sussidio (fascicolo ii)
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Itinerario biblico-catechetico dell'arcidiocesi di Pescara-Penne per l'anno della fede (II Fascicolo)TRANSCRIPT
Anno della Fede 2012‐2013
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Presentazione introduttiva Seconda tappa
Nella prima tappa del nostro cammino annuale sulla fede ci siamo
ispirati ai versetti 10a e 11a della nostra icona biblica annuale (la moltiplicazione dei pani e dei pesci in Luca), nei quali rispettivamente i discepoli desiderano raccontare a Gesù la loro entusiasta esperienza di missione e la gente lo insegue in ogni Suo spostamento essendo irrefrenabile il bisogno di stare con Lui, ascoltare la Sua parola ed essere da Lui guariti. Nella prima tappa, come i discepoli e la folla anche noi ci siamo riscoperti in ricerca. Abbiamo dato espressione al tratto primordiale della nostra fede, quando ancora si manifesta semplicemente come un anelito indefinito, una spinta a cercare oltre, una fame di eternità che ha bisogno di essere saziata in modo ultraterreno, un desiderio di Dio (CCC 27). È quella nostalgia di Dio che è inscritta nei nostri cuori e che è il primo dono di Dio stesso a ciascun uomo.
Ora, nella seconda tappa, ci lasciamo sorprendere dalla risposta di
Dio a questa nostra domanda. Dio non solo risponde, ma si fa lui stesso contenuto di questa risposta. Con l’Incarnazione, che è segno distintivo della nostra fede (CCC 463), Dio dona a noi se stesso rivelandosi nella Persona di Cristo Gesù. Nel Natale si lascia prendere tra le braccia come bambino. Lui, Dio, diventa segno di piena umanità (CCC464) e di rinnovata speranza per ogni uomo (Catechismo Adulti 93 – GS 22.41).
Abbiamo voluto chiamare questa seconda tappa, la “fede donata”
per sottolineare che con l’incarnazione ci è stata donata la possibilità di una relazione tutta particolare con Dio, che è diventato uno di noi, anzi Dio‐con‐noi!
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Per compiere il cammino di questa seconda tappa, la nostra diocesi ci propone due moduli biblici che segnano due momenti imprescindibili del mistero del Natale: l’annunciazione (Lc 1,26‐38) e il racconto della nascita di Nostro Signore (Lc 2,1‐20)
Due sono i momenti celebrativi diocesani pensati per vivere in
comunione questo tempo di Avvento nella preghiera comune e nella gioiosa condivisione delle nostre esperienze di vita: una per gli adulti e una per i giovani.
Sabato 1 dicembre, il Pellegrinaggio Diocesano per gli adulti, presso il Santuario di S. Gabriele dell’Addolorata a Isola del Gran Sasso.
Sabato 8 dicembre, la Fiaccolata dei Giovani, che partirà dalla parrocchia di S. Andrea, dove i giovani si incontreranno alle 15,30 per partecipare ad un gioioso concerto e poi raccogliersi in momento di preghiera insieme e si concluderà con la incoronazione della Madonnina del porto.
Il cammino diocesano sulla fede e questo sussidio sono il frutto
del lavoro di tutti gli uffici della nostra diocesi. È possibile, per qualsiasi necessità, trovare sempre alcuni sacerdoti responsabili del progetto a disposizione negli uffici al secondo piano della nostra curia. In particolare, ogni giovedì e venerdì dalle 10.00 alle 12.00 saranno disponibili:
‐ don Andrea (Pastorale Vocazionale) 329.68.14.898 ‐ don Domenico (Pastorale Giovanile) 340.67.06.645 ‐ don Maurizio (Pastorale Universitaria) 380.36.18.590 ‐ don Nando (Pastorale Biblica) 327.88.56.338
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II. La fede donata Moduli biblico-‐catechetici di approfondimento
della Seconda Tappa (Avvento-‐Natale) I seguenti moduli biblico-‐catechetici costituiscono uno sviluppo
della prima tappa del cammino annuale, quella sulla fede cercata: abbiamo voluto recuperare gli interrogativi che portiamo dentro di noi e che sottendono la nostra vita e la nostra fede.
Ci mettiamo all’ascolto della Parola di Dio, perché Dio continui a guidare la nostra ricerca. In ognuno dei due testi che leggeremo c’è la risposta di Dio alle domande dell’uomo, anche se non sempre queste sono espresse in modo esplicito. Il nostro obiettivo è lasciarci stupire dalla risposta di Dio che si offre a noi in un bambino, e che ci introduce in una relazione personale con lui.
1. Primo modulo Lc 1, 26-‐38. L’Annuncio. 26Al sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città
della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te». 29A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32Sarà
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grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». 34Allora Maria disse all'angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». 35Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch'essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37nulla è impossibile a Dio». 38Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l'angelo si allontanò da lei.
a. Approfondimento esegetico
Gli avvenimenti relativi alla nascita e all’infanzia di Gesù sono narrati nei primi due capitoli di Matteo e di Luca, i cosiddetti Vangeli dell’infanzia. Caratteristica del racconto lucano è presentare Gesù in stretto parallelo con Giovanni Battista, secondo uno schema preciso che si ripete due volte: prima un brano su Giovanni, poi l’equivalente su Gesù, infine un episodio extra. Ecco la sequenza dei brani: annuncio della nascita di Giovanni; annuncio della nascita di Gesù; Maria ed Elisabetta. Poi: nascita, circoncisione e crescita di Giovanni; nascita, circoncisione, presentazione al tempio e crescita di Gesù; Gesù dodicenne al tempio.
All’inizio del nostro brano (vv. 26‐27) Maria viene presentata come una ragazza comune, di cui non conosciamo la famiglia né le qualità religiose, che vive nell’insignificante cittadina di Nazaret. L’arcangelo Gabriele non dice nulla di sé. Stupisce la quotidianità della scena che si apre con i primi due versetti. Il racconto, più che sui personaggi, preferisce soffermarsi sulle loro parole.
Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te (vv. 28‐30). Il testo dice che a queste parole Maria fu molto turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. Nell’imperativo “rallegrati, gioisci”, che
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era un modo comune di salutare nel mondo greco, risuona la promessa del Signore di abitare in mezzo al suo popolo che troviamo nel profeta Sofonia e che comincia così: Rallegrati, figlia di Sion (Sof 3,14‐15). Sappiamo che Maria conosceva bene le Sacre Scritture, il suo Magnificat è un tessuto fatto di fili dell’Antico Testamento. Maria capisce di essere lei la figlia di Sion destinata a diventare la dimora di Dio, ma che significa in concreto questo? Le altre due espressioni dell’angelo le garantiscono che Dio la ricolma della sua benevolenza e le assicura la sua vicinanza, le promette protezione. Le prime parole dell’angelo non contengono un impegno per Maria, ma l’annuncio di quanto Dio ha fatto e sta facendo per lei. L’espressione “piena di grazia” traduce un participio passivo greco che si potrebbe tradurre così: “che sei stata riempita della grazia di Dio”1.
Nei versetti 31‐33 l’angelo comincia a dare a Maria qualche riferimento concreto: è stata chiamata a essere la madre del Messia. Non lo dice esplicitamente, ma lo fa capire senza ombra di dubbio. Il Messia (in greco: Cristo) doveva essere un discendente del grande re Davide (v. 32); c’è anche una chiara allusione alla promessa fatta da Dio a Davide per mezzo del profeta Natan (2Sam 7). Dunque: Gesù è il Messia e Maria sarà sua madre. Ecco perché è “piena di grazia”, ricolma della benevolenza di Dio: non perché abbia fatto qualcosa, né perché sia qualcuno, ma perché Dio sta facendo qualcosa per lei.
Al versetto 34 troviamo la prima parola di Maria. È una domanda: vuole sapere come diventerà madre dal momento che è vergine. La verginità di Maria è ribadita dall’angelo Gabriele, il quale spiega che nel concepimento di Gesù non ci sarà assolutamente intervento umano, ma sarà opera di Dio: lo Spirito Santo, la potenza
1 La Chiesa ha visto in questa espressione il fondamento biblico del dogma dell’Immacolata
Concezione. Leggiamo cosa afferma il Catechismo della Chiesa Cattolica al numero 490: «Per esser la Madre del Salvatore, Maria “da Dio è stata arricchita di doni degni di una così grande carica” (qui il Catechismo cita Lumen Gentium 56). L’angelo Gabriele, al momento dell’Annunciazione, la saluta come “piena di grazia” (Lc 1,28). In realtà, per poter dare il libero assenso della sua fede all’annunzio della sua vocazione, era necessario che fosse tutta sorretta dalla grazia di Dio».
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dell’Altissimo, coprirà Maria come un’ombra; come la nube nel deserto dell’esodo, che ricopriva la tenda del convegno, come la Gloria del Signore che riempiva la dimora di Dio (Es 40,35).
Ecco perché Gesù sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio: Gesù è concepito per opera dello Spirito Santo, nella concezione di Gesù tutto deriva dalla potenza dello Spirito Santo. La congiunzione “dunque”, “perciò”, collega le due parti del versetto 35: Gesù è concepito per un intervento diretto di Dio, e perciò è Figlio di Dio. Gesù non è semplicemente un discendente della casa di Davide, al quale Dio, nel giorno dell’incoronazione dice: «Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato» (Sal 2,7). Gesù non solo compie le attese di Israele, ma le supera: Egli è più del Messia, è Figlio di Dio in modo unico.
