storia dell'acqua alta a venezia

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Ciclo di conferenze Storia e società nel territorio veneto Storia dell’acqua alta a Storia dell’acqua alta a Venezia Venezia Giannandrea Mencini 28 gennaio 2015 Sala Consiliare San Lorenzo - Venezia In collaborazione con In collaborazione con

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Ciclo di conferenzeStoria e società nel territorio veneto

Storia dell’acqua alta a Storia dell’acqua alta a VeneziaVeneziaGiannandrea Mencini

28 gennaio 2015Sala Consiliare San Lorenzo - Venezia

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Ciclo di conferenze: Storia e società nel territorio veneto

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L’acqua alta nella storia secolare di VeneziaQuesto fenomeno influenzò la vita della Serenissima nell’arco delle

varie epoche. Negli archivi storici, si conservano numerose annotazioni di più o meno antichi cronisti sul fenomeno dell’alta marea che caratterizzò la vita della città fin dalla sua nascita.

Il diacono Giovanni, nella Cronaca riporta cinque episodi di eventi naturali fuori dalla norma fra cui due acque alti eccezionali. “In quei tempi nella Venezia, il mare crebbe a tal punto che coprì oltre misura tutte le isole”, così Giovanni Diacono descrive il fenomeno avvenuto negli anni del dogado di Giovanni (764-804), mentre nell’886, sotto il governo di Giovanni II Particiaco, l’evento viene così decritto: “nei territori delle Venezia ci furono così grandi diluvi che l’acqua penetrò in tutte le chiese e le case”. L’attacco del mare fu sicuramente impetuoso fra il 1100 e 1110, quando le onde distrussero Malamocco.

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•Nel 1220 un violento uragano colpì l’isola di Ammiana e Costanzica e i lidi dell’attuale Cavallino.

•I cronisti dell’epoca ci dicono che nel 1359 le tempeste fecero vari danni a Pellestrina, nel litorale.

L’acqua alta nella storia secolare di Venezia

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• Nel 1410 un evento danneggiò tutte le cisterne della città recando danno a tutte le merci depositate nei magazzini e fondachi.

• Nel 1440 un uragano portò il flusso della marea fino a quasi 10 piedi di altezza, a tal punto che saliva sul margine a Marghera e Campalto nella gronda lagunare.

• Nel 1444 “l’acqua causò gravissimi danni ai mercanti”.

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• Anche il 1500 e il 1600 sono caratterizzati da fenomeni di questi tipo, in particolare si segnalano eventi nel 1535 e 1536.

• Nel 1551, le testimonianze storiche segnalano una disastrosa mareggiata che nel dicembre dello stesso anno obbligò il Maggior Consiglio a creare un “Collegio di cittadini”, eletti per scrutinio, che dovevano provvedere a ricostruire e restaurare le difese dei “lidi” danneggiate.

• Altra scrittura del 1600 (18-19 dicembre) ci riferisce di gravissimi danni causati da un fortunale: crebbe il mare con tanto impeto che, rotto in diversi luoghi il Lido, corsero così alte l’acque nella città che le barche andavano per la Piazza S. Marco.

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• Nel 1727 (21 dicembre) “L’acque arrivarono agli scalini dell’Altar Maggiore di Sant’Antonino” e nel 1738 (31 dicembre) “Fu l’acqua del mare altissima; essendo molti anni che non fu simile escrescenza, havendosi rovinato quasi tutti i pozzi e moltissime mercanzie”. Maree “altissime” sono segnalate nel 1742, 1746 e 1748.

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• Nel 1744 veniva posta la prima pietra dei “murazzi”. Questa imponente opera muraria di difesa dal mare si basava su un progetto dell’Abate Vincenzo Coronelli, perfezionato e realizzato poi da Bernardino Zendrini, matematico di Stato. Per l’ossatura dei murazzi si scelsero i marmi istriani mentre, in precedenza, erano costituiti solo da argini di terra e palizzate, quindi facilmente preda del mare in burrasca. Nel 1751 un tratto della grande muraglia era compiuto e nel 1783 la muraglia veniva allungata ulteriormente. Dopo soli 39 anni di lavori, se si pensa alle possibilità tecniche di allora, l’ampiezza dell’opera che raggiunse i 5297 metri così suddivisi: 4027 nell’isola di Pellestrina, 1270 a Sottomarina. A questi vanno aggiunti 11 Km a San Pietro in Volta e 5 km al Lido.

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• Nel 1794, per la prima volta un giornale, la “Gazzetta urbana veneta” dedica un articolo all’acqua alta, un articolo che tratta il fenomeno con semplicità, quasi con ironia, dove vengono messi in risalto gli aspetti più insoliti e curiosi, con i cittadini non particolarmente preoccupati dal fenomeno.

• Nel 1839 (5 dicembre) l’”Acqua alta fino ai primi gradini della porta del Seminario alle Zattere”.

