sugli occhi - fabi · que a corleone nel 1914, l’anno in cui ebbe inizio la grande guerra....

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MY GENERATION edizione web del bimestrale d'informazione a cura del Coordinamento FABI Giovani. Registrazione Tribunale di Roma n. 209/2012 del 5 luglio 2012 Direttore Responsabile: Lando Maria Sileoni a cura del Coordinamento FABI Giovani [email protected] Giugno/Luglio 2016 CON LE SUGLI OCCHI ATTUALITÀ Giovani dimenticati nei contact center SCALA 40 Smart cities MARKETING Allarme Facebook BENDE

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Page 1: SUGLI OCCHI - FABI · que a Corleone nel 1914, l’anno in cui ebbe inizio la Grande Guerra. Iniziò a sedersi sulle scranne degli ultimi da bambino, quando pers el am dr s iv costretto

MY GENERATION edizione web del bimestrale d'informazione acura del Coordinamento FABI Giovani. Registrazione Tribunaledi Roma n. 209/2012 del 5 luglio 2012 Direttore Responsabile:Lando Maria Sileoni

a cura del Coordinamento FABI Giovani [email protected]/Luglio 2016

CON LE

SUGLI OCCHIATTUALITÀGiovani dimenticati nei contact center

SCALA 40Smart cities

MARKETINGAllarme Facebook

BENDE

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03 EDITORIALECon le bende sugli occhi

05 ATTUALITÀEquità e solidarietà

07 ATTUALITÀPlacido Rizzotto. Chi era costui?

09 ATTUALITÀGiovani dimenticati nei contact center

11 SCALA 40Smart cities. Ecco la finestra intelligente tutta made in Italy

14 SICUREZZAIl datore di lavoro

16 WELFAREIl fondo pensione

18 MARKETINGAllarme Facebook. Sempre meno postcondivisi su cose personali

20 POETRY CORNERIl soffio dell’esistenza / Inverno

22 LETTERATURAAlex Connor / Cospirazione Caravaggio

24 MUSICA & CONCERTINiccolò Fabi / Una somma di piccole cose

25 CINEMAQuo vado?

26 ARTE & CULTURAVulcani

28 SPAZIO APERTOClownterapia. Che cos’è e a cosa serve

30 SPORTIl kitesurf

32 ENOGASTRONOMIAIl lungo viaggio del kiwi dalla Cina all’Italia

35 VIAGGIMaldive. Emozione di un posto speciale

37 CITAZIONI

Direttore ResponsabileLando Maria Sileoni

Capo RedattoreLodovico Antonini

Comitato di RedazioneMattia PariPierluigi AielloRiccardo BarabaniWladimir BrottoSimone CapuaniGiovanni CorsaroAlessandro De RiccardisElisa Bianca GallinaroRoberto InchiappaGiorgio IsabellaAlberto LodaAlessio ManiscalcoSimona MisticoniFederico MostaccioLudovico PaganelliElio SfarraCaterina StramengaFrancesco UrsoAlessandra Vanoncini

CollaboratoriFlavia GamberaleSimona Sacconi

Grafica di copertinaSilvia Catalucci

Ricerca iconograficaGiuditta Romiti

Edizione webMarco Ammendola

ImpaginazioneOrione. Cultura, lavoroe comunicazione srl

CONTATTACI: [email protected]

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CON LE BENDESUGLI OCCHI

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di Mattia PariCoordinatore Nazionale FABI GiovaniditorialeE

Dal 2008 al 2015 a livello mondiale si sonopersi 600.000 posti di lavoro per i bancari.Solo per citare alcune note banche estere;

Citigroup ha ridotto il 36% dei dipendenti, la RoyalBank of Scotland il 53% e la svizzera Ubs il 29%.In Italia gli organici del settore dal 2008 al 2014sono diminuiti dell’8,8%, passando da 343.400 a313.200 unità. Una riduzione attenuata soltantodal lavoro della FABI e delle altre organizzazionisindacali della categoria, che sono riuscite con ac-cordi per esodi volontari ed incentivati e la relativaassunzione/stabilizzazione di circa 40.000 giovaniad alleggerire il ridimensionamento della categoriainseguito dai banchieri.

EditorialeGiugno / Luglio 2016

LE BANCHE SONO AZIENDE STRATEGICHE PER ILPAESE E NOI CHE CI LAVORIAMO LO SAPPIAMO

BENE. CON LE BENDE SUGLI OCCHI, C’È IL RISCHIODI FARSI MALE, MA NOI NON PERMETTEREMO CHEA PAGARE IL CONTO SIANO, ANCORA UNA VOLTA,

I DIPENDENTI E LA CLIENTELA

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ditorialeE

Ora, per affrontare il problema delle sofferenze e la rivo-luzione tecnologica, la Banca d’Italia propone di ridurreancora una volta il numero dei bancari e delle filiali. Unasoluzione già vista, insomma. Purtroppo è la stessa chehanno in testa troppi banchieri che continuano a proget-tare piani industriali costruiti sugli identici due pilastri diconservatorismo. In sostanza, questi strapagati personag-gi, non si pongono alcun fine da realizzare, tranne il dareun esito positivo alle procedure di monitoraggio create daloro stessi. Il budget, per come viene spesso costruito, di-venta quindi un fine e non il mezzo per creare occupazio-ne, per migliorare la solidità delle imprese e il servizio allaclientela. Perché, di frequente, il budget serve soltanto arisultati di breve periodo, a redditività povera di futuro(che ormai non soddisfa neanche più gli azionisti). La paura è proprio che a questi ricchi manager non interessiuna prospettiva di senso che dia risposte serie, sia alle azien-de che amministrano sia alla società in cui viviamo. Insomma, una folle corsa con le bende sugli occhi. La col-lettività farebbe bene, quindi, ad accorgersene e, invecedi limitarsi ad urlare e indignarsi, potrebbe sostenere leproposte che, come FABI, stiamo portando avanti con de-terminazione in una solitudine incomprensibile. Non possiamo permettere che si alimenti ulteriormenteil mito della riduzione del numero delle filiali, quandomolti comuni non sono già più serviti a livello bancario ein molti Paesi europei la densità di sportelli per abitanteè maggiore della nostra. Quando parliamo di nuovo modello di banca e di demo-crazia economica, stiamo facendo proposte che riguarda-no la categoria e la società civile. Quando denunciamoche le incapacità gestionali di certi banchieri restanodrammaticamente impunite, stiamo rispondendo ad esi-genze non solo nostre. Quando chiediamo di riportarenelle banche lavorazioni esternalizzate o istituire nuovimestieri specializzati, lo facciamo per mantenere l’occu-pazione, sfruttando in maniera positiva lo sviluppo tec-nologico del settore, ma anche col proposito di migliorareil servizio ed abbassare i costi per la clientela. Le banche sono aziende strategiche per il Paese e noi checi lavoriamo lo sappiamo bene. Con le bende sugli occhi,c’è il rischio di farsi male e non permetteremo che a pagareil conto degli errori e della mala gestio di certi banchierisiano, ancora una volta, i dipendenti e la clientela. n

4 Editoriale

NON POSSIAMOPERMETTERE CHE

SI ALIMENTIULTERIORMENTE

IL MITO DELLARIDUZIONE DEL

NUMERO DELLE FILIALI

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5AttualitàGiugno / Luglio 2016

ttualitàA di Wladimir Brotto Esecutivo Nazionale FABI Giovani

Con una breve ricerca in inter-net si scopre come il sitoTreccani.it e Wikipedia de-

scrivono “l’equità” e la “solidarietà”:Equità: Giustizia che applica lalegge non rigidamente, ma tempe-rata da umana e indulgente consi-derazione dei casi particolari a cuila legge si deve applicare. Usato co-me sinonimo di giustizia, non inquanto sistema astratto, ma inquanto norma seguita costante-mente nel giudicare, nel governa-re, nel trattare ognuno secondo imeriti o le colpe, con assoluta im-parzialità.Solidarietà: è un sostantivo chederiva dalla parola francese solida-rité che ha come suo significatoprincipale una forma di impegnoetico-sociale a favore di altri. Il ter-mine indica un atteggiamento dibenevolenza e comprensione che simanifesta fino al punto di espri-mersi in uno sforzo attivo e gratui-

EQUITÀ ESOLIDARIETÀREQUISITI NECESSARI PER UN FUTURO SOSTENIBILEE SOPRATTUTTO POSSIBILE

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ttualitàA

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to, teso a venire incontro alle esi-genze e ai disagi di qualcuno cheabbia bisogno di un aiuto.La connessione tra queste due pa-role rappresenta la vera sfida delfuturo.

