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Avventure nel mondo 1 | 2016 - 57 RACCONTI DI VIAGGIO | Indonesia VOGLIAMO VEDERE I DRAGHI DI KOMODO Testo e foto di Angela Bondioni S ì, proprio così Daniela ed Io vogliamo vedere i draghi di Komodo, come fare? Cerco nei viaggi di Avventure nel Mondo un viaggio che ci permetta di arrivare fin lì: Sonda Indonesia, tre settimane tra le isole della Piccola Sonda con una crociera proprio nell’arcipelago di Komodo. Partiamo con il gruppo il 5 Settembre, prima tappa Bali dove ci fermiamo un paio di giorni: da Kuta, località turistica e vivace andiamo a Taman Ayun, un tempio, dove cominciamo a conoscere l’architettura tipica di questa zona, all’ingresso dei templi ci sono grandi portali di pietra spaccati in due, i templi alti e sottili con tetti di paglia a 5/6 piani sono inseriti in grandi giardini , ordinati e puliti, dove si aggirano visitatori locali devoti che accendono incensi e fanno offerte. La seconda meta è il Lago Bratan, anche qui c’è un grande tempio, Ulun Tanu, sulle rive del lago, poi le risaie Jatiluwih, verdi terrazzamenti che decorano le colline e, all’imbrunire siamo al tempio Batu Karu, particolarmente affascinante a quest’ora del giorno. Mentre saliamo gli scalini del tempio fino ad arrivare a mezza collina sentiamo il canto degli uccelli che cercano una sistemazione per la notte, qualche luce illumina i tempietti mentre le cime degli alberi si stagliano nere contro il cielo turchino e arancione del tramonto, questo paese ci affascina. Passiamo la notte a Ubud e non si può passare di qui senza assistere ad uno spettacolo di danze sacre per cui la mattina dell’8 Settembre siamo a teatro a vedere la danza sacra Barong, rappresentazione di una battaglia tra Dei e Demoni, il bene e il male, dove ogni tanto si inseriscono due piccoli clown che alleggeriscono un po’ lo spettacolo, mentre l’orchestra accompagna il tutto con la musica tradizionale indonesiana. Sempre in mattinata andiamo a Goa Gajah dove entriamo in un tempio scavato nella roccia di una montagna passando attraverso la bocca spalancata di un demone ; anche qui ci sono tanti visitatori locali molto devoti che si aggirano nelle varie parti del tempio che si allarga nel grande parco sul fianco della montagna. Prima di fermarci in centro a Ubud passiamo dalla Monkey Forest dove troviamo in mezzo ai templi una numerosa comunità di scimmie; oggi fa caldo, in centro visitiamo Water Palace e poi entriamo al mercato e ci perdiamo: ventagli, magneti, anelli, bracciali, collane, ombrellini di carta, magliette, sarong ecc ecc…di tutto di più. Nel pomeriggio arriviamo a Kuil Gunung Kawi, un altro tempio inserito nell’avvallamento di due colline, 270 scalini su e giù, contornato da verdi risaie e terrazza. Verso le 17 siamo a Tirta Empul Temple, forse il più suggestivo di quelli che abbiamo visitato: grandi vasche davanti all’ingresso accolgono i fedeli che entrano e si purificano restando sotto ai rubinetti che riversano continuamente acqua; intorno a loro altri portano offerte di fiori, frutta, incensi che diffondono il loro fumo e profumo tutto intorno. Andando oltre si arriva nei cortili interni del tempio dove si sta svolgendo una cerimonia, un bramino prega con molti fedeli, le luci si accendono e scende la sera; mentre usciamo la gente continua a purificarsi sotto i rubinetti nelle grandi vasche. È tardi ma prima di tornare in albergo passiamo da una piantagione di caffè dove ci sono i luwak, degli animaletti simili ai furetti che si nutrono dei frutti di caffè, poi ne espellono i semi nelle feci, semi che vengono raccolti e tostati ottenendo così il migliore caffè in assoluto. Mercoledì 9 ci spostiamo a Sumba, isola dell’Indonesia orientale nella provincia di Est Nusa Tenggara, dove incontriamo Yuliana, la nostra guida che ci accompagna subito al suo villaggio, Tarun-Waitabar. Le case sono di bambù e hanno una caratteristica: un tetto a punta sopra la parte centrale. Le case sono sorrette da palafitte, questa parte bassa è riservata agli animali, il primo piano costituisce la dimora della famiglia riservata quindi alle persone mentre il tetto, la parte più alta che svetta verso il cielo, è riservata agli spiriti. L’interno è molto spoglio, c’è lo stretto indispensabile per cucinare e qualche stuoia o materasso per dormire, in un angolo c’è una grossa cesta alta un metro e mezzo e larga uno che contiene il riso, la risorsa della famiglia. La cucina è un piano in terra battuta dove si Da un SONDA INDONESIA gruppo Bondioni

