segrete di bocca n. 26

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Andrea Simoncini 20DANGELO06 SPECIALE Premio Movimento Segrete di Bocca le segrete maggio2010 29-04-2010 17:38 Pagina 1

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Nasce dall’esigenza sempre maggiore di promuovere la giovane Arte contemporanea Italiana, l’esigenza da parte della storica libreria Bocca di Milano di diffondere sempre più capillarmente il proprio notiziario informativo: Le Segrete di Bocca. Quadrimestrale d’attualità artistico e culturale nato nel duemila come inserto della rivista Arte incontro in Libreria, oggi si emancipa da inserto a Rivista indipendente. Forte della distribuzione gratuita ad oltre duemila nominativi di clienti fidelizzati alla Bocca, diffusi sul territorio italiano, specializzati o semplicemente interessati alle arti contemporanee italiane ed internazionali. La Rivista punta su collaborazioni mirate a migliorare i propri contenuti, attraverso l’avallo e il contributo delle Gallerie d’Arte, oltre che a stringere rapporti di collaborazione con strutture organizzative di prima linea presenti sul territorio nazionale. Forte dell’appoggio di oltre trenta collaboratori, tra cui giornalisti e critici d’arte, è oggi possibile far parte di questo nutrito entourage, formatosi in sette anni di attività editoriale. Insieme saremo in grado di dar voce alle più differenti ricerche nel campo dell’Arte Contemporanea Italiana. La Libreria Bocca sempre in prima linea nella promozione, attraverso il vostro contributo, potrà diventare un faro nella nebbia di questo complicato sistema che è l’Arte Contemporanea. Unisciti a questa nuova iniziativa editoriale e collabora con Le Segrete di Bocca, Artisti in Rivista. Per maggiori informazioni contatta Giorgio Lodetti: 338 2966557 oppure via e.mail: giorgio.lodetti@libreriab occa.comNasce dall’esigenza sempre maggiore di promuovere la giovane Arte contemporanea Italiana, l’esigenza da parte della storica libreria Bocca di Milano di diffondere sempre più capillarmente il proprio notiziario informativo: Le Segrete di Bocca. Quadrimestrale d’attualità artistico e culturale nato nel duemila come inserto della rivista Arte incontro in Libreria, oggi si emancipa da inserto a Rivista indipendente. Forte della distribuzione gratuita ad oltre duemila nominativi di clienti fidelizzati alla Bocca, diffusi sul territorio italiano, specializzati o semplicemente interessati alle arti contemporanee italiane ed internazionali. La Rivista punta su collaborazioni mirate a migliorare i propri contenuti, attraverso l’avallo e il contributo delle Gallerie d’Arte, oltre che a stringere rapporti di collaborazione con strutture organizzative di prima linea presenti sul territorio nazionale. Forte dell’appoggio di oltre trenta collaboratori, tra cui giornalisti e critici d’arte, è oggi possibile far parte di questo nutrito entourage, formatosi in sette anni di attività editoriale. Insieme saremo in grado di dar voce alle più differenti ricerche nel campo dell’Arte Contemporanea Italiana. La Libreria Bocca sempre in prima linea nella promozione, attraverso il vostro contributo, potrà diventare un faro nella nebbia di questo complicato sistema che è l’Arte Contemporanea. Unisciti a questa nuova iniziativa editoriale e collabora con Le Segrete di Bocca, Artisti in Rivista. Per maggiori informazioni contatta Giorgio Lodetti: 338 2966557 oppure via e.mail: [email protected]

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Page 1: Segrete di Bocca N. 26

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SPECIALEPremio

Movimento Segrete di Bocca

le segrete maggio2010 29-04-2010 17:38 Pagina 1

Page 2: Segrete di Bocca N. 26

numero

26anno IX

EditorialeNasce dalla volontà sempre maggio-re di promuovere la giovane ArteContemporanea Italiana, l’esigenza da parte della storica libreria Boccadi Milano di diffondere sempre piùcapillarmente il proprio notiziarioinformativo: Le Segrete di Bocca.La Rivista punta su collaborazionimirate a migliorare i propri contenu-ti, attraverso l’avallo e il contributodelle Gallerie d’Arte, oltre che astringere rapporti di collaborazionecon strutture organizzative di primalinea presenti sul territorio nazionale.Unisciti a questa nuova iniziativa edi-toriale e collabora con Le Segrete di Bocca, Artisti in Rivista.

RedattoriBarbara FrigerioGiorgio Lodetti

Giovanni Serafini

CollaboratoriAldo Benedetti

Donatella BertolettiAndrea BondaniniMaurizio Bottoni

Gabriella BrembatiGrazia Chiesa

Franco ColnaghiGianluca Corona

Sara FontanaAngela Govi

Emanuele LazzatiAlberto Mari

Cristina MuccioliMariacristina Pianta

Roberto PlevanoStefano Soddu

Testata diSergio Dangelo

Progetto graficoMassimo Petrini

Nicoletta Pellegatta

In copertina Andrea Simoncini - Entranced

Primo classificato IV Premio Movimento Segrete di Bocca 2010

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Il I Premio Movimento alle Segrete 2004 diBocca è stato organizzato da Giorgio Lodettiin collaborazione con Sara Fontana, PaolaMazzaglia, Alessandra Delfino e FrancoColnaghi con il duplice obiettivo di dare visi-bilità a giovani artisti e alla storica LibreriaBocca.Se può avere un senso dare visibilità alleopere di artisti, definiti con un ossimoro gio-vani, perché i 50 anni segnano un’età allaquale Odisseo da 10, aveva conquistatoTroya, attraversato il Mediterraneo, era ritor-nato a casa, ripulendola con una strage, da chigli insidiava moglie, figlio e beni, e, ripartitoper oltrepassare le Colonne d’Ercole, erascomparso nell’Oceano, lasciando a noiposteri il mito, o meglio l’archetipo, dell’uomomoderno; meno comprensibile è giustificareal giorno d’oggi la presenza di una libreria,quando sembra non servire che a pochi,mentre i suoi più temibili concorrenti sonoproprio gli editori, quelli a cui le libreriedovrebbero stare più a cuore, editori dispera-ti per un andamento delle vendite da terzomondo. Poiché languiscono i fatturati, orga-nizzano in proprio canali alternativi, scavalcan-do i librai.Impera poi Internet che consente ai compra-tori di provvedere autonomamente e farselirecapitare a casa.Un senso rimane, quello della sopravvivenza,se la libreria è storica, quindi patrimonio cul-turale della collettività e meritevole di essereconservato. In quel caso la sua visibilità è vita-le e promuovere un premio di pittura, anchese uno tra tanti, ha una sua funzione.Il premio Movimento segue di 6 anni quelloda me organizzato nel 1998 con Giorgio,Luciano Caramel e Laura Corna, oggi non piùtra noi, il Premio Arte Incontro.In entrambi l’alta adesione degli artisti, prove-nienti da tutta Italia, ha rappresentato un

