scuole in rilievo anno 5 numero 15
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Giornale della Scuola media di CrosaraTRANSCRIPT
SCUOLE inSCUOLE inSCUOLE in RILIEVO
Anno 5, Numero 15
Maggio 2012
Periodico di informazione scolastica e di
promozione culturale e didattica a cura
dell’Istituto Comprensivo “P.M. Pozza”
di Lusiana e della Direzione Didattica “A.
Cuman Pertile” di Marostica
ISTITUTO COMPRENSIVO “P.M. POZZA” LUSIANA — DIREZIONE DIDATTICA “A. CUMAN PERTILE” MAROSTICA
Reg. Trib. di Bassano del Grappa n. 8/07 del 03.12.2007
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SCUOLE in RILIEVO
VINCE ANCORA
ARTE, STORIA, SCIENZE, TECNOLOGIA, AM-BIENTE NATURALE, GIORNALISMO, ZOOTEC-NIA, GIARDINAGGIO, SPAZI SPORTIVI E CUL-TURALI, INFORMATICA, GASTRONOMIA
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Sommario
SCUOLE inSCUOLE inSCUOLE in RILIEVO
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Responsabile del progetto Fabio Cusinato
Redazione Direttore responsabile: Silvano Mocellin Redattori: Rosanna Bertoncello, Fabio Cusinato, Maria Angela Rela, Emanuela Maino, Sergio Carlesso, Giovanni Costa, Marivana Guderzo, Antonella Alberti, Roberta Spagnolo, Mara Tasca, Michela Pigato.
Hanno collaborato Bambini, ragazzi, genitori e insegnanti di tutte le classi
Grafica Fabio Cusinato
Stampa L.G.VI. srl - 36030 Costabissara (VI)
In copertina Opera di Valentina Ferrarin, docente Scuola Media di Conco
In questo numero
Spaziogiallo
POLVERE DI PAN DI STELLE 10
UNA SPECIE DI MAGIA 11
ALICE 12
TRITONI E SANGUISUGHE 13
LA GAZZETTA STORICA 14
PREPARARE IL BAGAGLIO 16
UN ATTACCO DI RABBIA 17
SCALE DI GIGANTI E CENSORI 18
ODORE DI MARE 19
UN ANNO DI DIRITTI 19
MENTRE CALA LA NOTTE 20
SCUOLE IN RILIEVO VINCE ANCORA 7
TRA I PRIMI NEL CUORE DEI COLLI 7
UN LIBRO PER CRESCERE 8
PIAZZE E TORRI CORRONO 9
Le nostre scuole
Il punto C’È UNA SCUOLA! 5
Anno 5, Numero 15 – Maggio 2012
Dal territorio MITI E VETRI 21
LO SPETTACOLO DELLA NATURA 21
Speciale in Rilievo
NAUFRAGIO a pagina 12
STORIE FANTASTICHE a pagina 12
SCALE DI GIGANTI
E CENSORI a pagina 18
In Scena UN FELINO STIVALATO 23
Libera mente IL CORAGGIO DELLA PASSIONE 6
ULTIMI “SCAMPOLI” DI SCUOLA 6
Ricerca TERRORE CHE SERPEGGIA 22
La Gazzetta Storica/in diretta dal fronte
GUERRA TOTALE pagina 14
POLVERE DI PAN DI STELLE a pagina 10
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SCUOLE inSCUOLE inSCUOLE in RILIEVO
Il punto
Anno 5, Numero 15 – Maggio 2012
La buona scuola. È questo il titolo di un arti-
colo comparso poco tempo fa in un diffuso
quotidiano nazionale. Vi si parlava di un’istru-
zione pubblica che prova a reinventarsi, con
progetti che puntano all’innovazione, con la
creatività al servizio dello studio. Molte le
idee nuove già messe in atto e sperimentate
positivamente in tante scuole d’Italia, da nord
a sud, dagli Istituti Superiori alla Primaria.
Tra le nuove parole d’ordine ritroviamo pro-
getti e strategie già avviate anche con i no-
stri ragazzi. Si parla di “cooperative lear-
ning”, metodo che ci ha consentito di realiz-
zare in classe un settimanale fondendo le
competenze, le capacità e le abilità dei singoli
in gruppi-redazione. Studiare insieme, poi,
oltre a recuperare carenze e lacune, ha vinto
le difficoltà e l’insicurezza nell’apprendere,
ma parimenti ha potenziato l’ autonomia, la
capacità di organizzare un lavoro, il senso di
responsabilità dei tutor. Tale stile di appren-
dimento ha prodotto vere metamorfosi. La
strategia del tutoraggio, ha praticamente
salvato situazioni date per irrecuperabili. Si
propone parallelamente il foundraising, cioè
la raccolta fondi, perché dal Ministero arriva-
no risorse sempre meno sufficienti. E già
abbiamo sperimentato serate di presentazio-
ne di materassi e di magneto-terapia, cene
con i prof ai fornelli, lotterie pasquali e nata-
lizie, mercatini dell’usato e tanto altro, per
poter mettere in piedi biblioteche e avanzati
laboratori di informatica. Ma la proposta più
elettrizzante contenuta nel quotidiano nazio-
nale era il progetto “Book in Progress” già
adottato in decine di istituti. Da sempre gli
insegnanti non sono soddisfatti dei testi in
uso nelle scuole, magari da loro stessi adot-
tati. Sensazione sempre più diffusa, perché i
libri di testo sono spesso, oltre che sempre
più cari, troppo complessi e quindi poco chia-
ri e poco accattivanti agli occhi dei ragazzi. E
allora perché non mettere direttamente a
disposizione degli alunni il proprio sapere, il
proprio metodo di lavoro, elaborato e affinato
in tanti anni d’insegnamento? Perché non
realizzare in proprio i libri di testo delle varie
discipline, attingendo dal materiale sicura-
mente ricco e abbondante, costruito e già
applicato dalla competenza dei docenti?
“Book in Progress” significa delineare per-
corsi individualizzati, per ciascun ragazzo,
approfondendo le conoscenze, e ampliando le
competenze di chi emerge, ma nello stesso
C’È UNA SCUOLA! La creatività al servizio dello studio di Rosanna Bertoncello e Fabio Cusinato
tempo recuperando, con un lavoro mirato, chi
è in difficoltà. Scuola su misura, concreta-
mente, “One to one”. Senza contare che una
tipologia progettuale di questo tipo permette
il coinvolgimento diretto degli studenti. È con
loro infatti che si attuano le diverse strategie
didattiche. Quindi, la costruzione di un testo
scolastico può avvenire con la concreta par-
tecipazione degli alunni. Non basta. L’attiva-
zione di un percorso di questo genere
“obbliga” ad un uso mirato, e certamente non
superficiale, delle nuove tecnologie. Compu-
ter, internet, lavagne interattive, usate in
maniera finalmente attiva e finalizzante. Tutto
ciò aumenta e potenzia la motivazione nei
ragazzi, per i quali vi è sempre bisogno di
traguardi e obiettivi, meglio se delineati in
maniera condivisa. C’è una scuola che resiste
a tagli e ridimensionamenti. C’è una scuola
che mette al centro l’umanità delle persone
così come sono, con le diverse potenzialità di
ciascuno, fatte di competenze e conoscenze.
C’è una scuola che non desidera più parlare
di integrazione e di inclusione come di acces-
sori da applicare a vecchie e ormai superate
modalità formative. E se c’è una scuola, re-
frattaria alla burocrazia, che si propone in
maniera dinamica e vitale di fronte alla sfida
educativa, noi la sottoscriviamo.
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Libera mente
ULTIMI “SCAMPOLI” DI SCUOLA di Rosanna Bertoncello
26 maggio. Ultimi scampoli di scuola. Ormai, sulle
bancarelle del mercato del sapere, tutta la merce esposta in bella vista, giorno dietro giorno da più stagioni, opportunamente reclamizzata, rinnovata, adeguata ai tempi e alla domanda, è stata piazzata. C’è
chi, molto saggiamente, si è avvicinato fin da subito e ha colto le offerte migliori, facendosi magari cliente fisso. E c’è chi si è tenuto alla larga, frequentando
piuttosto i centri commerciali, le fiere o i mercatini rionali, con altro tipo di mercanzia, ovviamente. Fatto
sta che le bancarelle scolastiche stanno per chiudere, perché i Comuni e le Regioni impongono di rispettare rigorosamente i termini fissati. Si rischiano sanzioni pesanti in caso contrario. E bisogna pure portare
qualcosa di concreto a casa! Genitori, fratelli, nonni e anche zii sono lì che aspettano. Ma, finché dura l’ultimo ripensamento di chi ha gironzolato a vuoto per tutto il
tempo, i banchi, gli ombrelloni, gli scatoloni vuoti stanno per essere caricati sul furgone e portati via. D’estate non c’è il mercato, si riapre a settembre.
Fortuna vuole che qualche espositore si sia attardato
con il vicino a chiacchierare di viaggi, di giornali da stampare, di libri che costano e pesano e di lavoro di squadra. Pochi sparuti ombrelloni ancora aperti sotto
il sole. Ed è lì che gli ultimi avventori, in pauroso ritar-do, trovano ancora qualche prezioso pezzo d’occasio-ne. L’offerta incrocia finalmente la domanda, mentre il campanile batte mezzogiorno. In qualche raro e rino-
mato mercato del sapere, fatti come questi accadono ancora. Ve lo sto a raccontare perché l’ho vissuto di persona. In qualità di espositore, naturalmente.
Anno 5, Numero 15 – Maggio 2012
IL CORAGGIO DELLA
PASSIONE Quello che i nostri ragazzi ci chiedono di Emanuela Maino
Avere una passione, lavorare e vivere con
passione… Quante volte questa parola così
densa e intensa compare nelle nostre frasi e,
nel suo significato più alto, diventa uno dei
traguardi importanti a cui arrivare.
La passione è curiosità, interesse, scoperta.
Appassionata è la persona che si dedica com-
pletamente a un qualcosa in cui crede profon-
damente.
La passione trascina, dà forza, fa emergere
energie sopite. E’ figlia della bellezza: fa brilla-
re gli occhi, toglie
il grigio alle gior-
nate, scuote il
torpore. Cavalca
luoghi inesplorati,
scavalca barrie-
re, non teme
l’ignoto, scombina
il mondo.
La passione va
coltivata e va
insegnata ai no-
stri ragazzi e figli.
Non è facile, ma
possiamo farlo se
mettiamo tutto
ciò che abbiamo di meglio in quello che fac-
ciamo. I nostri ragazzi sanno cogliere oltre le
parole e chiedono verità, sentimenti, valori,
esempi. Non ci chiedono di essere perfetti e
onnipotenti, ma di sentire che il nostro “fare”,
le nostre parole nascono da un trasporto
autentico.
Chiedono di poter contare su adulti che non
vogliono da loro l’impossibile, ma che mostra-
no la strada per coltivare progetti, per non
accontentarsi dei sogni, per non fermarsi.
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SCUOLE inSCUOLE inSCUOLE in RILIEVO Anno 5, Numero 15 – Maggio 2012
Abbiamo vinto ancora! “Scuole in Rilievo” è
risultato secondo assoluto a livello Nazionale
nel X Concorso “Il Giornale nella Scuola” indet-
to dall’Istituto “R. Guarini” di Mirabella Eclano
(AV) con cerimonia di premiazione avvenuta il
26 maggio. Solo alcuni giorni prima, il 17, il
nostro giornale era tra i vincitori del Concorso
Nazionale “Il miglior Giornale Scolastico” dell’I-
stituto Comprensivo di Manocalzati (AV). Lo
scorso anno “Scuole in Rilievo” è stato procla-
mato a Mestre dalla AICQ Veneto “Il miglior
giornale scolastico” del Triveneto. Riconosci-
menti che si aggiungono ad altri cinque premi
Nazionali vinti in questi anni. Le nostre piccole
scuole mostrano davvero la loro tenacia e la
loro passione nel perseguire obiettivi ambiziosi
e nel far conoscere la creatività, la competen-
za, l’innovazione che anima i loro percorsi.
Scuole in Rilievo è frutto di una collaborazione
tra diversi ordini di scuole, non semplice, non
sicuramente compiuta, ma avviata. I risultati
ottenuti insieme premiano anche questa volon-
tà di ricercare ulteriori legami, di promuovere
una continuità, che parta dal concreto e non
solo dalla formalità di incontri e di protocolli. Il
percorso avviato, già è bello ed elettrizzante.
Quella in atto ormai da cinque anni con il no-
stro periodico è sicuramente una sfida delle
nostre realtà scolastiche, volta a dimostrare
che non sono certo le dimensioni o la moderni-
tà delle strutture a garantire ad alunni e inse-
gnanti un’esperienza di vita speciale. Sono
professionalità e passione gli ingredienti che
danno il sapore diverso alla scuola.
A rileggere i passati numeri di Scuole in Rilevo
nasce davvero un senso di incredulità, tante
sono le esperienze che vi sono raccontate,
tante sono le idee e le proposte rese concrete
con i nostri ragazzi. La sensazione è di tante
preziose risorse umane, che non si arrendono
a tagli e ridimensionamenti, ma che continuano
a costruire una scuola d’eccellenza.