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Avventure nel mondo 1 | 2016 - 57

RACCONTI DI VIAGGIO | IranRACCONTI DI VIAGGIO | Indonesia

VOGLIAMO VEDERE I DRAGHI DI KOMODO

Testo e foto di Angela Bondioni

Sì, proprio così Daniela ed Io vogliamo vedere i draghi di Komodo, come fare? Cerco nei viaggi di Avventure nel Mondo

un viaggio che ci permetta di arrivare fin lì: Sonda Indonesia, tre settimane tra le isole della Piccola Sonda con una crociera proprio nell’arcipelago di Komodo.Partiamo con il gruppo il 5 Settembre, prima tappa Bali dove ci fermiamo un paio di giorni: da Kuta, località turistica e vivace andiamo a Taman Ayun, un tempio, dove cominciamo a conoscere l’architettura tipica di questa zona, all’ingresso dei templi ci sono grandi portali di pietra spaccati in due, i templi alti e sottili con tetti di paglia a 5/6 piani sono inseriti in grandi giardini , ordinati e puliti, dove si aggirano visitatori locali devoti che accendono incensi e fanno offerte.La seconda meta è il Lago Bratan, anche qui c’è un grande tempio, Ulun Tanu, sulle rive del lago, poi le risaie Jatiluwih, verdi terrazzamenti che decorano le colline e, all’imbrunire siamo al tempio Batu Karu, particolarmente affascinante a quest’ora del giorno. Mentre saliamo gli scalini del tempio fino ad arrivare a mezza collina sentiamo il canto degli uccelli che cercano una sistemazione per la notte, qualche luce illumina i tempietti mentre le cime degli alberi si stagliano nere contro il cielo turchino e arancione del tramonto, questo paese ci affascina.Passiamo la notte a Ubud e non si può passare di qui senza assistere ad uno spettacolo di

danze sacre per cui la mattina dell’8 Settembre siamo a teatro a vedere la danza sacra Barong, rappresentazione di una battaglia tra Dei e Demoni, il bene e il male, dove ogni tanto si inseriscono due piccoli clown che alleggeriscono un po’ lo spettacolo, mentre l’orchestra accompagna il tutto con la musica tradizionale indonesiana. Sempre in mattinata andiamo a Goa Gajah dove entriamo in un tempio scavato nella roccia di una montagna passando attraverso la bocca spalancata di un demone ; anche qui ci sono tanti visitatori locali molto devoti che si aggirano nelle varie parti del tempio che si allarga nel grande parco sul fianco della montagna.Prima di fermarci in centro a Ubud passiamo dalla Monkey Forest dove troviamo in mezzo ai templi una numerosa comunità di scimmie; oggi fa caldo, in centro visitiamo Water Palace e poi entriamo al mercato e ci perdiamo: ventagli, magneti, anelli, bracciali, collane, ombrellini di carta, magliette, sarong ecc ecc…di tutto di più.Nel pomeriggio arriviamo a Kuil Gunung Kawi, un altro tempio inserito nell’avvallamento di due colline, 270 scalini su e giù, contornato da verdi risaie e terrazza.Verso le 17 siamo a Tirta Empul Temple, forse il più suggestivo di quelli che abbiamo visitato: grandi vasche davanti all’ingresso accolgono i fedeli che entrano e si purificano restando sotto ai rubinetti che riversano continuamente acqua; intorno a loro altri portano offerte di fiori, frutta,