Il modello industriale sostenibile(?) che propongono spesso alcuneaziende bancarie, vedrebbe decinedi migliaia di persone occupate inmeno nel settore, ed anche questooggi è un modo di far aumentarela redditività. Tuttavia, questa pre-sunta sostenibilità è completamen-te priva di equità ed è una soluzio-ne di breve periodo, che indeboli-sce le banche stesse.Doveroso è, invece, pensare ad unfuturo che possa permettere a tuttidi mantenere la propria dignità la-vorativa, dando risposte serie alla

travolti e soffrire inevitabilmenteconseguenze che non servirebberoa nessuno. La FABI sta facendoproposte proprio per non subire,ma provare a gestire i mutamentiche riguarderanno il settore.Come FABI Giovani abbiamo l’am-bizione di conoscere e ascoltare ipunti di osservazione di tutte le ra-gazze e i ragazzi che lavorano nelsettore, perché il dialogo e la parte-cipazione sono necessari per trova-re soluzioni innovative e percorrerestrade nuove come dei pionieri allascoperta di un futuro possibile. n

clientela e creando sostenibilità dilungo periodo. Magari attraversosoluzioni che contemplino il con-cetto di solidarietà generazionale(che spesso si traduce in una formadi equità).

Questa è l’unica chiave di letturapossibile per creare opportunitàdai cambiamenti che inevitabil-mente ci coinvolgeranno. Viviamo-li, pensiamoli e cerchiamo delle so-luzioni percorribili per non esserne

Attualità

LA FABI STA FACENDOPROPOSTE PROPRIOPER NON SUBIRE,

MA PROVARE AGESTIRE I MUTAMENTICHE RIGUARDERANNO

IL SETTORE

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Giugno / Luglio 2016 7

Chi era Placido Rizzotto? Un giovane siciliano;un contadino semianalfabeta; un combatten-te; un sindacalista. Quando fu assassinato

aveva appena 34 anni, ma nella sua vita aveva af-frontato la morte più di una volta. Primo dei settefigli di Giovanna Moschitta e Carmelo Rizzotto, nac-que a Corleone nel 1914, l’anno in cui ebbe inizio laGrande Guerra. Iniziò a sedersi sulle scranne degliultimi da bambino, quando perse la madre e si videcostretto ad abbandonare la scuola per occuparsidella propria famiglia, dopo che il padre fu arrestatoingiustamente per associazione mafiosa. Troppo piccolo per capire il dramma delle carestie,delle epidemie e delle vittime civili della prima guer-ra mondiale, conobbe l’orrore del conflitto armatodurante la seconda guerra mondiale. Dopo l’armi-stizio dell’8 settembre 1943 scelse di salire sullemontagne con i partigiani, per combattere contro ilnazifascismo. Tra i monti della Carnia, in Friuli Ve-nezia Giulia, imparò che gli uomini nascono egualiin libertà e diritti, ma è l’unione degli uomini, conle loro idee, risorse, comunione di intenti, che con-sente agli stessi di affermare la propria eguaglianzae libertà; che consente loro di lottare per la giustiziasociale e di dimenticare quelle insopportabili soli-tudini che rendono ultimi alcuni uomini rispetto ad

Attualità

ttualitàA di Alessio ManiscalcoEsecutivo Nazionale FABI Giovani

PLACIDORIZZOTTOChi era costui?

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Attualità8

ttualitàA

altri. L’autarchia e l’isolamento culturale del nazifasci-smo non furono un deterrente, bensì si rivelarono unpungolo per quei sentimenti libertari, che ebbero il loroculmine il 25 aprile del 1945. Placido Rizzotto, rientratoa Corleone al termine della guerra, iniziò la sua attivitàsindacale con la CGIL (fu segretario della Camera delLavoro), divenne presidente dell’ANPI, l’associazionedei partigiani, ed esponente del Partito Socialista Ita-liano. Dopo l’esperienza della guerra aveva raccoltonuove idee che portò con sé tra la sua gente. Divenneun sostenitore dei Decreti Gullo (“Concessioni ai con-tadini delle terre incolte”), emanati il 19 ottobre 1944,che per il Mezzogiorno rappresentarono una momentosignificativo nella lotta per l’abolizione del latifondo ela distribuzione delle terre ai contadini. Era previstol’obbligo di cedere in affitto alle cooperative contadinele terre incolte o mal coltivate dei proprietari terreni.Luciano Leggio, boss mafioso, conosciuto come Liggioe soprannominato la Primula Rossa, affiliato a MicheleNavarra, era proprietario di uno di quei terreni. Riz-zotto guidò il movimento contadino nella occupazionedei terreni, al grido di Terra per tutti, scontrandosi conCosa Nostra a cui apparteneva la maggior parte delleterre. Nonostante i tentavi di isolamento e di intimida-zione, Rizzotto proseguì nella difesa di quegli oppressiche rivendicavano il loro diritto alla terra. Oramai eraun personaggio scomodo, un profeta che dava voce aiquei lavoratori che i “signori” aveva emarginato. Sonogli anni della strage di Portella della Ginestra, avvenutain provincia di Palermo il 1 maggio 1947, in cui i colpi

di mitra rivolti a duemila persone, prevalentementecontadini che protestavano contro il latifondismo, uc-cisero nove adulti e due bambini. Sono gli anni in cui isignori vogliono zittire i lavoratori. Sono gli anni dellerivolte contadine che devono essere represse. Sono glianni in cui Placido Rizzotto deve essere messo a tacere.Il 10 maggio del 1948 venne rapito e poi ucciso nellacampagna di Corleone. Un pastore di 13 anni, GiuseppeLetizia, fu testimone dell’omicidio di Rizzotto. Qualchegiorno dopo morì per tossicosi, avvelenato pressol’Ospedale diretto da Michele Navarra. Le indagini sullascomparsa (che in seguito si rivelò omicidio) di Rizzot-to, condotte da Carlo Alberto Dalla Chiesa, portaronoall’arresto di Vincenzo Collura e Pasquale Criscioneche inizialmente confessarono di aver partecipato alrapimento insieme a Luciano Leggio, e poi nel corsodel processo ritrattarono la loro confessione. Furonoassolti per insufficienza di prove. I resti di Placido Riz-zotto sono stati ritrovati il 7 luglio 2009 a Corleone, al-l'interno di una foiba di Rocca Busambra. La prova chequei resti appartengono a Rizzotto l’abbiamo avuta soloil 9 marzo 2012 quando l’esame del DNA, confrontatocon quello del padre Carmelo, ne ha dato conferma. Questa è la storia di un giovane sindacalista, quasi anal-fabeta, che ha lottato ed è stato ucciso per la libertà deilavoratori; che non ha mai rinunciato al dissenso perpaura delle ritorsioni; che non ha messo da parte il pro-prio coraggio; che non ha tradito le persone che loascoltavano e che lo hanno seguito; che non ha traditole proprie idee e sé stesso. n

“Gli uomini passano, le idee restano.Restano le loro tensioni morali e

continueranno a camminare sullegambe di altri uomini”

Giovanni Falcone

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di Ludovico PaganelliEsecutivo Nazionale FABI Giovani

C’erano una volta i favolosianni d’oro delle banche,quando le ragazze e i ra-

gazzi uscivano dalle università ita-liane con la loro bella laurea in ta-sca e davanti a loro li attendeva unfuturo roseo e carico di prospetti-ve. Erano i cosiddetti LAP, ossiaLaureati ad Alto Potenziale. Veni-vano assunti dagli istituti di creditocon contratti di cui oggi si conservasolo un lontano ricordo, per esserepoi collocati all’interno delle sin-gole aziende in posizioni chiave eideali per sviluppare al meglio laloro carriera. A distanza di 25/30 anni eccoci inuna situazione ben differente: le

stesse ragazze e gli stessi ragazzi, ilcui destino ha però riservato loroun posto di lavoro in piena crisieconomica e finanziaria, possiedo-no gli stessi titoli e la stessa prepa-razione (se non talvolta superiore)della generazione precedente. Mauna volta assunti in banca, le loro

ambizioni sono sempre più spessosoffocate da un incarico in un con-tact center, che negli ultimi anniha ispirato opere letterarie e cine-matografiche.Un mestiere, quello dell’addetto alcontact center, certamente di tuttorispetto e che merita di essere con-

9AttualitàGiugno / Luglio 2016

ttualitàA

GIOVANIdimenticatiNEI CONTACTCENTER

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ttualitàA

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siderato strategico come spesso silegge all’interno dei piani indu-striali delle singole banche. Salvopoi dimenticarsi un secondo dopoche proprio dietro quelle cuffietteci sono fior di risorse che bramanodi mettersi in gioco e che non ve-dono mai arrivare la loro occasio-ne. Certo, come dice qualche cinicotop manager “qualcuno lo devepur fare”. E ancora: “è un’ottimapalestra per farsi le ossa e per pre-pararsi al mondo del lavoro, di-mostrando maturità e spirito disacrifico”. Tutto vero, per carità. Ma occorretranquillizzare queste anime vo-lenterose con le dovute garanzie ecertezze per il futuro. Ad esempio,si potrebbe pensare a un maggiorricambio e fornire così – per chi lodesidera – un termine massimo dipermanenza all’interno degli stessicontact center oppure semplice-mente prevedere dei percorsi dicarriera appropriati.