L’angelo fa a Maria una promessa inaudita e perché lei possa crederci le porta una prova che nulla è impossibile a Dio: Elisabetta, vecchia e sterile, è incinta. È importante sottolineare che l’angelo per garantire l’affidabilità della sua promessa racconta un fatto, un caso concreto e vicino a Maria. A questo punto Maria accoglie il compito che il Signore le affida, la missione per cui è stata scelta da sempre.
Il brano all’inizio ci aveva detto che Maria era la promessa sposa di un uomo della casa di Davide (abbiamo detto che il Messia era un discendente di Davide) chiamato Giuseppe. Secondo il diritto ebraico questa era la prima fase del matrimonio, la seconda dava inizio alla coabitazione. Maria rischia quindi di essere accusata di adulterio (chi avrebbe creduto che il bambino nel suo grembo lo aveva generato Dio?), rischia di perdere tutto, anche la vita (per le donne adultere la legge di Mosè prevedeva la lapidazione) ma si fida del Signore, consegna la sua esistenza a Lui. «Inserisce tutta la sua esistenza con un grande sì nella volontà di Dio e così apre la porta del mondo a Dio» (Benedetto XVI, Omelia del 18 dicembre 2005).
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b. Il filo rosso (elementi per una crescita umana e
spirituale sul tema della fede) A ciascuno di noi il Signore annuncia la sua volontà, cioè una
promessa di salvezza sulla quale noi possiamo fare affidamento. Vogliamo chiederci allora come noi rispondiamo.
La fede stessa è accoglienza di un annuncio, è fiducia in una promessa! Dio ci offre nella nostra quotidianità dei segni della sua presenza (parola di Dio, vita sacramentale, poveri, …), anziché delle prove schiaccianti, lasciandoci così nella nostra libertà. A fare da discriminante è il nostro atteggiamento, che può essere di apertura o di chiusura, di fronte a quanto propostoci da Dio per noi. E questa volontà di Dio, questo disegno di salvezza … è sempre un dono immenso!
Maria nel ricevere l’annuncio del dono (Il Signore è con te) che invita a rallegrarsi (Rallegrati piena di Grazia!) resta turbata. Il suo comprensibile e umano turbamento ci rimanda al turbamento che noi viviamo di fronte a Dio che si rivela. Spesso tale dono non è richiesto o quantomeno è oltremisura, sembrando al di là delle nostre forze. Di fronte al turbamento ognuno attua le sue modalità: ci si può chiudere spaventati, far finta di non aver sentito, dimenticarsene persi nelle proprie cose e nei propri impegni, mantenere ansiosamente il controllo della propria vita gestendo tutto e restando rigidamente ancorati ai propri schemi! Maria ha una reazione diversa da tutte queste: semplicemente esprime il suo turbamento e chiede spiegazioni (Come avverrà questo?). Pur non capendo, si rende disponibile ad un abbandono fiducioso alla volontà del Padre: Ella accoglie il dono chiedendo di essere collaboratrice attiva! Questa sua accettazione incondizionata della grazia, nella certezza che nulla è impossibile a Dio, la rende feconda e pronta ad attuare ciò che le viene chiesto, tanto da accogliere il Verbo fatto carne dentro di Lei.
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• Qual è il mio atteggiamento di fronte al progetto di Dio per me? Sono disponibile o mi difendo in qualche modo?
• Accolgo la Parola di Dio nel mio cuore come Maria ha accolto il Verbo nel suo grembo?
• Sperimento la fertilità che scaturisce dall’accoglienza del dono di Dio nella mia vita? O piuttosto mi sperimento chiuso e arido?
c. Giovani
Maria, una giovane donna che scopre la sua vocazione accogliendo un messaggero, una parola e lo Spirito Santo; e fidandosi totalmente di Dio risponde con il dono di sé.
Adamo ed Eva disubbidendo avevano chiuso la porta a Dio perché non si erano fidati di lui e per paura si erano nascosti a Lui.
Maria riapre questa porta dicendo il suo sì a Dio e rende possibile il donarsi di Dio all'umanità; si fa serva perché totalmente disponibile alla volontà di Dio.
Ciascuno di noi è chiamato a portare il proprio contributo attraverso la fede perché la salvezza arrivi agli uomini.
Maria è figura di ogni credente e della chiesa. Attraverso di lei, attraverso il suo si la creazione ritrova il suo fine e Dio può incontrare l'umanità.
La parola oggi è rivolta a noi, chiamati quindi a permettere a Dio di continuare a donarsi all'umanità.
L'Angelo inviato da Dio parla in nome di Dio e ne rivela il progetto. La rivelazione è sempre un azione di Dio verso di noi.
− Abbiamo chiaro chi e come nella nostra vita realizza questa funzione?
− Sono disposto a capire che cosa Dio vuole realizzare con me in questo Natale, in questo Anno della fede?
La verginità di Maria ci dice che quello che viene da lei è puro dono, è opera esclusiva di Dio e inoltre esprime la piena accoglienza
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(non contrappone progetti, idee, interessi...), mistero della fede che attira in noi il Salvatore e chiede come di deve comportare.
− Che cosa mi ostacola a fidarmi del Signore, e ad accogliere il suo Spirito, a sperimentare che nulla è impossibile a Dio e che con lui tutto diventa possibile?
− Nella preghiera chiedo di capire come vuole agire Dio nella mia vita?
d. Coppie
L’accoglienza della Parola, nella sua totalità, genera, nel ventre di Maria, Gesù.
Un Gesù che cresce in lei e viene, poi, “dato alla luce”, come ben sappiamo, in piena comunione con Giuseppe!
Gesù ha detto che quando ci si ama fino a dare la vita “Lui è in mezzo”. L’amore reciproco e particolarmente l’amore coniugale genera la presenza di Gesù. Questo tipo di amore si caratterizza per essere pienamente umano, esclusivo, fedele e fecondo.
Avete mai pensato che l’amore coniugale genera la presenza di Gesù?
Se la fecondità è generare Vita e non esclusivamente mettere al mondo figli, come state realizzando questa vocazione all’amore?
L’esempio della famiglia di Nazareth è un modello per crescere in questo senso? Potete “dare alla luce”, la Luce?
e. Carità e testimonianza
• L’angelo è mandato da Dio a portare la Buona Notizia. Maria si è resa disponibile al piano di Dio che le era incomprensibile e sembrava quasi impossibile da realizzarsi: alla richiesta dell’Angelo, si dichiara la serva del Signore. I fratelli che incontriamo possono essere Parola di Dio per noi, Buona Notizia annunciata alla nostra vita.
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• Sappiamo riconoscere la presenza di Dio nella vita dei piccoli, dei poveri e dei sofferenti che abitano la nostra città, il nostro quartiere, il nostro condominio?
• Siamo capaci di accoglierli e prenderci cura di loro con amore?
• La carità è una strada feconda verso una vita nuova? Ne riconosciamo i segni nella nostra esistenza?
• Nella nostra Diocesi è aumentato il numero degli stranieri. Siamo disponibili e pronti ad accoglierli come persone che Dio ci ha mandato, sostenendoli non solo con un aiuto materiale, ma anche in un cammino spirituale?
• Anche oggi la missione ad gentes deve essere il costante orizzonte e paradigma di ogni attività ecclesiale (Benedetto XVI, Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale 2012). Alcuni sono chiamati a partire per annunciare il Vangelo (per es. i nostri missionari in Albania, nella Diocesi di Sapa), altri a cooperare alla loro missione. Sento una responsabilità nella cooperazione missionaria?
• In una generale crisi del mercato del lavoro e in una evidente mancanza di giustizia sociale, la carità ci interpella anche a un impegno sociale e politico concreto?
f. Spunti per attività
Prima traccia di lavoro: Lettura dell’immagine
dell’annunciazione di Sandro Botticelli. La lettura può avvenire su tre livelli di
comprensione: (1) Si invitano i presenti a un semplice
brainstorming in cui ciascuno condivide con il resto del gruppo sensazioni ed emozioni che l’immagine suscita
(2) Si passa ad esaminare i singoli elementi che costituiscono il dipinto:
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L’angelo è proteso verso Maria come se stesse dialogando con lei e la rinfranca dicendole di non avere paura ( con il braccio proteso in avanti). È in ginocchio davanti a Maria (segno di devozione alla donna) e nella mano sinistra ha un giglio (segno della verginità di Maria) .
La Vergine Maria è rappresentata in giovane età con l'aureola segno di santità che, turbata, arretra sorpresa dalla presenza dell'ospite. Ella è timorosa ma allo stesso tempo è in posizione di ascolto. E’ in piedi e si sta appoggiando a un trono segno della sua regalità come l’abito sontuoso che la veste. La scena si svolge in un ambiente chiuso dalla parete scura di sfondo; una portafinestra dà accesso a un piccolo giardino circondato da un muro bianco. Oltre il giardino è rappresentato un paesaggio ricco di verde con al centro un albero fiorito e si possono notare in lontananza palazzi e castelli che si affacciano sulla riva di un fiume.
