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Registered office, Piazzale Enrico Mattei, 1 00144 Rome Tel. +39 06 59821 eni.com Company Share Capital 4.005.358.876,00 i.v. Company Tax Register, Tax Identification Number 00484960588 VAT Number 0905811006, R.E.A. Rome n. 756453 Branches: Via Emilia, 1 and Piazza Ezio Vanoni, 1 20097 San Donato Milanese (MI) - Italy Alle Associazioni Associazione Liberiamo la Basilicata (Ente di promozione di promozione sociale, politica e culturale, senza fini di lucro, c.f. 96077030763) in persona del Presidente Giuseppe Di Bello (c.f. DBLGPP63A02G942S); Comitato Aria Pulita Basilicata Onlus (c.f. 96069550760) in persona del Segretario del Consiglio Direttivo NinoTortorella (c.f. TRTNNI89M01I422A) per i poteri conferitigli il 30 gennaio 2020 dal medesimo Consiglio, F. Saverio Telesca (c.f.TLSFNC51L20G942R), Elman Rosania (c.f. RSNLMN59H05L738I), Alfredo Sonnessa (c.f. SNNLRD61E29F104Z); Oggetto: Nota di risposta a “Proposta di azione di responsabilità nei confronti degli amministratori e alti dirigenti di Eni S.p.A. depositata per l’assemblea degli azionisti di Eni S.p.A. del 23 maggio 2020.” Con la presente nota, si intende dare specifica e puntuale risposta alle considerazioni espresse nell’ambito dell’atto “Proposta di azione di responsabilità nei confronti degli amministratori e alti dirigenti di Eni S.p.A”, recante data 28.04.2020, nonché, più in generale, fornire un quadro complessivo delle attività svolte da Eni S.p.a. in Basilicata sul piano della protezione della salute e del territorio ed in tema di monitoraggio di tutte le matrici ambientali relative al “Centro Olio Val D’Agri”. Con riferimento alle argomentazioni espresse nelle premesse dell’atto, di cui alle lettere da A a M, si rappresenta quanto segue: A. Nel 1990 il Ministero dell’Industria, all’epoca guidato da Adolfo Battaglia (VI Governo presieduto da Giulio Andreotti), rilasciò alle società Petrex S.p.A. (Rappresentante Unico R.U. e società del gruppo Eni) con il 60%, alla società TCPL Resources con il 20% ed alla società Enterprise Oil Exploration Ltd con il 20% la cosiddetta “concessione di coltivazione Grumento Nova” nei territori della Val D’Agri della regione Basilicata (Sud Italia), dove erano state rilasciate altre concessioni di coltivazione nelle zone vicine del monte “Caldarosa” (concessione omonima conferita a partire dal 1989 alla società Agip R.U. con il 75% ed alla società SELM S.p.A. con il 25%), del monte “Costa Molina” (concessione omonima conferita ad Agip con decreto del 1985 e poi nel 1998 una parte inglobata nella concessione Caldarosa e l’altra parte rinominata “Corleto Perticara”), del monte “Volturino” (concessione omonima conferita alle società Agip R.U. con il 40%, all’ Enterprise Oil Exploration Ltd con il 55% e alla FIAT RIMI con il 5%. Nel 2001 una parte della concessione è stata inglobata nella concessione Grumento Nova e poi definitivamente nel 2005 nella concessione Val d’Agri), divenuto ormai Ministro Paolo Savona (Governo presieduto da Carlo Azelio Ciampi) di pertinenza del Comune di Viggiano (provincia

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Page 1: Proposta di azione di responsabilità nei confronti degli ... · Oggetto: Nota di risposta a “Proposta di azione di responsabilità nei confronti degli amministratori e alti dirigenti

Registered office,

Piazzale Enrico Mattei, 1 00144 Rome

Tel. +39 06 59821

eni.com

Company Share Capital 4.005.358.876,00 i.v.

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Branches:

Via Emilia, 1 and Piazza Ezio Vanoni, 1

20097 San Donato Milanese (MI) - Italy

Alle Associazioni

Associazione Liberiamo la Basilicata

(Ente di promozione di promozione sociale, politica e culturale, senza fini di lucro, c.f.

96077030763) in persona del Presidente Giuseppe Di Bello (c.f. DBLGPP63A02G942S);

Comitato Aria Pulita Basilicata Onlus

(c.f. 96069550760) in persona del Segretario del Consiglio Direttivo NinoTortorella (c.f.

TRTNNI89M01I422A) per i poteri conferitigli il 30 gennaio 2020 dal medesimo Consiglio, F.

Saverio Telesca (c.f.TLSFNC51L20G942R), Elman Rosania (c.f. RSNLMN59H05L738I), Alfredo

Sonnessa (c.f. SNNLRD61E29F104Z);

Oggetto: Nota di risposta a “Proposta di azione di responsabilità nei confronti degli amministratori

e alti dirigenti di Eni S.p.A. depositata per l’assemblea degli azionisti di Eni S.p.A. del 23 maggio

2020.”

Con la presente nota, si intende dare specifica e puntuale risposta alle considerazioni espresse

nell’ambito dell’atto “Proposta di azione di responsabilità nei confronti degli amministratori e alti

dirigenti di Eni S.p.A”, recante data 28.04.2020, nonché, più in generale, fornire un quadro

complessivo delle attività svolte da Eni S.p.a. in Basilicata sul piano della protezione della salute

e del territorio ed in tema di monitoraggio di tutte le matrici ambientali relative al “Centro Olio Val

D’Agri”.

