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ANNO XXVIII N° 13 - 10 Aprile 2011 0.70 Abbonamento annuo 30,00 - Abbonamento semestrale 15,00 Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio di AP SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno Associato all’USPI Finestra sulla Parola SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO È “confuso” il quadro della sponda sud del Mediterraneo. Non solo “com- plesso e complicato”, per “l’intreccio tra emergenze concretissime, obiettivi politico ideologici ed interessi econo- mici”. Il presidente della Cei segue la linea fiduciosa di guardare alle per- sone, alla loro dignità, alla coscienza. Rilancia l’appello del Papa per la Libia, per “l’immediato superamento della fase cruenta”, per la pace, ma nello stesso tempo per “individuare” una “via africana” verso il futuro. È il modo per evitare spinte estremistiche, perché non possiamo disinteressarci, noi e l’Europa. Perché “è l’ora di attuare quelle politi- che di vera cooperazione che sole possono convincere i nostri fratelli a restare nella loro terra, rendendola produttiva”. I cristiani sono comunque chiamati ad un ruolo pro- pulsivo, sulla “frontiera fondamentale dei diritti del- l’uomo”. Tra cui cruciale resta la libertà religiosa. Ricorda le persecuzioni che i cristiani continuano a su- bire, ricorda anche i segnali po- sitivi, come la recente sentenza sul crocifisso, sottolinea il senso della comunione, l’aper- tura universale, che connota i cattolici: “Ognuno di noi è chiamato a vivere all’altezza della testimonianza di sangue di tanti nostri fratelli sparsi nel mondo”. Lo stesso appello all’impegno spicca anche nell’analisi dei molteplici temi interni. “Si parta dai dati della realtà”, afferma. E interpreta così quel “bisogno di ricomporsi”, dell’Italia e degli italiani, “quasi raccogliendosi in se stessi e radunando le proprie energie migliori”, senza indulgere a quel “sensazionalismo o spettacolarizzazione che creano una specie di inquinamento ambientale”. Concretezza allora è la parola chiave: “Essa dà credibilità”. Permette di aggredire i problemi. Che ci sono, e li ri- corda. Ma che aspettano soluzioni. Come la legge sul fine-vita, che non è perfetta, ma va fatta, per evitare la confusione creativa in cui possono insinuarsi forzature ideologiche. Percorrere la via della concretezza im- pone anche avere idee chiare. C’è un grande problema culturale ed educativo. Strategico è dunque l’impegno per l’educazione, tema degli orientamenti pastorali del decennio, come pure lo sviluppo del progetto culturale, che ha an- nunciato un rapporto sulla demo- grafia. È la grande questione dell’“individualismo odierno” e dei suoi gravissimi costi. “Se vuole un suo domani, l’Italia non può non battersi per fronteggiare le derive dell’individualismo più esasperato e radicale”. È una in- dicazione precisa, concreta. Che permette non solo di guardare al futuro, ma di poterlo fare insieme. Su questo si pos- sono costruire quelle “alleanze” che ci consentirono di ripartire. Il segreto è un quadro complessivo, una con- sapevolezza di sistema: in fondo è il contributo che i cattolici possono dare al dibattito politico nel senso forte, che stenta, eccome, ma che è decisivo per potere andare avanti. Francesco Bonini Quinta domenica, l’ultima tappa del cammino attraverso il deserto quaresimale; tra una settimana entreremo insieme a Gesù a Gerusa- lemme, dove si compiranno i giorni della sua passione, morte e re- surrezione, il mistero della nostra redenzione. Durante questo tempo, la Parola ci ha progressivamente introdotto alla contemplazione dell’opera di salvezza, portata avanti da Dio lungo la storia dell’uma- nità, che per ciò stesso è divenuta storia sacra, ovvero storia di una relazione tra l’uomo e il suo Dio, quel Dio che, dopo essersi a lungo rivelato attraverso delle me- diazioni, si fa conoscere, in- fine, apertamente, nel Figlio suo unigenito, il Cristo Gesù. Nondimeno, forse quaranta giorni di preparazione non sono sufficienti per reggere all’impatto della Parola che ascolteremo questa domenica, se sapremo andare oltre ad una lettura “romantica” o, peggio ancora, magica. Qual è il Dio che ci viene svelato da Gesù? La casa di Betania, ci mostra un Dio che ha assunto in tutto la natura umana, che ha degli amici, che gode della loro compagnia, che ama pro- fondamente, fino a piangere con loro e per loro…; e, poi, che fa? Forse che, d’un tratto, si ricorda di essere anche Dio e risolve “miracolosamente” il doloroso problema della morte di un amico, di un fratello? Allora, perché non lo fa anche nella nostra vita, con le persone che ci sono care? Per cogliere la lo- gica di Dio, afferma san Paolo nella 2^ lettura, è necessario lasciarsi abitare dallo Spirito di Dio, che, solo, può dare la vita ai nostri corpi mortali, dominio della carne. «Io sono la resurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?»: Gesù è (non sarà) la resurrezione e la vita, così, per chi crede in Lui, ogni giorno è un continuo mira- colo e ogni giorno è l’ultimo giorno, poiché è già stato ammesso a vivere la stessa vita divina e a partecipare del medesimo amore con cui, offrendosi per primo, Cristo ha sconfitto per sempre la morte, sottraendole la preda, cioè la vita stessa. «Io spero, Signore. Spera l’anima mia, attendo la sua parola» (Sal 129). Le sorelle Clarisse della Santa Speranza Segue a pag. 2 CARD. ANGELO BAGNASCO Bisogno di ricomporsi La riflessione sulla situazione del Paese GIOVANNI PAOLO II Sono passati sei anni In attesa di domenica 1° maggio Paolo Bustaffa Sono passati sei anni e sembra ieri. Si dice sempre così quando si ricorda qualcosa o qualcuno che ha lasciato una traccia nella propria vita. Forse è un luogo comune. Forse no. Ci può essere un messaggio importante anche die- tro parole apparentemente rituali o scontate. La sera del 2 aprile 2005 la no- tizia della morte di Giovanni Paolo II non è stata improvvisa e neppure imprevista. La speranza che potesse superare l’ennesima prova è sempre stata viva, come sempre è viva la speranza di ripresa per ogni persona malata, sof- ferente o anziana. Ma in quei giorni di primavera la speranza aveva scelto anche un’altra direzione. Aveva portato il pensiero della gente oltre le piazze e le strade, là dove il “duc in altum” prende consistenza, diventa avventura, si colora di bellezza. Sono passati sei anni e sembra ieri. Giovanni Paolo II ha insegnato a vivere e ha insegnato a morire, si è detto in quei giorni e si ri- pete anche oggi. Forse il suo magistero è andato oltre. Ha insegnato, a cre- denti e non credenti, che la vita può diventare un’esperienza di eternità. A S. Benedetto termina l’Amministrazione con commoventi discorsi di commiato e tra abbracci e baci Mi si perdoni quest’introduzione sulla storia che reputo importante per unire gli avvenimenti sui quali intendo fare una riflessione. I fatti si dirigono verso il passato su traiettorie diverse, in tempi più o meno rapidi e resistenti. Ed a seconda di dove essi incidono danno luogo alla sto- ria familiare, cittadina, nazionale, internazionale ed altre specifiche. Siamo anelli agganciati al passato proiettati verso il futuro. Segue a pag. 2

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ANNO XXVIII N° 13 - 10 Aprile 2011 € 0.70

Abbonamento annuo € 30,00 - Abbonamento semestrale €15,00 Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio di AP SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno Associato all’USPI

Finestra sulla Parola

SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO

È “confuso” il quadro della sponda suddel Mediterraneo. Non solo “com-plesso e complicato”, per “l’intrecciotra emergenze concretissime, obiettivipolitico ideologici ed interessi econo-mici”. Il presidente della Cei segue lalinea fiduciosa di guardare alle per-sone, alla loro dignità, alla coscienza.Rilancia l’appello del Papa per laLibia, per “l’immediato superamentodella fase cruenta”, per la pace, manello stesso tempo per “individuare”una “via africana” verso il futuro. È ilmodo per evitare spinte estremistiche,perché non possiamo disinteressarci,noi e l’Europa. Perché “è l’ora di attuare quelle politi-che di vera cooperazione che sole possono convincerei nostri fratelli a restare nella loro terra, rendendolaproduttiva”.I cristiani sono comunque chiamati ad un ruolo pro-pulsivo, sulla “frontiera fondamentale dei diritti del-l’uomo”. Tra cui cruciale resta la libertà religiosa.Ricorda le persecuzioni che i cristiani continuano a su-bire, ricorda anche i segnali po-sitivi, come la recente sentenzasul crocifisso, sottolinea ilsenso della comunione, l’aper-tura universale, che connota icattolici: “Ognuno di noi èchiamato a vivere all’altezzadella testimonianza di sangue ditanti nostri fratelli sparsi nelmondo”.Lo stesso appello all’impegnospicca anche nell’analisi dei molteplici temi interni.“Si parta dai dati della realtà”, afferma. E interpretacosì quel “bisogno di ricomporsi”, dell’Italia e degliitaliani, “quasi raccogliendosi in se stessi e radunandole proprie energie migliori”, senza indulgere a quel“sensazionalismo o spettacolarizzazione che creanouna specie di inquinamento ambientale”. Concretezzaallora è la parola chiave: “Essa dà credibilità”.

