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L’apertura del Convegno diocesano on lasciamoli soli! Accompagnare i genitori nell’educazione dei figli adolescenti». Sarà questo il tema del prossimo Convegno ecclesiale diocesano che prenderà il via domani nella basilica di San Giovanni in Laterano. I temi oggetto di riflessione saranno diversi e a indicare le piste per il lavoro pastorale sarà Papa Francesco, che aprirà il Convegno alle ore 19. Seguirà la presentazione dei sei laboratori, previsti la sera successiva (martedì 20) nelle prefetture della diocesi, a partire dalle 19, sui seguenti temi: “La N « casa e la vita in famiglia”, “La scuola e lo studio”, “Interagire con la solitudine dei social network”, “La relazione tra le generazioni”, “La precarietà della vita: povertà, sofferenza, morte”, “Superare l’isolamento delle famiglie”. I partecipanti all’incontro di domani riceveranno il sussidio che conterrà tracce utili per il confronto, con una prima parte introduttiva – e ampi riferimenti all’Amoris laetitia – e una seconda di domande, con l’obiettivo di non allontanarsi dalla concretezza della vita e della realtà pastorale e di arrivare alla formulazione di proposte. La serata di domani nella basilica lateranense si chiuderà con l’intervento del cardinale Agostino Vallini, che concluderà il suo mandato nove giorni dopo. Presente al Convegno anche l’arcivescovo Angelo De Donatis, nominato il 26 maggio dal Santo Padre nuovo vicario generale per la diocesi di Roma. Con lui il vicegerente, i vescovi ausiliari, i sacerdoti, i religiosi e le religiose e centinaia di laici provenienti dalle parrocchie e dalle altre realtà ecclesiali della diocesi nonché i rappresentanti delle aggregazioni ecclesiali, delle cappellanie e delle scuole cattoliche della città. I partecipanti, esibendo il pass, potranno parcheggiare nelle due aree di sosta dedicate (parcheggio dell’Università Lateranense e slargo antistante il Palazzo del Vicariato). Così anche per accedere nella basilica di San Giovanni in Laterano, che sarà possibile solo dall’ingresso principale, dopo essersi sottoposti ai consueti controlli di sicurezza. Martedì si svolgeranno i laboratori nelle 36 prefetture. I laboratori di ogni ambito saranno guidati, come negli anni passati, da un “facilitatore” che avrà il compito di agevolare il confronto e riordinare i contributi dei partecipanti. Al centro della riflessione ci saranno questioni come la collaborazione tra parrocchie, famiglie e scuole, l’utilizzo dei social network e gli aspetti educativi connessi, le relazioni con gli anziani. Il Convegno avrà il suo epilogo a settembre: lunedì 18, infatti, sempre a San Giovanni, i vescovi ausiliari riferiranno i risultati dei laboratori svolti nelle prefetture dei propri settori e l’arcivescovo vicario De Donatis esporrà gli orientamenti pastorali per il nuovo anno. Lunedì alle 19 a San Giovanni il discorso di Francesco, quindi l’intervento del cardinale Vallini Il 20 laboratori nelle prefetture Chiusura a settembre: De Donatis con gli orientamenti pastorali DI ANGELO ZEMA abbraccio a trenta rifugiati. Segno i- nequivocabile di una vicinanza ma- nifestata in tante occasioni: dalla pri- ma visita in terra italiana a Lampedusa al viaggio a Lesbo, all’ospitalità di alcuni pro- fughi fino a quell’appello del 6 settembre 2015 all’accoglienza che ha scosso molte co- scienze. Sarà con quell’abbraccio che di fat- to il Papa aprirà domani il Convegno dioce- sano 2017, nel complesso del Laterano, a po- chi passi dalla basilica di San Giovanni in La- terano, cattedrale di Roma. Poco prima di ri- volgere il suo discorso di apertura del Con- vegno (sul tema dell’educazione degli ado- lescenti) agli oltre duemila partecipanti riu- niti in cattedrale, Francesco incontrerà tren- ta rifugiati accolti dalle parrocchie di Roma, alla vigilia della Giornata mondiale del rifu- giato (20 giugno). Un appuntamento an- nuale, quello indetto dall’Onu nel 2000, in cui la Caritas di Roma promuove ogni anno numerose iniziative per sensibilizzare la dio- cesi su questi temi, ed è l’occasione anche per rilanciare il messaggio del Papa per la Gior- nata del migrante e del rifugiato che la Chie- sa celebra ogni anno la terza domenica di gennaio. Questa volta è il Papa in persona a farsi mes- saggio di accoglienza, per mostrare concre- tamente il suo affetto a chi ha vissuto dram- mi che segnano a volte in maniera indelebi- le la propria vita (come raccontiamo nello speciale a pagina 2 dedicato ad alcune storie di rifugiati accolti dalle parrocchie di Roma). A chi è vittima della migrazione forzata ha rivolto il suo pensiero anche nel recente mes- saggio per la Giornata mondiale dei poveri, scrivendo che «la povertà... ci interpella ogni giorno con i suoi mille volti segnati dal do- lore, dall’emarginazione, dal sopruso, dalla violenza..., dalle torture e dalla prigionia, dal- la guerra... dalle tratte e dalle schiavitù, dal- l’esilio e dalla miseria, dalla migrazione for- zata». E domani, attorno alle 18.30, sarà da- vanti a quei volti. Perché la Chiesa di Roma abbia a cuore innanzitutto i poveri. Un invi- to che hanno ben compreso le 38 tra par- rocchie e istituti religiosi che hanno dato o- spitalità finora a 121 persone, 57 in prima accoglienza e 64 in seconda accoglienza, a partire dall’appello rivolto da Francesco du- rante l’Angelus del 6 settembre 2015: «Ogni parrocchia, ogni comunità religiosa, ogni mo- nastero, ogni santuario d’Europa ospiti una famiglia, incominciando dalla mia diocesi di Roma». Quel vibrante appello ha lasciato il segno: oltre 135 telefonate, il coinvolgimento di 20 famiglie, e i numeri indicati prima che dico- L no nei fatti una solidarietà incarnata. Un’ac- coglienza coordinata dalla Caritas diocesana con il progetto “Ero forestiero e mi avete o- spitato”. «Alcuni ospiti – spiega la Caritas – nel corso del 2016 hanno trovato una solu- zione alloggiativa autonoma, lasciando l’al- loggio e garantendo così l’ingresso di nuovi ospiti. Gli alloggi messi a disposizione sono diffusi in 12 Municipi. Ciascuna soluzione a- bitativa ha un numero contenuto di posti, da 1 a 5». Dal giugno 2016 la Caritas ha am- pliato l’accoglienza anche alle famiglie con il programma “Pro–tetto: rifugiato a casa mia”, avendo come duplice obiettivo l’intensifica- zione dell’impegno verso l’integrazione di migranti e rifugiati e la promozione di un’e- sperienza di autentica condivisione: tre fa- miglie romane hanno accolto altrettanti im- migrati, altre stanno svolgendo un percorso di formazione per iniziare l’esperienza. Due progetti definiti di “accoglienza diffusa”, che coinvolge anche i volontari delle parroc- chie e gli operatori della Caritas che accom- pagnano il percorso: «Un nuovo modo di in- tendere l’accoglienza, basata sul principio che un percorso di integrazione parta anzitutto dalla costruzione di reti sociali oltre che di re- lazioni di amicizia e di solidarietà. Una pra- tica che permette a tutte le persone coinvol- te di entrare realmente in contatto con l’al- tro, il quale smette presto di essere “l’ospite” per essere scoperto nelle sue caratteristiche individuali, bisogni, aspirazioni e obiettivi. Un’intera comunità che abbraccia il nuovo ar- rivato, si prende carico dei suoi bisogni e ri- ceve in cambio la partecipazione attiva da parte della persona accolta». Questo percor- so di “accoglienza diffusa” si concretizzerà domani davanti al Papa. Le iniziative dell’Onu: incontri, arte, cibo e un match di calcio Giornata Carità del Papa Il 25 colletta nelle chiese omenica prossima la diocesi di Roma e tutte le diocesi italiane celebreranno la “Giornata per la carità del Papa”. In tutte le chiese della diocesi è in programma una colletta che sarà destinata alle opere di carità indicate dal Santo Padre. «Le offerte raccolte con le quali Papa Francesco viene in soccorso di tanti poveri in tutto il mondo», per il cardinale Vallini, «sono lo sguardo rispettoso ma attento di ciascuno di noi che si sente partecipe della sofferenza altrui». Il cardinale chiede ai parroci e ai rettori di chiese di spiegare ai fedeli l’importanza e il significato di questo gesto di carità, «che per la nostra Chiesa diocesana è del tutto particolare, essendo il Papa il nostro vescovo». I soci del Circolo San Pietro collaboreranno alla raccolta che potrà essere consegnata direttamente a loro o versata in Vicariato. D solidarietà ggi, solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, alle ore 19, il Santo Padre presiederà la celebrazione eucaristica sul sagrato della basilica di San Giovanni in Laterano, cattedrale di Roma. Seguirà la processione eucaristica verso la basilica di Santa Maria Maggiore, che si snoderà lungo via Merulana, al termine della quale Francesco impartirà la benedizione eucaristica. Una novità, quella di celebrare la Messa del Corpus Domini la domenica e non il giovedì, per uniformare la data della celebrazione a quella della Chiesa italiana e per consentire la partecipazione di un maggior numero di fedeli. Parteciperanno il cardinale Agostino Vallini, l’arcivescovo Angelo de Donatis – nominato dal Papa nuovo vicario generale per la diocesi di Roma –, l’arcivescovo vicegerente Filippo Iannone, i vescovi ausiliari, decine di sacerdoti. I fedeli, come già annunciato e come è accaduto negli anni passati, non avranno bisogno di biglietto: all’apertura dei varchi (presumibilmente verso le ore 17.30), espletati i consueti controlli di sicurezza, potranno accedere al prato antistante la basilica. Non sono previste sedie. I fedeli disabili (con un accompagnatore) avranno un settore riservato. Per le religiose, informa l’Ufficio liturgico diocesano, «sono previste sedie sul viale che divide in due il prato. Anche per loro non è previsto biglietto: farà fede l’abito religioso. Le confraternite e le associazioni eucaristiche avranno posto sotto il sagrato, davanti al Palazzo del Vicariato. Anche per loro farà fede l’abito confraternale o associativo». O Corpus Domini, oggi la Messa del Pontefice La processione fino a Santa Maria Maggiore On line su www.romasette.it facebook.com/romasette twitter.com/romasette Anno XLIV – Numero 24 Domenica 18 giugno 2017 La processione del Corpus Domini La serata inaugurale del Convegno 2016 (foto Gennari) Francesco con i rifugiati del Centro Astalli, 10 settembre 2013 Supplemento di Avvenire - Responsabile: Angelo Zema Coordinamento redazionale: Giulia Rocchi Sede: Piazza San Giovanni in Laterano 6a 00184 Roma; [email protected] Tel. 06 6988.6150/6478 - Fax 06.69886491 Abbonamento annuo euro 62,00 C. Corr. Postale n. 6270 intestato a Avvenire - Nei Spa Direzione vendite - Piazza Indipendenza 11/B 00185 Roma - Tel. 06.68823250 - Fax 06.68823209 Pubblicità: Publicinque Roma - Tel. 06.3722871 Domani l’incontro privato con una rappresentanza dei profughi ospitati da parrocchie e istituti, alla vigilia della Giornata mondiale indetta dall’Onu I dati dell’accoglienza Un progetto coinvolge anche le famiglie romane n occasione della Giornata mondiale del rifugiato, l’Alto Commissariato del- le Nazioni Unite (Unhcr) ha lanciato la campagna #WithRefugees per garantire il diritto al lavoro e all’istruzione a tut- ti i rifugiati: «Invitiamo tutti a scattar- si una foto con la scritta #WithRefugees e a postarla e a firmare la petizione sul nostro sito www.unhcr.it», commenta la portavoce per il Sud Europa, Carlot- ta Sami. L’Unhcr, insieme alla Rete Sprar, in collaborazione con Arci, Cari- tas, Centro Astalli e Refugees Welcome, ha deciso di organizzare incontri nei centri di accoglienza. Sul sito c’è una cartina navigabile dove si possono tro- vare tutti gli eventi. Nella Capitale l’incontro con i rifugiati passerà anche attraverso lo sport, l’arte e il cibo. Oggi, allo stadio Tre Fontane, la partita tra la squadra di rifugiati Liberi Nantes e una squadra di personaggi del- lo spettacolo e dello sport: «Ci sarà Da- miano Tommasi. Il calcio di inizio lo darà il nostro ambasciatore, Alessandro Gas- sman, poi ci saranno Diego Bianchi “Zo- ro” e Francesco Pannofino, nostro testi- monial». Sempre martedì sarà inaugura- ta un’installazione al Maxxi, visitabile fi- no al 25: «Un igloo fatto dal diciasset- tenne Achilleas Souras con i giubbotti di salvataggio dei migranti raccolti sull’iso- la di Lesbos». Tappa romana del Refugee Food Festival, ospitato da Eataly: «Vole- vamo creare un contatto in un modo sem- plice, e il cibo è uno dei modi migliori». Chef rifugiati prepareranno una cena con quelli italiani. I Dalla Caritas diocesana un dossier informativo ono 38 le parrocchie e istitu- ti religiosi che hanno dato o- spitalità finora a 121 persone, 57 in prima accoglienza e 64 in se- conda accoglienza, a partire dal- l’appello rivolto da Francesco du- rante l’Angelus del 6 settembre 2015. Gli alloggi messi a disposi- zione sul territorio di Roma sono diffusi in 12 Municipi. L’accoglienza è coordinata dalla Caritas diocesana attraverso il proget- to “Ero fore- stiero e mi ave- te ospi- tato”. Dal giu- gno 2016, la Caritas ha ampliato l’accoglienza anche alle famiglie romane con il pro- gramma “Pro-tetto: rifugiato a casa mia”. Domani la Caritas diocesana, al- la vigilia della Giornata mondia- le del rifugiato indetta dall’Or- ganizzazione delle Nazioni Uni- te nel 2000, proporrà sul suo si- to www.caritasroma.it un dossier informativo sul tema dei rifugia- ti con alcuni focus riguardanti gli aspetti della salute e dei traumi psicologici, il programma di ri- collocamento nei Paesi dell’U- nione europea con particolare ri- guardo ai minori non accompa- gnati e allo scenario mondiale dei rifugiati. S la scheda L’abbraccio di Francesco ai rifugiati accolti a Roma