grande successo per le iniziative che vedeva-no la luce più per forte passione dei promo-tori che per contributi finanziari, mentre illivello di qualità dei partecipanti alle duemanifestazioni, decisamente differente, meri-ta alcune considerazioni.La prima, senza dubbio, che la quantità dicontendenti in questo caso è decisamentepiù corposa rispetto al precedente.Arte Incontro fu vinto da un artista di 29anni, Agostino Arrivabene, fortemente dota-to di talento, che aveva staccato, per votazio-ne, di molte lunghezze il secondo classificato.Ora almeno dieci degli aspiranti al primopremio sono compresi in uno scarto dipochi punti, il primo dall’ultimo.Complessivamente quindi la qualità è anda-ta migliorando, pur in un lasso di tempoabbastanza breve.Ma il fatto può anche essere letto comeincremento di attrazione, nel mondo dell’ar-te, della Libreria Bocca, punto di riferimentosempre più ineludibile, cresciuto progressiva-mente negli anni.Questo dovrebbe far piacere non solo a meche in fondo ne sono uno dei più tenacisostenitori, ma a tutti i nostri amici, ai soci ealla città più in generale, se l’autorevoleHerald Tribune ha recentemente definito laLibreria Bocca negozio icona della GalleriaVittorio Emanuele II, dopo che Vogue, alcunianni or sono, l’aveva classificata tra i quattro-cento migliori negozi del mondo.La seconda considerazione che mi vienenaturale è che, là dove presente, il figurativo,genere che ha visto diminuire l’interesse trai collezionisti a partire dagli inizi degli anniSessanta, è tiepidamente in ripresa e si carat-terizza per geniali distorsioni che portano aidentificare la personalità artistica di chi lopropone, pur come genere desueto, deltutto rinnovato…

siamo onlinewww.libreriabocca.com

EDIZIONE 2004di Giacomo Lodetti

Agostino Arrivabene

ALBERTO BATTAGLIOLI

ALESSANDRO FILANDRO

ANNA BREVI

ANTONIA CAVALERI

ANTONIO SALVADOR

BIANCA VENTIMIGLIA

ALESSANDRA ROVELLI

ANGELO CRAZYONE

ANNALISA DI MEO

ANTONIO DEODATO

ATTILIO RADICE

BRUNA LANZA

ALBERTO CUIUS JUCULANO ALDO SERGIO ALESSANDRO BULGARINI

350/trecentocinquanta opere pervenute a questo premio nazionale di pittura.Aumentano entusiasticamente le partecipazioni insieme con le condizioni

prescrittive, che chi scrive trova incomprensibili (70 x 70? Un quadrato, non c’èche dire). Gli artisti invece, letto il regolamento e frugando tra i 20x30, gli 80x120

e i 60x60 si sono impegnati per farne uno di quelle esatte misure, tanto che il tema poteva essere quello perimetrale centimetrico, e l’hanno talvolta inviato

ancora fresco, all’ultimo giorno disponibile.Si sentiva l’odore della pittura in questa edizione infatti, come mai mi è capitatoprima. Era emozionante, sembrava di visitare lo studio, la tana, l’atelier, il 70x70

rubato alle case degli artisti.Parrà che mi soffermi troppo sulla questione delle misure, ma la quantità

per un pittore è molto importante, fa parte della qualità, la denota.Il Rinascimento, per esempio è misura. La contemporaneità è l’assenza di misura,

ma per negarla deve pur sempre partire da quella.Giorgio Lodetti non gioca a dadi, avrà avuto i suoi perché nel richiedere

questo requisito.Gli artisti non hanno sindacato, hanno realizzato e inviato la loro opera prima:

non è poco, aver chiesto al vip come all’esordiente di creare qualcosa che fosse inedito.

La mia attenzione e ammirazione va immediatamente ad Infanzia di Maria, pervari motivi. Il primo è sicuramente che questo quadro 70x70 è un tondo.

È un’interpretazione della misura stessa. Chiunque penserebbe a un quadrato con quelle misure date. Lo ha fatto, galilenianamente, anche Davide Avogadro,vecchia volpe, che ha inscritto il tondo in un quadrato invisibile, ma misurabile.

Il secondo motivo è dovuto alle roselline più grafiche che pittoriche, più modulariche folte e più accennate e più simili alla chiocciola degli indirizzi internet

che al solito vezzeggiante fiorellino.Con un dito sporco di pittura un bambino potrebbe rifarle. Eppure sono indiscutibilmente fiori ornamentali, da tappezzeria, specificatamente rose.

A completare il mistero tangibile e misurabile di Ave Maria c’è -sono al terzomotivo- il dialogo tra soggetto e titolo.

Una bambina, non particolarmente bella secondo le estetizzazioni odierne,in procinto di piangere, con il morso inverso a trattenere il broncio e lo scoppio

in lacrime, gli occhi concentrati sulla tristezza che tutto il corpo sente, forse per essere stata catturata in un ritratto, in qualcosa che l’ha costretta a star ferma

a posare, a non fare i suoi sacrosanti capricci, non si sa.Le mani sono screpolate, rosse da non credere, come il naso e parte delle gote.

Quando i bambini provano vergogna o rabbia, lo si vede dalle mani, dal naso,dalla faccia prima ancora che dagli occhi, attori smaliziati cui tanti signori adultihanno delegato troppo, impoverendo il dialogo, la parola scritta e i messaggi

epidermici sotto due dita di cerone.Quella è una bambina vera, tanto più vera quanto finta, cercata nella finzione

della rappresentazione, dell’aureola dorata e spessa che equivale alla genuflessionedel pittore, e contemporaneamente a quella dello spettatore.

Ciao, Maria.Detto così Maria perde di sacralità, di preziosità e unicità.

E allora va bene il latinorum, l’arcaico contraddetto dalle chiocciole di fiori rosarosae rosarum.

Il Duomo di Milano è dedicato a Mariae nascenti, una bambina non ancora santa,ignara del suo destino grande nell’atrocità di sopravvivere al proprio figlio.

Una bambina come tante, palestinese, povera e con la pelle screpolata, per nullaingentilita da atti eroici e purezze teologiche.

Maria è l’innocenza inconsapevole della maestosità della cattedrale:è la sua purezza.

Davide Casari si stacca apparentemente dalla figurazione per definirne, a modosuo, l’essenza: il profilo, la traccia, l’epifania fantasmatica e onirica, l’ammonite

della sacralità di un’esistenza interiorizzata più che naturalizzata.La sagoma accennata -perché di noi, se va bene, rimane al più un cenno- non di un Crocefisso, ma di un uomo crocefisso, chiunque sia e vogliamo scorgervi.

Un busto svuotato e scarnificato, appena scontornato da una linea, con un nodo

Sacro per

natura

Segrete di BoccaVia Molino delle Armi 5

(cortile interno)20123 Milano

lunedì ore 18,30(vedi programma Pensieri e Parole)

da martedì a venerdìdalle 10,00 alle 14,00dalle 16,00 alle 19,00

[email protected]

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E poi mi chiedono dove sta, il merito pittorico di questo scatto.