Abbandonando al proprio destinoi giovani all’interno dei contactcenter e privandoli spesso anchedei necessari aggiornamenti for-mativi, si corre il rischio non solodi demotivare la propria forza la-voro, ma soprattutto di perdere persempre una ragazza o un ragazzo“ad alto potenziale”, che moltoprobabilmente avrebbe potuto da-re un contributo ancora maggiorealla crescita dell’azienda. Le problematiche che colpiscono icontact center, tuttavia, non fini-scono qui. Perché, se da un latomancano le garanzie e le tutele peril futuro, inevitabilmente mancanoanche garanzie e tutele per il pre-sente. Accanto alle esigenze peren-torie delle banche, che pretendonodall’operatore la cosiddetta grinta

nel vendere, oltre a una capacità direlazione e di autocontrollo nonsempre facili da mantenere, ci so-no fortissimi disagi legati al ruolo. Alla pressione derivante dai rigidisistemi di controllo esercitati suilavoratori si aggiunge una serie diproblematiche legate ad aspetti disalute psicofisica, indotti dalla mo-notonia e dalla ripetitività dei com-piti, dalla intensità dei ritmi e dallasaturazione dei tempi. Anche alcu-ne caratteristiche dell’ambiente fi-sico di lavoro, se non adeguata-mente monitorate, hanno il loropeso: ad esempio la qualità tecno-logica della strumentazione audio-video, l’ergonomia delle postazionidi lavoro e la rumorosità dell’am-biente.Tutto questo rischia di compro-mettere un equilibrio già delicato.Occorre al più presto trovare le op-portune soluzioni, come è già statofatto in alcune realtà, con specificiaccordi sindacali. n

Attualità

... DIETRO QUELLECUFFIETTE CI SONO

FIOR DI RISORSE CHEBRAMANO DI METTERSI

IN GIOCO E CHE NONVEDONO MAI ARRIVARELA LORO OCCASIONE

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LA FINESTRAINTELLIGENTE CHE SICONNETTE A INTERNETCON L’ENERGIA SOLAREUna finestra intelligente in gradodi abilitare la connessione cellularee i servizi Internet utilizzando sem-plicemente la luce del sole. Il pro-getto si chiama Sherpak ed è statoconcepito nei laboratori del Poli-tecnico di Milano da un team di trericercatori pakistani: Salem Sha-hid, Ali Babar Abbasi, Rafay IqbalAnsary.Adesso l’ambizione dei tre giovaniè trasformare il prototipo in un ve-

si alimenta attraverso l’energia so-lare”, spiega il team.Senza dimenticare che la finestramigliora la connettività negli am-bienti chiusi, dove a causa dellebarriere architettoniche non èsempre facile disporre di un buoncollegamento di rete.

Ecco la finestra intelligentetutta made in italy

SMART CITIESStorie di giovani che ce l’hanno fatta

di Flavia Gamberale

11Scala 40Giugno / Luglio 2016

cala 40S

È STATA PROGETTATA NEI LABORATORI DELPOLITECNICO DI MILANO LA PRIMA SMART

WINDOW IN GRADO DI ABILITARE LACONNESSIONE CELLULARE E I SERVIZI INTERNET

UTILIZZANDO SEMPLICEMENTE LA LUCESOLARE. A CAPO DEL PROGETTO UN TEAM DI TRE

GIOVANI INGEGNERI PAKISTANI

ro e proprio prodotto di mercatoda istallare nelle abitazioni private,negli hotel, negli uffici, nelle scuolee negli edifici pubblici. La smartwindow offre più di un vantaggio.“Questa tecnologia è al tempo stes-so ecologica e sostenibile da unpunto di vista economico, dato che

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cala 40S

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L’ANTENNAINCORPORATAMULTIUSO: CONNETTE E RISCALDAA rendere smart la finestra, realiz-zata con materiale riciclabile, èun’antenna incorporata proprionella sua superficie. Questo è l’ele-mento che abilita la connessione eche renderà possibile far decollareuna serie di altre funzionalità. Infuturo, ad esempio, la smart win-dow potrebbe essere anche utiliz-zata come pannello solare per ri-scaldare gli ambienti. Vi si potreb-bero istallare nuove applicazioniper accendere le luci e rendere con-nessa la casa. Il tutto servendosisemplicemente dell’energia solareassorbita dall’antenna. Una vera epropria sfida per le smart cities delfuturo, a cui i tre giovani ricerca-tori vogliono partecipare da prota-gonisti. Un domani, infatti, il col-legamento Internet potrebbe pro-pagarsi da un’abitazione all’altrasemplicemente attraverso questeparticolari finestre connesse. Sce-nari futuristici? Fino a un certopunto. Il progetto è ancora in unafase di test, ma la speranza dei tregiovani ricercatori è quello di farsinotare da qualche fondo o businessangel per poter rastrellare finan-

ziamenti e avviare la produzionedelle smart window su scala indu-striale. I partner ideali? “Sicura-mente le grandi multinazionali Icte le compagnie telefoniche”, affer-mano i ricercatori.

IN FINALE AGLI ERICSSONINNOVATION AWARDSE il palcoscenico su cui sono salitiper la prima volta a presentare laloro smart window ai potenziali in-vestitori è stato quello degli Erics-son International Awards, la cuicerimonia di premiazione si è svol-ta lo scorso 26 maggio a Stoccol-ma. Sherpak è stato, infatti, uno

dei quattro progetti finalisti dellacompetizione globale targataEricsson, che ha visto quest’annocimentarsi studenti e ricercatori ditutto il mondo nell’ideazione di so-luzioni innovative per le smart ci-ties del futuro. Un tema sfidantevisto che al 2050 circa il 70% dellapopolazione mondiale risiederànelle aree urbane, secondo stimedella stessa multinazionale svede-se. Da qui l’urgenza di progettareservizi innovativi per le città conconnessioni ultraveloci e infra-strutture ecologiche e sostenibili.Sherpak si è imposto all’attenzionedella giuria tra gli oltre 800 pro-getti in gara, arrivando dritto in fi-nale. Un successo targato Made in

Scala 40

SHERPAK È STATO UNO DEI QUATTRO PROGETTIFINALISTI DELLA COMPETIZIONE GLOBALE

TARGATA ERICSSON, CHE HA VISTOQUEST’ANNO CIMENTARSI STUDENTI E

RICERCATORI DI TUTTO IL MONDONELL’IDEAZIONE DI SOLUZIONI INNOVATIVE

PER LE SMART CITIES DEL FUTURO

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13Scala 40

di Flavia Gamberale

Storie di giovani che ce l’hanno fatta

Italy, costruito in otto mesi di la-voro certosino all’interno dei labo-ratori del Politecnico di Milano,grazie a un piccolo finanziamentoiniziale concesso attraverso il pro-gramma Erasmus Mundus In-tact/Leaders.

UN PRIMO PASSO VERSOLA CASA CONNESSA:TRA TELCO E IMPRESE DI REAL ESTATEA scommettere sulle potenzialità diquest’oggetto è Rossella Cardone,Referente Innovazione per i PaesiEmea della Ericsson. “Potrebbe es-sere un’opportunità di business siaper gli operatori di Telecomunica-zioni sia per le imprese di costru-zioni”, ipotizza Cardone. Insom-ma, nel prossimo futuro una startup che produce queste finestre in-telligenti potrebbe diventare predaambita per diversi soggetti indu-striali. Non solo le Telco, ma anchecostruttori potrebbero guardarecon interesse alla progetta-zione di case dotate diquesti infissi connes-si, in particolare inItalia, sottolineala Referente In-novazione per i

Paesi Emea della Ericsson. “Quimolti palazzi hanno strutture anti-che e la muratura spessa, in mol-teplici casi, ostacola la ricezionedel segnale. Le finestre connessepotrebbero, quindi, essere un vali-do sistema per risolvere il pro-blema e garantire una mi-gliore connettività negliambienti interni”. n

Giugno / Luglio 2016

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IL DATOREDI LAVORO

icurezzaS

14 Sicurezza

Il datore di lavoro è quel soggetto che secondo il Te-sto Unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro è titolare del rapporto di lavoro con il lavoratore o

si deve intendere il soggetto che a seconda dell’orga-nizzazione aziendale che dirige, ha la responsabilitàdell’organizzazione stessa o dell’unità produttiva inquanto esercita i poteri decisionali e di spesa.Il Datore di Lavoro è il soggetto titolare del rap-porto di lavoro con il lavoratore o, comunque, il sog-getto che, secondo il tipo e l’assetto dell’organizzazionenel cui ambito il lavoratore presta la propria attività,ha la responsabilità dell’organizzazione stessa o del-l’unità produttiva in quanto esercita i poteri decisio-nali e di spesa. Il datore di lavoro e il dirigente, in base alle attribu-zioni e competenze ad essi conferite, devono, tra le al-tre cose:z nominare il medico competente;z designare preventivamente i lavoratori incaricati

dell’attuazione delle misure di prevenzione incendi

Chi è e quali sono i suoi obblighiriguardo lasicurezza sui

luoghi di lavoro

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di Caterina Stramenga Esecutivo Nazionale FABI Giovani