Permette di aggredire i problemi. Che ci sono, e li ri-corda. Ma che aspettano soluzioni. Come la legge sulfine-vita, che non è perfetta, ma va fatta, per evitare laconfusione creativa in cui possono insinuarsi forzatureideologiche. Percorrere la via della concretezza im-pone anche avere idee chiare. C’è un grande problemaculturale ed educativo. Strategico è dunque l’impegnoper l’educazione, tema degli orientamenti pastorali del

decennio, come pure lo sviluppodel progetto culturale, che ha an-nunciato un rapporto sulla demo-grafia. È la grande questionedell’“individualismo odierno” edei suoi gravissimi costi. “Sevuole un suo domani, l’Italia nonpuò non battersi per fronteggiarele derive dell’individualismo piùesasperato e radicale”. È una in-dicazione precisa, concreta. Chepermette non solo di guardare al

futuro, ma di poterlo fare insieme. Su questo si pos-sono costruire quelle “alleanze” che ci consentirono diripartire. Il segreto è un quadro complessivo, una con-sapevolezza di sistema: in fondo è il contributo che icattolici possono dare al dibattito politico nel sensoforte, che stenta, eccome, ma che è decisivo per potereandare avanti. Francesco Bonini

Quinta domenica, l’ultima tappa del cammino attraverso il desertoquaresimale; tra una settimana entreremo insieme a Gesù a Gerusa-lemme, dove si compiranno i giorni della sua passione, morte e re-surrezione, il mistero della nostra redenzione. Durante questo tempo,la Parola ci ha progressivamente introdotto alla contemplazionedell’opera di salvezza, portata avanti da Dio lungo la storia dell’uma-nità, che per ciò stesso è divenuta storia sacra, ovvero storia di unarelazione tra l’uomo e il suo Dio, quel Dio che, dopo essersi a lungorivelato attraverso delle me-diazioni, si fa conoscere, in-fine, apertamente, nel Figliosuo unigenito, il Cristo Gesù.Nondimeno, forse quarantagiorni di preparazione nonsono sufficienti per reggereall’impatto della Parola cheascolteremo questa domenica,se sapremo andare oltre aduna lettura “romantica” o,peggio ancora, magica. Qual èil Dio che ci viene svelato daGesù? La casa di Betania, cimostra un Dio che ha assuntoin tutto la natura umana, cheha degli amici, che gode dellaloro compagnia, che ama pro-fondamente, fino a piangerecon loro e per loro…; e, poi, che fa? Forse che, d’un tratto, si ricordadi essere anche Dio e risolve “miracolosamente” il doloroso problemadella morte di un amico, di un fratello? Allora, perché non lo fa anchenella nostra vita, con le persone che ci sono care? Per cogliere la lo-gica di Dio, afferma san Paolo nella 2^ lettura, è necessario lasciarsiabitare dallo Spirito di Dio, che, solo, può dare la vita ai nostri corpimortali, dominio della carne. «Io sono la resurrezione e la vita; chi

crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non

morirà in eterno. Credi questo?»: Gesù è (non sarà) la resurrezionee la vita, così, per chi crede in Lui, ogni giorno è un continuo mira-colo e ogni giorno è l’ultimo giorno, poiché è già stato ammesso avivere la stessa vita divina e a partecipare del medesimo amore concui, offrendosi per primo, Cristo ha sconfitto per sempre la morte,sottraendole la preda, cioè la vita stessa. «Io spero, Signore. Spera

l’anima mia, attendo la sua parola» (Sal 129).Le sorelle Clarisse della Santa Speranza

Segue a pag. 2

CARD. ANGELO BAGNASCO

Bisogno di ricomporsiLa riflessione sulla situazione del Paese

GIOVANNI PAOLO II Sono passati sei anni In attesa di domenica 1° maggio

Paolo Bustaffa

Sono passati sei anni e sembra ieri. Si dice sempre così quando si ricordaqualcosa o qualcuno che ha lasciato una traccia nella propria vita. Forse è unluogo comune. Forse no. Ci può essere un messaggio importante anche die-tro parole apparentemente rituali o scontate. La sera del 2 aprile 2005 la no-tizia della morte di Giovanni Paolo II non è stata improvvisa e neppureimprevista. La speranza che potesse superare l’ennesima prova è sempre stataviva, come sempre è viva la speranza di ripresa per ogni persona malata, sof-ferente o anziana. Ma in quei giorni di primavera la speranza aveva sceltoanche un’altra direzione. Aveva portato il pensiero della gente oltre le piazzee le strade, là dove il “duc in altum” prende consistenza, diventa avventura,si colora di bellezza. Sono passati sei anni e sembra ieri. Giovanni Paolo IIha insegnato a vivere e ha insegnato a morire, si è detto in quei giorni e si ri-pete anche oggi. Forse il suo magistero è andato oltre. Ha insegnato, a cre-denti e non credenti, che la vita può diventare un’esperienza di eternità.

A S. Benedetto termina

l’Amministrazione

con commoventi discorsi

di commiato e tra abbracci e baci

Mi si perdoni quest’introduzione sulla storia che reputoimportante per unire gli avvenimenti sui quali intendofare una riflessione. I fatti si dirigono verso il passato sutraiettorie diverse, in tempi più o meno rapidi e resistenti.Ed a seconda di dove essi incidono danno luogo alla sto-ria familiare, cittadina, nazionale, internazionale ed altrespecifiche. Siamo anelli agganciati al passato proiettativerso il futuro.

Segue a pag. 2

Anno XXVIII

10 Aprile 20112

PAG

continua dalla prima pagina continua dalla prima pagina

Non un sogno per estraniarsi dalla complessitàe dalla provocazione della cronaca ma un pro-getto e un percorso per stare dentro la quotidia-nità da messaggeri e testimoni di speranza. Nonper nulla aveva chiamato “un atto di amore allacittà” la missione di popolo che aveva indettonella sua diocesi di Roma: un’espressione perrichiamare lo stile cristiano del pensare e del-l’abitare gli spazi e i tempi condivisi con tutti eovunque. Abitare, nel suo vocabolario, volevadire condividere le fatiche e le attese dellagente, preoccuparsi di rendere sempre più giu-sta e accogliente la casa comune e, nello stessotempo, ravvivare il desiderio e la ricerca di cosegrandi vincendo la tentazione della medio-crità.Sono passati sei anni e sembra ieri. Si con-tinuerà giustamente a dire che Giovanni PaoloII è stato il Papa dei giovani anche se in più oc-

casioni ha egli stesso affermato di essere gui-dato da loro: anche la Gmg è stata la sua rispo-sta alla domanda delle nuove generazioni. Èstato un padre che ha chiesto ai giovani di cre-scere, di diventare adulti ed è arrivato, con lasua umiltà, a chiedere loro un aiuto per la pro-pria crescita. Nel tempo della riscoperta del-l’educazione come via maestra verso il futuro,la lezione di papa Wojtyla appare non in tuttala sua straordinarietà ma in tutta la sua sempli-cità. È importante prendere consapevolezza cheproprio la sua testimonianza porta a dire cheper un cristiano non esiste la straordinarietà.L’aggettivo straordinario non dovrebbe essercinel vocabolario di un cristiano. Esiste la fedeltàtotale, serena e operosa alla Parola. Quella fe-deltà che anche la sera del 2 aprile 2005 hapreso il volto di un Papa. Sono passati sei annie sembra ieri. Forse è un luogo comune, Forseno. Sei anni come un soffio, quel soffio chemuoveva le pagine del libro del Vangelo sullabara adagiata sul sagrato della basilica di sanPietro. L’immagine biblica della brezza leggerarichiama il dialogo tra il tempo e l’eternità.Un’esperienza che lascia senza parole. Lo sivivrà ancora una volta, questo dialogo, dome-nica 1° maggio: lo si vivrà anche in quell’ab-braccio invisibile e tenerissimo tra BenedettoXVI e Giovanni Paolo II.

L’anello preso diper sé è insignifi-cante, il senso loacquista nell’ag-gancio con glialtri. È la catenaumana che si ar-ricchisce nel pre-sente facendosistoria. Ma la ca-tena per essereproduttiva ha bi-sogno di un puntofermo, ben ancorato, da cui prendere il sensodella sua funzione. In questo discorso vorreiincludere la conclusione di un’Amministra-zione che bene o male ha scritto una paginadi storia della nostra città. Ma prima vorreitornare a considerare la consistenza di quelchiodo a cui è legata ogni catena, visto che daqualche tempo son venuti illustri scienziati efilosofi ad erudirci su come possiamo viveremeglio se siamo schiodati. L’ateismo è an-dato sempre di moda, in fondo cominciò conEva “sganciando” il frutto dall’albero, ma inbocca agli scienziati è ridicolo. Aristotele chebigotto non era, e che della logica fu il primomaestro, la storia la agganciò ad “un MotoreImmobile”. Che viviamo come se Dio non cifosse non ci autorizza a dire che non c’è. Lalogica si rivoltò contro lo stesso Nietzschequando firmò il manifesto della morte di Diocon la stessa superficialità di chi a sua voltafirmò la morte di Nietzsche. Non si aiuta ilpopolo diffondendo l’ateismo, specie in que-sti tempi di crisi, di violenze e di guerre, è unaforma di Epicureismo moderno, lo stesso checontribuì alla rovina dell’antica Roma. Tornando alla storia della nostra città, siamo

rimasti ben impressionati da come si è con-clusa quest’Amministrazione tra baci e ab-bracci. E farà parte anche questo della nostrastoria. Quando lo abbiamo letto sui giornalici siamo stropicciati gli occhi più di unavolta, perché venivamo dalle ultime scene te-levisive del nostro Parlamento. Tornandosempre alla storia dell’antica Roma sappiamoche era proibito ai parlamentari calcare lescene, oggi sembra che la commedia ha comepalcoscenico solo il Parlamento. Siamo pro-prio contenti che la nostra città ha dato ilbuon esempio. Adesso ci prepariamo allenuove elezioni, qualche pizzicotto ci puòanche stare, ma non scendiamo alle “vernec-chie” che ci angustiano e ci avviliscono. Sonotanti otto pretendenti alla seggiola di Sindaco,speriamo bene, intanto va apprezzato il fattoche essendo tanti alla ricerca dei problemi darisolvere, questi vengono a galla e con grandesoddisfazione sentiamo parlare di Ospedale,di urbanistica, della viabilità interna,di puliziae di polveri sottilied altri. Se ci si soffermasui problemi veri i cittadini stanno a sentirealtrimenti si rischia di andare ad aumentare ilpartito di quelli che in quei giorni intendonoiniziare la stagione estiva. Quintiliano

