robotoys 0x000 prologo

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Una storia appassionante che narra le avventure di un piccolo robogiocattolo: il robotopo BoSMi. BoSMi non ha i sensori della Kinect e non sa usare il nunchuck della Wii, però è un robotopo in gamba (opps rotellina) lo stesso ;-) Attraverso le sue rocambolesche peripezie nella rete web e dintorni, BoSMi riuscirà a dare una mano al suo amico Tiberius alla sua sorellina Chicca e forse porterà a termine una impresa ben più grande delle sue piccolissime dimensioni. Prologo 0x000 (Capitolo 0x001 già disponibile FREE DOWNLOAD!)

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Page 1: RoboToys 0x000 PROLOGO
Page 2: RoboToys 0x000 PROLOGO

Graziano G. Ravizza Presents:

ROBOTOYS

From an idea by G. G. Ravizza & G. Pisaneschi

Texts by Graziano G. Ravizza

Illustrations by Roberto Ronchi

Page 3: RoboToys 0x000 PROLOGO

Colouring by Pamela Brughera e Roberto Ronchi

Digital Character Development by Alessandro Amati

Special Thanks to Paolo Borella, Julian Smart (Anthemion Software)

Copyright © 2010, 2011 by G. G. Ravizza & RoboToons Srl

All Rights Reserved. No part of this publication may be reproduced

in any form or by any means,

without permission in writing from the publisher.

Based on First ePub Edition v.0.3-04-AO-PDF, September 2010

Revision June 2011

ISBN: 978-88-6435-011-0

Visit the RoboToys web sites:

www.bosmi.com

www.zzblu.com

RoboToons Publishing - Varedo (MB) - www.robotoons.com

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Page 5: RoboToys 0x000 PROLOGO

QUADRO 0x000 PROLOGO

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« ECCOCI DI NUOVO IN STUDIO.

Come vi avevo anticipato prima dell’interruzione pubblicitaria, è questa sera nostro graditissimo ospite il professor Knudsen che ci introdurrà nello straordinario mondo dei VIDEOGAME ROBOTICI INTELLIGENTI!

Buonasera professore! »

« Buonasera a lei e naturalmente a tutti i ragazzi che ci stanno guardando »

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applausi

« Il professor Knudsen, come tanti di voi sapranno, è uno dei massimi esperti mondiali di questi temi ed a lui vorrei subito rivolgere la prima domanda.

Secondo lei, tutti questi nuovi giocattoli robotici in commercio possono essere dannosi per lo sviluppo dei ragazzi? »

« Non credo. Ormai tutti i nostri piccoli telespettatori sanno bene che la tecnologia si è diffusa in ogni aspetto della loro vita: a casa ci sono le lavatrici automatiche connesse al web, a scuola ormai tutte le classi sono dotate di lavagne OLED interattive e se devono fissare un’appuntamento con la fidanzatina le inviano un MMS

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o si trovano su una videochat 3D: i bigliettini di carta non li usa più nessuno »

sorrisi

« I nostri piccoli amici, per fortuna, hanno meno timori della tecnologia di quanti non ne possiamo avere noi che siamo nati in una epoca diversa »

« D’accordo professor Knudsen, ma non ha ancora risposto alla mia domanda: questi nuovi robovideogames di cui tanto si parla fanno male o no? »

« I robovideogames sono la naturale evoluzione dei videogames classici. Più che far male ai ragazzi, per via della faccenda delle pillole e delle anime suscitano i timori di qualche adulto un po’ bigotto »

risatine

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«Comunque questi nuovi robovideogames non sono né positivi né negativi: sono semplicemente dei dispositivi meccatronici che tutto sommato non inquinano, non sono cancerogeni (almeno per quanto ne sappiamo) non sono infiammabili e per fortuna non sono facilmente ingeribili dai bambini »

« Ma le scene di violenza? Gli zombie che saltano in aria in fiotti di sangue? Le armi micidiali che in un solo colpo fanno saltare in aria un palazzo? Le auto assassine che investono i pedoni e più ne investi più fai punti? Non è possibile che questi comportamenti violenti possano essere emulati dai nostri ragazzi? »

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« Ma, prima che mi risponda... restate davanti al vostro oloschermo 3D e buttate il neurocomando, ragazzi. Passiamo la linea alla regia per altri due minuti di... PUBBLICITA’ »

sigletta

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sigletta

applausi

«Eccoci nuovamente in studio col professor Knudsen. Ci eravamo lasciati prima dell’ultima interruzione pubblicitaria con una domanda un po’ provocatoria, ma so che il professore non avrà alcun problema a rispondere.

