stagione di monta - unite · presta ad essere impiegato nel turismo equestre e per l’equitazione...

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QUIRIS Razza Murgese Stagione di Monta Anno di nascita 2000 Nazionalità Italiana Padre Bramante Madre Collana Mantello Morello Altezza 160 Torace 188 Stinco 22 2002 3° classificato al Mercato Concorso del Cavallo Murgese - Noci (BA) 2004 2° classificato al II Raduno del Cavallo delle Murge - Ortelle (LE) 2005 1° classificato al III Raduno del Cavallo delle Murge - Ortelle (LE) Il MURGESE è una razza equina italiana. È originario delle Murge, una regione geografica della Puglia, da cui deriva il nome. Si tratta di un territorio inospitale, che ha trasmesso a questa razza grande rusticità con arti robusti e zoccoli molto solidi, adatti per muoversi velocemente e con grande sicurezza nonostante la corporatura massiccia. La tranquillità, unita alla fierezza e alla resistenza fisica, sono alcune caratteristiche che contraddistinguono i cavalli di razza murgese, oltre al caratteristico mantello morello che, esposto al sole, appare lucido ed uniforme. CARATTERISTICHE MORFOLOGICHE - Statura variabile da 1,48 m ad 1,70 m - Testa di media lunghezza non leggera, ma assolutamente mai grossolana, a profilo montonino (per le linee più tradizionali) o rettilineo, mai camuso - Occhi dolci e vivaci - Fronte larga - Narici ampie - Orecchie di media grandezza ma ben diritte - Garrese largo e poco rilevato con linea dorso-lombare quasi sempre corretta; - Arti con buona intelaiatura scheletrica e masse muscolari ben sviluppate; - Zoccoli molto resistenti e di colore nero, con unghia forte e compatta; - Mantello generalmente morello corvino, più raramente grigio-ferro con testa di moro La stella bianca sulla fronte non è tollerata, come nessun altro segno bianco, poiché il mantello morello corvino zaino (uniforme) è il risultato di secoli di selezione che hanno portato a constatare che gli zoccoli scurissimi sono più adatti a calpestare il pietroso terreno delle murge. Inoltre il mantello morello era l’unico presente sino agli anni Cinquanta, quando uno stallone lipizzano (neapoli- tano steaka), utilizzato per rinsanguare una razza paren- te, trasmise in linea femminile il mantello grigio con estre- mità e arti scurissimi (per questo tollerato dagli allevatori), che non intaccava la funzionalità del cavallo ma aggiun- geva fascino a una razza pura e millenaria. Grazie alle attente selezioni e agli sforzi degli allevatori per mantenere pura la razza, col passare degli anni questo cavallo ha dimostrato di avere ottime attitudini, tanto che l’allevamento è in forte espansione. Peraltro i cavalli di razza murgese sono docilissimi e si abituano facilmente a essere adoperati per la monta inglese. Per questo sono adatti al turismo equestre e all’equitazione di campagna. Il portamento fiero ed esuberante, la velocità di apprendi- mento li rendono spettacolari in caroselli e manifestazioni di arte equestre. È comunque un cavallo di poche pretese, robusto e resistente, gran lavoratore per natura e ideale anche per gli attacchi, apprezzate nel dressage e nell’alta scuola (es. Ferrari, Ninconanco o Qualimbò in Puglia). Altre linee di sangue hanno un aspetto più “moderno” e conservano un carattere più caldo ma altrettanto propen- so al lavoro e all’apprendimento e hanno un aspetto nobi- le e fiero (es. gli stalloni Paisiello e Nesio).

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QUIRISRazza Murgese

Stagione di Monta

Anno di nascita

2000

Nazionalità

Italiana

Padre

Bramante

Madre

Collana

Mantello

Morello

Altezza

160

Torace

188

Stinco

22

2002 3° classificato al Mercato Concorso del Cavallo Murgese - Noci (BA)2004 2° classificato al II Raduno del Cavallo delle Murge - Ortelle (LE)2005 1° classificato al III Raduno del Cavallo delle Murge - Ortelle (LE)

Il MURGESE è una razza equina italiana.È originario delle Murge, una regione geografica dellaPuglia, da cui deriva il nome.Si tratta di un territorio inospitale, che ha trasmesso aquesta razza grande rusticità con arti robusti e zoccolimolto solidi, adatti per muoversi velocemente e congrande sicurezza nonostante la corporatura massiccia.La tranquillità, unita alla fierezza e alla resistenza fisica,sono alcune caratteristiche che contraddistinguono icavalli di razza murgese, oltre al caratteristico mantellomorello che, esposto al sole, appare lucido ed uniforme.

CARATTERISTICHE MORFOLOGICHE- Statura variabile da 1,48 m ad 1,70 m- Testa di media lunghezza non leggera, ma

assolutamente mai grossolana, a profilo montonino(per le linee più tradizionali) o rettilineo, mai camuso

- Occhi dolci e vivaci- Fronte larga- Narici ampie- Orecchie di media grandezza ma ben diritte- Garrese largo e poco rilevato

con linea dorso-lombare quasi sempre corretta; - Arti con buona intelaiatura scheletrica

e masse muscolari ben sviluppate; - Zoccoli molto resistenti e di colore nero,

con unghia forte e compatta; - Mantello generalmente morello corvino,

più raramente grigio-ferro con testa di moro

La stella bianca sulla fronte non è tollerata, come nessunaltro segno bianco, poiché il mantello morello corvinozaino (uniforme) è il risultato di secoli di selezione chehanno portato a constatare che gli zoccoli scurissimi sonopiù adatti a calpestare il pietroso terreno delle murge.Inoltre il mantello morello era l’unico presente sino aglianni Cinquanta, quando uno stallone lipizzano (neapoli-tano steaka), utilizzato per rinsanguare una razza paren-te, trasmise in linea femminile il mantello grigio con estre-mità e arti scurissimi (per questo tollerato dagli allevatori),che non intaccava la funzionalità del cavallo ma aggiun-geva fascino a una razza pura e millenaria.Grazie alle attente selezioni e agli sforzi degli allevatoriper mantenere pura la razza, col passare degli anni questocavallo ha dimostrato di avere ottime attitudini, tanto chel’allevamento è in forte espansione. Peraltro i cavalli dirazza murgese sono docilissimi e si abituano facilmente aessere adoperati per la monta inglese. Per questo sonoadatti al turismo equestre e all’equitazione di campagna.Il portamento fiero ed esuberante, la velocità di apprendi-mento li rendono spettacolari in caroselli e manifestazionidi arte equestre. È comunque un cavallo di poche pretese,robusto e resistente, gran lavoratore per natura e idealeanche per gli attacchi, apprezzate nel dressage e nell’altascuola (es. Ferrari, Ninconanco o Qualimbò in Puglia).Altre linee di sangue hanno un aspetto più “moderno” econservano un carattere più caldo ma altrettanto propen-so al lavoro e all’apprendimento e hanno un aspetto nobi-le e fiero (es. gli stalloni Paisiello e Nesio).

