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POTATURA DEGLI ALBERI ORNAMENTALI Claudio SPESSOTTO - Dicembre 2000 IMPLICAZIONI FITOPATOLOGICHE a cura di C. SPESSOTTO Osservatorio per le Malattie delle Piante P O R D E N O N E

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POTATURA DEGLI ALBERI ORNAMENTALI

Claudio SPESSOTTO - Dicembre 2000

IMPLICAZIONI FITOPATOLOGICHEa cura di C. SPESSOTTO

Osservatorio per le Malattie delle Piante

P O R D E N O N E

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Introduzione

La potatura è sempre una ferita• Produce una via di accesso verso aree indifese

dell’organismo vegetale

• Genericamente induce debolezza e quindi rende meno efficaci le naturali capacità di difesa del vegetale

• Va adottata per ottenere precisi risultati

• Solo dopo attente valutazioni

• Nei tempi ottimali per la pianta

• Impiegando le tecniche corrette

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“LA FERITA”

Qualunque area di taglio espone all’ambiente esterno la struttura dei

vasi Attraverso i vasi circolano i due tipi di linfa.

Nella zona di taglio si accumulano quindi, per evaporazione ( POTATURA VERDE o in PERIODO

VEGETATIVO ) Gli zuccheri della linfa elaborata ed i sali di quella grezza

IL NUTRIMENTO IDEALE PER FUNGHI, BATTERI, INSETTI

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Parti funzionali del ramo e del fusto

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Taglio e rifilatura : perché è importante ai fini della fitopatologia

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La ferita e la veicolazione

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VEICOLAZIONE PATOGENI

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“TIPOLOGIE di AGGRESSORI”

• Si tratta di norma di organismi di tipo saprofitario ( miceti e/o batteri )

• Gli insetti che utilizzano la ferita di potatura in quanto tale, per penetrare il legno, sono inesistenti. Sono invece numerosi quelli che avendo come attività trofica la distruzione del legno lo invadono quando esposto.

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“LA CICATRIZZAZIONE LE BARRIERE”

• La Cicatrizzazione (??, meglio crescita di nuovi tessuti) riguarda esclusivamente i tessuti cambiali

• Le Barriere riguardano di preferenza i tessuti dell’alburno (legnosi in attività)

(in particolare quelli che formano il collare)

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Tipologie di “cicatrizzazione”Tipologie di “cicatrizzazione”

In questo caso la In questo caso la “cicatrizzazione”“cicatrizzazione”non è avvenuta: come si può non è avvenuta: come si può vedere si è in presenza vedere si è in presenza di una forma di cancro che di una forma di cancro che lentamente si estenderà ai lentamente si estenderà ai tessuti tessuti al di sotto del taglio.al di sotto del taglio.

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Tipologie di “cicatrizzazione”Tipologie di “cicatrizzazione”

Risultano evidenti gli esitiRisultano evidenti gli esitidel progredire del progredire della degradazione dei tessutidella degradazione dei tessutia partirea partiredalla zona di taglio.dalla zona di taglio.

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Tipologie di “cicatrizzazione”Tipologie di “cicatrizzazione”

Si può osservare come Si può osservare come la formazione del “callo”la formazione del “callo”““cicatriziale” consenta il cicatriziale” consenta il mantenimento in vita, dei tessutimantenimento in vita, dei tessutidella branca, posteriori al tagliodella branca, posteriori al taglio

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Tipologie di “cicatrizzazione”Tipologie di “cicatrizzazione”

In questo caso il taglioIn questo caso il taglioeseguito correttamenteeseguito correttamentein prossimità dei tessuti cambialiin prossimità dei tessuti cambialidi separazione fra tronco edi separazione fra tronco ebranca ha consentito la quasi branca ha consentito la quasi totale rimarginazione della ferita, totale rimarginazione della ferita, quindi il ripristino quasi normale quindi il ripristino quasi normale della funzionalità della veicolazione della funzionalità della veicolazione della linfa in quella parte del della linfa in quella parte del troncotronco

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CARIECARIE

Cos’è - Tipologie Meccanismo infettivo Meccanismi naturali di difesa - CODIT Prevenzione - Artifici di difesa

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CARIE : Cos’èCARIE : Cos’è

È una degradazione del “legno”, indotta dall’azione di funghi che distruggono, nutrendosene,

o la cellulosa o la lignina o entrambe

mutandone in tal modo la struttura e quindi la resistenza

meccanica

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CARIE : Tipologie I^CARIE : Tipologie I^