Con riferimento alle argomentazioni espresse nelle premesse dell’atto, di cui alle lettere da A a

M, si rappresenta quanto segue:

A. Nel 1990 il Ministero dell’Industria, all’epoca guidato da Adolfo Battaglia (VI Governo

presieduto da Giulio Andreotti), rilasciò alle società Petrex S.p.A. (Rappresentante

Unico – R.U. e società del gruppo Eni) con il 60%, alla società TCPL Resources con

il 20% ed alla società Enterprise Oil Exploration Ltd con il 20% la cosiddetta

“concessione di coltivazione Grumento Nova” nei territori della Val D’Agri della

regione Basilicata (Sud Italia), dove erano state rilasciate altre concessioni di

coltivazione nelle zone vicine del monte “Caldarosa” (concessione omonima conferita

a partire dal 1989 alla società Agip R.U. con il 75% ed alla società SELM S.p.A. con

il 25%), del monte “Costa Molina” (concessione omonima conferita ad Agip con

decreto del 1985 e poi nel 1998 una parte inglobata nella concessione Caldarosa e

l’altra parte rinominata “Corleto Perticara”), del monte “Volturino” (concessione

omonima conferita alle società Agip R.U. con il 40%, all’ Enterprise Oil Exploration

Ltd con il 55% e alla FIAT RIMI con il 5%. Nel 2001 una parte della concessione è

stata inglobata nella concessione Grumento Nova e poi definitivamente nel 2005

nella concessione Val d’Agri), divenuto ormai Ministro Paolo Savona (Governo

presieduto da Carlo Azelio Ciampi) di pertinenza del Comune di Viggiano (provincia

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di Potenza); e dopo il rilascio delle dette concessioni estrattive di petrolio e gas iniziò

nel Comune di Viggiano (provincia di Potenza) della Val D’Agri la costruzione del

Centro Oli Monte Alpi di Eni S.p.A. (già Agip) per la capacità di lavorazione giornaliera

di 7.500 barili di petrolio e di 300.000 metri cubi di gas.

B. Nel 1996 Eni mise in servizio il primo impianto di trattamento provvisorio denominato

Centro Olio Monte Alpi e del primo pozzo allacciato (Monte Alpi 4X).

Successivamente, nel 2001 venne avviata la prima linea di produzione a seguito

dell’autorizzazione all’avviamento del Centro Olio “Val d’Agri” realizzato come

ampliamento dell’allora esistente Centro Olio “Monte Alpi”. Nell’ottobre 1998 la

concessione “Caldarosa” inglobò parte della concessione “Costa Molina”, al 1999 nei

territori della Val D’Agri erano in esercizio 23 pozzi da 17 postazioni.

Nel 1998 la Regione Basilicata, all’epoca guidata dal Presidente Angelo Raffaele

Dinardo e dal Vice Presidente Filippo Bubbico, approvò con delibera di Giunta

Regionale n. 3530/1998 il “Protocollo di Intenti” con Eni S.p.A., Presidente Franco

Bernabé, per compensazioni legate alle attività per lo sfruttamento del giacimento

nell’area della Val D’Agri, con scadenza ventennale.

C. Nel 2001 dall’unione delle tre concessioni (“Grumento Nova” e “Caldarosa” estese

complessivamente 398,39 Kmq e “Volturino” estesa altri 261.76 Kmq) derivarono due

concessioni, la Grumento Nova Unificata (che inglobò la concessione Caldarosa e

parte della concessione Volturino, i cui titolari erano le società Eni S.p.A. - R.U. con

il 71% - e la Enterprise Oil Italiana S.p.A. con il 29%) e la stessa concessione

Volturino ridotta di superficie, inoltre entrò in funzione il nuovo Centro Oli Val D’Agri-

COVA, frutto dell’ampliamento e dell’ammodernamento del Centro Oli Monte Alpi,

mentre nel successivo 2003 le quota (29%) di Enterprise Oil Italiana S.p.A. delle due

concessioni, furono trasferite a Shell Italia E&P S.p.A. Solo nel 2005 fu conferita la

concessione “Val D’Agri” a Eni SpA (R.U. con il 66%) e a Shell Italia E&P S.p.A. (con

il 34%), risultante dalla unificazione delle concessioni Grumento Nova Unificata e

Volturino. Nel 2008 e nel 2109 sono cambiate le quote di titolarità, per cui attualmente

sono: Eni con il 61% e Shell con il 39%.

D. Nel luglio 2010 è stata presentata l’istanza per la variazione del programma dei lavori

della concessione Val d’Agri, contenente interventi di modifiche impiantistiche

necessarie all’adeguamento dell’impianto esistente al crescente quantitativo di gas

associato con la realizzazione di una linea di trattamento gas, senza peraltro

modificare la capacità (104.000 bbl/giorno) dell’impianto di trattamento olio, portando

così la capacità di trattamento gas agli attuali 4.660.000 Smc/giorno.

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I suddetti lavori di adeguamento impiantistico sono iniziati nel 2012, ovvero alla

conclusione dell’iter autorizzativo.

Si sottolinea che il processo di lavorazione del greggio della Val d’Agri all’interno del

Centro Olio, non prevede né semi raffinazione dell’olio né raffinazione del gas.

Infatti, nel Centro Olio Val d’Agri, l’olio, dopo una primaria separazione dalla

componente gassosa e acquosa, è sottoposto ad un processo di stabilizzazione che

consente di ottenere un greggio adatto a poter essere spedito in Raffineria a Taranto,

pronto per la lavorazione.

