rivista amici di gesu crocifisso n.6

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mici di Gesù Crocifisso A Rivista del Movimento Laicale Passionista “Amici di Gesù Crocifisso” In caso di mancato recapito inviare al CPO di Macerata per la restituzione al mittente previo pagamento resi SOMMARIO 2. P. A. Pierangioli 9 S. Paolo della Croce e le colombe del Crocifisso 3. P. A. Pierangioli 10 Il vero Paolo della Croce: uomo tutto di Dio 4. P. R. Cecconi VI – Meditiamo con il vangelo di Matteo 5. Coltorti M. Grazia XIII – La santità è amore di M. Maddalena Marcucci 6. A.G.C. Stella 150 anno dalle apparizioni della Madonna 7. P. Stefano Pompilio Il Natale di S. Paolo della Croce 8.- 9 Benedetto XVI Discorso al Congresso Eucaristico di Ancona 10. P. L. Mazzoccante Passionisti Chiesa e Società 11. P. L. Baldella: Pellegrinaggio al Monte Argentario e Lucca 12-14 Testimonianze 15. Card. A. Comastri: Letterina a Gesù Bambino 16. P. Alberto P. Auguri di Natale Novembre - Dicembre 2011 - Anno XII n. 6

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Page 1: rivista amici di gesu crocifisso n.6

mici di Gesù CrocifissoA Rivista del Movimento Laicale Passionista “Amici di Gesù Crocifisso”

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SOMMARIO

2. P. A. Pierangioli9 S. Paolo della Croce e le colombe

del Crocifisso 3. P. A. Pierangioli

10 Il vero Paolo della Croce:uomo tutto di Dio

4. P. R. CecconiVI – Meditiamo

con il vangelo di Matteo5. Coltorti M. Grazia

XIII – La santità è amoredi M. Maddalena Marcucci

6. A.G.C. Stella150 anno dalle apparizioni

della Madonna7. P. Stefano Pompilio

Il Natale di S. Paolo della Croce8.- 9 Benedetto XVI

Discorso al Congresso Eucaristicodi Ancona

10. P. L. Mazzoccante Passionisti Chiesa e Società

11. P. L. Baldella: Pellegrinaggio al Monte Argentarioe Lucca

12-14 Testimonianze15. Card. A. Comastri:

Letterina a Gesù Bambino16. P. Alberto P. Auguri di Natale

Novembre - Dicembre 2011 - Anno XII n. 6

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9 – S. Paolo della Croce: Le colombe del Crocifissodi P. Alberto Pierangioli

Novembre 2011

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San Paolo della Croce non hafondato solo il ramo maschiledei Passionisti, ma anche il

ramo femminile delle monache pas-sioniste di clausura. La prima ideadi un ramo femminile che affiancas-se con la preghiera quello maschile,Paolo la manifesta fin da quando eraall’eremo di Sant’Antonio. Alcunedelle prime discepole del santo glie-ne parlano spesso. In varie lettere,Paolo, che seguiva diversi monaste-ri femminili e spesso ne vedeva ladecadenza, inizia a sognare unmonastero passionista.

La ven. Lucia Burlini vede invisione il crocifisso attorniato dauno stuolo di «colombe», che glivolano attorno per confortarlo e far-gli compagnia. Paolo la invita a pre-gare per tale scopo. Ma la storia sitrascina per trent’anni, con tantedifficoltà. Nel 1739 predica uncorso di esercizi spirituali alle bene-dettine di Tarquinia. Conosce lavenerabile Maria CrocifissaCostantini alla quale presterà la suadirezione spirituale fino alla morte.Le scrive anche centinaia di letteredi direzione spirituale, che M.Crocifissa distruggerà in gran parte,perché vi si parla bene di lei. Nesalva solo trentadue. Nel 1741 anchelei riceve dal Signore lumi circa unmonastero passionista. Ma gli anniscorrono senza che succeda nulla.

I Costantini sono amministratoridel monastero delle benedettine econoscono Paolo sempre più intima-mente ogni volta che vi torna a predi-care. In quelle occasioni non mancanosegni straordinari operati da Paolo chelegano sempre più i Costantini a lui.Sono benestanti e la famiglia non haprospettive di discendenti. Le tre figliesono monache benedettine. Si offronoa contribuire alla costruzione del ritirodei passionisti a Tarquinia e a edificar-vi il monastero per le passioniste. Nel1757, Paolo così scriveva a DomenicoCostantini: “Lei si armi sempre più digran confidenza in Dio; non lo spa-ventino le difficoltà, Dio le farà vedereprodigi. Sarà un’opera per la puragloria di Dio e per farne un nido per lepure colombe del Crocifisso, perchéfacciano perpetuo lutto per la santissi-ma Passione, ungendo le piaghe divi-ne col balsamo delle loro lacrimesgorgate da cuori veramente ardentid’amore”.

Il 9 gennaio 1759 fu posta la prima

pietra del nuovo monastero, ma lacostruzione procedeva a rilento, tramolte difficoltà. Il Costantini preten-deva di interferire nella vita dellefuture monache, per togliere regoletroppo rigide, appoggiato in qualchemodo anche dal vescovo. Ma Paolo siopponeva e scriveva: «Noi vogliamofare un monastero di anime grandi esante, morte a tutto il creato e che siassomiglino nelle sante virtù a Gesùappassionato e a Maria Addolorata».Paolo la spunta sul Costantini e sulvescovo.

Nel marzo del 1760 Paolo comuni-ca con gioia:«Il nido delle pure colom-be di Gesù è già coperto». Chiesa emonastero sono dedicati allaPresentazione di Maria al tempiocome il primo ritiro del ramo maschi-le. Il nuovo papa Clemente XIV,amico di Paolo, approva la regolacomposta dal santo. Nel 1770 Paolovisita il monastero già terminato erichiede alcuni ritocchi per avere unapiena clausura.

I1 3 maggio 1771 dieci postulanti,preparate da Paolo a una a una per lun-ghi anni e guidate da madre CrocifissaCostantini, che lascia per questo scopoil monastero delle benedettine, vesto-

no in cattedrale l’abito passionista;poi, portando la croce sulle spalle ela corona di spine in capo, piene digioia, fanno il loro ingresso inmonastero. Madre Maria CrocifissaCostantini ne è proclamata primapresidente canonica. Paolo, malato,non poté partecipare alla inaugura-zione, ma provò una gioia cosìgrande da dire che, se fosse statopresente, non avrebbe retto all’emo-zione. Offrì al Signore il sacrificiodi non vedere mai le proprie figliespirituali vestite del suo stessoabito.

I1 20 maggio 1772 le undicinovizie emisero la professione reli-giosa con lo stesso rito dei confra-telli passionisti: suono delle campa-ne a morto, mentre si legge il rac-conto della passione secondoGiovanni e le novizie si stendono aterra per indicare la mistica morte atutto ciò che non è Dio. A loro siuniscono, con il permesso del papa,altre 3 monache benedettine diTarquinia, di cui due sorelle diMadre Maria Crocifissa. Iniziavacosì una forma di vita tra le più

umili e crocifisse, che avrebbe datoalla Chiesa molte anime contemplati-ve, sante e nascoste al mondo. La piùnota sarà una che non potrà nemmenoentrare in monastero, ma che vivrà piùdi ogni altra lo spirito della passione,santa Gemma Galgani, di Lucca(1878-1903), stigmatizzata nel corpo enell’anima, una delle più perfetteimmagini femminili del CristoCrocifisso. Oggi i monasteri di mona-che passioniste sono circa trentacin-que, sparsi in molte nazioni.

Nel 1825 la marchesa MaddalenaFrescobaldi di Firenze, che già dal1812 aveva dato inizio a una congre-gazione di vita attiva ispirata alla pas-sione, trascorse alcuni giorni nelmonastero di Tarquinia, per conosceremeglio la spiritualità Passionista e farenascere la congregazione delle suorepassioniste di San Paolo della Crocedi vita attiva, che ora sono diffuse indiverse nazioni. Dal carisma passioni-sta di San Paolo della Croce sono poisorti in varie nazioni altri istitutimaschili e femminili che arricchisconola Chiesa di Dio.

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In copertina: Natività

Page 3: rivista amici di gesu crocifisso n.6

Abbiamo presentato in questoanno, mese per mese, la vita el’opera del nostro fondatore,

San Paolo della Croce. A questo puntoci chiediamo: “Chi era realmentePaolo della Croce, che la Chiesa haproclamato santo e ne ha posto unastatua nella basilica di San Pietro?”.Mi piace come lo definisce un grandeconoscitore del santo, P. A. Lippi: “Unuomo tutto di Dio” (Lippi, S. Paolodella Croce, p. 261).

“Un uomo”, ricco come pochi ditante belle qualità e dote umane cherendono eccezionale una persona, maanche con i limiti e caratteristiche pro-pri della natura umana e di ogni carat-tere.

“Tutto di Dio”: un’abbondanza ditanti doni di Dio edi tante eroichevirtù, che hannoarricchito la suavita da renderlo ungrande fondatore eun grande santo,attuale anche nellaChiesa del dopoConcilio, nellasocietà difficile incui viviamo. IlSignore gli donòdei genitori ricchidi fede e di figli.Da loro appresel’amore per laPassione di Gesù eper la solitudine, l’impegno per illavoro illuminato da Dio, il primato diDio in ogni cosa, che furono poi i capi-saldi di tutta la sua vita.

Fin da giovane ha già un’attrazioneirresistibile per la preghiera che loporta a dedicarle fino a 7 ore tra giornoe notte. Questo ci fa capire una suaespressione dell’età matura: «Io nonposso capire come mai si possa trova-re qualcuno che non pensi sempre aDio». Da questa esperienza di Dionasceva anche la continua coscienzadella presenza di Dio. «Tutta la suavita - attesta un religioso - è stata unacontinua attenzione a Dio. Ogni voltache lo vedevo, sembrava che stesse inorazione». Per alimentare la vita spiri-tuale, pratica il distacco dal mondo, lapenitenza e la solitudine. Queste sceltesono tanto più rilevanti se pensiamoche Paolo le ha fatte quando era soloun laico, che viveva intensamente lafede cristiana.