La lettura spirituale o teologica
Il giardino che si scorge sullo sfondo è l’immagine dell’Eden e l’albero che sta posto al centro è l’albero della Vita. Come all’inizio della Genesi sul caos volteggiava lo Spirito di Dio che diede vita alla creazione, così ora lo Spirito Santo nel seno (vuoto) verginale di Maria dà inizio alla Redenzione che farà “nuove tutte le cose”. Il tema del giardino poi non è casuale: esso è l’immagine del luogo dell’amicizia tra l’uomo e Dio (nel giardino il Signore passeggiava con Adamo e nel giardino Cristo Risorto incontra la Maddalena) ed è l’invito rivolto a ciascuno di accogliere con fede l’invito del Signore ad entrare in comunione con Lui, con un “Sì” come quello di Maria.
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Seconda traccia di lavoro: Visione del film “Giuseppe di Nazareth” (2000).
Visione del film “Giuseppe di Nazareth” (2000) nella sezione che racconta la reazione di Giuseppe alla gravidanza di Maria
(1) Visione del filmato (2) Brainstorming sulle emozioni sui pensieri suscitati dalla
visione del film (3) Ognuno dei presenti riceve un sasso su cui scrive un giudizio
a cui Maria va incontro a causa della sua gravidanza e poi, a turno, ciascuno dice a voce alta l’accusa e butta il sasso nel centro della sala
(4) Giro di condivisione su quanto il gesto ha suscitato (5) Riflessione dell’educatore/agevolatore sulla fede di Maria che
affida totalmente la sua vita nelle mani di Dio e l’umanità straordinaria di questa giovane donna che, alla luce della fede, fa una scelta consapevole e difficile per il suo tempo.
g. Momento celebrativo dell’itinerario Per la guida. La chiesa o il luogo dove ci si riunisce deve essere completamente al buio. Occorrono delle candeline e il cero pasquale, perché questa liturgia della parola inizia praticamente con un lucernario.
Titolo della Celebrazione
“NON TEMERE MARIA” Si comincia possibilmente con un canto di invocazione dello Spirito Santo. Mentre il luogo dove ci si riunisce è ancora completamente al buio in un luogo non
illuminato e in disparte viene letto un brano della parola:
Dal libro del profeta Isaia
Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa
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una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia. Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete e come si esulta quando si divide la preda. Perché tu hai spezzato il giogo che l'opprimeva, la sbarra sulle sue spalle, e il bastone del suo aguzzino, come nel giorno di Madian. Perché ogni calzatura di soldato che marciava rimbombando e ogni mantello intriso di sangue saranno bruciati, dati in pasto al fuoco. Perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il potere e il suo nome sarà: Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace. Grande sarà il suo potere e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul suo regno, che egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e per sempre. Questo farà lo zelo del Signore degli eserciti.
Viene portato processionalmente il cero pasquale, se si vuole si può cantare un canto sulla luce oppure si resta in silenzio orante.
Posto il cero sul porta cero si canta l’alleluja prima e dopo e si legge il brano del vangelo corrispondente alla tappa, cioè Lc 1, 26‐38
Proclamata la Parola e dopo un momento di silenzio ogni partecipante si reca al cero pasquale e accende la propria candela e tornati tutti al posto si legge la spiegazione del brano. Al termine si spengono le candele e si leggono le domande per la
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riflessione presenti nel cosiddetto filo rosso o/e nelle altre aree pastorali (famiglia, carità, giovani).
A discrezione si sceglie di rispondere ad una o più domande.
È bene lasciare ai partecipanti alla conclusione dell’incontro di preghiera, se ancora non è stato usato, il commento esegetico al brano corrispondente. È un modo per far si che la riflessione continui anche a casa.
Recita del Magnificat
Conclusione con un canto
2. Secondo modulo Lc 2,1‐20. I Pastori 1In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il
censimento di tutta la terra. 2Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. 3Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. 4Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. 5Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. 6Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. 7Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c'era posto nell'alloggio.
8C'erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all'aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. 9Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, 10ma l'angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. 12Questo per voi il segno: troverete
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un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». 13E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste, che lodava Dio e diceva:
14«Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».
15Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l'un l'altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». 16Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. 17E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 18Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. 19Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. 20I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro.
a. Approfondimento esegetico
Il nostro brano presenta tre scene: il racconto della nascita di Gesù (vv. 1‐7); l’annuncio dell’angelo ai pastori (vv. 8‐14); la visita dei pastori a Maria, Giuseppe e il bambino (vv. 15‐20). Luca inquadra la nascita di Gesù all’interno di un evento di portata mondiale: il censimento di tutta la terra ordinato dall’imperatore Cesare Augusto. Al di là dei problemi storici che la menzione di questo censimento solleva, si possono fare due considerazioni. La prima: Cesare Augusto era considerato il benefattore dell’umanità, colui che aveva instaurato la pace in tutto il mondo. Luca così orienta il lettore: è arrivato sì il tempo della pace ma questo è grazie al vero Salvatore del mondo (v. 11). La seconda: il contrasto tra la grandiosità dei primi due versetti e le condizioni concrete in cui nasce Gesù.
Il censimento costringe Giuseppe e Maria, che vivevano a Nazaret, in Galilea, a recarsi a Betlemme in Giudea, perché, annota il testo, Giuseppe apparteneva alla casa e alla famiglia di Davide. Nel versetto
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4 Davide viene menzionato due volte. Il censimento è provvidenziale perché per Maria, che è incinta, la gravidanza è ormai alla fine: Gesù può nascere a Betlemme, la città di Davide.
Gesù, però, non nasce in un palazzo reale. Egli, a dire il vero, non nasce nemmeno in una casa bella e confortevole. Secondo il testo greco Maria e Giuseppe adagiano il bambino in una “mangiatoia” perché non c’è posto per loro nella “stanza” (v. 7). Come interpretare questo versetto? Dagli scavi archeologici sappiamo che le case dei paesi erano un’unica stanza, in cui le bestie passavano la notte insieme alle persone, magari in un angolo; le case dei paesi collinari, inoltre, erano spesso il prolungamento o l’ampliamento di una grotta naturale. Arrivati a Betlemme, Giuseppe e Maria sono accolti nella casa di qualcuno, forse della famiglia di Giuseppe, che può solo fare un po’ di spazio là dove tiene gli animali. Gesù viene adagiato in una mangiatoia, forse sistemata in un muro nell’angolo dove stavano gli animali.
Nel nostro brano il termine “mangiatoia” (praesepium in latino) compare tre volte (vv. 7.12.16). Gesù nasce in umili e povere condizioni ma è Lui il cibo dell’umanità (il tema del cibo è caro all’evangelista Luca); Egli che non ha trovato ospitalità decente in una casa, sarà dimora per tutti coloro che credono in Lui. D’altra parte la parola Betlemme significa “casa del pane”. Diventato adulto, sul punto di dare la sua vita per l’umanità, Gesù in una “stanza” (Lc 22,11, stesso vocabolo greco di 2,7) istituirà il sacramento del suo Corpo e del suo Sangue per essere per sempre vero cibo degli uomini.
La seconda scena permette al lettore di capire chi è e che cosa rappresenta questo bambino. A guardarlo sembra un bambino povero come tanti altri, in realtà è il Salvatore, il Cristo, il Signore. Sono i tre titoli che l’angelo del Signore usa, quando annuncia a un gruppo di pastori che stanno facendo la guardia al loro gregge, la
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nascita del bambino. Ricordiamo che Signore è il titolo che l’Antico Testamento riservava gelosamente a Dio.
I pastori erano considerati impuri a causa del loro lavoro, che li obbligava praticamente a vivere con gli animali. A loro, uomini irregolari dal punto di vista religioso, l’angelo del Signore annuncia una grande gioia mentre una luce li avvolge. Troviamo alcuni temi cari a Luca: la Buona Notizia annunciata ai poveri, la gioia che è la salvezza accolta. La salvezza, infatti, non è in un futuro lontano: “oggi” dice l’angelo ai pastori; la salvezza di Dio è già cominciata e sarà per tutto il popolo d’Israele che sta attendendo il Messia.
Che significa salvezza in concreto? La moltitudine dell’esercito celeste canta: «Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini, che egli ama» (v. 14). Dio in questo bambino (non in Cesare Augusto) dona agli uomini la pace. “Pace” è l’altro nome della salvezza: l’uomo in Cristo è ristabilito nella comunione con Dio e con gli altri. Se il peccato è alienazione da Dio e autoisolamento, la salvezza è la fine di questa condizione distruttiva, è la vita nuova che Dio dona a coloro che si affidano a Lui. Il segno non è un re potente, che può decidere di far spostare milioni di persone perché così a lui piace (il censimento), ma un bambino nato in una famiglia povera e adagiato in una mangiatoia. Il segno debole ha bisogno della forza della fede.
La terza scena, pertanto, è incentrata sulla fede dei pastori. Il testo sottolinea l’obbedienza2 pronta dei pastori: partono senza indugio. Ascoltare è fare, è mettere in pratica. Vogliono «vedere questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere» (v. 15). Non si fa esperienza se non si agisce.