Il gas, che come noto è ricco di componente acida, subisce dei processi di

addolcimento e disidratazione, ovvero è sottoposto a diversi fasi di “lavaggio” in modo

da eliminare la carica acida e la componente acquosa (comunque contenuta nel gas),

al fine di garantire il rispetto delle specifiche di consegna del gas alla rete di

distribuzione.

E. Il procedimento penale cd. Petrolgate n. 1753/2017 RGTrib è pendente innanzi al

Tribunale di Potenza attualmente in fase di istruttoria dibattimentale. Nel corso delle

numerose udienze sino ad oggi svolte si è sottoposto all’attenzione del Tribunale

ampia evidenza tecnica idonea a dimostrare come il COVA, nella gestione delle

proprie acque reflue derivanti dall’attività di estrazione, abbia sempre operato in

conformità a quanto previsto dalla normativa di settore ed a quanto autorizzato nella

propria Autorizzazione Integrata Ambientale, garantendo, inoltre, la perdurante

applicazione delle Best Practice nel tempo disponibili in materia.

F. Le osservazioni riportate sub let. F) della proposta azione di responsabilità - e che a

loro volta riproducono quelle poste a fondamento della contestazione formulata

nell’ambito del pendente procedimento penale nei confronti degli attuali imputati -

alla luce di tutti gli approfondimenti tecnici svolti e presentati nel corso del

dibattimento, risultano destituite di fondamento.

Ciò che viene definito “rifiuto pericoloso”, altro non sono se non le acque estratte dal

giacimento che, una volta sottoposte al ciclo produttivo del “Centro Olio Val D’Agri”,

vengono per una parte reiniettate in giacimento attraverso il pozzo Costa Molina 2 e,

per altra parte, smaltite tramite autobotti.

Come emerso da un ampio studio tecnico di monitoraggio in continuo delle acque

reiniettate in giacimento svolto su incarico di Eni da una primaria Società di

consulenza internazionale - e come ulteriormente confermato dagli esiti delle analisi

di laboratorio effettuate dai consulenti nominati in ambito processuale - il profilo

chimico di tutti i campioni delle acque reiniettate non presenta alcun dato di

pericolosità.

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L’attività di reiniezione nel COVA, peraltro - oltre ad essere ammessa dalla

legislazione comunitaria e nazionale, e, nel caso di specie, specificamente

autorizzata dalla Regione nell’ambito dell’Autorizzazione Integrata Ambientale - è

riconosciuta internazionalmente come Best practice da realizzare ai fini della migliore

coltivazione del giacimento.

Mediante la stessa, infatti, le acque vengono reiniettate a circuito chiuso (senza

alcuna connessione interna con le acque di falda) nella stessa unità geologica di

provenienza, contribuendo così a sostenere la pressione del giacimento.

Per quanto concerne, invece, la parte di acque di processo inviate a smaltimento,

questa è stata oggetto, a cadenza regolare, di analisi di caratterizzazione, i cui esiti

hanno sempre escluso la presenza di qualsivoglia indice di pericolosità.

Conseguentemente, gli accertamenti tecnici svolti consentono di confermare la

corretta attribuzione a tali rifiuti del codice CER nel tempo utilizzato.

G. Con riferimento allo sversamento dal serbatoio D del Centro Olio Val D’Agri,

rinvenuto nel febbraio 2017, Eni ribadisce essersi trattato di un incidente non

prevedibile e di avere immediatamente predisposto un piano di interventi per la

messa in sicurezza delle aree potenzialmente interessate dalla presenza di

idrocarburi.

Tali azioni immediate hanno consentito di creare una efficace barriera per confinare

la contaminazione, individuare il punto di perdita di prodotto all’interno del COVA

(ossia il serbatoio D) al fine arrestare la stessa, nonché individuare, delimitare e

mettere in sicurezza le aree esterne al COVA potenzialmente attinte.

In particolare, la Messa in Sicurezza di Emergenza (“MISE”) è consistita:

- nella realizzazione di 163 sondaggi, di cui 61 all’interno del COVA e 102 in aree

esterne. Di questi, 136 sono stati equipaggiati a piezometro di cui, ad oggi, meno

del 10% interessati dalla presenza di surnatante sotto forma di velo;

- nella realizzazione di una barriera idraulica, denominata “Barriera Interno

COVA”, composta da otto pozzi di emungimento di grande diametro e ubicata

lungo il muro di cinta a sud dell’impianto;

- nella realizzazione di una barriera idraulica, denominata “Barriera Ovest Interno

COVA”, composta da 6 piezometri di emungimento e ubicata nell’area ovest

dell’impianto;

- nella realizzazione, all’esterno del COVA, di altre 3 barriere idrauliche

denominate, rispettivamente, “Barriera Area GDM”, “Barriera Area Danella” e

“Barriera Area Cuozzo”, con funzione analoga alle precedenti;

- nella predisposizione di un punto di aggottamento, situato alla fine del dreno di

raccolta, al fine di intercettare tutte le acque raccolte da quest’ultimo, bloccando

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e così impedendo ogni possibilità di flusso verso valle e, quindi, verso il fiume

Agri;

- nella messa in esercizio di 3 impianti di trattamento (TAF) della stessa tipologia

di quelli ordinariamente riconosciuti ed utilizzati a livello internazionale, i quali,

nel caso di specie, trattano le acque di falda, emunte dai piezometri, fino al

raggiungimento dei limiti previsti dal Protocollo di controllo approvato dagli Enti

competenti, per un successivo invio all’impianto di trattamento del consorzio ASI.