Fino a 27 anni, accanto agli impe-

gni di fede e di preghiera, Paolo sidedicò ad aiutare il papà nelle sue atti-vità commerciali, per sostenere lanumerosa famiglia. Si formarono allo-ra alcune caratteristiche della sua per-sonalità che lo seguirono poi nella suamissione di fondatore, di padre spiri-tuale c di apostolo.

Un uomo concreto, pratico, reali-sta. Aiutando il padre in bottega o tra-sportando merce da un paese all’altro,attraverso pericoli di ogni genere,Paolo sviluppò un forte senso pratico eun grande amore per le cose concrete.Era pieno di fantasia e di inventiva. Siformò un carattere comunicativo,socievole, sincero, che lo faceva ricer-care da un numero grande di persone.Dell’uomo di commercio Paolo con-

serverà anche le doti di inventiva, agi-lità mentale, decisione, facilità a met-tersi in viaggio e ad affrontare rischi epericoli. Un carattere fortemente atti-vo ed estroverso che non gli impedì diessere anche un grande contemplativo,amante della solitudine e della conti-nua comunione con Dio. Pochi religio-si di vita attiva hanno viaggiato c ope-rato quanto san Paolo della Croce. Maè vero anche che pochi contemplativihanno passato tanto tempo nel silenzioe nell’orazione quanto ne ha passatolui fin da ragazzo.

Uomo di cultura essenziale, con-creta, con una grande intelligenza euna forte memoria. Oltre al Diariospirituale del Castellazzo, tantoapprezzato da grandi studiosi dimistica, scrisse varie decine dimigliaia di lettere di direzione spiri-tuale. Ne sono rimaste poco più di2000. Si lamentava: «É tutta la mat-tina che scrivo e non ne posso più»,Le sue lettere si leggono anche oggi

con interesse e gioia spi-rituale.

Uomo emotivo, Paolo vienedescritto come un carattere “sanguignoe fortemente emotivo”. Questa emoti-vità sì manifestava nella facilità a com-muoversi fino al pianto. Molti testimo-ni parlano delle sue lacrime nella cele-brazione della messa, nelle prediche enegli incontri personali. Era anchetenerissimo negli affetti. Verso i gio-vani passionisti aveva una tenerezzapaterna: li abbracciava, stringendoliforte al petto e piangendo. Li chiamava«angeli in carne». Il solo vederli tantodevoti, pronti e silenziosi nei loro santiesercizi, lo commoveva. Aveva unagrande tenerezza anche verso i fratellilaici e i missionari che tornavano stan-

chi dalle missioni.Era molto sensibilee per questo soffrivatanto nelle prove econtrarietà.

L’emotività simanifestava in luianche nella facilitàad alterarsi. É ildifetto più vistosoricordato nei proces-si, perché aveva un«naturale sangui-gno e bilioso». Mala sua carità e ladelicatezza senzalimiti copriva e ripa-rava tutto, anche

quando richiamava e rimproverava,pronto anche a chiedere perdono.

Uomo ottimista, allegro, umori-sta. Da uomo aperto ed estroverso,egli manifestava le sue gioie con lastessa naturalezza con cui manifestavale sue angustie. Non accettava aspiran-ti alla vita passionista che avessero uncarattere malinconico, perché in gene-re, non fanno una buona riuscita. Lasua dottrina mistica non era un dolori-smo sentimentale, perché la gioia cri-stiana era sempre presente nell’espe-rienza della croce. Questa gioia simanifestava spesso nell’umorismo.Sembrerà strano che si attribuiscaumorismo al fondatore dei Passionisti,ma i suoi scritti e tante testimonianzeche lo riguardano abbondano di usciteumoristiche. Questo è San Paolo dellaCroce: un santo austero, ma sensibilis-simo, grande mistico e grande aposto-lo, pieno di tenerezza e di carità. Ungrande uomo pieno di Dio.

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10 – Paolo della Croce: un uomo tutto di Dio di P. Alberto PierangioliDicembre 2011

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Filippesi (Fil 2,6-11) giunge non soloalla croce, ma anche a sperimentare ilsilenzio di Dio. Gesù, pur di salvarci,non ha avuto timore di farsi «lui stessomaledizione per noi» (Gal 3,13). Nonva tuttavia dimenticato che l’invoca-zione Dio mio, Dio mio lascia intende-re quanto Gesù sia consapevole distare in comunione con Dio, nonostan-te la situazione di buio in cui si trova.Inoltre, la citazione del Sal 22 potreb-be anche racchiudere la speranza dibeneficiare della salvezza operata daDio. Questo salmo termina infatti conparole di profonda fiducia rivolte alSignore (Sal 22,23-32). È come seGesù, citando l’inizio di questa suppli-ca, volesse fare riferimento a tutto ilsalmo.

I presenti si servono delle parole diGesù per deriderlo. Fanno leva sullapietà popolare, secondo la quale Eliasoccorreva coloro che si trovavano insituazioni difficili, per prendersi giocodel Crocifisso.

In questa situazione di tenebra e diprofonda umiliazione, Gesù, emessoun grande grido, rende lo spirito.

Il «terremoto» operato da Dioalla morte del Figlio

È in questo momento che si rivela ilsignificato profondo della morte diGesù. Il velo del tempio viene squarcia-to (da Dio) da cima a fondo. Non si sabene se si tratta del velo che custodiscela parte più sacra del santuario o diquello che separa il tempio stesso dal-l’atrio. Ad ogni modo è certo chel’evento segna la fine del tempio el’apertura alla fede da parte dei pagani.Da questo momento è Gesù il luogo in

cui incontrare Dio e da questa esperien-za nessuno può essere escluso.

A questo punto l’Evangelista men-ziona ancora due interventi di Dio: ilterremoto (seguito dalla spaccaturadelle rocce e dall’apertura dei sepol-cri) la risurrezione di molti corpi disanti. Costoro, dopo la risurrezione diGesù, entreranno nella città santa eappariranno a molti. Questi episodio,presente solo in Matteo, può esserevisto come un’immagine di quanto, invirtù della passione di Cristo, avverràalla fine dei tempi. La croce di Gesù,dunque, segna la sconfitta definitivadella morte e ai giusti viene aperta laprospettiva della risurrezione, parteci-pazione a quella del Signore.

Il centurione e quelli che conlui stanno sorvegliando il Crocifisso,vedendo il sisma e le cose accadute,sono presi da un grande timore, segnodi aver percepito in tutto ciò un inter-vento divino, e riconoscono unanimiche Gesù è il Figlio di Dio. In questomodo ha inizio l’apertura dei paganialla fede in Cristo.

La Buona NotiziaIl passo evangelico che

abbiamo appena meditato ci inonda digioia, perché ci fa prendere coscienzache il Signore è sempre presente nellanostra vita, anche nelle tenebre piùfitte. Anzi, con la sua morte e risurre-zione, Gesù ci ha liberati per sempredalla corruzione del sepolcro e ci haresi partecipi della vita eterna.Possiamo dunque porci con pienafiducia al seguito e al servizio di Gesù,Figlio di Dio e nostro salvatore.

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Carissimi Amici, in questasesta tappa del nostro per-corso nel vangelo di

Matteo ci soffermiamo sul rac-conto della morte di Gesù.Iniziamo con la lettura-ascoltodel brano biblico.

A mezzogiorno si fece buio sututta la terra, fino alle tre delpomeriggio. Verso le tre, Gesùgridò a gran voce: «Elì, Elì, lemàsabactàni?», che significa: «Diomio, Dio mio, perché mi haiabbandonato?».

Udendo questo, alcuni deipresenti dicevano: «Costui chia-ma Elia». E subito uno di lorocorse a prendere una spugna, lainzuppò di aceto, la fissò su unacanna e gli dava da bere. Gli altridicevano: «Lascia! Vediamo seviene Elia a salvarlo!». Ma Gesùdi nuovo gridò a gran voce ed emise lospirito.

Ed ecco, il velo del tempio sisquarciò in due, da cima a fondo, laterra tremò, le rocce si spezzarono, isepolcri si aprirono e molti corpi disanti, che erano morti, risuscitarono.Uscendo dai sepolcri, dopo la suarisurrezione, entrarono nella cittàsanta e apparvero a molti.

Il centurione, e quelli che con luifacevano la guardia a Gesù, alla vistadel terremoto e di quello che succede-va, furono presi da grande timore edicevano: «Davvero costui era Figliodi Dio!».

Vi erano là anche molte donne, cheosservavano da lontano; esse avevanoseguito Gesù dalla Galilea per servir-lo. Tra queste c’erano Maria diMàgdala, Maria madre di Giacomo edi Giuseppe, e la madre dei figli diZebedeo.

Gesù muore gridando al Padrela sua solitudine

Il racconto della morte diGesù inizia con la menzione del buioche ricopre la terra da mezzogiornoalle tre del pomeriggio, tenebra che inqualche modo rimanda alla situazioneinteriore che il Crocifisso sta vivendo.Infatti, verso le tre del pomeriggio,Gesù grida a gran voce: «Elì, Elì, lemàsabactàni?», che significa: «Dio mio,Dio mio, perché mi hai abbandona-to?». È la citazione, in ebraico, del Sal22,2. Con queste parole, Gesù esprimetutto il senso di solitudine nel quale sitrova immerso. L’abbassamento diCristo descritto nella lettera ai

4 VI - MEDITIAMO CON IL VANGELO DI MATTEOLa croce di Gesù vince la morte e apre alla fede (27,45-56)

di P. Roberto CecconiCP

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sincero o no, perché non lo sentiamo(nelle prove o nell’aridità) ma, se c’èin noi la carità fraterna, sempre ci indi-cherà se amiamo Dio e quanto.

Quanto è buono e quanto è soave chei fratelli vivano insieme (Sal 133,1.)

La carità, diretta al bene dell’ani-ma o del corpo, è sempre bella nei suoiatti perché è riflesso del puro amore.La persona che abitualmente vivenell’amore di Dio non ha bisogno di

tante parole per capire i bisogni delprossimo. Intuisce e consola chi sof-fre, asciuga le lacrime di chi piange,infonde fiducia e coraggio. Il modo diagire di queste persone che vivononella carità è simile a quello degliAngeli custodi. Senza rumore, senzaparlare, senza farsi conoscere, ciavvertono, ci correggono, ci aiutano eci insegnano.