SCUOLE IN RILIEVO
VINCE ANCORA Come non arrendersi a tagli e ridimensionamenti di Rosanna Bertoncello
TRA I PRIMI NEL CUORE DEI COLLI di Sergio Carlesso
Sabato 31 marzo si sono svolti in località Pozzolo di Villaga, sui Colli Berici, i Giochi Sportivi Stu-
denteschi di Orienteering 2012, con la partecipa-
zione di circa 330 studenti, 150 dei quali della secondaria di 1° grado e 180 della secondaria di 2° grado. La Scuola Media di Crosara ha presen-
tato ai nastri di partenza, dopo quattro anni di
assenza, una ventina di alunni, distribuiti nelle categorie Ragazzi, Ragazze (classe 1^ media),
Cadetti, Cadette (classi 2^ e 3^), da me coordi-nati. I risultati ottenuti sono andati oltre le aspettative, dato che per tutti gli alunni l’Orien-
teering rappresentava un’assoluta novità e l’obiettivo principale era di offrire agli alunni un’occasione di una straordinaria esperienza sportiva a livello provinciale. I ragazzi hanno
commentato molto positivamente la loro parteci-
pazione all’evento, rimanendo meravigliati del fascino che lo sport dell’orienteering ha saputo
loro trasmettere. Si sono infatti trovati a gareg-giare in una cornice naturale stupenda, tra i prati e i boschi della verdeggiante conca nel
cuore dei Colli Berici orientali. Venendo ai risul-
tati della gara, dobbiamo dire innanzitutto che tutti gli alunni di Crosara indistintamente meri-
tano un plauso, avendo terminato l’intero per-
corso senza commettere alcun errore al pas-saggio nei vari punti di controllo. Tutti sono entrati in classifica. Iniziamo con la categoria
Ragazzi. Davvero splendido il terzo posto ottenu-
to da Filippo Cortese, che è riuscito a contrasta-
re l’egemonia della Scuola Media “Dalle Laste” di
Marostica, tradizionalmente sempre ai primi posti nella disciplina della Corsa Orientamento.
Sorprendente risultato di squadra in categoria Ragazze: Beatrice Soster, Giada Maroso, Martina
Girardi, Lisa Bonato e Alice Scomazzon hanno contribuito con i loro piazzamenti a classificare
la Scuola Media di Crosara al 3° posto, alle spal-le dell’I.C. “Muttoni” di Vicenza e della Scuola
Media Statale di Thiene. Notevole il 5° posto
ottenuto da Beatrice Soster. In categoria Cadetti si è distinto Joshua Sciessere, classificatosi al 6° posto. Bene anche gli altri componenti la
squadra Cadetti: Jacopo Baggio, Riccardo Alessi, Gioele Morello e Giacomo Xausa. Più cauto il
comportamento in gara delle Cadette Valentina
Colpo, Ilaria Girardi, Cristal Cortese e Melissa
Pes, che con molta calma ed attenzione hanno comunque punzonato correttamente tutte le lanterne posizionate lungo il percorso, portando
a termine con successo la loro prova.
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Anno 5, Numero 15 – Maggio 2012
Scuola Primaria “Dante Alighieri” - Santa Caterina
UN LIBRO PER
CRESCERE Leggere è viaggiare in “prima classe” di Antonella Alberti
Ascoltare racconti letti dalle insegnanti è
stata un'esperienza quotidiana per gli alunni
della Scuola Primaria. Per gli alunni di prima
e seconda è stato consolidare quell' espe-
rienza che li ha accompagnati fin dalla prima
infanzia quando l'adulto raccontava loro delle
storie prima di dormire. Che fascino addor-
mentarsi con le vicende di re, principesse,
draghi, streghe, che rendevano il sogno
ricco e avventuroso. Ascoltando storie hanno
imparato a viaggiare con la fantasia, a con-
fondere la realtà con l'immaginazione (Un
drago per amico; Dragone puzzone; Giovanni-
no dei draghi; Le favole di Federico), a vivere
emozioni e sentimenti, a crescere (Fabio
spaccatutto; W la scuola alè alè; Il folletto a
righe). Per gli alunni delle classi più grandi
ha significato imparare a mettersi nei panni
del protagonista, a conoscere nuove culture,
a superare i confini “del proprio orto” per
scoprire la vastità del mondo e dei mondi (Il
piccolo Principe; Il camping Blu). Ma non solo:
a vivere emozioni (Il mio peggior amico), a
fare un viaggio nel passato (Un dono color
caffè), a scoprire che un semplice libro fatto
di carta contiene i segreti della vita e della
conoscenza e che il tempo per leggere è
tempo speso bene e aumenta la ricchezza
interiore. Questo è stato il senso del progetto
“Un libro per crescere” e gli alunni un po'
questo senso lo hanno colto. L'esperienza
condotta da Anna Branciforti ha dato un altro
imput alla lettura. Gli alunni più grandi hanno
imparato a leggere con espressività, a imme-
desimarsi nei personaggi, a mettere in prati-
ca i loro insegnamenti. La scuola sta termi-
nando e allora per l'estate ormai alle porte
l'augurio è: un buon libro a tutti! Leggere è
viaggiare in prima classe.
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SCUOLE inSCUOLE inSCUOLE in RILIEVO
cancelliere. Vi si
dibattono que-
stioni importanti,
quali l’uso illegale
di maglie neraz-
zurre o lo spaccio
di polvere di “Pan
di stelle”. Hanno
un bel da fare gli
avvocati a difen-
dere i loro assistiti, chiamando a supporto
testimoni decisi e agguerriti, ma le cui paro-
le, invece, si rivelano spesso prove inconfuta-
bili d’accusa. Tra il pubblico presente in aula
si leva decisa anche la voce del nostro amato
autista Paolo, a gridare ”Ergastolo!”. E i gior-
ni passano veloci, quando si è tutti assieme.
Le ore corrono via, inseguendo paesaggi
d’incanto. Mura medioevali, piazze e torri e
dolci colline con file di cipressi e fitti vigneti.
È piovuto? Non lo sappiamo. Non ce ne siamo
accorti. Ci hanno detto di sì, da casa; loro
sono credibili: hanno seguito le previsioni del
tempo! Sulla via del ritorno “Il Vescovo è uno
di noi!” è una frase davvero liberatoria, com-
movente sintesi dell’ormai indiscussa, pro-
fonda fusione del popolo dell’esodo al suo
interno, con le vicende vissute e con i perso-
PIAZZE E TORRI CORRONO Antiche abbazie, borghi medievali e misteriose “presenze” di Rosanna Bertoncello
Anno 5, Numero 15 – Maggio 2012
Al ritorno da un viaggio d’istruzione di quat-
tro giorni in Toscana, la luce negli occhi dei
ragazzi è proprio diversa. È intrisa di tutte le
emozioni, le sensazioni, le immagini, le parole
che hanno vissuto insieme agli altri, compa-
gni e prof. È stampata in quella luce tutta la
straordinarietà di una esperienza che non si
dimentica. I giochi costruiti sulle parole,
intrecciati a racconti fantastici, o magari
veri, hanno occupato la mente, mentre gli
occhi rincorrevano i paesaggi in fuga dietro
di noi. Giù, giù fino a vedere la terra degli
antichi Etruschi. E su quelle colline si costrui-
sce la storia irripetibile di un popolo di prof e
di ragazzi, che per qualche giorno sperimen-
tano concretamente se il cammino tracciato
a scuola li porta davvero verso traguardi
decisivi. Tra borghi medioevali e antiche
abbazie, stretti vicoli e slarghi incredibili di
piazze, si misura lo spessore del rapporto
umano attraverso cui, è risaputo, si costrui-
scono l’apprendimento e la maturazione dei
ragazzi. Lontani dalle aule, dai banchi, dai
libri, dai registri, si vive insieme, dall’alba al
tramonto, e anche oltre. Sì, perché è a tarda
sera che la fantasia dei prof mette in piedi
un’aula di tribunale, con tanto di giuria popo-
lare, di pubblico ministero, di giudice e di
naggi, più o meno reali, incrociati lungo il
cammino. “Il Vescovo è uno di noi!”: parole
fortemente impastate di un’ autonomia e di
una fermezza acquisite sul campo, dopo una
serata da brivido, trascorsa a far quadrare i
racconti avventurosi dei prof su antiche
vicende con la enigmatica realtà di un semi-
nario-albergo nella terra del misterioso
popolo degli Etruschi. Non è facile raccontar-
la, la sensazione di legame profondo che si
crea in quattro giorni di migrazione in giro
per l’Italia. Si avverte, si respira, è dentro di
noi. E alla fatidica domanda del prof, salendo i
tornanti verso Crosara, “E allora, ragazzi,
che facciamo? Torniamo indietro?” l’esplo-
sione fragorosa dei sì fa uscire dal più pro-
fondo dell’anima la disperata voglia che non
sia tutto già finito.
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Spaziogiallo
Anno 5, Numero 15 – Maggio 2012
Dalla finestra della nostra classe si vede un bel pezzo di pianura… Noi siamo andati un po’ più giù, più giù di Bologna. Siamo andati in Toscana. L’esperienza in Toscana è stata bellissima! Le
tappe sono state molte, tutte molto belle.
Quelle più significative sono state queste:
Montepulciano, Abbazia di Sant’Antimo, Mon-
teriggioni e Pisa. A Montepulciano siamo
andati la mattina del secondo giorno. Una
caratteristica di Montepulciano che mi è
piaciuta è stata questa: una terrazza. Non era
una terrazza normale. Appena mi sporsi, lo
capii perché non era normale. Vidi un incon-
tro di prati di diversi colori. In quel momento,
provai un insieme di sentimenti mistici, che
bloccavano il mio sguardo sulle valli. Era
stupendo. Giù era tutto verde. Le case quasi
non esistevano: c’erano solo poche dimore
che sembravano costruite in legno. Lontano
si scorgeva un monte, probabilmente il monte
Amiata. Era gigantesco! Avevamo notato dei
puntini bianchi, immobili: erano pecore. Pur-
troppo dopo un po’ siamo dovuti partire per
raggiungere la piazza. Qui erano stati girati
ben due film: ”Il paziente Inglese” e “New
Moon”. Quest’ultimo si diceva che fosse stato
girato a Volterra, ma non era niente vero.
Anche la piazza era stupenda. C’erano un
pozzo e il palazzo comunale. Il palazzo era
imponente. La prima sera, cenando nell’alber-
go di Chianciano Terme, ho notato che il pane
era senza sale. Mia mamma, prima di partire
per la gita, mi aveva già avvisato. Era per una
vecchia storia: una volta era stata messa una
tassa sul sale. Il sale quindi costava tanto.
Così i panettieri iniziarono a fare il pane sen-
za sale e tutti si abituarono. I luoghi che mi
hanno più sorpreso, non sono stati solo quelli
di città, ma anche quelli spirituali come l’Ab-
bazia di Sant’Antimo. Quel luogo mi ha molto
impressionato perché in vita mia non avevo
mai visto un’abbazia. Inoltre, proprio poco
tempo fa, le avevamo studiate in Storia! Pro-
prio quando entrammo, rimasi sbalordita
dalla bellezza di quel luogo. Sentii il profumo
di chiesa. Il fresco mi accarezzava la pelle. Le
pareti erano dipinte di bianco. C’erano grandi
quadri che raffiguravano i Santi. Pensate, che
questa chiesa era stata iniziata già nel 1140.
Un luogo molto carino e piccolo, è stato an-
che Monteriggioni. Già me ne avevano parlato.
In qualche modo io vedevo una piccola somi-
glianza con Marostica, una città dentro le
mura anche se più popolata. Questa presunta
somiglianza, mi ricordò il mio paese, la mia
famiglia e la mia casa. In quel momento, mi
venne un po’ di nostalgia ma la scacciai subi-
to. Ci vivono 79 abitanti. Un’altra tappa che mi
è piaciuta visitare è stata Pisa. Arrivati in
piazza il mio sguardo andò alla torre penden-
te e poi al Duomo e al Battistero. Erano me-
ravigliosi! L’emozione che mi hanno suscitato
è stata forte: ero davvero felice di essere
davanti alla famosa torre! Questa gita non è
stata solo ricca di tappe significative, ma
anche di insegnamenti. I più importanti sono
questi: ho imparato la condivisione della ca-
mera con più di due persone, il rispetto che
bisogna portare ovunque nel mondo, anche
nelle ore notturne e il rispetto per gli am-
bienti naturali. Alla fine io mi sono divertita
molto. Spero proprio, il prossimo anno, di
aver ancora la possibilità di andarci!
Martina Girardi
5, 4, 3, 2, 1… si parte! Quanto ho aspettato
questo momento! Toscana sto arrivando!
disegno di Beatrice Soster
POLVERE DI PAN DI
STELLE Curiose sentenze tra borghi e abbazie A cura degli alunni cl. IE Scuola Media di Crosara
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SCUOLE inSCUOLE inSCUOLE in RILIEVO
Spaziogiallo
Anno 5, Numero 15 – Maggio 2012
Splendido. Le mie prime notti e i miei primi
giorni via da casa. Lo ammetto, non volevo
separarmi da mamma e papà. Ma da mio
fratello anche troppo! Alle ore 6:00 partimmo
da Crosara e, arrivati ad Arezzo, visitammo
subito la città. C’era una chiesa bellissima: la
Pieve di S. Maria. Aveva il soffitto a capriate e
gli archi leggermente ogivali. Stupenda, pec-
cato che non si potevano scattare foto. Pas-
sammo per Lucignano, nota per le sue mura a
forma di ovale e successivamente arrivammo
a Chianciano Terme, in albergo! Scaricammo
le valigie ed attendemmo fuori dalla porta.
Appena sentii i nomi: Martina, Alice, Giada e
Gloria feci i salti di gioia solo a pensare di
essere in camera assieme a loro. Il momento
della consegna delle chiavi, magnifico! Came-
ra 14, un numero a me legato in modo fortis-
simo. Che fortuna! Nella stanza misi in ordine
la valigia e mi preparai per la cena. Dopo
aver mangiato… Tribunale! Udienza di Mattia
Rezk Nassar per
aver molestato
Melissa Pes. Il
processo che mi è
piaciuto di più è
stato quello in cui
Giacomo Tallerico
spacciava polvere
di Pan di Stelle
dentro pacchetti di
fazzoletti. Che
ridere! Troppo
forte! E poi, in
camera, dormire
con le amiche più
care, magnifico! Mi
sono sentita trop-
po bene! Mi ha emozionato molto Montepulcia-
no, un paesino arroccato su una collina. Mi ha
colpito soprattutto Pienza con la sua catte-
drale. L’abside era in pendenza e nella cripta
c’era una statua d’oro dove era contenuto il
cranio di Pio II. Fuori, nella piazza, c’era un
cerchio in marmo che sembrava una botola,
chiamato l’Infinito. La forma dello spiazzo era
un trapezio. Tutta geometria! Passiamo a
Siena. Siena è stata una delle città che mi ha
impressionato di più perché la sua piazza è in
discesa e a forma di conchiglia. La professo-
ressa mi ha spiegato che lì corrono il Palio, il
2 luglio e il 15 agosto. Bellissimo era anche
Monteriggioni, un paese circondato da altissi-
me mura. E poi Bagno Vignoni, dove, prima
siamo andati a vedere un’enorme vasca
d’acqua calda, in cui Giacomo Xausa mi vole-
va buttare. Successivamente andammo alle
“terme”: una pozza limpida, in mezzo al ver-
de, piena di girini. Il paesaggio era splendido,
ma l’acqua era freddissima. Da brivido! Bel-
lissima era anche l’abbazia di Sant’Antimo.