GIOVANNI PAOLO II Sono passati sei anni In attesa di domenica 1° maggio

A S. Benedetto termina l’Amministrazione

con commoventi discorsi di commiato e tra abbracci e baci

Nella Baslica-Cattedrale S. Maria della Marina

Precetto Pasquale InterforzeLa liturgia Eucaristica è stata celebratadal nostro Vescovo, S.E.Mons. GervasioGestori , rivolgendo all’inizio un salutocon queste parole: “Carissimi, ormai inprossimità della Settimana Santa ci ritro-viamo in questa nostra Basilica Catte-drale per vivere insieme il Precettopasquale interforze. Saluto tutti. Il miodeferente ossequio al Sig. Sindaco e atutte le autorità civili presenti, ai Coman-danti dei diversi Corpi: l’Arma dei Cara-binieri, la Marina Militare, le Guardie diFinanza, la Polizia di Stato e quella ur-bana, le Guardie Forestali, i Vigili delfuoco, la Croce Rossa Questo momentoreligioso ci chiede di vivere la nostra fede cristiana, intende coinvolgere tutti nella preghiera,ci domanda un rinnovato impegno di servizio e di fraternità”. Nell’omelia che è seguita il Ve-scovo commentando le letture, ha parlato delle leggi quelle che “dovrebbero indicare i cam-mini migliori da seguire responsabilmente ed aiutare tutti a convivere pacificamente”. Ed haaggiunto: “Usando ora una immagine simbolica, quella a noi cara delle bandiere, potremmodire che abbiamo come tre grandi ordini di leggi da seguire”. Ha, quindi, così distinto: “In-nanzitutto, alcune leggi sono quelle legate alla bandiera di uno Stato o di una Nazione: pernoi italiani il Tricolore. Il rispetto per questa bandiera dice rispetto per il popolo italiano, lamancanza di rispetto per questo alto simbolo diventa offesa all’Italia ed ai suoi abitanti… C’èpoi una seconda bandiera, da noi italiani amata e venerata, una bandiera che fa parte dellanostra identità e della nostra storia: il Crocifisso, una bandiera alta ed eloquente per tutti, cre-denti e non credenti. ..Ed infine c’è la bandiera della coscienza. E’ una bandiera che non sivede con gli occhi del volto, si può nascondere dietro le apparenze di una divisa, non sventolanelle piazze o in tante riunioni, si riesce talvolta a far tacere in pubblico per vergogna o perinteresse, ma poi quando si è soli e si riflette, quanto si sente e come pesa. Essa è la voce diquanto abbiamo di più caro, il nostro essere persona libera e pensante, con le sue esigenze dimoralità e di verità. Con questa bandiera si gioca la nostra responsabilità nelle scelte del beneo del male. Niente e nessuno possono impedire che essa continui a sventolare dentro di noi,per esortare o per rimproverare, per sperare o per piangere, quando siamo liberi e forti, oquando si subisce una ingiustizia e si è incompresi o messi in carcere. Possono scomparire leprime due bandiere, si può strappare il Tricolore ed umiliare la nostra Patria, si può calpestareil Crocifisso o rimuoverlo da alcuni ambienti, ma la bandiera chiamata coscienza nessuno lapuò ammainare o riesce a farla tacere. E’ la bandiera più forte, portata alla grande dagli eroiveri, dai martiri, dai santi, da tanta gente, anche umile, ma rimasta fedele al proprio dovere.

Questa bandiera richiama gli ideali, condanna le ingiustizie, sprona al bene. Essa ha bisognodi essere difesa dalle facili illusioni culturali e sociali, domanda di venire educata, special-mente nei nostri ragazzi e nei giovani, a quei valori che non tramontano e non deludono. Siaessa la guida sapiente e forte di tutti noi per il compimento del nostro dovere, sia quando èfacile, sia quanto richiede sacrifici”. Ha così concluso: “Dopo le giornate commemorative

del 150° dell’unità politica dell’Italia, arrivano le feste pasquali con i grandi ricordi del Cro-cifisso il Venerdì Santo e con la gioia della Domenica di Risurrezione. La nostra coscienzarichiami a ciascuno di noi questi ideali sempre attuali, con quella forza che ci viene dal SignoreGesù, morto e risorto, vivo e amico, forte e fedele”.

La Presidenza CCEE: solidarietà di tutti i popoli e delle istituzioni europee per i profughi africani Di fronte alle masse di profughi africani che in queste ore raggiungono l’Europa sbarcandosulle coste italiane, è necessaria “la solidarietà, anche istituzio-nale, di tutti i popoli del continente europeo, come anche quelladelle strutture dell’Unione Europea e degli altri organismi con-tinentali”. A chiederlo è la Presidenza del Consiglio delle Con-ferenze Episcopali d’Europa (CCEE), attraverso unadichiarazione firmata dal Presidente del CCEE, il Card. PéterErdo, e dai due Vice-presidenti, il Card. Jean-Pierre Ricard edil Card. Josip Bozanić. “È noto a tutti noi l’afflusso commoventedegli emigrati che arrivano in Europa, specialmente dalla Libia,colpita dalla guerra – è scritto nella dichiarazione -. Le massedei profughi raggiungono l’Europa sulle coste italiane. La que-stione, tuttavia, non riguarda una sola nazione.” La Presidenza del CCEE ribadisce: “Riteniamourgente l’effettiva partecipazione di tutti i responsabili nella soluzione di questo problema ve-ramente grave e urgente. Dobbiamo vedere in ogni persona umana l’inalienabile dignità dellacreatura che porta in sé l’immagine di Dio. Siamo pure responsabili per la salvaguardia del-l’ordine legale e rispettoso della dignità di tutte le persone nei paesi del nostro continente. Pre-ghiamo affinché le armi cedano lo spazio alla ragione e al dialogo”. (SL) (Agenzia Fides)

Foto Sgattoni

Foto Sgattoni

3Anno XXVIII

10 Aprile 2011 PAG

La Giornata della Carità di questa Quaresima 2011 diventaun’occasione particolare per stimolare nelle nostre comunitàl’accoglienza dei profughi in questo momento di emergenzadel Nord Africa. Il precipitare degli avvenimenti in Libia conl’intervento della Coalizione internazionale accresce la criticitàdella situazione per la sorte degli sfollati e di quanti fuggonoin cerca di asilo, inoltre si teme per l’incolumità e la sicurezzaper i tanti che restano nella loro patria.I ripetuti appelli della Chiesa non lasciano dubbi sull’urgenza

come cristiani di rispondere algrido del povero : “Ero stra-niero, senza tetto e voi miavete dato asilo” per non in-correre nell’errore di rifiutarloperché “non vi era posto perLui…” e perché “venne tra isuoi e questi non lo riconob-bero”.Di fronte alle obiezioni solle-vate da alcuni organi distampa che condannano tutti,

con la scusa che tra loro potrebbero trovarsi dei sovversivi, vor-rei rispondere da cristiano che, se anche vi fosse un granello diverità in queste dichiarazioni, e ciò è possibile, il vangelo ci in-segna ad aiutare tutti quanti nell’ora del bisogno. È necessarioperciò preparare le nostre comunità, far conoscere la tragediache si va consumando, sollecitando anche l’opinione pubblica.L’accoglienza non può essere soltanto un comportamento, madeve rispondere ad un atteggiamento interiore. Caritas Italianaattraverso le Caritas diocesane, ha promosso un censimentodelle strutture potenzialmente disponibili per far fronte all’af-flusso straordinario dei migranti. Ad oggi sono stati individuati

quasi 2500 posti in 93 diocesi. Il nostro Centro di Accoglienzaha dato la sua disponibilità, mettendo a disposizione 10 postisu 15 abilitati per l’accoglienza che dovrà essere realizzata nelmigliore dei modi: con dignità, rispetto delle persone e atten-zione specie verso coloro che hanno maggiori difficoltà. Perquanto riguarda la situazione a Lampedusa e le operazioni diaccoglienza e trasferimento dei migranti, Caritas Italiana con-tinua a monitorare l’evolversi della situazione e a sostenere laCaritas di Agrigento che ha attivato un presidio fisso a Lampe-dusa volto alla promozione di servizi di orientamento e attivitàdi interpretariato per i cittadini stranieri giunti via mare; distri-buisce vestiario e beni di conforto, ha allestito delle docce de-

stinate soprattutto a chi è costretto a vivere all’aperto; in ac-cordo con la Prefettura assicura servizi nelle ex base Loran,dove ci sono circa 400 persone: famiglie con minori al di sottodi 14 anni, donne richiedenti asilo; Svolge servizio di accom-pagnamento e assistenza nella Casa della fraternità, dove sonoospitati circa 100 minori stranieri non accompagnati tra i 14 ei 18 anni.Per quanti vogliono sostenere gli interventi in corso, si pos-sono inviare offerte a Caritas Italiana, tramite c.c. postalen. 347013 specificando nella causale “Emergenza NordAfrica 2011”.

Il Prestito della SperanzaLa CEI ha semplificato i criteri di selezione dei destinatari delPrestito della Speranza, in modo da offrire ulteriori possibilitàdi accesso al prestito (ora è possibile anche per il disoccupatoda lungo tempo, lavoratore precario, irregolare, famiglie senzafigli, ecc.). Inoltre sono ammissibili alla garanzia del Fondodue tipologie diverse di prestito: il “credito sociale” alle fami-glie, di importo non superiore a 6000 euro; il prestito all’atti-vazione di attività artigianale o imprenditoriale a singoli o asocietà di persone o cooperative per un valore massimo di25.000 euro (microcredito all’impresa). Il Direttore della Caritas diocesana si mette personalmente adisposizione - il sabato mattina ore 10-12, presso il suo ufficioin Caritas - di quanti faranno richiesta sia per ulteriori infor-mazioni che per l’ avvio della pratica nel più breve tempo pos-sibile. Alleghiamo alla presente alcuni depliant del Prestitodella Speranza.

