d’impresa. Per cui se questo fenomeno vede anche un nume-

ro di imprese che chiudono, ciò fa parte del percorso che dobbiamo compiere. Non ci sono startup che muoiono, ci sono imprenditori che stanno nascendo e che stanno facendo scuola di impresa ad altri.

Si aspettava, o si aspetta di più, dal Go-verno in materia di startup? Penso che l’Europa, nel suo complesso, si dovrebbe preoccupare di più del mon-do digitale, perché sta iniziando a sco-prire adesso qual è il pericolo, non solo economico ma strategico e di sicurezza, dell’essere stati troppo lontani o passivi nel mondo delle telecomunicazioni o dei grandi servizi del Web. Per quanto riguarda l’Italia, mi piacerebbe che il Governo prendesse una direzione “digi-tal first”: ogni legge va pensata per essere attuata in chiave digitale. Se così acca-desse, diventeremmo un Paese digitale e si creerebbe un humus molto favorevole per le startup. E credo che questo avreb-be un impatto enorme sul nostro livello competitivo.

Gianni Rusconi

Renato Soru, AD di Tiscali

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42 | GIUGNO 2014

F inalmente ci siamo. Non più esibizione di prototipi ma un vero e proprio paniere di soluzioni che sfruttano l’in-

terazione tra chip tradizionali e con-nessioni fotoniche, percorse da segnali luminosi su fibra ottica. Il prossimo passo dell’high-end com-puting, infatti, non sarà l’elaboratore quantico che tanti sognavano (vale a dire una macchina che sostituisce com-pletamente l’elettronica con circuiti ottici) ma un insieme di componenti tradizionali e soluzioni basate sulla

fotonica del silicio, uno step che molti potrebbero considerare intermedio ma che rivoluzionerà il mondo dell’Ict. A illustrare a Technopolis il risultato di anni di ricerca è Jeff Demain, busi-ness developer director in Intel, due lu-stri spesi nel gruppo Silicon Photonics della multinazionale: “Ogni giorno aumenta la massa di dati in circolazio-ne e cresce il bisogno di banda e velo-cità degli utenti. La fotonica del silicio risponde a queste esigenze, moltipli-cando per dieci le capacità delle con-nessioni più veloci oggi disponibili”.

I DATI VIAGGIANO IN UN LAMPO

Dopo anni di ricerca e prototipazione, arrivano i primi prodotti basati su dispositivi fotonici. Cambieranno per sempre i data center, ma anche, fra le altre cose, le automobili.

OBBIETTIVO SU | Intel Silicon Photonics

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LA FOTONICA DEL SILICIO CONSENTIRà mOLTO pRESTO DI pASSARE DALLA VELOCITà DI 100 GIGABIT AL SECONDO A QUELLA DI UN TERABIT.

Qui a sinistra, Jeff Demain, business developer director del Silicon photonics Solutions Group. In queste pagine, alcuni dei prodotti che presto saranno commercializzati in tutto il mondo e che promettono di cambiare il volto prima dei data center e poi del computing in generale. A questo scopo, Intel sta raccogliendo numerose adesioni tra i partner che sviluppano prodotti e sistemi, tra cui Dell, Fujitsu, microsoft e Huawei.

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OBBIETTIVO SU | Intel Silicon Photonics

QUESTA TECNOLOGIA pUò CONNETTERE I DIVERSI COmpONENTI DEI NUOVI DATA CENTER mODULARI, ROmpENDO COmpLETAmENTE I VECCHI SCHEmI IN TERmINI DI EFFICIENzA E VELOCITà.

OrIgInI ITALIAnEUno dei padri della ricerca in Intel Silicon photonics è mario paniccia, chiare origini italiane. paniccia dirige il laboratorio di fotonica della multinazionale, che negli ultimi mesi è passato dalla fase prototipale a quella della specifica di prodotti realizzabili su scala industriale. Tra le prime soluzioni presentate ci sono i connettori ottici mxc, in grado di convogliare 1,6 terabit al secondo di dati e di mostrare doti di resistenza e flessibilità maggiori rispetto ai cavi di rame e connettori classici.

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Al di fuori dell'affascinante ma specializzato mondo dei data center, la fotonica del silicio può fare tantissimo per soddisfare le nuove esigenze degli utenti consumer. può favorire la diffusione delle trasmissioni Tv in standard 4K (che richiedono una banda di 200 gigabit al secondo), può contribuire a diminuire il peso delle automobili (ogni veicolo contiene mediamente 135 chilogrammi di rame) grazie alla leggerezza della fibra ottica e può abilitare nuove applicazioni e tecnologie, come la medicina personalizzata e l'Internet of Things.

