sono stanco, stanco da morire; sono stanco, stanco di vivere; di quest’ansia e questa voglia...

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Page 1: Sono stanco, stanco da morire; sono stanco, stanco di vivere; di quest’ansia e questa voglia stanco, di questa speme e di questo tremore: di questo
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Sono stanco, stanco da morire; sono stanco, stanco di vivere;

di quest’ansia e questa voglia stanco,di questa speme e di questo tremore:

di questo oscillare tra terra terra e cielo stanco;

stanco di questo tessere da ragnodi intrecci di fantasticherie;

stanco di questo sapere da stolti, del fiero insuperbirsi.

Forza, o spirito, in questi laccinon dibatterti invano fino ad esser stanco!

Librati in volo fino al tuo etere, dell’aderire alla polvere stanco.

(Friedrich Ruckert)

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Tutti fanno l’esperienza della stanchezza.

Chi non è stanco, non si mette nemmeno a dormire.

Quando siamo stanchi, pregustiamo con gioia il sonno.

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E il mattino dopo ci rialziamo riposati e ristorati. Questa è una stanchezza buona, che appartiene al ritmo della vita.

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Esiste però anche la stanchezza come descrizione di una persona debole e apatica, che non è disposta ad assumersi le responsabilità della propria vita e del mondo…

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Esiste la stanchezza come fenomeno sociale. La società può stancarsi.

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La stanchezza nei confronti della Chiesa e quella nei confronti della politica sono stigmatizzate ovunque.

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Questa stanchezza si posa come una coltre pesante, che soffoca e paralizza, sulla psiche dell’essere umano e su intere collettività e nazioni.

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Accanto a questa, però,

esiste anche la stanchezza

che ci obbliga a fermarci,

che è un’opportunità di

un nuovo inizio e che ci apre

alla dimensione contemplativa della vita.

E’ in questo senso che i primi monaci

intendevano la stanchezza.

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E nel nostro tempo occorre recuperare il valore della stanchezza, in modo che essa possa istituire un legame nuovo, senza parole, tra noi e gli altri esseri umani e il mondo. Si tratta della “stanchezza dallo sguardo chiaro” come viene vissuta nella tradizione monastica…

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Alcuni, tra questi, il filosofo coreano Byung-Chul Han,

hanno individuato nella stanchezza dallo sguardo chiaro il rimedio

per la nostra società che, altrimenti, esaurisce le persone

con la pretesa di efficienza e stanca a furia di spronare a prestazioni

sempre maggiori.

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Ogni fenomeno umano ha due facce. La cosa importante è che riconosciamo le due facce della stanchezza e che la gestiamo in modo che essa si trasformi per noi in una benedizione.

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La stanchezza ci obbliga a diventare umili, riconoscere i nostri limiti. Essa ci apre all’elemento imperscrutabile nella nostra vita, ma può anche portarci alla nausea e al tedio esistenziale. Dipende da noi come percepiamo e interpretiamo la stanchezza e come la gestiamo.

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Il primo passo è riconoscere che ci stanchiamo e che siamo stanchi

Il terzo passo esige da noi una reazione alla stanchezza: o sdraiarci a dormire, concederci il riposo, o fare quanto è consono alla nostra stanchezza. Oppure ci costringe a interrogarci sui motivi più profondi. Allora la stanchezza potrebbe dirci cose importanti sulla nostra anima. Riconosceremmo che cosa ci ha resi così stanchi.

Il secondo passo consiste

nel prendere in

considerazione

la stanchezza e accoglierla

coraggiosamente

-come dice Evagrio Pontico-

per riconoscere che cosa

vorrebbe dirci

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Attraverso la stanchezza dovremmo approdare in fondo alla nostra anima, dove i problemi di questo mondo non hanno

accesso e dove Dio ha posto la sorgente di acqua che zampilla, che irriga, risveglia e ristora:

il Suo Santo Spirito.

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Questa stanchezza è quella buona, dallo sguardo chiaro

perché ci conduce alla sorgente dove possiamo ritrovare la vita,

e dove la coscienza è vigile. La sorgente che Dio ha posto in noi

non si esaurisce mai. Se attingiamo a questa sorgente

non saremomai esausti o esauriti,

ma stanchi in modo buono…

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Se nella calma, ci volgiamo all’interiorità, scopriamo la verità che ci lascia vedere le cose come sono.

Allora, nel mondo, non ci stancheremo, ma plasmeremo questo mondo con nuove idee, in maniera

conforme alla sua natura autentica.

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Riscoprendo la sorgente spirituale dentro di noi, quella “sorgente” che abbiamo ricevuto e riceviamo gratuitamente con i Sacramenti cristiani, potremo allora dare forma al mondo e alla nostra vita in modo che il sogno di Dio riguardo alla creazione e alle creature risplenda sempre di più, senza stancarci mai…e riprendendo vigore dalla stanchezza…

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Dio eterno è il Signore che ha creato i confini della terra. Egli non si affatica né si stanca, la sua intelligenza è inscrutabile. Egli da forza allo stanco e moltiplica il vigore allo spossato. Anche i giovani faticano e si stancano, gli adulti inciampano e cadono; ma quanti sperano nel Signore riacquistano la forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi…

(Isaia 40, 28-31)

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Elaborazione Monache Santa Margherita Fabriano dal testo: Sono stanco, di A. Grun Ed. Querianiana.