storie strampalate

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Se una storia ha una logica, un capo e una coda, qualche volta ci annoia. Ci piacciono le storie bizzarre, strane e anche un po' strampalate. E questa volta, che potevamo scriverle noi, ne abbiamo messe in sieme tre di strorie strampalate. Le abbiamo inventate, scritte e illustrate. Con un'unica avvertenza per il lettore: se non sei un po' bizzarro pure tu... lo diventerai. Le nostre sono storie magiche.

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Page 1: STORIE STRAMPALATE
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edizioni la meridianap a r t e n z e

AA.VV.

STORIESTRAMPALATE

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Page 3: STORIE STRAMPALATE

2013 © edizioni la meridianaVia G. Di Vittorio, 7 - 70056 Molfetta (BA) - tel. 080/3346971

www.lameridiana.it

[email protected]

ISBN 978-88-6153-000-0

Progetto curricolare lettura: “Dal libro all’autore, andata e ritorno” -Istituto Comprensivo di Margherita di Savoia - a.s. 2012/2013

Dirigente scolastico: Marina Attimonelli

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Indice

Pino birichino.................................................. 5Una strana notte di san Lorenzo..................... 15Kira il cane-cavallo.......................................... 23

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5STORIE STRAMPALATE

Pino birichino

Fino a quel momento Pino era sempre stato unbambino modello: il bambino più ubbidiente, piùonesto, più ordinato e più studioso del mondo.Per questo motivo tutti lo soprannominavano“Pino perfettino”. Quella mattina, però, accadde un fatto strano.Mentre si preparava per andare a scuola, gliapparve una fatina dai capelli turchini che lo tra-sformò in Pinocchio. Pino si guardò alla specchio:mica male il suo nuovo look da burattino di legno!Diede un calcio allo zaino e scappò nel bosco. Erafinalmente libero! Nel bosco si arrampicava sugli alberi, rovesciava icestini dei rifiuti, rincorreva gli animali selvaticiper spaventarli finché inciampò nella radice di unalbero e si conficcò il naso per terra. Che dolore!

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Pino era arrabbiatissimo: gridò tutte le parolacceche conosceva molto bene ma che non aveva maidetto in vita sua, perché era un bambino troppoeducato per farlo. Poco più in là vide una pozzanghera e ci si tuffòdentro: che divertimento! Si rotolava, schizzava,poi fece palline di fango che lanciava in aria. Loaveva desiderato tante volte, ma non aveva maiosato fare quell’esperienza prima di allora, perchédoveva stare sempre attento a non sporcarsi, intutte le situazioni: a casa, a scuola e persino quan-do giocava a pallone con gli amici, altrimentiavrebbe deluso tantissimo la sua mamma.All’improvviso gli venne fame. Che fare? Decisedi andare in città anche perché stava diventandobuio e non voleva perdersi nel bosco.Nella vetrina di una pasticceria vide unasplendida torta: sette piani di ciocco-lato e panna.Con un grosso sassoruppe la vetrina edentrò. Mangiò tuttoquello che poteva e poi

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si riempì le tasche, perché era scattato l’antifurto estava arrivando la polizia.

Mentre scappava incontrò dei bambini che stava-no formando le squadre per giocare a pallone.Siccome mancava un giocatore, gli chiesero se

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volesse giocare insieme a loro. Pino accettò moltovolentieri perché si ricordava che, quando era unbambino, era bravissimo in tutti gli sport ma nelcalcio soprattutto. La partita iniziò: Pino si preci-pitò sulla palla, la rincorse e poi, con tutta la forzache aveva nelle sue nuove gambe di legno, diedeun calcio fortissimo, riuscendo a fare goal, anzi unsupergoal, anzi un… AUTOGOAL! Noooo! Isuoi compagni di squadra erano disperati: si strap-pavano i capelli, si mordevano le mani, lo insulta-rono e lo cacciarono via. Pino cominciò a correre

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più forte che poteva perché per lui si metteva pro-prio male. Corse senza fermarsi finché vide delleluci e sentì una musica in lontananza. Si avvicinò a dare un’occhiatina: che meraviglia!Era un luna park con giostre di tutti i tipi, una piùbella dell’altra. Pino avrebbe voluto provarle tuttema non aveva nemmeno un centesimo. Si avvicinòalla biglietteria e disse al giostraio che il papà stavacercando parcheggio, ma sarebbe arrivato presto.Il giostraio si fidò e gli diede dieci gettoni. Pinoprima fece dei giri sull’autoscontro, poi salì sulla