Le anime che amano Dio in modoimperfetto, fanno attenzione solo allevere mancanze. Non considerano cheDio si tiene offeso per qualsiasi mini-ma mancanza di carità. Invece leanime possedute dall’amore di Diosanno molto bene che a volte una solaparola sconsiderata, una disattenzioneo uno sguardo, bastano per contristareun’anima, riempirla di amarezza e diafflizione.

Doveri della caritàLe anime che amano Dio hanno

come guida nell’agire l’amore stesso.Se si tratta di persone che hanno unruolo che prevede la correzione,l’istruzione, la guida delle anime,usano tanta circospezione seguendol’esempio di Gesù con la donna adul-

tera. Egli non l’ha giustificata manemmeno l’ ha accusata. Invece diconfonderla e umiliarla, l’ha incorag-giata alla fiducia e l’ha predispostacosì a ricevere la grazia del perdono.Un altro modo di Gesù è quello diavvertire e correggere mostrando labellezza della virtù, senza parlare deidifetti della sua anima e mostrandoinvece cosa perde l’anima che trascurail cammino retto. Così la persona entrain se stessa, si umilia e si dispone a

udire la voce dellagrazia.

In questo modoquelli che amanoveramente Dio prati-cano la carità frater-na, ricordandosi diGesù che, alla vigiliadella sua morte, disse.“Perché il mondosappia che io amo ilPadre, alzatevi eandiamo” (Gv14,21). Dove? Acompiere il grandeatto di carità di libera-re tutti gli uomini perfarli felici aprendoloro le porte del cielo.E quante umiliazioni

e dolori ha dovuto accettare Gesù nellasua santissima passione! Come Gesù,anche la sua santissima Madre, ci hadato un esempio di sublime carità: daquando ha accettato di essere suaMadre ha accettato anche di conse-gnarlo alla morte.

Conclude la Madre MaddalenaMarcucci che la carità fraterna, prati-cata con fedeltà e perseveranza, senzadistinzione di persone, dato che tuttiportano l’immagine di Dio che amia-mo, è il segno più sicuro che amiamoDio e che Dio dimora in noi ( 1Gv4,12). Senza questo segno, abbiamofondato motivo di temere che tutto ilbene che facciamo sia sospetto omolto dubbio. Quando meno si pensa,l’amore che credevamo avere per ilSignore, verrà a mancare e cadremo inquel terribile castigo che è la durezzadi cuore.

Esaminiamoci nella carità: a misu-ra che ci perfezioniamo nella caritàverso il prossimo, ci perfezioniamoanche nell’amore verso Dio. Perché,come ha detto Gesù, tutto quello chefacciamo al più piccolo dei nostri fra-telli, lo facciamo a Lui (Mt 25,40).

Coltorti Maria Grazia

“Chi accoglie i miei comanda-menti e li osserva, questi miama ” (Gv.1 4,21.)

Continuiamo nell’elenco degliaspetti che ci possono essere utili percercare di capire se davvero cresciamonell’amore al Signore o se ci stiamoperdendo dietro a sentimentalismi dipura fantasia o illusioni. Per chi vuoleamare il Signore è un vero e propriomartirio non sapere se lo ama davveroo no. Non possiamoessere certi ma possia-mo avere almeno unacertezza morale delnostro stato, che ciaiuta a vivere fiduciosie confortati. Questabussola che ci guidasulla via giusta del-l’amore è la bussoladella carità fraterna:“Chi ama il prossimo,ha adempiuto la legge”( Rm 13,8). Amando ilprossimo per amore diDio, si osservano tutti icomandamenti e quindiè certo che amiamoDio.

Confrontandoci conGesù possiamo anche scoprire il gradodi carità che è in noi. Le sue parole e isuoi esempi saranno per noi uno spec-chio e un modello: “Questo è il miocomandamento: che vi amiate gli uni egli altri, come io vi ho amati” (Gv13,34). Chi non ama Dio, o lo ama inmodo imperfetto, giudica impossibilepraticare gli insegnamenti di Gesù,cioè fare del bene a tutti senza interru-zione…ma non è così per chi lo amadavvero! Per questi ultimi cercare diimitare Gesù, amando tutti e sempre, èuna necessità ineludibile, conseguenzadel fuoco che arde in loro. Specificabene la nostra Madre Maddalena: -L’amore, o la carità, ha il suo comple-mento nel beneficare altri. Se non ècosì, non esiste amore -.

Questo perché gli altri che amiamosono l’immagine di Dio, che è nasco-sto ai nostri occhi. L’amore lo scopre elo ama nei nostri simili nei quali, sa dicerto, che Egli dimora. L’amore diDio, dice ancora la nostra maestra, ècome un orologio che tiene sveglial’anima e la fa guardare intorno a séper vedere in che modo possa aiutare ofavorire qualcuno. Il nostro amore cipuò a volta lasciare nel dubbio se sia

XIII - “LA SANTITÁ É AMORE” di Madre M. Maddalena Marcucci

I CARATTERI DEL DIVINO AMORE:la carità fraterna

di Maria Grazia Coltorti

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6 150 ANNI DALLE APPARIZIONI DELLA MADONNADELLA STELLA E GLI AMICI DI GESÙ CROCIFISSO

***

Noi, AGC, ci mettiamo ai piedidi Maria, madre del crocifissoe aiuto dei cristiani.

In questa ottica noi amici di G.C.contempliamo e preghiamo con animodevoto e ardente di amore la VergineMaria. Una preghiera che quest’annovuole assumere la forza della testimo-nianza per la celebrazione del 150°anniversario delle sue apparizioni aMadonna della Stella dove siamo statichiamati per far parte del M.L.P.

Era l’anno 1989 e il p.A.Pierangioli, nostro attuale assistentespirituale nazionale guidava un corsodi esercizi spirituali per laici presso ilsantuario, svolgendo il tema “ la santi-tà è amore”. Fu spontaneo, allora indi-care il crocifisso come il più grandemodello di amore, perché “non c’èamore più grande di chi dona la vitaper i propri amici “ (Gv 15,13-14).Nacquero così gli Amici di GesùCrocifsso, che fanno parte delMovimento Laicale Passionista,approvati a suo tempo dal padre pro-vinciale con uno specifico statuto. Lafinalità del gruppo è amare a far amareGesù Crocifisso.

Contemplando il crocifisso nonpossiamo non vedere la Vergine Mariaai piedi della croce; “due cuori santis-simi, due fornaci di amore anzi unafornace sola”; scrive il nostro fondato-re San Paolo della Croce.

Maria è lì che ci aspetta per adora-re insieme la volontà del Padre.

Così guardandola ci rendiamoconto che cosa significhi amore,diventiamo consapevoli del suo aiutomaterno e possiamo implorarla nellelitanie lauretane “ aiuto dei cristiani”.Con questo titolo la veneriamo nelsantuario della Madonna della Stellamentre ci ripete ancora oggi come alpiccolo Righetto: Sii buono.

Per esserlo occorre lasciarsi amarefino nel profondo da colei che èMadre, perché l’amore tocca e conce-de alla grazia di saper morire a nostravolta per gli altri. È Maria che ci aiutaa guardare il suo figlio morente, perimparare la bontà che significa imitarela vita di suo figlio Gesù, l’ascoltodella sua parola nell’insegnamentoevangelico.

Per tanto la celebrazione del 150°anniversario delle apparizioni ci inter-pella tutti, e oggi in modo particolarenoi Amici di G.C. a credere nella forzadell’amore sull’esempio di Cristo e arafforzare la nostra fede. Sono questi

due elementi basilari se vogliamo fre-nare questo costante deterioramentodei rapporta tra fratelli, specie ora cheuna deriva lassista sta prendendo sem-pre più forza.

È giunto per noi il momento diusare tutte le nuove possibilità special-mente di servizio che oggi ci vengonoofferte , ma che non sappiamo ancorautilizzare appieno, con il fine di ripro-porre con l’esempio la validità dei verivalori, cioè quelli della carità, del-

l’amore e dell’umiltà. L’attuale celebrazione quindi vuole

essere per noi non solo momento dimemoria bensì un anno di grazia cheintendiamo sintetizzare in duemomenti particolari: ringraziamento epreghiera.

Ringraziamento: perché il nostromovimento è nato sotto il vigile sguar-do della Madonna della Stella, convin-ti che il suo aiuto materno non ci man-cherà mai perché vorrà tenerci comesempre fra le sue braccia maternecome stringe sulle ginocchia il suopiccolo Gesù nella raffigurazionevenerata nel santuario.

Preghiera: per consolidare lanostra chiamata di A.G.C. e la nostravocazione cristiana, la sola a rendercicapaci ad applicare i principi evangeli-ci alla scuola di Gesù per la nostra spe-cifica spiritualità passionista: l’amorea Dio e ai fratelli specialmente i croci-fissi.

Solo con questa testimonianza diamare riusciremo ad uscire dal vorticedell’edonismo e dell’egoismo dilagan-te che oggi tanti danni produce allanostra società

PREGHIERAALLA MADONNADELLA STELLA

Santa Maria, Madre di Dioe Madre nostra, mentre ci presenti e ci doniil tuo Figlio Gesù, con sollecitudine materna ripetia ciascuno l’esortazione che rivolgestiun giorno al piccolo Righetto:“Sii buono!”.Tu ci chiami così ad impararela vita buona e bella del Vangelo,che ci rende degni di chi ci ha precedutoe maestri di quelli che verranno,ci vincola alla fratellanza tra noie ci fa figli sinceri della Chiesa.

Aiuto dei cristiani,domanda per noi la graziadi essere veri seguaci del tuo Figlio, mantieni integra e solida la nostra fede,rafforza la nostra speranza,fa’ risplendere la nostra carità.Con te, figlia e ancella del Padre, vogliamo accogliere la Parolae metterla in pratica. Per mezzo di te,Madre e discepola di Cristo, vogliamo camminaresulla via del Vangelo.Guidati da te, sposa e tempiodello Spirito Santo, vogliamo diffondereattorno a noi consolazione e speranza.