Il re è nudo, ci avverte Francesco Diotallevi con un omuncolo dal naso turrito,ignudo davvero, feticista e pago della sua corona, e di una spadina affilata con cui

poco galantemente ma pieno di spavalderia è a combattere per i suoi averi e i suoi poteri.

Intorno non c’è altro, a parte qualche fiorellino fanciullesco.Il potere temporale e quello spirituale sono sotto il suo dominio, nella sua testa

con occhio a grate e orbite vuote.Il lungo segmento orizzontale a segnargli la bocca, dà l’idea dell’apertura

di una scatola, non di una testa, meno che mai pensante.L’itinerario di lettura di questa opera è chiaro e tramandata da solida tradizione

fabulistica: il corpo del potere, effigie riccamente adornata dalla doxa, dall’opinionecomune quanto credulona, è svestito di orpelli e infingimenti da un gesto eticamente fragoroso che solo l’incoercibile spontaneità di un bambino,

o il saper vedere acuto e disincantato dell’artista possono mostrare in tutta la suareale e regale, ridicola pochezza.

Il modo in cui Diotallevi reinterpreta in questi tempi la sacralizzazione fasulla e ciarlatana dell’uomo di potere è del tutto nuova: l’immagine è grafica e unta

da olio sconsacrato, sottratta alle gustose concessioni figurative, consegnata manie piedi all’ironia smascheratrice, che ci mostra con realismo dimensionale

la misura e l’aspetto dell’oggetto del nostro adoremus (!) di massa.

Concludo segnalando ai miei indulgenti e pazienti lettori, il 70x70 di Daria Palotti,intitolato Presa in prestito dagli insetti la mia casa, io mi addormentai.

Mosche, api, cavallette, libellule hanno tessuto una teca geometrico more, intornoa una fanciulla sedotta e accovacciata.

Con le sue labbra a cuoricino e la veste rosso carminio, gli occhi bizantini dal profilo bistrato, i piedi nudi per stare comoda nei suoi sogni, l’accusano spesso

di leggerezza, probabilmente.E lei risponde con un sonno pesante, dove finalmente trova casa.

Accade grazie ad animaletti non solo considerati poco importanti, ma anche sgradevoli, combattuti con guerre chimiche di bombolette e piastrine intelligenti.

Gli insetti la sottraggono da un mondo belligerante, chiassoso, prestativo e competitivo.

Le concedono di riposare protetta in quell’angolo tutto suo che non ha avutomai, di sorridere mentre dorme in un piccolo prezioso tempio di separatezza,

sprovvisto di cavi di connessione, pin e password.La sacralità dell’esistenza è fatta di irraggiungibilità.

La mano ferma, il nitore del tratto e l’iconografia atemporale di Palotti sono un valido alleato per restituirci attraverso un sorriso accennato ad occhi chiusi,

il segreto di una femminilità per nulla sguaiata, di cui c’eravamo dimenticati:le mani, l’incrocio delle gambe, un tocco di phard sulle guance, possono più

di mille protesi siliconiche condite di botulino e attivatori di giovinezza.Non ci sarebbe nemmeno spazio nella casa trasparente -come la verità-

costruita dagli insetti per un intervallo di sana irrazionalità, in uno spazio-tempo di folle efficienza.

Cristina Muccioli

approssimato al posto degli occhi, a disegnare il simbolo dell’infinito.La figura annega e affiora allo stesso tempo nel languore del rosa carne in cui

si è stemperata la fisicità del corpo, in cui si è diluito e annacquato il suo sangue.È così che i pittori creano il rosa: imbiancando il rosso.

Sottopelle della tela si scorge un chiodo, conficcato quindi dappertutto.Alla sua sinistra un piede, quel che resta di un piede, preda anatomica del chiodo,protagonista sottaciuto dell’errare, dell’andare per un mondo che è tutto lì, infinito

racchiuso in una misura che sarà 70 volte settanta, irriconoscibile da lontano,desideroso della nostra vicinanza.

Strage dell’innocente di Eugenio Moi narra di un bambino più piccolo di Maria.Cade giù da una scala breve, a spigolo vivo. Rovina da sé e da solo, invischiato

in una placenta di colori intensi e pastosi.La pelle bianco gesso e il contorno rosa scuro, gli occhi chiusi e le mani che,

non conoscendolo, non cercano un appiglio.L’inquietudine di quell’ingombro architettonico, soglia decontestualizzata in mezzo

a una natura satura di smagliante indifferenza, dove grave è quel che cade,aumenta quando si carica di pericolosità.

È un pericolo inutile, che il bambino deve aver affrontato con l’ostinazione scevradalle avvertenze della coscienza, di chi vuole mettersi alla prova, sfidarsi, capire

il segreto nascosto in una bambola, nella pancia di una sveglia.Questo bambino non solo gioca col mondo davanti al quale noi rimaniamo per-

plessi e a distanza di sicurezza ponderata, ma gioca sul mondo.Nella sua volubilità il bambino può tutto, può piangere e pochi secondi doporidere. Il bambino tutto tondo e paffutello, rotola eternamente giù senza che possiamo fermarlo, soccorrerlo, facendoci sentire la nostra stessa solitudine,

la nostra inadeguatezza di fronte a uno scenario immobile, che ospita il candorerosato dell’infanzia come emblema della tragicità della messa al mondo.

Per questo si parla di Strage, sganciando il termine dalla sua valenza numerica sottesa.

Un bambino “uno” non solo li rappresenta tutti ma ci rappresenta anche nei nostri tratti infantili. Il nostro proprio mondo, ci è estraneo.

Ci sorprende come esploratori impreparati ad affrontarlo, mentre cediamo talvolta con grande facilità al gioco del farci del male.

Troviamo e addirittura cerchiamo, quando di innocenza non si può parlare più,architetture insidiose e soglie pericolose tramutate in pulsioni e in pratiche

di autolesionismo, allorché dopo aver scelto a quale mondo appartenere, saliamosulla scala di un altare, ci immoliamo per esserne rappresentanti, gli sacrifichiamo

la vita intera, per averne in cambio nient’altro che scivolamento e caduta.Siamo tutti apparsi e riappariamo bambini, ma non troviamo nessuno

ad attenderci né a comprenderci.

Solo e senza veglia, senza nemmeno l’estremo saluto è Entranced, il corpo femminile deposto su tavola, di Andrea Simoncini.

Evidente e curata esteticamente la reinterpretazione del Cristo mortodi Mantegna, con la visione frontale che comincia dai piedi e finisce con una testa

senza cimeli di vittoria terrena, senza corona di spine né aureole.I seni floridi -se no non si diverrebbero- il pallore evanescente che non tramuterà

più in nient’altro, la morbidezza delle carni che scongiura il rigor mortis (ancheil titolo esita nel dire la parola morte, alludendo invece a paralisi, a sospensione

dei sensi), una stola di seta forse, o stoffa leggera rosa peonia a ornarle le gambe,lascia scoperta quella che Corot chiamò L’origine del mondo.

