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STORIA,FUNZIONI,PERSONALE,ORGANIZZAZIONE E DUE GRANDI CARABINIERI Realizzato da Alice Longo Classe 3A Scuola Sencondaria di Primo Grado Amedeo Avogadro, Vercelli

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Page 1: STORIA,FUNZIONI,PERSONALE,ORGANIZZAZIONE E DUE GRANDI CARABINIERI Realizzato da Alice Longo Classe 3A Scuola Sencondaria di Primo Grado Amedeo Avogadro,

STORIA,FUNZIONI,PERSONALE,ORGANIZZAZIONE E DUE GRANDI CARABINIERI

Realizzato da Alice Longo Classe 3A Scuola Sencondaria di Primo Grado Amedeo Avogadro, Vercelli

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I carabinieri occupano da sempre un posto privilegiato nell'immaginario e nella considerazione degli Italiani, di cui hanno accompagnato l'intera storia nazionale. Oggi l'Arma è una forza militare e di polizia all'avanguardia nei metodi e nelle tecnologie e ciò l'ha resa una della realtà italiane più apprezzate nel mondo.

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Le origini dell'Arma risalgono al 1814, quando Vittorio Emanuele I, re di Piemonte e Sardegna, istituì il Corpo dei carabinieri reali, con il compito di tutelare l'ordine pubblico. Armati di un fucile leggero e maneggevole ‒ la carabina, da cui deriva il loro nome ‒ e spesso dotati di cavallo, i carabinieri erano un corpo d'élite: basti pensare che per farne parte bisognava saper leggere e scrivere, in un'epoca in cui l'80% della popolazione era analfabeta. Il re volle anche che i carabinieri fossero considerati il primo corpo dell'esercito sabaudo. Tale prerogativa fu confermata al momento dell'unificazione italiana (1861), quando i carabinieri divennero la prima arma dell'esercito italiano. Da allora, quando in Italia si parla dell'Arma ‒ senza aggiungere altro e quindi intendendo l'Arma per eccellenza ‒ ci si riferisce ai carabinieri. Nel 1922 fu stabilito che i carabinieri fossero stabilmente impegnati anche in compiti di polizia e pubblica sicurezza, e ciò ne ha fatto ben presto il corpo militare più conosciuto e apprezzato dai cittadini. Il motto dell'Arma, creato nel 1914, è "Nei secoli fedele". Dal 2000 i carabinieri non sono più un'arma dell'esercito, ma una Forza armata autonoma.

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Da sempre l'Arma svolge funzioni militari e di pubblica sicurezza che la vedono impegnata nella lotta a ogni forma di criminalità (comune, mafiosa, terroristica). Questa duplice natura dell'Arma ha fatto sì che al suo interno si sviluppasse un'ampia gamma di professionalità, che si sono rivelate assai preziose nelle missioni internazionali, nelle quali ‒ oltre alle doti militari ‒ è fondamentale saper trattare con la popolazione civile e saper addestrare le locali forze di polizia. Per far fronte ai suoi numerosi impegni ‒ tra i quali non va dimenticata la protezione civile ‒ l'Arma può contare attualmente su 112.000 uomini, suddivisi in ufficiali (dai generali ai sottotenenti), ispettori (marescialli) e sovrintendenti (brigadieri), appuntati e carabinieri.

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La struttura organizzativa è assai complessa. Al vertice c'è il comando generale, che dirige, coordina e controlla tutte le attività; poi vi sono quattro organizzazioni (addestrativa, territoriale, mobile e speciale) e alcuni reparti per esigenze specifiche (il più celebre è quello dei corazzieri, il corpo di guardia del presidente della Repubblica). La maggior parte dei carabinieri, circa l'80%, opera nell'organizzazione territoriale, che è dislocata in modo capillare attraverso 700 comandi e circa 4.700 stazioni, spesso aperte 24 ore su 24. Guidate da un maresciallo, le stazioni sono la struttura di base dell'Arma, quella più vicina alle quotidiane esigenze di sicurezza dei cittadini. L'organizzazione mobile e speciale è invece composta da reparti altamente specializzati (tutela dell'ambiente, del patrimonio artistico, del lavoro e della salute), tra i quali i più famosi sono il GIS, Gruppo di intervento speciale e i RIS, Reparti per le indagini speciali, dotati di tecnologie assai sofisticate per analizzare la scena del crimine.

