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1 S.P.R.I.Te. Magazine S.P.R.I.Te. Magazine Settembre 2012 Indice Deep Internet: quello che i motori di ricerca non dicono! pag 5 2 6 7 7 9 10 12 13 15 Windows Phone e iOS più fluidi di Android: Bibita in lattina: Fenomeno Karmin: XobotOS Natura: Svago: Giochi: Bioingegneria Upu: Caccia ai motivi Un click e in tre minuti si congela! Da Boston al web Xamarin riscrive Android in C# Ecco l'insetto più pesante del mondo ...E fattele quattro risate Mens Sana...in Corpore Sano Dati riscrivibili immagazzinati nel DNA CPU cinese per dispositivi Android Layout: by Fabio Politi

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Deep Internet: quello che i motori di ricerca non dicono!

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Windows Phone e iOS più fluidi di Android:

Bibita in lattina:

Fenomeno Karmin:

XobotOS

Natura:

Svago:

Giochi:

Bioingegneria

Upu:

Caccia ai motivi

Un click e in tre minuti si congela!

Da Boston al web

Xamarin riscrive Android in C#

Ecco l'insetto più pesante del mondo

...E fattele quattro risate

Mens Sana...in Corpore Sano

Dati riscrivibili immagazzinati nel DNA

CPU cinese per dispositivi AndroidLayout:

by Fabio Politi

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Windows Phone e iOS più fluidi diAndroid: caccia ai motivi

Perché l'interfaccia di Android non è flu-ida quanto quella di iOS e WindowsPhone? Una domanda che molti sisaranno fatti in questi anni e su cui si dis-cute in particolar modo in questi giorni.Ne hanno parlato Dianne Hackborn, An-droid Framework Engineer, e AndrewMunn, Software Engineer.

Windows Phone, iOS e Android sono sistemi diversi, con i loropunti di forza e debolezza. Android in particolare soffre quanto asensazione di fluidità, e in Rete si è aperto il dibattito sui motivi.Deve intervenire? Cosa può fare Google? Tanto, ma non troppo.

Tra i due post il più specifico è quellodella Hackborn, che ricorda come An-droid storicamente usi la modalità soft-ware per renderizzare i contenuti di ognifinestra. Nell'interfaccia standard ci sonodiversi elementi come la barra di stato,lo sfondo, il launcher in alto e il menù."Se una delle finestre aggiorna il propriocontenuto, per esempio quando viene evi-denziata una voce, prima della versione

3.0 era il software a riprodurre i nuovicontenuti in quella finestra, ma nessunadelle altre finestre veniva ridisegnata e laricomposizione di queste era fatta in hard-ware (con la GPU). Allo stesso modo, ognimovimento delle finestre, come il menùa scomparsa, è tutto gestito dall'hard-ware"

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Per avere una fluidità elevata l'idealesarebbe far lavorare tutto a 60 frame alsecondo, non sempre ci si riesce perchémolto dipende dal numero di pixel delloschermo e dalla velocità della CPU. "L'ac-celerazione hardware totale all'interno diuna finestra è stata aggiunta con Android3.0. […] Il cambiamento principale inAndroid 4.0 fa sì che le applicazioni riv-olte a tale versione avranno l'acceler-azione hardware abilitata di default",spiega la Hackborn.L'accelerazione hardware però non èsempre la panacea di tutti i mali. "Peresempio i driver di PowerVR di disposi-tivi come Nexus S e Galaxy Nexus usanol'OpenGL con un processo che richiede8 MB di RAM. Dato che l'overhead delnostro processo è circa 2 MB, la richiestaè elevata. Questa RAM è tolta ad altricompiti, come il numero di processi inbackground che si possono far fun-zionare e rallentando aspetti come il pas-saggio tra le app".Secondo l'ingegnere Andrew Munn, cheha lavorato nel team Android e che dagennaio passerà in quello WindowsPhone - anche se sostiene di essere un

grande fan del sistema operativo diGoogle - tutto il rendering dell'interfac-cia in iOS è affidato a un thread dedi-cato con priorità in tempo reale, mentreAndroid segue il tradizionale modello PCin cui il rendering avviene nel threadprincipale con priorità normale. Questomina alla radice la possibilità di avere unsistema fluido in ogni situazione.