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VETRINA HI-TECH

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2WIN SOLUTIONS PORTA IN AZIENDA I GESTIONALI INFOR

Nel corso degli ultimi anni Infor si è contraddistinta, nel panorama dei vendor che sviluppano soluzioni aziendali di caratura gestionale, per la propria strategia di go-to-market sviluppata secondo tre direttrici principali: rea-lizzazioni micro-verticali (suite di prodotti e funzionalità specifici per settore industriale), user experience (appli-cativi consistenti per interfaccia utente, navigabilità, fa-cilità d’uso), architettura Internet (soluzioni native Web che hanno l’opzione di utilizzo in cloud).2Win Solutions (2WS), system integrator specializ-zato nelle soluzioni Infor per le Pmi del settore mani-fatturiero discreto, si riconosce pienamente in questo approccio in quanto opera con successo da numerosi anni con i gestionali Infor LN e Infor Syteline nel mercato delle piccole e medie imprese attive in settori specifici, quali Aerospace & Defense, Industrial Equipment & Ma-chinery, High Tech & Electronics, Automotive, Industrial Manufacturing, Furnitures. Le competenze sviluppate da 2WS in questi ambiti industriali e la profondità funzio-nale delle soluzioni Infor creano un connubio vincente, capace di soddisfare i vincoli progettuali (costi/tempi) e gli obiettivi delle aziende clienti.Al di là della copertura funzionale, un ulteriore elemento di vantaggio che 2WS riconosce nella nuova piattafor-

ma Infor 10x è quello di operare come hub collabora-tivo intra e inter-aziendale, sfruttando al massimo la condivisione dei dati. Il trend di mercato si sta, infatti, fortemente orientando in tal senso e le aziende che ne-cessitano di intervenire sul proprio modello di business identificano la possibilità di aprire la comunicazione alle terze parti come un indubbio elemento di valore della soluzione gestionale.“Benché il requisito primario delle aziende che riorga-nizzano i propri sistemi gestionali sia ovviamente legato al bisogno di mettere in sicurezza i processi fondamen-tali che costituiscono la struttura portante del business”, riferisce Paolo Aversa, Ceo e partner di 2Win Solu-tions”, sempre più spesso nella fase di ottimizzazione progettuale l’interazione dei flussi informativi, flessibili ma tuttavia controllati e tracciabili, diventa la chiave pri-maria di lettura per avere un progetto vincente”. In questo scenario, che richiede al contempo pragma-tismo realizzativo e visione di lungo termine, entra in gioco l’esperienza di 2WS, che sa aggiungere alla robu-stezza della soluzione software un fattore estremamente importante ogni qualvolta occorra operare a livello orga-nizzativo e umano: la capacità di modulare e gestire nel tempo l’evoluzione della soluzione, in base alle priorità legate sia al business sia all’ecosistema aziendale costi-tuito dagli attori coinvolti (siano essi dipendenti o terze parti), dalle risorse economiche e dalle infrastrutture.

Per informazioni: www.2winsolutions.com

TECHNOPOLIS PER 2WIN SOLUTIONS

Paolo AversaCeo e partner di 2Win Solutions

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47GIUGNO 2014 |

VETRINA HI-TECH

display intorno ai sei pollici, dall’altra i Pc sono diventati sempre più ibridi, proponendosi con tastiere staccabili in modo da trasformare il tradiziona-le portatile in un tablet indipendente. In mezzo, due grandi protagonisti che stanno tentando di conquistare posizio-ni partendo da due idee contrapposte: Microsoft, che con i suoi Surface e Surface Pro sembra ancora indecisa tra piattaforma tablet e piattaforma Pc, e Amazon, che con i Kindle Fire prova a guadagnare terreno partendo dall’idea che a fare la differenza siano i contenuti.Le ultime mosse sono il lancio del Sur-face Pro 3, definito da Microsoft “il tablet che sostituisce il notebook”, e del nuovo sistema operativo iOs 8 (si veda il box di pagina 48). In tutto que-sto, a sembrare un po’ disorientato è il consumatore, che a fronte dell’aumen-

Una volta erano solo iPad, poi è arrivato Android. Ma oggi la concorrenza vera è rappresentata da Windows.