Tali azioni, il cui costo complessivo a fine 2019 è stato pari a 189 mln di euro,

hanno consentito di recuperare circa 339 tonnellate di greggio, pari all’85% delle

400 tonnellate stimate essere fuoriuscite dal serbatoio di stoccaggio D,

determinando così una significativa riduzione dell’area interna ed esterna

contigua al COVA inizialmente interessata dalla presenza di surnatante (circa 2,5

ettari di cui 2 all’interno del COVA e i rimanenti tutti all’interno dell’area

industriale) ed una diminuzione delle concentrazioni degli inquinanti a conferma

dell’efficacia delle operazioni di messa in sicurezza di emergenza. I dati esposti

sono tutti recepiti dai competenti Enti di controllo in quanto condivisi nei periodici

report tecnici inviati dalla Società e saranno posti alla base dell’elaborazione

dell’Analisi di Rischio di prossima definizione con i medesimi Enti.

La contaminazione in discussione ha interessato esclusivamente i terreni e le

acque della falda superficiale all’interno dell’area industriale del COVA.

Sulla scorta delle analisi eseguite proprio dall’Agenzia Regionale per la

Protezione dell’Ambiente della Basilicata (ARPAB), infatti, si esclude che la

contaminazione possa aver interessato il Fiume Agri e il Lago Pertusillo, ove non

è mai stata rilevata la presenza di idrocarburi provenienti dalle attività del COVA.

Le analisi chimiche sinora condotte su dette acque hanno confermato il rispetto

degli standard normativi di qualità per le sostanze di rilievo e, in tutti i campioni

di acqua analizzati, la concentrazione di idrocarburi è risultata essere sempre

inferiore al limite di determinazione analitico del metodo.

H. In Basilicata Eni, fin dall’inizio delle sue attività, ha operato ponendo massima

attenzione nei confronti del territorio e dei suoi abitanti, promuovendo azioni

finalizzate alla salute e alla sicurezza delle persone nonché alla valorizzazione ed

alla tutela del patrimonio naturale e ambientale nel pieno rispetto delle vocazioni

dell’area e dell’identità dei suoi abitanti, mantenendo, peraltro, la produzione sempre

al di sotto dei limiti previsti dalla propria Autorizzazione Integrata Ambientale.

L’evento di spill rinvenuto nel febbraio del 2017 ha costituto, invece, un evento

incidentale che, sulla base delle indagini geognostiche svolte e delle risultanze delle

attività di MISE immediatamente realizzate, ha comportato una contaminazione di

surnatante circoscritta e contenuta.

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L’evento ha interessato, infatti, esclusivamente i terreni e le acque della falda

superficiale all’interno dell’area industriale del COVA, come ulteriormente confermato

dai risultati delle analisi chimiche eseguite nei piezometri a valle della SS598,

conformi ai limiti previsti dal D.Lgs 152/06 per i parametri riconducibili allo Spill,

nonché dai risultati delle, già citate, analisi chimiche eseguite sui campioni di acque

superficiali prelevati lungo la Fossa del Lupo, sul Fiume Agri e al Lago Pertusillo,

anch’esse conformi ai limiti previsti dal D.Lgs 152/06 (e successive modifiche ed

integrazioni) per le acque superficiali.

I. In relazione al procedimento penale instauratosi a seguito dell’evento Spill - non

ritenendo opportuno entrare nel merito delle contestazioni formulate e dei

provvedimenti avanzati nei confronti dei componenti del Comitato Tecnico Regionale

- si informa che lo stesso è attualmente pendente avanti la Procura della Repubblica

di Potenza e che le indagini preliminari, nell’ambito delle quali la Corte di Cassazione

ha annullato tutti i provvedimenti di custodia cautelare personale inizialmente disposti

nei confronti dei dirigenti Eni, si sono concluse, rimanendo in attesa della fissazione

dell’udienza preliminare. Per una singola posizione personale Eni è pendente nelle

sue fasi preliminari il giudizio immediato avanti il Tribunale di Potenza.

J. Nell’ambito di tale giudizio immediato, il Tribunale di Potenza ha ammesso la

costituzione di alcune parti civili tra quelle richiedenti la partecipazione al giudizio.

Tale decisione preliminare ha, quale unico presupposto processuale, la valutazione

in ordine all’astratta legittimazione delle parti in relazione all’ipotesi di reato in

contestazione, senza alcun accertamento di merito in ordine alla fondatezza della

pretesa punitiva né di quella risarcitoria.

K. I dati quantitativi indicati nei report periodicamente inviati agli Enti di controllo

sull’intervento di MISE in atto, come ivi espressamente chiarito, riguardano le acque

sotterranee nel tempo complessivamente emunte delle quali solo una minima

frazione è costituita da petrolio greggio. Alla luce delle medesime risultanze

analitiche, sempre condivise con i preposti Enti di controllo, e delle valutazioni

tecniche condotte sullo spessore del surnatante attraverso i piezometri effettuati, il

petrolio greggio ad oggi completamente recuperato è pari a circa 339 tonnellate di

greggio, circa l’85% del prodotto complessivo stimato fuoriuscito dal solo serbatoio D

del COVA.

Gli interventi di MISE, tutt’ora in corso, permettono il continuo recupero del prodotto

fuoriuscito (attualmente presente soltanto in traccia), il residuo del quale sarà

recuperato sulla base dell’Analisi di Rischio, ad oggi, in discussione con gli Enti

competenti, e del Progetto di Bonifica che sarà redatto per il completamento del

risanamento ambientale.