Cavallo della Murgia, ossia il cavallo interamente morel-lo allevato nella dorsale pugliese, assume particolarerilievo essendo tra le poche razze giunte ai nostri giorniin purezza ancorché numericamente assai vicina alpunto critico per la sua sopravvivenza. E’ difficile docu-mentare attraverso quali tappe è passato l’allevamentodi questa razza, un tempo destriero in mille battaglie edin seguito valido motore animale nei trasporti e nell’a-gricoltura. Cavallo nobile, in quanto, antico, allevatoesclusivamente dall’aristocrazia, di fatto secondo alcunistorici l’iniziatore della razza fu Federico II di Svevia.Alcuni storici fanno risalire al 1496 le origini ufficialidella razza, quando grandi feudatari come gliAcquaviva d’Aragona conti di Conversano e i Caraccioloduchi di Martina Franca contribuirono alla selezionedella razza murgese. Al processo di selezione contribuìanche la Repubblica di Venezia che, tra il XV ed il XVIsecolo, scelse la zona delle Murge per il piu’ importantedei suoi allevamenti, con al centro la celebre masseria"la Cavallerizza". Viste le caratteristiche del murgesecorti Europee come quella di Vienna importarono stal-loni murgesi, da due dei quali, Napolitano eConversano, discenderanno le due famiglie più impor-tanti della razza di Lipizza. Con i Savoia, è stato declas-sato a cavallo da tiro e agricolo poi, con l’avvento dellameccanizzazione a metà ‘900, a cavallo da carne. Nel1926 il Ministero dell’Agricoltura, in collaborazione conl’allora "Regio Deposito Stalloni" di Foggia, oggi IstitutoIncremento Ippico, diede inizio in Puglia alla selezionedella razza cavallina Murgese e asinina di MartinaFranca. A questa attività di selezione si affianca dal 1948l’Associazione Regionale Allevatori dell’Asino diMartina Franca e del Cavallo delle Murge fondata dall’On. Motolese e un gruppo di 22 allevatori. Granduca daMartina, ritenuto il capostipite con il portamento piùelegante e distinto, Nerone, il capostipite della linea concaratteristiche più presenti, muscolose e robuste, eAraldo delle Murge, sono ritenuti i capostipiti dellarazza e delle tre linee di sangue che da essi prendono ilnome. Il murgese è un cavallo docilissimo che difficil-mente fa uso di difese, mentre si abitua con grande faci-lità all’uso della sella e dei finimenti. Per queste doti sipresta ad essere impiegato nel turismo equestre e perl’equitazione di campagna. Un’altra importante caratte-ristica, accanto all’ubbidienza è la capacità di apprendi-

mento che lo rende idoneo ai complicati esercizi dell’al-ta scuola, al dressage e alla ippoterapia. In virtù dellafacilità dell’addestramento e del buon carattere, tra glisvariati utilizzi figura anche quello negli spettacoliequestri. Il clima delle Murge, caratterizzato da inverniparticolarmente rigidi, per l’esposizione alle correntigelide che scendono dai Carpazi e dai Balcani, e da esta-ti caldissime durante le quali tutto l’ambiente assume lecaratteristiche del predeserto, hanno conferito a questarazza la grande rusticità che la contraddistingue.L’allevamento è brado, ed in genere senza alcun riparo.Anche la resistenza alle malattie è notevole: le affezioniorganiche sono pressochè sconosciuti in questi cavalli. Larobusta costituzione scheletrica e muscolare trova com-pletamento in un epidermide forte e spessa che svolgeun’importante funzione protettiva contro le punture diinsetti e la vegetazione spinosa. Il Murgese è altresì unottimo pascolatore e un valorizzatore di terreni poveri,specie collinari. Da sottolineare, infine, l’impiego delMurgese come cavallo da servizio da parte del CorpoForestale dello Stato. Attualmente il suo destino pare rivolgersi verso attivitàdi tipo sportivo. Infatti è stato già impiegato con succes-so in discipline equestri e in talune di queste ha dimo-strato ottime potenzialità (attacchi, trekking, turismoequestre e di campagna, dressage, fondo). Il trekking ,gli attacchi e l’equitazione da campagna sembrano esse-re discipline sportive e del tempo libero in cui il Murgeseeccelle particolarmente. Infatti, per questo tipo di sportè richiesto un tipo morfologico che presenti arti solidi ezoccolo durissimo, robusta intelaiatura scheletrica,buone andature, resistenza, fondo, docilità, volenterosi-tà ed un bell’aspetto; requisiti questi posseduti dalMurgese, e, cosa più importante nella massima poten-zialità. Il mantello è morello e grigio ferro con testa, arti e crinineri; la sua altezza al garrese deve oscillare tra i 1.55 mt.e 1.68 mt. nel maschio e tra 1.50 mt. e 1.62 nelle femmi-ne di 30 mesi d’età.