I tablet In cercadI una nuova IdENTITà

I l mercato dei tablet è relativamen-te giovane, ma a pochi anni dalla sua nascita sta già vivendo una rivoluzione. Il primo iPad è stato

infatti presentato all’inizio del 2010, inventando una categoria di prodotto in precedenza solo tratteggiata a grandi linee dai produttori di Pc. Da allora l’u-nica credibile sfidante è stata Samsung, che ha costruito intorno alla sua gam-ma Galaxy Tab una seria alternativa al dominio iniziale di Apple. A contorno una gran numero di altre proposte, pro-venienti per lo più dall’Asia. Ma a livel-lo di quote di mercato non c’è mai stata storia: Apple e Samsung hanno finora dominato la scena.L’anno scorso sono però arrivati i primi segnali di cambiamento. Da una parte hanno cominciato a prendere piede gli smartphone di grandi dimensioni, con

to dell’offerta ha reagito mettendosi prudentemente alla finestra. Così nel primo trimestre di quest’anno le conse-gne a livello mondiale sono cresciute di pochissimi punti percentuali (più 3,9% secondo le stime di Gartner), mentre in Italia avrebbero addirittura subito una battuta d’arresto (meno 10,5%, stando ai dati di Sirmi).A livello numerico, quello dei tablet rimane comunque un mercato inte-ressante, che insieme a quello degli smartphone e dei portatili ha guidato il fenomeno aziendale del Byod (Bring your own device). Questa tendenza sta rivoluzionando l’uso dell’It nelle imprese: sempre più spesso impiegati e dirigenti ricorrono a uno strumento tecnologico non più fornito dal datore di lavoro, ma di proprietà personale.A fine maggio la società di ricerche di

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| GIUGNO 2014

Cento milioni di iPod Touch, 200 milioni di iPad e mezzo miliardo di iPhone. È questa la diffusione dei dispositivi basati su iOs. Nell’ul-timo anno sono stati 130 milioni i nuovi utenti che hanno iniziato a utilizzare prodotti Apple e il sistema operativo iOs. Con queste premesse, Apple ha svelato all’inizio di giugno iOs 8, la nuova versione del suo sistema operativo per smartphone e tablet. Il design è rimasto sostan-zialmente quello di iOs 7, ma la novi-tà più rilevante riguarda la modalità con cui i dispositivi interagiscono tra di loro quando si trovano vicini.Apple ha parlato di “continuità”, un concetto grazie al quale i Mac, gli iPhone e gli iPad lavoreranno insieme, consci della vicinanza tra loro, per offrire un’esperienza d’uso diversa. Con Os X Yosemite (il nuovo sistema operativo per i Mac) e iOs 8, per esempio, sarà possibile continua-re a lavorare sulla stessa pagina Web o sullo stesso messaggio di posta

In autunno arrIverÀ IOS 8

AMAZONKINdLE FIRE HdX 8.9

Schermo: 8,9”, 2.560x1.600 puntiSistema operativo: Amazon Kindle (Android)Memoria: 16, 32 o 64 GBConnettività 4G: no

PREZZO: dA 379 A 479 EuRO

mercato Idc ha rivisto le stime di vendi-ta dei tablet per l’anno in corso: mentre inizialmente si prevedeva un volume di 260,9 milioni di pezzi in tutto il mon-do, questa stima è poi stata abbassata a 245,4 milioni. Si tratta sempre di una crescita a doppia cifra rispetto al 2013 (+12,1%), ma decisamente in calo se paragonata al +51,8% registrato lo scorso anno.Secondo Idc, le cause principali di questo rallentamento sarebbero due: la prima è che i consumatori starebbero attendendo più del previsto a cambiare generazione di dispositivo, la seconda sarebbe la crescita dei cosiddetti “pha-blet” (unione delle parole phone e ta-blet) con schermo da 5,5 a 7 pollici. Le vendite di questo segmento sono passate dal rappresentare il 4,3% degli smartphone, nel primo trimestre dello scorso anno, al 10,5% dello stesso pe-riodo 2014, per un totale di 30,1 mi-lioni di pezzi.Ma oltre alla battaglia sull’hardware c’è anche quella che si gioca sul piano dei sistemi operativi, dove Android rima-ne leader incontrastato, anche in vir-tù dell’elevato numero di aziende che lo adottano sui propri dispositivi. Nel 2013, secondo Gartner, la piattaforma per il mobile sviluppata da Google ha