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L. Nell’ambito dell’Assemblea degli azionisti di Eni S.p.A. tenutasi il 14 maggio 2019,

l’Amministratore Delegato ha fornito puntuale riscontro a tutte le domande poste in

relazione alla descritta vicenda dello spill del febbraio 2017, chiarendo ogni aspetto

relativo alle indagini condotte nell’ambito del procedimento penale pendenti avanti

l’A.G. di Potenza e alle attività di MISE in corso.

M. Il titolo minerario “Val d’Agri” è scaduto il 26/10/2019. In accordo con la normativa

vigente, il 24 ottobre 2017 la JV Eni S.p.A. ha presentato istanza di proroga

Decennale della concessione Val d’Agri al MiSE.

In accordo con la normativa vigente (ovvero ai sensi dell'art. 34, comma 19, del

decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, convertito con modificazioni alla legge 212 del

17 dicembre 2012) le attività proseguono da un punto di vista della gestione ordinaria

e della sicurezza dell’impianto in regime di prorogatio.

Al momento si è in attesa di un riscontro da parte degli organi competenti.

Per quanto riguarda il Protocollo con la Regione Basilicata, a fine settembre è stato

avviato il dialogo tra la Regione ed Eni sui temi connessi alla scadenza della

Concessione e al rilascio dell’istanza di proroga e sono state delineate le macro aree

di negoziazione. . Il dialogo è attualmente sospeso a causa dell’emergenza Covid-

19. Si ricorda inoltre che le compensazioni che saranno oggetto del nuovo Protocollo

sono legate alla realizzazione di nuove attività o di trasformazione, così come

previsto da normativa Marzano.

Il nuovo piano di investimenti ha come obiettivo strategico principale la creazione di

valore nel lungo periodo, recependo le indicazioni degli Enti e nel pieno rispetto del

territorio. Il piano è caratterizzato da una elevata sostenibilità ambientale in quanto

prevede la realizzazione di nuovi pozzi da piazzole esistenti e la massimizzazione di

Side track e Work Over senza, quindi, impatti legati all’occupazione di nuovi spazi.

Non sono, inoltre, previsti interventi di espansione del centro Olio Val D’Agri (COVA).

Con riferimento, poi, alle successive considerazioni espresse nell’atto, di cui ai punti da

1 a 9, si rappresenta quanto segue:

1. Le acque emunte in corrispondenza delle barriere installate in ambito MISE sono

oggi raccolte e trattate dai tre impianti Trattamento delle Acque di Falda (TAF) entrati

in funzione tra l’aprile 2017 e fine 2018.

L’evento dello sversamento del febbraio 2017 è stato tempestivamente controllato e

le opere che hanno permesso di arginarne e ridurne l’effetto sono state

tempestivamente messe in atto dalla società permettendo di limitare l’area di impatto

alla sola area industriale di Viggiano. È stato immediatamente attivato l’iter

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ambientale di legge (ai sensi della legge 152) che porterà alla redazione di uno

specifico piano operativo di Bonifica.

La Regione da parte sua ha un proprio Piano Regionale dei siti inquinati, facente

parte del più vasto Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti (PRGR), la cui ultima

versione pubblicata sul sito regionale, essendo del dicembre 2016, non contiene,

tuttavia, l’evento del Centro Olio.

2. I tre impianti di Trattamento delle Acque di Falda (TAF) sono stati progettati e

realizzati in conformità alle Best Available Technologies, con lo scopo di

massimizzare l’efficacia e l’efficienza dell’abbattimento dei contaminanti. Le acque

trattate, convogliate all’impianto consortile, rispettano il protocollo di monitoraggio

approvato dagli Enti pubblici preposti, per lo scarico in pubblica fognatura, e le

efficienze di abbattimento previste sui parametri target specifici.

Il sistema di trattamento (Pump &Treat) oltre a rappresentare la migliore soluzione

sia dal punto di vista tecnico/operativo sia ambinetale ha, inoltre, ridotto i costi rispetto

alla precedente fase di pompaggi e smaltimento (Pump & Stock) di circa il 70%.

La spesa attuale di gestione della MiSE comprende una serie di attività, approvate

dagli Enti Pubblici, necessarie per la tutela delle matrici ambientali, tra cui:

- esecuzione di un protocollo analitico, caratterizzato da una fitta rete di

monitoraggio, atto a verificare il contenimento della contaminazione e il corretto

funzionamento degli impianti;

- presidio in H24 sui sistemi di emungimento e sugli impianti di trattamento da

parte di personale specializzato, che effettua continue ispezioni e manutenzioni

allo scopo di verificare il corretto funzionamento dei sistemi e per garantire

un’adeguata azione di controllo e prevenzione di anomalie gestionali;

- presidi di pronto intervento per eventuali emergenze.

Sono periodicamente in corso approfondimenti che possano raggiungere una

ottimizzazione dei costi, pur mantenendo pienamente garantita la assoluta efficacia

degli interventi di ripristino ambientale in atto.

3. L’esistenza delle barriere idrauliche in emungimento (confine sud COVA, GDM,

Danella, Cuozzo e Confine Ovest Cova) approntate nell’immediatezza dell’evento

costituisce un sistema di protezione ad elevatissimo grado di efficienza e sicurezza .

Inoltre, si fa presente che nell’area dove insiste il COVA e nell’area industriale, in

generale, non sono presenti sorgenti.