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Page 1: redazione@romasette.it L’abbraccio di Francesco · cesi su questi temi, ed è l’occasione anche per rilanciare il messaggio del Papa per la Gior-nata del migrante e del rifugiato

L’apertura del Convegno diocesano

on lasciamoli soli!Accompagnare i genitorinell’educazione dei figli

adolescenti». Sarà questo il tema delprossimo Convegno ecclesiale diocesanoche prenderà il via domani nella basilicadi San Giovanni in Laterano. I temioggetto di riflessione saranno diversi e aindicare le piste per il lavoro pastorale saràPapa Francesco, che aprirà il Convegnoalle ore 19. Seguirà la presentazione deisei laboratori, previsti la sera successiva(martedì 20) nelle prefetture della diocesi,a partire dalle 19, sui seguenti temi: “La

casa e la vita in famiglia”, “La scuola elo studio”, “Interagire con la solitudinedei social network”, “La relazione tra legenerazioni”, “La precarietà della vita:povertà, sofferenza, morte”, “Superarel’isolamento delle famiglie”. Ipartecipanti all’incontro di domaniriceveranno il sussidio che conterràtracce utili per il confronto, con unaprima parte introduttiva – e ampiriferimenti all’Amoris laetitia – e unaseconda di domande, con l’obiettivo dinon allontanarsi dalla concretezza dellavita e della realtà pastorale e di arrivarealla formulazione di proposte. La seratadi domani nella basilica lateranense sichiuderà con l’intervento del cardinaleAgostino Vallini, che concluderà il suomandato nove giorni dopo. Presente alConvegno anche l’arcivescovo AngeloDe Donatis, nominato il 26 maggio dalSanto Padre nuovo vicario generale perla diocesi di Roma. Con lui ilvicegerente, i vescovi ausiliari, isacerdoti, i religiosi e le religiose ecentinaia di laici provenienti dalleparrocchie e dalle altre realtà ecclesialidella diocesi nonché i rappresentantidelle aggregazioni ecclesiali, delle

cappellanie e delle scuole cattolichedella città. I partecipanti, esibendo ilpass, potranno parcheggiare nelle duearee di sosta dedicate (parcheggiodell’Università Lateranense e slargoantistante il Palazzo del Vicariato). Cosìanche per accedere nella basilica di SanGiovanni in Laterano, che sarà possibilesolo dall’ingresso principale, dopoessersi sottoposti ai consueti controlli disicurezza. Martedì si svolgeranno ilaboratori nelle 36 prefetture. Ilaboratori di ogni ambito sarannoguidati, come negli anni passati, da un“facilitatore” che avrà il compito diagevolare il confronto e riordinare icontributi dei partecipanti. Al centrodella riflessione ci saranno questionicome la collaborazione tra parrocchie,famiglie e scuole, l’utilizzo dei socialnetwork e gli aspetti educativi connessi,le relazioni con gli anziani. Il Convegnoavrà il suo epilogo a settembre: lunedì18, infatti, sempre a San Giovanni, ivescovi ausiliari riferiranno i risultati deilaboratori svolti nelle prefetture deipropri settori e l’arcivescovo vicario DeDonatis esporrà gli orientamentipastorali per il nuovo anno.

Lunedì alle 19 a San Giovanniil discorso di Francesco, quindil’intervento del cardinale ValliniIl 20 laboratori nelle prefettureChiusura a settembre: De Donatiscon gli orientamenti pastorali

DI ANGELO ZEMA

abbraccio a trenta rifugiati. Segno i-nequivocabile di una vicinanza ma-nifestata in tante occasioni: dalla pri-

ma visita in terra italiana a Lampedusa alviaggio a Lesbo, all’ospitalità di alcuni pro-fughi fino a quell’appello del 6 settembre2015 all’accoglienza che ha scosso molte co-scienze. Sarà con quell’abbraccio che di fat-to il Papa aprirà domani il Convegno dioce-sano 2017, nel complesso del Laterano, a po-chi passi dalla basilica di San Giovanni in La-terano, cattedrale di Roma. Poco prima di ri-volgere il suo discorso di apertura del Con-vegno (sul tema dell’educazione degli ado-lescenti) agli oltre duemila partecipanti riu-niti in cattedrale, Francesco incontrerà tren-ta rifugiati accolti dalle parrocchie di Roma,alla vigilia della Giornata mondiale del rifu-giato (20 giugno). Un appuntamento an-nuale, quello indetto dall’Onu nel 2000, incui la Caritas di Roma promuove ogni annonumerose iniziative per sensibilizzare la dio-cesi su questi temi, ed è l’occasione anche perrilanciare il messaggio del Papa per la Gior-nata del migrante e del rifugiato che la Chie-sa celebra ogni anno la terza domenica digennaio.Questa volta è il Papa in persona a farsi mes-saggio di accoglienza, per mostrare concre-tamente il suo affetto a chi ha vissuto dram-mi che segnano a volte in maniera indelebi-le la propria vita (come raccontiamo nellospeciale a pagina 2 dedicato ad alcune storiedi rifugiati accolti dalle parrocchie di Roma).A chi è vittima della migrazione forzata harivolto il suo pensiero anche nel recente mes-saggio per la Giornata mondiale dei poveri,scrivendo che «la povertà... ci interpella ognigiorno con i suoi mille volti segnati dal do-lore, dall’emarginazione, dal sopruso, dallaviolenza..., dalle torture e dalla prigionia, dal-la guerra... dalle tratte e dalle schiavitù, dal-l’esilio e dalla miseria, dalla migrazione for-zata». E domani, attorno alle 18.30, sarà da-vanti a quei volti. Perché la Chiesa di Romaabbia a cuore innanzitutto i poveri. Un invi-to che hanno ben compreso le 38 tra par-rocchie e istituti religiosi che hanno dato o-spitalità finora a 121 persone, 57 in primaaccoglienza e 64 in seconda accoglienza, apartire dall’appello rivolto da Francesco du-rante l’Angelus del 6 settembre 2015: «Ogniparrocchia, ogni comunità religiosa, ogni mo-nastero, ogni santuario d’Europa ospiti unafamiglia, incominciando dalla mia diocesi diRoma».Quel vibrante appello ha lasciato il segno:oltre 135 telefonate, il coinvolgimento di 20famiglie, e i numeri indicati prima che dico-

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no nei fatti una solidarietà incarnata. Un’ac-coglienza coordinata dalla Caritas diocesanacon il progetto “Ero forestiero e mi avete o-spitato”. «Alcuni ospiti – spiega la Caritas –nel corso del 2016 hanno trovato una solu-zione alloggiativa autonoma, lasciando l’al-loggio e garantendo così l’ingresso di nuoviospiti. Gli alloggi messi a disposizione sonodiffusi in 12 Municipi. Ciascuna soluzione a-bitativa ha un numero contenuto di posti, da1 a 5». Dal giugno 2016 la Caritas ha am-pliato l’accoglienza anche alle famiglie con il

programma “Pro–tetto: rifugiato a casa mia”,avendo come duplice obiettivo l’intensifica-zione dell’impegno verso l’integrazione dimigranti e rifugiati e la promozione di un’e-sperienza di autentica condivisione: tre fa-miglie romane hanno accolto altrettanti im-migrati, altre stanno svolgendo un percorsodi formazione per iniziare l’esperienza.Due progetti definiti di “accoglienza diffusa”,che coinvolge anche i volontari delle parroc-chie e gli operatori della Caritas che accom-pagnano il percorso: «Un nuovo modo di in-tendere l’accoglienza, basata sul principio cheun percorso di integrazione parta anzituttodalla costruzione di reti sociali oltre che di re-lazioni di amicizia e di solidarietà. Una pra-tica che permette a tutte le persone coinvol-te di entrare realmente in contatto con l’al-tro, il quale smette presto di essere “l’ospite”per essere scoperto nelle sue caratteristicheindividuali, bisogni, aspirazioni e obiettivi.Un’intera comunità che abbraccia il nuovo ar-rivato, si prende carico dei suoi bisogni e ri-ceve in cambio la partecipazione attiva daparte della persona accolta». Questo percor-so di “accoglienza diffusa” si concretizzeràdomani davanti al Papa.

Le iniziative dell’Onu: incontri,arte, cibo e un match di calcio

Giornata Carità del PapaIl 25 colletta nelle chiese

omenica prossima la diocesi diRoma e tutte le diocesi italiane

celebreranno la “Giornata per la caritàdel Papa”. In tutte le chiese delladiocesi è in programma una collettache sarà destinata alle opere di caritàindicate dal Santo Padre. «Le offerteraccolte con le quali Papa Francescoviene in soccorso di tanti poveri intutto il mondo», per il cardinaleVallini, «sono lo sguardo rispettoso maattento di ciascuno di noi che si sentepartecipe della sofferenza altrui». Ilcardinale chiede ai parroci e ai rettoridi chiese di spiegare ai fedelil’importanza e il significato di questogesto di carità, «che per la nostraChiesa diocesana è del tuttoparticolare, essendo il Papa il nostrovescovo». I soci del Circolo San Pietrocollaboreranno alla raccolta che potràessere consegnata direttamente a loroo versata in Vicariato.

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solidarietà

ggi, solennità del SantissimoCorpo e Sangue di Cristo,alle ore 19, il Santo Padre

presiederà la celebrazione eucaristicasul sagrato della basilica di SanGiovanni in Laterano, cattedrale diRoma. Seguirà la processioneeucaristica verso la basilica di SantaMaria Maggiore, che si snoderàlungo via Merulana, al termine dellaquale Francesco impartirà labenedizione eucaristica. Una novità,quella di celebrare la Messa delCorpus Domini la domenica e nonil giovedì, per uniformare la datadella celebrazione a quella dellaChiesa italiana e per consentire lapartecipazione di un maggiornumero di fedeli. Parteciperanno ilcardinale Agostino Vallini,l’arcivescovo Angelo de Donatis –nominato dal Papa nuovo vicariogenerale per la diocesi di Roma –,l’arcivescovo vicegerente Filippo

Iannone, i vescovi ausiliari,decine di sacerdoti. I fedeli,come già annunciato ecome è accaduto negli annipassati, non avrannobisogno di biglietto:all’apertura dei varchi(presumibilmente verso leore 17.30), espletati iconsueti controlli disicurezza, potrannoaccedere al prato antistantela basilica. Non sonopreviste sedie. I fedelidisabili (con unaccompagnatore) avrannoun settore riservato. Per lereligiose, informa l’Ufficioliturgico diocesano, «sonopreviste sedie sul viale chedivide in due il prato. Anche perloro non è previsto biglietto: faràfede l’abito religioso. Leconfraternite e le associazioni

eucaristiche avranno posto sotto ilsagrato, davanti al Palazzo delVicariato. Anche per loro farà fedel’abito confraternale o associativo».