I pastori trovano il bambino: come aveva detto l’angelo esso giace in una mangiatoia. Nel vederlo credono nelle parole dell’angelo: quel
2 Il Catechismo della Chiesa Cattolica così si esprime sull’obbedienza della fede al numero 144:
«Obbedire (“ob‐audire”) nella fede è sottomettersi liberamente alla Parola ascoltata, perché la sua verità è garantita da Dio, il quale è la Verità stessa. Il modello di questa obbedienza propostoci dalla Sacra Scrittura è Abramo. La Vergine Maria ne è la realizzazione più perfetta».
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bambino è il Salvatore, il Cristo Signore, e a loro volta si fanno annunciatori della Buona Notizia, riferendo del bambino ciò che l’angelo ha detto loro.
Il racconto si conclude con la reazione di stupore di coloro che sentono i pastori dire quelle cose, e con la reazione di Maria di fronte a questi avvenimenti misteriosi. Da una parte abbiamo lo stupore di fronte a un fatto che sfugge a ogni possibilità di comprensione: quel bambino è il Salvatore; dall’altra il lavoro interiore di Maria che cerca di decifrare gli eventi per capire il senso dell’agire di Dio in Gesù.
b. Il filo rosso (elementi per una crescita umana e
spirituale sul tema della fede) Dio ci permette di sperimentare la fede come relazione
interpersonale con lui. Questa possibilità è un dono immenso per noi! Ma come ci poniamo di fronte a Dio che si rivela a noi?
Il brano di Luca ci racconta come Cristo ha fatto il suo ingresso nel quotidiano dei pastori. Ci colpisce che l’annuncio dell’angelo sia stato fatto a loro! Uomini rudi, inesperti di profezie, lontani dal tempio, considerati impuri per la loro convivenza con animali, e disonesti per le loro continue violazioni dei confini territoriali. Per questi motivi, la loro testimonianza addirittura non era ritenuta giuridicamente valida! Eppure l’angelo chiama loro! È per loro la possibilità dell’incontro con Dio! …Forse perché sono persone dalla vita precaria e dalle origini misere, per la loro pazienza nel pernottare all’aperto, la loro prontezza nel fare la guardia, la loro fedeltà nel vegliare… ! Fatto sta che la gloria del Signore penetrò quella notte, andò loro incontro nell’ordinaria quotidianità del loro pascolare il gregge e li avvolse di luce.
Non fu forse quella, la prima piccola comunità di fedeli laici, chiamati ad andare insieme incontro al Signore?
Furono presi da grande timore i pastori, ma nel silenzio di quelle tenebre ascoltarono un inatteso messaggio. Chissà cosa avranno
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pensato! Come avranno immaginato il Salvatore, il Cristo Signore! Eppure, alla solennità dell’annuncio seguì presto l’improbabile piccolezza del segno annunciato: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia.
Non si posero molte domande quegli uomini semplici, forse anche grezzi, rudi, selvaggi. Andarono, senza indugio… e trovarono il bambino, adagiato nella mangiatoia.
Come avremmo affrontato noi questa situazione? Forse di fronte a quella mangiatoia, avremmo chiesto notizie, preteso spiegazioni, cercato di capire … i pastori no, credettero senza esitazione a quell’avvenimento che il Signore aveva fatto conoscere loro. Nell’esperienza dell’incontro con un Dio tanto imprevedibile e fuori dagli schemi, lo stupore divenne fede, e dalla fede nacque la lode! …La lode! ...Non per quello che avevano capito o studiato, ma semplicemente per tutto quello che avevano visto e udito.
• Ma come concepisco io la fede? La vivo come una relazione con
Dio che si rivela a me come ad un amico (DV)? O piuttosto concepisco la fede come un contenuto di credenze (o, peggio, di leggi) da rispettare nella mia vita?
• La mia fede è frutto di una mia esperienza di incontro (seppur parziale) con Dio o è un ideale, un valore astratto, un credere che esista qualcuno da qualche parte ma che non ha contatto con la mia vita e la mia persona?
• Ho consapevolezza dei doni che Dio ha fatto a me nella mia vita? Quanto è presente il senso della gratitudine a Dio per questi doni? Quanto spazio ha la lode nella mia preghiera?
c. Giovani
Il mistero del Natale ci invita a contemplare la grandezza di Dio nella piccolezza di una bambino bisognoso di tutto ed esposto così al
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rifiuto. Siamo chiamati con Maria e i pastori a contemplare, toccare, adorare il bambino Salvatore del mondo. I pastori sono i primi invitati a incontrarlo e a conoscerlo, gli ultimi della società diventano i primi nell' esperienza della fede e nell'annuncio della Salvezza. Come nell'annunciazione Maria ci ha aiutati nella scoperta della nostra vocazione, così i pastori ci aiutano a cogliere il senso e la modalità del cammino di fede che ci fa ascoltatori, sperimentatori e annunciatori. L'angelo dà i criteri per conoscere Dio per come egli si presenta (piccolo) non come noi lo pensiamo (grande). Oggi la nascita del Salvatore si realizza lì dove è annunciato e creduto. La Chiesa nasce dall'annuncio, ne sperimenta oggi la salvezza, e si fa annunciatrice. Come i pastori la nostra obbedienza di fede all'annuncio, ci mette in moto per incontrare l'avvenimento, per sperimentare la verità di ciò che ci è stato detto.
− Che capacità abbiamo noi giovani di superare la cultura della menzogna, del qualunquismo e di cercare la verità ascoltando, andando, vedendo, glorificando, per poter come i pastori farci messaggeri di salvezza ai nostri coetanei?
− Come nel progettare la nostra vita, il nostro futuro accogliamo lo stile del vangelo (la piccolezza di un Dio che si fa bambino, il seme e il lievito delle parabole) vincendo le tentazioni del potere, del prestigio, del possesso?
− Maria depone Gesù nella mangiatoia e così lo incontrano i pastori, così si farà pane, cibo per la nostra salvezza, come vivi l'incontro con Gesù nell'eucarestia?
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d. Coppie
Maria accoglie l’annuncio e lo condivide con Giuseppe. Ella rischia tanto per seguire il progetto e la volontà di Dio. Mette a repentaglio la propria vita. Dio dà a lei segni del suo amore. Dio dà a Giuseppe segni del suo amore. Maria e Giuseppe, quindi, prima individualmente e poi come coppia leggono questi segni d’amore pur nella impossibile comprensione umana.
Se si ascolta Dio c’è materia di condivisione. Se non lo si ascolta, cosa si condivide? Solo se c’è l’ascolto si condivide la fede.
• Come ascoltate personalmente Dio?
• Come condividete solitamente la fede? • Condividete la presenza del Signore la nostra casa?
• La vostra vita di fede passa attraverso la relazione coniugale, il confronto di coppia, o rimane una scelta individuale e non condivisa?
e. Carità e testimonianza
• I pastori hanno visto un bambino nella grotta e hanno contemplato il Salvatore. Anche noi siamo chiamati a vedere nei nostri fratelli e sorelle che incontriamo il volto di Dio che si è fatto piccolo, debole e povero.
• Riesco a vedere Dio nel volto di chi è tanto diverso da me: povero, discriminato e a volte rigettato dalla nostra società?
• Ringraziamo e lodiamo Dio per le meraviglie che ha operato nella nostra vita? Come condividiamo questa gioia con i fratelli più poveri?
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f. Spunti per attività
Prima proposta: Visione del film “Nativity” di C.Hardwicke (2006)
(1) Si guarda insieme la sezione in cui Gesù viene partorito nella grotta e i pastori, avvisati da un angelo, vanno a trovare il bambino.
(2) Si fa un primo giro nel gruppo in cui ciascuno dice quali impressioni e sensazioni il film gli ha suscitato,
(3) Si passa poi ad un’analisi del brano soffermandosi sui seguenti punti:
• sull’ambientazione: l’essenzialità delle scene , il gioco tra
l’unica luce e il buio della notte • sulle emozioni dei protagonisti che si rivelano nei gesti e negli
sguardi, • sulla frase finale “Lui è per l’umanità intera. Abbiamo tutti
ricevuto un dono”. Dove il “tutti” in questo caso è da ricondurre soprattutto ai poveri e agli emarginati del tempo come erano ad esempio i pastori.
Seconda proposta: Riflessione sulla figura del pastore
Il film consigliato nella prima traccia può essere preceduto da una riflessione sulla figura del pastore del presepe: (1) si chiede al gruppo di fare un brainstorming su tutto ciò che
questa figura evoca nel proprio immaginario;
(2) si fa così un elenco in cui probabilmente si assocerà a questo
personaggio una serie di aggettivazioni positive e
“romantiche”;
(3) subito dopo si presenta qual era l’idea che al tempo di Gesù
avevano dei pastori ( fare riferimento a quanto è scritto nel
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secondo modulo alla voce “il filo rosso” là dove si parla dei
pastori come gente rude, impura, dalle umili origine e
disonesti) facendo così un elenco parallelo al primo, in modo
da poter evidenziare le differenze;
(4) si sollecita la conversazione per chiedere come mai l’angelo
annuncia la nascita del Salvatore proprio ai pastori per poi
trovare la risposta alla domanda proprio nel film “The
Nativity”.
Terza proposta: Riflessione sulla figura del pastore
(1) Ispirandosi alla descrizione qui di seguito riportata, presentare
le diverse figure di pastori e i loro atteggiamenti verso il
mistero del Natale e verso Dio.