• Successivamente nel 1848 viene segnalata acqua alta a 140 cm e nel 1867 l’acqua arriva a 153 cm.

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• L’evento del 1867 è l’ultimo raccontato dalle cronache, da questo momento iniziano le regolari osservazioni e registrazioni delle altezze di marea dal mareografo situato alla Punta della Salute.

• L’evento del 1867 è l’ultimo raccontato dalle cronache, da questo momento iniziano le regolari osservazioni e registrazioni delle altezze di marea dal mareografo situato alla Punta della Salute.

• Successivamente, con certezza a partire dal 1872, dopo un lungo periodo nel quale queste osservazioni erano raccontate da cronisti interessati ai fenomeni della natura, ed in particolare a quelli di una certa intensità, si passa alle osservazioni eseguite con metodi più scientifici.

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• Dal 1923 al 1966 Venezia ha visto 30 eventi di marea compresi tra +110 cm e +120 cm sul l.m.m., interessando cioè un territorio pari al 35% della città. Sedici eventi sono stati uguali o superiori a +120 cm, allagando cioè quasi il 69 % della città.

• Tra questi ultimi, l’alluvione del 1966, +194 cm, che ha allagato il 100% del suolo cittadino causando molti danni e che analizzeremo successivamente.

• Ma se questi fenomeni erano piuttosto rari nei primi anni del ‘900, negli anni cinquanta c’è stato un vistoso aumento della frequenza dei livelli di marea più alti. Il 1966 e gli anni seguenti confermano questa tendenza.

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Tra le principali cause, gli interventi antropici avvenuti nel bacino Tra le principali cause, gli interventi antropici avvenuti nel bacino lagunare:lagunare:

• L’apertura del ponte translagunare e l’arginatura delle valli da pesca tra il 1931 e il 1933.

• La costruzione della seconda zona industriale (1149 ettari strappati alla laguna e al libero flusso delle maree) e del canale industriale Sud, la bonifica delle barene per la costruzione dell’aeroporto Marco Polo a Tessera, le bonifiche a San Giuliano nella gronda lagunare e la costruzione dell’isola del Tronchetto, il tutto fra il 1957 e il 1961.

• Infine, tra il 1966 e 1968, la costruzione della prima fase della terza zona industriale (1190 ettari su i 4.035 previsti) e l’escavo del Canale Malamocco – Marghera detto dei Petroli, per portare le grandi petroliere dalla bocca di porto degli Alberoni alla zona industriale di Marghera.

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Tra le principali cause, gli interventi antropici avvenuti nel bacino Tra le principali cause, gli interventi antropici avvenuti nel bacino lagunare:lagunare:

• Fra questi da ricordare gli imbonimenti per la costruzione della prima zona industriale (860 ettari) e dei canali industriali Nord e Ovest fra il 1917 e 1924.

• L’escavo del canale Vittorio Emanuele da Venezia a Marghera e l’approfondimento del Canale della Giudecca (1919-1922).

• Le bonifiche agricole del 1930 ai margini della Laguna.

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4 Novembre 1966• il 100% della Città coperta dall’acqua;

• oltre il 90% con più di 50 cm di acqua;

• 1/3 della Città con quasi 80 cm di acqua;

• oltre 1 m d’acqua sopra la Piazza San Marco e le zonepiù basse della Città.

Ciò che conta ancor di più:

• per 30 ore la marea rimase sopra i +100 cm sullo 0 mareografico;

• per 12 ore la marea rimase sopra i + 150 cm sullo 0 mareografico.

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“…“…invertendo ogni regola e sconvolgendo ogni tradizione invertendo ogni regola e sconvolgendo ogni tradizione proprio nel momento in cui avrebbe dovuto calare, riprese a proprio nel momento in cui avrebbe dovuto calare, riprese a salire. A quel punto - erano le 18 - l'incolumità di Venezia parve salire. A quel punto - erano le 18 - l'incolumità di Venezia parve vacillare…”.vacillare…”.

““Quando, verso le 21, ormai contro ogni attesa, le acque Quando, verso le 21, ormai contro ogni attesa, le acque cominciarono a scemare, più d'uno dovette credere al miracolo. Il cominciarono a scemare, più d'uno dovette credere al miracolo. Il ritorno così tardivo alla regola fu un altro colpo di scena, un altro ritorno così tardivo alla regola fu un altro colpo di scena, un altro repentino voltafaccia. Così come era montata, la marea se ne repentino voltafaccia. Così come era montata, la marea se ne usciva dalla città, improvvisamente e con una violenza pari a usciva dalla città, improvvisamente e con una violenza pari a quella del suo accesso”.quella del suo accesso”.