Costruita da Carlo Magno 550 anni fa. E in
seminario a Volterra, troppo forte! La città
dei Volturi! In camera ero con tutte le mie
amiche di classe prima. Visto che tra un
letto e l’altro c’era un comodino, noi femmi-
ne abbiamo unito tutto togliendo i mobiletti.
Che bello! Ma la cosa che più mi spaventava
era il modo in cui raccontava storie horror la
prof. Bertoncello… “La Camera del Vescovo”!
Poi per mia sfortuna arrivò l’ultimo giorno. Un
po’ rattristata andai a Pisa ed entrai nel Cam-
UNA SPECIE DI MAGIA di Filippo Cortese cl 1E SMS di Crosara
L’Abbazia di Sant’Antimo. Un’abbazia di cui non
avevo mai sentito parlare. Un’abbazia stupenda.
Piccola ma stupenda. Appena entrato, sentii delle voci che cantavano. Mi guardai intorno ma non
c’era nessuno. Sentivo che quella era una specie di magia. Feci un passo avanti e una brezza leg-gera mi accarezzò il viso. Non capivo come
un’abbazia così piccola potesse avere tanti se-
greti. Mi sembrava strano. Strano ma vero. Pur-troppo, a Sant’Antimo ci siamo fermati poco, ma
questa abbazia dall’aria magica rimarrà sempre nei miei ricordi… Un’altra cosa che mi ha stupito
della Toscana è stato il paesaggio che si vedeva
dalla Via dell’Amore a Pienza: delle immense
distese di prati verdi e gialli punteggiati dai ci-pressi, sotto un cielo azzurro che faceva da autostrada per le nuvole.
po dei Miracoli. Lì si trova la magnifica torre
grande e pendente. Per ammirarla arrivano
turisti da tutto il mondo. Era pieno di banca-
relle e questa cosa non mi piacque tanto
perché un monumento come quello non do-
vrebbe essere rovinato dall’uomo. Poi piove-
va, quindi rimasi delusa anche perché, con il
sole, Pisa sarebbe stata magnifica. Poi an-
dammo a Lucca. Mi ha colpito specialmente la
sua piazza rotonda. Turbata, nel pomeriggio,
dovetti partire per ritornare alla solita vita.
Ma non è finita qui, perché mi è successa
un’altra cosa bella. Quando sono smontata a
Vallonara, mio fratello mi aspettava. Che
caro! Ma quando entrai in casa, tutti mi
aspettavano e questo mi ha fatto capire
quanto sono mancata alla mia famiglia in quei
quattro giorni. Ormai è arrivata l’ora di dor-
mire. Ma appena prima di chiudere gli occhi
pensai alla mia gita appena finita. Mi aveva
reso autosufficiente in tutto e mi ha fatto
capire quanto a cuore mi sta la famiglia. Poi,
stanca morta, mi addormentai! Giada Maroso
12
Spaziogiallo
Quella che proverò a descrivervi oggi è una
ragazzina particolare. Lei è Alice, “Alice del
Paese delle Meraviglie”. Al sentire questo no-
me direte che voi sapete già tutto di lei. Beh,
non è così. Alice è una ragazzina con i capelli
biondi e con gli occhi azzurri. È vivace ed
estroversa . Quello che mi è piaciuto di lei è
che ha una fantasia enorme e che è gentile.
Alice, poi, ha un lato anche molto comico per-
ché fa tanto ridere con i suoi strani commenti.
Lei è una ragazzina molto intelligente e molto
furba come ho notato in varie occasioni. Quello
proprio che non capisco è il fatto che, per lei,
parlare con un coniglio, vedere un gatto che
scompare e riappare, vedere un cappellaio
matto e, soprattutto, vedere che il tempo non
esiste, non le provoca nemmeno un piccolo
spavento, un minimo sussulto. Beh, è davvero
strano. Alice, inoltre, è una bambina piena di
emozioni, così carica di gioia ma anche di
improvvisa tristezza. Non mi è mai capitato di
vedere una bambina così. Insomma, la nostra
Alice è un osso duro, e spero proprio che voi
leggiate le sue avventure.
Martina Girardi.
Alice! Una bambina di circa dieci anni, spensie-
rata, fantasiosa e curiosa al massimo. Ha i
capelli biondi, gli occhi azzurri, un viso paciuf-
fotto. È alta e snella. È piena di allegria, pensa
ad alta voce, è molto coraggiosa. È sempre
gentile con tutti e non è permalosa. Nel roman-
zo è disorientata e pensa a cose inimmaginabi-
li! È vero! Incontra personaggi matti tipo: il
Gatto, la Lepre Marzolina, il Ghiro, il Cappellaio
Matto, il Bruco, ma è già pazza di suo! È una
ragazza semplice, avventurosa. Si caccia sem-
pre nei guai!
Giada Maroso
Alice, una ragazzina dell’età vittoriana, è come
tutte le altre ragazze. Ma lei al contrario delle
altre, parteciperà ad una stupenda, meravi-
gliosa e straordinaria avventura nel Paese
delle Meraviglie. Lei è molto carina. Ha un
vestitino blu pallido, che le arriva al ginocchio,
sopra il quale indossa un grembiulino bianco
con il pizzo. Alice tiene i capelli raccolti in un
vistoso fiocco azzurro. I capelli sono biondo
chiaro e gli occhi azzurro cielo. È curiosa, e
deve sempre trovare una logica in tutto quello
che fa. Anche se certe volte è pedante, è sem-
pre simpatica. Alice dovrà superare molte
Anno 5, Numero 15 – Maggio 2012
ALICE Gatti filosofi e strampalati cappellai A cura della classe 1E Scuola Media Statale di Crosara
13
SCUOLE inSCUOLE inSCUOLE in RILIEVO
Spaziogiallo
prove nella sua
nuova avventura
e incontrerà
molti amici che la
aiuteranno.Alice
Scomazzon
Il personaggio
che a me è sem-
pre piaciuto è il
Cappellaio Matto.
I n n a n z i t u t t o
perché è matto e
perché si veste
in modo bizzarro.
Sono troppo
mitici i suoi ca-
pelli ricci, tutti
per il loro verso.
Mi piace molto
anche perché è
un genio nell’
inventare i cap-
pelli. Il suo, che
non toglie mai, è
veramente stra-
no: a cilindro con
un lungo nastro
rosa, trapunto di spille. Si veste spesso in giacca e camicia, abbastanza
pesanti, e con dei pantaloni di velluto a pinocchietto. E che allegri i suoi
calzettoni a strisce rosa e viola che si infilano nelle scarpe marroni di
cuoio. E’ un simpaticone nato; forse proprio perché è matto! Sarebbe bello
conoscerlo, magari nel sogno! Soster Beatrice
Il Gatto del Cheshire. Un nome che mi ricorda una stupenda storia. La sto-
ria di “Alice nel Paese delle Meraviglie”. E’ proprio di questa storia che vi
voglio parlare. Ma in particolare del “Gatto del Cheshire”.
NOME: Gatto del Cheshire
LUOGO: Paese delle Meraviglie
PADRONA: Duchessa
QUALITA’ SPECIALI: sa parlare/ appare e scompare come un fantasma.
Il Gatto del Cheshire ha un ruolo importante nella storia. E’ il famoso
“animale domestico” della Duchessa. Viene incontrato da Alice nel momen-
to in cui si sta riposando sul focolare della nobile casa della Duchessa.
Inoltre, per merito della sua dote di apparire e scomparire, aiuta Alice a
ritrovare il “maiale/bambino” scappato dalle sue braccia e diretto verso la
casa della Lepre Marzolina. Poi ricompare nella storia nel momento in cui
Alice rischia la decapitazione. Viene proprio salvato da lei perché anche lui,
per un motivo non preciso, rischia di perdere la testa. La protagonista,
spaventata dalla decapitazione del gatto, chiama la sua padrona per vedere
se riesce a salvarlo in qualche modo. Qui purtroppo finisce il ruolo del mio
“Gatto del Cheshire”. Avrei sperato di vederlo apparire ancora nella storia.
Chissà, forse da qualche parte anch’io potrei vedere il Gatto del Cheshire!
Filippo Cortese (illustrazione della pagina di Beatrice Soster)
Anno 5, Numero 15 – Maggio 2012
TRITONI E SANGUISUGHE A cura degli alunni cl 2 ̂Scuola Primaria di San Luca
Venerdì 4 maggio, noi bambini di classe 2^ e 3^
della scuola di San Luca con le maestre e gli
accompagnatori del CAI, siamo andati ai Gorghi Scuri a Valle San Floriano. Ci siamo dati appunta-mento al Capitello di Contrà Placca, da dove
siamo partiti per i Gorghi. Arrivati a un bivio, le classi si sono divise: noi bambini di 2^ abbiamo
proseguito per il sentiero a sinistra, insieme a
Sergio, Maria e Antonio, le nostre guide. Su un muretto abbiamo scorto un fossile con i coralli e, lungo il sentiero, abbiamo individuato le impronte
del cinghiale e del cervo.
Sopra a un grosso sasso un “carbonasso” nero e lungo se ne stava arrotolato su se stesso. Giunti al primo gorgo, abbiamo costruito una
“stua” (diga) con i sassi dentro al ruscello. Nelle acque nuotavano tritoni, un gambero e persino le
sanguisughe. Raggiunto il gorgo più bello, quello
chiamato Scuro, gli accompagnatori del CAI hanno fissato delle corde con i chiodi, dove noi dovevamo tenerci per ammirare questa enorme
pozza d’acqua limpidissima di color verde sme-
raldo, circondata dall’edera e dal muschio. Nel bosco abbiamo potuto ammirare l’ orchidea
selvatica di color bianco, la melissa che profuma-va di limone e molte piante, quali la quercia, il
castagno, il nocciolo, il ciliegio selvatico. Dalle colline di Pradipaldo si poteva osservare la vasta
pianura e il fiume Brenta. È stata una giornata indimenticabile: abbiamo visto dei luoghi che non
conoscevamo e abbiamo imparato molte cose
nuove.
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Spaziogiallo/La Gazzetta Storica
È il 5 giugno del 1944 e sono in Gran Breta-gna, nella zona militare alleata, dove più di quattro milioni di uomini sono pronti a dare la vita per qualcosa di atroce: la guerra. Io sono un inviato del giornale ”La Gazzetta Storica”, ma per compiere il mio lavoro e arrivare a casa sano e salvo, mi devo armare non solo di fogli e matite, ma anche di fucili e munizioni. Il sole è al tramonto e tutti noi soldati alleati ci stiamo preparando per qual-cosa che secondo me passerà alla storia: uno sbarco in Normandia! Il generale chiama l’adunata e ogni soldato prende posto tra i suoi commilitoni; anch’io, tra i miei compa-gni della 5^ divisione dei marines. Io con la mia compagnia mi dirigo verso la nostra nave; sono le 23.00 e siamo pronti. La par-tenza era prevista per le 23.30; e così è: si parte. Negli occhi di questi giovani ragazzi vedo un coraggio grandioso, ma anche la paura di non tornare a casa dalle proprie famiglie. Molti di loro scrivono lettere di addio per i propri cari e in questo momento l’aria è cupa tra noi, perché ci potrà succede-re qualunque cosa. Stiamo percorrendo il canale della Manica e all’orizzonte si vedono delle luci: sono quelle dei fari tedeschi. Il nostro comandante ci incoraggia, ma a un centinaio di metri dalla spiaggia comincia la battaglia. Dai bunker partono raffiche di mitragliatrice e colpi di mortaio che ostacola-no l’avanzata delle nostre imbarcazioni. Ora entrano in campo le nostre navi da guerra che dopo qualche colpo basso ci aprono la “strada” per lo sbarco. A terra! Il comandan-te ci ordina di rimanere uniti. A un tratto mi butto in una piccola trincea per evitare i colpi delle MG: molti soldati sono feriti o morti ma noi dobbiamo continuare. Ad un certo momento io e la mia compagnia riu-sciamo a uscire dalla trincea e con uno scatto recuperiamo alcuni metri. Ci tuffiamo ma un cecchino tedesco colpisce un mio compagno alla testa e non c’è più nulla da fare. Tra noi c’è anche un addetto radio, Guzzo, che ha mandato un messaggio agli aviatori per il supporto aereo. Mentre aspetto, ricarico il mio fucile e una spedizione della Air Force ci permette di arrivare alla linea nemica dove ci ripariamo tra la sabbia e il filo spinato, mentre uno dei nostri sta piazzando l’esplo-sivo per far saltare la barriera che non ci
permette di avanzare. La barriera salta, e i ragazzi si fanno coraggio. Si corre verso quei grandi bunker. Ma, in cima alla collina, il fuoco delle mitragliatrici ci perseguita e il capitano chiama un certo Will, un cecchino canadese, che si lancia verso la collina e con un colpo da professionista uccide il soldato tedesco. Così risaliamo il declivio a est men-tre dall’altro lato gli Inglesi hanno chiuso le vie di scampo. Finché risaliamo il colle, la flotta aerea statunitense elimina ogni avver-sario ed è fatta: il D-Day è andato a buon fine. Molti sono i morti, caduti per qualcosa di terribile, allucinante: la guerra! Ragazzi, uomini, donne sono morti per essa, in condi-zioni inaccettabili e tutto ciò dovrebbe far riflettere chi ama la guerra e la vuole, perché non è un gioco, ma una realtà senza scrupoli che elimina ogni cosa.