Questa donna è ancor più nuda perché glabra, senza il pudore che la peluria foltadei genitali femminili dell’artista francese allestivano a difesa di un mistero

ancora non “svellato”.Simoncini non si preoccupa che possa piacere o no, che possa sollecitare

istinti guardoneschi.La fessura di quella vulva tornata artificialmente a un’età infantile è la rivelazione

di una crepa da cui nasciamo, da cui la giovane donna è nata, presagio della nostra fragilità costitutiva di essere mortali, in tutta l’esuberanza

e la floridezza che la gioventù può donarci.Il corpo è sdraiato su un drappeggio luminoso che copre e ingentilisce la durezza

e la crudezza di una tavola anatomica.Il volto è reclinato, poggiato sulla sua spalla sinistra, gli occhi in ombra, vicini al buio più abissale e compatto che possiamo immaginare, al nero più fitto

e drammatico che la circonda ritagliandola, rendendo Entranced una sorgente di luce purissima, un’epifania dell’altro lato della medaglia della vita, incarnata ancora in essa, omaggiata di un frutto maturo e riscaldato dai toni aranciati

che si fanno carico di non lasciarla sola.

BRUNELLA ROSSI

DANIO MIGLIORE

DOMENICO BONO

ELISABETTA TREVISAN

LAURA ZUCCARELLO

FEDERICO CASATI

CATERINA TOSONI

DARIO AGUZZI

ELENA AMODEO

ENRICO LAZZINI

FLYCAT

BRUNO FERRARI BRUNO VIGOLO CARMEN PANCIROLI CESARE GIARDINI

DAVIDE CORONEO

ELENA SALA

ERIKA REIHLE

FABIO SIGNORELLI

FLORINDA RECCHI

DANILO SANTO

DAVIDE ODDENINO

ELISA BERARDINELLI

ERNESTO ACHILLI

CLARA BARTOLINI CLARA LUMINOSO CLAUDIO MARTINI

FRANCESCO BALDASSARRE

FEDERICA NANNI OLCELLIEULALIA ALLEVI

EUGENIO MOI

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Page 4: Segrete di Bocca N. 26

È convincimento di uno stimato amico, scrittore e storico dell’arte, che occorraaccostarsi con riverenza alla sacralità dell’Arte.

Intendendo probabilmente che l’arte debba appartenere alla categoria del divino,determinandosi come forma di trascendenza che sovrasta la nostra inadeguata

razionalità, esigendo quindi venerazione e aprioristico rispetto.Noi siamo piuttosto del parere che l’arte in sé non esista, ma che esistano opere

dell’uomo che talvolta vengono considerate “arte”.E questo a seconda delle personali valutazioni, del condizionamento

di un disinvolto mercato modaiolo, delle pressioni esercitate da non disinteressatiaddetti ai lavori.

Ogni essere umano, col suo diverso bagaglio di cultura e la sua individuale sensibilità, deve poter avere il diritto di esprimere un parere, anche il più bislacco,

sull’operato dei suoi simili (non esistendo superuomini), nel pieno e doverosorispetto di ogni opinione.

È l’elementare principio di “un uomo, un voto”.Intendiamo cioè sostenere che il riconoscimento dell’arte non si può delegare né tantomeno imporre, anche se taluni pretenderebbero di determinare come

arte solo quella da loro ritenuta politicamente corretta, cercando di subordinare,con varie forme di ricatto, un pubblico da omologare ad un pensiero

(e un mercato) unico.Va aggiunto che il giudizio di un uomo sull’operato di un altro uomo è comunque

una soverchieria e che esso dovrebbe essere ragionato e costruttivo per affrancarsi dal sospetto di supponenza.

In questa reiterata esperienza di giudicanti nel IV° Premio di pittura - Movimentonelle Segrete di Bocca 2010 abbiamo rivissuto la perplessità del giudice e il disagio

del censore, consapevoli di avere davanti agli occhi in silenziosa trepidazioneopere in cui gli autori, in quel momento per noi senza volto, avevano concentrato

la loro massima capacità tecnica e creativa.Ma non essendo stati noi ad inventare la spietatezza della competizione e visto

che nel mondo “tutto è montato a lotta”, ci siamo disposti alla falcidiante funzionedel selezionatore.

Unendoci all’infaticabile entusiasmo di Giorgio Lodetti, che ha dedicato un’interagiornata a ciascun membro della giuria – separatamente accolto per scongiurare

condizionamenti – rimuovendo ad ogni incontro i 350 quadri pervenuti (70 x 70 cm., unico vincolo alla partecipazione) e presentandoli con pazienza

nella giusta luce alla nostra indagine, abbiamo compilato l’inesorabile graduatoria,sintetizzando nella secca aridità di un numero una valutazione certo degna

di ben più articolate argomentazioni.Dalla sommatoria delle classificazioni ottenute – espresse dalle due giurie e dai

voti del pubblico - emergono i finalisti e il vincitore, con comprensibile sconfortodegli esclusi, alcuni dei quali con imbarazzante stupore si sono rivolti ai giudicanti

per chiedere ragione della “bocciatura”, certi di aver eseguito un’autentica meraviglia rimasta sciaguratamente incompresa.

L’impressione complessiva non è stata delle più entusiasmanti: scarsità di fantasia e sempre più rara perizia hanno caratterizzato gran parte dei lavori presentati,

desolanti relitti dell’onda lunga dei guasti prodotti dalle illusioni informali e dal fuorviante equivoco che improvvisazione e frantumi possano essere arte,oltre che inevitabile conseguenza dei traviamenti di gran parte delle Accademie

che un crescente numero di giovani artisti da tempo inutilmente va denunciando.Per contro sono emersi con netta evidenza autori di incontestabile maestria,appagando la nostra propensione al bello e al ben fatto, nel rivelarsi di giovani di vero talento e nell’ottenere conferme da artisti di conclamata affermazione.

Tra questi l’opera The Sisters di Saturno Buttò – da considerarsi ormai un fuori-concorso per elegante maturità di stile e originalità di temi - sublime sortilegio tra un equivoco fascino di carni e un funesto presagio di squallore,contaminazione tra palpitanti figure femminili, l’avvincente purezza di un volto

e il torbido inserto di una maschera di depravazione, nell’imminente e neglettoincombere di una sdentata vanitas dalle cui orbite cieche è fuggita ogni passione

nell’impassibilità del tempo.Elena Monaco, altra affermata artista di assoluto rilievo, ha presentato uno deisuoi torti corpi femminili esasperati dal contrasto delle passioni, protesi verso