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Corpus Domini, oggi la Messa del PonteficeLa processione fino a Santa Maria Maggiore

On line su www.romasette.itfacebook.com/romasettetwitter.com/romasette

Anno XLIV – Numero 24 Domenica 18 giugno 2017La processione del Corpus Domini

La serata inaugurale del Convegno 2016 (foto Gennari)

Francesco con i rifugiati del Centro Astalli, 10 settembre 2013

Supplemento di Avvenire - Responsabile: Angelo ZemaCoordinamento redazionale: Giulia RocchiSede: Piazza San Giovanni in Laterano 6a00184 Roma; [email protected]. 06 6988.6150/6478 - Fax 06.69886491

Abbonamento annuo euro 62,00C. Corr. Postale n. 6270 intestato a Avvenire - Nei SpaDirezione vendite - Piazza Indipendenza 11/B00185 Roma - Tel. 06.68823250 - Fax 06.68823209Pubblicità: Publicinque Roma - Tel. 06.3722871

Domani l’incontro privatocon una rappresentanzadei profughi ospitatida parrocchie e istituti,alla vigilia della Giornatamondiale indetta dall’OnuI dati dell’accoglienzaUn progetto coinvolgeanche le famiglie romane

n occasione della Giornata mondialedel rifugiato, l’Alto Commissariato del-

le Nazioni Unite (Unhcr) ha lanciato lacampagna #WithRefugees per garantireil diritto al lavoro e all’istruzione a tut-ti i rifugiati: «Invitiamo tutti a scattar-si una foto con la scritta #WithRefugeese a postarla e a firmare la petizione sulnostro sito www.unhcr.it», commentala portavoce per il Sud Europa, Carlot-ta Sami. L’Unhcr, insieme alla ReteSprar, in collaborazione con Arci, Cari-tas, Centro Astalli e Refugees Welcome,ha deciso di organizzare incontri neicentri di accoglienza. Sul sito c’è unacartina navigabile dove si possono tro-vare tutti gli eventi.Nella Capitale l’incontro con i rifugiatipasserà anche attraverso lo sport, l’arte e

il cibo. Oggi, allo stadio Tre Fontane, lapartita tra la squadra di rifugiati LiberiNantes e una squadra di personaggi del-lo spettacolo e dello sport: «Ci sarà Da-miano Tommasi. Il calcio di inizio lo daràil nostro ambasciatore, Alessandro Gas-sman, poi ci saranno Diego Bianchi “Zo-ro” e Francesco Pannofino, nostro testi-monial». Sempre martedì sarà inaugura-ta un’installazione al Maxxi, visitabile fi-no al 25: «Un igloo fatto dal diciasset-tenne Achilleas Souras con i giubbotti disalvataggio dei migranti raccolti sull’iso-la di Lesbos». Tappa romana del RefugeeFood Festival, ospitato da Eataly: «Vole-vamo creare un contatto in un modo sem-plice, e il cibo è uno dei modi migliori».Chef rifugiati prepareranno una cena conquelli italiani.

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Dalla Caritas diocesanaun dossier informativo

ono 38 le parrocchie e istitu-ti religiosi che hanno dato o-

spitalità finora a 121 persone, 57in prima accoglienza e 64 in se-conda accoglienza, a partire dal-l’appello rivolto da Francesco du-rante l’Angelus del 6 settembre2015. Gli alloggi messi a disposi-zione sul territorio di Roma sonodiffusi in 12 Municipi.L’accoglienza è coordinata dallaCaritas diocesana attraverso ilproget-to “Erofore-stiero emi ave-te ospi-tato”.Dal giu-gno2016, laCaritasha ampliato l’accoglienza anchealle famiglie romane con il pro-gramma “Pro-tetto: rifugiato acasa mia”.Domani la Caritas diocesana, al-la vigilia della Giornata mondia-le del rifugiato indetta dall’Or-ganizzazione delle Nazioni Uni-te nel 2000, proporrà sul suo si-to www.caritasroma.it un dossierinformativo sul tema dei rifugia-ti con alcuni focus riguardanti gliaspetti della salute e dei traumipsicologici, il programma di ri-collocamento nei Paesi dell’U-nione europea con particolare ri-guardo ai minori non accompa-gnati e allo scenario mondialedei rifugiati.

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la schedaL’abbraccio di Francescoai rifugiati accolti a Roma

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DI MICHELA ALTOVITI

n mazzo di chiavi che stenta acredere suo, della sua casa, e unfiocco di neve che diventa una

valanga, ma di amore. In queste dueimmagini potrebbe essere racchiusa lastoria di Fatima, una trentenne russa chenel 2014, scappata dalla Cecenia, hachiesto asilo politico nel nostro Paese eoggi vive ad Acilia, presso la parrocchiadei Santi Cirillo e Metodio, con la suabambina appena promossa in secondaelementare. «Ho avuto la fortuna diavvicinarmi alla Caritas – racconta lagiovane rifugiata – perché sapevo che miavrebbero potuto aiutare a trovare unlavoro»: da subito c’è la volontà di darsida fare e far fruttare le propriecompetenze, nello specifico una laureain Management e organizzazione di

eventi culturali conseguita a SanPietroburgo. Fatima viene inserita nelprogetto della Caritas, co–finanziatodall’Unione Europea e denominato“Step by step” che le consente diformarsi come mediatrice culturale; ilprimo contratto di lavoro arriva poi asettembre del 2016, presso il Cas, Centrodi accoglienza stroardinaria, inconcomitanza con la possibilità diaderire a un secondo progetto Caritas,“Ero forestiero”, «che con lapartecipazione di 38 parrocchie e istitutireligiosi dislocati in 12 diversi municipidella Capitale – spiega Teresa, tutorindividuale di Fatima – garantisceospitalità gratuita per un anno arichiedenti asilo e rifugiati». Così Fatimae la sua bambina vengono accolte dallacomunità guidata da don GregorioMrowczynski, a Dragoncello: proprio nei

locali della canonica, «smantellando unosgabuzzino e un vecchio ufficioparrocchiale in disuso – spiega il parroco– con l’aiuto di un parrocchianoarchitetto abbiamo ricavato un mini–appartamento di 36 metri quadri». Mal’accoglienza riservata a mamma e figlianon si è limitata agli spazi, sono state lepersone a fare la differenza: «Ho visto intutti, da subito – racconta Fatima,commossa – la voglia e il desiderio diaiutarmi e mi sono sentita più serena emeno sola». Si è formata davvero unarete di solidarietà tra i parrocchiani: c’èchi conserva e dona abiti dismessi daipropri figli per la piccola, chi forniscemateriale di cancelleria per la scuola, chifa la spesa e chi ha donato mobili oaccessori per arredare la casa. Piccoligesti di accoglienza che Fatima ha vistocrescere «come una palla di neve, che più

rotola e più diventa grande e forte». Inparticolare Lia e Raffaele, già genitori ditre ragazzi, hanno preso a cuore, comevice–genitori e vice–nonni, Fatima e lasua bambina dagli occhi blu: «Laseguiamo e la consigliamo quando ce lochiede – spiegano – sapendo che deveanche camminare sulle sue gambe ecostruirsi il suo futuro». Quando Fatimaha bisogno sa di poter contare su di loro:Lia è insegnante presso l’Istitutocomprensivo frequentato dalla bambinacosì, spesso, la porta a casa con sè dopole lezioni, e la segue nei compiti, speciequando la mamma è fuori città per letrasferte di lavoro. E ci sarà proprio Liacon Fatima e sua figlia, domani,all’incontro con Papa Francesco primadel Convegno ecclesiale diocesano, inoccasione della Giornata mondiale delrifugiato.

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Fatima, fuggita dalla Cecenia, commossa da Dragoncello

La giovane, mediatrice culturale,vive con la figlia nella parrocchiaSanti Cirillo e Metodio, dove si èformata una rete di solidarietà

La donna, con il figlio Ayham,è scappata dopo lo scoppiodella guerra ed è tra gli oltre120 rifugiati accolti a Roma

da parrocchie e istituti religiosiVive a San Fedele, a Pietralata«Non ci fanno mancare nulla»Il parroco: «La gioia più grande»

Nour, via dalla SiriaI sogni? Pace e lavoroDI ROBERTA PUMPO

ono sempre di più gliuomini, le donne, i bambiniche, in fuga da guerre,

violenze, povertà assoluta,intolleranza religiosa, cercanoasilo negli Stati dove sanno cheregnano la pace e la libertà.Nour, siriana di 32 anni, è tra glioltre 120 rifugiati accolti daparrocchie e istituti religiosi diRoma: è fuggita da Damasco conil figlio Ayham Al Nabulsi, pochimesi dopo lo scoppio dellaguerra del 2011. Dopo avertrascorso alcuni mesi ospiti diuna zia in Libano, sono arrivatiin Italia l’8giugno del 2013.«Compivo 8anni proprioquel giorno»,ricorda nel suoitaliano perfettoAyham, chesignifica “Uomocoraggioso”. Danovembrevivono presso laparrocchia diSan FedeleMartire a Pietralata, una delletante che ha accolto l’appellolanciato nel 2015 da PapaFrancesco, che chiedeva acomunità parrocchiali, istitutireligosi, monasteri di ospitarefamiglie di profughi. «Nour eAyham sono la gioia più grandedi questi miei dieci anni pastoraliqui a San Fedele. Tutto ciò che hofatto è niente rispetto a questo»,commenta il parroco, donFabrizio Biffi. Mamma e figliosono molto emozionati: domani,vigilia della Giornata mondialedel rifugiato, incontrerannoprivatamente Papa Francesco nelcomplesso del Laterano, pocoprima che inizi il Convegnodiocesano. Ayham è felicissimo:«Da quando ho saputo chepotevo incontrarlo, lo sognotutte le notti e ho preparato perlui un cartellone con la scritta“Pace” in arabo e italiano con i

Scolori dell’arcobaleno». Nour, initaliano “Luce”, è laureata infilosofia. A Damasco è statadocente prima nelle scuoleelementari e poi alle superiori.Ha anche insegnato l’arabo inuna scuola per stranieri. Ottavadi nove figli, è stata l’unica dellafamiglia a decidere di fuggire.«Mi piacerebbe che mia mammavenisse in Italia – afferma –. Miracconta che a Damasco la vita èdifficile, c’è molta povertà, nonc’è sicurezza, ma è molto legataal nostro Paese e non vuolelasciarlo». Se finisse la guerra inSiria, Nour vorrebbe senz’altrotornare a casa. «In Italia stiamo

bene – dice –.Siamo statiaccolti con tantoaffetto egenerosità dadon Fabrizio eda tutta lacomunità. Nonci fanno maimancare nulla,ci sentiamodavvero a casa,membri di unagrande famiglia.

Nonostante questo desiderotornare nel mio Paese perriabbracciare i miei genitori e imiei fratelli e sorelle che sonostata costretta a lasciare solo percolpa della guerra». Ha tantesperanze e sogni nel cassetto: inprimo luogo che torni la pace nelsuo Paese, la serenità per il figlioe un lavoro: «Sto facendo alcunistage negli alberghi – aggiunge –.Se avessi uno stipendio potreiaffittare un appartamento elasciare questo a chi ne habisogno. È difficile farsiriconoscere i diritti da rifugiato.Solo la Caritas ci ha aiutato e latutor Fiorella ci seguecostantemente». Ayham ricordabene Damasco della qualerimpiange «la libertà che c’eraprima della guerra. Nel quartiereci conoscevamo tutti e i bambinipotevano giocaretranquillamente da soli per

strada. In prima elementareandavo a scuola già da solo, nonc’erano pericoli. Un po’ mimanca il mio quartiere con i suoicaratteristici vicoli stretti». Oravorrebbe tornare in Siria perrivedere la nonna. «Parlo spessocon lei al telefono ma vorreiriabbracciarla». A Roma si èinserito bene, ha molti amici,deve frequentare la secondamedia all’istituto “AlbertoManzi” al Pigneto. «Mi piaceRoma – afferma –: la sua storia, isuoi monumenti e il fatto che è

multiculturale». Ha imparatofacilmente la lingua e ridericordando la prima volta che hasentito parlare l’italiano:«Eravamo in un ristorante. Lagente intorno a noi parlava e ame sembrava di ascoltare unacanzone. Ma non è stato difficileimpararlo». Vorrebbe continuarea studiare, andare all’università eiscriversi alla facoltà di medicina.Il suo sogno? Diventare unchirurgo specialista dell’apparatorespiratorio o del sistemanervoso.

Il ragazzo, dodici anni,è felicissimo per l’incontrocon il Papa: «Da quandol’ho saputo, lo sognotutte le notti. Ho preparatoun cartellone in due linguecon i colori dell’arcobaleno»

to provando a esserefelice, sogno solo la pacenel cuore». Christine, 39

anni, del Togo, è una rifugiatache fino a qualche settimana fa èstata, per un intero anno, ospitedella parrocchia di San Giuseppeal Trionfale. Ora ha trovatolavoro come cameriera e puòpermettersi una stanza in affittoin un appartamento, dando cosìla possibilità ad altre richiedentiasilo di prendere il suo posto inparrocchia. Ha lasciato il Togonel 2013 quando è riuscita ascappare dall’esercito che lateneva prigioniera. Nel suo Paesevivono ancora la madre e duefratelli. Del padre, un uomopolitico, non si hanno notiziedal 2005. «Quando è morto l’expresidente Grassingbé Eyadéma,nel 2005, è salito al potere ilfiglio Faure Eyadéma e sonoiniziati i problemi – haraccontato –. Mio padre èscomparso e anni dopo io sonostata catturata dall’esercito etorturata, convinti checonoscessi segreti politici. Nel2013 sono riuscita a fuggire esono arrivata in Italia mentremia madre e i miei fratelli sisono rifugiati in una regionevicina. Vivono nascosti perchéhanno paura di ritorsioni».Christine, laureata in Economiae commercio, oltre a essereprogrammatore informatico, conla madre gestiva un negozioall’interno di un centrocommerciale dato poi allefiamme perché molti deidipendenti e proprietari degliesercizi erano parenti di politicidell’opposizione. Le piace viverea Roma: «In tanti mi sono stativicino e mi hanno aiutato aintegrarmi – ha aggiunto –; oggisono molto più forte di prima,chi mi circonda mi ha insegnato

ad avere sempre coraggio peraffrontare qualsiasi situazione.Sono contenta di aver trovato unlavoro per non dover sempredipendere dagli altri. Ognigiorno sono un po’ più felice».Nonostante ciò, alla domandaspecifica, non nasconde lamalinconia e la voglia di tornarenel suo Paese: «A casa mia stavobene, lavoravo, avevo un buonostipendio, conducevo una vitaserena, avevo l’affetto della miafamiglia. Se la mia vita non fossestata in serio pericolo non sareimai partita». La notte di Pasqua,al termine del cammino dicatecumenato, è stata battezzatae ha ricevuto i sacramenti diComunione e Cresima. «È statauna decisione che ha preso disua spontanea volontà – spiega ilparroco, padre WladimiroBogoni –. Noi siamo felici dipoter offrire questo servizioperché è la conferma che lacarità arriva al cuore edevangelizza, è la veratestimonianza. Con le nostreospiti facciamo un lavoro serio esevero di integrazione perchénon vogliamo fornire sempliceassistenzialismo». Giovanna, unadelle volontarie che ha seguitoChristine fin dal suo arrivo,descrive commossa icambiamenti che ha notato nellagiovane: «Vedere con quantaforza e coraggio si è risollevataed è tornata a sperare nel futuro,ti ripaga e ti insegna davverotanto». Ora in parrocchia vivonoGloria, 34 anni, del Benin, eRashida, 28 anni, dell’Uganda.Sono arrivate a fine aprile eanche loro saranno ospiti per unanno, durante il quale verrannoaiutate a trovare un lavoro perguadagnare la loroindipendenza.