4 novembre 1966“Murazzi” dopo l’alluvione

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“…“…le mura di Venezia, il 4 novembre, si sono aperte in una le mura di Venezia, il 4 novembre, si sono aperte in una decina di Punti per un totale di ottanta metri e per altri seicento si decina di Punti per un totale di ottanta metri e per altri seicento si sono slabbrate o lesionate o incrinate. Agli abitanti del luogo sono slabbrate o lesionate o incrinate. Agli abitanti del luogo parve giunta la fine del mondo: fin che il telefono funzionò, parve giunta la fine del mondo: fin che il telefono funzionò, invocarono aiuto da Venezia, poi fuggirono in barca alla volta del invocarono aiuto da Venezia, poi fuggirono in barca alla volta del Lido. Quando Venezia raggiunse le due borgate (Pellestrina e Lido. Quando Venezia raggiunse le due borgate (Pellestrina e San Piero in Volta) con una motozattera e alcuni vapori metà San Piero in Volta) con una motozattera e alcuni vapori metà della popolazione era già scappata via. della popolazione era già scappata via. A sera mentre il mare continuava a sbriciolare le colossali mura, A sera mentre il mare continuava a sbriciolare le colossali mura, Pellestrina era pressoché deserta”Pellestrina era pressoché deserta”. .

4 novembre 1966“Murazzi” dopo l’alluvione

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• circa 4.000 tonnellate di merci, materiali, attrezzi rese inservibili e abbandonate nelle calli e nei campi;

• “Scoppiate” per la pressione dell’acqua quasi tutte le cisterne interrate di nafta per riscaldamento, con la città invasa da una vera e propria “marea nera”;

• linee elettriche saltate, 430 cabine di trasformazione danneggiate, la città al buio per ore, la sera del 5 novembre è ancora senza energia elettrica 1/3 degli utenti, la normalità torna dopo una settimana;

• oltre 8.000 le linee telefoniche danneggiate;• 2.531 persone ricoverate in alloggi sostitutivi o locande (erano

10.000 le famiglie ancora abitanti ai piani terra);

4 novembre 1966I danni

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• 10 miliardi di lire (di allora) i danni al comparto del commercio;• 2.000 aziende artigiane su 2.700 danneggiate;• la quasi totalità delle industrie del vetro di Murano risultano colpite,

2.550 operai vengono messi in cassa integrazione;• distrutte le coltivazioni orticole di Sant’Erasmo, gravemente

danneggiate quelle del Cavallino;• danneggiati il Gran Teatro “La Fenice”, la Biblioteca Marciana, la

Fondazione “Cini” all’Isola di San Giorgio, la cripta della Basilica di San Marco è invasa dalle acque;

• complessivamente la stima dei danni viene fatta ammontare a 40 miliardi di lire.

4 novembre 1966I danni

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• lo scavo di canali di grande navigazione, molto profondi, incompatibili con l’ambiente lo scavo di canali di grande navigazione, molto profondi, incompatibili con l’ambiente lagunare;lagunare;

• l’eccessiva profondità delle bocche di porto e conseguentemente i volumi d’acqua elevatissimi l’eccessiva profondità delle bocche di porto e conseguentemente i volumi d’acqua elevatissimi scambiati tra mare e laguna con l’erosione dei fondali lagunari, soprattutto nella zona centrale;scambiati tra mare e laguna con l’erosione dei fondali lagunari, soprattutto nella zona centrale;

• la riduzione della superficie lagunare tramite:la riduzione della superficie lagunare tramite:• l’inbonimento di vaste aree (colmate) per le bonifiche agricole e per i nuovi insediamenti l’inbonimento di vaste aree (colmate) per le bonifiche agricole e per i nuovi insediamenti

industriali;industriali;• la chiusure delle valli da pesca al flusso delle maree;la chiusure delle valli da pesca al flusso delle maree;

• la subsidenza provocata dall’estrazione di acqua dolce dalle falde per le esigenze del Polo la subsidenza provocata dall’estrazione di acqua dolce dalle falde per le esigenze del Polo industriale di Margheraindustriale di Marghera..

4 novembre 1966Le cause del dissesto

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Principali modifiche in laguna e lungo la gronda lagunare

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• Il 4 novembre 1966 il nord e il centro d’Italia furono colpiti da una perturbazione molto forte. Alcune città risultarono sommerse dall’acqua, non solo Venezia, ma anche Milano, Trento e soprattutto Firenze. La situazione era drammatica anche nel Basso Polesine dove per svariati giorni si temette l’esondazione del Po. Molti fiumi veneti, come il Piave, il Brenta e il Livenza strariparono e nel Friuli Venezia Giulia, lo straripamento del Tagliamento, comportò l’allagamento di ampie zone e comuni del suo basso corso come Latisana;

• Trento è un’isola, 18 morti nelle valli così titolava il giornale “l’Adige” l’edizione di domenica 6 novembre 1966, due giorni dopo la sera dell’alluvione. Nelle valli la situazione era drammatica, sassi e fango avevano sommerso interi villaggi;