"Potete vederlo voi stessi. Prendete un iPado un iPhone e aprite Safari. Iniziate a cari-care una pagina complessa come Facebook.A metà del caricamento mettete il ditosullo schermo e muovetelo. Tutto il render-ing si bloccherà istantaneamente. Il sitonon si caricherà fino a quando nontoglierete il dito. Questo perché il threaddell'UI intercetta tutti gli eventi e render-izza l'UI con priorità in tempo reale".

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"Se ripetete questo test in Android notereteche il browser proverà sia ad animare lapagine che a renderizzare l'HTML, e a fareun buon lavoro con entrambi. Su Android,questo è un caso in cui un processore dual-core efficiente aiuta, ed è per questo che ilGalaxy S II è famoso per la sua fluidità"

Da notare che Munn è stato accusato diaver semplificato troppo la spiegazionesul fronte iOS e in effetti anche lui am-mette che può essere andata così, ma loscopo era farsi capire e fondamental-mente c'è riuscito. Munn ritiene inoltreche un altro problema sia rappresentatodalla garbage collection. "Usando l'ap-plicazione delle foto in Honeycomb oICS potreste esservi chiesti come mai ilframe rate è così basso. Il frame rate èlimitato a 30 FPS". Far girare il tutto a 60FPS porterebbe ad avere notevoli rallen-tamenti casuali dovuti alla garbage col-lection, "per cui limitare il frame rate a30 FPS risolve il problema". Munn puntail dito anche contro Tegra 2, disponibilein diversi prodotti Android, che ha prob-lemi di bandwidth di memoria e nonsupporta le istruzioni NEON, l'equiva-lente delle SSE di Intel pensate per accel-

Infine la macchina virtuale Dalvik nonè così matura quanto quella desktop eJava ha problemi noti con le prestazionidelle interfacce grafiche su desktop.Gran parte dei problemi nell'implemen-tazione Dalvik non sono presenti, ma al-cuni sì. Come risolvere il tutto? Le futureversioni di Android mitigheranno tantiproblemi, ma probabilmente non si potràagire su tutto, a meno che non s'inter-venga alla radice. Questo però potrebbevoler dire scrivere tutte le applicazioniper il nuovo framework, oppure inte-grare il supporto alla modalità prece-dente. Un lavoro complesso e con insidie,che potrebbe avere ripercussioni sullosviluppo delle altre caratteristiche del sis-tema operativo. Che cosa farà Google? Equanti di voi effettivamente notano nel-l'interfaccia grafica di Android rallenta-menti rispetto ad iOS e Windows Phone?

erare i calcoli multimediali.

Miguel Sotomayor Gonzalez

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Deep Internet: quello che i motori diricerca non dicono!Chiunque di voi, usa certamente i motoridi ricerca (google, yahoo ecc..), moltevolte sfogliando al massimo le prime 2 o3 pagine di risultati, perché diciamocelo,ricercare già oltre la terza pagina di risul-tati significa che ciò che si cercava non èstato trovato; ed è lì che iniziamo a pen-sare: “ma quante pagine ci sono? Nonriuscirò mai a leggerle tutte quante” e ciritroviamo così, semplicemente a fareuna nuova ricerca, cercando di usaremeglio le parole chiave, in modo tale che,ciò che stiamo cercando ci appaia entroi primi risultati invece di dover “spul-ciare” personalmente tutte le pagine deirisultati.