15SicurezzaGiugno / Luglio 2016

z fornire ai lavoratori i necessari e idonei dispositividi protezione individuale;

z limitare l’accesso alle aree a grave rischio solo ai la-voratori che hanno ricevuto adeguate istruzioni especifico addestramento;

z richiedere l’osservanza delle norme da parte dei sin-goli lavoratori;

z adottare le misure per il controllo delle situazioni dirischio in caso di emergenza;

z richiedere l’osservanza degli obblighi in capo al me-dico competente;

z informare il più presto possibile i lavoratori espostial rischio di un pericolo grave e immediato;

z adempiere agli obblighi d’informazione, formazione;z astenersi, salvo eccezione debitamente motivata da

esigenze di tutela della salute e sicurezza, dal richie-dere ai lavoratori di riprendere la loro attività in unasituazione di lavoro in cui persiste un pericolo gravee immediato;

z consegnare tempestivamente al rappresentante deilavoratori per la sicurezza copia del documento divalutazione dei rischi;

z elaborare il documento unico di valutazione dei ri-schi in caso di appalti;

z comunicare all’INAIL i dati relativi agli infortuni sullavoro;

z consultare il Rappresentante dei Lavoratori per laSicurezza nei casi richiesti;

z aggiornare le misure di prevenzione;z comunicare annualmente all’INAIL i nominativi dei

rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza;z vigilare affinché i lavoratori per i quali vige l’obbligo

di sorveglianza sanitaria non siano adibiti alla man-sione lavorativa specifica, senza il prescritto giudiziodi idoneità.

Nelle strutture complesse, come le aziende del settoredel credito, il DL può delegare un suo rappresentanteattribuendo ad esso tutti i poteri di organizzazione,gestione e controllo con l’autonomia di spesa neces-saria allo svolgimento delle funzioni delegate.L’Art. 16 del Dlg.81/08 definisce le condizioni di de-lega:z Atto scritto con data certa;z Requisiti necessari da parte del delegato, professio-

nalità ed esperienza;z Natura dei poteri attribuiti;z Accettazione scritta;z Autonomia di spesa necessaria per lo svolgimento

delle funzioni.

La delega di funzioni non esonera il DL all’obbligo divigilanza sul corretto espletamento da parte del dele-gato delle funzioni attribuite e dalle conseguenti re-sponsabilità.In ogni caso il Datore di Lavoro non può delegare leseguenti attività:z la valutazione di tutti i rischi con la conseguente ela-

borazione del documento previsto dall’Art. 28 sullavalutazione dei rischi;

z la designazione del responsabile del servizio di pre-venzione e protezione dai rischi.

IL DL e/o l’eventuale delegato, sono destinatari di nu-merose sanzioni penali ed amministrative per l’inos-servanza dei loro obblighi (Art. 55 del Dlg.81/08). n

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16

elfareW

APPROFONDIAMO ALCUNIIMPORTANTI ASPETTI CHE

RIGUARDANO IL WELFARE ED INPARTICOLARE QUELLE TEMATICHECHE INTERESSANO NOI GIOVANI.CHIUNQUE VOLESSE PROPORCI

DELLE ARGOMENTAZIONI DATRATTARE PUÒ FARLO SCRIVENDO A

[email protected]

IL FONDOPENSIONE

QUALORA CE NE FOSSE LA NECESSITÀ, È POSSIBILERICHIEDERE UN ANTICIPO AL FONDO PENSIONE?Sì, la legge indica chiaramente i casi in cui si puòricorrere alle anticipazioni.Gli aderenti alle forme pensionistiche comple-mentari possono richiedere un'anticipazione dellaposizione individuale maturata: a) in qualsiasi momento, per un importo non su-periore al 75 per cento della posizione, per spesesanitarie a seguito di gravissime situazioni relativea sé, al coniuge e ai figli per terapie e interventistraordinari riconosciuti dalle competenti strut-ture pubbliche;

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ATTENZIONE! LE SOMMEPERCEPITE A TITOLO DI ANTICIPAZIONE NONPOSSONO MAI ECCEDERE,COMPLESSIVAMENTE, IL 75 PER CENTO DELLAPOSIZIONE MATURATA

converrebbe, invece, optare per una linea con unprofilo di rischio/rendimento “medio/basso” e, infi-ne, se ci si approssima al momento del pensiona-mento, negli ultimi anni di permanenza in servizioconviene sicuramente una linea che garantisca lamassima protezione possibile della posizione matu-rata, con un grado di rischio/rendimento “basso”. Inestrema sintesi, più si avvicina l'età in cui mature-ranno i requisiti per fruire della pensione, più è im-portante garantire la massima protezione del mon-tante accumulato nel corso degli anni, orientandosisu una scelta di investimento con un rischio più con-tenuto. Tuttavia, quanto sopra indicato vale come conside-razione “di massima” e costituisce una consulenzapiù di tipo finanziario che previdenziale. Di conse-guenza, i fondi generalmente lasciano al singolo ade-rente la scelta in merito a quale linea di investimentoaderire e fino a quando. Alcuni fondi danno poi lapossibilità di mantenere la contribuzione già versatasu una linea di investimento ed i versamenti in corsosu un'altra linea di investimento: questo per consen-tire ad ogni iscritto al fondo pensione di trovare latipologia d'investimento che più aderisce al proprioprofilo di rischio. n

17Giugno / Luglio 2016

b) decorsi otto anni di iscrizione, per un importo nonsuperiore al 75 per cento della posizione, per l'acqui-sto o la ristrutturazione della prima casa di abitazioneper sé o per i figli;c) decorsi otto anni di iscrizione, per un importo nonsuperiore al 30 per cento, per ulteriori esigenze degliaderenti, senza alcuna necessità di fornire motiva-zione o giustificativi di spesa.

IL FONDO PENSIONE È DOTATO DI DIVERSE TIPOLOGIE DIINVESTIMENTO. QUAL È QUELLAPIÙ CONSIGLIABILE? Dipende a che punto dell’attività lavorativa ci si tro-va. Se si è appena entrati nel mondo del lavoro, po-trebbe essere consigliabile una linea di investimentocon un profilo di rischio/rendimento “medio/alto”,mentre se ci si trova a metà del percorso lavorativo,

a cura di Alessandro Vanoncini Esecutivo Nazionale FABI Giovanie Sergio Valvano Dipartimento Nazionale Welfare FABI

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Non è sempre tutto oro quel che luccica. Nesa qualcosa Facebook, che, nonostante nu-meri importanti come gli 1,65 miliardi di

iscritti e ricavi che solo nei primi 3 mesi del 2016sono stati di 5,38 miliardi di dollari, sta registran-do nell’ultimo periodo una negativa controten-denza: forte diminuzione di contenuti privati con-divisi nelle bacheche. E questo, come si può ben comprendere, potrebberappresentare un vero problema, con forte impattosul business, andando inoltre a minare uno dei prin-cipali motivi per cui lo stesso social è nato: permet-tere alle persone di condividere cose sulla loro vita. Ma cosa sta succedendo esattamente? Gli utenticontinuano a connettersi, ma, una volta all’internodella piattaforma, osservano sempre più quelloche fanno gli altri e “condividono” invece sempremeno notizie sulla loro vita. Questo è quanto so-stiene la testata tecnologica “The Information”,che aggiunge un dato di impatto: -21%, ovvero ilvalore in percentuale di diminuzione dei contenutipersonali pubblicati dagli utenti. In altre parole,

18 Marketing

ALLARME FACEBOOK

Sempre meno post condivisi su cose personali

arketingM

UN POTENZIALE ALLARMEPER IL “RE” DEI SOCIAL:

SECONDO LA TESTATA “THEINFORMATION” SONO SEMPRE

MENO I POST PERSONALICONDIVISI SU FACEBOOK. UN PO’ COME SE IL SOCIALSTESSE PERDENDO LA SUAVERA NATURA. SE FOSSEVERO, CI POTREBBERO

ESSERE RIPERCUSSIONIANCHE LATO BUSINESS

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di Nettuno

19Giugno / Luglio 2016 Marketing

sembra che nell’ultimo anno ogniutente abbia pubblicato quasi unquarto dei contenuti personali inmeno rispetto all’anno precedente. Il bello è che questa allarmante si-tuazione sembra essere direttaconseguenza della crescita espo-nenziale del social, che ogni annovede in numero di iscritti aumen-tare fortemente. La crescita degli utenti, infatti,porta con sé una sempre maggioreprobabilità di incrociare nella piaz-za virtuale non solo amici e paren-ti, ma anche colleghi e conoscenti.Aumenta, dunque, il pubblico po-tenzialmente “interessato” ai no-stri contenuti, e parallelamentel’ansia di ognuno di noi nel condi-videre e commentare la “vita pri-vata e lavorativa” davanti ad au-dience sempre più ampie.