Mattia Rezk Nassar
6 giugno 1944 ore 7:00 Siamo ormai agli sgoccioli, siamo nel bel mezzo della Manica, tra l’Inghilterra e la Francia. C’è qualcuno che dorme, qualcuno che fischietta e qualcuno che trema di paura. Io mi accendo una sigaretta; sono tranquillo, ma consapevole di che cosa dovrò affronta-re. Tutta la notte sono sveglio, solo il rumore dell’acqua mi fa compagnia. Immagino già quello che succederà da qui in avanti. Un urlo mi distrae. “Siamo a 2 chilometri!”. A quell’avviso c’è confusione tra di noi. Mi giro; vedo uomini piangere, uomini che pre-gano, qualcuno che si getta in mare nel ten-tativo di fuga. Il comandante dà l’ordine di scendere dalle barche. Dopo qualche minuto siamo sulla spiaggia della Normandia. Sono già stati scaricati mezzi blindati, armi e quant’altro. La tensione è palpabile, le facce di ognuno di noi sono serie, nervose. Per ora
La Gazzetta Storica A cura della classe III^ E
SMS Crosara Second War World Inserto N. 3
Normandia giugno 1944 tutto a posto; non abbiamo incontrato nes-suno fino a metà del percorso. Hitler non si aspetterà di sicuro che dalla parte ovest della Francia arrivi il nostro attacco. Il comandan-te dà le direttive, ma io riesco a sentire solo i battiti del cuore. Dwight D. Eisenhower è il nome del generale. Con voce pesante espone dettaglio per dettaglio le direttive. Tutto d’un tratto il mio plotone si mette all’ opera.
Andrea Cortese
Cos’è questo rumore sordo? Mi sveglio di soprassalto, sento un cupo rombo di aerei, dal frastuono che provocano, sembrano molti. Salgo dalla mia cabina, la numero 13, passo per tutte le altre stanze, non c’è nessu-no! Sono tutti fuori, già svegli, ma non da molto; sono riusciti a malapena a prepararsi. Ci stanno già bombardando, la nostra avia-zione deve ancora decollare; un attacco vera-mente inaspettato. Vado subito a ripararmi; guardo per la prima volta da quando sono sveglio, il cielo; è completamente punteggia-to da uno sciame di aerei. Non riesco a di-stinguerli molto bene. Mi sembrano, però, quelli giapponesi; li riconosco dal caratteristi-co frontale rosso. Stanno distruggendo tutto. La base di Pearl Harbor, dalla quale abbiamo appena preso il largo, è stata bombardata già cinque o forse sei volte. Ora, fuoco e un’e-norme nuvola di fumo la avvolgono comple-tamente. Con uno scatto felino raggiungo alcune mitragliatrici libere. Per arrivarci, però, con molto dispiacere e disonore balzo sopra i corpi dei miei compagni morti. Di quest’ultimi, nella nostra nave, se ne contano almeno trecento. Anche un centinaio di aerei provenienti da tutte le portaerei a nostra disposizione sono caduti. I comandanti urla-no ad alcuni di noi di salire sugli aerei, ma non ci voglio andare, non desidererei morire in un evento così stupido e inutile come la
Pearl Harbor dicembre 1941
Anno 5, Numero 15 – Maggio 2012
15
SCUOLE inSCUOLE inSCUOLE in RILIEVO
Spaziogiallo/La Gazzetta Storica
Hiroshima Agosto 1945
guerra! Mi si avvicinano dei miei compagni, mi chiamano “Jack, Jack…!” Mi obbligano ad accompagnarli in questo maledetto con-flitto con i Giapponesi. Preferivo certamente rimanere in redazione, a New York, soprat-tutto per non assistere a questo macello: migliaia di morti, sangue, violenza e distru-zione totale! Mi paiono infiniti questi minuti che precedono il decollo, mi strattonano verso questo sporco destino, verso una mor-te quasi certa. Partiamo. Destinazione: basi giapponesi. Riusciamo subito a migliorare gli esiti del conflitto; le gravi perdite ormai han-no volto le sorti a favore del Giappone, ci hanno pugnalato alle spalle! In qualche mo-do la spuntiamo e li respingiamo. Ma hanno distrutto metà dell’aviazione. Moltissimi soldati da ambo le parti sono stati uccisi, anche miei amici e colleghi giornalisti in incognito. Sono stati provocati enormi danni alla base di Pearl Harbor. Non credevo che dopo questo giorno di guerra e paura, ne potesse seguire un altro, splendente e armo-nioso. Infatti, oltre ai molti morti, una fila lunghissima di feriti aspetta di entrare nella zona dell’infermeria. Per tutto il giorno i medici lavorano, occupati con almeno sei-cento soldati. Tra questi ci sono anch’io; infatti alcune schegge mi sono penetrate nella gamba. Poi, verso le dodici ci arriva la notizia della dichiarazione di guerra al Giap-pone e ai Paesi dell’Asse. Siamo entrati defi-nitivamente in questo secondo conflitto mondiale che, a mio parere, porterà soltanto dolore, pianto, vittime e sconvolgimento.
Giacomo Xausa
Mi trovo in una stazione; intorno a me con-fusione. Vedo stelle gialle dappertutto, siamo tutti ebrei. Dopo un lungo viaggio dentro un carro bestiame, tutti stretti, una donna vicino a me va in panico strappandosi i capelli. Vera pazzia. Senza cibo, senz’acqua, puzza di sudore, una cosa terribile. Io sono una giornalista ebrea di 24 anni. Ancora non mi sembra vero di essere qui. Cosa mai avrò fatto? So solo che i Tedeschi ce l’hanno con noi perché siamo ebrei. Dicono che inqui-niamo la “purezza” della razza ariana, e sia-mo accusati di aver strangolato la Germania con le condizioni economiche di Versailles. Intorno a noi, delle fitte barriere di filo spi-nato attraverso il quale passa la corrente elettrica. Ora sono ad Aushwitz, in Polonia. Siamo allineati: d’un tratto noto passare un vecchietto in carrozzina. Una guardia delle SS lo porta dietro un angolo: un urlo, nient’altro. Ho già capito quale sarà la nostra sorte in questo luogo d’inferno. Anche noi assaggeremo il sapore della morte. È in cor-so una selezione, consegnano a ciascuno di noi una camicia e dei pantaloni con un nu-mero stampato. Gli indumenti puzzano in modo impressionante! Noi, gente senza
Aushwitz 1945
stre: il sole splende, gli uccelli cantano e il cielo è azzurro; insomma, una tipica giornata d’estate. Esco in giardino per fare colazione con mia madre, una famosa stilista nota a livello mondiale. Sto scendendo le scale, quando all’improvviso sento un rumore sordo, come un boato seguito da una luce accecante e insopportabile. I miei occhi vedono bianco; mi sembra di essere in un mondo surreale. Ma in un attimo tutto que-sto svanisce. Un’ondata enorme di vento, pezzi di vetro, polvere, fuoco e tantissimi altri oggetti colpiscono me e mia madre. È stato distrutto tutto, la nostra casa, i nostri averi, la gente, tutto; in un istante. Mia ma-dre non può fare niente per me. Mi sveglia-no pianti di bambini; sento mia madre che urla e mi cerca. Sono sepolta dalle macerie, ma qualcuno mi tira fuori di là. La scena davanti a me è scioccante, non ci sono più case, ma un enorme corridoio aperto, come in un mare. E non vedi dove finisce. Mace-rie, macerie, corpi bruciati, persone ferite in modo disumano… Ecco quello che vedo. Io e molte altre persone abbiamo il viso gonfio e rovinato, pieno di lividi che faranno fatica a rimarginarsi anche con una plastica faccia-le. Questo è l’orrore della guerra: solo morte e distruzione. Nient’altro. I miei sogni, i miei hobby, i miei amici, i miei parenti… non avrò più niente di tutto questo. Così sarà anche per tutte le persone che hanno vissuto questa tragica vicenda. Ho perso il mio cor-po. Una volta che hai quella bomba dentro, non te ne liberi più. La mia vita non sarà mai più come prima.
Sara Marchesini
nome e senza la dignità di vivere. Ci manda-no nelle baracche costruite in legno; all’inter-no ci sono altre persone come noi, ebrei, zingari… Vedo arrivare una guardia, molto ordinata e ben vestita. “Alcuni vengono selezionati e poi spediti nelle camere a gas” mi dice con un basso tono di voce un signo-re di fianco a me. Chi osa restare indietro, verrà subito fucilato. La maggior parte sono malati. Percepisco un odore dolciastro di carne bruciata. Il fumo esce dalle ciminiere, salendo piano piano verso il cielo… Mi viene il voltastomaco, ogni giorno è sempre lo stesso procedimento, l’uccisione di massa. Mi fermo davanti ad una porta, sono incari-cato di controllare dalla piccola finestrella, se qualcuno nella camera a gas si muove anco-ra. Vedo delle immagini spaventose, le per-sone cadono e vengono schiacciate l’una sopra l’altra. Urla disumane. Non riesco nemmeno a descrivere quello che vedo e che sto sentendo. Ma ad un certo punto sento degli spari, bombe che devastano il campo. Sono arrivati i nostri salvatori, i Russi. I Tedeschi stanno distruggendo metà campo, io mi nascondo. Dopo circa un’ora esco
all’aperto, siamo in pochi sopravvissuti all’orrore. Ora bisogna solo non dimentica-re, mai. In memoria di tutte le vittime che come me hanno sofferto la fame, e non solo. Vivere questo è come trovarsi all’infer-no e soffrire, pur continuando a sperare. E ora posso ritornare a casa. Voglio bere una cioccolata calda che negli anni vissuti nel campo ho sognato giorno e notte di assapo-rare.
Melissa Pes Il 6 agosto 1945 di mattina un bombardiere americano, Enola Gay, sgancia sulla città giapponese di Hiroshima la prima bomba atomica all’uranio. In pochi secondi muoio-no migliaia e migliaia di persone di ogni età; i feriti sono forse tutti condannati a morte per cancro. Io mi trovo lì. Sono una giorna-lista sopravvissuta. Mi trovo a 800 metri dal centro dell’esplosione. Nessuno può imma-ginare che tra pochi minuti succederà una catastrofe. È una mattinata tranquilla. Mi sveglio, guardo fuori dai vetri delle mie fine-
Anno 5, Numero 15 – Maggio 2012
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Spaziogiallo
PREPARARE IL
BAGAGLIO Organizzare ricordi, sistemare pensieri A cura della classe 2E Scuola Media Statale di Crosara San Luca
Anno 5, Numero 15 – Maggio 2012
Il bene più segreto di quest’anno è racchiuso
in quella valigia colma di ricordi, momenti,
parole di insegnamento e di educazione, ma
soprattutto di voglia di vivere in questo mon-
do. Il seme sotterrato all’inizio della nostra
esperienza in questa scuola è già sbocciato e
rigoglioso. In una tasca della valigia esterna-
mente piccola, ma internamente enorme, ho
riservato un posto per i prof. Loro ci hanno
aiutato a crescere e a combattere i momenti
di difficoltà nel recuperare i voti nemici che
continuavano a darci battaglia. Ci stanno
anche le attenzioni che ci hanno dato, il con-
forto, la sensazione che loro per noi fossero
una famiglia. Il ricordo non lo abbandonerò in
valigia, ma resterà indimenticabile nel mio
cuore. Gli alunni, e tra questi anch’io, hanno
trovato molte volte il conforto nei compagni,
nei prof, e nella nostra piccola classe. Ecco
un altro discorso che vorrei impostare in una
piccola tasca, la questione della classe. Nella
classe 2^ compagni e amici ti rispettano per
quella che sei, con pregi, ma sicuramente con
difetti. L’aula è piccola, ma le persone che ci
lavorano hanno un cuore grande, pieno di
gioia, di armonia e qualche volta di dolore.
Nella tasca anteriore ho inserito la mia amica
Valentina; quando la guardi, capisci che è una
persona sincera e delicata. La gita di aprile in
Toscana è stata straordinaria e il motivo è
perché nel seminario “terrificante” di Volter-
ra, la prof ci ha fatto da mamma, poiché noi
ragazze eravamo pietrificate dalla paura. La
prof è venuta a stendere sui nostri letti delle
coperte pesanti, perché faceva molto freddo
in quell’albergo. Alla fine ci ha lasciato la por-
ta aperta, così sentivamo, per nostra sicurez-
za, che i professori erano fuori in agguato per
farci da guardie. E questa cosa resterà per
sempre in una doppia tasca legata da uno
spago bianco, come la pace e la serenità.
Questa valigia la conserverò in eterno.
Consuelo Busa
Da quando ho cambiato scuola, ho vissuto
momenti ed eventi importanti, ho conosciuto
persone nuove e ho anche dialogato con loro.
Ho vissuto un anno scolastico fantastico, ma
anche con periodi molto difficili, soprattutto
all’ inizio, perché ero disorientato, e non
sapevo come comportarmi. Ma alla fine sono
riuscito ad ambientarmi, anzi mi sono am-
bientato molto bene. Questo mio pensiero e
tutti gli altri che dirò, li porterò con me per il
resto della mia vita, e cercherò di sistemarli
nella valigia dei pensieri. Un fatto molto im-
portante per me è stata la gita scolastica, da
film; sono stati 4 giorni di emozioni pure,
anche di divertimento, e non solo. Questo
ricordo secondo me è uno tra i migliori. Ho
conosciuto molto di più i miei nuovi professo-
ri; sono stati fondamentali per la mia cresci-
ta. Alcuni mi hanno insegnato come imparare
a studiare, e altri a forza di castighi e poesie
da imparare, mi hanno fatto ragionare e
capire che anche io ho la testa. Io stesso mi
sono stupito delle grandi doti e delle qualità
che posseggo, e anche gli altri sono rimasti
increduli di me e di come sono migliorato, e
di quanto cerco di migliorare, ogni giorno
sempre di più. Dall’ inizio dell’ anno scolastico
credo di essermi riscattato moltissimo e di
aver raggiunto un traguardo che io neanche
sognavo lontanamente. I professori hanno
voluto premiare degli alunni, in base all’ im-
pegno, al comportamento e ad altri elementi,
con un “viaggio premio” ad Avellino. Si tratta
del progetto “cicogna”; sarà fatta una sele-
zione e poi si vedrà se andrò io o altri miei
compagni di classe. Ma anche se non andrò
ad Avellino, sarò felice lo stesso, perché ho
scoperto le mie doti migliori e finalmente
sono riuscito a sistemare un po’ la mia situa-
zione, che era a dir poco disastrosa. Tutti
questi ricordi, tutte queste emozioni le rac-
colgo per me dentro la mia valigia. Con il
passare degli anni mi andrò a ritirar fuori
questi bellissimi episodi della mia vita, per
condividerli con i miei amici più cari. Spero
che gli insegnanti con cui ho vissuto questo
17
SCUOLE inSCUOLE inSCUOLE in RILIEVO
Spaziogiallo
UN ATTACCO DI RABBIA Scuola Primaria di Lusiana classe 3^
Era il giorno del mio compleanno ed io mi sono arrabbiata tantissimo perché i miei compagni
stavano giocando bruscamente sul divano. Ahi!