4 novembre 1966danni non solo a Venezia

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• Gli effetti dell’acqua alta all’interno della laguna, come ha spesso ricordato nei suoi interventi l’ing. Antonio Rusconi, furono riconducibili a tre tipologie: ingenti danni materiali, paralisi della vita cittadina e dei centri lagunari e rilevanti disastri economici e igienico-sanitari. Va sottolineato che i fatti alluvionali che colpirono la terraferma, e al dire il vero continuano purtroppo anche in questi anni, consistenti in dissesti idrogeologici montani, piene di torrenti e fiumi, esondazioni per rotte fluviali nella pianura, provocarono vittime umane o, comunque, rischi per le popolazioni, mentre in ambito lagunare, solamente nei litorali e in alcune isole interne vi furono condizioni tali da mettere a rischio la vita della popolazione. In effetti, oltre ai danni e disagi registrati, l’acqua alta non provocò reale rischio per la sicurezza della vita dei cittadini e infatti non si registrarono vittime allora, come oggi, a causa dei livelli di marea in città.

4 novembre 1966danni non solo a Venezia

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In questi anni, a partire dal 1968, nasceva ed agiva a Venezia il In questi anni, a partire dal 1968, nasceva ed agiva a Venezia il “Fronte per la difesa di Venezia e della sua Laguna”, organismo “Fronte per la difesa di Venezia e della sua Laguna”, organismo che avrà un peso non indifferente nelle discussioni sulla che avrà un peso non indifferente nelle discussioni sulla salvaguardia di Venezia e del suo ecosistema.salvaguardia di Venezia e del suo ecosistema.

Il Fronte era formato in gran parte da giovani, studenti, Il Fronte era formato in gran parte da giovani, studenti, lavoratori, commercianti, albergatori, riuniti in questo organismo lavoratori, commercianti, albergatori, riuniti in questo organismo privo di vere cariche elettive che, attraverso numerose privo di vere cariche elettive che, attraverso numerose manifestazioni e denuncie, cortei acquei e fiaccolate, processi e manifestazioni e denuncie, cortei acquei e fiaccolate, processi e cause, otterrà in breve tempo numerosi consensi e ampia cause, otterrà in breve tempo numerosi consensi e ampia attenzione dal mondo politico locale.attenzione dal mondo politico locale.

Il leader del movimento era il giornalista del Corriere della Sera e Il leader del movimento era il giornalista del Corriere della Sera e scrittore Indro Montanelli scrittore Indro Montanelli

Fronte Per la difesa di Venezia e della Fronte Per la difesa di Venezia e della laguna (1968-1973)laguna (1968-1973)

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Corriere della Sera 23/04/1970Corriere della Sera 23/04/1970Idro MontanelliIdro Montanelli

“…“…vi era qualcosa di commovente in questi ragazzi, che vi era qualcosa di commovente in questi ragazzi, che rifiutano qualsiasi contributo anche il più rifiutano qualsiasi contributo anche il più disinteressato, che si adunano negli scantinati, che si disinteressato, che si adunano negli scantinati, che si finanziano di tasca propria i manifesti, stampandoli e finanziano di tasca propria i manifesti, stampandoli e affiggendoli con le loro mani, e dedicano il tempo libero affiggendoli con le loro mani, e dedicano il tempo libero dagli studi e dal lavoro all’apostolato in mezzo ai dagli studi e dal lavoro all’apostolato in mezzo ai pescatori, agli operai, agli artigiani”. pescatori, agli operai, agli artigiani”. Questi giovani - sempre secondo Montanelli – non erano Questi giovani - sempre secondo Montanelli – non erano “acchiappanuvole” e la loro contestazione non “acchiappanuvole” e la loro contestazione non prescinde dai dati di fatto. Il loro pensiero è prescinde dai dati di fatto. Il loro pensiero è pressappoco questo: lo sviluppo industriale di pressappoco questo: lo sviluppo industriale di Marghera è stato, per Venezia, un’operazione in pura Marghera è stato, per Venezia, un’operazione in pura perdita. Questa città, non aveva i mezzi ne per avviarlo perdita. Questa città, non aveva i mezzi ne per avviarlo ne per tenerlo a freno. Era quindi fatale che avvenisse ne per tenerlo a freno. Era quindi fatale che avvenisse ciò che in realtà è avvenuto. Marghera è diventata ciò che in realtà è avvenuto. Marghera è diventata l’epicentro di un caotico processo urbano che, lungi l’epicentro di un caotico processo urbano che, lungi dall’alimentare Venezia, rischia di stritolarla, dall’alimentare Venezia, rischia di stritolarla, sottraendole il suo naturale elemento, la laguna, e sottraendole il suo naturale elemento, la laguna, e corrompendolo. Quest’errore ormai è irreversibile. corrompendolo. Quest’errore ormai è irreversibile.