UNICO DI MARZAGLIARazza Anglo-Arabo

Stagione di Monta

Anno di nascita

2002

Padre

Uranium de Lage

Madre Mantello

Sauro

Altezza

163

Torace

192

Stinco

21

Partendo dall’osservazione, apparentemente semplicema geniale, che il cavallo arabo si è imposto, nel corsodei secoli, come miglioratore di tutte le razze da sellae che il puro sangue inglese, già prima dellaRivoluzione Francese, risultava il prodotto di un’atten-ta selezione, in grado anch’esso di migliorare le razzeincrocianti, a partire dal 1750 alcuni allevatori dellaNormandia e in particolare l’Haras du Pin avviaronol’incrocio di queste razze con l’obiettivo di realizzareun buon cavallo da sella.All’inizio non vi era la consapevolezza dell’eccezionalitàdel risultato zootecnico che l’allevamento equino avreb-be ottenuto a distanza di qualche decennio.Vero grande impulso alla costituzione della razza fudato da Napoleone Bonaparte per rifornire e dotare gliufficiali dell’esercito di cavalli particolarmente resistenti,nevrili, veloci e allo stesso tempo equilibrati.Fino al 1850 questa nuova razza è considerata come unasorta di puro sangue “Francese”. È in questo periodoche il direttore generale di Haras, E. Gayot, definisce lecaratteristiche di questo cavallo nuovo, che successiva-

mente sarà denominato anglo-arabo: «prodotto ditaglia intermedia, tra l’arabo e il puro sangue inglese, diconformazione molto armonica, con leve più lunghe,taglia più elevata, tronco più strutturato e andature piùampie rispetto all’arabo; più compatto e massicciorispetto al puro sangue inglese; il suo sistema nervoso èmeno suscettibile, i suoi prodotti sono meno eccitabili,con minori esigenze di allevamento in particolare perl’alimentazione».L’allevamento dell’anglo-arabo si sviluppa in modo mas-siccio nel Limousin e nel sud-ovest della Francia.Nel 1860 sono istituite le corse per l’anglo-arabo e qual-che anno dopo l’anglo-arabo diventa ufficialmente unanuova razza.Dopo la Seconda Guerra Mondiale l’anglo-arabo siimpone nell’attività sportiva affermandosi a livellointernazionale e olimpico in varie discipline: dressage,concorso ippico, corse in piano.Attualmente questa razza polivalente è molto apprez-zata dal mercato e viene utilizzata per migliorare lealtre razze da sella.

Verver di Marzaglia

KAMAL EL DINPuro Sangue Arabo

Stagione di Monta

Anno di nascita

1984

Padre

Clarnet

Madre

Kalib

Mantello

Baio

Altezza

147

Torace

180

Stinco

19

Il cavallo arabo è il capolavoro della zootecnia di tutti itempi. Tra le razze attualmente esistenti quella araba èla più antica, risalendo le sue origini a oltre 3000 anniavanti Cristo. È il cavallo dei beduini del deserto.Sulle sue origini esistono diverse leggende. La più affa-scinante lo vuole discendente da sette capostipiti sceltida Salomone tra i 40.000 cavalli da cocchio e i 10.000 dasella che egli possedeva.I cavalli arabi, introdotti in Europa all’epoca dell’inva-sione del bacino del Mediterraneo ad opera dei Mori,oggi sono allevati in tutto il mondo.A seconda delle aree geografiche ove sono situati gli alle-vamenti mondiali più importanti abbiamo la linea purerussian, la pure polish, la cabret, quella egiziana, ecc.Ciascuna di queste linee - all’interno della razza puro-sangue arabo - ha cercato di preservare nei secoli lapurezza dei caratteri genetici dei soggetti capostipiteche l’hanno originata, esattamente come facevano ibeduini del deserto che con vero fanatismo non permet-tevano l’incrocio tra purosangue arabi di linea diversa. Questa razza ha condiviso con il beduino la dura vita deldeserto e ne ha patito le difficili condizioni climatiche:basti pensare alla notevole escursione termica tra nottee giorno che nel deserto è altissima.Da millenni esso trasmette la sua salute, la sua bellezza,la sua forza, la sua intelligenza: è il miglioratore pereccellenza. Non a caso il 75% delle razze esistenti è statomigliorato con incroci con l’arabo e il 100% delle razzeda corsa, prima fra tutte quella purosangue inglese, èottenuta dall’arabo.La sua eccezionale resistenza alla fatica si spiega conl’armonia del suo apparato locomotore, nelle compo-nenti ossee e muscolari, perfettamente correlata a quel-

la dei grandi apparati organici. Può correre due giornisotto un sole dardeggiante senza bere né mangiare!Il cavallo arabo ha una vita media di 21 anni ed esprimeil meglio di sé tra il 7° e il 14° anno.La sua altezza deve oscillare tra 1.45 e 1.55 mt, il suopeso varia dai 380 ai 450 kg.La testa è di una bellezza scultorea, gli occhi straordina-riamente dolci, grandi ed espressivi, le orecchie mobili econvergenti, il collo mobile e sottile, la linea superioremagnifica, la coda leggera, attaccata alta, gli arti agili erobustissimi.La sua eleganza nei movimenti è eccezionale: non cam-mina, danza.La sua docilità, è testimoniata anche dalla storia passa-ta: Napoleone non cavalcò che arabi, docilissimi anchesotto il tiro nemico e fra lo scoppio delle granate.Il grande pubblico - poco esperto - lo immagina a tortofocoso. Una delle maggiori doti, invece, è proprio quel-la di essere equilibrato. Centri specializzati in ippotera-pia usano cavalli arabi proprio per le doti di intelligen-za, docilità ed equilibrio di questa razza.

L’ARABO EGIZIANOIl cavallo arabo è un figlio della natura e non una razzaartificiale creata per dare forma reale all’ideale di bel-lezza e perfezione insito nell’uomo.Il cavallo arabo egiziano o Assill (scritto Asil) discende intutte le linee del suo pedigree da cavalli allevati dalletribù beduine stanziate nella Penisola Araba, senza alcu-na introduzione di sangue esterno.Ogni tribù aveva selezionato dei particolari fenotipi(aspetto e forma esteriore di un cavallo) in base allecaratteristiche del territorio in cui viveva: pianura o col-

lina, fondo sassoso o sabbioso, tipo di alimentazioneconsentito dal clima. Ecco allora che i cavalli del desertonord arabico erano più alti e robusti con frequenti mar-cature bianche, mentre quelli del Sud erano più piccoli,asciutti, dalla testa più bella, dal carattere più “freddo”e affezionato all’uomo, senza o quasi marcature bian-che. È quest’ultimo il vero cavallo del deserto, quelloimmortalato nei dipinti e cantato nelle poesie, il famosoArabo del Nejd, mentre gli Arabi del Nord sono i cosid-detti arabi da corsa, che hanno dato origine, intornoalla metà del 1700, al PuroSangue Inglese da corsa.