Roberta Pumpo

Christine, dall’incubo in Togoalla nuova vita al Trionfale

Un gruppo di donne siriane

Danze dell’Est alla Festa dei Popoli 2017

Due donne africane partecipano all’Angelus del Papa (foto Gennari)

Abdul, 4 figli, le ferite del passato e il futuro sospesoDI CHRISTIAN GIORGIO

edi cosa mi hanno fatto?».Abdul alza il braccio destro emostra due cicatrici. Sono i

fori di entrata e uscita di un proiettilecalibro 7.62, sparato da un cecchinodella milizia Amal, in Libano, nel1986. Non sono le sue uniche ferite. Ilcorpo e la mente del 56enneassomigliano a campi di battaglia cheraccontano la storia di un rifugiatopalestinese e della sua famiglia lungo idecenni, i chilometri e le miglianautiche che li hanno portati aperegrinare dall’Africa, attraverso ilMediterraneo, fino in Europa. Daldicembre 2015, Abdul, la moglie e i 4figli hanno trovato ospitalità nellaparrocchia di San Romano martire,alle spalle della stazione Tiburtina. Ilparroco, monsignor Marco Fibbi, nonha perso tempo ad aprire le porte a

V«profughi e rifugiati dopo l’appello diPapa Francesco. In un anno e mezzosono più di 25 i migranti passati daSan Romano: «Qui la gente – dice ilsacerdote – ha accolto tutti con grandeentusiasmo. Non è stato necessarioconvincere nessuno. Due giorni asettimana distribuiamo gli aiuti allefamiglie del quartiere, altri due giorniaiutiamo i senza fissa dimora dellaStazione Tiburtina, la mensa il sabato,mentre il giovedì i volontari diSant’Egidio vengono a cucinare per irom». La storia della famigliapalestinese è quella che forse piùpreoccupa la comunità di SanRomano. Sono come sospesi in unlimbo, bloccati in Italia dalle leggi chenon permettono ad Abdul di recarsi inGermania dove gli è stato offerto unlavoro. Un amico medico, chelavorava con lui nei campi palestinesivicino a Beirut, lo ha chiamato in

Baviera perché conosce la suaesperienza di infermiere professionale.Abdul sa come lavorare sottopressione, lo ha imparato nei suoi 35anni di attività. Nel 1982 si è trovato,al Gaza Hospital di Beirut, a curarecentinaia di feriti durante le 72 ore chepassarono alla storia come “ilmassacro di Sabra e Shatila”. Dopoaver sofferto la fame e le minacce dimorte nei campi libanesi, Abdulscappa in Libia dove incontra l’attualemoglie e madre dei suoi figli. «Sono lacosa più bella che ho. Oggi lotto per illoro futuro». Un futuro migliore chehanno deciso di cercare, insieme, inEuropa. «Dopo la morte di Gheddafila Libia non era più sicura per noi».Nonostante la vita agiata, ma sotto laminaccia dei jihadisti, decidono diattraversare il Mediterraneo. Matteo,16 anni, e Federico, 14 (i nomi sonodi fantasia, come quello del padre),

ricorderanno per sempre la traversatadel 2014: «Cinque giorni in mare,senza acqua né cibo, con altre 350persone su un barcone fatiscente».«Continuavo a ripetere – ricordaMatteo – “sento di morire, sta perfinire tutto”». Oggi i ragazzi studianoin una scuola internazionale a Roma.Le lezioni sono in inglese, lingua cheparlavano già prima di arrivare inItalia. «Papa Francesco (attraversol’Elemosineria apostolica, ndr) ci hacomprato i laptop per studiare, unaspesa importante, e per questo loringraziamo». E proprio a Francesco sirivolge Abdul: «Mi aiuti ad andare inGermania, ho un lavoro lì ma nonpossono assumermi prima di 5 anni,quando, se tutto va bene, potrò averela cittadinanza italiana. Potreisostenere la mia famiglia e nonchiedere più niente a questa gentegenerosissima».

Palestinese, ospitato con la famigliadalla comunità di San Romano martireLe cicatrici del Libano, la fuga in Libiae un’occupazione attesa in Germania

Un gruppo di profughi palestinesi

2 Domenica18 giugno 2017Speciale Giornata del RifugiatoSpeciale Giornata del Rifugiato

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Page 3: redazione@romasette.it L’abbraccio di Francesco · cesi su questi temi, ed è l’occasione anche per rilanciare il messaggio del Papa per la Gior-nata del migrante e del rifugiato

DI ROBERTA PUMPO

onsignor Giovanni Battista Proja,canonico della basilica di SanGiovanni in Laterano, ha compiuto

cento anni mercoledì 14 giugno. Nella casadi cura “Villa Luisa”, dove è degente da unanno, sono giunti in tantissimi perfesteggiarlo, insieme ai familiari, tra cui lasorella Bianca di 93 anni. Ancor prima,lunedì, il cardinale Agostino Vallini gli hafatto visita al termine dell’incontro con isacerdoti ospiti nella Casa del clero, per

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Simposio dei docenti con 300 relatori da tutta Europa

DI MARINA TOMARRO

uasi 300 relatori provenienti datutta Europa, 29 sessioni di lavoroche toccheranno dai temieconomici a quelli della

comunicazione, dalla bioetica allateologia, fino alla psicologia e allafinanza; una tavola rotonda cheraggrupperà oltre 50 rettori giunti dadifferenti Paesi, quattro forum dedicatirispettivamente ai centri di ricerca, aidirigenti amministrativi, alle istituzionidell’alta rormazione artistica e coreutica einfine alla sanità. Sono questi alcuni deipunti principali del XIV Simposio

internazionale dei docenti universitari,che si aprirà giovedì prossimo e avrà comefilo conduttore il tema “La terza missionedelle università, dei centri di ricerca e delleistituzioni dell’alta formazione artistica,musicale e oreutica in Europa. Per unosviluppo umano e globale”. L’evento, chesi svolge in occasione del 60° anniversariodei Trattati di Roma, è promossodall’Ufficio per la pastorale universitariadella diocesi di Roma, in collaborazionecon il Ministero dell’istruzione,dell’università e della ricerca, larappresentanza in Italia dellaCommissione europea, il Comitatoregionale dei rettori delle università delLazio e il Comitato dei rettori delleUniversità pontificie di Roma. «Quandoparliamo di terza missione – spiega ilvescovo Lorenzo Leuzzi, direttoredell’Ufficio diocesano – intendiamo unariflessione per rilanciare quelle che sono ledue finalità specifiche dell’università, cioè

la ricerca e la didattica. Ma compitodell’università è anche quello di favorirenuove progettualità e offrire soluzioniculturali innovative, capaci di animare esostenere gli interventi che le comunitàlocali sono chiamate a sviluppare sulterritorio». L’evento si aprirà giovedì alle15.30 con la cerimonia inauguralenell’aula magna della Pontificia UniversitàLateranense, che vedrà la presenza diFabiola Gianotti, direttrice generale delCern di Ginevra, l’Organizzazioneeuropea per la ricerca nucleare, e di IvanoDionigi, docente presso il dipartimento diFilologia classica dell’Università diBologna. La giornata si concluderà con lacelebrazione dei Vespri solenni, nellabasilica di San Giovanni in Laterano,preseduta dal vescovo Angelo VincenzoZani, segretario della Congregazione perl’educazione cattolica, e con lapartecipazione dell’Ensemble strumentalee vocale barocco del Conservatorio Santa

Cecilia di Roma. Il giorno dopo i lavoriproseguiranno suddivisi nelle differentisessioni, che si svolgeranno nell’UniversitàLateranense. In contemporanea, presso lasede distaccata dell’Università di TorVergata di Villa Mondragone a MontePorzio Catone, avrà luogo l’incontro deirettori europei e del Mediterraneo. La seraalle 21.30 nella basilica di Santa MariaMaggiore si terrà il concerto dell’OrchestraSinfonica e del Coro del ConservatorioSanta Cecilia diretti dal maestro RinaldoMuratori. Sabato mattina, sempre allaLateranense, la sintesi dei lavori e leprospettive di impegno verso il prossimoXV Simposio internazionale. «Vogliamoessere sempre più concreti – spiega MariaChiara Malaguti, docente all’UniversitàCattolica Sacro Cuore e nel comitatoscientifico dell’evento – per dedicarcimaggiormente ai giovani, poiché sonoloro il vero cuore dei nostri atenei e dellanostra missione».

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Poveri, ospiti privilegiati a mensa

La proposta: utilizzarel’espressione «persona conridotta mobilità». Saràpresentata domani allaLumsa dalla Federazioneitaliana per l’abbattimentodelle barriere architettoniche«Utilizzare la terminologiaappropriata è indispensabileper poter divulgareun’informazione corretta»Le richieste: abbandonareil termine «handicap»e non sostantivare «disabile»

na nuova “carta deontologica” per igiornalisti, che insegni loro a parlarecorrettamente di disabilità: la propo-

sta arriva da Fiaba (Federazione italiana perl’abbattimento delle barriere architettoniche),che la presenterà ufficialmente domani dellaLumsa. «Utilizzare la terminologia appropriataè indispensabile per il giornalista per poter di-vulgare un’informazione corretta», spiega Fia-ba. L’iniziativa trae spunto da altre recenti cartedeontologiche adottate dall’Ordine dei gior-nalisti, ma sottolinea che nessun documentoè stato invece dedicato al tema della disabilità.È invece ora, auspicano dall’associazione, cheil giornalismo ponga attenzione al linguaggioche impiega nel riferirsi a questo tema: «Si èdiscusso, nel corso dei decenni, su quale fos-se il termine più appropriato per indicare lapersona con disabilità – riferisce Fiaba –. So-no stati creati e diffusi neologismi, ma non si

U è mai raggiunta una omogeneità né si è maitrovato un termine che raggruppasse diversesensibilità, storie, convinzioni». Di qui la pro-posta: «Rifacendoci alla Convenzione inter-nazionale sui diritti delle persone con disabi-lità, in questa proposta “Carta deontologicadelle Prm” ci pare necessario prescrivere alcu-ni termini, piuttosto che proporne di nuovi».In particolare, la proposta di Fiaba è che, nelriferirsi alle persone con disabilità, si adottiquindi l’acronimo “Prm”, che sta per “perso-na con ridotta mobilità” (person with reducedmobility), già adottato a livello internazionalenegli aeroporti. Chiede poi che sia completa-mente abbandonato il termine “handicap”,mentre non venga mai sostantivato l’aggetti-vo “disabile”. Altri termini da bandire del tut-to sono “menomazione” e “menomato”, co-me pure “diversamente abile” e “diversabile”,così come l’espressione “costretto su una se-dia a rotelle”.