Immaginando “internet” come se fossel’universo potremmo descrivere la parteancora sconosciuta di esso come l’anti-materia (impossibile da vedere con mezzinormali, ma è là fuori, forse più estesadella stessa materia)Perché c'è un'Internet "invisibile", o,meglio, "profonda", che i motori diricerca ignorano, fonte di preziose infor-mazioni e forse più grande, da 400 a 500volte, delle pagine normalmente indiciz-zate e accessibili dai principali search en-gine. Questa parte di Internet ha unnome, deep Internet, e una causa per es-istere: i motori di ricerca non riescono aindicizzare il contenuto di database i cuidocumenti non siano direttamente colle-gati tramite link a pagine web. Questidatabase (che includono anche alcunirepertori arcinoti come i cataloghi diAmazon) sono appunto il cuore delladeep Internet. Questo fa si, che il mondodi “internet” che crediamo esistere ed es-sere enormemente grande, non è altroche la punta dell’iceberg.

Lo Splendido

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Bibita in lattina: un click e in treminuti si congela!La lattina della bibita West Coast Chill èla prima al mondo che premendo untasto consente l'auto-congelamento inpochi minuti. Sembra una miracolo(commerciale) eppure senza bisogno dialimentazione o batterie, la "comunis-sima" lattina sviluppata dalla JosephCompany International raggiunge incirca tre minuti la temperatura di -1grado. La prima bevanda disponibile èbasata su ingredienti naturali, ed è com-pletamente priva di zucchero, caffeina,colori e aromi artificiali. Difficile in veritàcredere che possa essere qualcosa di cosìnaturale, e invece eccovi serviti!!

Quel che conta è il segreto della lattina:la tecnologia Microcool. In verità la so-cietà che ne ha curato lo sviluppo avevagià provato a sbarcare sul mercato allafine degli anni '90, ma l'utilizzo del gasserra HFC134A e l'interessamento del-l'Environmental Protection Agency neaveva fiaccato ogni velleità commerciale."Aprire una sola lattina auto-congelanteavrebbe lo stesso impatto sull'effetto serra

di un un'auto in corsa per 200 miglia",disse Christian Patterson, attivista diOzone Action. Oggi però Microcool èstata persino premiata con l'EPA Stratos-pheric Award considerato l'alto livello dirispetto ambientale raggiunto. L'effettorefrigerante si ottiene grazie all'uso di car-bone attivo derivato da materiali organicivegetali rigenerati, e anidride carbonicabonificata dall'atmosfera. Ovviamente lamiscela non entra in contatto con labibita, ma è stivata nella base del conteni-tore. Le prime lattine di West Coast Chillsaranno distribuite da marzo nel Suddella California e a Las Vegas al prezzodi 2,95 dollari.

Giba

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Tempo fa si era parlato della possibilità di sviluppare ap-plicazioni Android in C#, ora grazie a Mono, la piattaformadi sviluppo realizzata da Xamarin a questo scopo, tuttoquesto è possibile. Mono, è un’implementazione opensource del framework .NET che consente agli sviluppatoridi scrivere il proprio codice utilizzando C#, interessante èla possibilità di condividere lo stesso codice con i OS eWindows Phone.

Adesso Xamarin si è spinta oltre, arrivando ad effettuare un porting completo di Android in C#: ilrisultato di questo lavoro si chiama XobotOS. L’immane fatica è stata realizzata utilizzando un tooldi traduzione automatica del codice Java in C# chiamato Sharpen. Secondo Xamarin liberando An-droid da Java, XobotOS potrebbe aiutare Google nella nota disputa legale basata appunto sull’utilizzodella Dalvik Virtual Machine, che secondo Oracle violerebbe i brevetti Java da essa posseduti. Ilporting di Xamarin, infatti, rimpiazza Dalvik VM ed elimina qualsiasi residuo di Java da Android.Il risultato non è soltanto un sistema operativo legalmente inattaccabile, ma le performance miglio-rano fino all’85%, nell’esecuzione delle applicazioni con Ice Cream Sandwich. XobotOS è rilasciatosotto doppia licenza Apache 2.0 e GPLv2.