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Corriere della Sera 23/04/1970Idro Montanelli

……La prima e la seconda zona industriale sono cosa La prima e la seconda zona industriale sono cosa fatta. Per poterle spiantare e trasferire fuori del fatta. Per poterle spiantare e trasferire fuori del comprensorio lagunare ci vorrebbe Stalin. Un regime comprensorio lagunare ci vorrebbe Stalin. Un regime come quello nostro non ne ha nè potrà mai averne la come quello nostro non ne ha nè potrà mai averne la forza. Il nostro obiettivo non è quindi di capovolgere la forza. Il nostro obiettivo non è quindi di capovolgere la situazione di fatto, ma d’impedire ch’essa seguiti a situazione di fatto, ma d’impedire ch’essa seguiti a svilupparsi a danno di Venezia. svilupparsi a danno di Venezia. Ecco perché vogliamo il vincolo (paesaggistico ndr). Ecco perché vogliamo il vincolo (paesaggistico ndr). Vincolo per noi significa l’alt alla terza zona (industriale Vincolo per noi significa l’alt alla terza zona (industriale ndr). Ma significa anche l’apertura di un nuovo discorso ndr). Ma significa anche l’apertura di un nuovo discorso su Venezia per un rilancio che s’intoni alla vocazione, su Venezia per un rilancio che s’intoni alla vocazione, alla tradizione, al carattere, alle particolari esigenze di alla tradizione, al carattere, alle particolari esigenze di questa città refrattaria a certe avventure come quella questa città refrattaria a certe avventure come quella dell’industrializzazione…”dell’industrializzazione…”

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• nel 1973 lo Stato promulga la Prima Legge Speciale per Venezia (Legge 171/73);

• essa introduce il concetto fondamentale di unitarietà e continuità fisica della laguna, la cui salvaguardia viene riconosciuta quale problema di “preminente interesse nazionale”;

• garantisce la salvaguardia dell'ambiente paesistico, archeologico, storico, artistico della città e della laguna;

• prevede la tutela dell'equilibrio idraulico e la preservazione dell'ambiente dall'inquinamento atmosferico e delle acque;

• ne assicura la vitalità socio-economica;• individua le competenze concorrenti di Stato, Regione e Comune

nell’opera di salvaguardia;

La prima legge specialelegge 171/1973

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• Art. 1. - la Salvaguardia di Venezia e della sua Laguna è dichiarata problema di preminente interesse nazionale. La Repubblica garantisce la Salvaguardia dell'ambiente paesistico, storico, archeologico ed artistico della città di Venezia e della sua laguna, ne tutela l'equilibrio idraulico, ne preserva l'ambiente dall'inquinamento atmosferico e delle acque e ne assicura la vitalità socio-economica nel quadro dello sviluppo generale e dell'assetto territoriale della Regione. Al perseguimento delle predette finalità concorrono, ciascuno nell'ambito delle proprie competenze, lo Stato, la Regione e gli Enti locali;

La prima legge specialelegge 171/1973

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• la Regione si deve dotare di “un piano comprensoriale, relativo al territorio di Venezia ed al suo entroterra. Il piano comprensoriale stabilisce le direttive da osservare nel territorio del comprensorio per la formazione e l'adeguamento degli strumenti urbanistici”;

• viene, inoltre, “istituita la Commissione per la salvaguardia di Venezia. La commissione per la salvaguardia di Venezia esprime il proprio parere sui progetti degli strumenti urbanistici generali dei comuni del comprensorio e del Consorzio per il porto e la zona industriale di Venezia-Marghera, che vengono redatti o modificati ai fini del loro adeguamento al piano comprensoriale”.

La prima legge specialelegge 171/1973

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• individuano gli obiettivi del Piano comprensoriale.

– la salvaguardia fisica e la difesa dal mare attraverso “l’abbattimento delle acque alte nei centri storici entro limiti tali da non turbare la funzionalità del sistema portuale, lo svolgimento delle attività quotidiane della popolazione …”;

Gli “indirizzi governativi” del 1975

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• individuano gli obiettivi del Piano comprensoriale. – un intero capitolo è dedicato a “Equilibrio idrogeologico ed unità

fisica ed ecologica della laguna” in cui si individua il sistema della regolazione delle maree tramite opere fisse che possano essere “successivamente integrate da parti manovrabili” e si prevede che la soluzione tecnica vada attuata con “gradualità” per “consentire una continua verifica degli interventi con il regime idrodinamico della laguna, con quello ecologico e con le funzioni portuali”, infine si richiede una attenta considerazione della influenza sul regime idrodinamico dell’apertura all’espansione della marea delle valli da pesca e delle aree imbonite ma non utilizzate;

– la “riduzione a livello normale dei fondali alle bocche di porto” (San Nicolò e Malamocco) “ora profondamente erosi dalle correnti”.