Sublimipatimenti

di unpremio

GUIDO CADINI

FRANCOISE CALCAGNO FULVIO KUMURA FAIONI GIULIO D’AMICO

NATALE PASCALE

GIUSEPPE ABBATIFRANCESCO SCOPOLATEMPORE GIORGIA OLDANO

MASSIMILIANO ROBINO

MARIA BUTTIMARCO ZONDINI

LUCA GIACOBBE

FRANCESCO DI NATALE

MANÙ BRUNELLOLUISA BERGAMINI

LEONE DEL SANTO

GIORDANO REDAELLI

MARIA RICCOBENE

MANUELA FURLAN

LINO PORTALUPI

MASSIMO BOLLANI

MARIANNA BUSSOLA

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CLARA LUMINOSO

MIRELLA RAMONDO

impossibili fughe da un’insopportabile condizione umana, il cui titolo Nascondersitra le pieghe della vita contiene l’enunciazione di una capitolazione,

di una incapacità a contenere un invincibile destino.Il giovane Andrea Bovara con la straordinaria Face lascia affiorare da un buio siderale l’ovale luminosità lunare di un volto femmineo, dallo sguardo distante fissato nella pena di un ricordo che il fremito delle narici e l’accennata piega

amara delle labbra virano in un appena accolto disincanto.Un magico, interminabile reticolo di segni, di scalfitture, di ulcerazioni, di graffiature,

di vaiolature, come se ogni attimo di pena o di godimento esistenziale avesseaccumulato su quel volto un’indelebile traccia, si ravviva debolmente di lievi tocchicromatici e di ulteriori delicati infinitesimali arabeschi di colore, invisibili – se nonda un’osservazione molto ravvicinata - ma decisamente efficaci nel determinare

l’intensa raffinatezza dell’insieme.Infanzia di Maria è il titolo che Davide Avogadro ha dato al suo tondo

contornato d’oro in cui inscrive il dolore del mondo nel toccante personaggioinfantile ancora ignaro del divino e tragico destino che l’attende.

L’età è quella dell’innocenza, ma la penetrante espressione tra corrucciata emalinconica della piccola Maria lascia intuire lo sconforto di un disappunto

e il vago disfacimento di rose sul fondo aggiunge una macerante nota di tristezza.Le sue mani arrossate a risaltare sul pallore del corpo, in vago intreccio

d’indeterminazione, sono il tocco vincente per conferire al quadro una connotazione di concreta, originale suasione.

Il Caos bianco dell’autentico poeta Lorenzo Perrone, candida scultura di scompostilibri spalancati da cui sono sparite le parole, mera fisicità che ha perduto ognisignificato di memoria per riacquistare virginale condiscendenza, è l’ennesima fantasiosa metafora di questo artista di inesauribile inventiva che da tempo

ci entusiasma con la sua vena sardonica e allusiva.David Dalla Venezia con il suo cabalistico N.617 dà un esempio di efficacia

pittorica e di padronanza del colore, qui mantenuto su brune tonalità francescanecon virtuosismi di testura del ruvido maglione, conferendo al personaggio ritratto

dirompente vigoria e risalto tridimensionale nel riuscito gioco prospettico.Emanuele Dascanio, trionfatore della scorsa edizione per la capacità di inventare

inconsuete visioni di nature morte, si presenta con l’inedito soggetto di un gradevole quanto complicato corpo femminile riverso, investito

da sciabolanti fasci di luce, che tuttavia, con forse troppo scrupoloso controllo del vero, sfiora rischiosamente la rappresentazione fotografica.

Fotografia vera e propria, invece, alla quale sarebbe opportuno dedicare una propria sezione non essendo confrontabile con il mezzo pittorico, è quella

di Andrea Simoncini titolata Entranced.L’immagine fortemente prospettica di un glabro e prosperoso nudo femminile

adagiato su lenzuola di seta con un trasparente drappo rosato sulle gambe è da togliere il fiato.Vengono subito alla mente il “Cristo in scurto” del Mantegna,

la “Salma di Cristo” del Carracci, il “Cristo morto” del Bottoni, le analogie con le impressionanti foto di Serrano.

Gli occhi spalancati della avvenente modella distesa farebbero pensare a una donna viva e dunque la nudità parrebbe invitante carnalità peccaminosa.Ma una ferita sull’avambraccio destro, il biancore delle carni e l’apparente fissità in abbandono potrebbero invece suggerire che si tratti di una salma e in questocaso la calda, provocante nudità si volgerebbe cerebralmente in macabra, pietosa,

repulsiva connotazione di morte.Formidabile enigmatica immagine, di perfetta composizione formale, di accuratasobrietà cromatica in netto contrasto di luminosità con l’oscura impenetrabilità

del fondo, ove si avverte che la soglia del paradiso è giusto sul limitare della porta dell’inferno.

Interessanti anche Gabriele Buratti col suo asinello disoccupato dinnanzi al grattacielo Pirelli, Silvio Tomasoni con l’incisivo e drammatico autoritratto,Ester Negretti con il suo icastico, e finalmente intellegibile, volto di Africa,Sebastiano Sutera che si benda negandosi in un mondo che, Guido Cadini

con il suo bue squartato, Mattia Montemezzani con il desolato nudo di Ionica,le simpatiche immagini di Daria Palotti, di Cristina Gandini e di Donatella Ribezzo,

oltre ai vari altri autori di cui vi parlano diffusamente anche la colta e brillanteCristina Muccioli e l’appassionato Giorgio Lodetti.

Per concludere, dedicata agli esclusi che comunque ringraziamo,una considerazione di Degas:

“dipingere è facile quando non sai come si fa,ma molto difficile quando lo sai fare”.

Giovanni Serafini

GIACOBBE FALATO

MARCO SCOGNAMIGLIO

7

GRAZIA PULVIRENTI

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I V p r e m i o

DAVIDE AVOGADRO STEFANO BOLCATO ANDREA BOVARA

GABRIELE BURATTI SATURNO BUTTÒ DAVIDE CASARI

GIORGIO CECCHINATO EMANUELE DASCANIO FRANCESCO DIOTALLEVI

ELENA MONACO LORENZO PERRONE ANDREA SIMONCINI

REMO SUPRANI SILVIO TOMASONI FRANCESCO TROMBA

Movimento nel le Segrete d i Bocca

f i n a l i s t i

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menzioni speciali giuria di qualità

SIMONE GILARDI

ADRIANO ALTAMIRA

JEANNETTE RÜTSCHE SPERYA

SERGIO DANGELO

RICCARDO BERGONZI

PHILIPPE DAVERIO

SEBASTIANO SUTERA

GIACOMO PORETTI

DONATELLA RIBEZZO

ARTURO SCHWARZ

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L’Autoritratto, Io e l’altro di Silvio Tomasoni che con straordinarie capacità tecniche,ci regala una grafite dall’apparenza e consistenza scultorea,

sua principale attitudine.O della versione, contemporanea per tecnica al femminile per soggetto,del Cristo Morto del Mantenga, opera di Andrea Simoncini, affascinante

e conturbante composizione!O del relitto alla deriva di Alberto Storari, interessante l’utilizzo di materiali vari

per la composizione scenografica! O della poetica visiva che riesce a trasmettere, con un razionale asettico

e per nulla idillico computer, Jeannette Rütsche!Che dire poi di Face, che mi ha colpito nell’istante in cui l’ho vista, parlo del volto

dipinto da Andrea Bovara, giovane autodidatta esordiente! Se questo è l’inizio non è Male!!.