Il Fondo di SolidarietàVi diamo relazione delle somme raccolte e l’elenco degli

interventi effettuati fino al 31.03.2011. Allo scopo alleghiamoil quadro riepilogativo.La Pasqua è ormai alle porte: che la presenza del Signore

anche quest’anno, ci aiuti a rinascere, ci spinga alla vita

nuova, ci porti alla Resurrezione!

Diacono Umberto Silenzi, Direttore

GIORNATA DELLA CARITÀ “dacci sempre questo pane”QUINTA DOMENICA DI QUARESIMA 10 aprile 2011

Immigrazione e accoglienza

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Servizio fotografico: don Alfonso Rosati

Tempo di Sinodo

Quindicesima

AssembleaSedicesima Assemblea introduce P. Eugenio Cavallari

Il sinodo giunge

al termine:

l’ultimo laboratorio

è sulla liturgia.“Il giorno del Signore come primo ed ul-timo giorno della vita: l’uomo cheascolta,che celebra,che ama”, questo il temadell’ottavo e ultimo laboratorio sinodalepresentato dalla relazione di don Luis San-doval Vegas. Il relatore nella sua riflessionesulla liturgia ha tenuto subito a chiarire chela liturgia è di tutto il popolo, non è maiquindi azione individualistica o privata nédi colui che presiede, né di nessuno dei suoi membri, ma di tutta la comunità: «La liturgia –ha spiegato don Luis - è l’agire di Dio attraverso Cristo nello Spirito Santo e da essa scaturiscel’Ecclesiologia che si professa e si vive in una determinata chiesa locale». La liturgia esercita

il suo potere for-mativo nella no-stra vita quandonoi la facciamonostra, vivifi-cando la nostravita secondo ilmodello che laliturgia propone.Essa ci offre unavoce profetica digiudizio sulla

qualità della nostra vita cristiana. «Così – prosegue il relatore - la partecipazione, attiva, piena,conscia, interiorizzata alla liturgia, che richiede il Concilio Vaticano II, ha bisogno che noivediamo la liturgia come origine e fonte della nostra vita spirituale. Perciò una tradizione li-turgica della Chiesa locale che noi chiamiamo il suo “rito” è il modello della nostra vita ec-clesiale e la sorgente della vita spirituale della Chiesa». Nella prossima assemblea sinodaleseguirà la discussione e la proposta di modifiche e integrazioni allo strumento di lavoro. Giada

Ottavo laboratorio Il “giorno del Signore” come primo e ultimo giorno della vita:

l’uomo che ascolta, che celebra, che ama

In quel tempo, vennero i farisei e inco-

minciarono a discutere con lui, chieden-

dogli un segno dal cielo, per metterlo

alla prova. Ma egli, traendo un pro-

fondo sospiro, disse: ‘Perché questa ge-

nerazione chiede un segno? In verità vi

dico: non sarà dato alcun segno a que-

sta generazione’. E lasciatili, risalì sulla

barca e si avviò all’altra sponda. Ma i

discepoli avevano dimenticato di pren-

dere dei pani e non avevano con sé sulla

barca che un pane solo. Allora egli li

ammoniva dicendo: ‘Fate attenzione,

guardatevi dal lievito dei farisei e dal lie-

vito di Erode!’. E quelli dicevano fra

loro: ‘Non abbiamo pane’. Ma Gesù, accortosi di

questo, disse loro: ‘Perché discutete che non

avete pane? Non intendete e non capite ancora?

Avete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete,

avete orecchi e non udite? E non vi ricordate,

quando ho spezzato i cinque pani per i cinque-

mila, quante ceste colme di pezzi avete portato

via?’. Gli dissero: ‘Dodici’. ‘E quando ho spez-

zato i sette pani per i quattromila, quante sporte

piene di pezzi avete portato via?’. Gli dissero:

‘Sette’. E disse loro: ‘Non capite ancora?’ (Marco8, 11-21).

In verità, Gesù d’ora in avanti darà un unicosegno, che Marco lascia nella sua penna: ilsegno di Giona. Come il profeta inviato a Ni-nive, Gesù rimarrà per tre giorni e tre notti nelventre della terra durante la sua passione,morte, sepoltura fino alla risurrezione. Questosegno del suo amore infinito, offerto per la re-denzione di tutti gli uomini, noi lo celebriamonel ‘giorno del Signore’ proprio con la SantaMessa. Questo breve episodio evangelico illu-mina magnificamente tutta l’esperienza litur-

gica, che viviamo in modo particolare ogni do-menica. Immaginiamo per un momento di tro-varci nella nostra chiesa, che si trasforma perincanto nella barca di Pietro e naviga per tra-ghettarci dalla sponda di questo mondo alla rivadell’eternità. In mezzo a questa barca, fra i di-scepoli e tutti noi, c’è Gesù: egli è l’unico pane.Basterà per tutti l’unico pane? Gesù interrogala memoria recente degli apostoli, testimoni didue moltiplicazioni del pane. Quanti pani avan-zarono per i cinquemila? Dodici ceste. Quantipani avanzarono per i quattromila? Sette sporte.Insiste Gesù: ‘Non capite ancora?’. Che cosadovevano capire i discepoli? Se Gesù era statocapace di sfamare quattro-cinquemila persone,sarebbe stato ben capace di sfamare quattro ocinque persone. Tutto qui? Non solo. Infatti, sele dodici ceste rappresentano i dodici apostoli,e se le sette sporte rappresentano le sette mani-festazioni dello Spirito Santo, cioè i sacramenti,allora è evidente che l’unica cosa da capirebene è questa: Cristo continua nella sua barca-chiesa, come unico pane, a moltiplicarsi per do-dici e per sette. Prima si moltiplicaincessantemente nei dodici perché non man-chino i sacerdoti alla sua Chiesa, poi, attraversoil loro ministero moltiplica all’infinito i settesacramenti perché nutrano la salvezza di tuttele anime. Questi sono i prodigi che si rinnovanonei ‘giorni del Signore’. La madia della Chiesanon esaurirà mai la buona farina della Paroladi Dio e la buona acqua dello Spirito Santo perconfezionare santi sacerdoti e sacramenti santi.Ascoltiamo Agostino: ‘Quando vi spieghiamole Sacre Scritture, vi spezziamo, per così dire,il pane. Voi accoglietelo con grande avidità, efate sgorgare dal cuore una lode abbondante. Epoiché vi saziate al banchetto celeste, non siatescarsi di opere e di azioni buone. Ma ciò che iovi dispenso non è roba mia. Io mangio ciò chemangiate voi; vivo anch’io di ciò di cui vivetevoi. Abbiamo in cielo una dispensa comune: dilì viene la parola di Dio (Discorso 95, 1).

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PAROLA DEL SIGNOREQUINTA DI QUARESIMA A

Dal VANGELO secondo GIOVANNI

Era allora malato un certo Lazzaro di Be-tània, il villaggio di Maria e di Marta suasorella. [2]Maria era quella che aveva co-sparso di olio profumato il Signore e gliaveva asciugato i piedi con i suoi capelli; suofratello Lazzaro era malato. [3]Le sorellemandarono dunque a dirgli: “Signore, ecco,il tuo amico è malato”.[4] All’udire questo,Gesù disse: “Questa malattia non è per lamorte, ma per la gloria di Dio, perché peressa il Figlio di Dio venga glorificato”…[17]Venne dunque Gesù e trovò Lazzaro cheera già da quattro giorni nel sepolcro.[18]Betània distava da Gerusalemme menodi due miglia [19]e molti Giudei erano ve-nuti da Marta e Maria per consolarle peril loro fratello. [20]Marta dunque, comeseppe che veniva Gesù, gli andò incontro;Maria invece stava seduta in casa.[21]Marta disse a Gesù: “Signore, se tufossi stato qui, mio fratello non sarebbemorto! [22]Ma anche ora so che qualun-que cosa chiederai a Dio, egli te la conce-derà”. [23]Gesù le disse: “Tuo fratellorisusciterà”. [24]Gli rispose Marta: “Soche risusciterà nell’ultimo giorno”.[25]Gesù le disse: “Io sono la risurrezionee la vita; chi crede in me, anche se muore,vivrà; [26]chiunque vive e crede in me, nonmorrà in eterno. Credi tu questo?”. [27]Glirispose: “Sì, o Signore, io credo che tu sei ilCristo, il Figlio di Dio che deve venire nelmondo”… [38]Intanto Gesù, ancora pro-fondamente commosso, si recò al sepolcro;era una grotta e contro vi era posta una pie-tra. [39]Disse Gesù: “Togliete la pietra!”.Gli rispose Marta, la sorella del morto: “Si-gnore, già manda cattivo odore, poiché è diquattro giorni”. [40]Le disse Gesù: “Non tiho detto che, se credi, vedrai la gloria diDio?”. [41]Tolsero dunque la pietra. Gesùallora alzò gli occhi e disse: “Padre, ti rin-grazio che mi hai ascoltato. [42]Io sapevoche sempre mi dai ascolto, ma l’ho detto perla gente che mi sta attorno, perché credanoche tu mi hai mandato”. [43]E, detto questo,gridò a gran voce: “Lazzaro, vieni fuori!”.[44]Il morto uscì, con i piedi e le mani av-volti in bende, e il volto coperto da un suda-rio. Gesù disse loro: “Scioglietelo e lasciateloandare“ (VANGELO DI GIOVANNI CAP.11 VERSETTI 1-45)

Solo alcune sottolineature per questo lungobrano del vangelo di Giovanni.” Credi tuquesto? - chiede Gesù a Marta - credi che iosia la Resurrezioni e la Vita?” se questa do-manda fosse rivolta a noi cosa risponde-remmo, noi avremmo il coraggio, la forza ela fede per dire con Marta: Sì, o Signore, iocredo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio. Inquesto cammino quaresimale, a che punto sitrova la nostra conversione? Secondo punto.L’ atteggiamento di Gesù: si commosse pro-fondamente, si turbò. Dopo la dichiarazionedella sua divinità abbiamo la riprova della suagrande umanità.