Gli “indirizzi governativi” del 1975

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• Art. 3 - fissa come vanno impiegati i fondi: “…per studi, progettazioni, sperimentazioni ed opere volte al riequilibrio idrogeologico della laguna, all'arresto e all'inversione del processo di degrado del bacino lagunare e all'eliminazione delle cause che lo hanno provocato, all'attenuazione dei livelli delle maree in laguna, alla difesa, con interventi localizzati, delle “insulae” dei centri storici e a porre al riparo gli insediamenti urbani lagunari dalle “acque alte” eccezionali, anche mediante interventi alle bocche di porto con sbarramenti manovrabili per la regolazione delle maree, nel rispetto delle caratteristiche di sperimentalità, reversibilità e gradualità…”;

La seconda legge specialelegge 798/1984

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• il Ministero dei lavori pubblici è autorizzato a procedere mediante ricorso ad una concessione da accordarsi in forma unitaria a trattativa privata, anche in deroga alle disposizioni vigenti, a società, imprese di costruzione, anche cooperative, o loro consorzi, ritenute idonee dal punto di vista imprenditoriale e tecnico-scientifico, nell'attuazione degli interventi. Nasce il Consorzio Venezia Nuova;

• Art. 4 - é istituito un Comitato costituito dal Presidente del Consiglio dei Ministri. Al Comitato è demandato l'indirizzo, il coordinamento ed il controllo per l'attuazione degli interventi previsti dalla presente legge. Esso esprime suggerimenti circa una eventuale diversa ripartizione dello stanziamento complessivo autorizzato in relazione a particolari esigenze connesse con l'attuazione dei singoli programmi di intervento.

La seconda legge specialelegge 798/1984

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• La terza legge speciale , la n. 360 dell’ 8 novembre 1991, prevede lo stanziamento di nuovi fondi ed estende l’azione di risanamento, disinquinamento, prevenzione da inquinanti e tutela ambientale di competenza della regione all’intero bacino scolante in Laguna e prevede che gli interventi in questo senso vadano coordinati con quelli di competenza statale volti all’arresto del processo di degrado del bacino lagunare.

La terza e quarta legge specialelegge 360/1991 e 139/1992

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• La quarta legge speciale, la n. 139 del 5 febbraio 1992, prevede il proseguimento dei programmi di intervento per la salvaguardia di Venezia e della sua laguna e, in particolare, all’art. 3 la legge prevede che gli interventi statali siano eseguiti secondo il “Piano Generale degli Interventi” approvato dal Comitatone e che i fondi disponibili siano impiegati per gli interventi relativi a:

La terza e quarta legge specialelegge 360/1991 e 139/1992

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• a) Opere di regolazione delle maree;• b) Adeguamento e rinforzo dei moli foranei alle tre bocche di porto

lagunari;• c) Difesa dalle acque alte degli abitati insulari;• d) Ripristino della morfologia lagunare;• e) Arresto del processo di degrado della Laguna;• f) Difesa dei litorali;• g) Sostituzione del traffico petrolifero;• h) Apertura delle valli da pesca all’espansione delle maree.• Nella suddivisione dei fondi, la legge prescriveva che la somma destinata

agli interventi di cui alle lettere d) ed e) non dovesse essere superiore al 25% del totale e specificava che l’utilizzo dei fondi relativi alla realizzazione delle opere di regolazione delle maree fosse subordinata alla verifica, da parte del citato Comitatone, di un adeguato avanzamento dei restanti interventi (lettere b – h) nonché dell’acquisizione del parere della Regione Veneto e dei Comuni di Venezia e Chioggia sul relativo progetto.

La terza e quarta legge specialelegge 360/1991 e 139/1992

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• A oltre quarant’anni dall’alluvione, la città è andata progressivamente attrezzandosi per affrontare con il minor impatto possibile le alte maree.

• Le centraline telefoniche e le cabine delle linee elettriche sono state messe ad altezze tali da non poter essere danneggiate dalle maree, anche eccezionali;

• il riscaldamento a metano (come espressamente previsto dalla legislazione speciale), ha consentito l’eliminazione delle cisterne sotterranee di nafta che il 4 novembre 1966, allagate, avevano, come ho ricordato in precedenza, sparso il selciato, sui muri, sui monumenti, uno spesso manto oleoso;

Le misure in atto in difesa della città

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• Nei litorali, che durante l’alluvione del 1966 ma anche con le acque alte eccezionali del 1979 e 1986, avevano ceduto in più punti, il lavoro prima compiuto dal Magistrato alle Acque di Venezia, poi dal suo concessionario unitario per le opere di difesa di Venezia e della sua laguna Consorzio Venezia Nuova, di rafforzamento e manutenzione delle coste e dei “murazzi”, ha raggiunto risultati importanti e apprezzabili, tali da mettere sostanzialmente tutti i lidi un condizioni di sicurezza e con essi la laguna.