DI CHRISTIAN GIORGIO

entre in tutte le cattedrali delmondo si chiudevano le Portedella Misericordia, Papa Francesco,

celebrando a San Pietro il Giubileo dellepersone socialmente emarginate, aggiunseuna frase finale alla sua omelia: «Vorrei cheoggi fosse la giornata per i poveri». Nonc’era nulla di previsto, il Papa aggiunsequel pensiero a braccio, raccontamonsignor Rino Fisichella durante laconferenza stampa di presentazione del

messaggio per la prima Giornata deipoveri, martedì scorso. Lo stesso Francesco,nella Lettera Misericordia et misera,aggiungeva a conclusione: «Ho intuito chesi debba celebrare in tutta la Chiesa nellaricorrenza della 33ma domenica del tempoordinario (quest’anno il 19 novembre, ndr).Sarà la più degna preparazione per vivere lasolennità di Nostro Signore Gesù Cristo Redell’Universo, il quale si è identificato con ipiccoli e i poveri e ci giudicherà sulle operedi misericordia». E proprio con un’opera dimisericordia si concluderà questa primaGiornata mondiale. Il presidente delPontificio Consiglio per la promozionedella nuova evangelizzazione, l’arcivescovoFisichella, ha annunciato chedomenica 19 novembre,dopo la Messa nella basilicadi San Pietro, Papa Francescoospiterà a pranzo nell’AulaPaolo VI in Vaticano almeno500 poveri; perché, comesottolinea il titolo delmessaggio, “Non amiamo aparole ma con i fatti”. L’interotesto s’ispira a un versettodella prima Lettera di sanGiovanni: «Da sempre laChiesa ha compresol’importanza» del grido deipoveri. La «prassi dellacondivisione», sottolinea ilPapa, ci deve portare adassumere uno «sguardosull’essenziale». L’incontrocon i poveri deve essere«vero». Non vanno visti come«destinatari di una buona

Mpratica di volontariato da fare una voltaalla settimana, o tanto meno di gestiestemporanei di buona volontà per metterein pace la coscienza». Ascoltare il grido deipoveri quindi e mettersi a loro servizio. IlPapa cita san Francesco che «non siaccontentò di abbracciare e darel’elemosina» ma scelse di «stare insiemecon loro». Alla tragica situazione di donne,uomini e bambini «sfruttati per viliinteressi, calpestati dalle logiche del poteree del denaro», contrappone la «ricchezzasfacciata che si accumula nelle mani dipochi privilegiati»; una ricchezza che certevolte «si accompagna all’illegalità e allosfruttamento offensivo». Infine, un postospeciale nel pensiero del Papa vieneoccupato dai giovani che faticano a«trovare lavoro». A queste povertà «occorrerispondere con una nuova visione dellavita e della società». Quindi l’appello aicredenti «perché reagiscano alla culturadello scarto e dello spreco, facendo propriala cultura dell’incontro», mentre a tutti,«indipendentemente dall’appartenenzareligiosa», il Papa suggerisce di aprirsi «allacondivisione con i poveri in ogni forma disolidarietà, come segno concreto difratellanza». Infine, l’invito alle comunitàcristiane: «Nella settimana precedente laGiornata mondiale, si impegnino a crearetanti momenti di incontro e amicizia, disolidarietà e aiuto concreto. Potrannoinvitare i poveri a partecipare all’Eucaristiadi questa domenica, in modo tale cherisulti ancora più autentica la celebrazionedella solennità di Cristo Re dell’universo».A Roma una veglia si terrà sabato 18 a SanLorenzo fuori le Mura. A fondamento ditutte le iniziative concrete, chiosa il Papa, cisia sempre la preghiera: «Nondimentichiamo il Padre nostro, lapreghiera dei poveri».

Francesco pranzerà in Vaticanocon 500 indigenti e presiederàla Messa. Veglia a San Lorenzofuori le Mura. Nella settimanaprecedente momenti d’incontroe amicizia, di solidarietà e aiuto

Presentato messaggio del Papa per la Giornatamondiale del 19 novembre: una novità volutacome frutto del Giubileo della Misericordia

Disabilità, Fiaba propone la Carta deontologica delle Prm

Il rito per i giubilei sacerdotalisabato prossimo a San Giovanni

aranno una cinquantina i sacerdoti che sabatoprossimo, solennità della Natività di san

Giovanni Battista, celebreranno il loro “giubileo” diordinazione (25°, 50° e 60°), nella consuetacelebrazione prevista nella basilica di San Giovanniin Laterano, cattedrale di Roma. «Un momento dicomunione e di rendimento di grazie per tutti ibenefici ricevuti», come si legge nella lettera diinvito inviata dal Servizio diocesano per laformazione permanente del clero. La celebrazioneeucaristica, che avrà inizio alle 17.45, saràpresieduta dal cardinale vicario Agostino Vallini. Altermine della Messa, la cena al Seminario RomanoMaggiore.

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l’appuntamento

Giovedì, con Fabiola Gianotti,inaugurazione alla LateranenseVentinove sessioni di lavoro sulla«terza missione delle università»

Gli auguri al sacerdote natonel Frusinate, guida di tantipreti. Ancora un desiderio?«Diventare un po’ più santo»

portargli i saluti e gli auguri di tutti i suoiconfratelli sacerdoti. Nato il 14 giugno 1917a Monte San Giovanni Campano, inprovincia di Frosinone, monsignor Proja haricevuto l’ordinazione sacerdotale il 14febbraio 1942. Ha una memoria lucidissimache gli permette di ricordare e raccontare conprecisione episodi vissuti nei tragici annidella seconda guerra mondiale, quando lapopolazione ricorreva ai sacerdoti per ogninecessità. Lui stesso fu miracolosamenteestratto dalle macerie di un rifugio vicinoalla parrocchia di Santa Galla, allaGarbatella, crollato sotto i bombardamenti.Se si parla dei tanti popoli che ancora oggivivono in zone teatro di guerre la suarisposta è lapidaria: «La cosa importante èche si faccia sempre e solo la volontà delSignore in ogni situazione». Trascorre legiornate in preghiera, suo grande dolore ènon avere più la forza fisica per celebrare la

Messa quotidiana: «Mi manca tanto lacelebrazione eucaristica, l’ultima risale al 14febbraio scorso per il mio 75° anniversariodi sacerdozio, lo scorso 1° maggio hoconcelebrato dal letto». Alla domanda se haancora un desiderio da realizzare, rispondeconvinto: «Diventare un po’ più santo». Èstato missionario in Benin, nell’Africaoccidentale, dove si è impegnato per lacostruzione di una chiesa e di pozzi. È statopadre spirituale di tanti giovani seminaristidel Minore e ancora oggi è guida econfessore di molti sacerdoti. Sul calo divocazioni dice che «oggi i ragazzi vannoincoraggiati e aiutati a comprendere la lorovocazione». È stato tra l’altro il confessore didon Andrea Santoro, il sacerdote romano“fidei donum” ucciso a Trebisonda, inTurchia, il 5 febbraio 2006. È postulatoredella causa di beatificazione ecanonizzazione del servo di Dio monsignor

Pier Carlo Landucci e haesplicato per oltre vent’anniil mandato di esorcista. Havisto nove Pontefici; diGiovanni XXIII ricorda«l’estrema semplicità, mi hainsegnato ad essere umile».Nel 2014 ha incontrato PapaFrancesco nella basilica diSan Giovanni in Laterano:«Quando gli ho detto che eroil decano dei sacerdoti dellabasilica, che avevo 98 anni ed ero sacerdoteda 73 si è chinato e mi ha baciato la mano»,ricorda commosso. Ha scritto decine diopuscoli sulla vita dei santi, dai protomartiria san Tommaso Moro, ha pubblicato unostudio sul Carcere Mamertino e una raccoltadi poesie, di vari autori, dedicate alla Vergine.È particolarmente devoto a san Tommasod’Aquino: per anni ha organizzato

I 100 anni di monsignor Proja, l’omaggio di Vallini

pellegrinaggi attraverso un itinerariotomistico che terminava con la visitaall’abbazia di Fossanuova, a Priverno, doveil santo morì nel 1274. «Chi gli è vicino –commenta Massimo, assistente dimonsignor Proja da cinque anni – si reputafortunato di ricevere le sue attenzionimentre per lui è solo un’altra persona dacondurre a Dio».

Monsignor Proja (foto Gennari)

L’aula magna della Lateranense (foto Gennari)

Francesco ha festeggiato i suoi 80 anni facendo colazione con i senzatetto

3Domenica18 giugno 2017

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Page 4: redazione@romasette.it L’abbraccio di Francesco · cesi su questi temi, ed è l’occasione anche per rilanciare il messaggio del Papa per la Gior-nata del migrante e del rifugiato

Nasce una App per facilitarele donazioni di sangue

na App per facilitare la donazione di sangue. Inoccasione della Giornata mondiale del donato-

re di sangue – celebrata mercoledì, promossa dal-l’Organizzazione mondiale della sanità e intitolata“Che cosa puoi fare? Dona sangue. Dona ora. Donaspesso” –, l’associazione ‘Gruppo donatori di sangueFrancesco Olgiati’ onlus in collaborazione con la Fon-dazione Policlinico Universitario Gemelli lancia l’ap-plicazione “Donatori Olgiati” per smartphone, al fi-ne di facilitare la donazione di sangue. Un nuovo si-stema multi–piattaforma (si-to web, App Android, AppiOS) che consente di gestirele donazioni attraverso fun-zionalità accessibili sia da si-stemi mobili grazie all’uti-lizzo dell’App dedicata, cheda qualsiasi web browser.L’applicazione permette dipromuovere, prenotare e ge-stire al meglio tutte le atti-vità legate alla donazione disangue e di emocomponen-ti e mette in contatto le di-verse figure che quotidianamente supportano i pa-zienti ricoverati al policlinico Gemelli. Ad esempio,effettuare una prenotazione in uno dei punti di rac-colta previsti, indicando la data e la fascia oraria de-siderata, o accedere all’archivio di tutte le donazio-ni effettuate nel tempo presso il Gemelli. «Lo slogan che l’Oms ha scelto quest’anno per la Gior-nata mondiale del donatore di sangue vuole sottoli-neare tanto il ruolo che ogni singolo individuo puòsvolgere in prima persona per aiutare chi si trovanella necessità di dover essere trasfuso, quanto l’im-portanza di donare il sangue in modo regolare, al fi-ne di garantire sempre la disponibilità di una tera-pia salva–vita, in termini di quantità, qualità e sicu-rezza – commenta Gina Zini, direttore del Servizio diemotrasfusione del Gemelli e docente di Ematolo-gia all’Università Cattolica –. Troppo spesso i nostripazienti si trovano ad affrontare situazioni di emer-genza sangue: un’evenienza che si è ripresentata pur-troppo in maniera particolarmente grave nell’annoin corso. Appuntamenti come la Giornata mondialedel donatore di sangue servono a ricordare l’impor-tanza di questo dono, a festeggiare tutti coloro chelo hanno generosamente effettuato nell’ambito del-le associazioni di volontariato e a promuovere unavera e propria cultura della donazione, incoraggiandospecialmente i giovani ad arricchire la loro vita di-ventando nuovi donatori di sangue».Il nuovo sistema permette inoltre di contattare intempo reale donatori selezionati in base a vari cri-teri, facilitando la ricerca di emocomponenti in si-tuazioni di particolare carenza o di ricerca di gruppisanguigni rari. «L’Associazione ‘Gruppo donatori disangue Francesco Olgiati’ onlus – precisa il presi-dente Giovanni Bonetti – è orgogliosa di offrire ai do-natori un utile strumento che avvicina il mondo del-la solidarietà e del dono al mondo dei pazienti. L’Appviene lanciata all’inizio di un periodo dell’anno ca-ratterizzato, più degli altri, dalla carenza di sangueed emocomponenti nella speranza che raggiunga ilmaggior numero di donatori e non, ricordando l’im-portanza del dono dallo schermo del telefono di o-gnuno di noi».

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Forlanini, la Regione lancia una consultazionesul futuro dell’area dell’ex complesso ospedaliero

a Regione Lazio lancia una consultazionepubblica per il rilancio dell’area dell’excomplesso ospedaliero Forlanini, a Mon-

teverde Nuovo. «Conoscere le idee e le prioritàdei cittadini per orientarne al meglio la riqua-lificazione e il rilancio» è l’obiettivo dell’ini-ziativa. Sul sito www.regione.lazio.it/rl/forlanini/è possibile registrarsi e votare il sondaggio sul-le possibili alternative di valorizzazione di par-te di quest’area che si estende tra l’XI e il XIIMunicipio. Gli ambiti su cui è possibile espri-mersi sono quelli previsti dal Piano regolato-re del Comune di Roma per i servizi pubblicidi livello urbano: sociosanitari, culturali, di or-dine pubblico e sicurezza, per sedi ammini-strative pubbliche e universitarie.«Il progetto di valorizzazione del Forlanini è ar-rivato a un punto di svolta – afferma il presi-dente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti –: i cittadini sono chiamati a dare il loro contri-buto per scrivere insieme il futuro dell’area cheresterà pubblica». Sul sito si ricorda la storia del-

la struttura e le sue caratteristiche – 170mila me-tri quadri con dodici ettari di parco – e la ces-sazione delle funzioni di polo ospedaliero nel2008 con il trasferimento di tutti i reparti e ser-vizi al vicino ospedale San Camillo. Da quelmomento è iniziato l’abbandono che ha por-tato a un vasto degrado dell’area, con bivacchiabusivi, sporcizia, vecchi referti medici gettatiovunque, fino a episodi di cronaca come lamorte di una ragazza per overdose nel 2016.Per uscire da questa situazione, informa la Re-gione, «sono stati effettuati diversi interventicon un investimento complessivo di 1 milio-ne di euro che ha consentito di bonificare l’a-rea, potenziare la sorveglianza all’interno delcomplesso, regolamentare l’accesso solo perautovetture e utenti autorizzati.Tutto ciò ha garantito una maggiore sicurezzaper il personale ancora in servizio presso gliuffici amministrativi. Per rendere l’area anco-ra più sicura, è stato stipulato un accordo conil Ministero della difesa per la realizzazione

della stazione Carabinieri di Monteverde al-l’interno della struttura». Bonifiche e intese ver-so un futuro diverso, in collaborazione con al-tre istituzioni. Infatti la struttura rientra nel pro-getto “Proposta Immobili” lanciato dal Mini-stero dell’economia e delle finanze e dell’A-genzia del demanio che coinvolge le pubbli-che amministrazioni in operazioni di valoriz-zazione, riuso o dismissione del proprio pa-trimonio immobiliare mantenendo la finalitàpubblica di utilizzo. La Regione ha aderito alprogetto per il quale sono ipotizzabili risorseper oltre 250 milioni di euro per il recupero nelrispetto del vincolo storico–artistico dell’inte-ro complesso. Tanti i soggetti pubblici coin-volti nel piano di rilancio, e 20.000 metri qua-dri restano a disposizione delle istituzioni lo-cali (Regione e Comune) per poter decidereinsieme ai cittadini la destinazione del com-plesso negli ambiti previsti dal Piano Regola-tore. Ora la speranza è che si volti davvero pa-gina. (R. S.)