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Pertanto, il sistema di trattamento (Mise tramite Pump & Treat) non genera alcun

rischio per “l’ecosistema della Val D’Agri e in particolare il sistema delle acque

pubbliche”.

4. Gli impianti di trattamento sono stati progettati tenuto conto delle migliori tecnologie

e nel rispetto dei migliori criteri di sicurezza allo scopo di prevenire il rischio di

eventuali perdite. Di conseguenza, i sistemi di protezione realizzati sono tali da

garantire la tutela delle matrici ambientali e l’impossibilità di raggiungere i recettori

indicati.

Ogni impianto, infatti, è ubicato all’interno di un bacino di contenimento

appositamente impermeabilizzato ed inoltre è dotato di:

- ulteriori bacini di contenimento per lo stoccaggio dei prodotti adoperati per il

trattamento, in modo tale da contenere eventuali sversamenti.

- sistemi di raccolta e convogliamento delle acque dai punti di emungimento,

realizzati in materiali conformi alle migliori tecnologie disponibili per raggiungere

il più elevato livello di protezione ambientale ed offrire un’adeguata prevenzione

dagli incidenti.

- tubazioni in materiale impermeabile e apposite coibentazioni con sistemi a

tenuta.

- strumentazione di controllo dei livelli, delle portate e delle pressioni.

Eventuali sversamenti accidentali, la cui probabilità è da considerarsi remota, dagli

impianti di trattamento o dalle tubazioni sarebbero quindi in ogni caso intercettati dai

sistemi di protezione sopra descritti, e nell’improbabile ipotesi di raggiungimento del

terreno, dai sistemi di pompaggio che garantiscono la chiusura idraulica dell’intera

area industriale afferente all’impluvio della fossa del Lupo.

Inoltre, in riferimento al fiume Agri e al Pertusillo, in aggiunta a quanto sopra riportato,

si evidenzia che la contaminazione non è mai ivi confluita, come confermato dai

monitoraggi mensili effettuati lungo il percorso del compluvio della Fossa del Lupo

che dimostrano assenza di ogni traccia di possibile contaminazione.

5. Si ritiene opportuno che i singoli profili di responsabilità siano oggetto di valutazione

nell’ambito del pendente procedimento penale, rispetto al quale Eni ha fiducia di

poter evidenziare il proprio corretto operato e l’efficacia di tutti gli interventi ambientali

immediatamente realizzati. Sul punto, si evidenzia, inoltre, che la Società ha

sostenuto e sostiene tutti gli oneri relativi agli interventi attuati in ambito MISE e alla

successiva fase di ripristino e bonifica che, secondo la normativa esistente, in linea

con la Direttiva Europea sul Danno Ambientale, costituisce risarcimento del danno in

forma specifica.

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6. In ogni caso, si ribadisce che quanto avvenuto nel febbraio 2017 ha costituito un

evento incidentale non prevedibile in quanto i Piani di manutenzione applicati al

COVA sono sempre stati conformi a quanto previsto dalla normativa di riferimento,

dalle indicazioni delle case costruttrici dei singoli componenti impiantistici, nonché

dalle Best practice internazionali.

Al momento dell’evento, la dotazione di doppio fondo dei serbatoi del COVA era,

peraltro, un’opera già realizzata per un serbatoio (il C) ed un programma in fase di

compiuta attuazione anche per tutti gli altri serbatoio del Centro Olio, i quali

comunque erano stati regolarmente sottoposti ad interventi di manutenzione e

monitoraggio. In ogni caso deve evidenziarsi che gli approfondimenti tecnico

scientifici condotti a seguito dell’evento consentono di affermare con certezza che

quanto avvenuto nel febbraio del 2017 non ha alcun collegamento con episodi

risalenti ad anni antecedenti e, conseguentemente, con le affermazioni rese

dell’allora dipendente Gianluca Griffa, che costituisce una triste vicenda personale

che per rispetto non si ritiene opportuno commentare.

7. Eni in ogni caso conferma piena fiducia nel proprio personale coinvolto a vario titolo

nei procedimenti penali in corso in Basilicata, confida in un sollecito chiarimento della

rispettiva posizione giudiziaria (come avvenuto in sede cautelare, ove la Corte di

Cassazione ha disposto l’annullamento delle misure precedentemente disposte) e

segue attentamente lo sviluppo dei procedimenti medesimi, prestando massima

collaborazione alle autorità competenti.

8. e 9. In applicazione di procedure e deleghe aziendali interne, il Centro Olio di

Viggiano, come ogni altra unità operativa di ogni linea di business, ha la

responsabilità e il presidio diretto di tutte le problematiche ambientali e sicurezza che

riguardano i propri asset impiantistici che sono e rimangono sotto la diretta tutela di

ciascuna unità operativa. Tali problematiche vengono affrontate concretamente da

ciascuna unità operativa senza alcun limite di spesa al fine di raggiungere gli obiettivi

fissati dalla società di tutela dell’ambiente, della sicurezza e della salute dei

dipendenti e dei non dipendenti, obiettivi rispondenti alle best practice internazionali

e che, anzi, sempre più frequentemente, rappresentano un punto di riferimento a

livello mondiale. Tali obiettivi sono considerati dalla società valori prioritari e

irrinunciabili fondanti il core business della società stessa. In conclusione, nessuna

strategia volta anche solo lontanamente ad intaccare tali valori, può e potrà mai

essere condivisa né dalla società né dai suoi vertici. Né tanto meno alcuna influenza

è stata e mai sarà esercitata al fine di attuare strategie volte a far venire meno la

tutela dei valori di tutela ambientale, salute e sicurezza.