Divino e umano che si incontrano, si con-giungono in Gesù, l’Uomo-Dio. Il cristianoper potersi dire tale deve avere in sé unagrande umanità, perché il messaggio di Cristoè per l’uomo e si fonda sull’uomo e sulla suarealtà, ma anche un anelito di divinità, inquanto deve desiderare con tutto il cuore dipotersi immergere totalmente in Dio e nel suoamore. Chiediamo, in questa quaresima, alSignore ad aiutarci a riscoprire la bellezza ela forza della nostra umanità e il desideriodella nostra unione con Lui.

Riccardo

PILLOLE DI SAGGEZZA:

DIO NON CESSA MAI DI RIVELARSIALL’UOMO, POICHE’ NON CESSA MAIDI IMPRIMERE IN LUI LA SUA IMMA-GINE, ED E’ PROPRIO QUESTA INCES-

SANTE OPERA DIVINA CHECOSTITUISCE L’UOMO (H. de Lubac)

L’UOMO E’ IL VOLTO UMANO DI DIO(Gregorio nisseno)

“Beati i miti (praèis)

perché avranno in ere-

dità (kleronoméô) la

terra” (Mt 5,5). Quantoalla formulazione que-sta beatitudine ripro-duce parole dell’AnticoTestamento; quanto alcontenuto si riporta al

comportamento stesso di Gesù, per cui la mi-tezza è una virtù eminentemente cristiana.

1. La formulazione viene dal Salmo 37. Inquesto Salmo, di genere sapienziale, un an-ziano maestro di sapienza prende la parola percalmare i giovani che rimangono sorpresi e in-dispettiti per la prosperità del malvagi. Diceloro che non devono inquietarsi per questa vi-cenda, perché Dio, che non è indifferente almale, di certo interverrà. “Ancora un poco e il

malvagio scompare: / cerchi il suo posto, ma

lui non c’è più. / I poveri (‘anāwîm; praèis,

miti, nei LXX) invece avranno in eredità la

terra / e godranno di

una grande pace”(Sal 37,10-11). Ab-biamo qui i due ter-mini fondamentali:l’aggettivo “miti”(praèis) e il verbo“ereditare” (klerono-

méô); veniamo a sa-pere che i “miti”corrispondono agli‘anāwîm, cioè ai“poveri in spirito”della prima beatitu-dine.

2. Beati i miti. I miti che Gesù proclamabeati non sono tali per temperamento, ma pervirtù. Sono coloro che alla povertà “in spirito”uniscono un comportamento umile, dolce, pa-ziente, dimentico di sé stessi. In più, i miti agi-scono così per piacere a Dio.

3. perché erediteranno la terra. Il verbo“ereditare” si riporta, nella sua valenza storica,al tempo di Giosuè e a quanto fece questogrande condottiero. Nel libro omonimo vieneraccontato che Giosuè, dopo aver conquistatola Palestina (Gs cc. 1-12), la ripartì fra gli abi-tanti delle varie tribù (Gs cc. 13-21), qualiquelli della tribù di Giuda, di Efraim, ecc. Conla morte dei primi destinatari, gli appezza-menti di terreno venivano “ereditati” dai figli,dai nipoti e così via. Per cui ogni terreno pos-seduto era il frutto di una “eredità” ricevuta.Da questo significato materiale il verbo “ere-ditare” è passato a un significato più alto, sim-bolico e escatologico. In un celebre Salmo,l’orante, animato da profonda spiritualità, af-ferma che la sua vera eredità è Dio stesso: “Il

Signore è mia parte di eredità e mio calice”(Sal 16,5). La “terra”, poi, diventa simbolo delregno messianico (cf Is 60,21).

Nel Nuovo Testamento il verbo “ereditare”viene usato in riferimento alle realtà cristiane.Gesù stesso afferma che l’eredità è “il regno”per voi: “Venite, benedetti del Padre mio, ri-

cevete in eredità il regno preparato per voi fin

dalla creazione del mondo” (Mt 25,34); oanche che è “la vita eterna”: chi lascia tutto peramore suo “avrà in eredità la vita eterna”(19,29). Il pensiero viene ripreso nell’episto-lario paolino. Per esempio: chi non osserva icomandamenti di Dio non “ha in eredità il

regno di Cristo e di Dio” (Ef 5,5).Nella nostra beatitudine i miti erediteranno

la terra nella sua valenza simbolica, che i testitraducono – come abbiamo visto - con il donodel Regno, della vita eterna. Solo i Testimonidi Geova si accontentano di pensare a un ortocon un laghetto, a piante ricolme di frutta ealtro. Cristo non è morto per noi per farci que-

sti modesti regalinidi piccoli proprie-tari!

4. La mitezza

di Gesù. L’agget-tivo praüs / praéis

ricorre quattrovolte nel NuovoTestamento: una in1 Pt 3,4 e tre voltein Matteo (5,5;11,19; 21,9). Rile-viamo gli altri duetesti di Matteo nei

quali l’evangelista assegna la mitezza a Gesù.In occasione della domenica delle palme Mat-teo fa queste riflessioni su Gesù che entra so-lennemente a Gerusalemme, cavalcando peròun’asina: “Ora questo avvenne perché si com-

pisse ciò che era stato detto per mezzo del pro-

feta: / Dite alla figlia di Sion: / Ecco, a te viene

il tuo re, / mite (praüs), seduto su un’asina / e

su un puledro, figlio di una bestia da

soma”(Mt 21,4-5 e Zc 9,9). Con questa suamitezza Gesù realizza la profezia di Zaccaria.Inoltre, Matteo riporta il detto di Gesù nelquale Gesù presenta sé stesso come “mite”:“Venite a me (...). Prendete il mio giogo sopra

di voi e imparate da me, che sono mite e umile

di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita”(11,28-29). Paolo fa della mitezza un donodello Spirito Santo: “Il frutto dello Spirito è...

mitezza (praütes)” (2 Cor 5,22). Ci esorta a ri-vestirci “di sentimenti di tenerezza, di bontà,

di umiltà, di mansuetudine (praütes), di ma-

gnanimità” (Col 3,12).E’ quanto vogliamo fare con l’aiuto della

grazia divina. [email protected]

Le Beatitudini secondo Matteo

19. BEATI I MITI

Domenica 10 aprile

Ore 09.30 S. Benedetto Tr. Cattedrale: S. Messa, con la partecipazione del Raduno Motociclistico

Ore 11.00 S. Benedetto Tr. - Biancazzurro: Pastorale Familiare

Ore 12.00 S. Benedetto Tr.Saluto alla Fiera di Primavera

Ore 16.00 Grottammare - Oasi: S. Messa per i fidanzati della Vicaria di Montesanto

Lunedì 11 aprile

Ore 10.30 S. Benedetto Tr. - Ospedale Civile: S. Messa

Ore 16.00 S. Benedetto Tr. - Ospedale Civile: Visita ai malati

Ore 20.45 S. Benedetto Tr. - Cattedrale: Assemblea Sinodale

Mercoledì 13 apriole

Ore 11.00 MartinsicuroInaugurazione sede Guardia Costiera

Ore 15.00 S. Benedetto Tr. - Ospedale Civile: Visita ai Malati

Giovedi 14 aprile

Ore 09.30 S. Benedetto Tr.Centro Primavera: S. Messa

Ore 11.00 S. Benedetto Tr. - Curia: Consiglio Presbiterale Diocesano

Venerdì 15 aprile

Ore 21.15 ForceRappresentazione della Passione

Domenica 17 aprile

Ore 10.45 S. Benedetto Tr. - Cattedrale: Benedizione degli Ulivi, Processione, S. Messa

Incontri Pastorali del Vescovod u R A n t e L A S e t t i m A n A 10-17 Aprile 2011

“L’ Ordo Virginum, profezia della fedeltà: storia di un cammino”

Il giorno 5 e 6 Marzo scorso, presso l’Istituto salesiano “S. Cuore” di Roma, si sono in-contrate le consacrate, le donne in formazione e alcuni delegati diocesani dell’Ordo Vir-

ginum, provenienti da 35 Diocesi italiane (in tutto circa 70 partecipanti). Tale incontro hafatto seguito alle indicazioni dell’Incontro Nazionale di Loreto. È stata ripercorsa la storiadell’Ordo Virginum a 40 anni dalla promulgazione del Rito di consacrazione delle vergini,mediante la preziosa testimonianza di chi ha vissuto più da vicino la crescita dell’OVnell’ultimo decennio. L’Incontro si è aperto con una tavola rotonda dal titolo: “ L’ Ordo

Virginum, profezia della fedeltà: storia di un cammino”. Nella tavola rotonda, (tenuta da3 consacrate e da un delegato dell’ Ordo della diocesi di Milano) le parole chiavi: Ricordati

… Riconosci … Osserva, sono state uno stimolo efficace per “fare memoria della fedeltàdi Dio … “ e la risposta a “preferirlo al di sopra di tutto” (dal Rito di consacrazione dellevergini). La riflessione è continuata nei laboratori attraverso la condivisione della storiadi ognuna, vista come storia di fedeltà allo sposo che è Cristo e alla propria Chiesa Dio-cesana, vissuta in un legame spirituale, canonico e pastorale con il proprio Vescovo. Lasperanza è che anche nella nostra Diocesi, si conosca, si apprezzi e si incrementi questaspeciale vocazione a totale servizio della Chiesa locale. Giuseppina Ov.

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Ricordiamo Jessica Tulinila diciannovenne di Villa Lempa rimasta vittima, mercoledì 30 marzo, di un tragico inci-

dente sulla strada 13/a di Bellante.