Madonna della Stella, che ci sei stata donata come Madredi immensa carità,ricordati di tutti noi, tuoi figli: accogli la nostra preghiera,brilla come luce sul nostro camminoed accompagnaciall’incontro gioioso con il tuoFiglio Gesù.O clemente, o pia,o dolce Vergine Maria.

+ Renato BoccardoArcivescovo di Spoleto-Norcia

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7

San Paolo della Croce vede tuttala vita di Cristo — dalla culla alCalvario — sotto la luce della

Passione. Il mistero del Verbo incarna-to al suo sguardo si illumina nel miste-ro della Passione.

La dimostrazione è evidente giànel Diario durante i giorni del Natale,quando la sua anima, toccata al vivodalla liturgia, trabocca in dolci effusio-ni di tenerezza e di amore. Paolo con-templa allora l’amore infinito delVerbo eterno; il suo spirito si ferma estupisce di fronte all’abbassamentosenza confronti e ai disagi che circon-dano la sua nascita temporale:«Alla notte Ss.ma... fui anchecon molte tenerezze, massimenel ricordarmi dell’infintoamore del nostro caro Dio nel-l’essersi fatto uomo; e nascerecon tanto incommodo, e tantapovertà; e poi mi riposavo cosìnel mio Dio».

La Passione considerata inGesù Bambino lo intenerisce; ladiscesa del Verbo eterno dalseno del Padre per farsi uomo lorapisce soavemente, accenden-dolo di ardentissima carità

Le sue Lettere scrittenel periodo natalizio dimostra-no quanto sentisse e vivessequeste esperienze o sul misterodell’Incarnazione. Gli elementisu cui in esse si sofferma e chepiù lo attirano sono l’umiliazio-ne del Verbo e le sofferenze cheGesù ancora bambino, sceglieper essere il Salvatore:

« ...Ma chi non potrà edovrà distillare il cuore dagliocchi, vedendo un Dio per noi bambi-no in fasce, per noi colcato sul fieno inun presepio, per noi bisognoso fino del‘fiato di due giumenti! Oh, che granluce! Oh, che gran fuoco arde nellastalla di Betlhem! Guai a me, se a vista

di tanta luce, agli ardori di tanto fuoco,non mi consumo di santo amore e piut-tosto me ne resto tiepido e gelato comeprima! ».

E in un’altra: «Ma che stupo-re vedere un Dio fatto bambino! UnDio fasciato con povere fasce! Un Diosopra un po’ di fieno fra due giumenti!Chi non sarà umile? Chi non si assog-getterà ad ogni creatura propterDeum? Chi avrà ardimento di lamen-tarsi? Chi non starà in silenzio intus etforis nel suo patire? ».

Ecco quali altri sentimentiescono dal suo cuore dinanzi al miste-

ro della culla di Betlem: «Vorrei che V.R. — scrive ad una monaca — cele-brasse il S. Natale nella povera stalladel suo cuore ove nascerà spiritual-mente il dolce Gesù. Presenti questapovera stalla a Maria Ss.ma ed a S.

Giuseppe, acciò l’adornino di virtù,affinché il dolce Bambino vi stia bene.

Tra i quadri prediletti che ornavanola sua povera cella dei Santi Giovannie Paolo (Roma) figurava un piccoloquadro di Gesù Bambino dormientesulla croce.

« Molti anni sono io avevo un belBambino dipinto sopra una carta diGermania, che se ne dormiva placida-mente sopra una croce. Oh, quanto mipiaceva quel simbolo! Lo diedi ad unapersona crocifissa, ma di santa vita, laquale fu diretta da me sinché visse e fu

un’anima delle più virtuose edi altissima contemplazione,ch’io abbia conosciute e morìin concetto di santa. Io volevo,come bramo a lei, che quel-l’anima fosse bambina perpurità e semplicità, dormissesopra la croce del dolce Gesù.Dunque lei nel S. Natale, cheavrà il Bambino nel suo cuore,tutta trasformata in esso peramore, dorma con lui nellaculla della croce, e alla divinacanzonetta che canterà MariaSsma, lei si addormenti coldivino Bambinello, ma fattaun sol cuore con esso. La can-zonetta di Maria Ssma sarà:fiat voluntas tua sicut in caeloet in terra; l’altra strofettasarà: operare, patire e tacere;la terza stroifetta sarà: non tigiustificare, non ti lamentare,non ti risentire. Che ve ne paredi questa canzonetta?Imparatela bene cantatelabene, dormendo sulla croce e

praticatela con fedeltà; che vi assicuro,vi farete santa» .

(Tratto da: L’esperienza misticadella Passione in San Paolo dellaCroce di p.Stefano L. Pompilio C.P)

Il Natale di S. Paolo della Croce

AUGURI DI SAN PAOLO DELLA CROCE

“Carissimi, gli auguri ve li farò dall’altare soprattutto la sacratissima notte di Natale e porrò i vostri cuori sotto ilmanto, anzi nella braccia santissime di Maria Immacolata, perché vi impetri dal suo divino Bambino copiosi tesoridi grazie sia spirituali che temporali. Prego il Sovrano Divino Infante di concedervi ali di fuoco, ali di viva fede, difiducia e fervida carità, affinché il vostro spirito voli in alto “nel seno del Padre”. Porrò i vostri cuori tra le fascedel dolce Bambino, perché li riscaldi con il fuoco della divina carità e Maria SS. li innaffi con le dolcissime lacrimed’amore, versate nel vedersi il Re dei Re tra le braccia, avvolto in poverissimi panni. Abissatevi sempre più nel con-siderare l’infinita bontà di Dio, che ha voluto farsi piccolo, nascondendosi nel seno della Vergine Immacolata. IlDivino Infante rinnovi nei vostri cuori ogni giorno, anzi ogni momento, la mistica natività, perché possiate rinasceresempre più a vita deifica e santa, nel più profondo della solitudine interna, in sacro silenzio di fede e di santo amore”.

Paolo della Croce

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Carissim i fratelli e sorelle!Sei anni fa, il primo viaggioapostolico in Italia del mio

pontificato mi condusse a Bari, per il24° Congresso Eucaristico Nazionale.Oggi sono venuto a concludere solen-nemente il 25°, qui ad Ancona.Ringrazio il Signore per questi intensimomenti ecclesiali che rafforzano ilnostro amore all’Eucaristia e ci vedo-no uniti attorno all’Eucaristia! Bari eAncona, due città affacciate sul mareAdriatico; due città ricche di storia e divita cristiana; due città aperteall’Oriente, alla sua cultura e alla suaspiritualità; due città che i temi deiCongressi Eucaristici hanno contribui-to ad avvicinare: a Bari

abbiamo fatto memoria di come“senza la Domenica non possiamovivere”; oggi il nostro ritrovarci èall’insegna dell’“Eucaristia per la vitaquotidiana”.

Prima di offrivi qualche pensiero,vorrei ringraziarvi per questa vostracorale partecipazione: in voi abbraccio

spiritualmente tutta la Chiesa che èin Italia.

“Questa parola è dura! Chi puòascoltarla?” (Gv 6,60). Davanti aldiscorso di Gesù sul pane della vita,nella

Sinagoga di Cafarnao, la reazionedei discepoli, molti dei quali abbando-narono Gesù, non è molto lontanadalle nostre

resistenze davanti al dono totaleche Egli fa di se stesso. Perché acco-gliere veramente questo dono vuoldire perdere se stessi,

lasciarsi coinvolgere e trasformare,fino a vivere di Lui, come ci ha ricor-dato l’apostolo Paolo nella secondaLettura: “Se noi viviamo, viviamo peril Signore, se noi moriamo, moriamoper il Signore. Sia che viviamo, sia chemoriamo, siamo dunque del Signore”(Rm 14,8).

“Questa parola è dura!”; è duraperché spesso confondiamo la libertàcon l’assenza di vincoli, con la con-vinzione di poter fare da soli, senzaDio, visto come un limite alla libertà.E’ questa un’illusione che non tarda avolgersi in delusione, generandoinquietudine e paura e portando, para-dossalmente, a rimpiangere le catenedel passato: “Fossimo morti per manodel Signore nella terra d’Egitto…” –dicevano gli ebrei nel deserto (Es16,3), come abbiamo ascoltato. In

realtà, solo nell’apertura a Dio, nel-l’accoglienza del suo dono, diventia-mo veramente liberi, liberi dalla schia-vitù del peccato che sfigura il voltodell’uomo e capaci di servire al verobene dei fratelli.

“Questa parola è dura!”; è duraperché l’uomo cade spesso nell’illu-sione di poter “trasformare le pietre inpane”.

Dopo aver messo da parte Dio, oaverlo tollerato come una scelta priva-ta che non deve interferire con la vitapubblica, certe ideologie hanno punta-to a organizzare la società con la forzadel potere e dell’economia. La storiaci dimostra, drammaticamente, comel’obiettivo di assicurare a tutti svilup-po, benessere materiale e pace pre-scindendo da Dio e dalla sua rivelazio-ne si sia risolto in un dare agli uominipietre al posto del pane. Il pane, carifratelli e sorelle, è “frutto del lavorodell’uomo”, e in questa verità è rac-chiusa tutta la responsabilità affidataalle nostre mani e alla nostra ingegno-sità; ma il pane è anche, e prima anco-ra, “frutto della terra”, che ricevedall’alto sole e pioggia: è dono dachiedere, che ci toglie ogni superbia eci fa invocare con la fiducia degliumili: “Padre (…), dacci oggi il nostropane quotidiano” (Mt 6,11).