TIPOLOGIE in base alla sostanza attaccata

a) CARIE BIANCA : legno di colore chiaro, consistenza fibrosa,spugnosa principalmente su latifoglie, prodotta dalla demolizione della lignina+cellulosa, simultanea o selettiva ( prima lignina dopo polisaccaridi). Ha per agenti basidiomiceti/ascomiceti - deuteromiceti

b) CARIE BRUNA : legno di colore bruno, suddivisione a parallelepipedi, fragile. Principalmente su conifere. Demolizione solo della cellulosa (distruzione di polisaccaridi) ha per agenti i basidiomiceti ( produce enzimi anche lontano dalle ife )

c) CARIE SOFFICE : imbrunimento del legno + legno soffice, interessa legno a contatto con l’ambiente esterno, vi è la demolizione della sola cellulosa e solo vicino alle ife. Ha come agenti ascomiceti/deuteromiceti

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CARIE : Tipologie II^ Tipologie in base alla dislocazione dell’alterazione

CARIE : Tipologie II^ Tipologie in base alla dislocazione dell’alterazione

BUTT ROT

TOP ROT

TRUNK ROT

HEART ROT

SAP ROT

STRUNGY ROT

MOTTLED ROT

POCKED ROT

RING ROT

Carie,

= basale cilindro centrale

= parte apicale del tronco

= del tronco di piante viventi

= del duramen

= dell’alburno

= del legno fibroso

= a piccole cavità, maculatura

= a piccole cavità vuote

= con distacco di anelli legnosi

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CARIE : Meccanismo infettivoCARIE : Meccanismo infettivo

Per instaurarsi un processo di carie devono verificarsi le seguenti condizioni:

• Il legno deve presentarsi nelle condizioni adatte ad essere aggredito ed invaso dal micete

• Se il legno si presenta nelle condizioni adatte, deve essere colonizzato da propaguli fungini quali : un dato numero di spore, da ife.

I fattori che predispongono l’insediarsi del processo di carie sono:• Il legno “morto” privato della protezione dei tessuti vivi a causa di ferite

• L’azione di insetti che veicolano i propaguli

• L’azione di funghi patogeni dei tessuti vivi che predispongono, con la morte dei tessuti colpiti, le vie di accesso ai miceti cariogeni

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CARIE : Meccanismi naturali di difesa - CODIT-

CARIE : Meccanismi naturali di difesa - CODIT-

MECCANISMI NATURALI

• Si tratta di “barriere” che l’organismo vegetale possiede già o predispone a seguito dell’evento dannoso

• Tali barriere possono avere carattere fisico oppure chimico e reagire separatamente o in coordinazione

CODIT Teoria della Compartimentazione della Carie

• La teoria citata, elaborata dopo accurate osservazioni, interpreta le modalità di colonizzazione del legno in

prossimità delle ferite

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CARIE : CODITCARIE : CODIT

Vi sono due terminologie che descrivono e spiegano la formazione delle barriere

La I^ si deve a SHIGO e MARK (1977), essa è basata sull’individuazione di 4 barriere (pareti)

fisico-chimiche• Parete 1 : avviene l’occlusione dei vasi con gomme e tilli, essa limita lo

sviluppo in senso longitudinale all’asse.• Parete 2 : è una parete “fisica” formata dalla deposizione di strati di legno

denso. E’ una parete dovuta ad attività cambiale, essendo naturale non può essere considerata una barriera indotta.

• Parete 3 : si trova nei raggi midollari ed impone una barriera vivente allo

sviluppo in senso tangenziale all’asse. • Parete 4 : è formata da un anello di crescita modificato e prodotto dal cambio

al momento del danno subito, esso separa nettamente il legno che si formerà subito dopo il danno, da quello presente prima e al momento del danno.

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CARIE : le barriere e la loro funzionesecondo Shigo

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CARIE : CODIT II^CARIE : CODIT II^

La II^ si deve a SHAIN (1967,1971,1979), essa è basata sulla individuazione di “zone di barriera” e “zone di reazione”

Le zone di barriera corrispondono alla posizione della parete n° 4 di Shigo, e mostrano già una anatomia alterata

Le zone di reazione confinano con l’alburno vivente, presente al momento del danno, e la loro demarcazione è evidenziata da una colorazione diffusa.