al lavoro per sviluppare una stra-tegia che possa invertire il trend.Anche perché meno informazionipersonali ci sono, più diventa com-plicato profilare gli utenti e cono-scerli, per proporre loro contenutipubblicitari specifici. Quale allora il possibile piano sal-vataggio? Diverse le possibili stra-tegie. Secondo alcuni, come adesempio la testata Fortune, unastrada potrebbe essere la semplifi-cazione delle impostazioni relativealla privacy, attualmente moltocomplicate e poco comprensibili aipiù. Un’altra soluzione potrebbe,invece, arrivare da una rivisitazio-ne della grafica tale da rendere piùvisibile e accattivante lo spazio perla pubblicazione dei contenuti. Ter-za soluzione, diversa dalle prime,sarebbe quella di puntare tutto suMessenger, l’applicazione di mes-saggistica sviluppata da Facebook,inizialmente sua chat interna, oraun software esterno a tutti gli ef-fetti. Messenger conta, infatti, 900milioni di utenti e viene prevalen-temente utilizzato per scambiareidee, commenti e informazioni per-sonali. Tutto quello che, insomma,sta scomparendo da Facebook. Secondo i più pessimisti la ridu-zione dei post personali è la dimo-strazione che il social ha raggiuntoormai il suo punto più alto e che,quindi, stia per iniziare la discesacon un’inevitabile crisi per il suomodello. Conoscendo, tuttavia, il “mago”Mark Zuckerberg, ci vien da pen-sare che anche in questa fase ditransizione saprà tirar fuori dal ci-lindro “l’effetto speciale”. n

Contenuti personali che, invece,vengono sempre più sostituiti dalink a pagine web o video in arrivoda terzi, che poi a loro volta sonocondivisi, in maniera spesso ripe-titiva. Vero è che queste pagine so-no fonte di importanti ricavi e fan-no di Facebook la porta di ingressoal web, ma forse ci si è spinti troppoin là. A tal punto che, sempre se-condo “The Information”, pare cheil team di Mark Zuckerberg sia già

QUESTA ALLARMANTESITUAZIONE SEMBRA

ESSERE DIRETTACONSEGUENZA DELLA

CRESCITAESPONENZIALE

DEL SOCIAL

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Poetry Corner20

oetry CornerP

IL SOFFIO DELL’ESISTENZAdi Elisa Marchinetti

Vagheggiare di tremuli pensierifra taciti ricordi e palpabili vibrazioni.Cogliere il soffio dell’esistenzanell’alitare ansante della vitache cammina incespicando fra cupi pensieri e lievi sussulti.

DA “POESIE DEL NUOVO MILLENNIO” VOL. IXAUTORI VARI - PAG. 77

Se fra i nostri giovani lettori ci fosse qualcuno con la vena poetica, ci invii le sue opere. La redazione pubblicherà le migliori a suo insindacabile giudizio

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a cura di Francesca LipperiDirigente Provinciale FABI Viterbo

21Poetry CornerAprile / Maggio 2016

INVERNOdi Renato Rocchi

InvernoMuto alitoInverno,trascorroil vento;e resto essenziale.

DA “POESIE DEL NUOVO MILLENNIO” VOL. IXAUTORI VARI - PAG. 334

Giugno / Luglio 2016

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etteraturaL

22

Realtà e fantasia si sposano in un avvincente thriller che ha comeprotagonista uno dei grandi geni dell’arte italiana, MichelangeloMerisi da Caravaggio.

1608. Michelangelo Merisi da Caravaggio, il più grande artista del suotempo, viene espulso dall’ordine dei Cavalieri di Malta. Non si seppemai che crimine avesse commesso, ma fu definito “membro fetido eputrido”. Ebbe così inizio la sua vita da fuggiasco.La storia: due capolavori di Caravaggio andati perduti, la Natività coni Santi Lorenzo e Francesco d’Assisi e il Ritratto di Fillide Melandroni.La fantasia: cosa succederebbe se si scoprisse che le due opere nonsono andate perdute per sempre, ma sono nascoste da qualche partein attesa di essere recuperate?Da qui prende corpo la trama di questo libro, sospeso tra l’avidità del-l’animo umano e il fascino della storia dell’arte. Accendendo, ancorauna volta, i riflettori su un personaggio geniale, ma dai tratti oscuri,tormentato nell’animo e chiuso in una biografia dalle tinte fosche. 2014. I gemelli Weir, proprietari di una galleria d’arte a Londra, ven-gono ritrovati cadaveri. I loro corpi presentano segni di torture e mu-tilazioni. La polizia brancola nel buio. Anche l’investigatore privato GilEckhart, esperto d’arte, si occupa di questo duplice omicidio che ricordaun altro delitto avvenuto sette anni prima a Berlino. Cosa unisce le vit-time, galleristi di successo? Perché il nome del Caravaggio è associatoai delitti? Da qui parte una trama complessa, ricca di avvenimenti che da Londraportano a Berlino passando per Palermo. Tra gallerie d’arte e luoghistorici quanto misteriosi. E quando pensiamo di aver capito l’arcano…ecco che tutto ci riporta al punto di partenza. Fino alla fine, tutto d’unfiato.

Letteratura

ALEX CONNORCOSPIRAZIONECARAVAGGIO

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di Simona Sacconi

Inglese di origine e appassionata d’arte, lei stessa è un’ artista, AlexConnor, dopo aver scritto romanzi storici, si sta ora concentrando suithriller ambientati nel settore dell’arte. Il suo stile rispecchia le sue tre passioni: la storia dell’arte, la pittura ela scrittura. Tutti i suoi libri hanno alla base una storia, affascinante eche ben si combina con il carattere thriller contemporaneo. Connor farivivere i grandi maestri del passato nel pericoloso mondo dell’arte delXXI secolo. Oltre “Cospirazione Caravaggio”, l’altro thriller che lascia col fiato so-speso è “Il Segreto di Rembrandt”, anticipato da “Isle of the dead”,“Memory of Bones” e “Legacy of Blood”.

23LetteraturaGiugno / Luglio 2016

etteraturaL

BIOGRAFIA

COSPIRAZIONE CARAVAGGIOALEX CONNOR

2016, Newton Comptonpp. 335, € 9,90

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NICCOLÒ FABIUNA SOMMA DI PICCOLE COSE

Adistanza di due anni dal successo ottenuto insieme a Max Gazzèe Daniele Silvestri con il progetto dal titolo “Il padrone dellafesta”, tour che li portò a girare diverse città, Niccolò Fabi torna

ad esibirsi come solista con il nuovo disco “Una somma di piccolecose” uscito lo scorso 22 aprile e arrivato subito primo in classifica. Questo nuovo album conferma la bravura e il successo che l’artistaromano è riuscito a costruirsi in 20 anni di carriera, sempre in con-tinua ricerca musicale personale e originale, in continuo equilibriotra semplicità e complessità.Il tour del cantante è cominciato il 18 maggio ad Assisi facendo regi-strare il tutto esaurito e anche per le altre date dei concerti è facileprevedere il sold out.

a cura di Roberto InchiappaEsecutivo Nazionale FABI Giovaniusica & concertiM

24 Musica & concerti

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a cura di Giovanni CorsaroEsecutivo Nazionale FABI Giovani

QUO VADO?

L’argomento di cui tratteremo inquesto numero è leggermente

fuori dalle righe. Come sempreprendiamo spunto da una pellicolauscita recentemente per trattare diun fenomeno veramente singolare. Effettivamente, quando si incassa-no oltre 160 milioni di euro con gliultimi 3 film e si occupano 3 dei pri-mi 6 posti della classifica italiana ditutti i tempi, non si può fare altroche parlare di “fenomeno”. E il fe-nomeno si chiama Luca PasqualeMedici, in arte Checco Zalone. Che le sue pellicole fossero più ar-ticolate e sofisticate dei soliti “ci-nepanettoni” lo si era capito già nel2009 con quel “Cado dalle nubi”che ne ha sancito il debutto. Conl’ultima pellicola “Quo Vado?” (86’- Italia 2016) il successo del pub-blico ha trovato d'accordo anchebuona parte della critica. Anzi, ilfenomeno Zalone ha improvvisa-mente fatto irruzione nei salotti,nei talk-show e sulle pagine dei piùprestigiosi giornali. La trama ci racconta la vita deltrentottenne Checco, che si dividetra l’eterna fidanzata, il calcetto, lecoccole della mamma e un tran-quillo impiego all’ufficio provincia-

le caccia e pesca. Ma con l'abolizio-ne delle province e la mobilità peril buon Checco inizia un’avventurache lo porterà letteralmente in ca-po al mondo. Proprio al circolo po-lare artico, dove viene spedito dauna funzionaria a cui non sta pro-prio simpatico, troverà Valeria, ladonna che lo farà ricredere su(quasi) tutto, che minerà ogni suacertezza e farà vacillare il suo unicocredo: il posto fisso. La regia, come nei precedenti filmdi Zalone, è curata da GennaroNunziante. Il prodotto, da un puntodi vista cinematografico non è af-fatto male, ma la dote principaleche si apprezza nel film è la dissa-crante capacità di mettere a nudo,sullo schermo, il peggio di quelloche siamo, esaltando la mediocritàumana con il sorriso sulle labbra.