Xamarin riscrive Android in C#, si chiama XobotOS

Da Boston al web, il fenomenoKarmin Si chiamano Karmin, sono un duo vocee chitarra, voce e tastiera, o voce e altristrumenti, e con la cover di Look at menow di Chris Brown con Lil Wayne eBusta Rhymes, hanno incassato oltre 49milioni di clic su Youtube e si avvicina araggiungere i 50 milioni. Il loro videopassa da un profilo all'altro di Facebook.Nasce il combinato disposto tra curiositàe ricerca, quello che gli esperti chiamano

«marketing virale». Perché nonostantetutto i due hanno dalla loro parte un el-emento demodé che però funziona an-cora: sono grandissimi artigiani. Nellacover la cantante rappa a velocità super-sonica (tecnicamente meglio la cover delpezzo originale), tanto che fa venire inmente gli incredibili solfeggi cantati di unsuonatore indiano di tabla (il tamburo in-glese).

Karpo

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I Karmin vivono a Boston, si chiamanoAmy Heidemann e Nick Noonan e sisono conosciuti alla Berklee school ofmusic, la scuola storica del jazz ameri-cano, da cui sono provengono musicisticome i chitarristi John Scofield e SteveVai, e gruppi come i Dream Theater.

Karmin deriva dal latino carmen, verso,con un tocco di karma indiano. Il mottodel gruppo è «una piccola band con ungrande suono». E il suono, semplice e in-cisivo, c'è. Sul loro sito si trovano canzonioriginali che hanno l'aria dell'acid jazz,del soul e del rap. LA NUOVA INTER-PRETAZIONE DELLA BAND. Le coverdi altri brani sono stati il modo di farsiconoscere. Ma la strategia dei Karmin ècompletamente diversa da quella dellecover e tribute band, specialmente inItalia. Mentre da noi si impara la canzoneoriginale e si fa di tutto per suonarla ecantarla identica, i Karmin cercano di

dare a ogni canzone che interpretano unanuova impronta, aiutati dal suono scarnoe dalla tecnica. Usano tastiera e computer,chitarra acustica e percussioni, con sapi-ente puntualità. Gli autori «coverizzati»vanno da Sara Bareilles agli Usher a Em-inem a Kanye West. Tutta l'onda grandedel pop americano da classifica. Il piccolofenomeno Karmin, insomma, fa vedereche con le vecchie armi dell'artigianato, eaffidandosi ai canali low cost accessibili atutti, si può inventare un successo di pub-blico. E magari, in futuro anche commer-ciale. Infatti già dal loro sito e dai linkpresenti “sotto” i loro video è possibilescaricare le loro canzoni direttamente daiTunes; su dai andate su youtube e cer-cate: Karmin! Oppure se avete un lettoredi QRcode, usatelo qui =)

Miguel Sotomayor Gonzalez

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NaturaEcco l'insetto più pesante del mondo Tranquilli: mentre lo fissate terrorizzati dalla vostra sedia, questo grillo gigantepascola indisturbato sulle isole più remote della Nuova Zelanda. Dove costituisceun anello fondamentale della catena alimentare.Può divorare una carota in pochi minuti, manon è un coniglio. Guardate bene questacreatura: è un weta gigante della Little Bar-rier Island, in Nuova Zelanda ed è l'insettopiù pesante che sia mai stato osservato. Pesa71 grammi, quanto tre topi, ma nell'aspettoè decisamente più raccapricciante (a menoche non siate grandi appassionati di insetti,s'intende). Mark Moffett, la persona chetiene in mano l'ortottero, ama a tal puntoquesto animale (nome scientifico Deinacridaheteracantha) che l'ha cercato per due nottinella vegetazione dell'isola, fino a trovarlo incima a un albero. Rischio indigestione L'esemplare in questione è una femminacon un'apertura alare di 17,8 centimetri: sitratta del weta più grande mai trovato fi-nora, nello specifico, di un "wetapunga",come è chiamato in lingua maori. Questiinsetti sono ormai molto rari, e rintraccia-bili solo nelle isole più piccole della NuovaZelanda. Dalle più grandi sono scomparsiin seguito all'accidentale introduzione diratti ad opera degli Europei. Dove i topi

Brutto ma buono A scanso di equivoci, l'insetto gigante non èaggressivo e non morde se non quando sisente minacciato. Inoltre, è endemico dellaNuova Zelanda ed è parte integrante dellacatena alimentare locale. Ecco perché ilpaese sta facendo il possibile per salvare le70 specie di weta dall'estinzione: si nutronodelle larve degli insetti più piccoli, tenen-done così sotto controllo la diffusione.

non sono stati introdotti, i weta sono ri-masti senza molti predatori diretti e hannoquindi avuto la possibilità di ingrandirsi adismisura.