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CARIE: zone di barriera e di reazionesecondo Shain

Duramen

CambioLibro

Corteccia

Ferita

Zona di decolorazione

Legno con vasi non attivi

Zona di degradazione

Degradazione indottada patogeni radicali o dal colletto

Zona di barriera4 di Shigo

Zone di reazioneAlburno vivente

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Schema delle barriereSchema delle barriere

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Schema delle barriereSchema delle barriere

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CARIE : Come evitarla - PrevenzioneCARIE : Come evitarla - Prevenzione

COME EVITARLA

• Evitare di esporre il legno in particolare quello non vitale, non conduttore

• Agevolare l’instaurarsi delle azioni di autodifesa della pianta

PREVENZIONE

• Attuare la profilassi nei confronti delle possibili fonti di inoculo

• Disinfettare le ferite appena prodotte

• Usare attrezzi “puliti”

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AGENTI DI CARIE: tipologie e principali caratteristiche

ASCOMICETI Sono funghi che producono

fruttificazioni visibili quasi esclusivamente con lente o al microscopio

La loro propagazione avviene a mezzo delle spore dette “ascospore”

Le colture mono-ascosporiche danno origine a Deuteromiceti

Di norma preparano il terreno all’azione dei basidiomiceti, distruggendo le barriere (tessuti) che proteggono il legno

DEUTEROMICETI Questa classe di funghi raccoglie

tutte le forme di moltiplicazione vegetativa di funghi che potranno o no dare origine a forme “perfette” (sessuate) di tipo ascomicete, basidiomicete, ficomicete.

Le loro forme ifali o le loro fruttificazioni sono osservabili solo con una buona lente o con il microscopio

Si osservano le sintomatologie da loro prodotte

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AGENTI DI CARIE: tipologie e principali caratteristiche II^

ASCOMICETI e DEUTEROMICETIsono funghi che producono cancri corticali, distruggono la corteccia ed i

tessuti sottostanti (libro e cambio) esponendo il legno all’attacco dei basidiomiceti, se ne fornisce un elenco dei più comuni:

Criphonectria parassitica Nectria spp. : anamorfi = Fusarium, Cylindrocarpon,

Tubercularia Valsa leucostoma :anamorfi = Cytospora, Cytosporina Phomopsis spp. Ceratocystis spp

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Strutture di:Ascomiceti e Deuteromiceti

IFE

CORPI

FRUTTIFERI

1 - 2 mm o meno

< di 1 mmqualche decinadi micron

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AGENTI DI CARIE: tipologie e principali caratteristiche III^

BASIDIOMICETI

Sono funghi che producono fruttificazioni visibili ad occhio nudo dette “carpofori”

La loro propagazione avviene con emissione di spore dette “basidiospore”

La gran parte svolge esclusivamente il ruolo di elaboratori di sostanza organica (saprofiti o saprofagi)

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Strutture di:Basidiomiceti

Tubuli

Lamelle

Basidio

Basidiospore

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AGENTI DI CARIE: tipologie e principali caratteristiche IV^

BASIDIOMICETI• Pholiota destruens, Agrocybe aegirita (piopparello), sono entrambe agenti di

carie bruna del cilindro centrale, in particolare su latifoglie (pioppo)• Armillaria mellea (chiodino) agente di carie bianca e marciume radicale sia su

latifoglie che su conifere; altre Armillarie possiedono diversi gradi di patogenicità, in ordine decrescente: A. ostoyae, A. mellea, A. bulbosa, A. tabescens

• Lyophhyllum ulmarium (Sin.. Pleurotus ulmarius) agente di carie apicale bruno-cubica

• Ganoderma adspersum (Sin. Polyporus adspersum), G.applanatum, G. resinaceum agente di carie bianca e di marciume radicale penetra per ferita (latifoglie)

• Phellinus punctatus Sin. Polyporus punctatus parassita essenzialmente di latifoglie, continua a vivere come saprofita sul duramen dei tronchi morti e/o abbattuti

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AGENTI DI CARIE: tipologie e principali caratteristiche V^

BASIDIOMICETI• Fomes fomentarius Sin. Polyporus fomentarius è specie parassita su

latifoglie sulle quali produce un particolare tipo di carie bianca nella quale si formano piccole cavità riempite di micelio.

• Trametes versicolor è specie saprofita, raramente parassita, diffusissima, colpisce piante o loro parti già morte.

• Stereum hirsutum Syn. Thelephora hirsuta : cresce su legno di latifoglie e di conifere è agente di carie bianca, molto comune.