Cinema

inemaC

FILMDA NONPERDERE

Davanti ai nostri occhi viene de-strutturata e ricomposta tutta unaserie di luoghi comuni, a partire dalmito dei paesi scandinavi culla diapertura mentale e civiltà, o dell’ita-liano all’estero sempre pizza-pasta-mandolino, per non parlare dell’at-taccamento alla mamma e del postofisso. Quello che una volta afferratonon si deve mollare più, proprioquello che per molti dei nostri gio-vani resta un miraggio inarrivabile. Al di là dell’immediata lettura co-mica dobbiamo ammettere chequesta pellicola riesce davvero a fa-re riflettere sullo stato di decaden-za che sta vivendo la società in ge-nerale ed il nostro paese in parti-colare. Parliamo continuamente difuga dei talenti all’estero, di corru-zione, di sperperi nella pubblicaamministrazione e vedere tuttoquesto spiattellato in faccia non faridere molto. Checco Zalone non risparmia frec-ciatine a nessuno e anche questavolta centra il bersaglio. Nei primidue giorni di programmazione haincassato 14 milioni frantumandoogni record precedente, ha ricevutoelogi praticamente da tutte le parti. Personalmente la visione non mi èdispiaciuta: forse l'unica critica cheposso muovere riguarda il finale unpo’ troppo edulcorato; magari ci sa-rebbe piaciuto qualcosa un po’ me-no “politically correct”, ma nel com-plesso il giudizio è positivo.Il film è rimasto nelle sale fino a finemarzo e da qualche settimana sitrova in distribuzione il DVD. Sesiete tra i pochi a non averlo ancoravisto, una buona occasione per tra-scorrere una piacevole serata. n

25Giugno / Luglio 2016

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rte & culturaA

26 Arte & cultura

Conoscere i vulcani per capireil nostro pianeta con l’impie-go di tecnologie innovative

come il mapping, la realtà aumen-tata e i diorami.Fino all’11 settembre 2016 il Museodi Storia Naturale di Milano ospital’esposizione VULCANI, a cura delvulcanologo Marco Carlo Stoppato. L’iniziativa fa parte del programma

di ‘Ritorni al futuro’, il palinsestoculturale pensato per la primavera2016 dal Comune di Milano chepropone oltre cento appuntamentitra mostre, concerti, spettacoli tea-trali, proiezioni cinematografiche eincontri, con l’obiettivo di portareal centro della riflessione pubblical’idea di futuro che abbiamo oggi,confrontandola con quelle che han-no abitato il pensiero creativo in al-tre stagioni della storia.Tra le manifestazioni della natura,i vulcani sono probabilmentel’espressione più stupefacente espettacolare e ha affascinato esplo-ratori, studiosi e scienziati di ogniepoca. Ma cosa sappiamo dei vul-cani?

Origine, evoluzione, storie e segreti

delle montagne di fuoco

“Io quando guardouna montagna

aspetto sempre che si converta

in vulcano”Italo Svevo

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di Frog

27Arte & culturaGiugno / Luglio 2016

La mostra ci guida in un percorsoalla scoperta delle montagne difuoco raccontandone l’origine,l’evoluzione e i segreti. Si tratta del-la più ricca e completa esposizionededicata ai vulcani grazie all’impie-go di tecnologie innovative. Il no-stro Paese possiede delle caratteri-stiche geologiche così particolari daessere sede di alcuni fra i vulcanipiù famosi del mondo come Strom-boli, il Vesuvio e l’Etna, ma come sivedrà non solo l’Italia e il pianetaTerra ospitano attività vulcaniche.Il percorso della mostra porterà ilvisitatore alla scoperta e alla com-prensione dei segreti del nostropianeta, della sua struttura internae dei processi geodinamici che por-

tano alla nascita dei vulcani. Sicomprenderà il movimento deicontinenti e come la loro attualeposizione sia il risultato di un pro-cesso geologico lungo centinaia dimilioni di anni, e come i vulcanisiano distribuiti sulla Terra in ma-niera non casuale. Dalla strutturadel pianeta Terra, l’esposizione il-lustra la struttura interna dei vul-cani in una sorta di radiografia che

rivela le differenti forme – non so-no tutte montagne a forma di pira-mide – che dipendono dai luoghi,dalla composizione chimica dellelave e dai processi geologici.Grazie alle immagini fornite dallaNASA, i vulcani della Terra sonomessi a confronto con i vulcani pre-senti nell’intero Sistema solare, al-cuni dei quali ancora attivi. Imma-gini spettacolari, filmati, ricostru-zioni computerizzate, ologrammi,mapping, realtà aumentata, diora-mi in grandezza naturale, insiemea una straordinaria collezione dicampioni di rocce, minerali e me-teoriti, sono gli strumenti attraver-so i quali si illustreranno i tipi dieruzione e i prodotti che si origina-no durante l’attività effusiva oesplosiva. Verranno inoltre raccon-tate le eruzioni più famose e parti-colarmente spettacolari, illustran-do i metodi che vengono utilizzatidai vulcanologi.I vulcani attualmente in attività so-no quasi 500 nel mondo e milionisono le persone che vivono allependici di queste particolari mon-tagne. A questi vulcani è dedicatauna sezione della mostra che attra-verso proiezioni video documentaalcuni vulcani particolarmente at-tivi, fra i quali l’Etna.Alla mostra è collegato il laborato-rio didattico esperienziale Magma-Lab – a cura di ADM – che inse-gnerà a riconoscere le principali ca-tegorie di rocce presenti sul nostropianeta, con un approfondimentosu quelle laviche, manipolando ma-teriali originali e applicando meto-dologie scientifiche e osservazionimirate. n

MUSEODI STORIANATURALEDI MILANO

Aperta sino all’11settembre 2016

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pazio apertoS

28

Clownterapia è un terminecomposto da due parole concui si identifica un tipo di as-

sistenza in ambiente sanitario, in-dica l’applicazione di un insieme ditecniche derivate dal circo e dalteatro di strada, in contesti di di-sagio sociale o fisico, quali ospeda-li, case di riposo, case famiglia, or-fanotrofi ecc. Può essere pratica davolontari o dagli stessi medici.La clownterapia veniva già appli-cata dal sacerdote italiano AngeloPaoli (1642-1720), quando si tra-vestiva da buffone e si truccava perfar sorridere i malati. L’origine del-

la clownterapia moderna è stataerroneamente attribuita al medicoHunter Adams, meglio noto comePatch Adams, si deve invece alClown del Big Apple Circus (NewYork) Michael Christensen.Il “clown-dottore” è un operatoreformato (in Italia la formazione vada un minimo di 150 ore a masteruniversitari) per applicare le cono-scenze della gelotologia1 e dellapsiconeuroendocrinoimmunolo-gia2 nei contesti di disagio attra-verso le arti del circo. Il “clown-volontario”, ovvero iclown delle associazioni di volon-

tariato hanno, comunque, una for-mazione di base che consente lorodi lavorare nelle strutture.L’attività svolta si basa sui principidi umorismo, improvvisazione tea-trale, marionette, musica, giochi diprestigio ecc, per stimolare emo-zioni positive. I clown cercano ditrasformare l’ambiente freddodell’ospedale in qualcosa di magi-co, dove la risata diventa uno stru-mento di gioia e sicurezza per in-coraggiare il dialogo che rappre-senta la forma essenziale di inte-razione e legame. Cercano di sta-bile un rapporto umano, di fiducia

Spazio aperto

CLOWNTERAPIACHE COS’È E A COSA SERVE

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di Francesca CacciariRSA FABI Ferrara

29Spazio apertoGiugno / Luglio 2016

e confidenza capaci di far dimenti-care la quotidianità dell’ospedale afavore della fantasia e dell’imma-ginazione. Questo tipo di interven-to non è rivolto esclusivamente alpaziente, ma si estende anche alla

sua famiglia perché i miglioramen-ti del malato vengono vissuti e con-divisi anche da coloro che lo cir-condano con amore e affetto. Iclown lavorano in coppia entrandonelle stanze dei pazienti per porta-re i loro benefici a tutte le personericoverate ma, possono anche ope-rare nelle aree comuni destinate

dagli ospedali come luogo di ritro-vo dei pazienti. I “clown-dottori”che scelgono di svolgere questo ti-po di terapia lavorano a strettocontatto con l’equipe ospedaliera,purtroppo però, in molte strutturela loro presenza viene rifiutata.Per molto tempo il loro lavoro èstato rivolto esclusivamente aibambini, ma negli ultimi anni sista diffondendo a tutti i pazienti in-dipendentemente dalla loro età. n

1 Gelotologia è la disciplina che studia il fenomenodel ridere con particolare attenzione alle poten-zialità terapeutiche. Studia e applica la risata e leemozioni positive in funzione di prevenzione, ria-bilitazione e formazione. Concorre al processo dicura del paziente non visto più solo ed esclusiva-mente in funzione della sua malattia ma comecentro di approccio sistemico globale, che va dallaterapia farmacologica tradizionale al supportoemotivo con l’obiettivo unico di migliorare la qua-lità della vita.2 Psiconeuroendocrinoimmunologia la scienza delsistema PNEI nasce nella seconda metà degli anniottanta in seguito alla scoperta del “linfocita”, cel-lula tipicamente immunologica, produce TSHl’ormone che regola la ghiandola tiroidea. Inestrema sintesi costituisce una rete integrata diautoregolazione che mira al mantenimento dellacostanza chimico-fisica, biologica e psicologicadell’ambiente interno.