Le leggendePer gli islamici il cavallo Asil era un dono di Allah, dariverire, coccolare e proteggere. Molto tempo prima chegli Europei si rendessero conto della sua esistenza, ilcavallo del deserto aveva assunto un ruolo fondamenta-le per la sopravvivenza dei beduini stessi.Si credeva che la fronte prominente, tipica della razzaAbeyyat e di alcuni Saqlawyat, portasse dentro di sé labenedizione di Dio, pertanto più la fronte era promi-nente, più il cavallo era protetto e benedetto.La Mitbah, cioè l’attaccatura della testa con il collo,molto arcuata, era segno di coraggio, mentre una codaattaccata alta sulla groppa e portata sempre alta, deno-tava orgoglio e carisma.Queste particolarità fisiche unite a un carattere freddo,estremamente facile da addestrare, leggero nelle anda-ture e attaccatissimo all’uomo erano grandemente sti-mate e i beduini erano disposti a tutto pur di riprodurlee fissarle nel proprio allevamento.In parte per motivi religiosi e in parte per la salute e ilbenessere della tribù, la razza si sviluppava in quasi tota-le isolamento. La tradizione di allevamento in purezzaera un dogma, prescritto da Dio.Il cavallo Arabo del deserto era principalmente uno stru-mento di guerra. Le grandi fattrici da guerra erano leregine incontrastate: coraggiose, fredde, capaci di ripor-tare all’accampamento i feriti.Un proverbio recita : «abbiate cura delle vostre fattrici:nel loro ventre si cela il vostro futuro, sul loro dorso lagloria di Dio, nella loro anima un tesoro».

LE RAZZEAbeyyah Om Jurays. Il nome significa “dalla coda por-tata molto alta”. Le caratteristiche principali sono latesta piccola, con fronte molto più sporgente di tutte lealtre razze, marcatamente triangolare, il musello picco-lo, ganasce larghe e sporgenti, orecchie piccole e moltoarcuate, dorso di giusta lunghezza e morbido, gambelunghe e forti.Essenzialmente ne esistono due rami: il ramo Hanan equello di Magidaa.Del ramo Hanan la fattrice fondatrice è dell’allevatoreHans Nagel e le sue due figlie più famose sono Ghazal eAshraff. Esemplari rappresentativi sono le famiglie crea-te dallo stesso Nagel, che in quasi 40 anni ha dato vita auna popolazione di cavalli incredibilmente tipici e belli.Molti dei suoi prodotti sono nelle scuderie del MedioOriente e rappresentano la tipicità in senso assoluto.Dal ramo di Magidaa sono discesi alcuni tra gli stallonimoderni più convincenti, come Ruminaja Alie e suo fra-tello pieno Alidaar.La razza Dahmah Shahwaniyah rappresenta la combina-zione vincente per quanto riguarda l’ equilibrio e la sim-

metria generale. Secondo validi studiosi e allevatori, que-sta razza, insieme alla Abeyyah Om Jurays, è la base soli-da su cui creare un giusto allevamento. Nel corso deidecenni, infatti, si sono dimostrate le più sicure dal puntodi vista fenotipico e questa sicurezza è stata possibile solograzie a un’accurata e maniacale selezione di incroci.Della razza Dahmah Shahwaniyah ci sono due famigliegrandi e una terza che si è separata almeno 2 secoli fa epertanto ha assunto caratteristiche diverse.Alla famiglia di Bint Sabah appartengono le razze piùfamose dell’Ansata Arabian Stud e quindi AnsataSabiha, Glorieta Sabdana e sua nipote Ansata Halisha.Dalla famiglia di Farida provengono due sottorazzemolto diverse tra loro: la famiglia di Farida-Moheba e lafamiglia di Farida-Deena. I primi sono cavalli grigi chiaris-simi, con musello rosa, dalla testa, espressione e carismaclassici. Dalla seconda famiglia discende il famoso AnazaEl Farid, caratterizzato da dorso lungo e liscio, testa sotti-le, movimenti imperiosi, larghi diametri degli stinchi.L’altra famiglia, separatasi secoli fa, è quella di Bint ElBahreyn, che non essendo mai stata allevata in estremaconsanguineità, non possiede più un fenotipo definito.Caratteristiche fondamentali sono la testa a forma ditriangolo con fronte molto larga, il collo di media lun-ghezza tendente al corto nella pura razza e le gambedall’ossatura sottile. Il dorso e la groppa sono i punti diforza. Il dorso è corto, largo, con spina dorsale ben sca-vata tra i muscoli lunghi dorsali; la groppa è lunga,larga, tendenzialmente piatta, con attaccatura moltoalta della coda. Anticamente i cavalli appartenenti aquesta razza erano per lo più bai o sauri piuttosto scuri,infatti la parola Dahmah significa ’’scura’’ o ’’nera’’.Intorno alla metà degli anni ‘20 con l’immissione dellostallone Mansour, grigio chiaro da generazioni, gradual-mente anche il colore di base mutò in grigio.Il nome della razza Hadbah Enzaniyah significa “dallalunga criniera”. Si tratta di cavalli dalla morfologia sotti-le, con collo sottile, posteriori più piccoli rispetto alle spal-le, testa triangolare, in genere dritta, con orecchie sottilie arcuate, occhi alti e di grandezza media. Il dorso è piùlungo dei Dahman e la groppa corta. L’apertura toracicapiù stretta delle altre razze li fa sembrare lunghi e stretti.Fanno parte di questa razza Thee Desperado, suo padreMinstril, Ibn Galal, Al Adeed Al Shaqab, Dalul KhofoAswan Kamel Hadban Enzahi, Nazeer Nashua, Maksous.Della razza Kuhaylan, che significa “dai bellissimi occhineri”, esistono solo poche sottorazze, due delle qualirarissime: la Kuhaylah Rodan, la Kuhaylah inshass (diBint El Sheikh) e la Kuhaylah Kurush. La Rodan è la piùfamosa, anche perché ha caratteristiche ben marcate,come la potenza; sono, infatti, cavalli possenti, massicci,alti, molto simili ai cosiddetti Arabi di linea russa.Sono cavalli dal movimento eccezionalmente ampio epotente, dalle testa grande larga alle mascelle, frontelarghissima, dai dorsi possenti e muscolati, dai posterio-ri e dalle spalle enormi.Saqlawiyah significa “la cavalla che scalcia quandogaloppa”. Negli ultimi cinquant’anni è diventata larazza sinonimo di Moniet El Nefous, una delle fondatri-ci più prolifiche e affascinanti.È la più grande e variegata delle razze di egiziani.Tradizionalmente sono cavalli dal temperamento più acce-so, sottili, dalla muscolatura leggera e non evidente. Leteste sono allungate, più strette, con il musello piccolissi-mo e delicato, il collo lungo, tendelzialmente a cigno.