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Ospedale senza barriere«Le relazioni curano»DI MICHELA ALTOVITI

i relazioni, non diassistenzialismo hanno bisognole persone disabili che entrano

in ospedale: è quanto emerso dalconvegno su “I diritti, negati, dellepersone con disabilità” promosso dalCentro di ateneo di bioetica e dalCentro per la vita dell’UniversitàCattolica del Sacro Cuore, giovedì alPoliclinico Agostino Gemelli. Qui haportato la sua testimonianza l’attoreCesare Bocci, coprotagonista dellafiction tv “Montalbano” nei panni delcommissario Augello, che con lamoglie Daniela Spada ha presentato illibro “Pesce d’aprile”, scritto a quattromani. A seguito di un ictus, ad unasettimana dal parto, la donna venneinserita in un protocollo «che nonteneva conto in alcun modo della suapersonalità vivace», sottolinea Bocci.Sfruttando la sua verve comica, l’artistaha voluto evidenziare i limiti di unaterapia standardizzata che «imbrigliavaDaniela abituata, fino a quel giorno, adandare a cavallo, a sciare, a danzare».Ci sarebbe stato bisogno di ascolto edialogo tra le parti «e invece arrivavanosentenze – ha ricordato –: “Sua moglienon camminerà più, si rassegni, imedici siamo noi”». Ma lui non molla:capisce di dover dare fiducia allamoglie, spronandola, senza fermarsialle parole «di quel dottore disfattista»,che oggi sbeffeggia con simpatia.Daniela recupera e già due anni dopol’evento si riprende la sua vita, sulle suegambe: «Ho avuto la possibilità di nonfermarmi – racconta felice –: ho apertola mia scuola di cucina, mi sono creataun lavoro», nonostante le difficoltà e leazioni di emarginazione sociale, cheincontra ogni giorno una personaaffetta da disabilità. «Anche inospedale il malato disabile èdiscriminato – ha asserito, dati allamano, Nicola Panocchia, coordinatoredel Comitato scientifico dellaFondazione Agostino Gemelli –:rispetto agli altri pazienti, infatti, vienevalutato diversamente, rischia divedersi negata la cura e di esseretrattato in modo irrispettoso». Ecco ilmotivo del progetto “Carta dei diritti

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delle persone con disabilità inospedale”, nato nel 2010 e diffuso alivello nazionale nel 2014, daun’esperienza vissuta, «quella diTiziana – spiega Panocchia –, unaragazza con disabilità che viveva incasa famiglia, che capiva con tantafatica e con ancor più fatica siesprimeva». A seguito di un ricovero,nel 2004, la donna contrae unapolmonite, per lei fatale: «Noncomunicava in modo normale – haproseguito Panocchia –, difficile quindiper gli infermieri somministrare laterapia, ascoltarla mentre la mattinacerca di dire “ho freddo con le finestreaperte a novembre”». Nel rapporto conil paziente, specie se affetto da

disabilità, l’ascolto dei suoi bisognirisulta quindi fondamentale perindividuare «una cura che vada nelladirezione dell’inclusione, non dellasemplice compassione», ha ammonitoAdriano Pessina, direttore del Centro diateneo di bioetica della Cattolica, chenella sua relazione ha dimostratoquanto i pregiudizi, provocatoriamentechiamati “barriere mentali”,condizionino l’azione medica«portandoci a credere che le personedisabili necessitino di diritti speciali,mentre si tratta unicamente di diritti».Quelli da garantire a ciascun paziente.Della stessa opinione Filippo Ghelma,responsabile dell’Unità operativaDama (disabled advanced medical

Rilanciata al Policlinico Gemellila “Carta dei diritti” dei degenticon disabilità. Priorità è l’ascolto

dei bisogni. La testimonianzadell’attore Cesare Bocci: un librocon la moglie colpita da un ictus

FondazioneLuigi MontiAlla guidanominatoLeozappa

La Fondazione LuigiMaria Monti che gestiscel’Istituto dermopaticodell’Immacolata (Idi) haun nuovo presidente: èAntonio Maria Leozappa, nominato dallaSanta Sede a decorrere da martedì 13.Succede a Maria Pia Garavaglia, «cui vannoi ringraziamenti per il lavoro svolto in unmomento di grande difficoltà», si legge inuna nota diffusa dalla Sala stampavaticana, che informa anche che «ilpresidente provvederà a nominare intempi brevissimi la squadra di managerche lavorerà al rilancio dell’ospedale». LaSanta Sede, assicurano dal Vaticano,«continua ad essere vicina all’Idi, che a piùdi cento anni dalla sua fondazione è oggitra le più importanti realtà ospedaliere inEuropa, istituto di ricovero e cura acarattere scientifico, specializzata nellecure delle malattie della pelle». Il nuovo

presidente è nato a Ostuni (Brindisi) nel1967. Avvocato del Foro di Roma, èvicepresidente della associazione nazionalecuratori fallimentari. Ha insegnatoall’Università Niccolò Cusano e alla LinkCampus University of Malta a Roma. Èdirettore della “Law Clinic ProcedureConcorsuali” – Centro di ricerca dellaNiccolò Cusano. Tra gli altri incarichi, èstato consulente del Comitato per lalegislazione della Camera dei deputati(2010); componente del nucleo divalutazione degli investimenti pubblici;esperto presso alla Cabina di Regianazionale per i Fondi strutturali presso ilMinistero del bilancio (1996/1998);consulente del ministro del Bilancio (1994).

sanità

assistance) dell’ospedale San Paolo diMilano: «Studiamo percorsi realmentepercorribili – ha spiegato – :domandandoci non “se” ma “come”possiamo agire, scegliendo la soluzionemigliore per quel paziente, in quelmomento». All’attenzione alla singolapersona aveva richiamato, in aperturadei lavori, anche monsignor ClaudioGiuliodori, assistente ecclesiasticogenerale dell’Università Cattolica,evidenziando «la necessità di garantirequella vicinanza capace di verarigenerazione», fornendo risposteadeguate alla sofferenza «come facevaGesù coi malati: non prendendo incura ma conferendo sensoall’esistenza».

DI LORENA LEONARDI

quasi quattro anni dal suorapimento in Siria, padre PaoloDall’Oglio continua la sua missione

attraverso le parole di chi lo conosce e neattende il ritorno. Sono ritratti simili afotografie, per la ricchezza dei punti di vistaofferti, quelli raccolti nel volume “PaoloDall’Oglio. La profezia messa a tacere» (SanPaolo, 210 pagine), promossodall’Associazione giornalisti amici di padreDall’Oglio e curato da Riccardo Cristiano.«Sentivamo all’interno dell’associazione il

bisogno di riflettere su quello che Paolo ciha insegnato – spiega il curatore –, quindiabbiamo pensato a una raccolta ditestimonianze di giornalisti, che costituiscela prima parte del libro. Nella secondasezione confluisce un’antologia di scrittitratti dalla rubrica che Paolo teneva sulmensile “Popoli” e rappresentano i puntisignificativi della sua visione sul dialogo esulla guerra in Siria, incluso l’ultimoarticolo pubblicato mentre era già in manoai suoi rapitori. Infine, una parte piùsquisitamente accademica contiene alcuneriflessioni sul pensiero di padre Dall’Ogliosviluppate da intellettuali come PaoloBranca, Antoine Courban e MassimoCampanini». Quella del gesuita che dalmonastero di Mar Musa portava avanti,indomito, il dialogo tra cristiani emusulmani, «costituisce ancora oggi unavoce profetica – sottolinea Cristiano –, per

il nostro rapporto con la questione sirianae il dialogo interreligioso in generale. Nellospecifico siriano la profezia è riferita aldisastro che ha riguardato il Paese, laperdita dell’unità statuale e dellaprospettiva di un’autentica rinascita dellasocietà civile. L’atteggiamento divisivo cheha portato alla frammentazione tra sunniti,curdi e alawiti, facendo della Siria un ringregionale di lotta fratricida, Paolo l’ha vistonel 2012, prima della nascita dell’Isis. Cosìaveva previsto una iniezione dall’estero dijihadismo che avrebbe squassato un Paesegià dilaniato da un regime tirannico comequello di Assad». Così nella “profezia” dipadre Dall’Oglio si realizza la suadimensione come «autentico mistico, unuomo che non può stare lontanodall’impegno per la giustizia sociale, unuomo che capisce e ha carisma nell’urgenzadi comunicare agli altri. Questo – insiste

Cristiano – l’ha sempre reso una personache poteva entrare in qualunque ambiente,forte di un pensiero aperto e incompleto,l’unico che contempla l’esistenza dell’altro:così facendo poteva innamorarsi dell’Islamrimanendo credente in Gesù». In attesa delritorno di padre Dall’Oglio l’impegno è adiventare «partigiani della pace». La ricetta?«Padre Paolo – sottolinea il giornalista – ciinviterebbe ad avere il coraggio di guardarein faccia tutte le vittime. Abbiamo operatouna incredibile rimozione di tutti gli uccisidall’Isis, dai bombardamenti russi, dalleazioni jihadiste, dalle varie squadracce.Almeno il 50% della popolazione siriana èsenza casa per il mondo o senza fissadimora in patria: un tornado si è abbattutosu un popolo che chiedeva giustizia elibertà in nome della dignità e non dellaviolenza. Dobbiamo tornare a guardarequeste persone negli occhi».

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Padre Paolo Dall’Oglio, la profezia «messa a tacere»A quasi 4 anni dal rapimentoavvenuto in Siria, un volumecon testimonianze di giornalistie scritti del gesuita per «Popoli»

Cesare Bocci con la moglie Daniela Spada (foto Gennari)

Padre Dall’Oglio

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Page 5: redazione@romasette.it L’abbraccio di Francesco · cesi su questi temi, ed è l’occasione anche per rilanciare il messaggio del Papa per la Gior-nata del migrante e del rifugiato

La deliberasull’azzardoSoddisfazionedella Caritas

Il direttore monsignor Feroci commentail regolamento comunale sulle sale da gioco:un freno allo sciacallaggio ai danni dei poveri

ale da gioco via dal centro e lontane dascuole e centri anziani, videolotteryvietate nei giorni festivi. Roma cerca di

porre un argine al gioco d’azzardo e allaludopatia approvando il Regolamento cheintroduce in città distanze minime dailuoghi “sensibili” e limiti agli orari diattività. Le sale gioco dovranno essere adistanza da istituti scolastici di qualsiasigrado, luoghi di culto, centri giovanili,strutture residenziali o semiresidenzialioperanti in ambito sanitario o socio–assistenziali e centri anziani. Totalmentevietato, nel centro e nelle aree pedonali,l’uso delle slot machine. Vengono infinepreviste sanzioni che, aggiungendosi aquelle già stabilite dalla normativaesistente, prevedono sospensioni in caso diviolazioni reiterate o, in casi gravi, revochedell’autorizzazione da partedell’amministrazione comunale. Le novitàpiacciono alla Caritas diocesana di Roma,impegnata ogni giorno su questo fronte(vedi articolo a lato) «Un provvedimentoimportante – commenta il direttoremonsignor Enrico Feroci –, in cui la dignitàdella persona viene posta prima di ogniprofitto, che mette un freno allosciacallaggio ai danni dei poveri, che limitail potere delle lobby e riduce lo spazio incui spesso opera la criminalità».«Un’iniziativa ancor più preziosa –continua Feroci – perché presentata dallamaggioranza e approvata da tutte le forzepolitiche presenti in Assemblea capitolinacon il coinvolgimento, nella fasepreparatoria, anche di molte realtà socialiimpegnate al contrasto del gioco d’azzardo,tra le quali la Caritas di Roma». Per ildirettore della Caritas «si tratta di una seriedi misure che, attraverso l’individuazione

