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INFORMA DIOCESI TNA ON LINE LA CONVERSIONE D’AMORE RENDE PROSSIMI AI FRATELLI SPECIE AI PIU’ BISOGNOSI “La via dell’amore” è il cammino verso il quale il Vescovo ci richiama a contemplare e a mettere in pratica l’amore di Dio, che è un amore infinito eccessivo senza reciprocità e senza limiti, che richiede una conversione radicale. Un passo verso quella conversione che diventa una prerogativa e una disponibilità a sentire come proprio fratello il povero, chi non ha niente, i mezzi morti. Come possiamo amare Dio che non vediamo se non amiamo il fratello che vediamo? Il discorso della carità, affrontato dal punto di vista teologico secondo quanto espresso da Benedetto XVI nell’enciclica “Deus caritas est” manifesta ad ogni cristiano che l’amore nasce da Dio, quell’amore che precipita nel cuore dell’uomo che così si apre agli altri e lo rende capace di amare. La carità quindi non è percepita come assistenza sociale, non come delega burocratica. E’ vero che, molto spesso, ci sentiamo anche sensibili verso le problematiche dei poveri, ma indirizziamo alla Caritas o ad altre istituzioni adeguate, coloro che sono nel bisogno. Non ci coinvolgiamo e non apriamo la coscienza liberamente e questo è un limite. Le organizzazioni devono essere la punta di diamante di una comunità che accoglie davvero nel suo interno coloro che sono nel bisogno. Bisogna distinguere i piani: c’è un piano legislativo, politico, della giustizia legale e sociale, e ancora quello della testimonianza cristiana che non si colloca direttamente su quegli altri livelli, ma esige di vivere l’amore esattamente come Gesù ha amato. Non è in contrasto con la giustizia, anzi si sostengono a vicenda, ma può certamente contribuire a rigenerare un nuovo umanesimo. Per questo non bisogna dimenticare la novità dell’amore cristiano, non tradiamo questa novità, perché il mondo ne ha bisogno ed è un valore aggiunto nel quale il cristiano è chiamato ad imitare Gesù. L’amore a Cristo ha cambiato la vita di tanti, li ha portati ad aprire il loro cuore nei confronti delle persone bisognose, superando ritrosie e pregiudizi, avendo beneficio personale e familiare. E’ una sfida per tutti noi nel vivere diversamente la nostra fede. Stefania Parisi Responsabile Commissione Cultura della dicoesi di Terni Narni Amelia FOGLIO DI INFORMAZIONE DELLA DIOCESI DI TERNI NARNI AMELIA 8 novembre novembre novembre novembre 2007 2007 2007 2007 NEL FOGLIO VITA DIOCESANA Pellegrinaggio a Roma La chiesa ortodossa Speciale Caritas ATTUALITA’ La stanza delle nonne Film festival Popoli e religioni DALLE PARROCCHIE S.Giuseppe e il nuovo oratorio San Cristoforo: convegno su papa Benedetto XVI Redazione: Ufficio stampa diocesi di Terni Narni Amelia Piazza Duomo, 9 05100 Terni [email protected] tel. e fax 0744546525 Responsabile editoriale Elisabetta Lomoro

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Page 1: GIORNALE INFORMA DIOCESI TNA ON - Chiesacattolica.itGiudice severo e implacabile, altri ad un Essere lontano e altri ancora a un’Entità impassibile o che insidia la nostra libertà,

INFORMA DIOCESI TNA ON LINE

LA CONVERSIONE D’AMORE RENDE PROSSIMI AI

FRATELLI SPECIE AI PIU’ BISOGNOSI

“La via dell’amore” è il cammino verso il quale il Vescovo ci richiama a contemplare e a mettere in pratica l’amore di Dio, che è un amore infinito eccessivo senza reciprocità e senza limiti, che richiede una conversione radicale. Un passo verso quella conversione che diventa una prerogativa e una disponibilità a sentire come

proprio fratello il povero, chi non ha niente, i mezzi morti. Come possiamo amare Dio che non vediamo se non amiamo il fratello che vediamo?

Il discorso della carità, affrontato dal punto di vista teologico secondo quanto espresso da Benedetto XVI nell’enciclica “Deus caritas est” manifesta ad ogni cristiano che l’amore nasce da Dio, quell’amore che precipita nel cuore dell’uomo che così si apre agli altri e lo rende capace di amare. La carità quindi non è percepita come assistenza sociale, non come delega burocratica. E’ vero che, molto spesso, ci sentiamo anche sensibili verso le problematiche dei poveri, ma indirizziamo alla

Caritas o ad altre istituzioni adeguate, coloro che sono nel bisogno. Non ci coinvolgiamo e non apriamo la coscienza liberamente e questo è un limite. Le organizzazioni devono essere la punta di diamante di una comunità che accoglie davvero nel suo interno coloro che sono nel bisogno. Bisogna distinguere i piani: c’è un piano legislativo, politico, della giustizia legale e sociale, e ancora quello della testimonianza cristiana che non si colloca direttamente su quegli altri livelli, ma esige di vivere l’amore esattamente come Gesù ha amato. Non è in contrasto con la giustizia, anzi si sostengono a vicenda, ma può certamente contribuire a rigenerare un nuovo umanesimo. Per questo non bisogna dimenticare la novità dell’amore cristiano, non tradiamo questa novità, perché il mondo ne ha bisogno ed è un valore aggiunto nel quale il cristiano è chiamato ad imitare Gesù. L’amore a Cristo ha cambiato la vita di tanti, li ha portati ad aprire il loro cuore nei confronti delle persone bisognose, superando ritrosie e pregiudizi, avendo beneficio personale e familiare. E’ una sfida per tutti noi nel vivere diversamente la nostra fede.