incensi che diffondono il loro fumo e profumo tutto intorno. Andando oltre si arriva nei cortili interni del tempio dove si sta svolgendo una cerimonia, un bramino prega con molti fedeli, le luci si accendono e scende la sera; mentre usciamo la gente continua a purificarsi sotto i rubinetti nelle grandi vasche.È tardi ma prima di tornare in albergo passiamo da una piantagione di caffè dove ci sono i luwak, degli animaletti simili ai furetti che si nutrono dei frutti di caffè, poi ne espellono i semi nelle feci, semi che vengono raccolti e tostati ottenendo così il migliore caffè in assoluto.

Mercoledì 9 ci spostiamo a Sumba, isola dell’Indonesia orientale nella provincia di Est Nusa Tenggara, dove incontriamo Yuliana, la nostra guida che ci accompagna subito al suo villaggio, Tarun-Waitabar.Le case sono di bambù e hanno una caratteristica: un tetto a punta sopra la parte centrale. Le case sono sorrette da palafitte, questa parte bassa è riservata agli animali, il primo piano costituisce la dimora della famiglia riservata quindi alle persone mentre il tetto, la parte più alta che svetta verso il cielo, è riservata agli spiriti.L’interno è molto spoglio, c’è lo stretto indispensabile per cucinare e qualche stuoia o materasso per dormire, in un angolo c’è una grossa cesta alta un metro e mezzo e larga uno che contiene il riso, la risorsa della famiglia. La cucina è un piano in terra battuta dove si

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accende il fuoco, ci sono un paio di lampadine che si accendono per cenare e poi si spegne tutto, quando c’è buio si dorme e quando si fa giorno ci si sveglia, più semplice di così!Davanti alle case ci sono le tombe megalitiche delle persone che ci abitavano, grandi pietre tombali, intorno ci sono piccole stradine dove arrivano donne per venderci i sarong che hanno fatto a mano col telaio , ci sono anche uomini che vendono oggetti di legno intagliato da loro oppure monili di osso di bufalo. La mattina seguente andiamo a visitare un altro villaggio, Prajijing, anche questo con le caratteristiche case a punta, qui le case sono disposte in modo ordinato su due file lasciando in mezzo lo spazio per il camminamento e per le tombe, ogni casa ha esposto i sarong di vari colori, gli uomini stanno seduti sulle soglie intagliando il legno, c’è silenzio e tranquillità, intorno la foresta, tanti arbusti, fiori e grandi alberi di cotone che viene usato per riempire i materassi.Giriamo con l’autobus, ci sono belle spiagge bianche, deserte, ci fermiamo a fare il bagno nel mare alla Marosi Beach, mangiamo qualcosa e poi andiamo ad una cerimonia funebre, che è una degli eventi più caratteristici di queste popolazioni. In queste occasioni la famiglia del defunto (in questo caso si tratta di una riesumazione) invita amici e parenti e fa una grande festa in cui sacrifica degli animali agli spiriti, più la famiglia è benestante e più sono gli animali che si uccidono; la carne viene poi utilizzata per cucinare per gli invitati e in parte viene distribuita a tutti i presenti.Comperiamo del betel e dello zucchero da portare alla padrona di casa e saliamo in questo piccolo villaggio nella periferia di Waikabubak: c’è tanta gente, circa 300 persone, grandi e piccoli, purtroppo siamo arrivati in ritardo e i riti di sacrificio degli animali sono già stati fatti, cinque teste di bufalo sono già per terra. Bambini e adulti vanno e vengono con i piatti pieni, alcune donne distribuiscono l’intingolo cucinato nei piatti col riso bianco, in altri c’è la carne in brodo, sono molto bene organizzate e veloci, la offrono anche a noi. Il fratello di Yuliana ci accompagna dalla padrona di casa e cui porgiamo i nostri doni poi ci fa vedere le varie zone, la cucina dove grandi pentoloni continuano a bollire, la macelleria dove una decina di uomini tagliano con grandi maceti le bestie a pezzi, la zona dei suonatori di tamburo che imperterriti continuano nel loro lavoro, il tutto è molto concitato. Alla fine della festa vengono deposte le ossa dei defunti nella tomba di famiglia con l’aiuto di una dozzina di uomini che solleva la grande pietra tombale con l’aiuto di grossi pali che fanno da leva, il tutto accompagnato dai tamburi. Poi tutti se ne vanno con un sacchetto o un cestino di carne e si fanno fotografare con piacere.La cerimonia è stata piuttosto forte, immagini, suoni, odori, alcuni di noi non sono riusciti a presenziare fino alla fine, la cosa certa è che qui le usanze non sono state ancora intaccate dalla globalizzazione.Quando andiamo al bus Yuliana mi dice che sua sorella ci ha preparato la cena, accetto con piacere

