spazio scenico n. 4

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spazio scenico, teatro, palagiano

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Page 1: Spazio Scenico n. 4

SPAZIO SCENICO PAROLE PAROLE PAROLE...

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Quanto pesano queste parole e che valore hanno?VERGOGNVERGOGNA e RISPETTO: due parole che paiono l’una la negazione dell’altra, che quasi raccontano due facce di uno stesso mondo o due mondi con una stessa faccia. D’altronde non sarà sfuggita ai dotti lettera-titi la radice della parola “vergo-gna”: deriva dal latino vereor che significa proprio “rispetta-re”. Alla fine vuoi vedere che vergogna e rispetto hanno la stessa radice e che magari pos-sono voler dire la stessa cosa?Allora quanto costano queste parole?ProvareProvare “vergogna” non costa forse quanto riuscire ad avere “rispetto”? Avere la forza di provare vergogna per i nostri misfatti non vale quanto avere il rispetto, tanto agognato, dei ruoli, dei compiti e dei titoli conquistati?conquistati?Qual è l’orizzonte di quelle parole? Quali gli obiettivi di quei discorsi? Dov’è la respon-sabilità dei ruoli?

Certo è una competizione poli-tica e come ogni competizione che si rispetti si deve lasciar spazio alla disputa. Ci sono le squadre, i sostenitori, le bandie-re, gli applausi più o meno spontanei, gli esperti (più o meno credibili) di comunica-zione e di marketing politico. E poi… c’è la gente della piazza.Sarebbe bello se domani sco-prissimo che l’orizzonte delle parole di questi giorni sia lo stesso orizzonte verso cui guarda la gente della nostra piazza. Un orizzonte comune, appunto, verso cui il Sindaco concon i suoi consiglieri, scelti de-mocraticamente, e i cittadini, che scelgono liberamente, cam-minano insieme.“Non è sufficiente il potere de-cisionale e la capacità ammini-strativa, ci vuole “Amore” (lo diceva Angelo Vassallo). Ci vuole Amore per la propria gente, per la propria piazza, per le radici che ci animano e che sono radicate nel paese in cui siamo nati ed in cui si deve vivere, se lo si vuole bene am-ministrare.Vassallo diceva “vivo e servo i cittadini da Sindaco ma devo constatare che i nemici delle istituzioni mangiano del suo pane e vivono dei sacrifici della gente che lavora”, quale monito migliore per il futuro sindaco?“Lo“Lo Stato siamo noi. Sono i paesi che fanno il Paese. La vera ricchezza è il luogo in cui si vive.” Angelo Vassallo – Sin-daco di Pollica - ucciso dalla camorra per aver coniugato in modo eroico il verbo Essere...Sindaco.Essere...Sindaco.

Domiziano Lasigna

Le parole non sono cianfrusa-glie esposte sui banchi di un ri-gattiere. Le parole sono scheg-ge d’oro e come tali hanno un peso, un valore, un costo. E nei periodi di crisi il valore dell'oro aumenta e di conseguenza ne aumenta il costo.Le parole costano, le parole pesano, la parole valgono.Pronunciare un discorso è compito arduo. C’è chi va a braccio, come se nuotasse in un mare di parole, appunto; e chi… foglio bianco, penna in pugno, occhi al cielo (e non sempre per trovar concentra-zione,zione, spesso per invocare l’aiuto dei Santi a non commet-tere errori di specie).La parola è scelta.La si individua nella mente, la si pronuncia tra i denti per ap-prezzarne la musica, la forma, la consistenza. La parola ha

una sua anima e nell’attimo in cui la si individua, prima di pro-nunciarla, ci si impossessa di quell’anima, quasi a dare, ad essa, un corpo.Questi (giorni di campagna elet-torale) sono stati giorni di parole. Ne ho sentite tante, di-verse per forma e per colore, varie per peso e per valore.Ho sentito parole pesanti come macigni, leggere come piume; ho sentito parole che non cono-scevo, parole pronunciate con enfasi o lasciate scivolare con imbarazzo; parole importanti, resistenti; parole amorfe, parole insensate.insensate.Ho sentito parole oniriche, no-stalgiche, evocative; ho sentito parole “dettate”, parole dispera-te, parole sconsiderate.Ho sentito parole che mi hanno esaltato e parole che mi hanno depresso. Ho sentito “PASSA-TO”, “FUTURO”, “VEC-CHIO”, “NUOVO”, ho sentito “VERGOGNA, VERGOGNA, VERGOGNA!”, “RISPETTO, RISPETTO, RISPETTO!”.