QUARNAROTiro Pesante Rapido

Stagione di Monta

Anno di nascita

2000

Padre

Gonzales

Madre

Iria

Mantello

Sauro bruciato

Altezza

158*

Torace

228*

Stinco

26*

* a 30 mesi

La storia della razza Cavallo Agricolo Italiano da TiroPesante Rapido (CAITPR) prende ufficialmente il via nel1927 con la nascita della prima generazione di puledriregistrati nelle stazioni di fecondazione selezionate isti-tuite con Regio Decreto del 13 agosto 1926.Storicamente l’Italia non ha mai annoverato nel propriopatrimonio equino alcuna razza da tiro pesante, tutta-via a partire dal 1860, la consistente concomitanza diinteressi che si palesò sia tra le autorità militari dopo l’u-nità nazionale, sia tra le realtà agricole delle medie egrandi imprese del Nord Est della penisola, favorì azionimirate alla creazione di una stirpe di equidi atta al sod-disfacimento di esigenze così incombenti.Dal 1926 si iniziò a operare nelle “stazioni selezionate”individuando gruppi di fattrici che rappresentassero labase materna originaria della razza; nell’anno successivola prima generazione controllata avviava la costituzionedi genealogie italiane di cavallo di tipo "agricolo-artiglie-re", altrimenti denominato "derivato bretone". La culladella razza risultò fin dai suoi esordi il bacino geograficodella pianura del Veneto, di Ferrara e del Friuli. Tuttavia,nel corso del processo evolutivo della razza, si è assistito auna progressiva espansione lungo la dorsale appenninicae in ampie aree dell’Italia centro-meridionale.Il Libro Genealogico (LG), costituito nel 1927, contaattualmente oltre 6.300 capi di cui 3.300 fattrici, rag-gruppati in ben oltre 1.000 allevamenti.Al fine di valorizzare la razza sono stati istituiti concorsimorfologici (la prima edizione della Mostra Nazione di

Verona è datata 1934) dedicati prevalentemente airiproduttori ma a cui aderirono numerosi allevatori pre-sentando anche fattrici e puledre di pregio. Furono inol-tre ideati meccanismi marketing ante litteram struttura-ti come prove funzionali per esemplari maschi di tre equattro anni durante le quali era prevista l’effettuazio-ne di percorsi nei quali destreggiarsi con carico prestabi-lito in tempi precisi e a diverse andature. L’ufficializzazione dell’attuale denominazione CavalloAgricolo Italiano da Tiro Pesante Rapido - CAITPR comericonoscimento dello standard di razza autonoma perquesto tipo di produzione equina, va inquadrata nelperiodo a cavallo tra il ‘40 e il ‘50.Sul finire degli anni ‘50 è stato istituito il LibroGenealogico, in sostituzione del precedente controlloselettivo della produzione attivato nel 1927 nelle cosid-dette “stazioni selezionate”. Sul finire degli anni ‘70 la gestione del LibroGenealogico (LG) passò dall’Istituto d’Incremento Ippicodi Ferrara (ex Deposito Stalloni militare) all’AssociazioneNazionale Allevatori del Cavallo Agricolo Italiano da TPR(ANACAITPR) che attualmente se ne occupa su delega esotto il controllo del Ministero per le Politiche Agricolee Forestali. Il marchio della razza è uno scudo con al suo interno unascala a cinque pioli che riproduce il simbolo della città edella provincia di Verona a rimarcare il legame storicod’origine con questa zona. I soggetti iscritti al LibroGenealogico (LG) sono valutati una prima volta “sotto

madre” a un’età compresa tra due e sette mesi circa.Viene fatta poi una seconda valutazione a 30 mesi perl’accesso definitivo al LG.Il marchio è apposto alla coscia sinistra ai puledri valu-tati positivamente “sotto madre”, mentre il secondomarchio viene impresso sul collo sempre sul lato sinistroa 30 mesi.Il CAITPR può essere ben allevato in stabulazione oppu-re allo stato brado. Negli allevamenti bradi è invece possibile valorizzare ipascoli anche più difficili o di qualità modesta. Risulta quindi un valido strumento per la gestione deglispazi naturali e delle zone caratterizzate da fragili equi-libri ecologici. Questa razza ha conservato il suo caratte-

re docile, ed è particolarmente adeguato ad essere uti-lizzato nelle attività alle redini lunghe. Gruppi di appas-sionati lo impiegano tutt’oggi nel lavoro agricolo e neilavori forestali di esbosco. Resta comunque un eccezio-nale riproduttore per la selezione di muli pesanti che èperaltro da sempre una delle attitudini storiche dellarazza. Il carattere mansueto e la sua insospettabile nevrilità(aspetto sempre curato nella selezione attuale) ne fannoun cavallo ideale per gli amatori degli sport d’attacco,senza tuttavia compromettere un’ulteriore dose di valo-re aggiunto grazie alla possibilità d’impiego nelle azien-de che si dedicano ad attività agrituristiche e nondime-no escursioni naturalistiche nei parchi e nelle riserve.

BRAVEUR DAVIERSella Francese

Stagione di Monta

Anno di nascita

1989

Padre

Grand Veneur

Madre

Gala Monotiere

Mantello

Baio

Altezza

165

Torace

190

Stinco

22

La denominazione Cavallo da sella francese è recente. Èstata introdotta ufficialmente nel 1958 con appositodecreto del Ministro dell’Agricoltura, ma non si tratta ineffetti di una nuova razza.Questo cavallo deriva dal mezzo sangue del XIX secolo cheaveva beneficiato dei ripetuti incroci con il puro sangueinglese e i suoi derivati. Questi cavalli erano destinatianche all’attacco e al trotto montato, impiego che servì aselezionare le caratteristiche di resistenza. Anche il grandestallone VAS-Y DONC, capostipite della razza, risale a unafamiglia di trottatori.Il sella francese oggi è un cavallo di buon modello, digrande taglia, potente, con andature ampie ed elastiche,di conformazione armonica; atleta ben strutturato e conmuscolatura impressionante. Carattere calmo e docilequando è a riposo, nevrile e generoso quando deveimpegnarsi nell’attività agonistica, è in sostanza sovrap-ponibile a un puro sangue con maggiore potenza.