Ahi!Ahi! Ad un tratto un bambino mi è caduto addosso facendomi male, ma il peggio era che
avevo la torta sul piatto. In un attimo sono scop-piata in un attacco isterico: avevo le guance in fiamme, gli occhi lanciavano scintille infuocate e
il sangue mi ribolliva nelle vene. Invece di sfo-
garmi con il mio amico, me la sono presa con il muro, buttandogli addosso due cucchiaiate di
torta. E con un altro lancio ho sporcato la maglia
nuova di zecca di mio fratello. La mamma non mi
ha sgridata, ma alla fine della festa mi sono detta: “Di sicuro adesso mi dirà tante, ma tante
di quelle parole!” Beh, insomma, me le ha dette. Dopo l’accaduto mi sentivo giù di morale, però non era stata colpa mia, bensì della rabbia. Da
quella volta mia mamma, almeno, ha imparato a
fare la festa di compleanno fuori casa; così non
avrei più sporcato il muro! Laura Un giorno è arrivata mia cugina Sofia che ha
cinque anni. Io stavo giocando con la PSP, lei mi ha spinto e ha fatto cadere il videogame proprio mentre stavo per superare l’ultimo livello. All’im-
provviso mi sono arrabbiato: le mie guance sono
diventate rosse, i capelli si sono rizzati, sentivo uscire il fumo dalle orecchie. Mi sono messo a
gridare e l’ho rimproverata, poi ho chiamato mio papà. Per sfogarmi ho iniziato a dare pugni e
calci. Alla fine mi sono sentito meglio e ho pen-
sato che se Sofia fosse venuta a casa mia di
nuovo, avrei nascosto subito la PSP. Zakaria Era un nuvoloso giorno d’aprile quando i miei zii sono venuti a pranzare da me. Finita la seconda
portata, mi sono avvicinato al frigorifero e l’ho
aperto: ho visto un Kinder Pinguì e mi è venuta subito l’acquolina in bocca, così l’ho tirato fuori e
l’ho appoggiato sul tavolo. Ma ecco che la mam-ma ha detto che non lo potevo mangiare perché alla fine ci sarebbero state le fragole. Avrei
dovuto però aspettare che tutti finissero di
pranzare. Mi sono arrabbiato a morte con lei, sono corso sul divano e ho nascosto la testa fra
i cuscini; mi sentivo come un tornado. Sono rimasto lì per una decina di minuti e poi la mam-
ma mi ha chiamato: erano pronte le fragole. Io
l’ho perdonata, e senza pensarci due volte, mi sono seduto e ho mangiato ben due scodelle di quei frutti deliziosi. Il giorno dopo ho divorato anche il Kinder Pinguì: la rabbia era passata, mi
sentivo felice e con lo stomaco pieno! Marco
giorno, anche se a volte la facciamo
diventare matta. La cosa che mi ha
cambiato radicalmente è stata:
scorgere un altro lato dei profes-
sori. Altra cosa importante: l’orto.
Ogni volta, per arrivarci, mi tocca-
va fare i compiti, conquistare i più e
prendere notizie per il giornale.
Dopo un po’ di note e poesie impa-
rate a memoria, era meglio fare i
compiti. Sono anche migliorato a
scuola, ho recuperato tutte le in-
sufficienze, e tutti erano più con-
tenti, pure io. Tutto questo porterò
con me. La valigia è pronta. Devo
partire.
Demirovski Rejhan
Nell’angolo più nascosto della vali-
gia, ci sono le esperienze di tutti i
giorni in questa scuola. Anche se
non ho sempre avuto un grandissi-
mo rapporto con gli insegnanti. Mi
sono divertito molto, perché ogni giorno c’è
una nuova esperienza da vivere. In questa
scuola ho conosciuto tutte le emozioni: gioia,
paura, amore, timore, vergogna….Per questo
io mi sento parte di questa scuola, perché è
qui che ho vissuto le esperienze più belle della
mia vita fino ad oggi. Ora sto per partire, la
mia valigia è finita e parto per una terra lon-
tana; ma tornerò fra tre mesi.
Cristiano Zaborra
Quest’anno scolastico è stato il migliore. Non
so se nella valigia ci possa stare tutto, perché
devo riservare un po’ di spazio anche per i
momenti futuri. Questa è stata la mia migliore
classe; non so, ma mi sento come a casa. Non
mi sembra sia stata una brutta idea venire
qui, anche perché non avrei conosciuto i miei
nuovi compagni. Beh, nella tasca principale
della valigia metto sicuramente gli amici e i
professori. Nella seconda tasca, non meno
importante, metto i momenti passati, che non
scapperanno mai. Di momenti particolari ce
ne sono tantissimi ma non li elenco, altrimenti
la valigia potrebbe esplodere. Non so nemme-
no da dove cominciare. Leonardo Faccio
Porterò sempre con me la mia valigia, anche
se è più pesante di prima perché, quando ho
nostalgia, la apro e mi guardo tutti gli episodi
più belli. James Luca Chilla
Anno 5, Numero 15 – Maggio 2012
fantastico anno non se ne vadano. Una per-
sona che forse nessuno citerà è Vittorina,
una brava persona, la bidella più fenomenale
al mondo, con un animo gentile e tanta pa-
zienza. Gianluca Lunardi
Sto preparando la mia valigia per un viaggio
lungo, il viaggio della mia vita. Sono indeciso
su cosa metterci perché la valigia è piccola,
ma i ricordi sono immensi e hanno tutti i
profumi del mondo, la gioia, la tristezza, la
noia e la sensibilità. Sono certo di una cosa,
ed è che nella tasca superiore della valigia,
metterò quei miei amici che mi hanno fatto
impazzire, ma soprattutto divertire. Per me
loro ci sono sempre stati, anche quando non
ci dovevano essere. Anche se litigherò con
loro, la nostra amicizia resterà. Per questo li
metto nella tasca superiore, perché sono la
cosa più importante per me. Metterò dentro
la valigia i professori, che per la scuola e per
gli alunni hanno fatto di tutto. Questi ricordi li
conserverò, perché non ho mai visto dei
professori che si danno da fare per salvare
la scuola, o per salvare l’anno scolastico di
un alunno. Poi c’è una taschina piccola per i
ricordini piccoli e carini. Ci metterò dentro
Vittorina, che mi ha sempre divertito, e che
ogni mattina mi diceva “ Studia sempio”
oppure ” Comportate ben”. Lei sorride ogni
18
Spaziogiallo
Anno 5, Numero 15 – Maggio 2012
Mercoledì 30 maggio siamo partiti per Vene-
zia. Il treno ci ha portato fino alla stazione di
Santa Lucia e poi con passo veloce ci siamo
avviati verso Rialto, Piazza San Marco e Pa-
lazzo Ducale. Lungo il tragitto avevamo tutti
gli occhi ben aperti per contare quanti leoni
alati scorgevamo, quanti ponti attraversava-
mo, quante monofore, trifore e rosoni si
vedevano sulle facciate dei palazzi. Abbiamo
scoperto anche tante forme diverse di cami-
ni. La nostra meta, però, era conoscere Pa-
lazzo Ducale. All’esterno il Palazzo è vera-
mente bello, leggero, tutto merletti: sembra
un Palazzo delle fiabe. Siamo entrati dalla
“Porta Del Frumento” e subito dopo abbiamo
incontrato la nostra guida che ci ha accom-
pagnato a scoprire le meraviglie dell’interno
attraverso giochi, cruciverba, indovinelli,
spiegazioni e ricerche di personaggi e di
copricapi dipinti sulle enormi e ricchissime
tele che coprivano le pareti. Abbiamo ammi-
rato il cortile interno con la Scala dei Giganti;
siamo saliti poi sulla scala dei Censori fino
alla loggia e abbiamo percorso la Scala d’Oro.
Abbiamo attraversato diversi saloni ammi-
rando soffitti dorati, lampadari di vetro, tele
di Tintoretto, Tiziano, Paolo Veronese. Ci sia-
mo soffermati per più tempo ad osservare la
Sala del Senato, la Sala del Consiglio e poi la
Sala del Maggior Consiglio, veramente grande
e splendida. Poi, attraverso una ripida scala e
stretti e bassi corridoi bui, che tanti condan-
nati hanno dovuto percorrere, abbiamo viste
le celle delle prigioni e abbiamo percorso
l’interno del Ponte dei Sospiri, che è diviso in
due corridoi. E poi ancora in Piazza San Mar-
co ad ammirare la bellissima facciata della
Basilica, il campanile, la Torre dell’Orologio. E
via attraverso calli, campi, campielli, fonda-
menta, ponti e ponticelli. Con molta emozione
e, per alcuni di noi anche con un po’ di timo-
re, abbiamo attraversato il Canal Grande in
gondola e subito ci siamo avviati velocemente
verso la stazione.
SCALE DI GIGANTI E
CENSORI Occhi bene aperti sulle meraviglie del Palazzo dei Dogi A cura della Scuola Primaria di Valle San Floriano classe 5^
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SCUOLE inSCUOLE inSCUOLE in RILIEVO
Spaziogiallo
Anno 5, Numero 15 – Maggio 2012
Mercoledì 11 aprile 2012, le classi 1^, 2^ e 3^ di
Valle San Floriano, si sono recate a Nove in
visita al Museo Civico della Ceramica e ad una
fabbrica. Una simpatica guida di nome Laila ci
ha fatto bendare e ci ha messo in mano uno
strano materiale, umido, freddo, malleabile,
dallo strano odore di… mare: era l’argilla, il
materiale principe nella produzione di cera-
mica! Nel percorso verso un accogliente
laboratorio, abbiamo potuto ammirare un
bellissimo vaso creato da Pablo Picasso: che
meraviglia! Nel laboratorio ci siamo sbizzarri-
ti a decorare una mattonella di argilla con
fiori, alberi e tante altre forme in rilievo,
creando paesaggi incantati e cieli stellati.
Nella sala De Fabris abbiamo potuto ammira-
re splendide uova di ceramica decorate. Sia-
mo andati poi a visitare la VBC, un’importante
fabbrica di Nove. Abbiamo visto i forni in cui
cuoce la ceramica e meravigliosi piatti, vas-
soi, zuppiere, tazze, pronti per essere spediti
in tutto il mondo. Pezzi unici e quotidiani sono
creati con perizia e inventiva, con attenzioni
curate nell’accostamento dei colori e con
accorgimenti tecnici particolari per far sì che
la ceramica sia bella, ma anche utilizzabile
nella vita di ogni giorno!
ODORE DI MARE! Gli alunni di Valle San Floriano a contatto con la ceramica A cura della Scuola Primaria di Valle San Floriano classe 3^
UN ANNO DI DIRITTI A cura degli alunni classe 3^
Scuola Primaria di Valle San Floriano
Ieri, 28 marzo 2012, il signor Maurizio Radin è
venuto a scuola per parlarci delle sue esperienze in America Latina e in Africa. Il filmato che ci ha
proposto trattava il problema della fame e della
povertà dei bambini nel mondo, in particolare in Bolivia. Abbiamo visto una bambina di 8-9 anni che faceva la lustrascarpe per guadagnarsi da
vivere: alla mattina lavorava e al pomeriggio
andava a scuola. E c’erano dei bambini che quan-do andavano a lavorare, portavano il passamon-
tagna perché i loro compagni di scuola, più ric-
chi, non ridessero di loro, riconoscendoli. Poi il
signor Maurizio ci ha detto che qualcuna delle associazioni italiane è andata a costruire in
quelle zone dei campi di calcio e a dare aiuto. Ci ha raccontato che delle persone povere, che avevano la casa vicino ad un fiume, l’hanno per-
duta in seguito ad una piena: si sono così dovuti
accampare nell’aiuola di una rotonda. Ciò che mi ha impressionato è che, per riscaldarsi, usavano
i loro escrementi, essiccati al sole, come combu-stibile! Tutto ciò ci fa riflettere sul nostro conti-
nuo e persistente spreco di cibo, di acqua, di giochi, di benessere. D’ora in poi dovremo cerca-
re di non fare più capricci se in tavola troviamo cibi che non ci piacciono, o se troviamo l’acqua al
posto dell’aranciata o della coca-cola!
Con la Settimana della sicurezza, del rispetto, della responsabilità e del sorriso, che dal 16 al 21
aprile ha visto coinvolte tutte le scuole del Circo-lo di Marostica, si tirano le somme, a Valle San Floriano, di un anno di attività dedicate alla cono-
scenza della Costituzione e dei Diritti dei bambini. Con il nostro progetto “Un mondo… DIRITTO”
abbiamo imparato, esplorato, conosciuto mondi, ambienti, realtà e modi di essere nuovi e sempre
attuali… Tanti progetti per renderci consapevoli che, seppur piccoli, abbiamo dei diritti, che non devono rimanere inascoltati.