anche perché le avevo chiesto se era possibile cenare a casa di una famiglia locale; la cena è ottima, ci ha preparato le cose tipiche di Sumba: riso carne e verdure, condividiamo con loro spazio, cibo e chiacchiere.Venerdì mattina continuiamo il nostro giro di questa grande isola, qui piove poco e la foresta è piuttosto secca, le coltivazioni sono poste vicino ai corsi d’acqua, andiamo quindi a vedere la cascata Waikelo, ricca di acqua, e le coltivazioni che vengono da lei irrigate tramite una complessa rete di canali: riso, fagiolini, coste; qui si può trovare molta verdura, ne comperiamo un po’ perché nel villaggio dove staremo questa sera non se ne trova.Dopo la passeggiata tra le risaie andiamo con il bus al villaggio di Ratenggaro dove passeremo il resto della giornata e la notte. La spiaggia su cui dà il villaggio è fantastica, bianca, grande, enorme; una lingua di sabbia bianca la divide da una laguna. Passiamo il pomeriggio sulla spiaggia dove affacciano anche altri villaggi, alcuni pescatori gettano le reti stando a mollo in acqua e poi le ritirano, le onde sono grandi ma ci sono delle insenature dove si può fare il bagno tranquillamente, l’acqua è calda e limpida.Verso l’imbrunire la marea è bassa, arrivano tante ragazzine con delle ceste per raccogliere alghe e molluschi dalla barriera corallina, poi arriva il tramonto, il cielo si colora di rosa, arancione, viola, le ragazze se ne tornano ai loro villaggi e noi restiamo soli e incantati a guardare il sole rosso che si tuffa

in mare.Quando arriviamo nella casa che ci ospita è buio, saliamo sugli alti scalini che portano al primo piano e ci accomodiamo sulle stuoie per cenare: riso, verdure e pollo, una cena frugale, poi alcuni vanno sulla spiaggia ad accendere il fuoco, la stellata è meravigliosa, c’è anche un serpente che si aggira tra di noi, torniamo al villaggio e notte sui letti

di bambù.La mattina ci svegliamo con il levar del sole, il padrone di casa è già sul poggiolo di bambù a fumare arrotolato nel suo sarong, facciamo un giro sulla spiaggia, alcuni bimbi vanno a lavarsi nella laguna e ognuno torna con un pesce, incredibile, li hanno presi a mani nude.Salutiamo questa gente e questo mondo così lontano dal nostro, in tutti i sensi, ma penso che una notte così faccia bene, e ci dirigiamo verso il lago salato Weekuri.Vedere questo angolo di Paradiso e avere voglia di tuffarsi nell’acqua trasparente color verde smeraldo è un tutt’uno: un laghetto contornato da verdi mangrovie e da nere rocce vulcaniche che arrivano fino al mare ma alle 11 dobbiamo lasciare