Stefania Parisi

Responsabile Commissione Cultura della dicoesi di Terni Narni Amelia

FOGLIO DI INFORMAZIONE DELLA DIOCESI DI TERNI NARNI AMELIA

8888 novembrenovembre novembrenovembre 20072007 20072007

NEL FOGLIO

VITA DIOCESANA

Pellegrinaggio a Roma

La chiesa ortodossa

Speciale Caritas

ATTUALITA’

La stanza delle nonne

Film festival Popoli e religioni

DALLE PARROCCHIE

S.Giuseppe e il nuovo oratorio

San Cristoforo: convegno su papa Benedetto XVI

Redazione:

Ufficio stampa diocesi di Terni Narni Amelia

Piazza Duomo, 9

05100 Terni

[email protected]

tel. e fax 0744546525

Responsabile editoriale

Elisabetta Lomoro

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L’AMORE CRISTIANO - Estratto dalla lettera pastorale del Vescovo -

“Ricercate l’amore”(1Cor 14,1), scrive Paolo ai Corinzi. E’ vero anche per noi. In un mondo sempre più segnato dalla paura e dalla solitudine, dalla violenza e dall’individualismo; in un mondo travolto dalla tragedia delle guerre e dei terrorismi; la scelta di rimettere l’amore al centro della nostra attenzione resta la via più efficace per costruire un futuro nuovo per noi e pere tutti. È quel che i cristiani sono chiamati a vivere e portare come specifico contributo alla vita del mondo, a partire dalle nostre città. Sì, abbiamo la gravissima responsabilità di comunicare al mondo che “Dio è amore”. Benedetto XVI lo ha sentito con incredibile lungimiranza e ne ha fatto il tema della sua prima enciclica. E’ un insegnamento che dobbiamo raccogliere con ben maggiore attenzione di quanto è stato fatto. Si tratta di un orizzonte assolutamente prioritario sia per la nostra vita spirituale che per l’azione pastorale.

La stessa questione di Dio va posta oggi in questo orizzonte. L’amore è la via che di più di ogni altra avvicina a Dio, anche perché è la via attraverso la quale Dio è sceso sino a noi. Non di rado si hanno immagini sbagliate di Dio: molti pensano a un Giudice severo e implacabile, altri ad un Essere lontano e altri ancora a un’Entità impassibile o che insidia la nostra libertà, o magari che ci ruba la felicità, oppure che interferisce “troppo”nella vita degli uomini, al punto che ci vien detto che dobbiamo metterlo da parte se vogliamo essere bravi cittadini, e così oltre. Ma come possiamo mettere da parte Dio? Se chi non crede, comprendesse che il Dio che Gesù ci mostra “è” l’amore, ci chiederebbe di renderlo ancor più presente. Certo, abbiamo la grave responsabilità mostrare un Dio che ama, che è esperto di amore, che sa amare gli uomini sino a morire. La verità e l’amore, in questo campo, sono inscindibili. La fede cristiana non è la semplice adesione a verità rivelate, quanto la risposta appassionata all’amore di Dio. Un caro amico non credente mi diceva che l’esistenza di un Creatore fa parte dell’evidenza delle cose, così come è evidente che questo libro è stato scritto da qualcuno. “Ma - aggiungeva - il problema per me è che non mi sono innamorato di Lui, non lo sento legato profondamente alla mia vita”. E’ esattamente qui il nodo della fede. Del resto anche la Lettera di Giacomo avverte: “Tu credi che c’è un solo Dio? Fai bene; anche i demoni lo credono e tremano!”(Gc 2,19). Ma, potremmo aggiungere noi, non possiamo certo dire che il diavolo sia un bravo credente!

In tal senso oserei dire che l’amore viene “prima” della fede. Viene prima anzitutto perché Dio, che è amore, sta all’origine della nostra fede. Ma aggiungerei che l’amore viene prima della fede anche da un punto di vista esistenziale. L’amore infatti ci spinge ad abbandonarci a Dio, ad affidarci a Lui. L’amore porta più facilmente a Dio. Gesù stesso dice ai discepoli: “Da come vi amerete vi riconosceranno che siete miei discepoli”? In ogni caso, il crollo delle ideologie e l’astrattezza di un certo pensiero razionale, suggeriscono di percorrere con maggiore decisione la via dell’amore che deve riscaldare quella della verità. E’ necessario che le due vie si intreccino in maniera ancor più forte. E’ urgentepercorrere la via della verità dell’amore. A casa, a scuola, nei luoghi di lavoro, nelle strade, anche nelle nostre parrocchie, nelle nostre comunità, tutti dobbiamo parlare di più di Dio che ci ama, che ci protegge, che ci sostiene, che non ci abbandona, che ci libera dal male. E dobbiamo farlo con le parole e con i fatti, in maniera che tocchi il cuore della gente. Non possiamo affidare il messaggio evangelico a ragionamenti astratti e ancor meno ai programmi e alle strategie. La via del Vangelo è quella della verità dell’amore. Su questa via giungeremo più facilmente al cuore di un uomo, come quello di oggi, che è sovrastato dalla solitudine e dalla paura. Questa Lettera è un invito ad accogliere anche noi l’esortazione di Paolo: “Ricercate l’amore!”.

