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ROBERTO VECCHIONI LONTANO DALLA MISCHIA, NON DALLA FEDE un Roberto Vecchioni inedito quello con cui parliamo, che ci sorprende già a partire dall’ultimo album, Io non ap- partengo più (Universal Music): una svolta o, forse, il traguardo di un per- corso già sottinteso, di colloqui con Dio, riflessio- ni sull’amore, sulla malattia, il tempo e la morte. Lui che, gentilissimo, ci racconta di paradiso, emo- zioni e parabole evangeliche. «C’è chi ha la fortuna, o anche la sventura, di credere, perché la fede non è sempre una fortuna, ma certo è una consolazione. Chi non ce l’ha que- sta fortuna o sventura, non per questo, nella sua miscredenza, nel suo modo di essere indifferente di fronte all’eterno, ha meno debiti rispetto alla vi- ta: ne ha altrettanti, anzi, forse ne ha ancora di più. D’altra parte, se io sono un credente, non per que- sto devo considerare di meno quelli che non lo sono e, anzi, vivono magari una vita da perfetti gentiluomini. E Dio questo lo sa». La copertina del cd lo ritrae su un ring deserto, seduto su una poltrona, gli occhi verso il cielo, È UN ARTISTA ALLE PRESE CON LA FEDE PROVATO DAI DOLORI Roberto Vecchioni, 70 anni, milanese d’adozione (a lato), è stato messo alla prova da dolori e malattie. Sopravvissuto a un infarto, lo scorso anno è stato operato per un tumore al rene. Segue con affetto il suo quarto figlio, Edoardo, 20 anni, malato di sclerosi. Sopra: Io non appartengo più, l’ultimo disco. CREDERE VIA 5 gennaio 2014 GENTE CHE CERCA PAOLO DE FRANCESCO Il cantautore svela la sua spiritualità: tiepida negli anni giovanili, ma riscoperta nella maturità. «A un certo punto ti dici: io da solo non basto». Il Vangelo? «Bisognerebbe leggerlo di più» Testo di Donatella Ferrario 39 38

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Page 1: RobeRto vecchioni LONTANO punto ti dici: io da solo «A un ... · operato per un tumore al rene. Segue con affetto il suo quarto figlio, Edoardo, 20 anni, malato ... nella canzone

RobeRto vecchioni

LONTANOdALLA mischiA, NON dALLA fede

un Roberto Vecchioni inedito quello con cui parliamo, che ci sorprende già a partire dall’ultimo album, Io non ap-partengo più (Universal Music): una svolta o, forse, il traguardo di un per-

corso già sottinteso, di colloqui con Dio, riflessio-

ni sull’amore, sulla malattia, il tempo e la morte. Lui che, gentilissimo, ci racconta di paradiso, emo-zioni e parabole evangeliche.

«C’è chi ha la fortuna, o anche la sventura, di credere, perché la fede non è sempre una fortuna, ma certo è una consolazione. Chi non ce l’ha que-sta fortuna o sventura, non per questo, nella sua miscredenza, nel suo modo di essere indifferente di fronte all’eterno, ha meno debiti rispetto alla vi-ta: ne ha altrettanti, anzi, forse ne ha ancora di più. D’altra parte, se io sono un credente, non per que-

sto devo considerare di meno quelli che non lo

sono e, anzi, vivono magari una vita da perfetti

gentiluomini. E Dio questo lo sa».La copertina del cd lo ritrae su un ring deserto,

seduto su una poltrona, gli occhi verso il cielo,

è

un a r t is ta a l l e p r e se con l a f e de

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Roberto Vecchioni, 70 anni, milanese d’adozione (a lato), è stato messo alla prova da dolori e malattie. Sopravvissuto a un infarto, lo scorso anno è stato operato per un tumore al rene. Segue con affetto il suo quarto figlio, Edoardo, 20 anni, malato di sclerosi. Sopra: Io non appartengo più, l’ultimo disco.

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Il cantautore svela la sua spiritualità: tiepida negli anni giovanili, ma riscoperta nella maturità. «A un certo punto ti dici: io da solo non basto». Il Vangelo? «Bisognerebbe leggerlo di più»Testo di Donatella Ferrario

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attorniato dai libri: come se la mischia fosse fuori, oltre le corde del ring. «Sì, in questo mo-

mento la mischia è fuori. non mi sembra che

ci siano cose molto chiare per cui combattere

oggi. La democrazia dovrebbe essere un conti-nuo dibattito su idee e non – come accade, pur-troppo – su bugie o interessi personali. Questo modo di concepire l’Italia e il mondo in questi ultimi anni mi ha deluso notevolmente».