(2) Far individuare a ciascun partecipante la figura che lo attrae di
più, perché ci si riconosce o perché esprime come lui
vorrebbe essere.
(3) Allestire un presepe in parrocchia, in cui ciascuno possa
inserire il pastorello nel quale si riconosce di più.
Descrizione delle figure di pastori dei presepi tradizionali.
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• Protagonista tradizionale della scena della Natività è il
pastore offerente che reca in dono a Gesù Bambino il migliore
agnello del gregge. Egli rappresenta un efficace richiamo all'antico
sacrificio degli animali. Appare, così, evidente l'identificazione
operata dai primi cristiani tra l’immagine evangelica del Buon
Pastore con quella del pastorello offerente di Betlemme. Questo
protagonista del presepio, inoltre, incarna profeticamente la
drammatica sorte del destinatario del suo dono: il Cristo immolato
sulla croce, come un agnello sacrificale, per il perdono dei peccati
e la salvezza dell'umanità.
• Il pastore che riposa o dormiente costituisce una delle
presenze più interessanti e degne di nota del presepio... come un
giovinetto nell'atto estasiante del sognare... Il risveglio è
considerato rinascita a nuova vita. Così, per il pastorello
dormiente il risveglio altro non sarà che la presa di coscienza della
nascita di un nuovo Re e conseguentemente di una nuova era...
Nel presepio napoletano il pastorello dormiente è stato battezzato
Benino. Nella tradizione bolognese invece ci si limita a definirlo
con l'aggettivo durmian (il dormiglione), che rimanda al popolo di
Israele e che non è solo sordo agli angelici richiami, ma addirittura
sprofondato, con l'epa rigonfia, sul prato smeraldino in un sopore
da eguagliare quello dei morti.
• Il pastore della meraviglia è un'altra presenza costante del
presepio. Egli con entrambe le braccia levate al cielo e gli occhi
sbarrati accecati dalla Rivelazione, manifesta la meraviglia dei
pastori e quindi dei credenti tra il popolo di Israele all'annuncio
dell'angelo. Egli si abbandona al primigenio gesto di spalancare la
bocca per gridare il suono muto e ineffabile della meraviglia al
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cospetto del meraviglioso. Le ravì, cioè l'estasiato, l'incantato, è il
nome con il quale è chiamato in Provenza. È un personaggio del
presepio che non ha niente da portare, ma reca la cosa più
importante: lo stupore. La sua figura, la sua bocca, le sue mani
esprimono proprio quel senso di meraviglia, di ingenuità di fronte
all'evento più straordinario: quello della nascita del Figlio di Dio.
Le ravì è un uomo semplice, che riesce a vedere il lato buono di
ogni cosa, di ogni persona. Cito il racconto provenzale: "Quando Le
ravì arrivò un po' affannato a visitare il Bambin Gesù, venne
rimproverato da tutti i presenti perché era a mani vuote.
Intervenne però la Madonna: "Non ascoltarli. Tu sei stato posto
nella terra per meravigliarti. E il mondo sarà meraviglioso finché ci
saranno persone come te capaci di meravigliarsi". Al pastore della
meraviglia fa “pendant” la mamma della meraviglia, una donna
sorpresa per le cose nuove e straordinarie che stanno accadendo.
• Una leggenda racconta che quando nacque Gesù, tra i tanti
accorsi a vederlo e a d adorarlo ce ne fu uno il quale, colpito dalla
sua bellezza e dalla sua divinità, si spaventò e alzandosi mentre
prima era in ginocchio, si tolse il cappello, guardò attonito il
neonato ed esclamò: "Dio che bel bambino!". La statuetta del
pastore della meraviglia vuole riprodurre certamente lo stupore
dei quest'uomo che, in Sicilia, è altresì chiamato lu spavintatu.
• Tra i pastori protagonisti della scena presepiale non può
essere omesso colui che la tradizione descrive come il più anziano
e, quindi, il loro capo: Armenzio. Egli, nel folklore campano è
indicato come il padre del pastorello dormiente Benino. Armenzio
appare come la figura del vecchio santone che aspetta il Messia e
che perciò, all'inizio della rappresentazione, simbolicamente
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sveglia il figlio Benino. E' insomma con suo figlio la
contrapposizione tra la vecchia e la nuova generazione: tra il
Vecchio e il Nuovo Testamento. Ma in senso strettamente
popolare è innanzitutto il Vecchio, ossia la tradizione stessa con
tutta la sua coscienza in grado di interpretare e di guidare i sogni
del figlio addormentato.
• Dalle tradizioni e leggende popolari piemontesi ricaviamo il
nome di un altro pastore della natività, contraddistinto da una
bonaria vis comica generata spontaneamente dalla sua
grossolana, ma mai volgare, ingenuità e ignoranza: Gelindo. Egli
deriva specialmente dalla inadeguazione tra il grande mistero del
Verbo e l'umile modo come quei buoni villani lo sanno cogliere...
tra l'armonia celestiale che unisce la sacra famiglia e le piccole
noie, i piccoli intrighi, i piccoli dissensi della vita popolare. Gelindo,
caratterizzato da un paio di pantaloni corti e una giacca rossa, un
cappello consunto sulla testa e un agnello sulle spalle, è
accompagnato nel presepio da due donne, la moglie Alinda e la
figlia Aurelia, entrambe rappresentate nell'atto di recare delle
fasce in dono al Neonato, e dal servitore Maffeo.
• Tra le figurine dei pastori dei presepi siciliani, in particolare
in quello della chiesa di Militello Val di Catania, si rinviene un altro
personaggio contraddistinto da un linguaggio audace ma non
triviale, da un'inguaribile pigrizia e da una comica ingenuità: U
bbabbu ù prepsepiù (il babbeo del presepio). Egli è raffigurato
come un giovane pastore che porta un cappello conico, un
giubbotto di pelle, calzoni a mezza gamba; calza i tipici calzone
allacciati da legacci, porta in braccio un agnellino ed è seguito da
due pecorelle. Quel babbeo del presepe è un chiaro esempio della
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discendenza avvenuta tra i personaggi tipici delle sacre
rappresentazioni poi immortalati nelle scene presepiali: egli infatti
è certamente identificato con Pippo, personaggio noto all'area
siciliana, come coprotagonista della sacra rappresentazione La
Nascita di Gesù.
• Caratteristico, infine, di alcuni presepi italiani è il pastore
chiamato Tirso, collocato all'esterno della grotta della natività, di
fronte al pensieroso Giuseppe. La tradizione popolare ha
riconosciuto in Tirso il simbolo del paganesimo e della razionalità
umana, incapace e impotente al cospetto del Mistero. Il pastore e
Giuseppe sono separati solo da un ramoscello in fiore, profetico
rimando alle parole di Isaia 11,1‐10: "E uscirà un virgulto dal
tronco di Iesse ed un germoglio spunterà dalla sua radice".
[Da Cesare BIASINI SELVAGGI, I segreti del Presepio, Piemme, 2001, 132‐141]
g. Momento celebrativo dell’itinerario Per la guida. Dopo che tutti si sono accomodati un lettore può introdurre il tema dell’incontro, la
contemplazione attraverso una icona della natività di Nostro Signore. Se è possibile si spiega anche cos’è la contemplazione. Un pregare guardando con gli
occhi della fede, non un osservare estetico quanto piuttosto la capacità di interpretare il messaggio che l’immagine, in questo caso l’icona della Natività, ci veicola. Si raccomanda in questo momento di preghiera degli spazi di silenzio affinché il Signore possa parlare3.
3 Ecco cosa insegnava il card. Martini ne la dimensione contemplativa della vita, (1981): “Per
accogliere la Parola occorre coltivare il silenzio contemplativo, la capacità di rientrare nel nostro intimo, di ritrovare il centro di noi stessi, vincendo l'ansietà e la fretta che ci divorano e fermandoci ad ascoltare le domande vere per ricevere su di esse la luce del Dio che parla. Così faceva Maria di fronte agli eventi sconcertanti e imprevisti che la coinvolgevano. La "dimensione contemplativa della vita" ci è necessaria per cominciare un autentico cammino di fede e perseverare in esso in mezzo alle vicende tumultuose che segnano la nostra esistenza, ai turbamenti e alle contraddizioni che attraversano il nostro cuore.”
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‐ Il termine icona deriva dal greco eikon cioè immagine. L’icona non è un semplice dipinto a soggetto sacro, ma è luogo della Presenza Divina, una finestra sul mistero, un “mezzo” per incontrare il Signore.
Chi dipinge le icone? Nella tradizione orientale Il pittore era un monaco che univa studio della pittura, penitenza e ascesi spirituale. Egli, consacrato dal vescovo e/o benedetto dal monastero per diventare pittore di icone, passava un mese in digiuno e preghiera prima di cominciare l’opera. La prima icona che “dipingeva” era la Trasfigurazione, cioè la manifestazione della presenza di Dio in tutte le cose. Il pittore dava il primo tocco di pennello in ginocchio all’alba del trentunesimo giorno, al primo raggio di sole.