+ Vincenzo Paglia - Vescovo di Terni Narni Amelia

L’assemblea ecclesiale a Villa Spirito Santo

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INFORMA DIOCESI TNA

IN QUATTROMILA DAL PAPA PER IL PELLEGRINAGGIO DIOCESANO

Una piazza

San Pietro tutta

colorata dalle

migliaia di cappelli e bandiere, arancioni

e bianche, dei quattromila pellegrini ternani, soprattutto ragazze e ragazzi, studenti della scuole e dei gruppi parrocchiali, che numerosi si sono riversati in piazza S.Pietro per l’udienza con Benedetto XVI. Il Pontefice ha avuto parole di vivissimo riconoscimento pubblico per la grande folla di ternani presenti: "Avete portato tutta la Diocesi" - ha detto rivolto al Vescovo Vincenzo Paglia. Dopo l'udienza il Santo Padre, accompagnato da monsignor Paglia e dal vescovo emerito Franco Gualdrini, ha salutato personalmente gli ospiti ternani presenti nella prima fila dell'udienza: il Sindaco di Terni Paolo Raffaelli, gli amministratori degli altri Comuni della Diocesi, il Vicario generale della diocesi mons. Antonio Maniero, mons. Giorgio Brodoloni, vicario episcopale per la pastorale. A due anni dal primo incontro con papa Benedetto XVI, la diocesi è tornata pellegrina a S.Pietro, per condividere, un’intera comunità unita, un importante momento di comunione con la chiesa universale e con il Papa. Un’udienza molto speciale, nel corso della quale il vescovo Paglia ha donato a papa

Benedetto un trittico in argento sbalzato e bronzo dorato,

appositamente realizzato dallo scultore Paolo Borghi, che racchiude le tre

rappresentazioni dell’Eucaristia, della

Parola di Dio e della carità cuore della chiesa, nell’iconografia di tre brani del Vangelo quello dei discepoli di Emmaus, del Buon Samaritano e del Padre Nostro. Temi che sono stati al centro della riflessione e dell’impegno pastorale di questi anni, a cominciare dalla prima lettera pastorale del vescovo “L’Eucarestia salva il mondo” per passare a “La Bibbia ridona il cuore” e all’ultima prospettiva della carità contenuta nella lettera “La via dell’amore” e che hanno segnato le tappe di un unico cammino sinodale.

VITA DIOCESANA

Il Gruppo dell’UnitalsiIl Vescovo con il gruppo di Alviano

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“C’è bisogno di creare maggiore coesione, per sentirsi meno soli e più uniti, anche come territorio” – ha detto il vescovo. È significativo, infatti, che tutte le città si ritrovino insieme, al di là delle differenze culturali o politiche, per manifestare i valori della pace, del dialogo, dell’incontro, perché il mondo ha ancora bisogno di

quel messaggio

di solidarietà che viene dall’Umbria.

Il Papa è rimasto

colpito dalla festa dei ternani – ha detto il vescovo - in particolare è stato contento di questa unità di bambini e anziani e altri, che è il segno di quello che la chiesa deve operare ossia di raccogliere e unire le persone”.

Elisabetta Lomoro

SANT’ALO’: LA CHIESA ORTODOSSA AL CENTRO DI TERNI

Nella chiesa di Sant’Alò si è tenuto l’incontro tra la comunità rumena di Terni, i rappresentanti delle istituzioni civili cittadine, l’ambasciatore rumeno presso la Santa Sede Marius Gabriel Lazurca e il consigliere di Stato per la cultura e i culti presso l’ufficio di presidenza della Romania Bogdan Tatru-Cazabau. Un incontro all’insegna della cordialità, nel corso del quale è stato ripetutamente sottolineato il buon rapporto esistente tra la comunità ternana e quella rumena, una delle più numerose nella provincia di Terni con oltre 7000 presenze. Un’integrazione che ha avuto un apporto

fondamentale dal vescovo Vincenzo Paglia e dalla diocesi, quando nel 2001 la chiesa di Sant’Alò è stata messa a disposizione della comunità ortodossa rumena, affidandola a padre Vasile Andreca della diocesi di Jasi. Nel presentare la comunità, padre Vasile ha ricordato le iniziali difficoltà nel riunire tante persone dislocate su un vasto territorio, ma soprattutto i buoni risultati raggiunti con oltre 300 battesimi effettuati dal 2003 ad oggi di cui 80 nel 2007, e i 51 matrimoni celebrati nella chiesa di Sant’Alò che «è divenuta per la comunità romena un punto di riferimento religioso e di fraternità, frequentato da numerose persone nel corso della

settimana e per le celebrazioni liturgiche domenicali. Per la Pasqua e le altre festività ci sono oltre 500 persone» ha ricordato padre Vasile. La maggioranza sono donne che lavorano come badanti, ma anche tante famiglie con i loro figli, in prevalenza di Terni, ma anche provenienti da altre zone dell’Umbria. «Avere a disposizione una chiesa è stato fondamentale per riunire la nostra comunità – aggiunge padre Vasile – che ora ha un punto di riferimento fondamentale, una presenza vitale, sia religiosa e spirituale che d’incontro per conoscersi, per parlare confrontando sogni, speranze, bisogni. Questo ha dato l’energia per poter affrontare meglio la condizione di immigrati avendo un’accoglienza e apertura che non si trova facilmente. Per questo mi ritengo il prete rumeno più fortunato d’Italia». Mons. Paglia, ripercorrendo il cammino che ha portato alla costituzione di questa “piccola parrocchia” ortodossa al centro di Terni, ha sottolineare il grande apporto dato a livello sociale e per il cammino ecumenico da questa iniziativa del tutto originale e d’esempio per tutta l’Italia. «Vi chiedo di essere degli ortodossi esemplari nella preghiera e nella fede, perché solo crescendo nella spiritualità si può

Il gruppo Caritas – San Vincenzo de Paoli

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costruire anche una società migliore dove non ci sia più violenza e sopraffazione e dove possa esistere una integrazione vera». L’ambasciatore e il consigliere di Stato si sono congratulati per questo esempio di dialogo ecumenico, di accoglienza e integrazione che fa onore alla città.