Continua: «I miei genitori volevano forte-mente che ricevessi un’educazione cattolica. Ho frequentato l’Università Cattolica, ma sono stato anche un pasionario in università, ho fatto il ’68 combattendo dalla parte degli studenti, con gli insegnanti per gli studenti. non ero un gran cre-dente. la fede è venuta col tempo e con la vita,

rimuginando e pensando, soprattutto davanti

alle difficoltà dell’esistenza. I dolori sono sta-ti tanti, tantissimi: mi hanno fatto nascere l’idea che ci dovesse essere una ragione per la sofferen-za, non potevano essere casuali. Erano qualco-sa di simile a una prova. In questo sono un po’ manzoniano (ride). Pensare di essere indipen-denti per trenta, quarant’anni della propria vita e accorgersi poi che basta un niente per portar-ti alla fine, e allora dire: “no, no, no. allora io da solo non basto”. sì, io a Dio ci credo».

Vecchioni si racconta sereno, con un

racconto del buon ladrone, quando cristo,

nell’immagine del peccatore pentito, perdo-

na l’umanità, quando dice “oggi sarai con me nel paradiso”. Per me questa è l’immagine che riassume perfettamente tutto quello che c’è nel Vangelo. Che non è folclore e miracoli. Bellissi-ma è anche la parabola dei talenti. non a tutti è

chiesto lo stesso rimborso, dipende da cosa ti

ha dato il cielo. Quindi non è vero, a volte, che la legge è uguale per tutti, perché chi ha sofferto di più o chi ha più ragioni o più scuse per poter dare di meno è perdonato. Bisognerebbe legger-lo il Vangelo, però, un po’ di più».

Quando gli chiediamo di papa Francesco, il professore si infervora: «È meraviglioso. È così grande perché è così umile. Un uomo che dice quelle cose… È una bella prova dell’esistenza di Dio papa Francesco».

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l’inSegnante cantautoRe

Alcune immagini della lunga carriera di Vecchioni. Laureato in Lettere, è stato assistente di Storia delle religioni in Università e poi docente di Greco e Latino nei licei milanesi per più di trent’anni. Inizia a scrivere canzoni negli anni Sessanta. Pubblica il primo disco nel 1971 con la celebre Luci a San Siro

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tra musica e calcioSotto: Roberto Vecchioni durante i festeggiamenti per uno scudetto dell’Inter, sua squadra del cuore, e mentre riceve da Gianni Morandi il trofeo per la vittoria al festival di Sanremo 2011

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prima cosa. Invece di doverle ragionare e pen-sare, sentiremo la presenza e la parvenza delle persone che amiamo come emozioni vive, pure. si vivrà di quello. E sto pensando a mia madre, a mio padre… sto pensando agli amici che non ci sono più… Ma anche ad altre persone. Senti-

remo la loro presenza in bellezza, trasformata

finalmente dall’umano al divino, e il loro dialo-go e colloquio sarà un dialogo e un colloquio di forte sentimento. Che ci arriverà subito. Mange-remo sentimento».

E la nostra individualità? La troveremo an-che là? «Questa è la cosa più difficile. non lo so. Ho una grande paura di mischiarmi troppo (ri-de). Un puntino di luce… non mi attira quella cosa… Mi piacerebbe ricordare chi sono io. spe-riamo che Dio ce lo conceda».

«Mi sono sempre sentito toccato dal

«il Paradiso?me l’immagino non pieno di angeli e serafini, ma come un luogo dove la presenza dei nostri cari si trasformerà in bellezza»

ottimismo che nasce da una riflessione perso-nale, dall’incontro con Dio: «Tutte le ultime can-zoni sono ottimiste e molto aperte. alcune, co-me Così si va e Il miracolo segreto, sono veri e

propri dialoghi con Dio, un Dio che non aspet-ta altro che di venire da noi». Un autore sem-pre «innamorato del mondo e della vita», che già nel 1993, nella canzone Blumùn, parlava con Dio e cantava: «Quando ci vedremo (spero tar-di e non m’importa come), mettimi in un posto con la donna e con gli amici miei; lasciami un buco per guardare in fondo, vorrei vedere qual-che volta il mondo, il mio mondo...».

Come si immagina il paradiso Roberto Vec-chioni? «non pieno di angeli e serafini. Devo di-silludere anche in questo caso molte persone che ci credono, ma non penso proprio che sarà così. nel paradiso sentiremo le emozioni come

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