Influenzato dall’arte del grande Renzo Vespignani la reinterpreta con un’abile capacità nell’utilizzo dei colori, dipingendo un volto che emerge dalle tenebre

e nei particolari dell’incarnato rimanda ad un pittura astratto informale di sublime bellezza.

Non ultimo per importanza, ma per particolarità e continua indecisione di proclamarla almeno la mia preferita è Crocifissione l’opera di Davide Casari.

Che dire! Una cosa su tutte: la meno gettonata, la meno presa in considerazione,la meno guardata, la meno appariscente, la meno decorata, la meno pittorica,

la meno ironica, la meno colorata, la meno adatta ad un premio di pittura,la meno; ma la più Opera, la più vera, la più pura, non per un attimo ma per sempre, l’opera che non stanca, che ho apprezzato solo fermandomi,

osservando, ragionando! Sì l’opera d’arte nella sua cruda semplicità, nella sua piena sostanza.

Bravo Davide per due mesi ho avuto, guardato, osservato, scrutato, pensato suquesta opera e per due mesi non ho saputo ancora scegliere!

Ma il dubbio c’è, è enorme, è davvero difficile, la tua opera mi lascia sgomento e mi riempie di quesiti!

È l’opera che diffonde la sua presenza, ti chiama e se la osservi ti incanta! Potrei andare avanti ma sarebbe troppo lungo l’elenco chiudo ringraziando tutti,

per aver reso possibile la realizzazione di questa edizione, i grandi personaggi che hanno con gli anni partecipato come Membri nelle Giurie,

ed hanno quindi creduto in colui che scrive, nel sostenere con la loro presenza la realizzazione dell’Organo Principe di una competizione, vorrei ricordare:Valerio

Adami, Adriano Altamira, Sergio Angeletti, Aldo Benedetti, Rossana Bossaglia,Grazia Chiesa, Sergio Dangelo, Sara Fontana, Cristina Muccioli, Alessandro Papetti,

Giacomo Poretti, Alessandro Quasimodo, Giovanni Serafini, Luca Tommasi,Tommaso Trini, Maria Cristina Vicamini e il più solerte, instancabile,

alacre sostenitore - partecipando come figura fondamentale fin dalla prima edizione e mio sprone instancabile di biennio in biennio nel continuare

ad andare avanti - Philippe Daverio.Ultimo sincero ringraziamento, da un punto di vista storico artistico,

spetta ad Arturo Schwarz, che mi è stato presentato dall’amico comune Sergio Dangelo.

È stata per me un’immensa gioia essere riuscito a coinvolgere un personaggio che rappresenta appieno la storia di uno dei movimenti fondamentali

dell’arte contemporanea mondiale: il Surrealismo; riporto il testo scritto dal Ministro per i Beni e le Attività Culturali Italiano, nella prefazione del catalogo

Dada Surrealismo e Riscoperti, evento del Vittoriano a Roma:“la mostra non è curata da un semplice studioso, per quanto dei più illustri, ma da un vero

protagonista di quel tempo e di quei movimenti….” grazie infinite Arturo Schwarz, rimarrà un ricordo indelebile nella mia anima il tempo

che hai voluto dedicare agli Artisti di questa speciale edizione!

Giorgio Lodetti

“La pittura può essere insegnata solo a quelli che per natura ne sono dotati......”Leonardo da Vinci

Un’edizione speciale questa IV del premio di Pittura Movimento nelle Segrete di Bocca.

Un'edizione che definirei matura, vuoi per una imponente partecipazione di oltretrecentocinquanta Artisti, vuoi finalmente per una qualità che ha reso difficile

la selezione di trentuno opere, vuoi perché ufficialmente solo quindici sono le finaliste.

Un’edizione dove anche i neofiti dell’arte, data loro la possibilità di esprimere un parere sul dipinto preferito, trovino difficoltà nella scelta.

Un’edizione dove anche chi scrive avrebbe grosse incertezze nell'individuare una sola opera da premiare.

Un’edizione che a differenza delle precedenti trova finalmente i connotati per uscire dai luoghi della manifestazione e raccogliere consensi di interesse esterni; sono state molte le voci fuori campo, che hanno espresso un parere positivo sulla selezione, come è successo recentemente al MiArt dove più

di un gallerista ed esperto ha fatto riferimento agli Autori! Quindi un sentito ringraziamento a tutti i partecipanti.

Ora se dovessi fare il punto su chi potrebbe vincere, scrivo prima del risultatofinale decretato dalla valutazione della Giuria di Qualità che meriterebbe

un capitolo a parte, non sarebbe ascrivibile a un dipinto ma almeno a cinque,anche se per ognuno dei finalisti ci sarebbe un buon motivo per essere premiato.Partirei da Il Re è nudo di Francesco Diotallevi, acrilico su tela; l’opera è fra tutte la più semplice e scevra di particolari pittorici, ma proprio queste caratteristicheunite ad un divertente e quanto buffo personaggio, uscito ironicamente da unarivisitazione fumettistica tipica degli anni cinquanta e sessanta, dipinto su di uno

sfondo Pop, di un verde squillante con margherite svolazzanti, risulta meno frivoladi quello che sembri, si imprime gioco forza nella mente dell’osservatore!

Un semplice talmente comune, che lascia il segno, come la Marilyndi Andy Warhol.

The Sisters di Saturno Buttò, che come autore è sicuramente tra i più maturi e affermati partecipanti. Nella sua composizione trasuda una capacità pittoricapoco equiparabile con i colleghi, un’opera che non puoi giudicare da nessun

punto di vista stilistico, proprio per la sapienza e l’utilizzo della tecnica alla quali è arrivato a perfezionamento l’autore; l’unico parametro valutativo

è rappresentato dall’estetica e quindi dall'immagine scelta, però anche in questocaso chi conosce il lavoro di Buttò non può non notare una pulizia quasi

maniacale da soggetti prediletti più d’effetto e satanici, anche se non mancanototalmente vedi maschera e teschio, che qui passano decisamente

in secondo piano.Mentre che dire di Sublimazioni Auspicabili dipinto/opera di Riccardo Bergonzi,

che d’impatto la si potrebbe confondere con un già visto di alcuni autori del Nouveau Realisme o se non ad uno dei massimi rappresentati: Arman;

ma sarebbe una lettura frettolosa e poco appropriata, troppo semplicistica.Riccardo può anche partire da un concetto Nouveau ma lo reinterpreta

mettendo del suo, abbinando la fusione in resina, dove tra l’altro non lascia l’oggetto, ma solo la traccia, e realizzando lo stesso su un fondo dipinto

con tecniche tradizionali. Non male vero?! In Infazia di Maria di Davide Avogandro ci si perde e ci si commuove con il soggetto, questa bambina circondata da tanta luce, l’artista ha realizzato

una cornice a foglia d’oro, appare come una piccola Madonna contemporanea tristissima e inconsolabile.

Un pugno allo stomaco che viene sopperito dalle abilità tecniche pittoriche di Davide che è riuscito a creare un ossimoro pittorico!