Il funerale officiato dal nostro Vescovo, ha visto la partecipazione di moltissime persone,

tra le quali molti amici della giovane. Durante l’omelia Mons. Gestori così si è espresso:

“Carissimi mamma Rosanna, papà Mario, Raffaella, fratelli e sorelle nel Signore, in questo mo-mento di profondo dolore, di sconcerto grande, di turbamento ditutti specialmente dei giovani, a me vescovo spetta il gravosocompito di rompere il silenzio delle nostre persone, di interpre-tare i vostri pensieri, di rispondere alle vostre domande, di darevoce ai vostri sentimenti. Lascio parlare il mio cuore e vorrei pa-ternamente dire una parola di conforto, esprimere sentimenti disperanza, assicurare la mia intima vicinanza spirituale, umana ecristiana. Compio questo dovere con profondo affetto verso lacara famiglia di Jessica e desidero donare un poco di luce e diserenità ai molti amici ed alle care amiche di questa ragazza, ac-corsi numerosi qui in chiesa per un saluto affettuoso e per un’in-tima preghiera. Jessica, una ragazza piena di vita, esuberante,intelligente, di soli 19 anni. L’avevo incontrata in occasione della santa Cresima qualche annofa. Ricordo anche un piccolo spettacolo nel salone della parrocchia, sedevo accanto al papà,che mi parlava della figlia con sincero orgoglio e con tante speranze. Ed invece l’altra mattina,su una strada, improvvisamente, la fine. La fine, oppure una fine? La conclusione di tutto, op-pure rimane ancora qualcosa? Penso alle due sorelle di Lazzaro…Penso anche a quel ragazzo,figlio unico di una povera donna vedova, nel piccolo paese di Naim…Penso a quella fanciulla,figlia di un capo villaggio. Allora il Signore compì il miracolo della risurrezione, ma ora?Adesso, qui, c’è Gesù? E che cosa ci dice? Che cosa ci chiede? Carissimi, sono certo che nullaavviene per caso, anche se non comprendiamo il perché di fatti come questo della morte im-provvisa di Jessica. Nulla avviene per una fatalità, anche se sembra una fatalità. C’è il misterodella vita, c’è il mistero della morte, c’è il mistero di Dio. In ospedale non si è stati capaci disalvare questa giovane vita. Di lei rimane un passato, non lungo, appena 19 anni, ma pieno diricordi, di nostalgia, di attese, di gioia. Per lei qui presente con il suo corpo stiamo vivendo que-sto momento, che riempie i cuori di dolore, le menti di sconcerto, i volti di lacrime e la vita ditante domande. Perché? Perché questa giovane vita stroncata? Nulla avviene per caso, se appenaun poco crediamo nel Signore. Ci dobbiamo fidare di Lui, sì, vogliamo affidarci a Lui. Il Signore

vede il dolore grande dei genitori di Jessica,la sofferenza dei parenti, il disorientamentodegli amici, il vuoto di tanti cuori.

Abbiamo bisogno di amicizia vera tra noi,abbiamo soprattutto bisogno di preghiera,per sentire l’amicizia di Gesù, che non vienemai meno, che ci fa del bene e ci aiuta a spe-rare ancora nella vita. Esattamente sei annifa come oggi, 2 aprile 2005, alle ore 21,37,cessava di vivere il carissimo GiovanniPaolo II, il Papa dei giovani, un Papa capacedi raccogliere attorno a sé in occasione delleGiornate Mondiali della gioventù milioni e

milioni di giovani, che si sentivano da lui amati e da lui capiti ed incoraggiati. Tra un mese Be-nedetto XVI lo proclamerà solennemente Beato in Piazza San Pietro. Mi sento di dire in questomomento: “Caro Giovanni Paolo II, ti affidiamo la giovane vita di Jessica, non lasciarla sola.Accoglila tra le tue braccia, che hanno accarezzato tanti giovani, custodiscila nel tuo cuore, ac-compagnala lungo i sentieri infiniti ed eterni del Cielo. Sii anche per lei, per questa nostra cararagazza, padre, fratello ed amico. Guidala verso Gesù e verso la mamma sua e nostra, la VergineMaria. Amen. + Gervasio Gestori, Vescovo

La notizia della “Sindone di Padre Pio” ha su-scitato interesse misto a perplessità nella co-munità dei “Gruppi di preghiera”(locali) delsanto frate di Pietrelcina, tanto da reclamareulteriori notizie su quella reliquia. E noi, vo-lentieri, accogliamo l’invito, nella convinzioneche tutto si fa ‘per la gloria di Dio’. FrancescoCavicchi, il pio industriale di Conegliano Ve-neto, quello che vari anni fa mostrò al giorna-lista Remo Allegri la “Sindone di Padre Pio”,era da tempo figlio spirituale del frate di Pie-trelcina e ogni anno si recava a San GiovanniRotondo per confessarsi e chiedere consigli. AFebbraio del 1968 era tornato in macchina conla moglie e alcuni amici. A San Giovanni Ro-tondo apprende che Padre Pio non sta bene equindi non scendeva dalla sua stanza. Si fer-mano per alcuni giorni, poi decidono di tornarea casa. Prima di ripartire il signor Francescova dal superiore del Convento per sapere se,tramite lui, poteva far giungere il suo messag-gio a Padre Pio e avere una risposta. Il Padreguardiano gli assicura che, se avesse avuto lapazienza di aspettare, avrebbe potuto vederloe parlargli di persona. Il santo frate, infatti, nonsi fa attendere. Cavicchi appena lo vede usciredall’ascensore s’inginocchia per baciargli lamano. Padre Pio, allontanandosi, trattiene ilfazzoletto con cui Cavicchi, mentre lo atten-deva, si era asciugato l’abbondante sudoredelle mani. Camminando accanto al Padre, cheera accompagnato da due confratelli, gli con-fida il suo problema e come sempre ha la ri-sposta immediata e precisa. Intanto eranogiunti davanti all’ingresso del Convento. Fuori

c’era la folla di sempre. Padre Pio viene in-ghiottito dalla gente e lui rimane sull’uscio aguardare. Aveva dimenticato il fazzoletto, manon lo aveva dimenticato Padre Pio che si giraverso di lui dicendogli: ”Guagliò e questo nonte lo prendi ?” E prima di restituirglielo di-spiega il fazzoletto, se lo passa sul volto quasia voler asciugare un sudore che non c’era per-ché era inverno. Il signor Francesco lo ritenneun autentico gesto di tenerezza. Era quello lostesso fazzoletto che il 23 settembre 1969,dopo lo strano sogno nella Chiesa, FrancescoCavicchi prova a lavare, perché ritenutosporco, alla fontanella che allora si trovava infondo al sagrato, e su cui all’improvviso com-pare l’immagine di Padre Pio. Quello stessofazzoletto che il signor Francesco per un annointero portava in tasca come una reliquia per-ché toccato da Padre Pio, quello stesso che,dopo l’estemporaneo bucato, era diventatoSindone. e.tì.

Ancora sulla Sindone di Padre Pio

L’AQUILA riprenderà il volo dalle sue macerie?di Bruna mistichelli

Sono passati due anni dal terrificante terremotoche colpì L’Aquila nel cuore di una notte deiprimi di Aprile del 2009. In pochi secondi l’an-tico e bellissimo capoluogo d’Abruzzo, circon-dato dai monti, ricco di arte, storia e cultura fuannientato dalla scossa sismica che si manifestòin tutta la sua potenza e in tutte le sue forme:ondulatoria, sussultoria e rotatoria. Gli aquilanierano abituati ogni tanto ad essere ridestati nelsonno da piccole scosse di terremoto, ma eranotranquilli perché dicevano che la città tremavama non cadeva. Il suo motto, scritto anche suglistendardi municipali, era: “Immota manet”.Ma quella notte l’onda sismica si ridestò dopotre secoli e, come avvenne ai primi del Mille-settecento, si mostrò con tutta la sua forza di-struttrice e abbatté lacittà con le sue mera-vigliose chiese, i suoiantichi palazzi nobi-liari, le sue mura, lecase da poco co-struite, seminandomorte e sofferenza.Dopo due anni il cen-tro storico è ancoraun cumulo di mace-rie, la città silenziosaè immota, puntellataqua e là; l’orologio è ancora fermo alle 3,32 diquella drammatica notte del 6 Aprile. Dei can-celli chiudono la zona rossa e il Corso con i suoimaestosi portici, un tempo illuminati a giorno,sede di incontri, di passeggiate, di appunta-menti, ora è pieno di calcinacci non ancora tuttirimossi, ed è completamente buio, desolante,vuoto, frequentato solo da animali randagi incerca non si sa di che cosa. Passare anche se infretta, per un attimo in quel posto è come esserepresi da un incubo, soprattutto per chi ha avutomodo di viverci in un momento di splendoredella città e nella verde età della giovinezza,quando con frotte di studenti universitari, dopole lezioni, si passeggiava nelle vie del borgo an-tico, nelle piazze caratteristiche con monumenti

e fontane zampillanti. Risorgerà L’Aquila o re-sterà un cumulo di macerie a cielo aperto, conle immense opere di messa in sicurezza che ab-bracciano palazzi antichi e che hanno trasfor-mato i vicoli del cuore della città in ungrandioso sistema di cunicoli d’acciaio ? Se-condo gli abitanti del luogo il problema dellaricostruzione consiste nell’accordo, perchépoco si discute sul futuro e molto di litiga sulpresente. Il giornale diocesano dal simboliconome: “Vola” scrive che “il rischio di chiudersia coltivare il proprio orticello è la vera bestem-mia contro il futuro della città.” MonsignorGiovanni d’Ercole, Vescovo ausiliario deL’Aquila, osserva: “si avverte un senso di sco-raggiamento che si diffonde soprattutto tra i

giovani.” E intanto laricostruzione è ferma,anzi in alcune partinon è neanche comin-ciata. Il Sindaco parladi immobilismo totaleper motivi organizza-tivi e politici e mentresi litiga fra “i poteriforti” la città continuaa morire e i suoi abi-tanti, dopo tanti sacri-fici, rischiano di

abbandonare le loro case con la morte nel cuore.In prossimità della Santa Pasqua il ricordo vaai riti della Quaresima nelle antiche e sugge-stive Chiese dove si praticava la funzione dellaVia Crucis, fermandosi davanti alle Stazioni icui quadri erano di grande valore artistico. Ealla Processione del Cristo Morto che attraver-sava la città, listata a lutto, la sera del VenerdìSanto, di grande forza religiosa e drammatica,preparata in alcuni anni anche da grandi registiteatrali e rappresentata in quadri dipinti nellevarie epoche. Adesso nella città spettrale, sem-brano risuonare solo le note di un “De profun-dis” senza una speranza di resurrezione.Speriamo che non sia così e che la mia Aquilatorni di nuovo a . . . volare.