conquistato il 61,9% del mercato dei tablet (era il 45,8% un anno prima), mentre iOs è crollata dal 52,8% del 2012 al 36% dello scorso anno. Timi-damente, compare un terzo protagoni-sta, anche se con una quota di mercato che rimane risibile: Microsoft ha con-quistato il 2,1%, raddoppiando quanto fatto registrare un anno prima.La situazione di Microsoft merita di essere monitorata, anche perché sotto questo brand ricadono in realtà due versioni differenti di sistema opera-tivo: il più limitato Windows Rt (che ha creato abbastanza confusione tra i consumatori, vista la sua incompatibi-lità a livello applicativo con il fratello maggiore) e Windows 8, ora giunto alla versione 8.1. Mentre Rt è stato abban-donato sostanzialmente da tutti i pro-duttori hardware, la miniaturizzazio-ne, la potenza e l’efficienza energetica delle nuove generazioni di processori Intel hanno consentito la realizzazione di tablet e portatili basati sul sistema operativo completo, rendendo del tut-to inutile l’adozione di un software con troppe limitazioni. E se nella battaglia dei tablet Windows 8.1 conquisterà po-sizioni, i rapporti di forza potrebbero cambiare ancora una volta.

Paolo Galvani

SAMSuNGGALAXY NOTEPRO 12,2

Schermo: 12,2”, 2.560x1.600 puntiSistema operativo: Android KitKat 4.4Memoria: 32 GB + microSDConnettività 4G: sì

PREZZO: 899 EuRO con tastiera

APPLEIPAd AIR

Schermo: 9,7”, 2.048x1.536 puntiSistema operativo: iOs 7Memoria: 16, 32, 64 o 128 GBConnettività 4G: opzionale

PREZZO: dA 479 A 869 EuRO

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elettronica passando dallo schermo di un dispositivo a quello di un altro con un semplice gesto. Quando il Mac o l’iPad si troveranno vicini a un iPhone sarà possibile attivare la funzione Hotspot Personale senza la necessità di accedere allo smartpho-ne. Mac e iPad potranno anche essere utilizzati per rispondere alle chiamate telefoniche ricevute sull’iPhone o per comporre un numero di telefono.Queste funzioni saranno immediata-mente disponibili per tutti gli utenti al momento del rilascio dei nuovi sistemi operativi, previsto in autunno. Nelle mani degli sviluppatori, invece, sono le novità che riguardano la app Salute e il sistema HomeKit. Gra-zie alla prima si avrà accesso a una console dove si potranno raccogliere e gestire i dati provenienti da tutte le soluzioni dedicate al benessere e alla salute, mentre con il secondo sarà possibile organizzare in maniera più razionale tutti i sistemi legati alla casa intelligente, dai termostati ai sistemi di controllo di chiusura delle porte, fino alle webcam. Per il resto l’espe-rienza dell’utente non cambierà so-

LENOVOYOGA TABLET 10 HD+

Schermo: 10,1”, 1.920x1.200Sistema operativo: Android 4.3Memoria: 16 o 32 GB + microSDConnettività 4G: opzionale (3G)

PrEzzO: DA 349 A 399 EurO

SONYXPErIA z2

Schermo: 10,1”, 1.920x1.200 punti Sistema operativo: Android KitKat 4.4Memoria: 16 o 32 GBConnettività 4G: opzionale

PrEzzO: DA 499 A 649 EurO

stanzialmente, nonostante l’ovvia pre-senza di numerose migliorie. Il nuovo Centro Notifiche disporrà di notifiche interattive, che renderanno possibile rispondere direttamente a messaggi senza dover lanciare la specifica app, piuttosto che accettare un appun-tamento o lasciare un commento su Facebook. Interessante la possibilità di aggiungere widget sviluppati da terze parti. La funzione QuickType della

tastiera virtuale è stata arricchita con la tecnologia predittiva, velocizzando la scrittura tramite il suggerimento delle parole più appropriate. L’app per i messaggi è stata migliorata con la funzione di messaggi di gruppo ed ora è possibile condividere il luogo in cui ci si trova. Secondo la rivista statunitense Fortune, il 98% delle prime cinque-cento imprese al mondo utilizza iOs. Apple ha così deciso di aumentare il suo livello di attenzione per l’impiego in azienda dei suoi dispositivi. Gra-zie al Device Enrollment Program, i dispositivi possono essere configurati automaticamente, anche precaricando

le app aziendali. La prote-zione dei dati aziendali è garantita dalla possibilità di usare password specifiche.iOs 8 è già disponibile nella versione beta destina-ta agli sviluppatori, mentre arriverà agli utenti finali dal prossimo autunno. La compatibilità è garantita a partire da iPhone 4s e iPad 2. P. G.