L’obiettivo di selezione di questa razza è stato quello ditrasformare, attraverso una progressiva evoluzione, uncavallo carrozziere in un cavallo da sella.In questo processo ha svolto un ruolo fondamentale ilpuro sangue che ha permesso di ottenere un cavallo conmolta forza e molto “sangue”, facendo estrema atten-zione alla conservazione delle caratteristiche strutturali.L’immissione di nuovi apporti di sangue attraverso l’an-glo-arabo e il trottatore francese ha determinato qual-che caratteristica particolare, ma ha permesso di mante-nere qualità fondamentali di espressione, struttura eforti articolazioni.Dopo il 1945 gli allevatori puntarono alla specializzazio-ne sportiva: concorso ippico, dressage, completo e corsein piano riservate ai mezzo sangue. La ricerca dell’atti-tudine al salto e la selezione verso questo obiettivo hapermesso a questo cavallo di affermarsi a livello inter-nazionale negli ultimi decenni.

TU REVIENSSella Francese

Stagione di Monta

Anno di nascita

1985

Padre

Uriel

Madre

D’ou viens da Ibrahim

Mantello

Sauro

Altezza

168

Torace

208

Stinco

22

La denominazione Cavallo da sella francese è recente. Èstata introdotta ufficialmente nel 1958 con appositodecreto del Ministro dell’Agricoltura, ma non si tratta ineffetti di una nuova razza.Questo cavallo deriva dal mezzo sangue del XIX secolo cheaveva beneficiato dei ripetuti incroci con il puro sangueinglese e i suoi derivati. Questi cavalli erano destinatianche all’attacco e al trotto montato, impiego che servì aselezionare le caratteristiche di resistenza. Anche il grandestallone VAS-Y DONC, capostipite della razza, risale a unafamiglia di trottatori.Il sella francese oggi è un cavallo di buon modello, digrande taglia, potente, con andature ampie ed elastiche,di conformazione armonica; atleta ben strutturato e conmuscolatura impressionante. Carattere calmo e docilequando è a riposo, nevrile e generoso quando deveimpegnarsi nell’attività agonistica, è in sostanza sovrap-ponibile a un puro sangue con maggiore potenza.

L’obiettivo di selezione di questa razza è stato quello ditrasformare, attraverso una progressiva evoluzione, uncavallo carrozziere in un cavallo da sella.In questo processo ha svolto un ruolo fondamentale ilpuro sangue che ha permesso di ottenere un cavallo conmolta forza e molto “sangue”, facendo estrema atten-zione alla conservazione delle caratteristiche strutturali.L’immissione di nuovi apporti di sangue attraverso l’an-glo-arabo e il trottatore francese ha determinato qual-che caratteristica particolare, ma ha permesso di mante-nere qualità fondamentali di espressione, struttura eforti articolazioni.Dopo il 1945 gli allevatori puntarono alla specializzazio-ne sportiva: concorso ippico, dressage, completo e corsein piano riservate ai mezzo sangue. La ricerca dell’atti-tudine al salto e la selezione verso questo obiettivo hapermesso a questo cavallo di affermarsi a livello inter-nazionale negli ultimi decenni.

CANIGO IIAsino Catalano

Stagione di Monta

Data di nascita

17/05/2006

Nazionalità

Spagnola

Padre

Pigot

PIGOT

Madre

Pita

Mantello

Nero

Altezza

146

Torace

159

Stinco

19

L’asino catalano è una razza molto antica, discendenteda quello somalo, citata addirittura da Plinio il Vecchio.Per la sua mole e il suo carattere servizievole, è stato uti-lizzato nei lavori agricoli fino alla metà del XX secolo.Nella sola Catalogna la popolazione, all’inizio delNovecento, era di 50.000 esemplari.Nel 1916 a New York è stata dichiarata la miglior razzaasinina del mondo. Per le sue caratteristiche l’asinoCatalano è stato utilizzato, attraverso gli incroci, per lacreazione di altre razze: l’asino di Martina Franca, l’asi-no di Maiorca e il Mammoth Jackstock nordamericano.La meccanizzazione dei lavori agricoli fin dagli anniSessanta portò in disuso l’impiego di questi animali chenel corso del secolo hanno conosciuto un vertiginosodecremento demografico; nel 1988 si stimavano appena100 asini catalani, e nei 10 anni successivi la popolazio-ne è aumentata di soli 79 capi.

Sia pure limitato, il nuovo incremento demografico hamomentaneamente posto fine a quella che sembravaun’inarrestabile condanna all’estinzione dell’asino catala-no. Ciò, anzitutto, grazie alla valorizzazione operatadall’Associació del Foment de la Raça Asinina Catalana(AFRAC), che ne ha incentivato l’allevamento e la diffu-sione. A ottobre 2004 risultavano dai registri dell’AFRAC336 asini catalani, ma la popolazione attuale, consideran-do i capi non registrati, è stimata in circa 500 esemplari.L’asino catalano ha una forma longilinea e una grandemole che gli conferiscono notevole forza e un carattereplacido e mansueto. Presenta un mantello nero o baioscuro, con il muso, il contorno degli occhi e il ventre grigichiari e con sfumature rossastre alle orecchie e sul dorso.La sua altezza al garrese è variabile dai 135 ai 164 cm, conun peso dai 350 a 450 Kg. La testa è grande, il collomuscoloso e le orecchie ampie e lunghe da 38 a 42 cm.