quest’angolo meraviglioso di mondo per recarci all’aeroporto, oggi si cambia isola, andiamo a Timor Ovest per recarci domattina, sempre ina aereo, a Flores.Domenica mattina siamo a Ende nell’isola di Flores, dove incontriamo Vitalis, la nostra guida, prima tappa il vulcano Kelimutu, famoso perché dalla cima si possono vedere tre crateri pieni di acqua di colori diversiIn effetti i crateri, a seconda dell’orario e dell’inclinazione dei raggi del sole assumono colorazioni diverse e, soprattutto, in funzione delle sostanze che escono dal vulcano, ancora attivo.Quando arriviamo sulla cima vediamo uno dei laghi verde intenso mentre quello accanto è di un azzurro pastello chiaro variegato di giallo per via dei soffioni di zolfo che arrivano ogni tanto ; dall’altro lato c’è invece un piccolo laghetto verde contornato dai pini. Lo spettacolo è imponente e suggestivo, c’è anche tanta gente che arriva, soprattutto gente del posto.Pigliamo poi la strada che ci porta dall’altra parte dell’isola, a Riung; percorriamo tratti di bosco e di costa, quest’isola è più verde di Sumba, qui piove di più, ci sono anche tanti vulcani ancora attivi. Nel primo pomeriggio passiamo per Panggajawa, la spiaggia blu; in effetti ci sono dei sassi che hanno una colorazione verde/azzurra e, quando le onde li bagnano, il colore diventa ancora più vivace, peccato che li usino per fare materiale da costruzione.Mentre risaliamo la costa arriva il tramonto, il vulcano Inerie si staglia contro il cielo infuocato mentre dalla cima si vede il fumo uscire, poi arriva la notte, la strada tutta curve, il bus va piano, arriviamo a Riung alle 21,30, stanchi e affamati ma il Cafè del Mar ci aspetta con prelibatezze culinarie che ci fanno resuscitare.La mattina di Lunedì andiamo a piedi alle barche con cui faremo il tour delle 17 isole, cioè l’arcipelago nel tratto di mare davanti a Riung.Ci fermiamo in vari isolotti per fare snorkeling, ci sono tanti pesci e coralli, le spiagge sono bianche e splendide, il mare dai mille toni dell’azzurro e del blu; ci fermiamo su un’isola per pranzo, cucinato dai marinai su una griglia di bambù e nel pomeriggio andiamo a vedere l’isola delle “flying fox”, migliaia di pipistrelli giganti attaccati ai rami delle mangrovie che prendono il volo ad ogni minimo rumore.Torniamo a malincuore a Riung, dobbiamo riprendere il bus per andare a Bajawa ma, rima di arrivarci facciamo una sosta in una grotta termale, al buio con l’acqua caldissima, rigenerante.Il giorno seguente ci aspetta una lunga tappa di trasferimento ma facciamo delle soste per alleggerirla:prima tappa Embe, un villaggio tipico, anche qui le case hanno lo strano tetto centrale a punta, anche qui vendono i sarong e gli amuleti ma trovo anche