Elisabetta Lomoro

CARITAS DIOCESANA: RAPPORTO ATTIVITA’ 2006 La Caritas diocesana ha pubblicato nel “Rapporto dell’attività svolta nel 2006” i risultati dei diversi ambiti e progetti realizzati per sostenere i più bisognosi. Un rapporto in cui viene sottolineata l’importante sinergia tra enti pubblici e privati cittadini che hanno contribuito, a vario titolo, alle attività di carità in favore di coloro che si trovano in condizioni di povertà, di persone che vivono condizioni difficili che conducono spesso all’esclusione sociale, e che sono

state aiutate a nome della comunità diocesana. Un rapporto che, al di là dei numeri e delle cifre, evidenzia l’impegno messo in campo della Caritas diocesana soprattutto nell’allargare la capacità di essere testimoni “sapendo moltiplicare attenzione e ascolto, sensibilità e consapevolezza, prossimità e coinvolgimento – spiega nell’introduzione Claudio Daminato, direttore della Caritas diocesana -, costruzione di politiche sociali e accompagnamento in una sempre rinnovata pedagogia dei fatti”.

MENSA SAN VALENTINO: Preparazione quotidiana di pasti caldi, inclusi sabato e domenica, per 364 giorni all’anno; cestini con pasto freddo sono regolarmente consegnati durante tutto l’anno a quanti sono impossibilitati a recarsi alla mensa per i motivi più svariati.

anno 2004 2005 2006

N° pasti caldi 15.300 19.139 17.642

N° cestini 1.000 1.200 3.370

Gli ospiti della mensa sono in prevalenza di sesso maschile (70 - 75%); un’età prevalente inferiore ai 65 anni (circa 70-80%); di nazionalità italiana per il 50% circa. I pasti sono forniti da una azienda di ristorazione del territorio, integrati da generi alimentari dell’Associazione Banco Alimentare dell’Umbria di provenienza AGEA, da raccolte private e da altri generi offerti da privati. Nei giorni e settimane successive alla approvazione della legge sull’indulto, si è reso necessario un potenziamento della mensa per far fronte all’aumentato numero di ospiti.

Costi e finanziamenti: Il costo totale della gestione 2006 ammonta a € 56.693.00 (di cui il 75% è costituito dal costo dei pasti forniti dall’Azienda di ristorazione); tale costo è stato coperto da finanziamenti come di seguito specificato: Diocesi di Terni Narni Amelia (fondo 8 x mille carità) € 20.000

Fondazione CARIT Terni e Narni 21.330

Associazione di Volontariato S. Martino(fondo 8 x mille carità) 10.503

Offerte in denaro di privati cittadini 4.860

Sono escluse da tale conteggio le donazioni in natura di difficile valorizzazione, ma che sono numerose.

Operatori: gli operatori della mensa sono tutti volontari provenienti dalla Caritas diocesana, da varie associazioni (CRI, FUCI, Conferenza di S. Vincenzo, UNITALSI, Ass. S. Martino) e da alcune parrocchie della nostra Diocesi. Il numero dei volontari è di circa 70 unità che si alternano nei giorni della settimana (5-6 presenze giornaliere).

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CASA DI ACCOGLIENZA “O.Parrabbi”: Vengono effettuate azioni di promozione presso i servizi degli enti locali, fornendo informazioni utili per soddisfare alle necessità quotidiane degli ospiti. Inoltre la Casa favorisce la partecipazione degli ospiti a corsi di lingua italiana organizzati nella città di Terni, nonché corsi di lingua madre per i bambini di origine albanese e araba; viene fornito inoltre un supporto all’inserimento lavorativo degli ospiti.

Tipologia 2005 2006

numero Immigrati % numero Immigrati* %

Uomini 57 80 50 90 Costi e finanziamenti: il costo totale di gestione del progetto è stato nel 2006 pari a € 25.000,00 finanziati da: - Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni € 15.000,00 - Diocesi di Terni Narni Amelia (fondo 8 x mille carità) € 10.000,00 Operatori: 2 operatori del centro e 5 volontari.

CASA DI ACCOGLIENZA S.ZENONE Tipologia 2005 2006

numero Immigrati % numero Immigrati* % onne 73 95 58 95 omini 5 100 6 100

Minori 4 100 7 100 otale 82 95 71 96

Costi e finanziamenti: il costo totale di gestione del progetto è stato nel 2006 pari a euro 30.159,43, interamente finanziato dal Comune di Terni.

Operatori: Al progetto hanno partecipato 3 operatori del centro alcuni volontari, il cui operato è stato controllato periodicamente con riunioni di verifica e alle quali hanno partecipato i responsabili dell’Associazione e del competente Ufficio Comunale.