S dei luoghi sensibili, mettono in risalto ilvero dramma che si è consumato in questianni e a cui le amministrazioni locali sitrovano a dover porre rimedio in fretta». Unproblema grave in particolare per i piùbisognosi, sottolinea ancora il direttoredell’organismo diocesano: «Le famiglie,soprattutto quelle povere e meno istruite,sono state soggiogate da un’offerta diazzardo senza regole e senza limiti, da unapubblicità pericolosa a cui prestanol’immagine anche campioni sportivi eartisti, da uno Stato che pensa solo a farcassa ignorando le gravi conseguenze. Neinostri centri di ascolto arrivano genitoridisperati per la patologia che ha coinvoltoragazzi anche minorenni; figli che cichiedono aiuto per genitori anziani che

hanno dilapidato tutti i loro risparmi;coniugi che scoprono di essere indebitati aloro insaputa». Per fortuna «vediamocrescere la sensibilità di numerose Regioni eamministrazioni locali», evidenziamonsignor Feroci, ma «allo stesso tempo –continua – siamo molto preoccupati per laproposta fatta dal Governo per una nuovaregolazione del gioco d’azzardo inconcessione statale, che dovrebbe passare ilvaglio della conferenza unificata Stato–Regioni». A tal proposito, «ogni interventonel settore dell’azzardo deve mirare aridurre non solo l’offerta ma anche ilconsumo di gioco d’azzardo. La pubblicitàal gioco d’azzardo va, quindi, rapidamenteestinta in maniera assoluta con l’impegno adiscutere in Parlamento e approvare i

La sensibilizzazione in parrocchie e scuolei intitola “(S)Lottiamo control’azzardo” il progetto che la Caritasdiocesana di Roma promuove

nelle parrocchie e nelle scuole dellaCapitale. Obiettivo dell’iniziativa –realizzata con il contribuito Cei dell’8per mille – è quello di approfondire itermini della questione fornendostrumenti utili a riconoscere ecomunicare l’ingannevolezza e lecontraddizioni su cui si regge il sistemagioco d’azzardo. Oltre 20 istitutiscolastici, superiori e medie, hannoaderito finora alla campagna invitandogli animatori del progetto per incontrie assemblee, alcuni coinvolgendoanche i genitori degli studenti. Con

S filmati e strumenti multimediali, iragazzi vengono informati sui pericolidel gioco approfondendo prima glistudi della probabilità statistica,analizzando le diverse campagnepubblicitarie e ascoltando letestimonianze di ex giocatori. Semprenell’ambito della campagna è statopromosso il corso di formazione “Irischi del gioco d’azzardo”. Centotrentatra operatori sociali, psicologi dellestrutture pubbliche e private, educatori,insegnanti, studenti universitari epersone interessate al fenomeno, sisono confrontati con alcuni deimaggiori esperti sulle problematichelegate al gioco d’azzardo a livello

sociologico, comunicativo, clinico epedagogico. Nel corso dell’annopastorale 2016–2017 la Caritas haanche promosso iniziative nei settoripastorali della diocesi organizzandoincontri in 23 comunità parrocchiali ein 3 prefetture (V, XVII, XIX). Unseminario è stato realizzato con iseminaristi del Collegio Leoniano diAnagni e con la delegazione regionaledegli Scout Agesci. A settembreprossimo verrà pubblicato e diffuso pertutte le parrocchie della diocesi unsussidio informativo per promuoverela campagna contro l’azzardo tra igruppi giovanili e le aggregazionilaicali. (Al. Col.)

parte dell’iniziazione cristiana»,sottolinea invitando i sacerdoti e iresponsabili a partecipare a questomomento di festa e di comunione. «Lacatechesi – prosegue – non terminacon la scuola perché non è fattoscolastico. Quest’anno abbiamoproposto anche che la Messadomenicale sia parte integrantedell’oratorio estivo consigliando dispostarla alla domenica sera, in mododa favorire la partecipazione deglianimatori, dei bambini, dei ragazzidelle famiglie». Nel corso dellagiornata di festa verrà a portare il suosaluto ai ragazzi anche monsignorPaolo Lojudice, vescovo ausiliare per ilsettore Sud. L’animazione saràitinerante e curata dagli educatori delCor, che garantiranno anchel’assistenza ai gruppi nelle varie zonedel parco. La Festa degli oratori estivinel 2016 ha registrato la presenza di

entre in molte parrocchieromane sono partite le attività

degli oratori estivi seguendo laproposta del sussidio “L’Anello diPrisco” – realizzato per la prima voltadall’Ufficio catechistico della diocesi edal Centro oratori romani – fervono ipreparativi della sesta edizione dellaFesta degli oratori estivi che anchequest’anno, a grande richiesta, sisvolgerà presso il parco acquaticoZoomarine di Torvajanica. Unagiornata in stile oratoriano, ilprossimo 27 giugno, per ragazzi eanimatori, in cui si alternerannomomenti comuni a spazi diautonomia per visitare il parco e lesue numerose attrazioni. Il via alle9.30 presso la Baia dei Pinnipedi, conil benvenuto di monsignor AndreaLonardo, direttore dell’Ufficiocatechistico diocesano. «È belloriscoprire come l’oratorio estivo sia

M quasi seimila partecipanti provenientida una sessantina di parrocchie, eanche per l’edizione di quest’anno siattendono migliaia di ragazzi. «Èdiventata negli anni unappuntamento molto richiesto –rivendicano dal Cor –. In questaoccasione bambini, animatori esacerdoti scoprono di non essere solinell’aver scelto di passare partedell’estate in oratorio». Le parrocchieche intendono aderire alla Festapossono iscriversi sul sitowww.oresroma.org e contattare lasegreteria organizzativa del Cor:06.69886132; indirizzo [email protected]. I bigliettiper la partecipazione potranno essereritirati entro il 22 giugno presso laSinite Parvulos nel Palazzo delVicariato (piazza San Giovanni inLaterano 6/a).

Micaela Castro

A Santa Prassede arrivanuova statua di S. Antonio

a Padova a Roma, nuova statua disant’Antonio a Santa Prassede: è ildono dei frati della basilica del Santo

di Padova e della casa editrice francescana delMessaggero Sant’Antonio per sostituire quelladistrutta da un vandalo il 30 settembre 2016nella basilica romana. È stata collocatadomenica scorsa nella basilica di SantaPrassede, l’antica chiesa del rione Monti. Adaccompagnare la statua, il direttore generaledel “Messaggero”, padre Giancarlo Zamengo.Con l’occasione, il religioso ha portato aRoma anche una reliquia di sant’Antonio che,dopo la Messa e la benedizione della statua, èstata esposta alla venerazione dei molti devotipresenti a Santa Prassede. Paura e sconcertoaveva suscitato l’episodio del settembre scorsoquando un uomo era entrato nella basilica e siera scagliato contro due statue – tra cui quelladel santo – colpendole ripetutamente edanneggiandole e rovesciando poi candelieri eteche.

DNel parco di Zoomarine la festa degli oratori estivi

le iniziative

progetti di legge presentati in tal senso alledue Camere da oltre 200 parlamentari».Come dimostra l’impegno delCampidoglio, per il direttore della Caritas,«la giurisprudenza favorevole a Comuni eRegioni deve tradursi in un concreto,esplicito e incondizionato riconoscimentoagli enti locali di totale autonomia epotestà di regolamentare in materia diluoghi sensibili e orari. Sindaci eamministratori locali – insieme alla societàcivile – conoscono i pericoli del territorio esanno regolamentare meglio di chiunquealtro l’offerta di gioco in ambito territorialeall’interno di un piano organico nazionalein cui lo Stato deve riconoscere l’azzardocome patologia così com’è stato per iltabacco». (R. S.)

era un giovane sacerdote che ha trovato ilcoraggio di entrare in Seminario grazie adon Andrea Santoro, una coppia cresciu-

ta con i suoi insegnamenti, un uomo che, dopo a-verlo incontrato, si è riavvicinato alla fede. E c’erail nuovo vicario del Papa per la diocesi di Roma,l’arcivescovo Angelo De Donatis, domenica scor-sa al Seminario Maggiore, alla presentazione dellibro “Don Andrea Santoro. Come un granello diSenape” (Edizioni San Paolo), curato proprio dal-l’associazione. Per De Donatis, assistente spiritua-le dell’associazione dedicata al sacerdote “fidei do-num” ucciso in Turchia nel 2006 che ha pregato

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L’intervento dell’arcivescovo Angelo De Donatis all’incontroper il nuovo libro sul sacerdoteucciso in Turchia nel 2006

con le sue parole dopo la nomina, «don Andreaera un testimone molto efficace del Vangelo. Que-sto è un dono per tutti noi. È bello l’itinerario diquesti anni, la sua memoria è necessaria anche peril nostro cammino di fede». Un percorso fatto diomelie, riflessioni e testimonianze, pronunciateda vescovi e cardinali nelle celebrazioni in suo ri-cordo, ma anche da persone che hanno conosciutodon Santoro, e raccolte nel libro.«Attraverso queste testimonianze abbiamo volu-to recuperare gli insegnamenti spirituali che donAndrea ci ha lasciato», ha spiegato la sorella Mad-dalena. «Dopo le celebrazioni per il primo anni-versario della morte temevamo che il suo ricordonel tempo andasse scemando, invece di anno inanno abbiamo visto chiese gremite e prelati a ce-lebrare le Messe in sua memoria – ha aggiuntoAntonio Cassanelli –. Questo libro vuole essere unmosaico scritto da coloro che gli sono stati vici-ni». Come i suoi ex–parrocchiani. Marcello e Ila-ria Campi, cresciuti insieme nella parrocchia di

Gesù di Nazareth, sono stati sposati da don San-toro: «Era un uomo di Dio. Non possiamo di-menticare i viaggi fatti con lui in Egitto, in TerraSanta e in Libano. Ci diceva che avevamo ricevu-to e che adesso era il momento di dare».Frequentava da piccola la stessa parrocchia ancheAlessia D’Antonio, oggi mamma, catechista e in-segnante di religione. «I suoi insegnamenti sonostati preziosi. Adesso cerco di offrirli ai miei alun-ni». Gabriele del Castillo, dopo i primi incontri colsacerdote dice di avere «riscoperto quella forma-zione cattolica che avevo messo da parte». E cosìla scelta di sposarsi in chiesa dopo 18 anni di con-vivenza e di adottare due bambini. «Fu decisiva lasua omelia in cui diceva di aprire le case ai bam-bini abbandonati negli orfanotrofi». Don PaoloScipioni, vice parroco a Santa Croce in Gerusa-lemme, andò a trovare don Santoro a Trabzon nel2005. Un incontro che cambiò la sua vita: «Lui sa-peva che ero in discernimento vocazionale, mi hainsegnato a non avere paura di lasciare tutto. Qual-

che mese dopo sono entrato in Seminario». Nel-l’incontro, organizzato dall’associazione don San-toro, don Dario Vitali, docente di ecclesiologia al-la Gregoriana, ne ha approfondito la dimensioneecclesiale: «Era un uomo interiormente molto com-battuto che ha dovuto comporre alcune contrad-dizioni, come vivere nel silenzio interiore, ma es-sere a disposizione di tutti, cercando l’incontrocon gli altri». (Fi.Pa.)

«Don Santoro, la sua memoria illumina il nostro cammino»

I delfini di Zoomarine

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De Donatis, Baldini e Cassanelli

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6 Domenica18 giugno 2017

orniamo al film “digenere”, ossia quelcinema che non

nasconde di muoversiall’interno di meccanismicollaudati, ma allo stessotempo affrontal’argomento da un puntodi vista non usuale.L’occasione è offerta daUna doppia verità, un filmamericano costruito sulversante del “legal thriller”con contorni pertinenti esfaccettature adeguate. Il

film è in sala dal 15 giugno, funzionando anche comeavviso di un periodo che ogni anno, a metà di questomese, caratterizza l’uscita dei nuovi titoli. Ossia unaproposta non straordinaria ma più indicata perintercettare storie di immediata lettura e di fortecoinvolgimento. La storia prende il via a New Orleans.Il giovane Mike Lassiter, 17 anni, è accusato di averucciso il padre Boone. L’avvocato Richard Ramsey,

amico da anni della famiglia Lassiter, si incarica delladifesa del ragazzo, dopo aver promesso alla vedovaLoretta che farà di tutto per farlo assolvere... «Ciò cheha suscitato il mio interesse per il copione – diceCourtney Hunt, regista al secondo film dopo l’esordiocon Frozen River – Fiume di ghiaccio, 2008 – è stata lapossibilità di considerare il punto di vista di unavvocato difensore in un caso in cui l’imputato si rifiutadi parlare e, così facendo, lo costringe a indagare ancorapiù profondamente nella mente del suo cliente poichénon solo rappresenta la sua voce in aula, ma anchel’unica a parlare in sua difesa». Se all’interno del cinemaamericano il “legal thriller” è diventato un genere dallemolteplici declinazioni e dai differenti spunti narrativi,è anche grazie a film come questo. La complessità dellediverse verità e la serie delle rivelazioni inaspettaterimandano ad alcuni modelli classici, sia metaforici(Rashomon di Akira Kurosawa) sia cinematografici (ilrobusto La parola ai giurati di Sidney Lumet). Èinteressante notare la costruzione attraverso la quale glisceneggiatori hanno lavorato. Uno di loro ha osservatoche mentre lavoravano ad un altro progetto, qualcunoha detto: «Tutti mentono alla sbarra (…) Ognuno per

diversi motivi – umiliazione, coinvolgimentopersonale, abnegazione – ha qualche forte motivazioneper mentire». Scaturisce da qui l’evidente interesse cheil racconto suscita nello spettatore. Solidamentecostruito sull’unità di luogo (l’aula di tribunale) ed’azione (il delitto e alcuni indispensabili flashback), ilcopione ha un andamento di insospettabile tranquillitàe repentina calma. Si aspetta il momento climax delverdetto con i personaggi accompagnati da un’indaginepsicologica sotterranea e impercettibile. Il taglio dellasuspense regge e attraversa i fatti con la giusta dose disvelamenti. A supportare il film c’è un opportunogruppo di attori di forte e sicura esperienza. Nel ruolodell’avvocato Richard Ramsey c’è Keanu Reeves, chealterna ruoli interessanti con altri francamente pocodigeribili. Gabriel Basso è il giovane Mike Lassiter,accusato di avere ucciso il padre, interpretato da JimBelushi. E Renée Zellweger è Loretta, vedova di Boone,attrice dalla carriera discontinua con punte di rilievo (ilpersonaggio di Bridget Jones) e altre meno incisive.Una proposta per un pubblico senz’altro diappassionati.