Non tornano i conti. E così, sitaglia sulle spese. Questalegge universale è stata appli-cata all’inizio dell’anno sco-lastico in corso anche da unistituto superiore per ragion-

ieri di La Spezia. Il risultato è stato che unostudente sedicenne disabile grave si è vistoridurre le ore settimanali di sostegno da 18 a9. Giustamente infuriati, i genitori dell’alunnohanno citato in tribunale (tra gli altri) il min-istero dell’istruzione. Se fin qui nulla dinuovo, la buona notizia è che qualche giornofa il tribunale ha dato loro ragione. Come hascritto il giudice Valentina Roscioni, infatti,tagliare il sostegno agli studenti portatorihandicap rappresenta una “discriminazione in-accettabile” che viola, oltre una serie di leggiordinarie (come la numero 67 del 2006), ilsecondo comma dell’articolo 3 della nostraCostituzione, in particolare nella parte in cuisi affida alla Repubblica il compito di impeg-narsi per il pieno sviluppo della personaumana (“è compito della Repubblica rimuo-

vere gli ostacoli di ordine economico e so-ciale, che, limitando di fatto la libertà el`eguaglianza dei cittadini, impediscono ilpieno sviluppo della persona umana e l`effet-tiva partecipazione di tutti i lavoratori all`or-ganizzazione politica, economica e sociale delPaese”). Purtroppo, non è la prima volta checi troviamo costrette a denunciare l`ignobiletrattamento che il nostro Paese – per una granparte – riserva agli oltre 3 milioni di disabiliche vivono sul suo territorio, trattandoli neifatti come cittadini di serie B. Rimaniamoperò convinte che uno scandalo culturale, so-ciale e giuridico (giusto per limitarsi a questitre piani) particolarmente grave sia il modo incui la scuola pubblica si relaziona con l’hand-icap. Lo studente disabile è, infatti, percepitocome un peso da neutralizzare, non certo comeun discente bisognoso di particolare atten-zione. Tutt`altro che casuali, i tagli sono - an-cora una volta - terribilmente mirati. Latristissima conferma di come la nostra politicasia forte con i deboli, e debole con i forti.

Giulia Galeotti (PiùVoce)

I genitori di uno studente di La Spezia hanno vinto la causa contro la scuola

NO AI TAGLI AI DISABILI, STAVOLTA LO DICE IL GIUDICE

7Anno XXVIII

10 Aprile 2011 PAG

E’ partito il nuovo concorso I feel CUD al qualesono invitate a partecipare tutte le parrocchied’Italia. Il Servizio Promozione della C.E.I. or-ganizza questo evento in collaborazione con ilServizio Nazionale per la Pastorale Giovanile ei Caf Acli. L’obiettivo è quello sensibilizzarealla firma dell’8xmille i possessori del modelloCUD, per lo più pensionati e giovani al primoimpiego, che spesso ignorano di avere il dirittodi scegliere a chi destinarlo oppure non vo-gliono affrontare i disagiper la consegna solo dellascheda destinata alla scelta8xmille. Il concorso spingead una grande partecipa-zione e collaborazione tra igiovani e gli anziani. Infattil’invito è rivolto ai parrocie ai giovani delle parroc-chie italiane, d’età com-presa tra i 18 e i 35 anni.Per partecipare dovrannoaccumulare punti attra-verso la raccolta delleschede allegate al CUD tragli anziani, consegnandolepoi al Caf Acli di riferi-mento sul territorio, inbusta chiusa, entro e non oltre il 30 aprile 2011.La parrocchia che avrà totalizzato più punti vin-cerà il viaggio alla Giornata Mondiale dellaGioventù per il parroco ed un gruppo di gio-vani. E’ un gioco che cerca di creare dialogo trale generazioni. Un’opportunità può essere ap-punto il diritto di destinare l’8xmille sulla di-chiarazione dei redditi, in periodo di scadenzefiscali. Di solito i giovani non se ne occupano einvece potranno scoprire che cos’è la corre-sponsabilità economica verso la Chiesa, e dun-que il valore della scelta personale econsapevole della firma. Norme del concorsoalla mano (www.ifeelcud.it), con la raccolta deiCUD i giovani partecipanti di ogni parrocchiapotranno accumulare punti. Ma avranno anchemodo di incrementarli ulteriormente girando un

video di 3 minuti. Potranno filmarne e inviarneuno o due, a partire da una serie di temi: o sulleproprie radici, ovvero il racconto della propriacomunità parrocchiale, del paese in cui vivonoo del santo patrono; o oppure girando un filmatoin cui cantano insieme la canzone “si può daredi più”. Per avvicinarsi a questi contenuti, i gio-vani dovranno interpellare gli anziani, facendoriferimento all’esperienza e alla memoria di chiha più anni di vita sulle spalle, in una sorta di

reportage sul territorio, fratradizioni e presente. La dataultima anche per l’invio deivideo sarà il 30 aprile 2011.Una giuria premierà il videopiù interessante e il pubblicovoterà il suo preferito. Perquanto riguarda il risultatofinale vincerà la parrocchiache avrà totalizzato più puntiin Italia. In palio un viaggioalla Giornata Mondiale dellaGioventù (Madrid 16-21agosto 2011) per il parrocoed un gruppo di giovani (innumero decrescente dalprimo al quinto classificato).Oltre al viaggio nella capi-

tale spagnola, alle 5 parrocchie vincitrici verràassegnato anche un contributo di 1.000 euro pergli acquisti parrocchiali, preferibilmente desti-nati alla comunità degli anziani. Non mancherà,infine, un premio speciale per “il video più vo-tato dal pubblico”. I filmati inviati saranno in-seriti sul sito internet dedicato al concorsowww.ifeelcud.it, dove ogni giorno potranno es-sere votati dalla platea del web. Il bando inte-grale del concorso e altre informazioni sonodisponibili sempre sullo stesso sito.

Proprietà: “confraternita SS.mo Sacramento e cristo Morto”Via Forte - S. Benedetto del Tr. (AP)

REGISTRAZIONE TRIB. DI AScOLI PIcENO N. 211 del 24/5/1984

DIR. RESPONSABILE: Pietro Pompei [email protected] REDAZIONE E AMM.NE 63039 S. Benedetto Tr. (AP) Via Forte 16 Tel. 0735 579210

Fax 0735 594833 e-mail: [email protected]

C.C.P. n. 14590632, intestato Curia Vescovile - Causale l’AncoraImpaginazione e stampa: Linea Grafica - Tel. 0735 702910 - centobuchi (AP) - E-mail: [email protected]

Il sito della Diocesi www.diocesisbt.it

SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO

Nell’ambito delle manifestazioni per i 150anni dell’Unità d’Italia e in collaborazionecon l’Associazione Musicale R.O.L.F. (RipaOpera Leonis Festival), nel pomeriggio didomenica 27 marzo 2011 e nel Salone delleFeste di Palazzo Bonomi-Gera, l’ Ammini-strazione Comunale di Ripatransone ha or-ganizzato una Conferenza-Concerto su “La

Filosofia della Musica” di Giuseppe Maz-zini. Un percorso con letture e ascolti in-torno al saggio mazziniano che colloca laMusica al centro di un più vasto progetto diriorganizzazione della cultura italiana.In evidenza il ruolo dell’Arte e della Musicanel Risorgimento Italiano e nella formazionedella coscienza nazionale.Hanno partecipato SILVIA PAPARELLI,relatrice e pianista, docente di Storia edEstetica della Musica e di Storia del Lied edel Canto da Camera presso l’Istituto Supe-riore di Studi Musicali di Terni e VALERIA

FERRI, soprano e docente di Tecnica Vo-cale presso l’Istituto Europeo di Cultura Ita-

liana di Firenze. Sono state eseguite arie eromanze di Bellini, Donizetti e Verdi. Pre-senti il sindaco D’Erasmo, l’assessoreBruni, i direttori del Rolf Ettore Nova eAmbra Vespasiani e numerosi cittadini.Sabato 2 aprile sono iniziate le “Lezioni ri-

sorgimentali”. La prima in programma“LUIGI MERCANTINI – Lettere dall’esi-lio” con relazione del Prof. Carlo Verducci.Le altre due lezioni si terranno sabato 16aprile (“Protagonisti del Risorgimento nelPiceno. Fatti e figure per un breve disegnostorico”.Relatore il Prof. Gino Troli) e ve-nerdì 6 maggio (“Miti e immagini del Risor-gimento”. Relatore Giovanni Sab batucci).

Da Ripatransone

CONFERENZA-CONCERTO

e LEZIONE RISORGIMENTALE

Auguri all’insostituibile collega ‘Ntò, Ntò’

All’amico e collega Antonio Giannetti, genius loci (Ripatransone) e colonna portante delnostro Settimanale, la solidarietà e gli auguri, nostri personali e quelli dell’intera Reda-zione de “L’Ancora”per una sua pronta guarigione e un felice ritorno nei ranghi. e.tì.

E’ PARTITO IL NUOVO CONCORSO A PREMI PER LEPARROCCHIE - I FEEL CUDMobilitati i giovani alla raccolta dei CUD. Aiuteranno gli anziani e voleranno a Madrid.