Fonte: Wikipedia

“Una risata può avere lo stesso effetto di un antidolorifico: entrambiagiscono sul sistema nervosoanestetizzandolo e convincendo il paziente che il dolore non ci sia”Patch Adams

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Da sempre l’uomo ha trovato negli elementi del-la natura, e nel loro governo, il vantaggio prin-cipale rispetto alle altre specie. La sopravvi-

venza è passata dallo sfruttamento del fuoco, dell’ac-qua, della terra, dell’aria e dal suo movimento, il ven-to. Oggi il vento ha innumerevoli utilizzi, dal tradi-zionale sfruttamento per i trasporti: si arriva, tra glialtri, alla generazione d’energia e soprattutto allosport ed al divertimento.Giocare col vento è una cosa che abbiamo più o menofatto tutti da piccoli, dalle girelle simili ad eliche chequando non c’era vento si facevano muovere soffian-do, agli sgargianti aquiloni da far volare sempre più

in alto. Il gioco, quando si cresce, può diventaresport, ed agli albori del 2000 ai tradizionali sport le-gati alla vela, si è affiancato un modo diverso di sfrut-tare il vento che abbandona l’utilizzo di un albero at-taccato ad una tavola o ad uno scafo ed usa dei cavi eun “aquilone”, il kitesurf.A chi non è mai capitato mentre si è al mare e c’èvento a sufficienza, di vedere in mezzo al mare degliaquiloni giganti e parecchio diversi da quelli che usa-vamo da piccoli?Per praticare questo sport, servono una buona formafisica, la conoscenza di alcune regole teoriche e di si-curezza, tanta pratica e l’equipaggiamento.

portS

Sport

IL KITESURFl’evoluzione dell’aquilone

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di Pierluigi Aiello e Giorgio IsabellaEsecutivo Nazionale FABI Giovani

SportGiugno / Luglio 2016

l’atleta alla barra. L’ultimo elemento dell’attrezzaturaè la tavola, che è il contatto tra atleta ed acqua. Anchedi tavole ce ne sono di vari tipi: la differenza princi-pale è tra le tradizionali, dei piccoli surf e le bidire-zionali che, non avendo una vera punta, possono es-sere utilizzate indistintamente per andare avanti oindietro.Un importante chiarimento è che il kitesurf vieneconsiderato uno sport estremo: si è legati ad una velache può sollevare e trascinare persone di qualsiasipeso e, soprattutto, è noto che la natura è imprevedi-bile. A tal proposito, quindi, il nostro consiglio è quel-lo di approcciarsi al kitesurf frequentando un corsoaccreditato per poter avere una iniziazione in sicu-rezza e con istruttori certificati, che potranno darvitutte le nozioni teoriche e pratiche del caso. Una par-te importante del corso verrà dedicata alla sicurezzalegata all’ambiente circostante, direzione del vento,condizione del mare e della spiaggia, nonché all’at-trezzatura.Una volta fatto il corso se si è stati conquistati daquesto sport si potrà continuare, facendo pratica onoleggiando l’equipaggiamento oppure acquistando-lo. I costi per un’attrezzatura completa e nuova sonodi circa 1.500/2.000 euro, ma si può trovare tantomateriale usato. I kiters cambiano, infatti, attrezza-tura abbastanza frequentemente, alla ricerca dellemigliori performance e novità tecniche, ma questoper un principiante non è per niente importante. n

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A CHI NON È MAI CAPITATO MENTRE SI ÈAL MARE E C’È VENTO A SUFFICIENZA, DI VEDERE IN MEZZO AL MARE DEGLIAQUILONI GIGANTI E PARECCHIO DIVERSIDA QUELLI CHE USAVAMO DA PICCOLI?

Il minimo indispensabile è una vela “l’aquilone”, deicavi legati ad una barra, un trapezio e la tavola. Lacosa che caratterizza maggiormente le vele è la di-mensione, la misura è in metri quadri, maggiore è ilvento e minore è la dimensione che si utilizza per lapratica. La vela, viene manovrata attraverso i cavi,anche questi possono essere di varie misure e sonoquasi sempre quattro, anche se alcuni modelli ne uti-lizzano cinque. I cavi collegano la vela ad una barrache viene inclinata o tirata per governare la vela, e labarra è ancorata al trapezio. Il trapezio è l’elementopiù caratterizzante del kitesurf, infatti è l’unico sportin cui si utilizza: è una cintura imbottita che lega

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nogastronomiaE

32 Enogastronomia

La storia del kiwi ha inizio inCina, nella valle del fiumeYang-tse, dove cresce spon-

taneo. Il suo nome cinese era “yan-gtao” e alla corte del Gran Khan di-venne presto una moda, per il suosapore particolare ed il suo coloreverde smeraldo.Lo yangtao cresceva allora selvaticoin forma di vite attorcigliata attor-no agli alberi. Le prime coltivazioninella Cina meridionale iniziaronocirca 700 anni fa vista la crescenterichiesta di questo frutto per usi siaalimentari sia ornamentali.

All'inizio dell'Ottocento arrivò inInghilterra, grazie ad un collezio-nista della Società Britannica Realedi Orticultura che inviò in patria al-cuni frutti e i loro semi, ma la suavera diffusione ci fu solo nel Nove-cento. Tutto iniziò nel 1904, quan-do Isabel Frazer, insegnante dellacittà neozelandese di Wanganui, ri-tornò da un viaggio in Cina con unamanciata di semi neri del frutto Ac-tinidia deliciosa. L’agricoltore Ale-xander Allison li piantò. Nel 1905nacquero i primi kiwi su suolo neo-zelandese, anche se al tempo erano

noti con il nome di uva spina cine-se. Nel 1928 avvenne una svoltanella coltivazione dei kiwi. L’esper-to in scienze agrarie HaywardWright riuscì a sviluppare una va-rietà particolare di Actinidia. Lesue caratteristiche peculiari sono laforma ovale, il gusto piacevole e lalunga durata. Attualmente, la qua-lità Hayward è quasi sinonimo delrinomato kiwi verde. Nel 1934 JimMacLouglin piantò un’Actinidiasul suo terreno a Te Puke, nella re-gione di Bay of Plenty, nell’estremonord dell’isola settentrionale. Il ter-

IL LUNGO VIAGGIO DEL

dalla Cina all’Italia

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di Simone CapuaniEsecutivo Nazionale FABI Giovani

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reno vulcanico e il clima mite si ri-velarono ideali per quel frutto. Laprima raccolta fu un successo evenne venduta al mercato locale.Molto presto MacLouglin estese lacoltivazione dell'Actinidia a tutto ilsuo terreno di 3 ettari. Diciotto an-ni dopo, nel 1952, MacLouglin die-de nuovo impulso al mercato delkiwi. 20 casse dei suoi frutti ven-nero spedite in Inghilterra insiemead un carico di limoni. I frutti ven-nero esposti al mercato di CoventGarden, a Londra, e piacquero cosìtanto che l’acquirente ne ordinòimmediatamente 1500 casse per lastagione seguente. Da allora la ri-chiesta di questo frutto fu un cre-scendo a livello mondiale e di quila necessità di coltivazioni intensi-ve. Fu così che nel 1959 nacque ilnome kiwi, che deriva da quello delpiccolo uccello simbolo della Nuo-

ed alla passione dei suoi agricoltori,è il secondo produttore mondiale,dopo la Cina, ed il primo nell’espor-tazione. Nel nostro paese il kiwiviene principalmente coltivato inEmilia Romagna, Lazio, Piemontee Veneto. Negli ultimi anni la pro-duzione commercializzabile ha rag-giunto le 460.000 tonnellate, ma èstata anche in grado di superare le

va Zelanda, nonché soprannomedel popolo neozelandese.Alla fine del Novecento la sua col-tivazione si diffuse anche in Europae soprattutto in Italia, dove i fratelliBollettini di San Benedetto delTronto esportarono la pianta dellavarietà di kiwi Hayward negli anni'70. Oggi l’Italia, grazie al suo clima

510.000, mettendo in evidenza ilforte potenziale produttivo. Comedetto l’Italia destina la maggiorparte della sua produzione ai mer-cati esteri, in particolare ai paesidell’unione europea che continua-no ad assorbire quasi l’80% del ki-wi italiano. Negli ultimi anni nuovevarietà di kiwi a polpa verde e gial-

IL KIWI È UN FRUTTO RICCODI VITAMINA C (85 MG/100G),

POTASSIO, VITAMINA E, RAME,FERRO E FIBRE

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la, appartenenti alle specie A. deli-ciosa e A. chinensis, hanno affian-cato la tradizionale varietà Hay-ward sul mercato, ampliando cosìle occasioni di consumo ed il calen-dario di maturazione.Dopo oltre quarant’anni di espe-rienza nella sua coltivazione, il kiwiitaliano viene oggi prodotto in areevocate e mediante l’utilizzo di tec-niche agronomiche che ne consen-