Giacomo Sirri

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...E fattele quattro risate XD

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Kensho

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Mens Sana...in Corpore Sano!!!SUDOKU

Regole:Il sudoku si gioca su una griglia di 9x9, divisa in altre griglie di 3x3 dette “regioni”.Si inizia con alcune delle celle della griglia già contenenti numeri.L’obiettivo del Sudoku è riempire le celle vuote con numeri tra l’1 ed il 9 (un solonumero per cella) in base a queste direttive:

1. Il numero può apparire solo una volta per riga2. Il numero può apparire solo una volta per colonna3. Il numero può apparire solo una volta per regione

Kensho

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Dati riscrivibili immagazzinati nelDNA con la bioingegneriaBioingegneri della Stanford Universityhanno sviluppato un metodo che perme-tte di codificare, archiviare e cancellareripetutamente dati digitali all'interno delDNA di cellule viventi. Questa scopertapotrebbe avere importanti implicazioniper la cura del cancro, lo studio dell'in-vecchiamento e non solo. I ricercatoripotrebbero contare quante volte si divi-dono le cellule e un giorno si potrebberiuscire a spegnerle prima che diventinocancerogene. La ricerca è stata guidata daJerome Bonnet, Pakpoom Subsoontorn eDrew Endy. "Ha richiesto tre anni e 750tentativi per funzionare, ma alla fine cel'abbiamo fatta", ha dichiarato Bonnet.

In termini pratici, i tre hanno realizzatol'equivalente genetico di una cifra binaria,cioè un bit. "In sostanza, se la sezione delDNA punta in una direzione, è uno zero.Se punta nel verso opposto, è un uno",ha dichiarato Subsoontorn. Il lavorosvolto dai ricercatori, in biotecnologia, è

conosciuto con il nome "recombinase-mediated DNA inversion", che indica iprocessi enzimatici usati per tagliare,capovolgere e ricombinare il DNA all'in-terno di una cellula.

Il team chiama il proprio dispositivo"RAD" (recombinase addressable data).Nel loro esperimento questo modulo èstato usato per modificare una partico-lare sezione di DNA con microbi chedeterminano in che modo gli organismiunicellulari diventano fluorescenti allapresenza di luce ultravioletta. Secondol'orientamento della sezione di DNA, imicrobi splendevano di rosso o verde.Usando il modulo RAD, gli ingegneri

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I ricercatori hanno scoperto che era ab-bastanza semplice capovolgere unasezione di DNA in entrambe le direzioni.

Bonnet ora ha testato moduli RAD consingoli microbi che si sono raddoppiatipiù di 100 volte e il sistema ha tenuto.Altri test hanno confermato che RADfunziona, è affidabile e riscrivibile. I ricer-catori ora sperano di poter passare dallascrittura di bit a quella di byte, ma l'obi-ettivo potrebbe essere ancora ben lon-tano. Insomma, gli uomini del futuro piùche di un medico avranno bisogno di unprogrammatore XD.

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possono spostare a piacimento avanti eindietro le sezioni di DNA. Per arrivarea far funzionare il sistema, il team hadovuto monitorare le dinamiche precisedi due opposte proteine, integrasi ed ex-cisionasi, nei microbi. "Gli studi precedenti avevano mostratocome capovolgere la sequenza genetica -anche se in maniera irreversibile - in unadirezione mediante l'espressione di unsingolo enzima", ha dichiarato Bonnet."Avevamo bisogno di spostare in modoaffidabile la sequenza avanti e indietro,più e più volte, al fine di creare un reg-istro completamente riutilizzabile di datibinari, quindi avevamo bisogno di qual-cosa di diverso". "Il problema è che leproteine fanno quello che vogliono. Seentrambi sono attivi allo stesso tempo, oconcentrati in quantità sbagliate, si ot-tiene un pasticcio e le singole cellule pro-ducono risultati casuali", ha dichiaratoSubsoontorn.Sotto luce ultravioletta, i contenuti concellule rosse o verdi a seconda dell'orien-tamento di una sezione specifica dicodice genetico all'interno delle cellule diDNA.