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ruota panoramica, infine provò anche le monta-gne russe ma, con tutto quello che aveva mangia-to, si sentì male. Appena la giostra si fermò, sisdraiò sul prato più morto che vivo, ma poi videche il giostraio, che aveva capito di essere statoimbrogliato, stava correndo verso di lui infuriato escappò via.Pino era solo e disperato, non sapeva propriodove andare. Cominciava a sentire la mancanzadella sua cameretta comoda e calda, del suo lettopulito e, soprattutto, dell’affetto dei suoi genitori.Così decise di tornare a casa. Arrivato suonò ilcampanello ma non c’era nessuno. Ruppe il vetrodella sua camera, entrò e si buttò sul letto stan-chissimo. Subito gli venne uno strano desiderio,un desiderio che non aveva mai provato prima:sentì la voglia di saltare sul letto e senza togliersi lescarpe!Che divertimento, sembrava di stare sui gonfiabi-li!! Poi aprì l’armadio e si mise a giocare con tuttii giocattoli, uno dopo l’altro. Per la prima voltanon doveva preoccuparsi di rimetterli al loroposto, come la mamma gli aveva insegnato.Proprio mentre Pino si divertiva a dondolarsi sul

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lampadario, sentì delle voci in corridoio. Eranotornati i genitori ma, vedendo tutto quel disordi-ne, pensavano ci fossero i ladri e chiamarono lapolizia. I poliziotti lo presero ma lui gridava:

- Lasciatemi, lasciatemi, non sono un ladro. Questaè casa mia. Io abito qui!

I genitori non lo riconoscevano ed i poliziotti nongli credevano. Così lo arrestarono, gli misero lemanette e lo portarono in prigione. Mentre stava chiuso in cella, cominciò a piangeredisperato: si pentivadi essere un burattino di legno perché i genitorinon lo riconoscevano più. Certo adesso avevamolta più libertà di prima, di quando doveva esse-re sempre il bambino perfetto che tutti conosceva-no, ma quella libertà gli era costata molto cara. Inmeno di un giorno aveva perso la famiglia e nonaveva nemmeno più un posto dove andare. In piùlo avevano arrestato scambiandolo per un ladro. La fatina sentì il suo lamento e, mentre dormiva,lo trasformò nel bambino di prima.Il mattino seguente i poliziotti, non trovando più

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il prigioniero, aprirono lacella e lo liberarono. Pinotornò finalmente a casa. Igenitori gli corsero incontroe lo abbracciarono, felicissi-mi di rivederlo. Da quelgiorno furono molto meno severi ed esigenti conlui: la fatina aveva fatto una magia trasformandoanche loro.

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Finalmente Pino riuscì ad essere un bambino“normale” come aveva sempre desiderato. Unbambino non perfetto ma neppure troppo birichi-no. Insomma un bambino come tanti altri almondo.

La storia è nata dal desiderio dei bambini di cimentarsi nella continuazionedel libro di Stefano Bordiglioni, “Pino perfettino” (Emme Edizioni, 2003),utilizzando la tecnica del rovesciamento.Ins. Francesca Bellafronte

Gli autori: Ruggiero Balducci, Francesco Ciminiello, Michele Conversa, Angela Daloiso,Alessia Fiotta, Maria Pia Francavilla, Alessia Fucci, Giulia Galeotta, FedericaLamonaca, Ernesto Montinaro, Patrizio Netti, Domenico Paradiso, CristianPiemontese, Antonella Pizzi, Giuseppe Santobuono, Valentino Donato.

Le illustratrici: Angela Daloiso, Maria Pia Francavilla e Giulia Galeotta.

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Una strana nottedi san Lorenzo

Conoscete lo strano fenomeno che avviene duran-te la notte di san Lorenzo?Ebbene, la notte tra il nove e il dieci agosto, avvie-ne un fatto insolito: dal cielo cadono molte stellesulla Terra.Fin qui niente di strano, direte voi!Ma nell’anno duemiladue la pioggia di stelle si tra-sformò in un vero e proprio acquazzone.Quell’anno, come avviene di solito, gli abitanti diun piccolo paesino, situato sulle coste del MarAdriatico, si recarono sulla spiaggia per assistereallo spettacolo delle stelle cadenti. Ma quella voltale stelle non volevano proprio cadere perché sta-vano bene su nel cielo.