E, rame, ferro e fibre. Grazie allagrande percentuale di vitamina Cche contiene, il kiwi rafforza il si-stema immunitario e previene raf-freddori ed influenze. La vitaminaC è in grado di proteggere il nostroorganismo dai negativi effetti deiradicali liberi e favorire la salute deidenti e delle gengive. Un kiwi da100 grammi contiene almeno il166% della quantità giornalieraraccomandata di questa preziosavitamina (addirittura il doppio diquella contenuta nelle arance). Ol-

la vista che insorge quando si opa-cizza il cristallino; per evitare que-sto effetto sarebbe sufficiente con-sumare un paio di kiwi al giorno.L'alto potassio e la povertà di sodiorendono il frutto ideale per gli spor-tivi, poiché diminuisce il rischio dicrampi, contribuendo ad un rapidorecupero delle forze e dell’equili-brio per sopportare lo sforzo più alungo. Rende la pelle più elastica eriduce le rughe, grazie alle vitamineantiossidanti che contrastano i se-gni del tempo, distruggendo i radi-

Enogastronomia

nogastronomiaE

LE PIANTE RICHIEDONO UNA POTATURA REGOLARE ENECESSITANO DI AMPI SPAZIE SOSTEGNI ADEGUATI, VISTE LE DIMENSIONI CHERIESCONO A RAGGIUNGERE

cali liberi. Diminuisce i trigliceridinel sangue. È consigliato per chi haproblemi di digestione ed aiuta illavoro dell'intestino come le verdu-re e le prugne, in quanto regolariz-za le funzioni intestinali. Contrastaanche l'accumulo di placche nellearterie. L'apporto calorico è moltobasso: ha 44 kcal in 100 g circa que-sto perché è costituito da circal'84% di acqua, il 9% di carboidratie da tracce di grassi e proteine. n

tre a queste proprietà la vitaminaC è in grado di espellere il coleste-rolo dall'organismo e aiuta a pre-venire l'infarto e l'arteriosclerosi.Anche le donne in gravidanza pos-sono trarre benefici dall'assunzionedi kiwi, in quanto contiene acidofolico e perché la vitamina C ha laproprietà di alleviare e prevenire iproblemi connessi alla circolazionesanguigna. È stato dimostrato chela vitamina C è in grado di proteg-gerci dalla cataratta, il disturbo del-

tono una produzione ottimale. Lepiante di kiwi impiegano da 3 a 8anni per iniziare a fruttificare e ri-chiedono un clima mite e tempera-to, con temperature comprese tra5 e 25 °C. Il kiwi può essere colti-vato anche a temperature più bas-se, ma in questo caso i raccolti sonopiù scarsi. Le piante richiedonouna potatura regolare e necessitanodi ampi spazi e sostegni adeguati,viste le dimensioni che riescono araggiungere.Il kiwi è un frutto ricco di vitaminaC (85 mg/100g), potassio, vitamina

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La prima che volta che sono stata alle Maldive èstato all’inizio del Terzo Millennio. Si inizia a so-gnare ancora prima di arrivare: se avete la fortu-

na come me di prendere un idrovolante che da Malè,la capitale, vi porterà al vostro resort non dimenticatedi guardare la distesa di turchese sotto di voi, potrestevedere delfini, tartarughe e anche balene dal cielo! Bri-vidi da rimanere a bocca aperta!Arrivata, ho pensato che prima di allora, un luogo così,lo avevo incontrato solo nei sogni.Scelsi l’isola di Velidhu nell’atollo di Ari, quasi a caso,fra circa 1200 isole coralline. Perché se vuoi fare mared’inverno mica puoi andare in Liguria o altrove in Ita-lia col freddo che fa. Invece per le Maldive si prende un aereo e si stacca laspina. Li si ritrova la pulizia mentale: si fa di tutto, tran-ne pensare al lavoro. La mattina ci si alza, si fa colazionein tutto relax, si corre per un’oretta abbondante sullaspiaggia bianca e lunghissima e poi si inizia a godere apieno il nuovo giorno. Si può andare alla ricerca dellaspiaggia perfetta, dove non c’è nessuno e l’impatto conla natura a volte è così estraneo alle nostre abitudini da

impressionarci. Oppure esplorare le isole più vicine avoi. Le possibilità sono infinite davvero, ogni spiaggiasarà migliore di quella precedente. Preparate il vostropic-nic e godetevi una delle isole più belle del mondo.Ricordate, guardate sempre il mare quando siete inbarca, i delfini sono sempre pronti ad accompagnarvie scortarvi! Una compagnia d'eccezione!Esplorare i fondali marini è un’altra attività must: conbombola o con tubo la vostra immersione in questeacque cristalline vi darà l’impressione di essere in unacquario naturale. Tartarughe, squali, razze, mante eanche lo spettacolare squalo balena vi invoglieranno atuffarvi nelle acque delle Maldive. Il fondale delle isoleè totalmente corallino e si trovano su un altopianosommerso in alcuni punti a più di 4000 metri di pro-fondità, permettendo tutti i tipi di immersioni. Se il budget ve lo permette, imbarcatevi per un paio digiorni in una crociera per immergervi in posti semprediversi: agli shark point per esempio, i tratti di maredove si creano le condizioni ideali per avvistare glisquali grigi e pinna bianca, e ai manta point dove cisono le cleaning station. Queste sono vere e proprie

a cura di Simona MisticoniEsecutivo Nazionale FABI Giovani

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Emozione di un posto speciale

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que per qualche ora concedetevi solo di guardare,guardare e guardare. Sì, state attenti al sole, le Maldivesi trovano vicino all’Equatore e le scottature sono fre-quenti.Le Maldive detengono il record di paese più piatto delmondo, nulla potrà ostacolare il tramonto sul mare,uno dei momenti più magici dopo una giornata di sole.La natura e voi, non avrete bisogno di altro per renderela vostra vacanza indimenticabileInfine, provate la pesca notturna: sotto un cielo stellatoche sembra impossibile, se vedrete l’acqua brillare adun certo punto, non preoccupatevi, non sta succeden-do nulla di strano. Alle Maldive si verifica un fenomenoparticolare, il fitoplancton bioluminescente del mareproduce una luce fluorescente quando è agitato, per-fettamente visibile al buio. Uno spettacolo per gli oc-chi. L'ennesimo. n

stazioni li lavaggio, tratti del reef dove vivono i pescipulitori e dove le mante passano regolarmente per farsi“tirare a lucido”. Poi ci sono le zone di plancton dovesi può nuotare con gli squali balena, i pesci più grandial mondo, lunghi fino a 17-18 metri. Ma le più belle so-no le immersioni in pass, alla maldiviana, buttandosidal dhoni e facendosi portare dalla corrente mentre labarca ti segue.Per un pausa gourmet consiglio di assaggiare uno deipiatti tipici locali, il mashuni. La cultura locale è chia-ramente influenzata dai paesi vicini, come l’India, loSri Lanka, l’Arabia, la Persia l’Indonesia, la Malesia el’Africa. Per questo la gastronomia ci ricorda il buoncurry indiano con un sapore più dolce, dato dal cocco.Se c’è un piatto tipico maldiviano è l’insalata Mashuni.Come potrebbe essere altrimenti? L’industria del ton-no nel paese degli atolli fa sì che l’insalata di tonno siala tipica colazione delle Maldive. Una deliziosa misceladi tonno, noce di cocco, peperoncino, limone e cipollaservita con il pane tradizionale del Paese, il Roshi, unaversione del Roti indiano o cingalese. Un buon frullatoo un tè nero della vicina Ceylon faranno il resto. Oradovete solo trovare l’ombra di una palma…E un’amaca su cui trascorrere ore, semplicementeguardando il mare. Ve lo meritate, questo è il postogiusto. Alle Maldive una delle cose migliori che si possafare è semplicemente non fare nulla. Sdraiatevi sul let-tino (o sull’amaca se preferite) e godetevi queste vistespettacolari. Avete mai visto un’acqua così turchese euna sabbia così bianca? Allora è il momento di cercaredi mantenere più vivido possibile questo ricordo, dun-

LE MALDIVE DETENGONO IL RECORD DI PAESE PIÙ PIATTO DEL MONDO,

NULLA POTRÀ OSTACOLARE IL TRAMONTO SUL MARE, UNO

DEI MOMENTI PIÙ MAGICI DOPO UNA GIORNATA DI SOLE

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di BiancaneveitazioniC

“Non mi pento dei momenti in cui ho sofferto; porto su di me le cicatrici come se fossero medaglie, so che la libertà ha un prezzo alto, alto quanto quello

della schiavitù. L’unica differenza è che si pagacon piacere, e con un sorriso... anche quando quel sorriso

è bagnato dalle lacrime”. Paulo Coelho - Lo Zahir

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