BERGADÀPERLA

TARCANOLIMPICA

MARISCAL

SALADA{

{

{PITA

BERGADÀPERLA

TARCANPUBILLA II

MARISCAL

RISPA{

{

{

L’asino domestico discenderebbe, secondo vari autori,dal selvatico africano (Equus asinus africanus) il cui man-tello è fondamentalmente fulvo e grigio.Gli asini selvatici vivono in branchi non molto numerosie si dice che siano guidati da una vecchia asina, anzichéda uno stallone, come generalmente avviene nei cavalliselvatici. L’asino selvatico vive in località povere di vege-tazione, desertiche e pietrose, grazie alla sua grandesobrietà e resistenza, che gli consentono anche periodi-che migrazioni, se si rendono necessarie per la scarsa dis-ponibilità foraggera.Oltre che lungo le coste dell’Africa orientale settentriona-le, vive e ha vissuto in Siria, Mesopotamia, Afghanistan,Persia, Russia asiatica meridionale, Tibet, Mongolia, ecc.Alcuni autori ritengono che dall’Equus asinus africanussiano originate due sottospecie.Una specie, quasi estinta, di taglia minore (m 1,15 al gar-rese) con striscia scura in corrispondenza della lineadorso-lombare e con una linea trasversale pure scuraalle spalle formante, con la prima, la cosiddetta lineacrociata o croce di Sant’Andrea.

L’altra specie - Equus asinus taeniopus - di taglia mag-giore (m 1,25 al garrese) è priva quasi sempre della listacrociata e si è originata lungo la zona costiera africanadel mar Rosso e anche dell’Ogaden e in Dancalia.L’asino sarebbe stato addomesticato per la prima voltain Numidia.In Europa la specie fu conosciuta tardi, nel Neolitico. Isuoi resti fossili vi compaiono solo alla fine dell’epocadel bronzo e dell’epoca del ferro.Il mulo, quale prodotto dell’incrocio tra il cavallo e l’asi-no e la cui raffigurazione compare sui bassorilievi assiri,sembra che sia stato prodotto, la prima volta,nell’Occidente asiatico e precisamente nell’Asia Minore,in epoca immediatamente successiva all’immigrazionemongola. In Asia si hanno specie equini affini all’asino:l’Ermione (Equus hermionus) e l’Onagro (Equus onage).

DIFFERENZIAZIONI CON IL CAVALLOL’asino si differenzia dal cavallo per le seguenti princi-pali caratteristiche anatomiche e di conformazione este-riore: minore statura; mancanza di un tipo brachimorfo;

testa pesante e grossolana con arcate orbitarie e crestezigomatiche pronunciate; ganasce molto sviluppate;labbra grosse; orecchie lunghe; garrese poco sviluppato;dorso spesso insellato; groppa stretta e spiovente (muli-na); ventre grande e cascante; arti sottili e asciutti; piedestretto e piccolo (incastellato), con la suola molto conca-va e con l’unghia durissima; pelo meno abbondante epiù grossolano; criniera meno abbondante, con pelidiritti; coda non interamente rivestita di peli, ma soloverso l’estremità; mancanza delle castagnette (tipicirilievi cornei alla superficie interna dell’avambraccio edal lato interno del metatarso) agli arti posteriori. Ilraglio dell’asino non è meno caratteristico, quanto tipi-camente rumoroso.

L’ASINO NELLA STORIA E NELLE TRADIZIONI È noto come l’asino sia stato oggetto di culto o mezzodi sacrificio nell’antichità classica dell’oriente ed africa-na. Un largo posto l’asino occupa anche nel folklore,nell’arte e nella letteratura di molti paesi europei edextraeuropei. L’adorazione dell’asino da parte degliEbrei nel deserto ed altre manifestazioni d’incerto signi-ficato, a Roma antica, nel tempo cristiano, hanno datovita ad una letteratura frammentaria e discorde sull’o-nolatria. Dagli altari allo scherno: già a Cartagine l’asinoera usato in forma caricaturale. La considerazione spre-giativa ed offensiva è generalmente entrata nell’uso diquasi tutti i paesi, particolarmente europei.

IMPIEGO E ALLEVAMENTO DELL’ASINOL’asino viene adoperato per il tiro, per la sella e soprat-tutto per il basto. Il rendimento lavorativo, specie separagonato alle sue dimensioni, all’alimentazione gene-ralmente scarsa quantitativamente e di poco significatonutritivo, all’allevamento quasi sempre molto trascura-to, è da considerare notevole e superiore a quello delcavallo, anche per la maggiore resistenza. Molto apprez-zati anche gli ibridi (mulo quando lo stallone è l’asino,bardotto quando lo stallone è il cavallo).Il latte d’asina ha sempre goduto, tra l’altro, vanto dimedicamentosità e di facilissima digestione. La carne èmolto sapida e viene spesso usata per la confezione diinsaccati, quasi sempre però mescolata alla carne suina.L’allevamento si svolge in complesso analogamente a

quello del cavallo, con la differenza che il primo è assaimeno esigente, più rustico e resistente e più sobrio.Possono entrare a far parte della razione quotidianauna maggior quantità di alimenti grossolani e ricchi dicellulosa (foglie e loppe di cereali e di leguminose, ecc.)meglio previamente trinciati per favorirne la digeribili-tà. Le asine gravide e allattanti, gli stalloni durante l’e-poca delle monte, devono ricevere una sufficiente razio-ne giornaliera di cereali (avena, ecc.) o di altri concen-trati, in proporzione al peso vivo ed all’attività produtti-va spiegata.L’asina presenta in genere il primo ciclo di calore ad unanno di età. La stagione delle monte corrisponde a quel-la dei cavalli (da marzo ad agosto). Il ciclo estrale, dinorma, è più regolare che non nelle cavalle e dura 21-28giorni ed il calore 2-7 giorni. Il calore riappare, nell’asi-na che ha partorito, dopo 17-18 giorni. In genere l’ovu-lazione sembra che avvenga 48 ore dopo l’inizio delcalore. La gravidanza dura 365 giorni, con variazioni di8-12 giorni in più o in meno. Il comportamento degliormoni sessuali nel sangue e nell’urina e di conseguen-za la possibilità di fare la diagnosi di gravidanzamediante l’esame di tali liquidi è lo stesso come nellecavalle.L’asino stallone eiacula cc. 70-115 di materiale spermati-co ed, in media, cc. 40-100, con un contenuto nema-spermatico generalmente superiore a quello dello sper-ma di cavallo. L’ottenimento dell’eiaculazione con lavagina artificiale, ai fini della fecondazione artificiale è,in genere, facile e lo stallone si presta a montare il mani-chino anche più facilmente rispetto al cavallo. L’asinousato per la produzione mulina talvolta presenta qual-che ritrosia a coprire la cavalla ed allora bisogna ricorre-re all’artificio di eccitarlo prima con un’asina in calore. Iltempo di preparazione, precedente alla copula, è moltopiù lungo che non nel cavallo.