Conferenza Episcopale ItalianaServizio per la promozione del sostegno economico

alla Chiesa cattolicaC.E.I. – Servizio Promozione Sostegno Economico

Via Aurelia 468, 00165 Roma - www.ifeelcud.itComunicato stampa - Gennaio 2011

Anffas Onlus di Grottammare si rivolge ai Sinodali conuna lettera della Presidente che qui in sintesi riportiamo Egregi, con la presente siamo ad informarVi della nostra Associazione. Anffas Onlus - AssociazioneNazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale - è una grande associazionedi genitori, familiari ed amici di persone con disabilità che opera da 50 anni, fondata a Roma il 28marzo 1958, da un gruppo di genitori radunati attorno a Maria Luisa Ubershag Menegotto, mammadi un bambino con disabilità. L’Anffas, sede di Grottammare, nasce nel 1993 quando un gruppo digenitori di ragazzi disabili, inizia a riunirsi, concordi e convinti di voler cambiare la situazione sulnostro territorio con la volontà di rispettare le leggi Nazionali e di essere propositivi nei confrontidegli Enti Locali. Il nostro principale sforzo in questo momento, consiste nel raccogliere i fondinecessari per garantire la massima qualità della vita alle persone con disabilità che ospitiamo pressole nostre Comunità di Ripatransone e Grottammare. Si tratta di ben 18 persone con disabilità, privedi sostegno familiare, prese in carico dalla nostra Associazione. Negli ultimi tempi purtroppo, acausa della crisi economica, gli Enti invianti stanno riducendo le rette di frequenza, che di conse-guenza non sono più sufficienti a far fronte ai bisogni quotidiani.Un ulteriore problema è costituito dalle continue richieste da parte di famiglie in difficoltà, pressoil Centro di Riabilitazione. Un esempio per tutte è quella pervenuta da una famiglia con il papà di-soccupato e due bambini con disabilità da riabilitare. Situazioni come queste ci spingono ad orga-nizzare periodicamente delle campagne i raccolta fondi, come l’iniziativa “Anffas in Piazza” che èstata tenuta presso le principali piazze del nostro territorio domenica 27 marzo.Pur essendo la nostra un’Associazione laica, sarebbe veramente importante per noi poter con-tare sulla collaborazione delle Parrocchie, soprattutto per far sentire le nostre comunità ve-ramente incluse nella nostra Diocesi. Ringraziamo S.E. Mons. Vescovo Gervasio Gestori per il sostegno che non ci fa mai mancare, al-trettanto gradiremmo dai gruppi parrocchiali che potrebbero fare sentire meno soli i nostri ragazzi.Certi del Vostro sostegno cogliamo l’occasione per porgere i nostri più cordiali saluti.

La Presidente maria Lauri

Festa di premiazione V edizione Concorso sulla vita del Venerabile F. A. Marcucci

Suor M. Paola Giobbi

8 Anno XXVIII

10 Aprile 2011PAG

Nel pomeriggio primaverile di domenica 27 marzo, nella casa Madre dell’Istituto delle SuorePie Operaie dell’Immacolata Concezione, si è svolta la cerimonia di premiazione delle Scuoledove operano le suore di mons. Marcucci in collaborazione con speciali insegnanti laiche. Sono stati premiati i lavori che, bambini e ragazzi, hanno realizzato per la quinta tappa del con-corso sulla vita del Venerabile Fondatore, intitolato “Il consolidamento della sua opera e lamorte Santa”. Nel percorso di cinqueanni gli alunni hanno ripercorso la vita delFondatore e sono rimasti affascinati dalsuo esempio di bambino, ragazzo, gio-vane, uomo maturo e anziano. I lavorisono stati esposti nella mostra che può es-sere visitata fino alla fine di Aprile. I ra-gazzi della Scuola media ospitante hannoindossato una coccardina tricolore, sim-bolo della nostra Patria unita, per festeg-giare l’unità delle Scuole delle SuoreConcezioniste, intorno all’amato Fonda-tore e ricordare con gratitudine chi haoperato, per 150 anni e ancora opera ognigiorno nell’educazione delle giovani generazioni, trasmettendo cultura e fede, in un clima di li-bertà e di rispetto dell’altro, di impegno e di gioia. Con festosa accoglienza, sono state premiate rappresentanze di alunni delle scuole vincitrici epartecipanti. Per la sezione Scuole dell’Infanzia Paritarie, le scuole “P. Giovanni Minozzi” diCentobuchi; Martinsicuro; “Principe di Napoli” di Cupramarittima; “P. Giovanni Minozzi” di S.Egidio alla Vibrata; “Suore Concezioniste” di Casa Madre, Ascoli Piceno; “F.A. Marcucci” diVia Kennedy, Ascoli Piceno; “Merlini” di S. Benedetto del Tronto; “Sacro Cuore” di Villa Rosa;“Madre Tecla Relucenti” di Via Tornabuoni, Roma. Per la sezione Scuole Primarie Paritarie, le scuole “F. A. Marucci” di Via dei Sabelli, Roma,

Classi II, IV, V;“M. Tecla Relu-centi” di Via Tor-nabuoni, Roma,Classi III e V;“Maria Immaco-lata” di S. Bene-detto del Tronto,Classi I, II/A, II/B,III, IV e V; “SuoreConcezioniste” diCasa Madre,Ascoli Piceno,Classi I, III e IV.Premio specialealla classe I della

Scuola Secondaria di I grado Paritaria “Maria Immacolata” di Ascoli Piceno. Il pomeriggio èstato arricchito dalla commedia intitolata Chi si vanta d’esser Maestà, più dice di sapere e menosa, tratta dalla prima opera giovanile di Mons. Marcucci Poemetto festoso Bertoldino Sapiente,rappresentata dalla Compagnia teatrale Il Canarino di S. Benedetto del Tronto e coordinata daSuor M. Concettina Sessa. La manifestazione si è conclusa con il Canto “Francesco Antonio Ma-rucci un grande educatore che riscalda mente e cuore” eseguito dagli alunni della I media e dellaV primaria della Scuola di Casa Madre, guidati dalla prof.ssa Antonella Di Basilio, con arran-giamento musicale del M° Nazzareno Allevi. Le foto della festa di premiazione e dei lavori dellevarie scuole sono disponibili sul sito www.monsignormarcucci.it nella voce Eventi.

“Si entra soli ma si esce con tanti fratelli ritrovando Cristo dentro di sé”

88° Corso di Cristianità,Dal 30 marzo al 2 Aprile 2011 presso l’Oasi Santa Maria dei Monti di Grottammare

di Simone incicco

Appena giunto, giovedì 30 Marzo all’OasiSanta Maria dei Monti di Grottammareper l’88° corso di Cristianità, all’inizio misono sentito un po’ spaesato. Dopo averfatto un piccolo chek in, ci siamo riunitiin una delle tante stanze del convento , quiabbiamo scoperto che molti di noi corsistiper la prima volta facevamo questa espe-rienza. Provenienti quasi tutti da parroc-chie diverse ci siamo ritrovati in questo

piccolo cammino chiamati da Dio, spinti apartecipare da un proprio amico o parente.Infatti tutti i partecipanti sono stati introdottio invitati da qualcuno che già aveva vissutoquesto dono di grazia e che con molto entu-siasmo ci ha fatto capire l’importanza diquesto corso. Per me sono state due personeAntonio ed Emanuele.

Non intendo entrare nei particolaridelle attività del corso, ma bensì rima-nere in superficie, per non “guastare” lasorpresa e la bellezza dei tanti momentiche si affrontano durante queste gior-nate per tutti quelli che intendono farlonei prossimi anni.Dopo essere stati accolti, ci è stato illu-strato il corso e ci è stato spiegato chel’esperienza è nata 88° anni fa e che laprima volta il corso si è tenuto in Spa-gna a Palma de Majorca. Perdonatemi! Questo è un primo articolo scritto appena tornato dallafesta conclusiva del corso, nel prossimo numero troverete l’approfondimento e gusterete “lamia e nostra” esperienza in Cristo.

Ci presentiamo: siamo i ragazzi della II media di Castignano.Quest’anno i nostri incontri di catechesi sono stati diversi dal solito. Abbiamo vissutodelle esperienzeche, oltre a diver-tici moltissimo,sono state moltoutili per capire ilmessaggio che inostri catechisti cihanno presentato ainizio anno. Sa-bato 2 Aprile siamostati a Montedi-nove per di tirare lesomme del nostrocammino. Aiutatida padre Mario, ab-biamo recitato in-sieme la preghieradei Vespri. Prima di partecipare alla Celebrazione Eucaristica abbiamo preparato questoresoconto . L’argomento che ci ha accompagnato per tutto l’anno è stato il nostro rapportocon Gesù, nato nel Battesimo, e costantemente curato come una forte amicizia. Parlandodell’Iniziazione dei primi cristiani e del rituale per immersione, abbiamo visitato il Batti-stero di Ascoli Piceno. I nostri catechisti ci hanno poi parlato di quanto è difficile sceglieresempre la Verità per essere liberi, così ci hanno fatto conoscere Suor Maria Ester, suora diclausura del convento benedettino di Offida, che ci ha raccontato la storia della sua scelta,e oggi anche Padre Mario ci ha parlato della sua. Vogliamo lanciare un messaggio a tuttii ragazzi che si annoiano agli incontri: il segreto è partecipare! Così i catechisti, vedendoil nostro interesse, smuovono la loro fantasia e promuovono sempre nuove iniziative.

I rappresentanti della Classe III di Roma con l’insegnante Sr. M. Giuseppina ed alcuni genitori. Al microfono la testi-monianza di Simonetta Frignani miracolata dal Fondatore.

La compagnia teatrale Il canarino al termine della rappresentazione riceve attestati e doni.

Festa di LaureaPresso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti - Pescara, lagiovane Arianna Di Buò ha brillantemente conseguito la Laurea in Fi-sioterapia, con il massimo dei voti e la Lode. Alla bellissima Arianna,che nel 2008 ha vestito i panni di Forasteria, vanno i migliori auguridell’Associazione Palio del Duca e del suo Presidente Cav. Nello Gae-tani. La Redazione de “L’Ancora”si associa agli auguri dell’Associazioneacquavivana auspicando alla giovane dottoressa un felice e proficuo av-venire. E.Tì.