PROGETTO DI ACCOGLIENZA S. FIRMINA

Il progetto è iniziato nel settembre 2000 per ospitare donne vittime della tratta degli esseri umani con lo scopo di promuovere e realizzare interventi diversificati, al fine di consentire loro il raggiungimento di una piena autonomia anche con l’ausilio di programmi di protezione e integrazione sociale: accoglienza in strutture, accompagnamento psico-sociale. Nel 2006 il progetto è intervenuto su 26 persone:

Tipologia 2005 2006 numero Immigrati % numero Immigrati %

ervizio calling 10 100 12 100 iani di supporto 8 100 8 100 rogrammi di protezione 10 100 10 100

Costi e finanziamenti: il costo totale del progetto ammonta a € 89.394,30; finanziamenti: Dipartimento Pari Opportunità € 53.786,00 Provincia di Terni 5.164,00 Comune di Terni 16.027.00 Comune di Narni 10.329,14 Associazione San Martino (fondo 8 x mille carità) 4.088,16 Per un totale di € 89.394,30

Sostanzialmente stabile l’attività dell’ambulatorio medico san Giovenale con circa 220 persone immigrate alle quali è stata data assistenza sanitaria minima nei casi di piccola emergenza e nella fornitura di alcuni farmaci gratuiti da

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banco, grazie anche all’aiuto dell’associazione Banco Farmaceutico al quale ha aderito l’associazione San Martino, che gestisce le opere segno della Caritas che ha fornito 1600 confezioni di farmaci, che sono stati utilizzati anche nei centri di ascolto, nelle case di accoglienza e dall’associazione Nuova Vita onlus. Quattrocentosessantaquattro sono state le persone che si sono rivolte allo sportello di orientamento al lavoro presso la Caritas diocesana per avere informazioni e aiuto su percorsi d’inserimento lavorativo mettendo in contatto domanda e offerta. Mentre con il progetto “Cresciamo insieme” che si occupa dell’adozione a distanza di bambini che si trovano in grande difficoltà per mancanza di beni primari, cure mediche e istruzione sono stati aiutati 403 bambini, comprese 12 classi della scuola primaria nella missione diocesana di Ntambue.

Elisabetta Lomoro

INFORMA DIOCESI TNA

ATTUALITA’ATTUALITA’ATTUALITA’ATTUALITA’

LA STANZA DELLE NONNE Nel centro sociale “Il Palazzone” è stata avviata un’esperienza che può essere utile come elemento di riflessione per i Consigli pastorali parrocchiali e per affrontare il problema emergente degli anziani. Dai dati dell’Asl n. 4 di Terni gli anziani da 75 a 79 anni sono dodicimila, da 80 a 84 seimilaottocento, da 85 in su sono seimiladuecento. Di questi cinquemila sono soli e un terzo sono donne. Le donne di quell’età non guidano, spesso hanno difficoltà a camminare, hanno perso il marito e sono piuttosto sole. Anche se abbastanza autonome, non vanno come gli uomini a giocare al bar o al centro sociale, passano troppe ore sole, mute davanti alla televisione e, anche se ancora fisicamente sane, scivolano verso la depressione, o altre malattie degenerative. Nel dopoguerra ci siamo inventati nelle parrocchie le colonie durante l’estate e gli oratori durante l’inverno, li abbiamo accompagnati nel momento doloroso dei distacchi dalle persone care; e ora che hanno più bisogno della comunità cristiana li lasciamo soli� Le parrocchie potrebbero offrire uno spazio per stare insieme e, se è possibile, fornire un pasto. Nel centro sociale è stato fatto un primo passo con tante donne sole sopra gli 80 anni dove sono state accompagnate dai volontari e hanno partecipato alle attività di laboratorio artigianale adattandole alle loro esigenze: riempire i cuscini, aggomitolare la lana, lavorare con i ferri una sciarpa mentre si parla insieme. Presto si è formato anche il gruppo pratico per il gioco delle carte: giocare in quattro mentre la più capace aiuta quella più svampita e si parla insieme della vita passata e delle preoccupazioni per il domani è diverso che ammazzare il tempo a fare il solitario. Faacile è stato il rapporto con i giovani, presenti con borsa di lavoro o per lo stage al centro sociale. Si è creato un circuito di tenerezza e comprensione veramente bello. Per quanti ragazzi oltre alle attività sportive, alla danza, alla musica sarebbe importante una scuola di tenerezza� E non costerebbe niente!Nel giro di qualche mese il gruppo é diventato più numeroso. Abbiamo sperimentato che in modo semplice è possibile stimolare le abilità residue delle persone coinvolte, renderle protagoniste nel mutuo aiuto, in una realtà di tenerezza e accoglienza.

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Le comunità parrocchiali potrebbero cominciare a sperimentare una accoglienza per i nonni e le nonne un pomeriggio o due alla settimana. Ci sono già delle esperienze collaudate come a S. Antonio, a S. Francesco, a S. Maria Regina, a S. Lorenzo e altre che vanno estese e potenziate. Nella prossima settimana un gruppo dovrebbe costituirsi a S.Pietro. Si potrebbe costituire un gruppo di lavoro a sostegno delle varie parrocchie per individuare modalità concrete, mettere insieme le risorse (per esempio il trasporto del Palazzone e dell’Unitalsi, la mensa Caritas, l’aiuto del Comune). E’ un percorso nuovo per il quale non conosciamo gli strumenti e le modalità, ma sappiamo che c’è attesa di dolcezza, solidarietà e speranza di molte persone.