• Il sistema di previsione e segnalazione maree tramite il suono ripetuto di sirene (dal 7 dicembre 2007 al suono della sirena segue un segnale con diversi livelli sonori in scala che ha la funzione di indicare con più precisione il livello di marea atteso) non presente nel 1966 è operativo ed efficace.

Le misure in atto in difesa della città

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• Il “Centro di Osservazione e Segnalazione Alte Maree” nato nel 1968, dal 1980 chiamato “Centro Previsioni e Segnalazioni Maree” e recentemente diventato “Istituzione” con sede presso Palazzo Cavalli sul Canal Grande a fianco di Ca’ Farsetti sede municipale, ha l’obiettivo di realizzare le previsioni di marea per la laguna veneta e allertare la popolazione qualora fosse previsto un livello di marea tale da provocare possibili disagi alla circolazione o danni alle cose;

Le misure in atto in difesa della città

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In caso di alta marea, la pedonalità del centro storico è garantita nei punti più bassi da percorsi sopraelevati su passerelle in legno. Il servizio di posa è curato dalla società Veritas mentre spetta al Centro Previsioni e Segnalazioni Maree segnalare agli operatori le previsioni per intervenire tempestivamente. Il servizio inizia il 15 settembre e termina il 30 aprile di ogni anno, seguendo quella che comunemente viene definita "stagione mareografica" ovvero il periodo in cui normalmente si verificano episodi di marea sostenuta.

Le misure in atto in difesa della città

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Le misure in atto in difesa della città

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La difesa delle acque alte ha previsto:

• Il rialzo delle rive e delle pavimentazioni per rendere alcune zone della città al riparo delle alte maree fino a 120 cm sul livello del mare;

• La progettazione delle opere alle bocche di porto per la regolazione delle maree – Sistema Mose.

• La difesa ambientale ha previsto interventi di ripristino morfologico, messa in sicurezza di alcune aree fortemente inquinate e il miglioramento delle qualità delle acque e dei sedimenti.

• La difesa dalle mareggiate ha previsto la ricostruzione di spiagge e dune costiere.

Le misure in atto in difesa della città

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Rialzo della pavimentazione a Venezia

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• Le opere mobili sono costituite da schiere di paratoie installate sul fondale delle bocche di porto. Si definiscono "mobili" poiché in condizioni normali di marea esse sono piene d'acqua e restano adagiate nelle strutture di alloggiamento realizzate sul fondo del mare (ciascuna paratoia è vincolata alle strutture di alloggiamento attraverso cerniere).

Il Sistema MOSE

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• Quando, invece, è prevista una marea superiore alla quota di salvaguardia, le paratoie vengono svuotate dall'acqua mediante immissione di aria compressa. In questo modo esse si sollevano, ruotando attorno all'asse delle cerniere, fino ad emergere. Con questo sistema si è in grado di isolare, temporaneamente, la laguna dal mare e di bloccare il flusso della marea.

Il Sistema MOSE

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• Le bocche restano chiuse per la durata dell'acqua alta e per i tempi di manovra delle paratoie (in media, 4,5 ore complessivamente). 18 sono le paratoie previste alla bocca di Chioggia, 19 a quella di Malamocco, mentre alla bocca di Lido, larga il doppio, è prevista una isola artificiale, già costruita, tra due schiere rispettivamente di 20 (Lido-Treporti) e 21 (Lido-S. Nicolò) paratoie.

Il Sistema MOSE

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• Una conca di navigazione alla bocca di Malamocco (richiesta dall'Autorità Portuale di Venezia) per il transito delle navi, dovrebbe garantite l'operatività del porto anche con le paratoie in funzione. Alle bocche di porto di Lido e Chioggia, porti rifugio e piccole conche di navigazione consentiranno il ricovero e il transito delle imbarcazioni da diporto, dei mezzi di soccorso e dei pescherecci anche con le paratoie in funzione.

Il Sistema MOSE

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Il Sistema Mose dovrebbe essere realizzato secondo i proponenti entro il 2017, i costi previsti sono di circa 5.493 milioni di Euro mentre i costi annuali per la manutenzione e gestione si aggirano intorno agli 11 milioni di Euro.

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• Il Sistema Mose, dopo numerosi studi e approvazioni di esperti scientifici anche internazionali, è l’unico progetto alle bocche di porto che ha avuto un via libera ufficiale dal Governo italiano ottenendo negli anni diverse approvazioni sia da parte del Governo di centrodestra e sia da quello di centrosinistra.

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• L’opposizione all’opera è arrivata specialmente dal Comune di Venezia e dal mondo ecologista. Il Comune e, sostanzialmente anche gli ecologisti, per molto tempo hanno contestato l’iter autorizzativo dell’opera, l’impatto ambientale e paesaggistico, i costi dell’opera e della sua manutenzione e, inoltre, il fatto che non siano mai state studiate e sperimentate opere alternative meno impattanti, meno costose e reversibili. I progettisti dell’opera hanno sempre respinto tali accuse.