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Spaziogiallo
Anno 5, Numero 15 – Maggio 2012
“E’ uno di noi”. Questa è la frase che è risuo-
nata nell’autobus che ci portava a casa. Pri-
ma di quella frase ce ne sono state altre, con
tantissimi nomi: l’autista, i professori, alcuni
alunni. E tutti in coro cantavano. Il pensiero
che mi è rimasto di
questa gita è bellissimo;
non mi sono mai diverti-
to tanto a vedere le
città, le chiese e le for-
tezze. Città come Pisa,
Lucca, San Gimignano,
Montepulciano, Volterra
e Siena; oppure le canti-
ne di Montepulciano;
Bagno Vignoni, Sant’An-
timo. Mi resteranno
sempre nel cuore. Mi ha
“toccato” molto la pa-
zienza dei professori con noi, il divertimento
con il tribunale, la sera, soprattutto il caso di
Giacomo e dello spaccio di biscotti. Questa
gita resterà sempre nel cuore di tutti noi,
poiché, secondo me, ha creato un legame
speciale tra noi, essendo l’ultima gita.
Devo ammettere che pochi posti al
mondo hanno la bellezza della Toscana;
cosi soleggiata, sprizza energia ovun-
que. Io credo che questa sia la gita più
bella che abbia mai fatto. Non mi sono
mai divertito così con i prof e con i
miei compagni. Ho conosciuto i ragazzi
di prima, e “lati” dei professori che non
conoscevo. Mi ricordo che, mentre
salivo sull’Appennino Toscano, pensavo
a quanto velocemente fosse passata la
gita, mentre fuori calava la notte. Tutte
le ore, tutti i minuti non passeranno
mai e credo che tra 20 anni dirò:
”Come mi sono divertito”. Le città della
Toscana sono magiche, come architet-
tura; sembrano uguali, ma ognuna ha
una chiesa, un monumento particolare,
una tradizione, un’energia speciale.
Non credo che qualcuno si divertirà come noi
in un viaggio. Io credo che prima di partire
eravamo un popolo, ma ora siamo una fami-
glia, tutti fratelli. Infatti “tutti sono uno di
noi”. Yuri Azzolin
E’ tutto finito! Sì, queste sono state le ultime
parole, che hanno chiuso una gita indimenti-
cabile. Questa frase può riassumere tutto
quello che c’è stato tra noi, ragazzi e ragaz-
ze, professoresse e professori. Tutto, però,
finito nel migliore dei modi. Molti racconte-
rebbero la gita in “quattro poche parole
povere” ma io credo che per esprimere que-
gli inesauribili momenti ci voglia molto di più.
Gli insegnanti, i sorrisi, le foto, le chiacchie-
rate tra amici; come dimenticare tutto que-
sto? Sul pullman, fin dalla partenza, abbiamo
lasciato il segno attraverso canti, giochi e
risate che non potevano mancare. Certo i
luoghi erano molto belli, ma la cosa più bella
era il legame che si vedeva tra noi ragazzi e
ragazze: bellissimo. E quel paesaggio dalla
terrazza naturale di Montepulciano? Immen-
so, senza limiti e confini, come l’amicizia che
si è creata fra noi, immensa, piena di mo-
menti speciali, come quel paesaggio è pieno
di alberi e prati. E le risate fatte con i prof, i
giochi con le parole, gli scherzi. E poi il tribu-
nale, alla sera, le love-story, gli sguardi e il
divertimento che hanno animato un viaggio
indescrivibile. Mattia Rezk
MENTRE CALA LA
NOTTE Una stupenda esperienza di viaggio conclusa troppo in fretta di Yuri Azzolin e Mattia Rezk Nassar
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SCUOLE inSCUOLE inSCUOLE in RILIEVO
Dal territorio
Anno 5, Numero 15 – Maggio 2012
Da sempre mi incuriosiscono i miti e le religio-
ni antiche, ma in modo particolare mi ha inte-
ressato il culto neolitico della Grande Madre, al
punto che lo
studio e la
lettura di testi
su questo argo-
mento mi hanno
dato lo spunto
per realizzare
una serie di
opere in vetro-
fusione. E' stato
nel corso di
queste ricerche
che mi sono
“imbattuta” in
Reitia, grande
dea paleovene-
ta. I reperti
archeologici
dimostrano una
viva religiosità
presente fra i
Paleoveneti.
Non c'erano
templi veri e
propri, ma
santuari all'a-
perto, nelle
radure fra gli
alberi, spesso accanto all'acqua (sorgenti,
fiumi, laghi, zone paludose), oppure su alture e
montagne. Tra le varie divinità ce n'era una
femminile, una dea protettrice degli animali e
della vegetazione: il suo nome era Reitia. Alcuni
ritrovamenti archeologici sono stati rinvenuti
presso Este, a Montebelluna e anche a Magrè
presso Schio. Questa dea Reitia si occupava di
far nascere bene i bambini e di aiutare le
mamme al momento del parto e dell'allatta-
mento; apportava salute agli umani, alle bestie
e rendeva fertili i campi; l'acqua, apportatrice
di vita e di fertilità, era l'elemento a lei sacro.
L'arte femminile da lei presieduta era la tessi-
tura e, siccome era una dea, ciò che lei tesse-
va era la vita degli esseri viventi. Mi ha colpito
molto questa figura di dea: i paleoveneti, come
altri popoli del neolitico, sembrano essere
molto rispettosi della vita e della natura per-
ché si sentono parte di un tutto che è la Terra.
Questo rispetto forse portava ad una vita mol-
to più armoniosa di quella che viviamo oggi.
Non c'è qualcosa da imparare in tutto questo?
MITI E VETRI di Valentina Ferrarin
LO SPETTACOLO DELLA NATURA di Aldina Roversi
Il nostro territo-rio è ben noto
per le caratteri-stiche del suo paesaggio, ma a renderlo ancora
più interessante non è solo
l'andatura dolce e
ondulata delle nostre colline e la storia in esse rac-chiusa; in queste zone si coltivano e si producono ciliegie di alta qualità, fonte di rilevante economia. Molte strade dedicate alla ciliegia si possono incon-
trare ovunque salendo dai dintorni di Marostica verso l'Altopiano. Ciò significa che il nostro territorio è stato riconosciuto produttore d'eccellenza di questo mera-
viglioso frutto. C'è attesa e gioia in primavera quando i rami dei ciliegi si coprono di fiori e spiccano come tante nuvole bianche sui prati lussureggianti, trapunti del giallo del tarassaco. Il tepore della primavera, il
chiassoso cinguettio degli uccelli annunciano l'arrivo della stagione produttiva e aprono il cuore alle spe-ranze degli agricoltori. Per loro, infatti, la ciliegia è la
prima fonte di guadagno dell'anno. Il frutto matura circa a quaranta giorni dalla fioritura e le qualità più precoci, Sandra e Francese si possono raccogliere già da metà maggio. Ci sono trepidazione e ansia
quando il cielo si scura e nubi minacciose preannun-ciano tempesta; allora i cannoni antigrandine sparano fino a raggiungerle e a dissolverle; il più delle volte il
raccolto è salvo. In certe case, durante il temporale, si brucia l'ulivo benedetto per invocare la protezione divina. A volte, invece, i danni sono ingenti e l'annata risulta compromessa. La raccolta inizia a metà mag-
gio con le qualità precoci e prosegue fino alla fine di giugno con le varietà medio-precoci per finire con le tardive. Con scale ben ancorate, il lavoro di raccolta inizia di buon mattino e finisce nel pomeriggio.
Servono destrezza e rapidità di movimento di entram-be le mani per ottenere buone quantità. Da metà maggio fino a fine giugno il colore rosso dominante
delle ciliegie esposte nei numerosi chioschi lungo le strade e nelle tradizionali sagre di Pianezze, Marosti-ca, Mason e Crosara, domina sovrano e incontrastato. Le ciliegie selezionate e ben confezionate in cestini e
cassette di legno vengono posizionate in bella vista, creando contrasti e giochi tra le tonalità di rosso, attirando ancora di più l'ammirazione di visitatori e
compratori. La produzione preponderante è destinata ai mercati e ai consorzi; dopo vari controlli la ciliegia partirà per varie destinazioni. Parte del prodotto è destinata al consumo familiare: cruda, cotta, conser-
vata sotto grappa e come marmellata. Da molte ricet-te, a base di ciliegie si ottengono piatti squisiti, preli-bati e raffinati. Ci si sente orgogliosi e fieri di vivere e
lavorare in queste frazioni dove ogni anno il ciliegio, dalla fioritura alla raccolta, diventa uno spettacolo della natura.
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Anno 5, Numero 15 – Maggio 2012
C’è una parola che semina terrore fra i ra-
gazzi: è il verbo “lavorare”. I prof continuano
per anni, giorno dopo giorno, a spiegare che
la “è” verbo essere vuole l’accento, che “gli”
significa “a lui” e “li”, invece, è “loro”, come
complemento oggetto. E i ragazzi capiscono,
ma poi a casa “li” prende il terrore di lavora-
re, di dover far fatica mentre leggono, men-
tre scrivono. E si lasciano travolgere dal
fiume in piena degli errori, delle inesattezze,
delle improprietà. Altro capitolo di regolari
spiegazioni in classe è l’uso della punteggia-
tura, aspetto in pericolosa via di estinzione
negli scritti dei ragazzi. Non è più il caso, per
i prof, di soffermarsi sulle sottili differenze
tra virgola e punto e virgola, sul diverso peso
delle pause che questi segni rappresentano
graficamente. Qui siamo già alla effettiva
scomparsa anche del punto. Sono più fre-
quenti le
appar iz ion i
documentate
del mostro
del Loch
Ness, che
quelle dei
punti negli
scritti degli
alunni. Per-
ché, per badare a queste sottigliezze, biso-
gna fare fatica, lavorare. Ed è il terrore che
serpeggia! Per non parlare dell’uso delle
doppie, degli accenti, degli apostrofi! E che
sono tutti questi segnetti che i prof si ostina-
no a far mettere sulle parole? In effetti è
molto più riposante, è molto meno impegnati-
vo piazzarsi davanti ad una playstation e
passare le ore, liberi dallo stress di questa
lingua italiana così complicata. Lo stile è
quello dell’ Xbox. Tanto, fosse anche even-
tualmente, sarebbero gli stranieri immigrati
a dover sostenere un esame di lingua italiana
per poter avere il permesso di soggiorno.
Non oso pensare a quanti nostri ragazzi
sarebbero costretti a prendere armi e baga-
gli e a lasciare l’Italia, se richiesti di supera-
re un’ uguale prova! E allora? Per non dover
lasciare ogni speranza, forse qualche stru-
TERRORE CHE SERPEGGIA Credere finalmente nelle proprie capacità di Rosanna Bertoncello
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Balduzzo dr. Mario
mento ancora c’è. Forse esiste ancora il
mezzo per far lavorare i ragazzi. La motiva-
zione. Può avere varie forme, vari aspetti;
anche quello di un foglietto giallo inserito nel
registro di classe dove si segnano i compor-
tamenti non corretti, unito ad una griglia in
cui i prof annotano sistematicamente, con
segui più o meno, le valutazioni nelle diverse
discipline. Settimanalmente si tirano le som-
me. Il bilancio positivo consente ai ragazzi di
accedere al laboratorio esterno, cioè di lavo-
rare nell’orto e di accudire gli animali
(galline, germani reali, oche, tacchini). È un
tuffo in un mondo in cui c’è la possibilità di
usare le mani e la testa per ottenere risultati
concreti, far crescere patate, piselli, cipolle,
far nascere pulcini e anatroccoli. Significa
sentirsi capaci di fare, credere finalmente
nelle proprie capacità. E progettare, speri-
mentare, lavorare in squadra. E lo sbarra-
mento che i ragazzi incontrano sul sentiero
dell’orto può essere di volta in volta modifi-
cato, rafforzato o attenuato. Si possono piaz-
zare lì gli errori di ortografia e sperare final-
mente di vederli estinguersi, le tabelline, le
coniugazioni dei verbi, la storia e la geogra-
fia. Provare per credere.
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SCENA 1: in una birreria.
1 avventore Morto! Morto come il chiodo di un
uscio! Non che il chiodo di un uscio sia particolar-
mente morto: personalmente ritengo più defunto il chiodo di una bara.
2 avventore Mah! Se ne vanno sempre i migliori. 3 avventore E’ la vita, o meglio, la morte, sì,
insomma..
2 avventore Abbiamo capito, non preoccuparti!
Ma, come è accaduto?
1 avventore Era a bottega come al solito e.., niente, si è accasciato come un sacco vuoto.
3 avventore Sacco vuoto non sta in piedi!
1 avventore Certo!
2 avventore Ma quando?
1 avventore Era verso sera. I figli subito sono accorsi, ma non in tempo e senza speranza!
3 avventore Eh, sì! Rosso di sera bel tempo si
spera! 2 avventore La pianti con le tue uscite idiote?
1 avventore Comunque ha lasciato tutto in testa
ai tre figli.
2 avventore Hai capito! Bella trovata. Ha fatto
tutto da sé con i tre figli. E così niente spese per notaro e avvocati!
3 avventore Chi fa da sé fa per tre!
2 avventore Che il diavolo ti porti, assieme ai
tuoi proverbi!
SCENA 2: a bottega. 1 fratello Non dovresti badare al tuo asino, invece
di dirmi come si conduce la bottega?
2 fratello Sei mio fratello e mi permetto di dirti
che così manderai tutto in malora!
1 fratello La bottega ora è mia e ne faccio ciò che voglio.
2 fratello Padronissimo. Caro il mio bel cocco! 1 fratello Cocco lo dici a tuo fratello.
2 fratello Appunto!
1 fratello Va’ al diavolo!
2 fratello E poi, hai ordinato dodici paia di “ciaspole” per la neve!
1 fratello Embè?
2 fratello A maggio!
1 fratello Perché? E semmai venisse a nevicare?
2 fratello Che il Cielo mi tenga!
UN FELINO STIVALATO di Fabio Cusinato
(sceneggiatura liberamente tratta dalla fiaba di
Charles Perrault: “Il gatto con gli stivali”)
Rinaldo Va beh! Vada per la cameretta. E del
pagliericcio?
Locandiera In stalla. Andatevelo a prendere!
Rauss!
Rinaldo Non vi disturbate, grazie, me lo vado a
prendere da solo! SCENA 5: in camera.