Fernanda Cerquetti

TERZA EDIZIONE NEL SEGNO DELLA SOLIDARIETA’ CON IL POPOLO BIRMANO Il Filmfestival popoli e religioni “Cielo&terra”, rassegna cinematografica di film di tradizioni culturali e religiose diverse, nasce tre anni fa per iniziative del vescovo Vincenzo Paglia, con l’intento di portare sul grande schermo ternano la varietà di un linguaggio immaginifico fatto di stili diversi, ma quale strumento per dialogare, capire, pacificare e convivere. Il Filmfestival è una rassegna centrata sull’interculturalità e il dialogo tra le religioni, dove il linguaggio cinematografico diventa il tramite per avvicinare culture, tradizioni, etnie. La terza edizione del Filmfestival, di scena a Terni dal 4 all’11 novembre al cinema Fiamma e al Cityplex, ha come filo conduttore il rapporto dell’uomo con la fede, espresso in opere cinematografiche che hanno avuto una distribuzione limitata con lo scopo di poterle proporre ad un vasto pubblico. Il festival è organizzato dall’ISTESS con il sostegno del Comune di Terni, il Ministero dei beni culturali, la società Arcus e la Provincia di Terni con la collaborazione dell’università di Perugia, la Fondazione Idente, Umbria Film Commission e patrocinato dal Pontificio consiglio per la Cultura. Ad aprire la manifestazione al cinema Fiamma di Terni il vescovo Vincenzo Paglia, la madrina del festival Maria Grazia Cucinotta e Giorgio Raspa presidente dell’unione buddista. L'attrice siciliana, che ha presentato il film - da lei prodotto - All the invisibile children, ha parlato della sua esperienza come ambasciatrice dell'Unicef, ma anche della sua formazione in una terra - la Sicilia – dove ci sono ancora tanti "bambini invisibili". Un pensiero particolare è poi andato - nella giornata dedicata alla religione buddista - ad Aung San Suu Kyi e alla lotta nonviolenta del popolo birmano. Un’intera settimana di interessanti appuntamenti con la proiezione dei film in concorso: “�Km da Gerusalemme”, “Viaggio in India”, “Niente è come sembra”, “Le ferie di Licù”, “La Nina santa”, “City of God”, “Il sole nero”, “Acque silenziose”, “Il giorno. La notte. Poi l’alba”, “Armenia”, “Il vento fa il suo giro”, “La strada di Levi”, “Guida per riconoscere i tuoi santi”, “Alma Mater”, “Il matrimonio di Tuya”. Altri film in programma: “All the invisibile children” che aprirà la serie di proiezioni domenica 4 novembre alle ore 15 al cinema Fiamma e ancora

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alle ore 21.30 al Cityplex “Primavera, estate, autunno, inverno e ancora primavera”; da lunedì a sabato “Le mele di Adamo”, “Il Vangelo secondo Matteo”, “Rossomalpelo”, “Nativity”, “La masseria delle allodole”, “Centochiodi”. Tra le attività in programma due tavole rotonde al cenacolo San Marco di Terni, l’una sul tema: “L’impegno delle religioni per i diritti civili e la libertà” con i rappresentanti di diverse religioni e l’altra su: “L’America latina: emergenze e problematiche tra tradizione e innovazione”. «Uno strumento unico per poter far conoscere e incontrare culture ed esperienze diverse – ricorda mons. Vincenzo Paglia – L’arte contribuisce all’anelito religioso e tira fuori dalle banalizzazioni, sostenendo il senso del vivere, della felicità e della pace. Un festival di questo tipo a Terni credo sia importante per irrobustire la prospettiva culturale del dialogo interreligioso, perché solo conoscendosi e capendosi si possono evitare scontri». Attraverso la ricerca personale nei diversi personaggi dei film in mostra, si vuole rappresentare l’esigenza, sempre più impellente, oggi, di un rapporto tra le religioni, manifestazione di nuove profonde aspirazioni alla trascendenza, alla metafisica e alla spiritualità. «Il motivo di questa proposta si fonda sulla volontà di offrire un occasione per un dialogo che appare essere, ogni giorno di più, l’unica strada per una vera e pacifica convivenza – spiega Stefania Parisi direttrice dell’ISTESS –. Il cinema del resto sta evidenziando, soprattutto in questo nostro tempo e in ogni parte del mondo, nuove diffuse aspirazioni alla spiritualità». Tra gli incontri destinati a restare nella memoria, quello tra il presidente dei rabbini italiani Laras e il presidente della Comunità musulmana Pallavicini, che si sono confrontati in un dibattito dedicato allo “Spirito di Assisi” nel ventesimo anniversario del primo incontro interreligioso voluto da Giovanni Paolo II, ma anche quello tra Liliana Cavani e Krzysztof Zanussi sulla figura di Francesco d’Assisi. Il festival ha rappresentato in questi anni anche un importante momento di aggregazione delle minoranze straniere nella città. Il focus dedicato all’India nel 2005 ha rappresentato infatti la prima occasione, per la comunità sikh ternana, di prendere parte attiva ad un'iniziativa culturale organizzata da un’istituzione cittadina, mentre nel 2006 il focus Polonia ha contribuito all’aggregazione stessa della comunità polacca della città. nell’edizione 200� il focus è riservato al Sudamerica con danze peruviane, degustazione di prodotti tipici e la proiezione del film “Romero” e il concerto “Noche de Tango” con Beatriz Fornabaio e Quintetto Porteno. Il progetto “Cielo e Terra” ha promosso anche la realizzazione del primo portale web dedicato al cinema in Umbria: www.cieloeterra.info, dove si trovano notizie di tutte le attività cinematografiche riguardanti la regione e la provincia di Terni, dai viaggi nei set di film e fiction ai festival.

E.L.