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bacche di vaniglia e chiodi di garofano.Fiancheggiando il vulcano Ebulobo arriviamo poi ad una fabbrica artigianale di Arak, il liquore locale; un ragazzo ci mostra l’abilità con cui si arrampica sulle palme per prenderne il succo che poi fanno bollire in un grosso alambicco e che distillano con una grossa canna di bambù. Le strade di Flores sono proprio malmesse, dobbiamo anche fermarci un’ora per lavori in corso, quando arriviamo a Labuanbajo è già sera, ceniamo del pesce nelle bancarelle in riva al mare e andiamo in albergo, domani sarà una giornatona!Mercoledì mattina andiamo al porto per cominciare la nostra crociera nell’arcipelago di Komodo; la Latansa, una bella barca ci sta aspettando in rada, il tender ci accompagna in due turni (siamo in 13), mettiamo i bagagli nelle nostre cuccette e prendiamo il largo: primo snorkeling all’isola Bidadari e poi a Kelor, al solito l’acqua è calda, il mare trasparente, tanti pesci e coralli.La barca è grande, ci sono due ponti, abbiamo una comoda e grande sala da pranzo sul primo ponte, 6 cuccette, due bagni e tanto spazio per prendere il sole e rilassarci e il cuoco ci vizia, oltre ai manicaretti a pranzo e a cena ci prepara spuntini con frutta, banane, cioccolata e cocco a colazione e a merenda.Per sera ci portiamo vicino a Kalong per vedere lo spettacolo delle ”flying foxes” che prendono il volo al tramonto: mentre il cielo si fa rosso fuoco tanti, tanti, tantissimi, migliaia di pipistrelli giganti prendono il volo per andare a cercare cibo nelle isole vicine, è uno spettacolo emozionante sia per le dimensioni del fenomeno che per i colori del cielo e del mare. Notte in rada vicino all’isola di Rinca in modo da essere lì presto domattina quando apre il parco.La mattina seguente alle 6,30 ci facciamo portare col tender all’ingresso del Parco Nazionale, faccio le registrazioni richieste e alle 7 partiamo con due rangers per fare un trekking nel Parco, qui bisogna stare attenti perché ci sono i famosi si ”draghi “, cioè dei varani primordiali che sono sopravvissuti solo in questo arcipelago e sono molto pericolosi (i draghi si possono vedere nelle isole di Rinca e di Komodo).Il ranger ci spiega che i draghi sono abilissimi nell’arte del mimetismo, restano immobili così a lungo che non riesci a distinguerli dai tronchi abbandonati nella foresta e, quando qualcuno gli passa davanti gli saltano addosso con un balzo e lo sbranano, se anche la preda riesce a fuggire non sopravvive per molto, il morso del drago è letale, la loro saliva contiene più di 50 batteri ed è così velenosa che la preda muore di setticemia nel giro di pochi giorni, lui la segue con calma e se la mangia. Sono persino cannibali, infatti i loro piccoli, appena escono dalle uova cominciano a correre e si arrampicano su delle palme cave all’interno dove restano nascosti fino ai tre mesi mangiando larve, poi escono .Lungo il nostro giro di 1 ora e mezza vediamo una femmina di drago che custodisce un nido e molti maschi, nella foresta ci sono anche antilopi, bufali,

vari tipi di volatili, insomma tanto cibo per il drago ma, nonostante ciò, ne troviamo molti vicini alle case dei rangers, case su palafitte, perché sentono l’odore della cucina. Riprendiamo il largo e andiamo a fare un bagno alla Pink Beach, una spiaggia con la sabbia rossastra per via dei molti coralli rossi della zona, anche questo è un posto dove non andresti mai via e invece ci tocca, pranzo e alle 15,00 trekking all’isola di Komodo dove c’è una specie di Drago ancora più grande; ce ne sono molti accucciati all’inizio del parco poi, mentre camminiamo, sentiamo del rumore e sbuca un cerbiatto piccolo che corre inseguito da un dragone, lo scompiglio che facciamo lascia il tempo al piccolo bambi per scappare, il drago rallenta e noi ci allontaniamo velocemente, non vorremmo sostituire il bambi per la cena.Risaliamo in barca , vogliamo fare il bagno in un posto tranquillo ma sappiamo che i draghi sono anche buoni nuotatori per cui ci allontaniamo da Komodo, serata in rada con tuffi di gruppo dal secondo ponte.Giovedì mattina andiamo presto a visitare il villaggio dei pescatori di Komodo, un posto lontano da tutto e da tutti, non so come faccia la gente a vivere qui, con i draghi nelle vicinanze, nessuna protezione sanitaria, poverissimi eppure abbiamo incontrato tanti bimbi contenti. Andiamo a visitare la scuola, gli alunni hanno tutti la divisa con la camicia beige e la gonna /pantaloni marroni, giocano nel grande cortile, alcuni stanno nelle aule, ci vengono incontro curiosi, dei bimbi fanno una partita a ping pong con alcuni di noi. Delle stanno sbucciando dei baccelli di tamarindo, ne compero un chilo, da questa zona arriva il 70% della

produzione di tamarindo della regione, lo portano a Labuanbajo e lo vendono al mercato.Salutiamo i bambini e riprendiamo il mare, questa mattina ci aspetta un’altra avventura, il bagno con le mante! Arriviamo al manta point con grandi aspettative, c’è già qualche barca appostata ma le mante non si vedono ancora; otto persone del gruppo vanno alla loro ricerca col tender, dopo circa