Allora professore, parlavamo delle scene di violenza all’interno dei videogames per ragazzi. Al fatto che in giochini Xlash per bambini ci sono zombie che esplodono in fiotti di sangue e macellerie varie. Discutevamo di quelle armi micidiali che in un solo colpo fanno saltare in aria un palazzo, persone, donne e bimbi e gatti compresi. Citavamo quei VG dove ci sono auto assassine che investono i pedoni e più ne investi più fai punti. Professore, non è possibile che questi comportamenti violenti e sanguinari possano essere emulati, riprodotti nella realtà dai nostri ragazzi? »

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« La ringrazio della domanda. Questo era di sicuro il problema nei videogiochi dello scorso millennio. C’era il dubbio che i videogames potessero incoraggiare l’aggressività dei ragazzi, anche se, a dire il vero, si fecero anche un sacco di studi che dimostrarono il contrario. I videogames tradizionali sono delle simulazioni sullo schermo e quindi si può esagerare. Con i robovideogames è diverso: con il tuo roboragno ci giochi dentro alla tua stanza ma non puoi far saltare in aria la stanza ed il palazzo dove vivi; nella realtà non si può. E’ per questa ragione che i nuovi robovideogames dovrebbero essere accettati con meno apprensione dalle mamme e dai genitori in generale »

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« Sono d’accordo con lei professor Knudsen, di sicuro i genitori dei nostri ragazzi apprezzeranno che questi nuovi videogames siano stati progettati con contenuti meno violenti di quelli tradizionali. Però ho sentito prima una mamma di un bimbo che è qui in sala esprimere questo dubbio: questi robot giocattolo che girano per casa sembrano intelligenti, i loro comportamenti sono così realistici che sembra che ragionino veramente. Non è che questo aspetto possa nascondere dei pericoli, per noi esseri umani intendo? »

« No. Dobbiamo toglierci dalla testa l’idea che queste macchine possano pensare per davvero. In realtà questi dispositivi reagiscono nella maniera corretta agli stimoli ma non sono assolutamente in grado di ragionare. Sono solo i prodotti della tecnologia dell’Intelligenza Artificiale che è nata nel millennio scorso.

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Parecchio tempo fa quando i vostri genitori non erano ancora nati, nel 1997, una macchina cioè un computer, un insieme di microchip e programmi riuscì a battere al gioco degli scacchi il campione assoluto, il più bravo di tutti. Era una partita regolare, niente trucchi, niente omini nascosti dentro: anche perché di omini che potessero battere Garry Kasparov non ne esistevano.

Eppure questa macchina, che si chiamava Deep Blue, non pensava, non ragionava e probabilmente non sapeva nemmeno che stava giocando a scacchi.

Deep Blue si limitava a ricevere in ingresso le posizioni dei pedoni, torri e regine; poi faceva girare i propri circuiti in modo da immaginare in maniera molto, molto veloce milioni di mosse possibili e, alla fine, sparava fuori la mossa giusta.

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Non c’era un briciolo d’intelligenza in tutto questo: c’era solo una impressionante velocità di calcolo.

Da quel momento, come sappiamo, il progresso delle macchine e dei robot non si è mai arrestato.

Noi che abbiamo una certa età abbiamo assistito alla nascita di graziosi cagnolini elettronici che sapevano pure cantare ed abbiamo ammirato i primi incerti passi dei robot antropomorfi: quelli che stanno in piedi su due gambe come noi.

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Poi le macchine robotiche si sono diffuse in tutte le case sotto forma di mille prodotti e siamo arrivati addirittura ai robogiocattoli di oggi.

Ma nessuna di queste macchine è intelligente nel senso che daremmo noi a questa parola, nessuna di queste macchine ragiona o pensa per davvero.

Sapete, cari ragazzi, cosa diceva un famoso scienziato del secolo scorso che si chiamava Hans Moravec? Questo scienziato diceva che l’intelligenza dei robot avrebbe sorpassato la nostra prima del 2050. La sua previsione è ovviamente fallita. Provate a chiedere al vostro tagliaerba robotico da giardino, all’automatobile di vostro papà, o al vostro robogiocattolo preferito “cosa ne pensa” di tutta questa faccenda.

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Ovviamente nessuna di queste macchine vi risponderà perché, ancora oggi i computer, i robot ed i robogiocattoli non possono pensare... »

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...la storia di BoSMi continua su RoboToys Capitolo 0x001

www.bosmi.com www.zzblu.com

www.robotoys.info

RoboToys (c) 2010, 2011 Graziano G. Ravizza