LA PIETA’ DI SIMONE LAPI DONATA ALLA CARIT DI TERNI Una “Pietà” scultorea del XVII secolo è stata collocata al primo mezzanino della sede centrale della Carit in corso Tacito a Terni. Alla cerimonia d’inaugurazione era presente anche il vescovo mons. Vincenzo Paglia insieme alle autorità cittadine. L’opera scultorea, donata alla Carit, risale al 1633 ed ha avuto origine da una commissione che il sacro Monte di Pietà di Terni ha effettuato allo scalpellino milanese Simone Lapi per la realizzazione di una immagine della “Beatissima Vergine con il Figlio in braccio” da collocarsi in un “cantonato” dell’allora palazzo del Monte di Pietà nei pressi di quella che ora è piazza della Repubblica. Quando nel 1879 il palazzo fu abbattuto per realizzare Corso Tacito, la statua fu trasferita nel cortile di Palazzo Mazzancolli in via Cavour. Nel secondo dopoguerra l’opera è stata portata nella Cattedrale di Terni e sistemata nel cortile, all’aperto, ai piedi delle scale d’ingresso agli uffici di Curia. Nel 2007 il Vescovo Paglia donò il gruppo scultoreo alla Fondazione Cassa di risparmio, in quanto “continuazione storica del Monte di pietà”. L’opera quindi ha ritrovato la sua giusta collocazione e in una posizione visibile al centro della città. Il significato ideale di

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questa ricongiunzione all’origine della statua quale “emblema di un ente al servizio della collettività, ed anche dei più poveri” (il Monte di pietà è stato gestito infatti in epoca moderna dalla Cassa di risparmio di Terni) è stata illustrata negli interventi dell’avv. Paolo Candelori, presidente della Fondazione Carit e del vescovo Vincenzo Paglia.

Nicola Molè

INFORMA DALLE PARROCCHIEDALLE PARROCCHIEDALLE PARROCCHIEDALLE PARROCCHIE DIOCESI TNA SAN GIUSEPPE LAVORATORE: BENEDETTA LA PRIMA PIETRA DEL NUOVO ORATORIO

Il vescovo mons. Vincenzo Paglia ha benedetto la prima pietra dell’oratorio e della sede nazionale della fondazione “Aiutiamoli a vivere”. I due rispettivi edifici che li ospiteranno, stanno per sorgere nell’area di pertinenza della chiesa parrocchiale di San Giuseppe Lavoratore di Terni. La cerimonia, partecipata in assemblea da centinaia di persone, ha avuto luogo durante la celebrazione eucaristica della XXX Domenica “tra l’anno”, quella del pubblicano giustificato, a differenza del fariseo. Tema, questo, sul quale il vescovo ha brillantemente intessuto il suo discorso omiletico, culminato in un lungo e fragoroso applauso. Che per un sacerdote non è di tutti i giorni. Nel pomeriggio precedente di sabato 27, il parroco Massimo Massimi aveva coordinato una rassegna di ricordi per rievocare i venti anni di “anzianità” della chiesa progettata dall’architetto Maroni e in buona parte finanziata dalla fraternità dei frati minori conventuali di Cattolica. Il ministro provinciale della Serafica provincia dell’Umbria, padre Bernardo Commodi, aveva parlato della “parrocchia francescana” mettendo in risalto i quattro ambiti della liturgia, della catechesi, della carità e della pastorale giovanile, ampiamente contenuti nel Progetto approvato dal Consiglio della comunità di San Giuseppe Lavoratore. Fra Bernardo aveva anche ricordato la straordinaria presa che San Francesco aveva sui giovani, elencando i ruoli dei suoi primi collaboratori. Lo avevano seguito nelle testimonianze i parroci che si sono succeduti nel territorio compreso tra i quartieri di San Giovanni e di Cospea: dal padre Vincenzo Bella, al padre Francesco Santinelli, fino al padre Luigi Faraglia predecessore del padre Massimo Massimi. Una toccante testimonianza era stata fatta anche dall’assessore Fabrizio Pacifici, attuale presidente della “Fondazione” e cofondatore con il padre Vincenzo Bella di una realtà assistenziale che ha varcato i confini d’Italia. La serata del sabato si era conclusa con una rassegna musicale degli “Intelligent Keyboard school” di Alessandro Silvestrelli e dell’orchestra degli studenti dell’istituto “A. De Filiis”. L’oratorio di San Giuseppe non si discosterà da quello classico fondato da San Giovanni Bosco. Sarà la casa che accoglie, la scuola che forma, il cortile per giocare, la chiesa per pregare. Tra un anno gli abitanti di Cospea avranno una sede per l’accoglienza dei giovani, degli anziani, dei bambini, dei poveri; ma anche per organizzare conferenze e approfondimenti spirituali.

Aristide Radicchi

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SAN CRISTOFORO: “BENEDETTO XVI - IL PAPA DELLA RICONCILIAZIONE”

Di fronte a un auditorio tanto numeroso, quanto disciplinato e attento, che gremiva i banchi della chiesa di San Cristoforo in occasione del convegno “Benedetto XVI, il Papa della riconciliazione - Un filo rosso tiene insieme tutti gli atti del pontificato: una sola è la Chiesa, la comunità di coloro che guardano a Cristo”, il noto giornalista e vaticanista Andrea Tornielli ha delineato un iniziale bilancio dell’ancor breve ma già assai significativo pontificato di Benedetto XVI. Tornielli ha cominciato col tracciare un ritratto di Papa Ratzinger a partire da alcuni suoi scritti