Rinaldo Domani sarà un altro giorno. Spero!
Gatto Ma certo. E vedrai che andrà meglio.
Rinaldo Può solo andar meglio, cosa pensi, che si
possa scendere ancora più… ehi, un momento! Ma con chi sto parlando?
Gatto Senti padrone! Ho visto il tuo.. ehm… disa-
gio con i fratelli… Rinaldo Disagio, lo chiama lui! Quelli mi hanno
sbattuto fuori da casa!
Gatto Sei stato tu a voler partire!
Rinaldo Figurati! Quelli mi mettevano a bottega
come garzone! Gatto Comunque non ti devi preoccupare!
Rinaldo Parli bene tu che non devi lavorare per
mangiare o per vestirti o.. pagare le bollette, o.. le
analisi del sangue!
Gatto Guarda! Te la metto giù semplice! Rinaldo Sono tutto orecchi. Tanto, peggio di così!
Oddio! Sto parlando con un gatto e.. domani finirò
dall’analista.
Gatto Dammi retta. Fai ciò che ti chiedo.
Rinaldo Sentiamo. Gatto Domani ti recherai al magazzino di Falin-
grosso. Acquisterai un bel sacco, una balestra da caccia e un paio di scarponi della mia misura.
Rinaldo Mi sento male! Passi il gatto parlante, ma
che questi mi dia la lista della spesa!
Gatto Ma non vedi che sei con un piede nella fossa? Oggi hai mangiato pochissimo e domani
salterai pranzo e cena. Sei giallo, debole e stai
anche perdendo i capelli. Guardati la zucca!
Rinaldo Miseria boia! Hai ragione, felino della malora!
SCENA 6: mercato.
SCUOLE inSCUOLE inSCUOLE in RILIEVO
In scena
1 fratello Pensa invece a fare un carico di lampa-
de a olio dal signor Luminì.
2 fratello Accidenti a te! Una volta o l’altr..
1 fratello Toh! Chi si vede!
2 fratello Mister Fortuna!
1 fratello Vieni a far pascolare il tuo gatto?
2 fratello Guarda che qui non abbiamo acciughe o aringhe!
Rinaldo Ah! Ah! Tutto da ridere!
1 fratello Comunque, anche se nostro padre non ti ha lasciato il becco di un quattrino, lo sai che se
vuoi puoi restare qui a bottega come garzone.
Rinaldo Preferisco morto!
2 fratello Eccolo! Lo spirito libero.
Rinaldo Non voglio farmi rodere dai morsi dell’in-gordigia e della bramosia di guadagno come voi!
1 fratello Preferisci farti rodere dai morsi della
fame?
Rinaldo Sono venuto a dirvi che domani parto!
2 fratello Parti?
1 fratello Parte? 2 fratello Parte!
Rinaldo Parto!
1 fratello Senza un soldo finirai certo in prigione
o all’ospedale!
2 fratello Senza dubbio ti accadrà qualcosa di brutto..
1 fratello Già, qualcosa di molto brutto!
Rinaldo Beh! Poteva andare anche peggio. Per fortuna siete miei fratelli! Grazie per gli auguri,
ragazzi.
SCENA 3: lungo la strada.
Rinaldo Certo che non avevano tutti i torti quei
due. Solo, e in mezzo ad una strada. E sta facendo anche buio. Caro il mio gatto, inutile,
misero compagno di viaggio. Gli ultimi spiccioli andranno per metterci un tetto sopra la testa. Ecco una locanda.
SCENA 4: nella locanda.
Locandiera Abbiamo solo eine kleine cameretten, ma senza il letto!
Rinaldo Senza il letto? Oh, no, non sono un cane o un cavallo!
Locandiera Sentite! Che cosa pretendete per zwei solden?
Anno 5, Numero 15 – Maggio 2012
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1 Mercante Guardate che pere, signore. Guardate
la meraviglia di questa frutta!
2 Mercante La mia è migliore. Non ci sono para-
goni, bella gente! 1 Mercante Parla così solo per invidia. Perché
non possiede la qualità delle mie arance di Sicilia. 2 Mercante Quelle arance vengono da Pechino
signori belli. Non fatevi gabbare e venite da me.
Rinaldo Sto cercando il magazzino di Falingrosso.
1 Mercante Sempre dritto in fondo a destra bel
giovanotto. Vuoi una pera succosa? Rinaldo No! Grazie.
1 Mercante Allora una mela Biancaneve?
Rinaldo Grazie! No.
1 Mercante Un’arancia Tarocco, forse?
Rinaldo Ho detto: no! Grazie. E comunque no, grazie!
SCENA 7: da Falingrosso.
Venditore Avete detto balestra e… frecce, imma-
gino!
Rinaldo Naturalmente!
Venditore Abbiamo in offerta le Foster & Braun, macchine molto performanti per..
Rinaldo Guardate! E’ lo stesso. Basta che siano
economiche. Tanto sono per il mio gatt.. ehm. Per mister Gatto, il mio vicino.
Venditore Capisco! E per gli stivali? Quale misu-ra?
Rinaldo Misura? Già! Non saprei! Non so! Penso…
misura 3 e mezzo!
Venditore Come? Signore?
Rinaldo Datemi quelli in offerta!
Venditore Genoveffaa! Vai a prendere un paio di
stivali cinesi per questo morto di fam…. ehm per il
signore!
Rinaldo Tutto nel sacco, per favore!
Venditore A voi, signore e arrivederci!
SCENA 8: strada del ritorno.
Rinaldo Finirò in un centro di igiene mentale. Garantito! Lo avevano predetto i miei fratelli! In
che guaio mi sono cacciato. Spendere le mie ultime risorse per prendere balestra e stivali per
un gatto!
SCENA 9: locanda.
Locandiera Guten Tag sig-nore!
Rinaldo Buon giorno signora!
Locandiera Die Rechnung! Il conto!
Rinaldo Va bene. Mi faccia il conto!
Locandiera Nein! Dovete pagare conto!
Rinaldo Ma se sono qui da ieri appena!
Locandiera E cosa sig-nifica. Qui la camera si
paga og-ni ciorno! Rinaldo Va beh. Salgo in camera a prendere il
danaro. Locandiera E niente scherzi! Verstehen Sie?
Rinaldo Che guaio. Mio Dio. Che guaio. Mi sono
fatto abbindolare da un gatto parlante. Miseria
boia, che non mi senta nessuno o mi rinchiudono
in una stanza con le pareti imbottite.
Gatto Alla buon’ora!
Rinaldo No. Non può essere. E’ stato tutto un incubo. Terribile fin che vuoi, ma, ma.. ma un
incubo. Finito. Finito!
Gatto Vedo che hai preso tutto.
Rinaldo Oh, no! Chiunque tu sia, esci dal corpo di questo felino! Te lo ordino!
Gatto A volte penso che tu abbia qualche proble-
ma di sdoppiamento della personalità.
RinaldoMai avuti in vita.
Gatto Forse da piccolo. Come è stata la tua infan-zia?
Rinaldo Da piccolo.. da piccolo…
SCENA 10: l’infanzia di Rinaldo.
Babbo ..e poi vai in cantina a prendere il vino. Rinaldo pic. In cantina? No! Brutto posto quello! E
se poi esce qualche ombra furtiva da dietro un
angolo buio?
Babbo Finisce che in cantina ti rinchiudo, se non vai subito a prendere il vino!
Rinaldo pic. Non potrebbe andarci mio fratello
maggiore?
Babbo Tuo fratello deve badare a bottega, che un domani sarà sua!
Rinaldo pic. Il solito fortunato. A lui non toccano
mai queste cose!
Mamma E non rivoltarti a tuo padre, sai? E non
brontolare. E non rispondere. E non dire falsa testimonianza. E onora tuo padre. Lo dirò al par-
roco!
Rinaldo pic. Va bene, va bene. Vado. Non voglio ripetere l’anno di catechismo!
SCENA 11: locanda
Gatto Ti sei sentito sempre l’ultima ruota del carro.
Rinaldo Beh! L’hai capita!
Gatto Ma ora ti si presenta l’occasione per reagi-
re. Per riconquistare il terreno perduto.
Rinaldo Già!
Gatto Aspettami qui e non ti muovere. Capito? Non ti muovere!
Rinaldo E dove vuoi che vada, che appena esco
c’è Frau Granader, la padrona della locanda, che
vuole il pagamento della camera!
Gatto Sarò di ritorno alle prime luci dell’alba.
SCENA 12: bosco.
Gatto E quella deve essere la tana delle lepri. Ah! Ah! Presee! Che begli esemplari! E a quest’ora il
guardaboschi sta facendo merenda!
SCENA 13: castello di Re Golosone.
1 Guardia Sentiamo un po’. Dove vorresti andare?
Gatto No, mio caro! Non dove voglio andare, ma dove devo andare. Ho un appuntamento con il Re!
1 Guardia Buona questa! E con la Regina noo?
Gatto Fammi passare o passerai un guaio!
1 Guardia Senti questo! Dice che ha un appunta-mento con il Re!
2 Guardia Se vuole gli creiamo un appuntamento
con una bella cella nei sotterranei!
Gatto Facciamo così. Ora io prendo il numero
delle vostre matricole e poi parlerò con il mio
signore che gioca a biliardo tutti i giovedì con il Re!
2 Guardia Ehi! Un momento! Il Re è una buona
stecca. E veramente gioca tutti i giovedì.
1 Guardia Forse è meglio farlo passare!
Gatto Oh! Finalmente! Un po’ duretti, maa.. ci siete arrivati!
SCENA 14: re Golosone.
Gatto Maestà, sire, signore dei festini e dei ban-chetti. Sovrano dei primi e dei secondi. Re degli
antipasti e degli affin…
Re Basta così gatto! Basta così! Quale portata ti porta al mio cospetto?
Gatto La gratitudine del mio signore e padrone
verso vostra maestà.
Re Signore e padrone? E chi è costui vostra gra-
zia?
Gatto Marchese di Zucca Pelata e delle Terre di
Mezzo.
Re Mai sentito nomare. Gatto Ebbene, il mio signore vi fa omaggio di
queste lepri, fresche di cacciagione.
In scena
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Anno 5, Numero 15 – Maggio 2012
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Re Bellissime e gustosissime. Ma bravo il nostro
gatto! Reginaldo. Reginaldoo!
Reginaldo Ai vostri comandi, mio signore!
Re Prendi uno dei miei stemmi dorati per questo nostro ospite.
Reginaldo Sarà fatto, vostra maestà!
Gatto Vi ringrazio, sire, e vi porgo gli ossequi del mio padrone.
Re Va’ in pace gatto stivalato e porgi i miei saluti
al tuo signore.
Gatto Sarà fatto!
SCENA 15: locanda.
Rinaldo Un medaglione d’oro!
Gatto Calma, calma con l’oro! Rinaldo Va beh! Dorato. Vuol dire che terremo
buona Frau Granader, almeno per un po’!
SCENA 16: re Golosone.
1 Guardia Sempre con l’appuntamento!
Gatto Esatto!
Re Che cosa ci porta questa volta il nostro gatto?
Gatto Uccelletti. Maestà. Uccelletti di nido.
Re Oh, noo! La mia passione! Bravo. Bravo il mar-chese di Mummia Sbendata …
Gatto Di Zucca Pelata, sire, Zucca Pelata!
Reginaldo (un servo) Mio signore, la principessa
ha chiesto di parlarvi urgentemente.
Re Non ora Reginaldo, non ora!
Reginaldo Ma sire, la principess..
Principessa Come sarebbe? Ora, debbo parlare.
Ora!
Re Ma Teodorilda, mia cara. Ho questo ospite che mi sta ingozz... ehm.. con il quale ho importanti
questioni diplomatic…
Principessa Sei stato tu a far partire per le
Crociate Beomondo. Il mio fidanzato?
Re Uh! Uh! Fidanzato. Che paroloni! Principessa Fidanzato. Sì! Ci siamo promessi
imperituro amore!
Re La scusi signor Gatto. I giovani d’oggi!
Principessa Giovane! Ho quasi trent’anni e per
colpa tua ne resterò altri trenta a casa e senza
marito!
Gatto Mi permetta signorina, ma lei è come il sole in una giornata di pioggia che..
Re Gentili parole signor Gatto. Gentili parole.
Principessa Che non colmeranno il vuoto della
mia vita! E comunque non verrò più a nessun banchetto, caro padre!
Re No! Non mi farai questo!
Principessa Peso quasi un quintale e venti e non
desidero irrobustirmi di più! Addio!
SCENA 17: parco del castello.
Giardiniere (pazzo) Guardatevi dal monolite. La strada che porta al maniero di messer Orco è irsuta di ostacoli. Ma loro ci vedono. State all’erta!
Ah, ah, ah, all’erta!
Gatto Svitato a ore dodici.
Rinaldo Perché non chiediamo informazioni a lui?
Gatto Che Dio ce la mandi buona!
Rinaldo Ehm! Buon uomo! Potreste dirci se da qui passa la carrozza Reale?
Giardiniere Chi lo chiede?
Rinaldo Sono il marchese .. il marchese..
Gatto Di Zucca Pelata.
Rinaldo Di Zucca Pelata.
Giardiniere E come mai quegli stracci?
Rinaldo Già! Come mai?
Gatto Siete in incognito. Missione segreta!
Rinaldo Ehm! Sì. Sono in missione segreta.
Giardiniere Il Re passerà di qui tra mezz’ora.
Ogni pomeriggio fa un giro con la sua carrozza.
Rinaldo Bene. Grazie. Giardiniere State accorti! Loro ci osservano.
Attenti ai passi falsi! Ah, ah, ah! Gatto Presto. Troviamo un buon posto.
Rinaldo Come sarebbe? Non va bene qui?
Gatto Quello stagno laggiù fa al caso nostro.
Rinaldo Stagno? Ma quello è un letamaio!
Gatto Non sei in condizione di fare lo schizzinoso.
Rinaldo Non è questione di fare lo schizzinoso, ma
quei liquami, ehmm…, i suoi miasmi, mi ripugna-no!
Gatto Zitto! Sento la carrozza reale in lontananza.