30 minuti eccola, una grossa manta passa sotto alla nostra barca e poi arrivano i nostri! Armati di maschera e boccaglio si lanciano all’inseguimento delle mante, due, tre, quattro mante, questi grossi pesci si fanno trasportare dalla corrente e i ragazzi nuotano sopra di loro, spettacolare!La corrente è forte e sia le mante che le persone si allontanano velocemente, li seguiamo con la barca e recuperiamo il gruppo, tutti contenti, relax fino all’ora di pranzo.Nel pomeriggio andiamo all’isola Kanawa per l’ultimo snorkeling, alcuni sono stanchi dopo la nuotata con le mante, peccato, l’isola è incredibile, ci sono stelle marine di tanti colori diversi grandi come palloni posate sul fondo del mare ad ogni metro, sembra di nuotare in un acquario, scorgo decine di pesciolini verdi al mio fianco mentre una razza volteggia sotto di me, qui ci devo tornare!

Il tempo vola e dobbiamo risalire in barca, in un’ora e mezza siamo a Labuanbajo, la crociera è finita con dispiacere di tutti.Il giorno seguente torniamo a Bali Kuta in aereo, serata sulla spiaggia di Jmbaran, poi con la barca da Padang Bay andiamo a Gili Trawalgan, la più grande delle isole Gili dove restiamo qualche giorno in modo da poterle visitare tutte e tre.Le isole sono frequentate da molti giovani, l’ambiente di Gili Trawalgan è molto turistico e mondano, tanti locali, musica, ristoranti, happy hour, un altro mondo rispetto alle isole viste finora, restiamo un po’ disorientati ma poi ci prendiamo gusto: all’imbrunire si va nella zona ovest dell’isola dove i locali si sono specializzati per il tramonto, sdraio, poltrone, puffi, ogni locale ha il suo genere di comodità per farci gustare lo spettacolo, sorseggiamo margarita mentre il sole scende precipitosamente dietro il vulcano di Bali all’orizzonte. Chi suona il tamburo chi accende il falò, chi si fa fotografare in pose plastiche sull’altalena in mare, chi resta in silenzio e poi via, quando è buio tutti ritornano alla vita notturna sul porto, cena in piazzetta , alle bancarelle del mercatino del pesce, dove scegli quello che vuoi e te lo cucinano al momento. Il primo giorno giro in bicicletta di Gili Trawalgan l’isola più grande; il secondo giorno tour in barca delle tre isole con puntate di snorkeling nei punti più belli e giro di Gili Air, seconda isola per grandezza; il terzo giorno Gili Meno, la più piccola e selvaggia delle isole Gili con un laghetto al centro e la sera non ci siamo mai persi il tramonto sul vulcano di Bali, un momento magico (io non mi sono mai persa l’alba sulla parte est dell’isola, un momento anomalo per Trawalgan, deserta e immersa nel silenzio)L’ultimo giorno riprendiamo il traghetto, molto naif l’arrembaggio alla barca (a Gili Trawalgan non c’è molo) si trascina la valigia sulla spiaggia e, quando arriva la barca ci si accalca davanti cercando di caricare prima il bagaglio e poi, salendo da una scaletta improvvisata, di arrivare fino al portellone.L’ultimo giorno a Kuta Bali è libero, alcuni ne approfittano per andare a visitare il tempio di Tanah Lot che i primi giorni non avevamo fatto in tempo a vedere, altri si danno allo shopping e poi, via, si torna in Italia; sembravano tante tre settimane e invece sono volate!