Potrei andare avanti con altri autori non meno interessanti, che hanno partecipato a questa edizione, Remo Suprani, che ci affascina con un alba surreale

sulle rive di un fiume fantastico e impalpabile. Valentina opera di EmanueleDascanio, vincitore dell’edizione precedente, che si è cimentato nella realizzazione

non semplice di una figura, anche se non riuscita perfettamente è sicuramentepremiabile per lo sforzo e la voglia di mettersi in gioco; Bravo!

Una specialeedizione

PAOLA CARLINI

RICCARDO PUCCI

SARA AROSIO

ELISABETTA TREVISAN

ROSANNA FIORINO

SILVIA DE SUTTI

VITTORIO ZUCCHELLI

PAOLA GIUNTI PAOLA SCAFURI PASQUALE CARUCCI PILAR DOMINQUEZ

ROSARIA STEVENAZZI

STEFANO SIMONE

VINCENZO TODARO

WILLIAM G.VEZZOLI

RICCARDO NEGRI

ROSITA MEZZELA

TONINO CIMINO

ERNESTO ACHILLI

VITO TRIOLO

RENATO SORRENTINO RICCARDO DAMETTINICASIO PIZZOLATO

MICHELA VINICI NADIA MOLOGNIMARIJA SÀRAC GIUDITTA SOLITO

10 11

TONINO MATTU VALENTINA GALLETTA

PATRIZIA DAMONE

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tutte le arti contribuiscono all’arte più grande di tutte: quella di vivere

Bertolt Brecht

Anna LauraCantone

Come mai non esistono fumetti astratti o informali? Per la stessa ragione per la quale non esistono ritratti, cartelloni

pubblicitari, annunci televisivi, film, manifesti elettorali, cartoni animati che possano essere efficacemente rappresentati se non

con la buona, tradizionale, sempiterna espressione figurata.La comunicazione, anche la più banale, è fatta di immagini perchél’immediatezza dell’immagine sovrasta le lingue, travalica le epoche,

ha carattere di comprensione universale.Nessuno darebbe un centesimo per una campagna che volesse

rappresentare un qualsiasi messaggio promozionale fatto di sgorbi,sbrodolature, macchie confuse di colore, scarabocchi come quellidi cui abbiamo orribilmente stipato musei e gallerie indebitamente

ritenuti depositi d’arte.In ogni campo delle umane relazioni si esigono abilità,

competenza, professionalità, competizione, dal settore della produzione ai servizi, dalle gare sportive a qualsiasi altra

manifestazione umana.Solo in arte durano a morire, ormai centenarie bufale, la turlupi-

natura dell’astratto e il triste abbindolamento dell’improvvisazione.E nulla smentisce così clamorosamente le pretestuose ragioni

dell’arte astratta quanto la professione di illustratore, come benesa Anna Laura Cantone (Alessandria, 1977) che ha il difficile

compito di offrire contorni e connotazioni plausibili alle vagheimmaginazioni dei lettori, tramutando storie di parole in coerenza

di immagini.Anna Laura Cantone, fragilità di scricciolo e voce argentina da trasognata fatina capace di prodigi come fossero inezie, da unadiecina d’anni ci stupisce con la sua fecondità di illustratrice, maanche di autrice di dipinti e sculture con cui dà vita a un suo

singolare mondo immaginario rivolto ai più piccoli ma che ancorpiù sa catturare gli adulti.

La Cantone fin da bambina si rivela estroversa e fantasiosa creatrice di personaggi bizzarri e originali - di fianco ai “pensierini”

sentiva la pulsione a riempire la pagina con disegni che li raffigurassero -, così i genitori, per una volta inclini ad

assecondarne le doti, la iscrivono all’Istituto d’Arte di Acqui Termee in seguito all’Istituto Europeo di Design poiché dimostra

una risoluta predilezione per il disegno.Non ancora ventenne visita le Fiere del Libro per Ragazzi

proponendosi come illustratrice a Torino, a Bologna, ad ogni occasione presentando il suo portfolio e nel ‘99 alla Buchmesse di Francoforte incontra Giorgio Lodetti della Libreria Bocca che esporrà per la prima volta nel 2000 i suoi originali lavori

con immediato riscontro di vendite e di pubblico e con l’inattesoapprodo a Rai 3 ove Pino Strabioli la presenta nella rubrica

“Cominciamo bene”.Anche Carlo Lovati scopre i suoi curiosi personaggi in GalleriaVittorio Emanuele ed esce con un vistoso articolo sul Corrieredella Sera dal titolo “La ragazza che trasforma i sogni in realtà”.

SELEZIO

NATI

GIULIANO COSTA DAVID DALLA VENEZIA R. R. CALONEGO FAIDO

CRISTINA GANDINI UGO LEVITA

MATTIA MONTEMEZZANI DARIA PALOTTI ESTER NEGRETTI

UGO ROMANO ALBERTO STORARI VALERIO SALTARELLI

Tutti i disegni pubblicati in questo articolo sono

tratti dalla serie TV in animazione flash Pipì Pupù

e Rosmarina, ideata e direttada Enzo d’Alò, scritta

con Vincenzo Cerami,personaggi e ambienti di

Anna Laura Cantone.Prodotto da Cometa Film,

Rai Fiction e PTD.

In onda su Rai Trela domenica mattina

alle ore 8,30

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Mariella Burani e quello per la Libreria Voltapagina di Lugano.In questi anni decine sono le esposizioni fatte dalla Cantone, da

Palazzo Crepadonna di Belluno alla Galleria dell’Immagine diRimini, dalla Galleria degli Antichi Forni di Macerata alla Torre

Avogadro di Lumezzane oltre che in vari spazi pubblici in Italia e all’estero, collezionando vari riconoscimenti tra cui il PremioAndersen e numerose selezioni alla Fiera del libro per ragazzi di Bologna, alla Biennale di Bratislava, all’American Society of

Illustration N.Y., alla Fiera TIBE 2004 di Taipei a Taiwan.Ma il suo più autentico capolavoro nasce nel 2007 e si chiama

Greta, straordinaria creatura nata dall’unione con Giorgio Lodetti,determinato almeno quanto lei nel suo entusiasmante lavoro

di libraio d’arte e di promotore culturale, che anni prima ne eradiventato il marito e che con il suo carattere trascinante

la sa sostenere ed esortare negli inevitabili momenti di difficoltà e di incertezza.

“Ridere con gli occhi” era il titolo di una simpatica mostra di AnnaLaura di qualche anno fa che è un po’ un suo slogan di vita

“perché - dice - con la mia visione positiva del mondo (un po’ meno delle persone, a dire il vero, alquanto deludenti),lavoro bene quando sono serena e quindi capace di mettere

a fuoco le ragioni del sorriso. L’ispirazione non può nascere chedalla pace interiore. Non guardo i telegiornali, mi tengo lontano ilpiù possibile dalla realtà più tragica per mantenere quella serenitàinteriore che è condizione di creatività. Sono infatti ipersensibile

osservatrice e a volte vengo assalita da mille paure.Credo con fermezza nelle mie possibilità.