• I lavori di completamento dell’opera oggi hanno raggiunto un avanzamento di oltre l’85%.

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• Bisogna tuttavia ricordare che l’Amministrazione comunale di Venezia guidata dal Sindaco Massimo Cacciari, su iniziativa delle Commissioni consiliari competenti (X^ e IV^), aveva emesso il 30 giugno 2005 un avviso pubblico con cui venivano promosse delle audizioni in merito ai progetti alternativi al Mose, la cui presentazione doveva avvenire entro il 15 luglio 2005. Entro la scadenza dell’avviso furono depositati nove progetti considerati alternativi al Sistema Mose. Tali progetti più volte presentati al pubblico e discussi in sede di Consiglio Comunale non furono mai presi in considerazione dal Governo italiano e sostanzialmente respinti nel 2006 dall’allora Ministro alle Infrastrutture Antonio Di Pietro;

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• Il 4 giugno 2014 è esploso lo “Scandalo Mose”. La Magistratura, dopo alcuni anni di controlli e intercettazioni telefoniche, per la presunta e in molti casi accertata presenza di tangenti per la realizzazione dell’opera, ha emanato trentacinque provvedimenti di arresto con oltre un centinaio di indagati. I vertici del Consorzio Venezia Nuova sono stati praticamente azzerati dall’inchiesta mentre l’indagine ha scatenato un terremoto politico con l’arresto di numerosi politici di livello locale, regionale e nazionale.

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L’acqua alta e Piazza San Marco

• Negli ultimi decenni la Piazza San Marco, completamente o parzialmente, è finita sotto acqua periodicamente. Più di 250 volte all’anno, quando la marea raggiunge +65 cm, l’acqua inizia ad allagare il nartece della basilica di San Marco e la pavimentazione all’ingresso della stessa basilica. Man mano che cresce, l’acqua invade le superfici più basse della Piazza. Con +80 cm, già ampie zone della Piazza come le Procuratie vecchie sono lambite dall’acqua, con +90 cm due terzi della Piazza sono sott’acqua e con +100 cm (di media più di 7 volte all’anno) la Piazza è completamente sommersa.

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• Per contrastare l’allagamento della Piazza San Marco, lo Stato Italiano aveva progettato a cura del Consorzio Venezia Nuova concessionario per le opere di salvaguardia del Magistrato alle Acque di Venezia - Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, una serie di interventi approvati dal Magistrato alle Acque di Venezia - Comitato di Magistratura (e quindi dallo Stato ndr.), dal Comune di Venezia e dalla Soprintendenza per i BB.AA. di Venezia.

L’acqua alta e Piazza San Marco

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• Il progetto generale prevedeva di:Il progetto generale prevedeva di:

1. bloccare l’allagamento per sormonto rialzando almeno fino a +100 il molo sul bacino di San Marco e la pavimentazione retrostante senza modificare il livello della pavimentazione della piazza, oltre a una serie di interventi di consolidamento della riva per fronteggiare il moto ondoso provocato dal traffico intenso dei natanti;

2. impedire l’allagamento per risalita dai tombini e per infiltrazione, attraverso l’isolamento dell’antica rete di cunicoli e loro relativo restauro. Contemporaneamente si proponeva di predisporre un nuovo sistema di raccolta e collettamento delle acque piovane collegato a una stazione di sollevamento da installare ai giardini Reali per consentire il deflusso dell’acqua in laguna in caso di alta marea;

3. collocare una membrana impermeabilizzante in bentonite per contrastare l’allagamento per filtrazione.

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• Costo dell’intero intervento: 100 Milioni di Euro.

• Con i lavori di restauro del Campanile di San Marco, si è intervenuti nell’area adiacente al Campanile stesso con restauro e consolidamento della pavimentazione e interventi di impermeabilizzazione. Il resto degli interventi non sono stati eseguiti per cui l’area della Basilica di San Marco, vaste aree della Piazza e la zona delle Procuratie vecchie continua da essere allagata anche con modesti eventi di marea.

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Conclusioni• Oggi bisogna constatare, diversamente dai secoli scorsi dove

come ricordava Zucchetta addirittura un’acqua alta eccezionale era occasione per far giochi in allegria, di svago o addirittura ispirazione per divertenti commedie come quella scritta da Francesco Gritti nel 1769, che l’acqua alta è vissuta dalla popolazione con grande disagio e con una insofferenza maggiore rispetto al passato, probabilmente anche per il cambiamento del tessuto sociale della città sempre meno “giovane” e più “vecchia” con esigenze pertanto di vita diverse.

• Situazioni sociali mutate, attività economiche sempre più legate allo sviluppo turistico, diminuzione dei finanziamenti per la tutela e il restauro dei monumenti storico-architettonici e delle stesse abitazioni dei residenti, i cambiamenti climatici in atto, rendono sempre più indispensabile fermare le acque alte a Venezia.

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