Nelle vere icone la base è una tavola di legno stagionato, su cui si stende una tela che poi viene ricoperta con vari strati di gesso. Il disegno viene inciso sulla tavola così preparata e poi stesi i diversi strati di colore, dal più scuro al più chiaro, secondo una tecnica chiamata illuminazione. I colori miscelati con tempera all’uovo sono usati secondo il loro valore trascendente, cioè la capacità di esprimere l’essenza divina. Essi hanno un valore simbolico legato alla rappresentazione dell’umanità e divinità, delle tenebre e della luce.
Il tema centrale dell’icona è la Luce. Essa è dipinta con l’oro, pura luce. Ogni rappresentazione emerge in un mare di dorata beatitudine, lavata dai flutti della luce divina.
A questo punto può iniziare il momento di preghiera con un canto adatto, se fatto in chiesa si può oltre al canto entrare processionalmente e se si ha la possibilità di ingrandire l’immagine della natività si possono mettere dei ceri.
Titolo della Celebrazione
UN BAMBINO AVVOLTO IN FASCE
Canto iniziale
Nel nome del Padre…
Dopo il saluto del celebrante si può leggere un salmo (a scelta) a cori alterni oppure il testo di Isaia 11 alternato, per es. con un ritornello cantato
Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e d'intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza,
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spirito di conoscenza e di timore del Signore. Si compiacerà del timore del Signore. Non giudicherà secondo le apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire; ma giudicherà con giustizia i miseri e prenderà decisioni eque per gli umili della terra.
Percuoterà il violento con la verga della sua bocca, con il soffio delle sue labbra ucciderà l'empio. La giustizia sarà fascia dei suoi lombi e la fedeltà cintura dei suoi fianchi.
Il lupo dimorerà insieme con l'agnello; il leopardo si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un piccolo fanciullo li guiderà.
La mucca e l'orsa pascoleranno insieme; i loro piccoli si sdraieranno insieme. Il leone si ciberà di paglia, come il bue.
Il lattante si trastullerà sulla buca della vipera; il bambino metterà la mano nel covo del serpente velenoso.
Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno in tutto il mio santo monte, perché la conoscenza del Signore riempirà la terra come le acque ricoprono il mare. In quel giorno avverrà che la radice di Iesse sarà un vessillo per i popoli. Le nazioni la cercheranno con ansia. La sua dimora sarà gloriosa. In quel giorno avverrà che il Signore stenderà di nuovo la sua mano
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per riscattare il resto del suo popolo, superstite dall'Assiria e dall'Egitto, da Patros, dall'Etiopia e dall'Elam, da Sinar e da Camat e dalle isole del mare.
Un lettore a questo punto legge la descrizione dell’icona che si trova appena dopo.
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Breve spiegazione dell’icona della natività
È nel mondo delle icone, una tra le più belle. Essa può essere divisa in tre parti:
Il primo livello con la stella al centro e gli angeli, è l'annuncio. Il secondo con il Bambino in una culla/bara ‐ la Vergine distesa su
un manto regale ‐ i magi e i pastori in adorazione, è il mistero dell'Incarnazione.
Il terzo livello, con San Giuseppe e le donne che portano le prime cure al Bambino, dice l'aspetto umano.
La testa del Bambino è il centro dogmatico dell'icona perché si trova sullo stesso asse di simmetria su cui è posta la stella che dispiega i suoi raggi in "tre" diramazioni: la Trinità, "Luce trisolare".
La culla/bara con le bende rimandano alla sepoltura e la grotta, una macchia nera nella festa dei colori insieme al color nero evoca le tenebre del "no" a Dio, cioè l’inferno. Ma in questa icona ci dice chiaramente la vittoria sulla morte e sull'inferno, la riconciliazione dell'uomo con Dio resa possibile dalla discesa del Figlio nell'abisso della morte.
La Madre, il cui grembo è sullo stesso asse di simmetria della stella e perciò del Bambino, è "già questa umanità riconciliata: il suo "sì" a Dio la vede ora, sfinita e stanca nella posa del mento sulla mano, distesa su un manto dal significativo color rosso ‐ simbolismo del sangue e della vita ‐mentre distoglie lo sguardo dal Bambino allargando il suo amore materno nell'accoglienza dell'umanità, simboleggiata dai pastori.
Anche Giuseppe rappresenta l'umanità, quella in cui ogni credente può ritrovarsi, ripiegato sui propri pensieri. Incontro a lui va la parola di Dio, raffigurata nel profeta Isaia (l’uomo vestito di pelli).
Le donne che lavano il Bambino se evocano le cure umane, rimandano al battesimo nel Giordano: ulteriore sottolineatura dell'immersione del Figlio nella condizione umana, povera e peccatrice.
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Il terzo angelo si distacca dal gruppo e guarda verso i pastori: i cieli e le terra rifanno amicizia. I colori, inondati da una luce che non conosce alcun naturalismo restano l'incanto maggiore della "Natività", ciò genera un contrasto con la grotta scura, e dicono vita e non più morte, gioia e non più lutto: la Verità si incontra con la Bellezza e la Bellezza dice veracemente il Vero.
Dopo questa spiegazione non bisogna fare molto altro, se non leggere i testi di riferimento, il brano di Lc 2,1‐20, il commento esegetico e/o il filo rosso. Si raccomanda il silenzio meditativo, non molto preghiere se non i testi di riferimento.
La proposta è di una preghiera silenziosa senza aver paura di restare in silenzio, come se ci fosse orrore per gli “spazi vuoti” tra una preghiera detta e l’altra.
La conclusione si può fare o con la benedizione o con un semplice Padre nostro.
CONTRIBUTO per L’ANIMAZIONE
LITURGICA DOMENICALE e FESTIVA
I domenica d’Avvento/c (2 dicembre)
idea guida: PERCORRIAMO SENTIERI DI GIUSTIZIA SICURI CHE IL SIGNORE MANTERRÀ LE SUE PROMESSE.
Intenzione: Signore, che indichi ai peccatori la via giusta, spesso il nostro il nostro cuore si appesantisce per gli affanni della vita e ci allontaniamo dai tuoi sentieri di amore e fedeltà; donaci di crescere e sovrabbondare nell’amore per rendere i nostri cuori irreprensibili nella santità e andare incontro a Cristo che viene.
Solennità dell’Immacolata (8 dicembre)
idea guida: TESTIMONI CON MARIA DELLE MERAVIGLIE COMPIUTE DAL
SIGNORE, GIOIAMO ED ESULTIAMO PERCHÉ SIAMO STATI SCELTI
COME FIGLI ADOTTIVI.
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Intenzione: O Signore, troppe volte, quando sentiamo la Tua chiamata, ci nascondiamo perché abbiamo paura del Tuo progetto su di noi; donaci il coraggio di Maria affinché possiamo accettare il disegno di amore per cui ci hai scelti prima della creazione del mondo e attraverso l’esempio della Vergine Madre possiamo, in santità e purezza di spirito, andare incontro a Cristo che viene.
II domenica d’Avvento/c (9 dicembre)
idea guida: DEPONIAMO LA VESTE DEL LUTTO E PREPARIAMOCI A VEDERE LA
SALVEZZA DI DIO. Intenzione: Troppe volte, Signore, ci vergogniamo di essere voci
che gridano nel deserto e ci allontaniamo piangendo da Te per paura del giudizio del mondo; donaci di essere ricolmi del frutto di giustizia perché possiamo distinguere ciò che è meglio per rivestirci dello splendore della gloria nel giorno in cui ogni uomo vedrà la Salvezza di Dio.
III domenica d’Avvento/c (16 dicembre)
idea guida: RALLEGRATI DALL’IMMINENTE VENUTA DEL SALVATORE, TRASFORMIAMO IL NOSTRO EGOISMO IN AMORE VERSO I
FRATELLI. Intenzione: Signore, come alla figlia di Sion, anche noi, oggi, rivolgi
l’invito a rallegrarci e esultare per la revoca di ogni condanna; donaci la gioia vera che scaturisce dall’incontro con Te, affinché la nostra amabilità sia nota a tutti e i fratelli che ancora sperimentano l’immensa beatitudine del Tuo amore possano
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conoscere il lieto annuncio, in attesa della venuta di Colui che battezzerà in Spirito Santo e fuoco.
IV domenica d’Avvento/c (23 dicembre)
idea guida: AL SIGNORE CHE NON GRADISCE SACRIFICI NÉ OLOCAUSTI
OFFRIAMO, COME MARIA, IL DESIDERIO DI FARE LA SUA
VOLONTÀ. Intenzione: Signore, che dalla piccola Betlemme hai fatto scaturire
la salvezza per tutti i popoli, dona a noi che attendiamo con impazienza la venuta di Cristo, il desiderio di fare la tua volontà mediante la quale siamo stati santificati e di sussultare con gioia nell’assistere all’adempimento delle Tue promesse.
Natale del Signore ‐ Messa della notte/c (25 dicembre)
idea guida: COME I PASTORI DI BETLEMME LASCIAMOCI AVVOLGERE SENZA
TIMORE DALLA GRANDE GIOIA CHE SI IRRADIA DALLA MANGIATOIA
FINO AI CONFINI DEL MONDO. Intenzione: In questa Santa Notte ci troviamo ancora una volta
davanti ad un bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia. Ti chiediamo, o Principe della Pace, di imparare a vivere con sobrietà, con giustizia e con pietà per unire il nostro canto alla moltitudine dei cori celesti, cantando inni di lode da tutta la Terra.