Si ringrazia per la collaborazione:BED&BREAKFAST FIORI D’ARANCIOPalagiano Via Matera 79

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Si ringrazia per la collaborazione:G&G SERVICE DI GIAMPIERO PETRALLAPalagiano

(Annika) Quanto è stato importante per te inter-pretare un personaggio così particolare come quello di Medea? Quanto ti senti lei?

A: Ogni personaggio in un'opera d'arte ha qual-cosa da insegnarci. Interpretando Medea ho cer-cato di comprendere fino in fondo di che cosa parla, perché questo atto così forte e apparente-mente incomprensibile. Quando l’ho compreso ho imparato a non trattare mai in modo superfi-ciale alcuni valori, fortemente importanti per Medea, come amore, rispetto, fiducia, fedeltà, responsabilità. Raccontare la storia di Medea non è un invito a fare come lei, ma a compren-derla fino in fondo così che possiamo compren-dere qualcosa e la storia non si ripeta come accade da più di duemila anni... che il suo atto non sia invano..Mi sento molto come lei perché ho trovato in me delle “caratteristiche” che si trovano in tutte le donne ed anche in alcuni uomini, (si tratta di un pensiero/approccio femminile che non di-pende dal sesso di una persona, ma da una sua “attitudine” ) ma che con il tempo stiamo di-menticando – poco alla volta.Surfiamo sull'onda della superficialità senza spingerci, almeno ogni tanto, più in profondità.. in modo da poter magari apprendere a relazio-narci diversamente con noi stessi e con il mondo che ci circonda. Medea è una di tanti personaggi femminili forti nella storia che ci scuote un po’ per risvegliarci.

Si è notata tra di voi una certa complicità. Il fatto di essere una coppia anche nella realtà vi ha aiutato nel mettere in scena l’opera?

S: Il teatro ci aiuta a comprenderci per vivere meglio non solo come singoli, ma anche come coppia.LL’essere coppia nella vita e nell’arte a volte ci aiuta ed a volte ci impedisce di “staccare un

poco la spina” e semplicemente occuparci di noi, delle nostre vite e di ciò che ci da piacere. I piani si confondono ed è difficile separarli. Al contempo proprio questa condizione ci ha per-messo di leggere l’opera con maggiore “parte-cipazione” e di avere un sguardo più “integra-to” sulla storia.

A: Certo, l’aver vissuto e lavorato insieme per più di dieci anni ci aiuta ad avere una certa complicità in scena. Il trattare temi, tra gli altri, come le dinamiche tra il maschile e il femmini-le ci permette di rifletterci subito e di specchiar-ci per vederci. Avendo compreso un po’ meglio noi stessi come individui e come coppia possiamo anche “giocarci” in scena e fare da specchio agli altri che ci vengono a vedere.

In quest’opera tutti i personaggi perdono le per-sone care o la loro stessa vita, sono però soprat-tutto i più deboli ed innocenti a pagare il prezzo più alto: i figli di Medea e la sposa di Giasone, che muoiono per una vicenda nella quale non hanno avuto alcun ruolo. Attualizzando questa situazione, secondo voi, i più deboli hanno ancora la peggio nella realtà?

S: Nella tragedia è colui che perde la vita a fare il sacrificio. In questa tragedia a perdere la vita, senza che sia data loro una possibilità di scelta, sono i figli. Sappiamo bene che tra le cose ci ac-comunano tutti (nascita, morte, fame, riprodu-zione, sonno..) c’è il fatto che siamo TUTTI FIGLI – non tutti saranno genitori, nonni…ma tutti sono inevitabilmente figli. Ed i figli sono quelli che pagano per il comportamento di queste persone. Lo strano paradosso è che ognuno dei personaggi agisce con la convinzio-ne di fare il meglio per i propri figli. Forse è necessario cominciare a pensare a nuove possibilità, nuove soluzioni, nuovi modi di convivere…tutti assieme e senza ortodossie.

Per quale motivo avete scelto di mettere in scena proprio la Medea di Euripide?

Saba:Saba: Dopo aver letto le diverse versioni della Medea realizzate nel tempo. La Medea di Euri-pide era quella che ci “toccava” di più; quella più vicino alla matrice, la più semplice e al con-tempo incisiva. Grazie alla sua lucida visione e sapiente scrittura i temi, le relazioni, le situazio-ni non hanno perso nella forma la loro contemporaneità. Al tempo stesso una scrittura che rac-contando in profondità l’essere umano si inscri-ve in ciò che è classico, in ciò che non muta o che se muta, muta molto molto lentamente..