Miguel Sotomayor Gonzalez

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UPU:CPU cinese per dispositivi AndroidUPU prodotto da ICube rivoluziona il mondo delle architetture dei chip. L'obiet-tivo è realizzare un un'unità che sia in grado di gestire istruzioni generiche e gra-fiche senza problemi, riducendo il divario tra i due concetti.

Dopo l'approccio APU, ecco quello UPU(Unified Processor Unit). Prende il nomedi Harmony Unified Processing Archi-tecture, che al pari del progetto Loong-son, punta a dare al paese asiaticoun'alternativa fatta in casa per realizzarei propri telefoni e dispositivi Android, pi-uttosto che dover dipendere da aziendastraniere.

La cinese ICube è gestita da due veteranidell'industria, Fred Chow e Simon Moy,che in passato rispettivamente hanno la-vorato in Pathscale e Nvidia, ed entrambi

sono passati per SGI. La Harmony Unified Processing Archi-tecture consiste di core RISC parallelichiamati MVP (Multi-Thread VirtualPipeline), un set di istruzioni indipen-dente, un compilatore ottimizzato e unasoluzione per il bilanciamento dinamicodel carico chiamata "Agile Switch".Il chip IC1, prima interazione del prog-

etto, è descritto come "parallel comput-ing stream processor core" dotato di siadi SMP (Symmetric Multi-Processing)che di SMT (Simultaneous Multi-Threading). Ogni core RISC (due nella prima incar-nazione) è dotato di tecnologia Simul-taneous Multi-Threading 4-way, cioè è

in grado di gestire fino a quattro thread.Grazie all'approccio UPU, le risorse dicalcolo, lo spazio di memoria e il registrodei dati è condiviso all'interno del chip,

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cioè non c'è una suddivisione tra caricodi lavoro CPU e GPU. Sebbene le infor-mazioni sul progetto siano tuttora limi-tate, si spera che in un futuro non troppoprossimo soluzioni come queste possanodiventare realtà.In poche parole è come se AMD o Intelrealizzassero un chip con unità in gradodi gestire senza distinzioni dati x86 egrafici, ad elevata efficienza. Intel avevapensato a qualcosa di simile con il prog-etto Larrabee, poi confluito parzialmentenel coprocessore x86 Knights Corner, manon ha portato avanti lo sviluppo a causadi innumerevoli problemi. Oggi i chip con grafica integrata delle dueaziende hanno unità ben distinte, con laGPU in grado - all'occorrenza - di essereusata anche per determinati calcoli gener-ici. In tal caso si parla di calcolo eteroge-neo.Per quanto concerne l'architettura Har-mony e l'approccio UPU, si parla invecedi calcolo omogeneo, dove i thread diCPU e GPU condividono le stesse risorse.Trattandosi della prima versione (di cuinon è chiara le tempistica del debutto), ilprocessore non permette calcoli in virgola

Da rilevare che il primo chip, IC1, saràrealizzato con processo produttivo a 65nanometri e avrà un die di solo 2,7 mil-limetri quadrati. "Questo significa che, suuna CPU standard con un die di 200 mmquadrati a 32 nanometri, potreste inte-grare oltre 100 di questi core, più la logicad'interconnessione e una cache condivisadi diversi megabyte, tutto insieme", scriveVr-Zone. Chi pensa che in Cina sianosolo bravi a produrre su commissione ea falsificare borsette, farebbe meglio a ri-credersi. La tigre asiatica sta affilando gliartigli.

mobile a doppia precisione o istruzionivettoriali SIMD come le AVX.

Sheldon