L’uomo è incapace di darsi la vitada se stesso, egli si comprende solo apartire da Dio: è la relazione con Lui adare consistenza alla nostra umanità ea rendere buona e giusta la nostra vita.Nel Padre nostro chiediamo che siasantificato il Suo nome, che venga ilSuo regno, che si compia la Sua volon-

tà. E’ anzitutto il primato di Dio chedobbiamo recuperare nel nostromondo e nella nostra vita, perché èquesto primato a permetterci di ritro-vare la verità di ciò che siamo, ed è nelconoscere e seguire la volontà di Dioche troviamo il nostro vero bene. Daretempo e spazio a Dio, perché sia ilcentro vitale

della nostra esistenza.Da dove partire, come dalla sor-

gente, per recuperare e riaffermare ilprimato di Dio? Dall’Eucaristia: quiDio si fa così vicino da farsi nostrocibo, qui Egli si fa forza nel camminospesso difficile, qui si fa presenzaamica che trasforma.

Già la Legge data per mezzo diMosè veniva considerata come “panedel cielo”, grazie al quale Israeledivenne il popolo di Dio, ma in Gesùla parola ultima e definitiva di Dio sifa carne, ci viene incontro comePersona. Egli, Parola eterna, è la veramanna, è il pane della vita (cfr Gv6,32-35) e compiere le opere di Dio ècredere in Lui (cfr Gv 6,28-29).Nell’Ultima Cena Gesù riassume tuttala sua esistenza in un gesto che siinscrive nella grande benedizionepasquale a Dio, gesto che Egli vive daFiglio come rendimento di grazie alPadre per il suo immenso amore. Gesùspezza il pane e lo condivide, ma conuna profondità nuova, perché Eglidona se stesso. Prende il calice e locondivide perché tutti ne possanobere, ma con questo gesto Egli dona la“nuova alleanza nel suo sangue”, donase stesso. Gesù anticipa l’atto di amoresupremo, in obbedienza alla volontà

Chiusura del XXV Congresso Eucaristico Nazionale ad AnconaOmelia del Santo Padre domenica 11 settembre 2011

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del Padre: il sacrificio della Croce. Lavita gli sarà tolta sulla Croce, ma giàora Egli la offre da se stesso. Così lamorte di Cristo non è ridotta adun’esecuzione violenta, ma è trasfor-mata da Lui in un libero atto d’amore,di autodonazione, che attraversa vitto-riosamente la stessa morte e ribadiscela bontà della creazione uscita dallemani di Dio, umiliata dal peccato efinalmente redenta. Questo immensodono è a noi accessibile nelSacramento dell’Eucaristia: Dio sidona a noi, per aprire la nostra esisten-za a Lui, per coinvolgerla nel misterodi amore della Croce, per renderla par-tecipe del mistero eterno da cui prove-niamo e per anticipare la nuova condi-zione della vita piena in Dio, in attesadella quale viviamo.

Ma che cosa comporta per lanostra vita quotidiana questo partiredall’Eucaristia per riaffermare il pri-mato di Dio? La comunione eucaristi-ca, cari amici, ci strappa dal nostroindividualismo, ci comunica lo spiritodel Cristo morto e risorto, ci conformaa Lui; ci unisce intimamente ai fratelliin quel mistero di comunione che è laChiesa, dove l’unico Pane fa dei moltiun solo corpo (cfr 1 Cor 10,17), realiz-zando la preghiera della comunità cri-stiana delle origini riportata nel librodella Didaché: “Come questo panespezzato era sparso sui colli e raccoltodivenne una cosa sola, così la tuaChiesa dai

confini della terra venga radunatanel tuo Regno” (IX, 4). L’Eucaristiasostiene e trasforma l’intera vita quoti-diana. Come ricordavo nella miaprima Enciclica, “nella comunioneeucaristica è contenuto l’essere amatie l’amare a propria volta gli altri”, percui “un’Eucaristia che non si traducain amore concretamente praticato è inse stessa frammentata” (Deus caritasest, 14).

La bimillenaria storia della Chiesaè costellata di santi e sante, la cui esi-stenza è segno eloquente di come pro-prio dalla comunione con il Signore,dall’Eucaristia nasca una nuova eintensa assunzione di responsabilità atutti i livelli della vita comunitaria,nasca quindi uno sviluppo socialepositivo, che ha al centro la persona,specie quella povera, malata o disagia-ta. Nutrirsi di Cristo è la via per nonrestare estranei o indifferenti alle sortidei fratelli, ma entrare nella stessa

logica di amore e di dono del sacrificiodella Croce; chi sa inginocchiarsidavanti all’Eucaristia, chi riceve ilcorpo del Signore non può non essereattento, nella trama ordinaria dei gior-ni, alle situazioni indegne dell’uomo, esa piegarsi in prima persona sul biso-gnoso, sa spezzare il proprio pane conl’affamato, condividere l’acqua conl’assetato, rivestire chi è nudo, visitarel’ammalato e il carcerato (cfr Mt25,34-36).

In ogni persona saprà vedere quel-lo stesso Signore che non ha esitato adare tutto se stesso per noi e per lanostra salvezza. Una spiritualità euca-ristica, allora, è vero antidoto all’indi-vidualismo e all’egoismo che spessocaratterizzano la vita quotidiana, portaalla riscoperta della gratuità, della cen-tralità delle relazioni, a partire dallafamiglia, con particolare attenzione alenire le ferite di quelle disgregate.Una spiritualità eucaristica è anima diuna comunità ecclesiale che superadivisioni e contrapposizioni e valoriz-za le diversità di carismi e ministeriponendoli a servizio dell’unità dellaChiesa, della sua vitalità e della suamissione. Una spiritualità eucaristica èvia per restituire dignità ai giornidell’uomo e quindi al suo lavoro, nellaricerca della sua conciliazione con itempi della festa e della famiglia e nel-l’impegno a superare l’incertezza delprecariato e il problema della disoccu-pazione. Una spiritualità eucaristica ciaiuterà anche ad accostare le diverseforme di fragilità umana consapevoliche esse non offuscano il valore dellapersona,ma richiedono prossimità,accoglienza e aiuto. Dal Pane della

vita trarrà vigore una rinnovata capaci-tà educativa, attenta a testimoniare ivalori fondamentali dell’esistenza, delsapere, del patrimonio spirituale e cul-turale; la sua vitalità ci farà abitare lacittà degli uomini con la disponibilitàa spenderci nell’orizzonte del benecomune per la costruzione di unasocietà più equa e fraterna.

Cari amici, ripartiamo da questaterra marchigiana con la forzadell’Eucaristia in una costante osmositra il mistero che celebriamo e gliambiti del nostro quotidiano. Non c’ènulla di autenticamente umano chenon trovi nell’Eucaristia la forma ade-guata per essere vissuto in pienezza: lavita quotidiana diventi dunque luogodel culto spirituale, per vivere in tuttele circostanze il primato di Dio, all’in-terno del rapporto con Cristo e comeofferta al Padre (cfr Esort. ap. pSacramentum caritatis, 71). Sì, “nondi solo pane vivrà l’uomo, ma di ogniparola che esce dalla bocca di Dio”(Mt 4,4): noi viviamo dell’obbedienzaa questa parola, che è pane vivo, fino aconsegnarci, come Pietro, con l’intelli-genza dell’amore: “Signore, da chiandremo? Tu hai parole di vita eterna enoi abbiamo creduto e conosciuto chetu sei il Santo di Dio” (Gv 6,68-69).

Come la Vergine Maria, diven-tiamo anche noi “grembo” disponi-bile ad offrire Gesù all’uomo delnostro tempo, risvegliando il desi-derio profondo di quella salvezzache viene soltanto da Lui. Buoncammino, con Cristo Pane di vita,a tutta la Chiesa che è in Italia!

Chiusura del XXV Congresso Eucaristico Nazionale ad AnconaOmelia del Santo Padre domenica 11 settembre 2011

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Giovanipassionisticrescono.

Nei giorni scorsi la nostra provinciareligiosa ha celebrato due momentimolto felici della propria vita: aMontescosso (PG) l’apertura canonicadell’anno di Noviziato: in questotempo i novizi (quattro, di cui uno,Confr. Michele Messi, è della nostraProvincia) vestiranno per la primavolta l’abito religioso e si prepareran-no alla professione dei voti; aMorrovalle la prima professione delnostro Conf. Federico Di Saverio (diGesù).Tempo quindi di grande gioia, di gran-di emozioni, ma anche di grande pre-ghiera, quella con cui abbiamo soste-nuto e dobbiamo continuare ad accom-pagnare questi nostri giovani nei lorosanti propositi.

PASSIONISTI-CHIESA-SOCIETÀ

Passionisti

Chiesa

Società

http://www.parolaeparole.it P. Lorenzo Mazzoccante, cp

Formazionee spiritualità missionaria

Pace fatta coi Lefebvriani?

La Santa Sede da sempre interessata amantenere la pace e la comunione contutte le espressioni della cristianità, harecentemente richiamato all’ovile imembri della Comunità SacerdotaleSan Pio X, fondata da Mons. Lefebvreche rifiutava il Concilio Vaticano IIritenendolo in contraddizione con lastoria millenaria della Chiesa. Dal Vaticano, infatti, è arrivata la pro-posta di accettare un Preambolo

Caso Ustica, eccole prime condanne

«Ci sono voluti 10 anni, 10 anni dibugie, 10 anni di “perché” senzarisposte. Perché chi sapeva è stato

Dottrinale. Se i lefebvriani l’accettas-sero non solo la comunione dellaChiesa risulterebbe rafforzata, ma laloro comunità sacerdotale sarebbeiscritta nel numero delle prelature per-sonali del Sommo Pontefice (allamaniera di Opus Dei) restando quindisciolta da ogni vincolo e controllo daparte dei vescovi diocesani. La comu-nità San Pio X sta ora studiando iltesto di questo preambolo (destinato arimanere segreto), in vista di unarisposta che si attende entro qualchemese.

Il papa denunciatoal tribunale dell’Aia.