Premesso che la società ha sempre considerato prioritari i valori della tutela

ambientale e della sicurezza, agendo sempre concretamente nella piena tutela degli

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stessi, i procedimenti avviati dalla Procura della Repubblica di Potenza riguardanti il

Centro Olio Val D’Agri sono, come tutti, puntualmente descritti nella sezione

contenziosi della Relazione Finanziaria Annuale.

****

Posizione di sintesi Eni

A margine di quanto in precedenza esposto, si ritiene in ogni caso opportuno rappresentare un

quadro complessivo dell’attività posta in essere dal COVA per il costante monitoraggio di tutte le

matrici ambientali, della salute di tutti i propri dipendenti e, più in generale, di tutta la popolazione

limitrofa, a dimostrazione del costante impegno profuso dalla Società nei confronti del territorio.

In Val d’Agri è stato implementato un sistema di monitoraggio “esterno” all’avanguardia - unico

nel suo genere sia per la molteplicità dei punti di campionamento che per le tecnologie innovative

adottate - atto a garantire il costante controllo di tutte le matrici ambientali (aria, rumore, acqua,

ecosistemi, biomonitoraggio, emissioni di idrogeno e microsismicità) che coprono un’area di oltre

100 km quadrati nei dintorni del COVA.

L’attenzione all’ambiente sviluppata in Val d’Agri è riscontrabile solo in alcuni Paesi Europei:

Norvegia, Regno Unito e Olanda. Tuttavia, nessuno di questi casi supera in termini di qualità e

quantità il sistema di monitoraggio della Val d’Agri.

Più nel dettaglio, ad oggi, la rete di monitoraggio della qualità dell’aria è costituita da 6 centraline

fisse, di cui n. 1 di proprietà Eni e n. 5 gestite da ARPAB in quanto, seppur installate dalla Società,

sono state da quest’ultima volontariamente cedute all’Agenzia.

Ciò ha consentito di garantire alla popolazione un altissimo grado di informazione, in quanto i dati

rilevati sono di pubblico dominio e vengono affissi quotidianamente sul sito internet di ARPAB

(http://www.arpab.it/aria/index.asp), nonché su quello dell’Osservatorio Ambientale della Val

d’Agri (http://www.osservatoriovaldagri.it/web/guest/qualita-dell-aria1/).

Peraltro, con il medesimo fine (ossia la piena divulgazione dei dati ambientali), sono stati avviati

ulteriori due progetti:

- “Energy Touch”, costituito da una rete digitale composta da 10 postazioni interattive dotate

di un grande schermo touch da 55 pollici, funzionali a garantire l’accessibilità dei dati di

monitoraggio delle matrici ambientali e a raccontare in assoluta trasparenza i numeri, i dati e le

notizie relative alla presenza di Eni in Basilicata. Tali punti informativi sono stati posizionati anche

nell’ottica di intercettare un pubblico più vasto possibile. Le informazioni disponibili da subito

hanno riguardato l’iter e lo stato attuale delle attività di ripristino ambientale dell’area interessata

dalla perdita del febbraio 2017, grazie a una ricostruzione in 3D che visualizza i punti di

campionamento, i pozzi di monitoraggio realizzati e approfondisce tutte le operazioni di messa in

sicurezza, nonché il modello idrogeologico applicato. Da maggio 2019 sono, inoltre, consultabili i

dati di monitoraggio dell’aria misurati dalla centralina Eni integrati con quelli provenienti dalle

centraline Arpab e i dati relativi alla matrice ambientale acqua, costantemente aggiornati.

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- il Centro di Monitoraggio Ambientale, localizzato nelle aree del progetto Energy Valley

limitrofe al COVA, dove saranno raccolti e analizzati, 24 ore su 24 per 365 giorni l’anno, i dati

relativi al monitoraggio delle matrici ambientali in corrispondenza del Centro Olio e delle aree

afferenti. I dati saranno divulgati con frequenza regolare e in piena trasparenza anche attraverso

strumenti multimediali.

I dati pubblici di monitoraggio, nel loro complesso, hanno evidenziato ed evidenziano come i valori

di qualità dell’aria registrati nell’area industriale di Viggiano siano ampiamente al di sotto dei limiti

di legge per tutti i parametri monitorati, oltre che ai limiti specifici previsti dalla Autorizzazione

Integrata Ambientale del COVA, addirittura inferiori rispetto a quelli individuati dalla normativa

nazionale.

Preme precisare, inoltre, come tale rete - nelle more dell’installazione di ulteriori 4 centraline fisse,

che avranno lo scopo di potenziare ulteriormente il monitoraggio della qualità dell’aria - a partire

dall’inizio del mese di marzo 2020 è stata implementata attraverso l’installazione di una ulteriore

centralina mobile, alla quale ne verranno aggiunte ulteriori tre entro la fine del mese di aprile p.v..

Inoltre, il COVA si è dotato di sistema di monitoraggio in continuo delle emissioni (SME), il quale

segnala, registra e conserva tutte le eventuali anomalie riscontrabili sui punti di emissione. Ogni

anomalia o superamento dei limiti dei parametri emissivi, normati dall’AIA, è immediatamente

registrato, segnalato agli Enti competenti e analizzato per stabilire le cause e le successive azioni

correttive e preventive.