Annika: a volte capita che non siamo noi a sce-gliere il materiale, ma il materiale a scegliere noi.... L’idea è nata dopo un seminario con l’ultimo pedagogo e regista con cui abbiamo la-vorato, Jean Paul Denizon, che ci ha fatto lavo-rare su una scena di Medea. Ci piaceva come veniva fuori il lato umano di questo testo, che si trattava di persone come noi, uomo e donna. Per altre coincidenze l'idea si è consolidata e ci intri-gava anche esplorare le dinamiche della coppia dopo aver realizzato lo spettacolo "The Problem" una commedia che tratta la coppia in modo bril-lante ed “assurdo”. Medea significava lavorare all'opposto e completava così il nostro percorso umano e artistico. Certo in tutto questo c’è anche la certezza che un testo classico che ha sopravis-suto duemila anni è ancora attuale e contiene temi che ci riguardano ancora.

(Saba) Quanto è stato complicato per te interpre-tare e calarti in più ruoli in maniera così dinami-ca?

S: La lettura del testo è un gioco intrigante e di-vertente. Apprendendo a leggere il testo e a vedere la realtà che compare tra le righe ci si fa il “film della messa in scena”. Un film comples-so, fatto di pensieri, emozioni, corpo. Un film da giocare ex-novo ogni volta che si va in scena. Un film in cui ogni movimento /gesto è scelto in base a ciò che sembra suggerire il testo, in base a ciò che sembra accadere a queste persone in questa situazione… e che noi abbiamo il compi-to di raccontare attraverso il corpo e tutte le sue splendide possibilità. Esattamente come ogni giorno noi ci “rappresentiamo” alle persone che ci circondano. Niente è scelto a caso…è solo “incosciente” . Non sempre siamo presenti alla storia che raccontiamo e mettiamo in scena ogni giorno….e così a volte finiamo col farci del male a vicenda senza accorgercene. Servono attenzio-ne, disponibilità e cura.Fatta questa premessa...il giocare più ruoli è di-vertente ed è ogni volta un’ opportunità per com-prendere meglio questi personaggi/ persone/ ruoli.

I DUE PROTAGONISTI DI “MEDEA” DI EURIPIDE RISPONDONO ALLE DOMANDE DI UNA GIOVANE SPETTATRICE

Intervista ad Annika e Saba

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Militari in politica: per passione o convenienza?Con l’ultima tornata elettorale, a Palagiano, abbiamo assi-stito all’incremento partecipativo da parte del personale operante presso le forze dell’ordine, delle forze armate etc., alle amministrative comunali.La normativa vigente permette al militare di usufruire di trenta giorni di astensione lavorativa regolarmente retri-buita e cioè senza alcuna decurtazione economica.Il proliferare di questa massiccia partecipazione alle am-ministrative fa sorgere dei dubbi legittimi perché, di fatto “permette”di trascorrere tale periodo presso i propri fami-liari… a costo zero e rappresenta una “ghiotta” opportuni-tà soprattutto per chi presta servizio lontano dal proprio paese natio.La domanda che mi è sorta spontanea è la seguente:E’ giusto, in tempi di crisi della politica come quelli attua-li, far usufruire ancora di questo tipo di benefit?Forse è arrivato il momento di porre rimedio.Fermo restando la legittima aspirazione all’impegno politico/amministrativo bisognerebbe, a mio modesto avviso, metter mano a questa normativa e prevedere, per

l’uomo attuale?

S:S: Giasone è l’uomo, da un certo punto di vista. Ed è l’uomo di allora come l’uomo di oggi. E’ cambiata solo la forma in cui si esprime ed attua il desiderio del potere. Chiaro è che Giasone sono io ogni volta che penso a me, alla mia car-riera, che sono invidioso, geloso, che non riesco a mettermi nei panni di Annika e comprendere il suosuo punto di vista. Sono anche io quando grazie ad una forte volontà riesco a costruire nuove possibilità di repliche dello spettacolo. Tutti i personaggi di questa storia perdono “la misura” e per egoismo finiscono con l’annientarsi a vi-cenda.

Nella tragedia è possibile notare una forma di critica al modello familiare tradizionale in uso nella Atene a quel tempo. Quanto era importante la famiglia allora? Quanto oggi?