precedenti o appena successivi alla sua elezione al soglio di Pietro. Ne emerge una figura quanto mai lontana dallo stereotipo diffuso dai media di un uomo del “no”, duro, autoritario, chiuso ad ogni novità. Al contrario Ratzinger prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede afferma che scopo del magistero è proteggere la fede dei semplici, e che questo è il suo compito “democratico”. E Ratzinger appena eletto Papa sostiene che compito del successore di Pietro è far risplendere davanti agli uomini la luce di Cristo, non la propria luce. Che il papa non è un sovrano assoluto, ma ha un mandato per servire. Che non

deve proclamare le proprie idee ma vincolare costantemente se stesso e la chiesa all’obbedienza verso

la parola di Dio. Infine Ratzinger nell’omelia della sua prima messa da Papa, quella della “intronizzazione”, dichiara che il suo “programma” è semplicemente mettersi in ascolto, insieme a tutta la Chiesa, della volontà di Dio e farsi guidare da Lui. Insomma nell’idea che Ratzinger ha e ci propone del pontificato al centro non c’è il Papa, c’è Cristo. Cristo a cui anche il Papa guarda e anche il Papa obbedisce. Né una tale impostazione resta sul piano dei discorsi e delle intenzioni; ma anzi tutti gli atti di questi primi anni di pontificato la confermano e la traducono in fatti. Di più: Tornielli osserva che nell’ultimo anno c’è stata come un’accelerazione nell’opera del Papa; una serie di decisioni tutte però legate da un filo rosso: quello della riconciliazione. Va in questa direzione la decisione di ritoccare le norme che regolano l’elezione pontificia eliminando la possibilità, introdotta dal suo predecessore, che il nuovo vescovo di Roma possa essere eletto a maggioranza assoluta dei cardinali votanti. L’obbligo di conseguire almeno i due terzi dei voti fa sì che il Papa sia, fina dalla sua elezione, il Papa di tutti o almeno di molti, non di una parte. Segni di riconciliazione e non segno di divisione. Va in questa direzione la lettera ai cattolici cinesi, così piena di sollecitudine per tutto il popolo della Cina, che abbraccia in un solo sguardo sia la Chiesa clandestina che la Chiesa patriottica perché una sola è la Chiesa di Cristo. Di nuovo riconciliazione invece che divisione. E ancora nella stessa direzione va la liberalizzazione della messa antica. Perché in essa non vi è alcuna imposizione, alcun divieto, ma solo una maggiore libertà: la libertà di celebrare la messa anche secondo il rito tridentino. Nessuna smentita del Concilio o della riforma liturgica post-conciliare: il rito attuale resta ed è considerato ordinario, ad esso viene affiancato, come straordinario, il rito antico, che è stato quello della Chiesa per quasi cinque secoli! Ma proprio questa, insiste Tornielli, è la concezione che della Chiesa e della sua storia ha Benedetto XVI: essa è una tradizione viva, che continua rinnovandosi ma che non ha è non può avere fratture: la nostra fede è proprio la stessa fede di quelli che ci hanno preceduto. Riconciliazione, quindi, come continuità nella tradizione. E anche riconciliazione con quanti hanno, fino ad ora con difficoltà e sofferenza, trovato nel rito antico una sorta di “rifugio” da una liturgia nuova che

Don Semenza, Andrea Tornelli, don Zanzotti

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sentono come inadeguata. Tutto ciò è possibile, ha concluso Tornielli, perché c’è una sola Chiesa. E c’è una sola Chiesa nel momento in cui tutti, il Papa, i vescovi, i preti, i fedeli, qualunque sia la loro idea, qualunque siano i loro gusti, guardano a un Altro, guardano a Cristo.

Don Franco Semenza

INFORMA DIOCESI TNA

Martedì 13 novembre Ore 17.30 – Terni, Villa Spirito Santo e alle 20.30 Amelia, centro giovanile – Incontro per i catechisti su: “L’iniziazione cristiana con la famiglia” guidato da don Valentino Bulgarelli

Mercoledì 14 novembre Ore 21 – Narni, parrocchia S.S.Rita e Lucia – Corso biblico

Giovedì 15 novembre Ore 18 – Terni, Curia Vescovile – riunione delle commissioni e uffici pastorali.

Domenica 18 novembre Ore 11 – Narni, Cattedrale – Conferimento del lettorato al seminarista Matteo Antonelli

Ore 15, 19 – Sangemini, centro pastorale Santa Chiara di Acquavogliera - Ritiro spirituale per i catechisti guidato dalla biblista Rosanna Virgili che affronterà il tema: “Quando il cielo baciò la terra nacque Maria – Maria le ragioni di un sì”.

Sabato 24 novembre Amelia, Festa di Santa Fermina – Ore 17.30 solenne celebrazione presieduta dal Vescovo

Venerdì 30 novembre Terni, palazzo Gazzoli – Convegno sul laboratorio e ricerca delle cellule staminali a Terni

Sabato 8 dicembre Inaugurazione della nuova cappella feriale nella Cattedrale di Terni realizzata da due artisti russi.

Domenica 16 dicembre Ore 10 – Terni, Acciaieria – Solenne celebrazione in preparazione al Natale

Ore 11.30 – Terni, San Valentino – Inaugurazione del nuovo portale centrale della basilica.

AGENDA

- CORSO BIBLICO -E’ in corso di svolgimento per l’intero anno pastorale il terzo Corso biblico guidato da don Giorgio Brodoloni. Dopo i due precedenti corsi degli anni passati, dedicati all’approfondimento e conoscenza dell’Antico e del Nuovo Testamento, il corso 2007-2008 sarà dedicato alla lettura e meditazione sugli Atti degli apostoli.

Gli incontri si terranno il secondo e quanto mercoledì di ogni mese alle ore 21 presso la parrocchia S.S. Rita e Lucia di Narni.