SCENA 18: carrozza reale.
Regina E poi non dovevi stringere quel patto scellerato con l’ambasciatore Truffaldinì.
Re Non era un vero e proprio patto!
Regina No. Solo che ora muoveranno truppe ai
nostri confini.
Re Ma se è solo un campeggio per boyscout!
Regina Ma sono sempre in divisa! Principessa Non me ne potevo restare a casa
oggi?
Regina Ma, mia cara. Il Re tuo padre desiderava
tanto farti vedere la sua nuova tenuta di caccia.
Re Oh, sì! Ho fatto liberare cinquanta fagiani.
Principessa Che poi finiranno al forno!
SCENA 19: parco del castello.
Gatto Ora dobbiamo passare alla seconda parte
del piano.
Rinaldo Quale piano? Non farò parte ad altre idiozie! Forse non ti rendi conto, ma quello che
arriva è il re.
Gatto Dobbiamo avere un abboccamento! Lo dobbiamo incontrare subito.
Rinaldo Il re. Non capisci? Non sono presentabile.
SCUOLE inSCUOLE inSCUOLE in RILIEVO
In scena
Anno 5, Numero 15 – Maggio 2012
26
Non sono neanche stato dal parrucchiere. Gatto Spogliati!
Rinaldo Figuriamoci! Quello è un pezzo grosso e
poi guadagna molto più di me e.. cosaaa! Spogliar-
mi!
Giardiniere Attenti a voi o mortali! Quelli vi os-servano dal monolite!
Rinaldo Sentito? Ci sono dei guardoni che ci
spiano dal monolite e io dovrei spogliarmi?
Gatto Fidati! Fino ad ora abbiamo mangiato e pagato la locanda, ma ora dobbiamo fare il gran salto.
Rinaldo (spogliandosi) Ma come ho potuto cac-
ciarmi in questo pasticcio?
Gatto Buttati nello stagno! Subito!
Rinaldo Ma tu sei tutto tocco! Quella è mer..ehiii.. che faiii. Aiutoooo!
Gatto Aita. Aita. Acorruomo. Acorruomo. Fermaa!
Guardia di sc Cosa strilli gatto?
Gatto Il marchese di Zucca Pelata è stato spoglia-to, derubato dai furfanti ed ora sta annegando nel
letam.. nello stagno! Guardate voi stesso!
Rinaldo Aargh! Uurghl… aiutoo.. sto affogandoo.. maledetto felin… aahh!
Guardia di sc Caspita! Fino al collo! Proprio fino
al collo! Non alle ginocchia o al torace, ma pro-prio…
Gatto Un altro po’ e il disgraziato la berrà tutta!
Guardia di sc Sire, maestà. Un certo marchese di Padella Frittata è nello stagno è sta affogando!
Re Padella Frittata, hai detto? Non lo conosco.
Gatto Non Padella Frittata mio signore, ma Zucca
Pelata.
Re Ah! Presto, presto. Tiratelo subito fuori di lì. Presto. Presto!
Principessa Ma cosa succede?
Regina Un certo marchese di Testa Rapata sta
affogando nella vasca dei liquami.
Principessa O mio Dio!
Re Lavate il marchese in quella fontana laggiù e poi fategli indossare la tenuta da golf che ho nel
baule.
Guardia di sc Peste! Che puzza! Ora tocca anche
lavarlo. (verso il re) Sappiate che questo lo consi-dero lavoro straordinario… e usurante!
Re Accidenti ai sindacati! Gatto Vorrei presentare i miei ringraziamenti
sire…
Re Non una parola gatto! Non una parola! Dite
invece al vostro signore di accompagnarmi du-
rante questo giro in carrozza!
Gatto Sarà fatto. Sire! Ah! Un momento! Mi per-metto di consigliarvi uno splendido percorso
attraverso la tenuta del marchese.
Re Mi sembra un’ottima idea. Anche perché le mie
donne gradirebbero poco la visita ai fagia-
ni.
SCENA 20: campi, poco lontano.
1 contadino La vangata va data vertical-mente, dall’alto verso il basso.
2 contadino Dall’alto verso il basso. Sì. Sì.
Ho capito. Mi pare!
1 contadino Avevi capito anche un’ora fa!
2 contadino Un’ora fa mi avevi dato il forcone, e poi me lo hai tolto!
1 contadino Ti sei infilato un piede alla prima vangata!
2 contadino Mi avevi detto: “colpo secco e
deciso”!
1 contadino Cerchiamo di non perdere
altro tempo, altrimenti messer Orco ci toglie lavoro e casa.
2 contadino Ah! E la chiami casa quella!
1 contadino E’ sempre un tetto. Vuoi dormire
sotto Ponte Rotto?
2 contadino Qualche volta penso sarebbe meglio.
1 contadino Zitto e lavora! Sta arrivando gente!
SCENA 21: carrozza reale.
Re Ah! Ah! E così siete un abile cacciatore! Rinaldo Non io. Non io. Il mio ciambellano, messer
Gatto!
Re Già! Ho potuto gustare gli uccelletti che mi ha
portato! Prelibati. Superbe!
Principessa Non badate troppo a mio padre. Pensa solo a ingozzarsi.
Regina A ingozzarsi e a farsi imbrogliare da lestofanti ambasciatori!
Re Ancora con questa storia!
Regina Certo! Non fai altro che passare il tempo a organizzare feste e rinfreschi. Non senti cosa dice il popolo? Come ti chiama?
Re Sentiamo!
Regina Il re del Catering!
Principessa Uh! Uh! Uh!..
Re Ah! Ah! Ah! Che ridere! Ma un giorno io inven-
terò un piatto straordinario che verrà servito in tutti i più famosi ristoranti del mondo e porterà il
mio nome.
Regina Mio marito ha ancora dell’astio per i francesi, e la loro torta Napoleon!
Re Ah! Ah! Buona quella! I miei servizi segreti mi hanno comunicato che resta nello stomaco a
molti parigini!
SCENA 22: campi, poco lontano.
2 contadino Un gatto. Un gatto con un enorme
paio di stivali!
1 contadino Già!
Gatto Signori belli … nonché villani. Buongiorno a voi.
1 contadino Omaggi a voi messere. A che dobbia-
mo l’onore che vossignoria si fermi con due pove-
ri contadini analfabeti, ignoranti, zotici, sporchi,
lurid …
2 contadino Ehi! Ehi! Parla per te!
Gatto Ditemi, cari rurali: a chi appartengono queste terre?
1 contadino Come? Non lo sapete? A Messer Gran Vampir di Gran Croc. Gran Maestr di arti magic.
Orcone degli Orconi.
2 contadino Nonché gran furfante e sfruttatore
dei poveri diavol.. 1 contadino Zitto! Vuoi farci perdere il lavoro?
Gatto Va bene. Va bene. Sentite: al passaggio della
carrozza reale.
1 contadino Carrozza reale?
Gatto Sì, la carrozza reale passerà di qui tra non molto. Ebbene. Voi direte che queste terre appar-
tengono al marchese di Zucca Pelata. Avete capito
bene?
2 contadino Certo messere! Tutto chiaro come l’acqua!
1 contadino Un momento. Così passeremo un guaio!
2 contadino Ma non l’hai ancora capito che quello
ci sfrutta e basta?
Gatto Calma signori. Calma. Datemi retta e nessu-no si farà del male!
2 contadino Ai vostri ordini messere.
Gatto E tu?
1 contadino Anch’io! SCENA 23: la carrozza reale.
Regina Come sei noioso a volte!
Principessa Ma voi, marchese, non avete forse
una tenuta da queste parti?
Re Tenuta? Avete una tenuta da queste parti?
Rinaldo Ehm.. tenuta dite voi! Sì! Certo, certo, una
tenuta!
Principessa Ma sì! E quelli, forse, sono i vostri contadini!
In scena
Anno 5, Numero 15 – Maggio 2012
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SCUOLE inSCUOLE inSCUOLE in RILIEVO
La redazione
di Crosara Scuola Media Statale
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Gatto Il fatto è che le vostre imprese sono così
straordinarie… che vien difficile crederlo.
Orcone Come? Qualcuno mette in dubbio le mie
arti magiche? Dov’è che lo incenerisco! Gatto No. No. Per carità. Nessuno. Solo che il mio
signore mi ha chiesto di venire avanti per primo così da testare veramente le mirabolanti trasfor-
mazioni di vossignoria!
Orcone Sono pronto a qualsiasi prova.
Gatto Bene. Vi sentite pronto a trasformarvi in una bestia feroce come un bisonte, uno sciacallo o
un avvocato?
Orcone In quello che volete, gatto incredulo!
SCENA 27: in carrozza.
Regina Meraviglioso. Veramente enorme il vostro
podere, marchese.
ReTutti accatastati, immagino!
Rinaldo Certamente mio re. Un bell’impegno!
Principessa E quel castello? Rinaldo Castello?
Principessa Sì. Su quella collina, laggiù!
Re Un’altra sorpresa del nostro marchese, imma-
gino!
Rinaldo Ehm! Sorpresa? Lo potete dire forte!
Regina E’ vostro anche quello, allora!
Rinaldo Già! E’ mio? Ehm.. sì. Credo di sì.
Re Come sarebbe?
Rinaldo Ho talmente tanti poderi che ogni tanto me ne dimentico qualcuno.
Regina Uh! Uh! Uh! Che spasso il nostro marche-se!
Principessa Che bello. Ora ci inviterete nel vostro
avito maniero!
Rinaldo Ah! Maniero! Andiamoci piano con gli entusiasmi!
SCENA 28: da Orcone.
Orcone Direi che basta così. Sarei leggermente
stanco.
Gatto Certo. Certo, messer Orcone. E tuttavia vi dovrei chiedere un’ultima trasformazione. Ho visto
animali grandi e grossi, ma di piccini, neanche l’ombra. Temo di aver scoperto il vostro punto
debole.
Anno 5, Numero 15 – Maggio 2012
Regina Che podere enorme avete, caro marche-
se!
Re Però!
Principessa Fermiamoci. Vi prego! Voglio parlare con quei villici.
Rinaldo Ma, non è il caso. Forse sua maestà non ha molto tempo stamattina. Torniamo subito a
casa… ehm.. Avete lasciato le luci del castello
accese. Chissà la bolletta!
Re No. No. Ci tengo. Ferma il cocchio!
Rinaldo E’ la fine! SCENA 24: campi.
Re Olà. Villici lavoratori del terreno. Dite al vostro
sovrano: di chi sono queste terre?
1 contadino Del marchese di Ruota Sballata, sire!
Re Di Ruota Sballata? E che razza di imbroglio è
mai questo!
2 contadino Scusatelo sire, maestà. Il mio amico
voleva dire che avete una ruota fuori asse. Vera-mente queste terre sono del marchese di Zucca
Pelata!
Re Ah! Bene. Bene! (rivolto a Rinaldo) Che cosa avete marchese. Siete sbiancato!
Rinaldo Un leggero malore, sire. Ma ora…, ora va meglio! Grazie!
SCENA 24: in casa di Orcone degli Orconi.
Maggiord Tuoni e fulmini! Ma chi suona in codesta
guisa? Non vorrei fosse un venditore di tappeti o qualche altro imbonitore di prodotti per la casa.
Gatto I miei omaggi signore!
Maggiord Chi devo annunciare?
Gatto Messer gatto di Zucca Pelata.
Maggiord Accomodatevi e attendete in biblioteca.
Gatto Grazie.
SCENA 25: in camera di Orcone.
Orcone Un gatto, hai detto?
Maggiord Sì. Un bell’esemplare di gatto maschio, ma con un paio di stivali di pessimo gusto. Vera-
mente orrendi!
Orcone Interessante! Ha detto che cosa vuole?
Maggiord No, mi spiace, signore!
Orcone Di’che vengo subito.
Maggiord Come desidera vossignoria!
SCENA 26: al cospetto di Orcone.
Gatto Signore delle Terre di Lato di Su e di Giù. Sono messer Gatto e vengo a nome del mio signo-re e padrone marchese di Zucca Pelata e delle
Terre di Mezzo.
Orcone Mai sentito!
Gatto No. Lo immagino. Ma il mio signore conosce
molto bene la vostra fama e soprattutto la vostra non comune magia.
Orcone Bene. Bene.
Gatto Ecco. Il fatto è… il fatto è..
Orcone Ebbene?
Orcone Ma cosa state farneticando, gatto dei miei stivali!
Gatto Fatemi vedere un topo di campagna!
Orcone Eccovi servito scettico felino. Opplà!
Gatto Eccovi servito tu, caro il mio beota! Ed ora
non ci resta che avvisare la servitù del cambio di comando.
SCENA 29: davanti al castello di Orcone.
Re Ho la schiena a pezzi. Avremo fatto dodici
miglia almeno.
Regina Dodici? Quindici a dir poco!
Principessa Ci siamo fermati da contadini, alleva-tori di maiali, mugnai e quant’altro…
Rinaldo Già! Ma dov’è messer Gatto?
Re Non vi date pena e fatevi aprire. Su. Chiamate
la servitù.
Rinaldo Già! La servitù!
Gatto Benvenuti all’umile magione del marchese
di Zucca Pelata!
Rinaldo Che il cielo ti benedica Gatto!
Gatto Accomodatevi. Faccio subito preparare un rinfresco!
Re Parole sante. Gatto. Parole sante!
Principessa E così va a finire in una gran mangia-ta!
Regina (verso la principessa) Vieni mia cara.
Credo che questa sarà la tua nuova casa.
SCENA 30: in birreria
1 avventore Hai sentito di quel marchese saltato fuori dal nulla e che sarà erede al trono?
2 avventore Sì. Mi pare. E’ quello che gira sempre
con un gatto al seguito!
1 avventore Ci dovrebbe essere lo zampino di
quella gatta della regina.
3 avventore Tanto va la gatta al lardo che ci
lascia lo zampino!
2 avventore Non avresti, ogni tanto, qualcosa di più originale da dire?
1 avventore Lascialo perdere. Il suo è solo un vizio!
3 avventore Il lupo perde il pelo, ma non il vizio...!
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