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Si arruolò volontario il 13 dicembre 1822 nel Reggimento "Piemonte Reale Cavalleria" divenendovi sottocaporale il 1° aprile 1829 e caporale il 1° luglio dello stesso anno. Prossimo al congedo, per ultima ferma, il 16 gennaio 1830, passò nel Corpo dei Carabinieri e fu destinato alla Stazione di Les Echelles, in Savoia. Nel 1833 un corpo armato di fuorusciti tentò di invadere la Savoia per accendervi la rivolta. Fallito un primo tentativo su Annecy, una colonna di circa cento armati, nella notte sul 3 febbraio 1834, varcò il confine raggiungendo di sorpresa il villaggio di Les Echelles, occupandolo.Nella tarda notte, il carabiniere Scapaccino, di quella Stazione, ignaro di quanto era accaduto, tornava a cavallo da Chambery, dove si era recato per servizio. Nonostante la località fosse già occupata, il carabiniere tentò ugualmente di forzarne l'ingresso. Circondato dai ribelli, gli fu ingiunto, sotto la minaccia delle armi, di aderire spontaneamente alla loro causa e di gridare "Viva la repubblica". Fedele al proprio dovere e pur consapevole che dalla risposta dipendeva la sua vita, il carabiniere oppose un fiero rifiuto, spronando il cavallo nella speranza di superare il cerchio degli armati. Fu però ucciso da due fucilate.Con sovrana concessione del 6 giugno 1834 alla Memoria del carabiniere venne conferita la Medaglia d'Oro al Valor Militare . La Medaglia d'Oro al Valor Militare conferita al carabiniere Scapaccino fu la prima ad essere assegnata ad un militare dell'Esercito sardo-piemontese, divenuto Esercito italiano con Regio Decreto del 4 maggio 1861.

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Arruolatosi volontario nell'Arma dei Carabinieri il 15 agosto 1939, divenne carabiniere il 15 gennaio 1940. Il 28 ottobre dello stesso anno venne mobilitato con la 608a Sezione Carabinieri e sbarcò a Tripoli il 23 novembre successivo. Tornato in Patria, dal 13 settembre 1942 fu aggregato alla Scuola Centrale Carabinieri di Firenze per frequentarvi il corso accelerato per la promozione a vice brigadiere, grado che conseguì il 15 dicembre successivo. Una settimana dopo venne destinato alla stazione di Torrimpietra, una borgata a 30 km. da Roma . Il 23 settembre 1943 venne fucilato dai tedeschi in località Torre di Palidoro.

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Dopo l'8 settembre 1943, a seguito dei combattimenti alle porte della Capitale, un reparto di SS tedesco si era installato nel territorio della Stazione di Torrimpietra, occupando una caserma abbandonata della Guardia di Finanza e sita nella Torre di Palidoro . In tale caserma, la sera del 22 settembre di quello stesso anno, alcuni soldati tedeschi, rovistando in una cassa abbandonata, provocarono lo scoppio di una bomba a mano: uno dei militari rimase ucciso ed altri due furono gravemente feriti. Il fortuito episodio fu interpretato dai tedeschi come un attentato.Il mattino successivo, il comandante del reparto si diresse alla Stazione di Torrimpietra per ricercarvi il comandante. Vi trovò, in assenza del maresciallo titolare della stazione, il vice brigadiere D'Acquisto, al quale chiese di individuare i responsabili dell'accaduto. Alle spiegazioni del giovane sottufficiale, che cercò inutilmente di convincerlo sulla casualità del tragico episodio, l'ufficiale tedesco decise la rappresaglia. Poco dopo, Torrimpietra fu tutta accerchiata e 22 innocenti cittadini furono rastrellati, caricati su di un autocarro e trasportati ai piedi della Torre di Palidoro.

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Il vice brigadiere Salvo D'Acquisto, consapevole della tragica situazione incombente sugli ostaggi, ancora una volta affrontò il comandante delle SS per rinnovare il tentativo di portarlo ad una obiettiva valutazione dei fatti. Nuovamente al giovane sottufficiale venne richiesto di indicare i responsabili del presunto attentato, ma la sua risoluta risposta negativa comportò una irragionevole e spietata reazione. Gli ostaggi vennero obbligati a scavarsi una fossa comune, chi con le pale portate dagli stessi militari germanici, chi con le mani. A questo punto, Salvo D'Acquisto si autoaccusò responsabile dell'attentato , chiese la liberazione degli ostaggi e venne fucilato al petto all’istante dai nazisti. Ai piedi della torre si concluse eroicamente la vita del vice brigadiere il 23 settembre 1943.

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