Quando un editore mi chiede di fare qualcosa che non mi entusiasma o vuole fornirmi troppi elementi descrittivi, non riescoa portare a termine il lavoro. Allora prendo Greta e la porto al

parco. Nell’insegnamento mi impegno a trasmettere fiducia ai mieiallievi evitando di farli affondare nei loro difetti, di limitarne le

possibilità, esortandoli a dare il meglio di sé, senza mai farli sentire degli incapaci.”

Anna Laura insegue l’ironia. A Francoforte le sembrava che i piccioni camminassero con più decisione, scandendo il passodell’oca. Se le dicevano che un ragazzo le faceva il filo chiedeva:

chi è? Un ragno?Ironia derivata da affinità con il padre che le ha insegnato a cogliere il lato ironico della vita con il quale Anna Laura ama

sorridere del mondo, ricordando le domeniche passate in casaplasmando pupazzi con pasta di pane o quando al ritorno

da scuola si ritirava nel retro del magazzino, rimandando sempreall’ultimo i compiti, divertendosi a scoprire nei cassetti i materiali

più strani e i piccoli oggetti con i quali inventare le sue strane sculture. “Il bello non è dato dal materiale che usi ma dalle idee

che sai trarne”, sostiene.I buffi e poetici personaggi che Anna Laura sa inventare,

corredandoli di inserti di stoffa e di mille altre minime cose,rappresentano il materializzarsi di ironiche fantasie a difesa, sua

e nostra, dallo squallore dei giorni, una sorta di festoso esorcismo,quegli indispensabili “quattro passi tra le nuvole” per una boccatad’aria pulita, nella sua visione di innocente simpatia e tenerezza

per l’interminabile tragicommedia umana.Perché in fondo è ai poeti che chiediamo di salvarci dalla vita.

Giovanni Serafini

Nello stesso anno Anna Laura, ancora studentessa allo I.E.D.,sceglie la novella “I vestiti nuovi dell’imperatore” di Andersen

e illustra il suo primo libro che verrà pubblicato in inglese da un editore taiwanese. La sua docente non le consente però

di portare questo lavoro come tesi di laurea e Anna Laura decideallora di portarvi le illustrazioni di cinque nuove storie tra cui

“Una storia ingarbugliata” da lei inventata e “Cappuccetto rosso”,in seguito contese tra due case editrici.

Anna Laura decide di spingersi temerariamente, malgrado il suoincerto inglese, addirittura fino a New York da Simon & Schuster

ove però non ottiene l’immediata attenzione sperata.Ma l’anno seguente, allo stand di Bologna del celebre editore

americano, l’art director riconosce la sua “voce da cartone animato” e le propone una prova di illustrazione a colori di untesto.Trasgredendo le indicazioni ricevute, ritenute irrinunciabiliper i gusti americani, Anna Laura fa di testa sua: i risultati sono

fortunatamente brillanti e le frutteranno vari contratti con l’editore. Qualche anno dopo, trovandosi ancora a New York perautografare i suoi libri nella più famosa libreria per bambini “Booksof Wonder”, la Cantone conosce Allan Madison, autore di alcuni

libri da lei illustrati, con il quale deciderà di pubblicare autonomamente una nuova serie di limitata tiratura ma che le

permetterà di conoscere un interessante spaccato di vita americana. Seguono altre mostre tra cui alla Galleria Nuages in ViaS. Andrea. È l’inizio di un inarrestabile crescendo della giovanissi-ma illustratrice che conquista vari mercati internazionali, senza

interrompere la produzione di sculture e dipinti in proprio,di autentico spessore artistico, che continuerà a presentare

in esposizioni personali.Ormai l’autrice ha preso il volo, vanta più di cento pubblicazioni dicui almeno trenta in lingue diverse, avendo però cura di scegliere

con intelligenza un solo editore per ciascun Paese.Tra i tanti testi illustrati Animali senza Zoo di Gianni Rodari

e l’edizione elegantemente rilegata Prout de Mammuth che vendein Francia incredibilmente più di trentamila copie ed è tuttora

richiesta.Nel 2004 la Cantone rappresenta l’Italia a Taipei insieme a

Roberto Innocenti e a Giuliano Ferri per l’Illustrazione Italiana con incontri e interviste in varie università.

Fantasia che si esprime per immagini, Anna Laura ride spesso dentro di sé, magari anche a un funerale immaginando il prete

improvvisare un karaoke, o osservando come si vestono inconsapevoli eccentrici, come camminano, come si esprimono

con i loro tic, diventando irresistibili macchiette nel personalissimomondo di personaggi dei suoi disegni.

Finalmente nel 2006 arriva l’occasione di poter vedere animati i suoi bellissimi personaggi.

Tramite internet viene scoperta da Enzo d’Alò, regista di famainternazionale (tra i suoi film più noti: La gabbianella e il gatto,

delizioso capolavoro che ha raggiunto record d’incassi), che la fachiamare dalla segretaria, senza annunciare di chi si tratti,

proponendole una generica collaborazione.Una settimana dopo il regista la va a trovare insieme a Maricla

Affatato, moglie e instancabile collaboratrice, e resosi conto dellasua esplosiva e fresca creatività, decide di affidarle la realizzazione

dei personaggi e degli ambienti di una serie di 52 episodi di animazione per Rai Fiction. L’impegno è entusiasmante, oltre all’ottima occasione di lavorare con il regista d’Alò (che la

coinvolge nel progetto di Pipì, Pupù e Rosmarina). A questa seriepartecipano autori importanti come Vincenzo Cerami autoredelle sceneggiature, Giancarlo Giannini voce narrante, con le

musiche di Daniele Di Gregorio storico collaboratore di PaoloConte (coproduzione Italia-Lussemburgo).

In onda con ampi consensi di pubblico su Rai3, la serie è statavenduta in diversi paesi, tra cui l’Olanda paese da sempre molto

attento ai bambini, dove ha raggiunto una media dell’80% di sharedel target a cui è indirizzata!

Anna Laura, che rivela un intimo candore nello stupore del racconto fiabesco che fa il verso alla sciocca società degli umani,

con linguaggio e scrittura volutamente “infantili” regrediti al periodo dell’innocenza, delle libere fantasticherie, delle idee

primigenie e incontaminate, si è sentita una specie di incredulo e felice Geppetto al femminile nel constatare che i suoi disegniavevano preso voce, volontà, sentimenti, movimento, avevano

insomma “preso vita”!Commozione rinnovata quando d’Alò la chiamò dalla sala

di registrazione in Canada per farle ascoltare in diretta gli attoriche hanno dato voce ai personaggi.

Ora Anna Laura insegna allo I.E.D. disegno di illustrazioni di libriper bambini, segue i progetti di tesi del III° anno, fa dei master

per studenti giapponesi, organizza workshop a Macerata e a Sarmede (TV).

Ha anche eseguito vari loghi tra cui quello del bar Chocolat di

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