“La madre degli stolti è sempre gravi-da”, diceva un vecchio adagio. E sem-bra che in questo periodo lo sia più delsolito. È notizia recente infatti ladenuncia presentata ai danni diBenedetto XVI al tribunale internazio-nale dell’Aia per crimini control’umanità. Il motivo: avrebbe coperto isacerdoti pedofili. La realtà, però, èquanto mai lontana. Infatti, da quandosono venuti a galla i problemi di pedo-filia nella Chiesa il papa BenedettoXVI non ha mancato di stabilire unalinea ferma e precisa di collaborazionecon le autorità civili e di incontrare levittime di simili brutalità in ogni partedel mondo riscuotendo da loro attesta-zioni di stima ed umanità. Val la penainfine osservare che il caso contestatoè quello del sacerdote americanoStephen Miller Kiesle al quale fu rifiu-tato la riduzione allo stato laicale amotivo della sua giovane età e fu affi-dato alla più paterna cura del propriovescovo. Nel sito è disponibile unacopia della lettera incriminata dell’al-lora card. Ratzinger insieme ad unatrascrizione latina ed una traduzione

zitto? Perché chi poteva scoprire nonsi è mosso? Perché questa verità eracosì inconfessabile da richiedere ilsilenzio, l’omertà, l’occultamentodelle prove? ...Quelli che sapevanohanno deciso che i cittadini, la gente,noi, non dovevamo sapere: hannomanomesso le registrazioni, cancella-to i tracciati radar, bruciato i registri,hanno inventato esercitazioni che nonsono mai avvenute, intimidito i giudi-ci, colpevolizzato i feriti. ...Perché?».Con questo articolo dettato al telefonoda un reporter alla sua testata si con-cludeva “il muro di gomma”, filmdenuncia di Marco Risi sulla questionedi Ustica. Il regista italiano denunciava unasostanziale immobilità delle indagini a10 anni dalla strage. Non potevaimmaginare che sarebbero occorsi 31anni per una prima condanna ai dannidei ministeri dei trasporti e della difesaper non aver garantito la sicurezza deitrasporti ed aver operato pesanti depi-staggi nelle indagini. Non potevaimmaginare che proprio la Libia,ormai liberata da Gheddafi, avrebberappresentato l’unica via per conosce-re la verità storica su quei fatti, se equando deciderà di condividere con leautorità italiane i suoi tracciati radardell’accaduto.

Esplosioni in una centrale nucleare a Marcoule (F).

Parigi dichiara che non c’è rischio dicontaminazione. Sarà anche così, maintanto il dubbio è sempre lo stesso:esisterà mai un governo che, di frontead una emergenza nucleare dichiariapertamente tutti i rischi che ne deri-vano? E così torna alla memoria ilrecente referendum antinuclearevotato in Italia, quando i fautori delNO si trinceravano dietro le sciaguregiapponese e russa per scoraggiare ilconsenso a questa risorsa energetica eavallando l’idea per cui basti nonavere centrali sul territorio nazionaleper mettersi al riparo dagli eventualirischi...Intanto a 200 km di distanza,le protezioni civili di Lombardia eLiguria sono allertate e chiamate afare tutte le verifiche del caso. Forse,a questo punto, sarà più chiaroall’opinione pubblica di casa nostrache non basta essere denuclearizzatiper sentirci al sicuro e che anzi cisiamo privati, di una potente risorsaeconomica.

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11PELLEGRINAGGIO AL MONTE ARGENTARIO E LUCCA

Alla ricerca delle sorgentiE’ stato un pellegrinaggio ai luoghi

di San Paolo della Croce e SantaGemma, che le fraternità di S. Nicolòe Giulianova hanno svolto nei giorni24 e 25 settembre. Più che tradizionalepellegrinaggio, questi due giorni sonostati due giorni d’esercizi spirituali iti-neranti. Erano stati incaricati alcunidella fraternità di San Nicolò di prepa-rare notizie e riflessioni sulla vita, let-tere, diario e autobiografia di SantaGemma Galgani da comunicare a tuttinel viaggio per Lucca. Siamo partiti dibuonora la mattina del 24. Arrivati adOrbetello, ammiriamo la sua laguna epoi il primo ritiro fondato da san Paolodella Croce e dedicato allaPresentazione di Maria santissima,stagliarsi, bianco, nel verde del MonteArgentario.

La meta immediata è il ritiro di SanGiuseppe, poco distante, accolti conmolto affetto da P. José Orbegozo e daSabrina. P. José, già per 12 anni supe-riore generale dei Passionisti, vive da10 anni in questo ritiro e ci ha detto:“Numerosi gruppi passionisti vengonoa questo “Monte Santo”, per bere aquesta fonte dello Spirito che sgorgadal cuore ancora vivo di San Paolodella Croce”. Sabrina di ha detto:“Questo è un Monte Santo, questa èuna Terra Santa”.

Poi la Via Crucis. Il P. José, comein una bellissima meditazione, ci fapercorrere tutte le stazioni. “ViaCrucis insolita – commenta RitaMaraessa – poiché Gesù in tutte le sta-zioni ha al collo una corda”. Il P. Joséce ne fa percepire il senso: Gesù èdescritto lungo il percorso come unuomo legato e costretto dall’umanità aportare il peso della Croce, ma in real-tà tutto dedito a compiere la volontà diDio per la nostra salvezza. Alla fine,infatti, la corda si spezza e Cristo siallaccia al Padre, come per dire: nonsiete voi a innalzarmi sulla Croce, maè il nostro amore, l’amore di tutta laTrinità”.

Visitiamo il Noviziato passandoper gli stretti corridoi, entrando nelleanguste camerette; di tanto in tantoappaiono spicchi di mare, da dentro lafolta vegetazione in cui siamo.Ammiriamo le piccole e semplicicamerette di S. Paolo della Croce,Vincenzo Strambi, B. BernardoSilvestrelli.

Dopo pranzo, scendiamo al ritirodella Presentazione. P. Paolo Zega cifa rivivere i tempi dei primi passionistilassù, la loro vita semplice, austera, distudio e d’apostolato nei dintorni del

Monte. Non manca il ricordo diAgnese Grazi e di altri laici guidatinello spirito da Paolo. Visitiamo letombe dei primi padri, insieme ai qualiil fondatore volle sepolta ancheAgnese Grazi.

Celebriamo la messa del nostrofondatore a S. Giuseppe. Il pensierocentrale dell’omelia si diffonde a

ricordare lo spirito di Paolo che dallebellezze della natura s’innalzava alleperfezioni di Dio e al suo amore pernoi, manifestato soprattutto nellaPassione di Gesù, come un immensooceano”.

La mattina del 25 partiamo perLucca al santuario di S. Gemma.Entriamo nel santuario e c’inginoc-chiano a venerare le spoglie dellaSanta, protettrice del MovimentoLaicale Passionista.

All’omelia insisto su due concettiprincipali: la semplicità disarmantedegli scritti di Santa Gemma, propriodi chi vive la piccolezza spirituale delvangelo e poi il suo offrirsi vittima aGesù per i peccatori. Torna alla menteil libro di Mons. Agresti, già vescovodi Lucca: “Ritratto dell’espropriata”.Gemma non si apparteneva, ma appar-teneva a Gesù e agli altri….

Fatto pranzo dalle Sorelle di SantaGemma a Camigliano, visitiamo lacasa natale della Santa e poi casaGiannini con i mille ricordi diGemma. Ecco alcune emozioni susci-

tate da questo percorso. “Ho provatodelle emozioni forti. Vedere la casanatia della Santa e la casa dove lei haconsumato con tanto generosità l’amo-re per Gesù, è stato per me molto toc-cante; in alcuni momenti mi sonocommossa fino alle lacrime”(Loredana Braca). “Ci hanno affasci-nato tutti gli oggetti che le sono appar-

tenuti, come il quadro del Cuore diGesù e il grande Crocifisso dove misono fermata anch’io a lungo per pre-gare e ‘parlare’, come sono abituata afare ogni giorno davanti al mio piccoloCrocifisso…. Che santi eccezionali,Paolo e Gemma, cuori pieni di amoreper Gesù. Fanno nascere anche nelmio cuore il desiderio di infuocarmi eringraziare sempre più Gesù per ildono del suo amore” (Olga Orlando).

Riprendiamo la via del ritorno,stanchi sì, ma con tante sentimenti checi colmano la mente e il cuore. Sullastrada del ritorno, ecco alcuni commen-ti: “La mente è rimasta in quei luoghi dipace. Vorrei gustare a piccoli sorsi que-sto senso di pace e di tranquillità che mipervade e far sì che quelli che mi stan-no intorno possano trarre da me le stes-se sensazioni” (Loredana Braca). “Leparole riducono molto l’intensità del-l’esperienza vissuta, perché le opere diDio vanno contemplate personalmentein unione intima con Gesù” (RitaMaraessa). Consigliamo quest’espe-rienza anche ad altri.

P. Lorenzo Baldella, cp

Amici di S. Nicolò a Tordino e Giulianova davanti al primo conventoPassionista sul Monte Argentario

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12 TESTIMONIANZE

Ricordandola testimonianza di Anna

Caro padre, unitamente a Nadia,desidero ringraziarla, di tutto cuore,per averci spedito la toccante mail deltestamento spirituale di Anna, chedescrive le grandi qualità di Anna,che non sempre sono state apprezzatee valutate nella giusta maniera.

Penso che averla frequentata econosciuta, sia stato, per noi, un pri-vilegio non comune, un insegnamen-to di vita e una grazia ricevuta, infattila sua vita terrena è sempre stataimpostata nel donare a tutti, con slan-cio, amore ed affetto, senza mai chie-dere nulla in cambio. Come lei bendice, abbiamo ora un nuovo angelo incielo, che veglierà su di noi, sperandoche possa, da lassù, infondere lanecessaria forza per mantenere ilgruppo familiare in Sud Africa sem-pre unito. Il caro e vivido ricordo diAnna rimarrà indelebile nei nostricuori.

Nadia e Giorgio Rossato

Anna una donna pienadi fede

Carissimo padre, con vero dispia-cere e cordoglio ho appreso la notiziadella dipartita della mamma di Mario.Non li conoscevo di persona, ma dalletue notizie avevo imparato a conoscer-li specie dopo il loro soggiorno inItalia per la malattia di Mario. Oggileggo la testimonianza di Anna inoccasione della sua consacrazione emi rendo conto maggiormente cheAnna è stata una donna piena di fede edi amore per Gesù Crocifisso e che lasua vita era imperniata su questo gran-de amore per Gesù. Ti sono vicino inquesto momento e ti ricorderò nellemie preghiere insieme alla sua fami-glia.