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Molti cominciavano ad annoiarsi e alcuni, delusi,stavano già pensando di ritornare a casa.Lungo tutta la spiaggia si sentiva il disappunto deipresenti:

- Uffa, che noia!- Che fatica per arrivare fino qui e vediamo soltantoil mare.- Che delusione, non me l’aspettavo!- Stare qui è una perdita di tempo.- Andiamo via!

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La Terra, vedendo la delusione dei suoi abitanti, sirivolse a Marte dicendo:

- Ti prego, amico mio! Ricambiami il favore che tiho fatto l’anno scorso, quando ti ho riscaldato unpo’ con i miei raggi, visto che stavi gelando deltutto. Fai cadere su di me qualche stella!

Marte acconsentì alla richiesta dell’amica e, appe-na vide un gruppetto di stelle, mise loro unosgambetto. Così quelle ruzzolarono, una sull’altra,e caddero velocemente sulla Terra. Le stelle cheriuscirono a salvarsi, fuggirono rapidamente dallaVia Lattea.

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Intanto sulla Terra, le persone che erano già diret-te verso le proprie case, sentirono un rumoreimprovviso. Alzarono la testa e videro una pioggiadi stelle che si dirigeva sulla folla.Tutti, presi dal panico, cominciarono a correre e agridare in cerca di un riparo.Successero scene apocalittiche.La signora Acciughini che, a dispetto del suonome, era abbastanza in carne, cominciò a corre-re dando spintoni a destra e a manca e facendocadere mucchi di persone come tanti birilli.La professoressa Miss Perfettina, una zitella seriae composta, si scompigliò tutti i capelli e cominciòad urlare:

- Toglietevi di torno! Io ho la precedenza! Sono lau-reata.

Dalla folla si sentì un coro di proteste:

- Buuu!

Nel fuggi fuggi, i coniugi Mambretti, con i lorosette figli, caddero nella fontana della piazza prin-

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cipale. Immediatamente si alzarono enormi colon-ne d’acqua che si riversarono sulla gente, facendo-la scivolare.Qualcuno gridò:

- Andiamo a protestare dal sindaco!

La proposta fu subito accolta, infatti la folla sidiresse, vociando, verso la casa del sindaco e, arri-vata a destinazione, cominciò a tempestare dipugni il portone della sua residenza.

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Il pover’uomo, che in quel momento si trovavasotto la doccia, uscì sul balcone con l’accappatoiorosa-fucsia della moglie che si era infilato in frettae furia.I cittadini, a quella vista, dimenticarono per unattimo le stelle cadenti e cominciarono a ridere acrepapelle.

- Cosa volete? urlò il primo cittadino.

Dalla folla si sollevarono urla di proteste che rag-giunsero anche la Luna che se ne stava nel cielo asonnecchiare tranquilla.La Terra, stufa per il caos che si era creato e per inumerosi bernoccoli che le stelle avevano procu-rato sulla sua crosta, esclamò:

- Non sopporto più queste stelle cadenti!

Quindi accelerò il suo movimento sulle orbite erispedì le sgradite ospiti sulla Via Lattea.E finalmente la pace ritornò sul pianeta.

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Gli autori: Calamita Michele, Capurso Gabriella, Caputo Raimondo, Daloiso Angelo PioDicorato Francesco Paolo, Dipaola Noemi, Ditrani Salvatore, Gjoni EmilianoLarovere Francesca, Lopizzo Michele, Messinese Michele, Osmanaj Sindi,Ricco Paola, Riondino Simone, Rizzi Elena, Sciarra Martina. ValentinoFrancesco.

Inss. Rossella Camporeale, Gilda Cocco, Rosaria Gorgoglione

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Kira il cane-cavallo

Quello che sto per raccontarvi è veramente incre-dibile!Gianni, un bambino di nove anni, acquistò, l’annoscorso, un cucciolo di labrador e lo portò a casa

sua. Chiamò il cagnolino Kirae chiese a suo padre dicostruire una cuccia in giardi-no per lui.Gianni dedicava tutto il suotempo libero alla cura del cuc-ciolo: gli portava dei croccan-tini energetici e gustosi damangiare e lo faceva giocarelanciandogli il frisbee.Fin qui, niente di straordina-rio, direte voi!

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Ma aspettate a sentire il seguito.Kira cresceva a vista d’occhio. Una mattinaGianni si accorse che il cane era talmente ingras-sato che non riusciva più ad uscire dalla sua cuc-cia. Spaventato corse a chiamare il padre.