Natale del Signore ‐ Messa del giorno/c (25 dicembre)
idea guida: DINANZI A GESÙ BAMBINO CI COMMUOVE IL PENSIERO CHE IL
PADRE GUARDI CON AMORE SUO FIGLIO E NOI IN LUI. Intenzione: Padre Buono, nella tenerezza disarmante di un neonato
hai fatto conoscere la tua salvezza facendo risplendere
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la luce nelle tenebre, donaci di essere messaggeri che annunciano pace perché anche attraverso di noi la giustizia si riveli agli occhi delle genti e le tenebre vengano sconfitte dalla grazia e dalla verità.
Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe/c (30 dicembre)
idea guida: NELLA SANTA FAMIGLIA TROVIAMO LA GUIDA PER RINVIGORIRE I
NOSTRI FOCOLARI DOMESTICI. Intenzione: Signore, nel nostro tempo il “sacramento della
famiglia” spesso viene oscurato e ci dimentichiamo di seguire il grande esempio del focolare di Nazareth. Concedi anche a noi, che siamo qui presso di te a pregare, di avere le tue vie nel cuore affinché il nostro cuore non ci rimproveri nulla e crescendo in sapienza, età e grazia, possiamo conoscere quanto sono amabili le tue dimore.
Solennità di Maria Santissima Madre di Dio (01 gennaio)
idea guida: ESULTIAMO PERCHÉ, ATTRAVERSO LA VERGINITÀ FECONDA DI MARIA, ABBIAMO RICEVUTO L’ADOZIONE A FIGLI.
Intenzione: O Signore, che nella pienezza del tempo, hai fatto conoscere la tua salvezza fra tutte le genti attraverso il purissimo cuore della Vergine Madre, concedi anche a noi di tornare nelle nostre case rendendoti lode per tutto quello che abbiamo udito perché, attraverso i nostri volti risplendenti, si conosca sulla terra la tua via.
Epifania del Signore (06 gennaio)
idea guida: CON LA STESSA GIOIA CHE PROVARONO I MAGI, APRIAMO LO
SCRIGNO DEL NOSTRO CUORE DAVANTI AL RE BAMBINO.
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Intenzione: O Signore, che dall’ultima città di Giuda hai fatto sorgere l’astro più splendente, donaci di riconoscere i segni con cui ci chiami a condividere l’eredità di Cristo e, come i Magi, concedici di deporre davanti a Gesù Bambino l’oro dell’amore fattivo, l’incenso della preghiera continua, la mirra della sofferenza, del dolore, della debolezza, dei dispiaceri, del non avere magari quello che vorremmo.
Battesimo del Signore (13 gennaio)
idea guida: RIGENERATI DALL’ACQUA DEL BATTESIMO, LASCIAMOCI
AVVOLGERE DALL’AMORE DEL PADRE. Intenzione: Signore, che attraverso la tua grazia ci insegni a
rinnegare i desideri mondani e a vivere con sobrietà, effondi su di noi il tuo Santo Spirito per riscattarci da ogni iniquità e riempirci di zelo per le opere buone affinché, per la Tua misericordia, rinnovando la faccia della terra possiamo essere oggetto del tuo compiacimento e diventare eredi della vita eterna.
Celebrazioni nel tempo liturgico
Preghiere per i tempi di Avvento e Natale
Benedizione dei “bambinelli” Proposta per la III domenica di Avvento. Un momento da poter vivere a conclusione della
celebrazione domenicale, ma anche durante un incontro di catechismo parrocchiale
Sacerdote:Ti benediciamo, Padre santo:
nel tuo immenso amore verso il genere umano, hai mandato nel mondo come Salvatore e primogenito tra molti fratelli il tuo Verbo eterno,
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fatto uomo nel grembo della Vergine purissima, in tutto simile a noi, fuorché nel peccato. Tu ci hai dato in Cristo il modello perfetto della santità: la Chiesa lo venera bambino, e in lui, piccolo e fragile, adora il Dio onnipotente; contemplando il suo volto scorge la tua bontà, ricevendo dalla sua bocca le parole di vita, si riempie della tua sapienza; scoprendo le insondabili profondità del suo cuore, si accende del fuoco dello Spirito, effuso sui nuovi figli. Concedi, o Padre, che i tuoi fedeli, onorando questa immagine nei presepi delle nostre case, abbiano gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, e, dopo aver portato l'immagine dell'uomo terreno, rispecchino finalmente quella dell'uomo celeste. Il Figlio tuo, o Padre, sia per tutti noi la via che ci fa salire a te, la verità che ci illumina, la vita che ci nutre e ci rinnova, la luce che rischiara il cammino, la pietra su cui possiamo riposare, la porta che introduce nella nuova Gerusalemme. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
Assemblea: Amen.
Benedizione dei ceri natalizi Proposta in attesa della veglia di Natale. Il cero può restare acceso alla finestra delle
case dal pomeriggio del 24 dicembre
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Guida: Fratelli e sorelle il Natale del Signore è davanti ai nostri occhi. Ciò che è accaduto duemila anni fa lo riviviamo nel mistero: Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre. Questa assemblea liturgica mentre celebra il Verbo fatto uomo loda la Trinità santa per i grandi doni che sempre elargisce al suo popolo.
Sacerdote: O Padre, che ogni anno ci fai vivere nella gioia l’attesa
del Natale, concedi che possiamo guardare senza timore, quando verrà come giudice, il Cristo tuo Figlio, che accogliamo in festa come redentore.
Egli è Dio e vive e regna con Te nell’unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli.
Assemblea: Amen. Lettore: Dal vangelo secondo Matteo
Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: Giuseppe Figlio di Davide non tenere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati.
Parola del Signore.
Assemblea: Lode a Te, o Cristo. Sacerdote: O Padre, attendiamo con gioia la venuta del tuo Figlio
in mezzo a noi. La sua luce già risplendeva in tutta l’antichità.
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Egli è la fede dei patriarchi la pienezza dell’antica legge, la luce che dirada l’ombra, Colui che fu annunziato da tutti profeti, il Padre di tutti i credenti.
Egli è il Leone della tribù di Giuda, il vero agnello di Dio, la pietra angolare, il sacerdote eterno, il virgulto della radice di Jesse.
Egli in Noè già governava la Chiesa, in Abramo fu patriarca fedelissimo, in Isacco si offrì al Padre, in Giacobbe fu maestro di somma sapienza, in Giuseppe prefigurò la sua passione e la sua gloria, in Mosè fu guida mirabile del suo popolo, in Davide fu insigne re d’Israele, in Salomone fu fonte di abbondate sapienza, in Isaia fu l’autore di tutte le profezie, in Giovanni preannunziò il battesimo, che ci avrebbe redenti.
Ora Padre, guarda la tua Chiesa radunata per pregustare la gioia del santo Natale manda il tuo Spirito e benedici (†) questi ceri, che porremo sulle finestre delle nostre case per ravvivare l’attesa del tuo Figlio che viene sulle nostre mense domenicali durante tutto l’anno.
Fa’ che accendendo questi ceri, la luce della fede la vita della grazia e l’ardore della carità aumentino sempre più in ogni famiglia e nei nostri cuori, per essere pronti quando il Cristo verrà nella gloria, ad entrare nel suo regno di luce. Per Cristo nostro Signore.
Assemblea: Amen
Nella notte di Natale «Dopo l’annuale rievocazione del Mistero pasquale, la Chiesa non ha nulla di più sacro della
celebrazione del Natale del Signore e delle sue prime manifestazioni. Questa celebrazione è preparata dal Tempo di Avvento, il quale ha la doppia caratteristica: è
tempo di preparazione alla solennità del Natale, in cui si ricorda la prima venuta del Figlio di Dio tra gli uomini, e contemporaneamente è il tempo in cui attraverso tale ricordo, lo spirito viene guidato all’attesa della seconda venuta del Cristo alla fine dei tempi. Per questi due motivi l’Avvento si presenta come il tempo di devota e gioiosa attesa.
Nel tempo di Avvento l’organo e gli altri strumenti musicali siano adoperati e l’altare sia ornato di fiori con quella moderazione che si addice all’indole di questo tempo, senza anticipare la piena letizia del Natale del Signore.
Nella domenica “Gaudete” (III d’Avvento) si può adoperare il colore rosaceo dei paramenti. Il vescovo curi che sia religiosamente osservata con vero spirito cristiano la solennità del Natale del Signore, nella quale si celebra il mistero dell’Incarnazione, con cui il Verbo di Dio si
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è degnato di diventare partecipe della nostra umanità così da concederci di essere partecipi della sua divinità». (Cerimoniale dei vescovi, 234‐237). Nella Notte Santa del Natale del Signore
«Sul modello della Veglia pasquale, si introdusse nelle diverse Chiese la consuetudine di iniziare con la veglia altre solennità: tra queste primeggiano il Natale del Signore e la Pentecoste. È un uso che merita di essere conservato e promosso secondo la tradizione propria di ciascuna Chiesa». (PNLO, 71). Il Messale Romano e il Cerimoniale dei Vescovi, suggeriscono che tale veglia sia costituita dall’Ufficio delle Letture, in tal caso al posto dell’inno «Te Deum» si canta subito il Gloria (MR p. 36 n° 1; CE 238). Come avviene nella Basilica vaticana, si suggerisce qui una veglia più popolare, semplice ma piena di senso.