Per quanto riguarda le emissioni acustiche e odorigene, sono state installate 4 centraline che

consentono il monitoraggio in continuo dei livelli di pressione sonora e 8 “nasi elettronici”

“addestrati” per riconoscere e rilevare le emissioni odorigene derivanti dall’attività produttiva del

COVA.

A quanto sopra esposto, si aggiunge una rete di Monitoraggio degli Ecosistemi (composta, a titolo

esemplificativo, da 7 punti di campionamento dei parametri chimico-fisici e microbiologici delle

acque superficiali; da 19 punti di campionamento, di cui 6 nel Lago del Pertusillo, monitorati

mensilmente per un anno da ARPAB; da 4 piezometri intorno al COVA per il campionamento

delle acque sotterranee; da 223 siti per il monitoraggio della flora, in un’area di 100 chilometri

quadrati; da 72 punti di ascolto di uccelli e chirotteri; da 12 siti di campionamento per carabidi e

da 5 fototrappole per mammiferi; da 9 transetti per il monitoraggio dei mammiferi, sessioni

notturne di monitoraggio, censimento e valutazione dello stato ecologico della fauna ittica fluviale

e lacuale), nonché una rete di biomonitoraggio (composta, sempre a titolo esemplificativo, da 33

stazioni di cui 15 collocate in prossimità del COVA e 18 inserite nella vasta area circostante). Tale

monitoraggio, nel suo complesso, ha consentito e consente di raccogliere una mole imponente

di dati, i quali costituiscono una preziosa fonte di conoscenza del territorio della Val d’Agri da

trasferire alle istituzioni, agli enti di controllo e alle comunità locali, sempre nell’ottica di una

costante collaborazione con il territorio.

Del pari, tali attività consentono di escludere, con elevato grado di certezza, qualsivoglia impatto

dell’attività del COVA nelle zone limitrofe sotto il profilo ambientale: l’analisi dei dati raccolti negli

anni su tutti i monitoraggi effettuati sino ad oggi, infatti, conferma che non solo i valori registrati

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nell’area industriale di Viggiano sono ampiamente al di sotto dei limiti di legge per tutti i parametri

monitorati, ma anche che la qualità dell’aria di Viggiano è significativamente migliore rispetto alla

quasi totalità dei centri urbani italiani, come si evince dai dati riportati nel “XII Rapporto “Qualità

dell’ambiente urbano” Edizione 2016” emesso da ISPRA, con i quali sono stati confrontati i dati

della rete di monitoraggio in Val D’Agri, dal 2015 (anno di riferimento per ISPRA) fino a settembre

2017.

In aggiunta rispetto a quanto sopra esposto, Eni di propria iniziativa nel tempo ha affidato ad un

pool di esperti accademici nazionali ed internazionali mirati studi scientifici sullo stato di salute

della popolazione residente nelle zone limitrofe del COVA.

Attraverso un monitoraggio ed analisi dei dati sanitari acquisiti, gli studi condotti hanno dimostrato

come, nelle aree di Viggiano e Grumento Nova, non vi sia stato alcun impatto sanitario derivante

dall’attività produttiva dell’impianto, risultando un tasso di malattie cardiovascolari invariato e una

mortalità per neoplasie e malattie dell'apparato respiratorio non superiore ai comuni dati nazionali

sia prima che dopo l'apertura dello stabilimento produttivo.

Inoltre, Eni ha incaricato Accademici nazionali di rinomata fama al fine di valutare lo stato di salute

di tutti i dipendenti che, in un periodo di 16 anni (1998-2015), hanno prestato - e ancora prestano

- il loro lavoro, anche occasionalmente, nello stabilimento.

Tale indagine, ancora una volta, ha escluso impatti sulla salute e patologie correlate alle attività

lavorative e, per quanto riguarda la valutazione dell'esposizione ad agenti chimici / cancerogeni,

ha concluso che i valori di esposizione sono inferiori ai limiti del rilevamento analitico.

Il Documento di Valutazione dei Rischi recentemente aggiornato è stato trasmesso alle Autorità

di vigilanza competenti per il territorio che hanno condiviso i contenuti e l'approccio metodologico.

Nonostante detti risultati - che consentirebbero, secondo la norma UNI EN 689/2018, di valutare

l’esposizione dei lavoratori senza programmare nuove campagne di misurazione ambientale - in

termini precauzionali, la Società ha ulteriormente deciso di propria iniziativa di stabilire una routine

di controllo annuale focalizzata su una serie di sostanze contenute nel petrolio greggio per le

quali è definito un valore limite di riferimento scientifico e legislativo.

In particolare, nel periodo aprile – agosto 2019, in aggiunta alle cinque campagne di igiene

industriale condotte dal 2016 al 2018, è stato condotto da un pool di esperti accademici nazionali

ed internazionali uno studio volto al monitoraggio ambientale (indagine di igiene industriale per la

determinazione della dose esterna di esposizione) e al monitoraggio biologico (determinazione

della dose interna dei principali indicatori biologici di esposizione - IBE) dei lavoratori del COVA.

Quest’ultimi hanno confermato, per tutte le sostanze monitorate, il totale rispetto dei valori limiti

di esposizione professionale fissati dalla normativa nazionale (D.Lgs. 81/2008 – Allegato

XXXVIII), dalla normativa europea di riferimento (SCOEL Direttiva 2009/161 UE) oltre che dai più

importanti Enti scientifici accreditati a livello internazionale, nonché, per quanto riguarda gli indici

di esposizione, le concentrazioni risultano inferiori ai limiti di rilevabilità o, comunque, sempre

inferiori ai rispettivi limiti.