Riccardo

Mi ha fatto sentire Annacome una sorella

Ho appreso la morte di tua nipotee mi è dispiaciuto veramente tanto,ricordo bene quando mi parlavi di leie dei sacrifici che faceva, per starevicino al figlio, quando è venuto inItalia per curare la malattia che loavevo colpito. Ti ringrazio per questa

testimonianza che in qualche modomi ha fatto sentire Anna come unasorella in questo cammino che abbia-mo avuto la grazia di fare, anche se inpaesi diversi ma con uno scopocomune di amare e far amare GesùCrocifisso.

Maria Letizia

La graziadegli esercizi spirituali

Ho partecipato per la prima voltaagli esercizi spirituali e sono rimastacontenta, sazia della pace che ilSignore infondeva nel mio cuore inquei giorni. Stare in contatto conGesù per tutta la giornata, non pensa-re ai vari problemi quotidiani, il solopensiero era la preghiera, che ti face-va stare in sintonia con il nostroPadre, preghiera concentrata solo sudi Lui, senza pensare altro.

E’ diversa la preghiera quotidianaperché anche se nel cuore c’è sempreLui devi affrontare i problemi che lavita ti offre.

Giorni trascorsi velocemente econ tristezza ritornavo a casa.

Ora la mia preghiera è più tran-quilla, mi ritrovo durante la giornataa riflettere su una parola letta dalvangelo o mi ritrovo una canzonenella mia mente.

Grazie, Signore, per tutto quelloche ho imparato.

Concetta Longo di Bari

Il mio cammino è lungoma va dirittoverso la meta

Carissimo padre, scrivo per ringra-ziarla infinitamente per i tre giorni diesercizi trascorsi al Santuario di s.Gabriele. Per me sono stati solo tregiorni, pochi numericamente, mamolti spiritualmente. Le sue catechesi,che ho passato anche ad alcune perso-ne che frequentano con me gruppi dipreghiera, vanno rilette ogni giornoperché ogni giorno c’è bisogno dientrare nel mare della Passione. Certonon tutto ciò che ci distrae durante ilgiorno è utile, ma è doveroso e fonda-mentale riconoscere ogni istante che ciunisce alla Croce di Gesù. Ringraziodi cuore le persone meravigliose cheerano agli esercizi. Il mio è un cammi-no lungo e pieno di ostacoli ma vadiritto verso la meta.

Mariangela di Udine

Sento Gesù accanto a me

Desidero manifestare tutta la miagratitudine a Gesù Crocifisso per aver-mi accolto nella famiglia passionista.Sono molto contenta di aver fatto laconsacrazione perpetua negli esercizispirituali: non dimenticherò mai ilricordo e l’emozione di quel giorno.Sento la presenza di Gesù accanto ame e per questo dedico molto tempo apregare, perché ho promesso a GesùCrocifisso di amarlo e farlo amore. Tiringrazio per avermi coinvolta in que-sto cammino di fede.

Vagnozzi Annita

Ringrazio tutto il gruppoper il calore umanocon cui mi hanno accolto

La settimana di ritiro spiritualepassata a San Gabriele è stata per meuna settimana piena di emozioni per-ché, dopo averci riflettuto molto, final-mente ho potuto fare la prima consa-crazione a Gesù Crocifisso.

Per me è stata una grazia incredibi-le: non avrei mai pensato negli annipassati che un giorno avrei apertototalmente il mio cuore all’amore diGesù, perché nella mia vita tante volteho pensato che Gesù mi aveva abban-donata. Ero tanto cieca e sorda che nonriuscivo a vedere che proprio grazie al

Anna Salvatori il giorno della suaconsacrazione perpetua il 22-1-2008.

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13TESTIMONIANZE

suo amore infinito che mi dato sem-pre, io oggi posso vivere questa miavita piena di amore e di serenità.Padre, ti supplico di pregare per meche ne ho tanto bisogno e ti ringraziodal profondo del mio cuore per tuttoquello che ci insegni per vivere legiornate in santità. Desidero ringrazia-re tutto il gruppo degli Amici di GesùCrocifisso per il calore umano con cuimi hanno accolta e mi hanno aiutato aprepararmi alla consacrazione.

Rosanna Cervelli

Ho trovatogli esercizi spiritualimolto profondi.

Ho preso davvero coscienza che ilnostro fondatore è un grandissimosanto e che la meditazione dellaPassione di Gesù ha un valore grandis-simo.

Renata

Combatterela buona battaglia

Partecipare ad un corso di esercizispirituali è sempre una grande grazia,come un pieno di energia speciale, dacui attingere nei tempi di magra, checrescono con il passare degli anni,forse perché la maturità porta ad unaconoscenza maggiore di sé. Il tema diquest’anno ha riguardato il combatti-mento spirituale e devo dire che i

nostri padri non ci hanno fatto manca-re nulla, per approfondire al meglio laconoscenza di ciò che ogni cristianodovrebbe avere molto chiara, visto chechi si accinge a seguire il Signore deveprepararsi a combattere la buona batta-glia, come esorta San Paolo nelle sue

lettere. La cosa che più mi ha colpito èstata che la tentazione è una verifica,una prova, un’opportunità che rendepiù sicuro il nostro cammino se lacombattiamo fortificandoci con isacramenti. La riflessione che più mi èrimasta nel cuore, vedendo i diversifilmati che ci guidavano nelle cateche-si, è stata quella in cui si diceva che

seguire Gesù significa prendere lacroce e che in due modi portiamo lacroce del Signore: quando con larinuncia dominiamo la carne e quandola compassione per il prossimo è vera,sentiamo i suoi bisogni come fossero inostri. Chi soffre personalmente quan-do il prossimo soffre porta la croce delSignore.

Maria Letizia

Le tentazionie la lotta spirituale

Vivere cinque giorni di ritiro spiri-tuale al santuario di San Gabrieleinsieme alle famiglie della mia frater-nità è un dono che il Signore mi hafatto anche quest’anno; lo ringrazio,perché, nonostante tutto, Lui continuaa chiamarmi incessantemente, conogni mezzo: la sua parola, le guide cheha messo sul nostro cammino, le cate-chesi, le adorazioni eucaristiche. Iltema trattato quest’anno da p. Lucianoriguardava “le tentazioni e la lottaspirituale”: ha fatto chiarezza sui tantidubbi che penso abbia chiunque cerchidi fare un cammino cristiano. Al rien-

tro, dopo ogni corso di esercizi, facciosilenzio dentro di me, per poter appro-fondire quello che ho ascoltato e vis-suto; quest’anno è rimasta in me laparola “Rivestitevi dell’armatura diCristo” ed il concetto che le proveservono a fortificarci nel cammino conDio.

Mariella Menghini

25° di matrimonio di Paolo e Mariella di Civitanova

25° di matrimonio di Mimmo e Olga di Giulianova

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14 TESTIMONIANZE

La fratellanza ci uniscein una vera famiglia

Rispondo ai quesiti che ci sono statiproposti al termine del corso di esercizispirituali a San Gabriele.Personalmente ho avuto da Gesù ildono bellissimo di vivere cinque giorniin serenità, insieme a tanti fratelli. Miha dato la possibilità di conoscere Gesùe la sua amara Passione più intensa-mente, capire quanto ci ha amato. Hadato la vita per riscattarci dalla morte edonarci la vera vita. Ciò che mi è rima-sto più impresso di questi giorni è lafratellanza che ci unisce come una verafamiglia, la solidarietà, l’aiuto recipro-co e la volontà di migliorarci. Lo scam-bio di opinioni, fra membri di varie fra-ternità, sarà di grande aiuto per il futurodel nostro Movimento. Quale frutto horicavato? La crescita del mio amore perGesù, la certezza che nei momenti buidella mia vita non sono mai sola, per-ché Lui è sempre con me, per darmicoraggio, speranza e aiuto. Ho avuto lagioia di rinnovare per la terza volta lamia Consacrazione a Gesù Crocifisso.Nel mio cuore c’è più che mai la volon-tà di fuggire ogni peccato, per non dar-gli dolore. Lo prego continuamente diaccendere la sua luce sul mio cammino,perché i miei passi siano sempre graditia Lui e di sostenermi con le sue manimisericordiose, se dovessi vacillare.

Germana

Il calvario della piccolaAnna continua

Caro padre, scusami per il ritardonel dare notizie della piccola Anna,che ora ha 4 anni. Siamo tornati daRoma il 6 settembre. Per ora è tutto installo…. Non si va né avanti, né indie-tro. E il mistero della sofferenza conti-nua. Quale sarà il progetto di Dio sututto questo? Chi dovrebbe osservare eriflettere, forse anche per prendere inconsiderazione la possibilità di un ini-zio di conversione, pensa a mangiare,a bere e a svagarsi. E’ proprio il casodi dire: “Non c’è peggior sordo di chinon vuol sentire e non c’è peggiorcieco di chi non vuol vedere! “. Midomando: Se si vede una bambina,un’innocente soffrire da quattro anni ea tutt’oggi non siamo a capo di niente,non dovrebbe venire in mente almenoa chi ci sta intorno, che forse quellasofferenza è un messaggio d’amore edi vita che invita a revisionare la pro-pria esistenza? Eppure sembra che una

riflessione così banale non venga fatta.Credo che tante persone pur consape-voli di costruirsi l’inferno con le pro-prie mani, siano talmente schiavemorali del Maligno da preferire unmisero godimento passeggero oggi(anche se consapevoli della pena chele aspetta) piuttosto che impegnarsi acambiare. Forse, pensano che laMisericordia di Dio sia una sorta disaldi di fine stagione. Il fatto è che setale Misericordia non viene accettata,neanche Dio può salvare, perché Eglistesso ci ha donato il libero arbitrio ecertamente la salvezza non vieneimposta. Continuiamo a pregare con lasperanza che tante persone possanoessere scosse dal loro torpore spiritua-le e possano ricordarsi che la vita nonè materia da sprecare, ma amore datrasmettere.

Fabrizio

Gioie e dolori del primoanno di matrimonio!