Massimo Giraldi

T«Una doppia verità», giallo di Hunt dal finale a sorpresacinema

SABATO 24Alle ore 17.45 a San Giovanni inLaterano presiede la Messa con lacelebrazione dei Giubilei sacerdotali.

DOMENICA 25Alle 15.30 incontra i diaconipermanenti al Pontificio SeminarioRomano Maggiore. Alle ore 17 incontra gli operatoripastorali, benedice la nuova chiesa ecelebra la Messa nella parrocchia diSant’Agostino Vescovo a Ostia antica.

DI FILIPPO PASSANTINO

al battesimo nel fiumeGiordano all’ultima cena con gliapostoli, i principali momenti

della vita pubblica di Gesù rivivono inmusica e parole. Grazie all’opera rock“Il Messia” di Daniele Ricci,rappresentata giovedì sera sul palcoallestito nel piazzale della basilicaSanta Maria Regina degli Apostoli, alquartiere Ostiense. Protagonisti, igiovani cantanti che hanno prestato leloro voci ai personaggi del musical:Francesco Baggetta ha indossato ipanni di Gesù, Raffaella D’Ubaldiquelli di Maria, Andrea Casali harappresentato Giovanni Battista,Claudia Bertè invece Marta. Tutti sonoaccomunati da esperienze nelle coraliparrocchiali. Nessuno di loro fa ilcantante per professione, ma la lorovoce ha incantato i tanti presentiall’anteprima. Sul palco anche l’attoreAngelo Blasetti, che ha letto alcunibrani intercalati alle canzoni, e iballerini di Arena Artis di Chioggia.Hanno partecipato alla presentazione,oltre a Ricci, tra gli iniziatori del “rocksacro” alla fine degli anni ‘70componendo alcuni brani per i GenRosso e Gen Verde, Gregorio Puccio,direttore artistico del progetto, e LiviaSabatti, responsabile delle Paoline, chehanno commissionato l’opera.Numerosi i giovani incantati dalle vocidegli artisti, che hanno portato sulpalco i 19 brani dell’opera che presentain maniera originale alcuni momentidella vita di Gesù, come le nozze diCana o il discorso della montagna, dal

quale sono scaturite le beatitudini. “IlMessia” completa una trilogiacominciata da Ricci nel 2006 con “IlRisorto” e continuata con “L’atteso”,opere dedicate rispettivamente allarisurrezione e alla nascita di Gesù.«Mancava, però, la parte centrale cheera la vita pubblica di Gesù. Quindi, ènato così “Il Messia”», ha raccontatol’autore. «Ho realizzato quattro stesure– ammette –. La prima con un occhioai non credenti, puntando su Gesùuomo, ma risentendola vedevo chevenivo meno alla mia missione, cioèlasciare le persone col sorriso e lasperanza. Veniva meno l’idea che c’ènel cielo qualcuno che ci vuole bene atal punto da mandare suo figlio. Daqui, una serie di ripensamenti». Neidiversi momenti del musical a fare dacontraltare ai protagonisti, la presenza

del demonio che si nasconde semprenei benpensanti. Filo conduttore, unadomanda: «Chi è Gesù per me?».L’opera, scritta per i gruppiparrocchiali, punta a suscitare nello

spettatore le emozioni vissute daiprotagonisti. Emozioni che negli stessicantanti sono state espresse conmomenti di commozione perun’esperienza che definiscono«spirituale». Lo racconta ilprotagonista, Francesco Baggetta, diprofessione producer per la Rai ma conuna grande passione per il canto: «Dabambino nel coro della parrocchiacantavo le canzoni di Daniele Ricci,adesso sono orgoglioso di dare la vocea questo musical straordinario. “IlMessia” ha una potenza emotivadavvero grande. È difficile scegliere lamia canzone preferita, però, cantandoil brano dell’ultima cena in sala diregistrazione mi sono commosso».«Interpreto il ruolo di Maria, un ruoloaffascinante e impegnativo – spiegaRaffaella D’Ubaldi – . Forse non è uncaso che io sia stata chiamata arappresentarlo. È come se attraversoquest’esperienza stessi trovandorisposte concrete alle mie domande».

D

«Il Messia»opera rocksu Gesù

musica.L’anteprima dell’ultimo lavoro di Daniele Ricci

Gli scrittori e i lettorial centro di Letterature

arà come sempre l’af-fascinante cornice del-

la Basilica di Massenzio alForo Romano a ospitareLetterature Festival inter-nazionale di Roma, dal 20giugno al 21 luglio. Al cen-tro di questa XVI edizione,“Scrittori/ lettori. I banditidelle parole”. Come di con-sueto, ospiti italiani e in-ternazionali quali il pre-mio Pulitzer 2017 HishamMatar, Amitav Ghosh, ColmToibin, Silvia Avallone, Me-lania Mazzucco, FrancescaCavallo, Elena Cavilli.

S

culturaA PIAZZA DELLA MINERVA «I PENSIERI DICATERINA DA SIENA». Oggi alle 21, alchiostro del convento di Santa Maria sopraMinerva (piazza della Minerva, 42), si terràun incontro musicale in compagnia delleparole di santa Caterina da Siena lettedall’attrice Paola Lambardi. L’evento, adingresso libero, è organizzato dallacomunità del convento di Santa Mariasopra Minerva. Nel corso dell’incontroverrà proposta la composizione originaledel maestro Tonino Battista per vocefemminile (Mater Viola – soprano), oboe(Fabio Bagnoli), violoncello (GiuseppeMulè) e clavicembalo (MassimilianoFaraci). La composizione sarà seguita damusiche di Georg Friedrich Handel eGiovanni Benedetto Platti.

IL SOLSTIZIO D’ESTATE NELLA BASILICA DISANTA MARIA DEGLI ANGELI. Nel giorno delsolstizio d’estate, il prossimo 20 giugno alle13, Costantino Sigismondi, professore diFisica all’Università La Sapienza, terrà laconsueta conferenza per spiegare ilpassaggio del raggio di sole all’interno dellabasilica di Santa Maria degli Angeli. Il temadell’incontro di quest’anno sarà «Liturgia eastronomia dopo il Concilio di Nicea».

LORENZIN, DE PALO E IL VESCOVO LOJUDICE ASAN TOMMASO MORO. In occasione dellafesta patronale, il 22 giugno alle 19 siinaugura alla parrocchia San TommasoMoro (via dei Marrucini, 1) la mostra daltitolo “More”. Presenti il ministro dellaSalute Lorenzin e il presidente del Forumdelle famiglie, Gianluigi De Palo.Domenica 25 alle 11 la Messa con ilvescovo ausiliare per il settore Sud, PaoloLojudice. Alle 18, in scena lo spettacolo«Thomas More» di William Shakespeare.

AL VIA IL SEMINARIO DI STUDI «PRENDERSICURA DELLA FAMIGLIA». Venerdì 23 alle15.30, al Pontificio Istituto GiovanniPaolo II per studi su matrimonio efamiglia, avrà luogo il seminario di studio«Prendersi cura della famiglia», coninterventi dell’arcivescovo Vincenzo Paglia,gran cancelliere dell’Istituto e presidentedella Pontificia Accademia per la Vita, e diRiccardo Prandini, del Dipartimento diSociologia e Diritto dell’Università diBologna.

PRESENTAZIONE LIBRO SU FATIMA. ”Fatima100 anni dopo. Il sacro oltre il mistero” diMartina Luise è il titolo del libro che saràpresentato giovedì 22 alle 12 al CentroRussia Ecumenica (Borgo Pio 141).Presiede il cardinale Saraiva Martins. Conil cardinale Francesco Coccopalmerio e ilvaticanista Salvatore lzzo.

FRATERNITÀ SAN CARLO: LE ORDINAZIONI DELCARDINALE SCOLA A SANTA MARIA MAGGIORE.Sabato 24, alle 15.30, a Santa Maria Maggiore,il cardinale Angelo Scola, arcivescovo diMilano, ordinerà presbiteri don MarcoVignolo e don Mattia Zuliani, della Fraternitàdi San Carlo Borromeo. Saranno ordinatianche cinque diaconi. Domenica 25, alle ore10, i sacerdoti neo ordinati celebreranno laprima Messa nella chiesa di Sant’Eusebio.

CONVEGNO COLLABORATORI FAMILIARI DELCLERO. Dal 27 al 30 giugno, a 35 annidall’approvazione da parte della Cei, è inprogramma a Roma il convegno deicollaboratori familiari del clero. Adospitarlo, la “Casa tra Noi” (via Monte delGallo 113). Tema: “Laici corresponsabilicon il prete in una Chiesa missionaria”.Programma: www.familiaridelclero.it.

Il Notiziario

Nel piazzale della basilica di Santa Maria Reginadegli Apostoli, la rappresentazione dello spettacolodedicato alla vita pubblica di Cristo e scrittoper i gruppi parrocchiali. Le voci degli artisti

IpersessualizzazioneL’unica via è parlarne

ì, parliamone. Sexting: triste (o perverso?)fenomeno attraverso il quale bambini eadolescenti (i nostri figli!) si inviano foto che

riproducono se stessi in attività sessuali o i loro organigenitali. Raro? Niente affatto. Un adolescente suquattro in Italia l’ha fatto. Più le ragazze, disponibili aoffrire parti del loro corpo ai loro coetanei. Più iragazzi, quando si tratta di umiliare o aggredire leragazze con video osé. E noi genitori, ignari o fintitonti. Cari “colleghi” genitori, i nostri figli hannosubito una ipersessualizzazione di cui noi ignoriamo leconseguenze. Troppe immagini sessuali e troppo presto(sono bimbi!) affollano la tv, internet e i videogiochi.Col termine “ipersessualizzazione precoce” dei bimbi siallude al fatto che le proposte e i messaggi relativi allasessualità che attraversano i media sono troppi: tropposvincolati dal rapporto d’amore e troppo inappropriatiper il pubblico dei media–dipendenti, e in particolaredei più vulnerabili. Raggiungono troppo presto unpubblico di minori così da violare il loro diritto a unaformazione sana ed equilibrata. Certo, la tv, che noigenitori concediamo solitaria nelle stanze dei nostrifigli, anche nei programmi sui canali per bimbi eadolescenti, propone una quantità spropositata diimmagini, riferimenti e contenuti sessuali. Ma èsoprattutto il web a consentire accessi infiniti eincontrollati a contenuti non sempre appropriati perl’età del fruitore. Se l’ipersessualizzazione dell’infanzia edell’adolescenza è tale, non ci possiamo stupire cheimperversi il sexting. Resta la domanda: che fare? Certonon possiamo far vivere i nostri figli in una campana divetro. Dunque, coraggio: parliamone. Parliamone con ifigli sin da piccoli. Parliamo noi di corpo, di sesso, diamore, di relazione. I nostri figli a 7 anni già sannomolto, ma molto di più di quello che noiimmaginiamo. E vietiamo qualcosa: almeno fino agli11–12 anni poniamo regole anche apparentemente“odiose” e adoperiamoci perché vengano rispettate.Ogni genitore insomma costruisca di più la dietamediatica dei figli. Non fidiamoci troppo presto dellaloro capacità di autoregolamentazione. Parliamone, macon fermezza. Vietiamo la pornografia. Apertamente. Èun divieto che va esplicitato, spiegato, ragionato.Vietiamo Mtv, canale televisivo diseducativo su tutti ifronti. Vietiamo alcuni cartoni: i Griffin per esempio.Certo i nostri figli non vedranno l’ora di violare leregole. Ma tutto deve essere esplicitato, dialogato, detto.Possiamo essere genitori coraggiosi, aperti e fermi: inostri figli apprezzeranno l’interesse che abbiamo perloro e per la loro vita. Ma vietare serve solo a dare ilsenso del pericolo: l’ipersessualizzazione operata daimedia è talmente diffusa che nessun divieto la puòfermare. Ecco perché l’unica strada è parlarne.

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Pianeta famigliaa cura di Tonino Cantelmi

In alto: Fabio Baggetta. Qui un altro momento dello spettacolo (foto Gennari)

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