Introduzione A Mezzanotte, il Sacerdote e i ministri si recano all’altare al lieve suono di uno
strumento musicale mentre la chiesa è semibuia.
Sacerdote: Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Guida: Nella Notte di Natale, riviviamo in mistero, cioè in
sacramento e pertanto realmente, la nascita umana del Figlio di Dio. Per una antichissima tradizione, i cristiani celebrano il mistero
del Natale del Signore nel cuore della notte, ricordando il silenzio che tutto avvolgeva quando discese la Parola divina e la gloria del Signore avvolse i pastori che vegliavano nei dintorni di Betlemme facendo la guardia al loro gregge. La Chiesa veglia in preghiera e nella celebrazione eucaristica di mezzanotte accoglie e adora il Verbo fatto carne che contempla nella povertà d’un presepe, una mangiatoia. Con l’Eucaristia la grazia salvifica del Natale è presente e, pertanto giustamente possiamo dire: «Oggi è nato per noi il Salvatore». Prima dell’Eucaristia siamo invitati a ricordare le profezie che
hanno annunziato il Messia promesso, le preghiere che lo hanno invocato, il silenzio cosmico che ha avvolto la sua nascita. Prima di cantare l’inno degli angeli: «Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà», ascolteremo l’antico testo della «Calenda» di Natale, tratto dal Martirologio romano e
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che annuncia la nascita di Gesù, Redentore dell’uomo, centro del cosmo e della storia.
Profezie Alcuni lettori si alternano, disposti magari in diversi luoghi della chiesa.
(1) «...Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada» (Is 53,6).
(2) «Consolate, consolate il mio popolo, dice il vostro Dio. Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che è finita la sua schiavitù. ...
Si rivelerà la gloria del Signore e ogni uomo la vedrà.» (Is 40,1‐2.5). (3) «Al posto di osservazione, Signore, io sto sempre, tutto il
giorno, nel mio osservatorio sto in piedi, tutta la notte. ... Mi gridano: Sentinella, quanto resta della notte?. La sentinella risponde: Viene il mattino, poi anche la notte; se volete domandare, domandate, convertitevi, venite!» (Is 21,8.11‐12).
(4) «Mentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose e la notte era a metà del suo corso, la tua Parola onnipotente dal cielo, dal tuo trono regale si lanciò in mezzo a quella terra.» (Sap 18,14‐15).
(5) «E tu, Betlemme di Efrata così piccola per essere fra i capoluoghi di Giuda, da te uscirà colui che deve essere il dominatore di Israele; le sue origini sono dall’antichità, dai giorni più remoti.
...Egli starà là e pascerà con la forza del Signore, con la maestà del nome del Signore suo Dio» (Mi 5,2‐4).
(6) «Gioisci, figlia di Sion, esulta, Israele, e rallegrati con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme! Il Signore ha revocato la tua condanna. Non temere, Sion il Signore tuo Dio in mezzo a te è un salvatore potente. Esulterà di gioia per te, ti rinnoverà con il suo amore.» (Sof 3,14‐17)
(7) (dall’inno Akathistos) La Virtù dell’Altissimo adombrò e rese Madre la vergine ignara di nozze:
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quel seno, fecondo dall’alto, divenne qual campo ubertoso per tutti, che vogliono coglier salvezza cantando così: Alleluia!
(8) (dall’inno Akathistos) I pastori sentirono i concenti degli Angeli al Cristo disceso tra noi. Correndo a vedere il Pastore, lo mirano come agnellino innocente nutrirsi alla Vergine in seno, e innalzano il canto:
(7) (dall’inno Akathistos) «Ave, o Madre all’Agnello‐Pastore; Ave, recinto di gregge fedele. Ave, difendi da fiere maligne; Ave, Tu apri le porte del cielo. Ave, per Te con la terra esultano i cieli; Ave, per Te con i cieli tripudia la terra. Ave, tu sei degli apostoli la voce perenne; Ave dei Martiri sei l’indomito ardire. Ave, sostegno possente di fede; Ave, vessillo splendente di grazia. Ave, per Te fu spogliato l’inferno; Ave per Te ci vestimmo di gloria. Ave, Vergine e Sposa!».
(8) (dall’inno Akathistos) Osservando la stella che guidava all’Eterno, ne seguirono i Magi il fulgore. Fu loro sicura lucerna andando a cercare il Possente, il Signore. Al Dio irraggiungibile giunti, acclaman beati: Schola e Assemblea: Alleluia!
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(7) (dall’inno Akathistos) Contemplarono i Magi
sulle braccia materne l’Artefice sommo dell’uomo. Sapendo ch’Egli era il Signore pur sotto l’aspetto di servo, premurosi gli porsero i doni, dicendo alla Madre beata:
(8) (dall’inno Akathistos) «Ave, o Madre dell’Astro perenne, Ave, o aurora di mistico giorno. Ave, fucine d’errori Tu spegni, Ave, splendendo conduci al Dio vero. Ave, l’odioso tiranno sbalzasti dal trono, Ave, Tu il Cristo ci doni clemente Signore. Ave, sei Tu che riscatti dai riti crudeli, Ave, sei Tu che ci salvi dall’opre di fuoco. Ave, Tu il culto distruggi del fuoco, Ave, Tu estingui la fiamma dei vizi. Ave, Tu guida di scienza ai credenti, Ave, Tu gioia di tutte le genti. Ave, Vergine e Sposa
Durante la lettura o il canto di questo brano, gradatamente si potranno accendere
dei lumini in mezzo all’assemblea e le luci della chiesa. Se c’è, si illumina il Presepio.
Sacerdote/Diacono: Fratelli carissimi, in questo giorno del
Natale risuona il grande annuncio degli angeli, oggi ripetuto dalla Chiesa in tutto il mondo: Gloria a Dio nell’alto dei cieli, pace in terra agli uomini che Dio ama. Venite, adoriamo il Salvatore! Gesù Cristo è il centro del cosmo e della storia; l’atteso di tutta
l’umanità. Per questo ricordiamo (cantando), la storia della salvezza.
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Erano passati milioni di anni da quando Dio volle creare dal nulla il cielo e la terra. Erano trascorsi molti secoli da quando la luce e la vita furono suscitate dalla potenza di Dio e la terra si riempì di alberi e piante, i mari di pesci, l’aria di uccelli, i boschi di animali. Dopo ancora molti secoli, Dio creò l’uomo a sua immagine e
somiglianza, alitò su di lui lo spirito di vita, e dopo la disobbedienza ed il peccato, promise la venuta di un Salvatore. Duemila anni dopo che il nostro Padre Abramo uscì dal suo paese di Ur di Caldea, per arrivare alla Terra Promessa. Mille anni dopo l’unzione regale di Davide, l’umile pastore, eletto da Dio ed indicato dal profeta Samuele, per essere Re del popolo della promessa e antenato del Messia e Pastore d’Israele. Dopo anni di lunga attesa ed esilio, quando Dio mandava i profeti al suo popolo per mantenere desta la speranza nelle promesse di un Messia che doveva liberare Israele dal giogo dei suoi oppressori. Nella novantaquattresima olimpiade di Grecia, settecentocinquantadue anni dalla fondazione della grande Urbe di Roma. Nell’anno quarantadue dell’Impero di Cesare Augusto, quando una immensa pace regnava su tutta la terra: Gesù Cristo, il Dio eterno e Figlio dell’Eterno Padre, volle consacrare il mondo con la sua misericordiosa venuta. Annunziato da Gabriele l’arcangelo, concepito per opera dello
Spirito Santo, nacque in Betlemme di Giuda, dalla vergine Maria, fatto uomo. Questo è il Natale del Signore nostro Gesù Cristo, secondo la
carne. Venite, adoriamo il Salvatore. Egli è l’Emmanuele, il Dio con noi.
Canto del Gloria
La Messa prosegue come al solito.
Dopo la benedizione finale solenne, si possono invitare i fedeli a venerare
l’immagine di Gesù Bambino o recarsi al Presepe al canto di un inno natalizio.
INDICE
Presentazione introduttiva della seconda tappa 1
I. La fede donataModulibiblico‐catecheticidiapprofondimentodellaSecondaTappa(Avvento‐Natale) 3
1. Primo modulo Lc1,26‐38.L’Annuncio. 3
a.Approfondimentoesegetico 4b.Ilfilorosso(elementiperunacrescitaumanaespiritualesultemadellafede) 7c.Giovani 8d.Coppie 9e.Caritàetestimonianza 9f.Spuntiperattività 10g.Momentocelebrativodell’itinerario 12
2. Secondo moduloLc2,1‐20.IPastori 14a.Approfondimentoesegetico 15b.Ilfilorosso (elementiperunacrescitaumanaespiritualesultemadellafede) 18c.Giovani 19d.Coppie 21e.Caritàetestimonianza 21f.Spuntiperattività 22g.Momentocelebrativodell’itinerario 27
CONTRIBUTO per L’ANIMAZIONE LITURGICA DOMENICALE e FESTIVA 32
FinitodistamparenelmesediNovembre2012
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