S:S: La famiglia è fatta dalle persone che hanno il sangue più simile al tuo. E’ inevitabile che sia fondamentale per la crescita di tutti i figli dell’umanità. Ma c’è da dire che lo stesso sangue accomuna tutti gli uomini e fino a quando si pensa alla propria famiglia e non a quella della comunità umana le cose non potranno che andareandare peggio. E’ evidente a chiunque. Molto complesso è mettere da parte la paura e occupar-si di tutti. Se osservate le nuove piccole econo-mie (lavorative, sentimentali…) che attuano una politica simile riescono a essere virtuose.Il contratto stipulato con il partner -che venga fatto di fronte a dio, allo stato o qualsiasi altro “garante” - è un tema complesso ed estrema-mente contraddittorio. Sarebbe bene, ma vera-mente difficile da fare (parlo per me), che le coppie non entrassero nella comunità come tante micro società in competizione per la sopravvivenza del loro nucleo familiare, ma in una

modalità più disponibile e generosa….insomma senza paura.

A:A: La famiglia è un sistema nucleare che esiste da tanto tempo. Dentro questo sistema esistono delle dinamiche tra i membri e anche quelle esi-stono da tanto tempo. Dinamiche tra uomo e donna, tra figli e genitori etc. Questo testo riflette alcuni di questi antichi meccanismi e dinamiche e ci fa vedere cosa può accadere, che cosa si può scatenare,scatenare, nel piccolo e nel grande. La famiglia è sempre stata importante, credo, in quanto noi come essere umani abbiamo bisogno di fare gruppo e sentircene parte. La famiglia esiste anche perché non vogliamo restare soli.. come dice Medea ai figli: “avevo riposto in voi tutte le mie speranze.. voi mi avreste assistita nella mia vecchiaia..”vecchiaia..” La creazione della famiglia come atto egoistico? ..si anche.. ma non solo... Siamo creatori e creazioni con un legame molto forte che dobbiamo trattare con cura, ma appena la fa-miglia diventa una prigione bisogna liberarsi per quanto è possibile. Siamo membri di una fami-glia ma siamo anche individui con ognuno la propria strada da fare da soli.. indipendentemente..

Qual è il vero messaggio della Medea?

S: Tanti messaggi quante sono le persone che vedono lo spettacolo. Sono tanti e tutti necessari. A: Ci sono tanti messaggi in questo testo, alcuni nominati sopra, ma se si dovesse cercare un solo messaggio lo si troverebbe nella ragione per cui Medea uccide i figli.. a voi a trovarla..e andate un po’ di più in profondità..col cuore.

A: Per prima cosa bisogna distinguere il ruolo dei figli e quello della sposa. La sposa non è poi così innocente… ha accettato di sposare un uomo già sposato e quando i figli vengono a vederla lei non li vuole vedere ma appena scorge i doni brillanti che le portano accetta subito tutto. E’ dominata dalla sua vanità e come tutti gli altri pensa solo a se stessastessa (come dice il pedagogo nella prima scena con la nutrice). I bambini sono i veri innocenti in questa storia. Noi siamo tutti bambini e figli delle generazioni precedenti. I figli inevitabilmente devono pagare per gli errori dei loro antenati, ma potremmo piano piano imparare a non scaricare i nostri pesi sui nostri figli futuri. Finché continuia-mo a voler essere più forti, più ricchi, migliori etc .. ci sarà sempre qualcuno che giocherà la parte più debole – per la legge della compensazione della natura.

(Annika) Domina nell’opera l’incontrastata per-sonalità di Medea: fortemente emotiva e passiona-le, aggressiva ma debole. Indubbiamente Medea è un personaggio che può essere analizzato in diver-si aspetti, in quanto presenta altalenanti stati d’animo. Quanto è stato difficile rappresentarli?

A: Non vedo tanto una personalità incontrastata ma una persona che si trova in un forte conflitto e dilemma; vendicarsi sacrificando i suoi amatissi-mi figli e magari cambiare qualcosa oppure pensa-re a se stessa e i figli e andare via..è un conflitto for-tissimo che scatena certamente emozioni forti ed altalenanti. Sarebbe accaduto a tutti noi. In noi ci sono tutte queste emozioni, in quanto umani. Gio-care questi emozioni è come andare con le monta-gne russe...mi lascio andare e seguo il flusso e ne esco un po’ scombussolata ma felice.

(Saba) Per Giasone, egoista e meschino, pare che l'amore rappresenti soltanto un mezzo per la con-quista del potere. E’ possibile un confronto con

esempio, delle decurtazioni di tipo economico, in primis per sco-raggiare i “furbetti riempilista”.Contestualmente questa soluzione permetterebbe anche un pic-colo miglioramento “qualitativo” delle liste.

Antonio Petralla

Si ringranzia per la collaborazione:PASTICCERIA ANGELO RESTACastellaneta, Via Roma 84

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