- Aiuto, aiuto! - urlò Gianni - Presto, vieni a vederecosa è successo!

Quando il papà vide Kira rimase a bocca aperta edisse:

- Lo metteremo subito a dieta.

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Cominciarono così a ridurre la porzione dei croc-cantini, ma la statura e il peso di Kira continuava-no ad aumentare.Kira, preso dalla fame, divorava tutto ciò che tro-vava.Un giorno Gianni corse dalla mamma urlando:

- Corri mamma! Vieni a vedere! Kira si è spazzola-to tutti i nani da giardino e persino la cuccia.- Oh! Finalmente c’è qualcuno che mi aiuta! -esclamò la mamma tutta contenta - Spero che liabbia lucidati per bene.- Ma no, mamma! Cosa hai capito? Kira li ha man-

giati! le comunicò Gianni ancora incredulo.

A quella notizia la mamma precipitò a terra, privadi sensi, e dovettero pure soccorrerla.Il cane, o meglio il cagnone, fu portato immedia-tamente dal veterinario, ma il pover’uomo, dopovari tentativi per capire che problema avesse, nonriuscì a formulare alcuna diagnosi. Quindi si arre-se e congedò la famiglia, con mille scuse, senzaneanche prendersi la parcella.

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Dopo quella brutta notizia, la famiglia, sconsolata,tornò a casa.Nel giro di due o tre giorni, Kira raggiunse ledimensioni di un cavallo purosangue.Una sera, i genitori di Gianni, dopo che il bambi-no era andato a letto, si fermarono in salotto adiscutere se dovevano tenere oppure no il cane-cavallo.

- È diventato troppo grande - disse la mamma - nonpossiamo tenerlo.- Hai ragione! - affermò il papà - Ma dove potremmoportarlo?- Al canile - propose sua moglie.- Non lo prenderebbero. Forse sarebbe meglio affi-darlo a una fattoria…

Intanto Gianni, che non si era ancora addormen-tato e aveva sentito la conversazione che si svolge-va in salotto, piombò di scatto nella stanza pian-gendo:

- Vi prego, non me lo portate via! Io voglio starecon Kira.

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I genitori, per non dare un dispiacere al figlio,decisero di tenerlo, perciò costruirono in giardinouna cuccia molto più grande della prima.Gianni si divertiva un mondo a giocare con il suocane-cavallo, soprattutto quando lo portava aspasso, perché invece di condurlo al guinzaglio,come si fa con tutti i cani, lo cavalcava. Quindi eraKira che portava a spasso lui.Un pomeriggio, mentre stava passeggiando sullagroppa del cane, si trovò davanti un signore cheindietreggiò spaventato. Gianni lo rassicurò:

- Non aver paura del mio cane. Lo sto tenendo alguinzaglio!

Ma il signore si recò al Comando della PoliziaMunicipale che spedì una multa salatissima aigenitori del ragazzo.Quella non fu l’unica multa da pagare perché, neigiorni seguenti, ne arrivarono tante altre.Addirittura il postino, per non percorrere a piedila strada dall’Ufficio Postale all’abitazione dellafamiglia, aveva deciso di usare il monopattino disuo figlio maggiore.

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Il papà, stufo di pagare tutte quelle multe, un gior-no esclamò:

- Non ne posso più! Vorrà dire che, se non abbiamopotuto mandare il cane alla fattoria, ci trasferiremotutti in campagna.

E così fu.

Gli autori: Dambra Antonio, Defazio Veronica Mattia, Derosa Alessia, Derosa Sara,Di Monte Antonio Pio, Farano Savino, Ippolito Giorgia, LamonacaDomenico Giovanni, Lanotte Antonella, Larovere Alessio, Lopez Francesca,Ronzulli Gaia, Schiavone Mariagrazia, Seccia Martina, Sfregola Aniello,Soldani Savino, Vischi Maria Teresa.

Inss. Gilda Cocco, Rosaria Gorgoglione, Marianna Guglielmi

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Finito di stampare nel mese di marzo 2013presso edizioni la merdiana

Via G. Di Vittorio, 7 - Molfetta (BA)

la meridiana,a partiredai vissuti,dalle inquietudini,dalle marginalitàun itinerariodi ricerca edi incontropossibile per tutti:dall’identità alla relazionedal potere alla nonviolenza radicale.

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