ASINO CATALANO - Origini e attitudiniRazza spagnola originaria della Catalogna.Forte, sobrio e molto rustico.Caratteri morfologici: Mantello baio scuro o nero; sfu-mature rossastre su dorso e orecchi. Muso, ventre e con-torno occhi grigio-biancastri.Altezza media: maschio: cm 145 - femmina: cm 135.

BACCOAsino di Martina Franca

Stagione di Monta

La zona tipica d’allevamento della razza asinina diMartina Franca è quella del comune ominimo in provinciadi Taranto, un territorio limitato e ben definito. È propriola piccola zona di insediamento della razza, il suo climaparticolarmente favorevole a mantenerla inalterata. Lazona collinare (300-500 s.l.m.) fredda in inverno fino aessere qualche volta innevata e molto calda in estate, ilterreno calcareo favoriscono l’adattamento alle escursionidella temperatura e lo sviluppo di puledri fortissimi.Sulle origini di questa razza non vi sono dati sicuri. Lecredenze locali concordano nel ritenere che derivi dal-l’asino Catalano, importato nella zona dai Conti diConversano all’epoca della dominazione spagnola.Essa è caratterizzata dall’alta statura (145-150 cm. eoltre), dall’eccezionale robustezza e da una buonanevrilità. Ha un mantello baio scuro chiamato, nelleMurge, morello, con addome, interno cosce e musogrigi, occhiaie con alone focato, mucose linguale e nasa-le rosee, ano, vulva, prepuzio e scroto nero.Nel 1929 l’allora Ministro dell’Economia nazionaleimpiantò il libro genialogico della razza che ebbe comecapostipiti gli stalloni Marco da Martina (nato nel 1924da Galeone), Bello (nato nel 1928 da Tommaso) eColosseo (nato nel 1928 da Peppino).Gli asini martinesi successivamente furono esportati intutto il mondo persino in Argentina, Brasile e India, perpotenziare le razze e ottenere ibridi migliori. Anche perla razza asinina Ragusana e Pantesca (o di Pantelleria)l’asino pugliese è stato un miglioratore e i francesi delsud-est li preferirono agli asini del Poitou.Il maestro maniscalco napoletano Giovan BattistaTrotta, in uno dei suoi scritti (1770) ebbe a dire di que-sta razza: «e chi desidera avere buoni muli e di bisogna

avere buoni somarri per stalloni, che siano d’età d’anniformati, e composti di membra, di pelo morello, o baiooscuro, sani e senza nessun difetto; le giumente sianodella medesima perfezione e fattezza (…) che avrai mulibuoni ad uso di Spana, Fiorenza, Lecce, Sicilia».Infatti, l’asino di Martina Franca ha avuto particolareimportanza per la produzione mulattiera destinata all’a-gricoltura, nei lavori di disboscamento nella zona dellaMurge, in Capitanata e in provincia di L’Aquila.Durante la Prima Guerra Mondiale, i muli, figli di asini diMartina Franca e di giumente Murgesi, in forza alletruppe someggiate dell’Esercito Italiano, resero nonpochi e importanti servigi. Negli anni ‘50 la consistenzadi soggetti asinini marcati a fuoco si aggirava intorno acirca 1000 capi.Con il passare degli anni, purtroppo si è avuta un’im-portante contrazione del numero dei soggetti, sia per lameccanizzazione in agricoltura che per la smobilitazio-ne da parte delle Brigate Alpine, delle batterie someg-giate per le quali i robusti muli martinesi erano impie-gati come “porta carichi”.Dopo la Seconda Guerra Mondiale, un’ulteriore riduzionedel numero dei capi portò la razza a una situazione di con-sanguineità e fu necessaria l’immissione di soggetti ragu-sani in considerazione della presenza in questa di un’ele-vata percentuale di sangue di Martina Franca.I risultati di questo intervento disattesero le aspettativeper l’insufficiente altezza al garrese e per il colore delmantello (sbiadito) dei prodotti.Da un punto di vista genetico l’asino martinese è consi-derato vicino a quello catalano. Per questo nel 1970,rendendosi necessaria l’introduzione in razza di sogget-ti miglioratori, furono utilizzati Nino e Nitroso, soggetti

Madre

Quarto di Luna

Padre

Nobelio

Mantello

Baio scuro

Altezza

139

Torace

136

Stinco

19

acquistati in Spagna. Nel 1985 è stato costituito unnucleo di conservazione presso l’Azienda RegionaleRussoli di quel che rimaneva dei soggetti della razza.Lo scopo di tale iniziativa era di evitare la perdita di uninestimabile patrimonio e di operare su un numeromaggiore di capi nell’intento di mantenere le due lineedi sangue superstiti della razza (Colosseo e Bello). Ancora oggi l’asino martinese è richiesto all’estero comeriproduttore e ci sono stati momenti non lontani di pro-duzione totalmente assorbita e insufficiente a coprire ladomanda.

MantelloAddome chiaro, cosce e muso grigialone focato sul muso e intorno agli occhi

TestaNon troppo pesante. Fronte larga e piatta, ganasce bensviluppate. Ampio canale delle ganasce. Arcate orbitaliprominenti, orecchie lunghe e dritte, larghe alla base,mobili, con padiglione frangiato

ColloMuscoloso, con base larga

PettoMuscoloso e largo

SpallaInclinata e ben attaccata

ToraceSviluppato, profondo

Linea dorso-lombareRettilinea, sostenuta, muscolosa

GroppaLunga, larga, muscolosa

CodaBen attaccata e ricca di crini

ArtiRobustissimi, con stinchi corti, pastoie corte,articolazioni larghe, spesse

ZoccoliLarghi, dritti, solidi

AppiombiRegolari

SviluppoArmonico

TemperamentoVivace, soprattutto nei maschi

AltezzaMaschio adulto minimo m. 1.35, massimo m. 1.53;femmina adulta minimo m. 1.30, massimo m. 1.48