MICrOSOFTSurFACE 2

Schermo: 10,6”, 1.920x1.080 punti

Sistema operativo: Windows Rt 8.1

Memoria: 32 o 64 GB + microSD

Connettività 4G: no

PrEzzO: DA 439 A 549 EurO

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Il predecessore, Ascend P6, ha venduto oltre quattro milioni di pezzi: una cifra a uno zero in meno rispetto ai best sel-ler ma un successo planetario se consi-deriamo che non stiamo parlando né di Samsung né di Apple. Sull’Ascend P7 si concentrano ora le aspettative di Huawei, marchio che ha fatto indub-biamente un ulteriore passo avanti sia nella direzione del design sia in quella delle caratteristiche tecniche innovati-ve. Richard Yu, a capo della divisione consumer della multinazionale cinese, tiene a ricordare che il P6 aveva battu-to il record mondiale di spessore (sot-tile) e che anche grazie alla diffusione di quel modello Huawei è cresciuta del 52% in termini di brand awareness, scalando la classifica dei produttori di smartphone fino al terzo posto. “Ma non ci fermeremo qui”, ha detto Yu nel corso della presentazione del nuo-vo terminale, “stiamo continuando a investire per migliorare la nostra posi-zione, e il P7 ha tutte le caratteristiche per permetterci di proseguire la nostra corsa”.Molto più prosaicamente e concreta-mente, Daniele De Grandis, direttore della divisione consumer della filiale Italiana, ha annunciato che “il termi-nale sarà commercializzato al prezzo di 399 euro (inferiore alla media europea, ndr) e che gli obiettivi di vendita sono di raggiungere le 200 mila unità”.

Il prodottoDisponibile nelle varianti nera e bian-ca, l’Ascend P7 mostra prima di tutto un design sicuramente accattivante, la cui nota distintiva è, come il suo pre-decessore, lo spessore molto ridotto (6,5 millimetri). Il display da 5 pollici, con Gorilla Glass di terza generazione, viene accoppiato sul retro a un’altra lastra di analoghe caratteristiche, che conferisce al terminale un look inedi-to, anche grazie alla texture ottenuta sovrapponendo ben sette strati di al-

trettanti materiali diversi.Piacevole all’occhio e piacevole al tat-to, il P7 non trascura i contenuti hi-tech, visto che è mosso da un processo-re quad-core a 1,8 GHz (forse l’unico punto debole riscontrato durante la nostra prova, anche se il software di si-stema del prototipo che abbiamo avu-to modo di provare sarà sicuramente migliorato nel prodotto finale e negli aggiornamenti successivi), che incor-pora una fotocamera posteriore da ben 13 megapixel (ma la sorpresa vera è la anteriore da 8) e che offre la con-nettività Lte nonostante uno spessore ridottissimo (pare che l’ingegnerizza-zione dell’antenna sia stato uno dei compiti più difficili dei progettisti).Il P7 non è destinato in particolar modo all’utilizzo business (il suo pun-to di forza principale, oltre al prezzo, è il sistema di fotocamere e il relativo software di gestione), ma i canoni del Byod (Bring your own device) ren-dono ormai superflua la distinzione. La versione di Android installata in fabbrica è la 4.4.2, mentre l’ambiente Emotion Ui 2.3 realizzato dalla multi-nazionale cinese regala all’utente icone ben disegnate e decisamente piacevoli.

LE CARATTERISTICHE A COLPO D’OCCHIO

Dimensioni: 139,8x68,8x6,5 mmPeso: 124 grammiSchermo: 5 pollici risoluzione 1920x1080Processore: Quad-Core 1,8 GHzMemoria: 2 GB, microSDStandard: Gsm, Umts, LteConnettività: WiFi 802.11 b/g/n, Dlna, Bluetooth 4.0, NfcFotocamera: 13 megapixel posteriore, 8 megapixel anterioreAltro: Gps, accelerometro, giroscopio, sensore di prossimità

PREzzO: 399 EuRO

HUAWEI

ASCEND P7

TOP CLASS per tutte le tasche

Il nuovo smartphone di fascia alta di Huawei batte il record del predecessore in quanto a rapporto tra prezzo e prestazioni.

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