Carissimo padre. come tu sai, ogginoi compiamo un anno di vita matri-moniale! Gioie e dolori non sono man-cati nella nostra vita in questo primoanno. Tanti rosari e coroncine delladivina misericordia ci hanno salvato,sostenuto, dissipato le più aspre diffi-coltà. Quanta umanità e perdono,quanta pazienza e quanta donazione diamore ci vuole per vivere santamentela nostra vocazione. Speriamo che Dioabbia pietà di noi e faccia di noi ilcapolavoro di amore che lui deside-ra! Oggi siamo tornati nella nostrachiesa e abbiamo partecipato allaS.Messa delle 11.00 come un anno fà,

abbiamo portato una rosa aMaria SS. e abbiamo pregatoinsieme. É bellissimo quandosi lascia “il mondo” per entra-re nella casa di Dio e stare incomunione con Dio. Io e miomarito siamo tanto piccoli eincompleti senza Lui! Quandosi affronta il vivere quotidia-no, siamo molto vulnerabili!Ma vivere e assaporare la pre-senza di Dio nella nostra vitaci dona tanta pace e gioia!

Giovani sposi

La direzionespirituale

Sai che vivo lontano dallatua sede. Ma ogni anno hocercato di venire alcuni giornilì vicino, per poterti incontra-

re e ricevere nuovi e utili suggerimen-ti. Sono venuta anche quest’anno, mapurtroppo non è stato possibile incon-trarti. Non ho ancora un direttore spi-rituale o peggio un confessore fisso ene sento la necessità. Mi sono impe-gnata varie volte a cercarlo. Ne avevotrovato prima uno e poi un altro, maper poco tempo, perché si sono trasfe-riti e sono rimasta senza. Pensavo diessere fissata a pretendere un confes-sore particolare, però ho letto nella tuacatechesi di settembre metti in eviden-za la direzione spirituale di san Paolodella Croce e il vantaggio che l’animane ricavava, per cui mi incoraggio acercare quello che fa per me. Le quat-tro domande che hai posto in fondoalla catechesi m’interrogano molto.Ma è colpa mia se non riesco a trovareun sacerdote serio e spirituale che miaiuti sul serio e non si riduca a scusarei miei peccati e la mancanza di amoreal Signore? Gesù però non mi abban-dona e spesso lo sento molto vicino enon mi sento sola e desidero un buonconfessore. Non lascio la preghieramentale e vocale e sento il bisogno dipregare e lo faccio con gioia. Quandoposso, trascorro vicino a GesùCrocifisso qualche ora senza accorger-mene, ma con un aiuto spiritualeandrei meglio, specialmente quandonon mancano giorni oscuri. Mi affidoal Signore e alla Mamma celeste, chemi ridonano gioia e serenità. Per que-sto non mi sento né scoraggiata néabbandonata. In comunità mi trovobene. Lavoriamo insieme e cerchiamodi fare del nostro meglio a coloro cheavviciniamo per la gloria di Dio e latestimonianza religiosa. Ringrazio pertutto il bene ricevuto.

Una suora

Amici di G.C. al Monte Argentario,dal convento di S. Giuseppe

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15La letterina a Gesù Bambino

La letterina a Gesù Bambino

Mi sento emozionato, caro Gesù, nel farTi gli auguri di buon compleanno. In ogni Natale Tu sei ilfesteggiato, ma quante volte noi ci appropriamo della festa...e Ti lasciamo nell’angolo di un vago ricordo:senza cuore e senza ospitalità sincera!Da più di 2000 anni, ad ogni Natale, noi ci scambiamo gli auguri perchè avvertiamo che la Tua

Nascita è anche la nostra nascita: la nascita della Speranza,la nascita della Vita, la nascita dell’Amore, la nascita di Dionella grotta della nostra povertà.Però (quanto mi dispiace doverlo riconoscere!) il TuoNatale è minacciato da un falso natale, che ci invade e ci insi-dia e ci narcotizza fino al punto da non vedere più e non sentirepiù il richiamo del vero Natale: il Tuo Natale, il Nataledi cui abbiamo bisogno!Quante luci riempiono le vie e le vetrine in questo periodo! Mala gente sa che la Luce sei Tu?E se interiormente gli uomini restano al buio, a che serve addob-bare la notte con variopinte luminarie?Non è una beffa, o Gesù? Non è un tradimento delNatale?Queste domande, caro Gesù, si affollano nel mio cuore e diven-tano un invito forte alla conversione.E noi cristiani mandiamo luce con la nostra vita? E le famigliee le parrocchie rassomigliano veramente a Betlemme?

Si vede la stella cometa nei nostri occhi pieni di bontà? Dalle case e dai luoghi di divertimento in questigiorni escono musiche che vorrebbero essere invito alla gioia. Ma di quale gioia si tratta? Gli uominihanno scambiato il piacere con la gioia: quale mistificazione!Il piacere è il solletico della carne e, pertanto, sparisce subito e va continuamente e insaziabilmente ripetuto;la gioia, invece, è il fremito dell’anima che giunge a Betlemme e vede Dio e resta affascinata e coinvoltanella festa dell’ Amore puro.Sarà questa la nostra gioia? Sarà questo il nostro Natale?Gesù come vorrei che fosse così!Ma c’è un altro pensiero che mi turba e mi fa sentire tanto distante il nostro natale dal Tuo Natale.A Natale Gesù Tu non hai fatto il cenone e non hai prenotato una stanza in un lussuoso albergo di unarinomata stazione sciistica.Tu sei nato povero, Tu hai scelto l’umiltà di una grotta e le braccia di Maria. Come sarebbe bello se aNatale, invece di riempire le case di cose inutili, le svuotassimo per condividere con chi non ha, per farel’esperienza meravigliosa del dono, per vivere il Natale insieme a Te, o Gesù!Questo sarebbe il vero regalo natalizio!A questo punto io Ti auguro ancora con tutto il cuore: buon compleanno Gesù!Ma ho paura che la Tua Festa non sia la nostra festa. Cambiaci il cuore , o Gesù, affinché noi diven-tiamo Betlemme e gustiamo la gioia del Tuo Natale con Maria, con Giuseppe, con i pastori, con tanteanime che, con il cuore, hanno preso domicilio a Betlemme.Buon Natale a tutti...., ma ora sapete di quale Natale intendo parlare.

Cardinale Angelo Comastri

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Calendario degli Amici

29 ottobre Consiglio Nazionale elettivo ed organizzativo a Morrovalle 06 novembre Ritiro mensile e consacrazioni a Morrovalle 12 novembre Ritiro e Consacrazioni a San Nicolò a Tordino 20 novembre Ritiro e Consacrazioni a Giulianova Lido 11 dicembre Ritiro mensile a Morrovalle 31 dicembre Preghiera, Messa e festa di fine anno a Morrovalle: Ore 22,00-24.

Ricordiamo al Signore i nostri defunti

Novembre-Dicembre 2011 – Anno XII n. 6

Autor. Trib. di MC n. 438\99 del 17-12-1999Sped. Ab. Post. D.353/2003 (L. 27/02/2004 n. 46)Art. 1, Comma 2, DCB Macerata.Editoriale ECO srl - C. c. p. 11558624Dir. Tonino Taccone – Red. P. Luciano TemperilliPiazzale S. Gabriele 2 – 62010 Morrovalle McT. 0733/221273 - C. 349.8057073 - Fax 0733/222394E-mail [email protected]://www.amicidigesucrocifisso.org

Un grazie sincero a coloro che hanno inviato la loro offerta per le spese di stampa

Buon Natale e Santo Anno NuovoCarissimi Amici, stiamo per concludere, con il 2011, il 22° anno del cammino degli AGC. Il Nataleè vicino. Desidero anticipare a tutti voi gli auguri più sinceri di Buon Natale e Felice Anno Nuovo,pieno di santità. Seguendo l’esempio del nostro Fondatore, gli auguri più sentiti ve li darò nella celebra-zione eucaristica della notte di Natale. Porterò con me all’altare tutti i vostri cuori e quelli delle vostrefamiglie per metterli nel calice del Signore e affidarli alla tene-rezza del suo amore. Un saluto e un augurio particolare, contante benedizioni desidero inviare ai circa 70 nuovi Amici chein questo anno si sono aggiunti al cammino laicale passionistaspecialmente nelle nuove fraternità di Castellano di S.Elpidio a Mare FM e, ultima, di Villa Lempe di Civitella delTronto TE.Quando riceverete questa rivista, si sarà già svolto il 29 ottobre aMorrovalle l’importante XXII Consiglio Nazionale, con funzioneelettiva, organizzativa e formativa. Ne daremo ampia notizia nelprossimo numero della rivista. In questo anno, come formazione,abbiamo approfondito la conoscenza di S. Paolo della Croce; nel2012 e 2013 approfondiremo la Spiritualità Laicale Passionista,come insegnata dal nostro Fondatore. Lo faremo attraverso larivista, il ritiro mensile e il secondo incontro delle Fraternità.Presto vi manderemo il programma dettagliato. In questo anno ilSignore ci ha mandato circa 70 nuovi fratelli e sorelle, avvicinandoci molto alla meta dei 3.000 iscrit-ti. Abbiamo anche avuto circa 80 consacrati nei vari gradi. Ringraziamo di cuore il Signore per questodono e siamo per loro veri amici e guide sicure nel cammino passionista. Raccomando una maggiore partecipazione agli incontri delle Fraternità, alla Peregrinatio Crucis, al corsodi formazione in febbraio e agli esercizi spirituali in agosto a S. Gabriele. Chiedo scusa se non sempreriesco a rispondere ai vostri gesti di affetto e generosità. Vi assicuro che vi porto nel cuore e prego pervoi e famiglie. Anticipo agli eccellentissimi vescovi dove sono le nostre fraternità, ai Superiori, aiParroci, agli Assistenti e a tutti voi e famiglie, con tante benedizioni. Chiedo scusa se non sempre riescoa rispondere ai vostri gesti di affetto e generosità. Vi assicuro che prego per voi e famiglie e vi mettoogni giorno nel calice del Signore. Un abbraccio a tutti con tante benedizioni.

P. Alberto Pierangioli