• Heterobasidion annosum agente di marciume radicale e di carie del duramen solo su conifere, è responsabile di enormi danni alle pinete. Vi sono conifere che sono predisposte alla carie basale ( Larix spp e Pseudotsuga menziesii) che colpite non muoiono, mentre in Pinus spp. il fungo si sviluppa sulle radici e procede fino al tronco, uccidendo la pianta.

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“DIMINUIRE I RISCHI DI DANNIDA POTATURA”

• Operando tagli netti, rifilati

• Tagliando nei pressi dei tessuti di reazione, senza coinvolgerli (si riducono i rischi di carie)

• Impiegando attrezzi sterilizzati

• Provvedendo alla sterilizzazione dei tagli mediante impiego di prodotti fungicidi e/o di mastici

• Con trattamenti alle chiome in post potatura

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“TECNICHE E PRODOTTI PER DISINFEZIONE”

Le TECNICHE

• Pulizia degli attrezzi sia nel passaggio da pianta a pianta che da cantiere a cantiere

• Potatura, nella pianta con parti ammalate, prima della parte sana e poi di quella ammalata

• Nel cantiere prima potatura di tutte le piante sane e poi di quelle ammalate, o loro eliminazione.

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“TECNICHE E PRODOTTI PER DISINFEZIONE”

La DISINFEZIONE ha lo scopo di:

• evitare la diffusione di propaguli di organismi patogeni

• rendere inattivi i propaguli, mediante la loro uccisione o creando una barriera fra loro ed il loro possibile pabulum.

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“TECNICHE E PRODOTTI PER DISINFEZIONE”

I PRODOTTI• Sali cuprici: d’impiego generico, validi per trattamenti su

materiale in dormienza o secco

• Benzimidazoli : da impiegarsi preferibilmente su materiale in attività vegetativa

• Sali quaternari d’ammonio : validi per impieghi su attrezzi, su vegetale può provocare fitotossicità

• Acido benzoico : si presta anche alla disinfezione delle superfici di taglio nonché degli attrezzi

• Varechina : si presta alla disinfezione degli attrezzi ed ai lavaggi di apparati radicali ridotti con tagli.

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“TECNICHE E PRODOTTI PER DISINFEZIONE”

PRODOTTI - “I MASTICI”I mastici devono essere usati esclusivamente su tagli

ASCIUTTI

la presenza di emissione linfatica ne provoca il distacco dalla superficie, vanificandone

l’efficaciaSONO DIVISIBILI IN DUE CATEGORIE

• ADDITTIVATI DI FUNGICIDI• NON ADDITTIVATI

- Sono tutti a base di cere, resine naturali o sintetiche, un mastice preparato estemporaneamente può prevedere l’impiego di vinavil a indurimento

veloce -

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L’epoca del taglio: quale è la migliore ai fini fitopatologici

L’ epoca di potatura deve essere scelta in funzione delle caratteristiche della specie, della sua condizione vegetativa

nonché dell’entità dell’intervento cesorio.

Sia essa al secco (invernale) o al verde (estiva), come norme generali devono essere rispettati i seguenti punti:

Consentire la più rapida “cicatrizzazione” ; Consentire il completo recupero delle sostanze nutritive

accumulate durante la stagione vegetativa; Non favorire il prolungamento della fase vegetativa dovuto a

stimolo da potatura (impedisce una rapida cicatrizzazione); Scegliere giornate con condizioni ideali di temp. ed umidità

relativa: evitare condizioni di gelo (fragilità dei tessuti) nelle potature a secco, l’eccessiva umidità relativa e temperature elevate nella potatura verde.

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I mastici si devono sempre usare? La disinfezione deve essere sempre impiegata?

I MASTICI I mastici vanno impiegati eccezionalmente solo per

tagli che superano gli 8 cm di Ø; In tali occasioni si impiegano quelli addittivati di

fungicida; In funzione delle caratteristiche dei tessuti del

soggetto potato (maggiore o minore attività di “cicatrizzazione”, maggiore o minore tendenza alla compartimentazione secondo SHIGO)

LA DISINFEZIONE Operereste qualcuno con ferri chirurgici sporchi e

che non tagliano? Lascereste la ferita non disinfettata ? Operereste qualcuno in una stanza sporca

(settica)?

NO!! VEROOO!?PER QUALE MOTIVO PER LE PIANTE SÌ ??

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RIASSUMENDO, ai fini fitopatologici è

importante:

PRIMA DI POTARE Conoscere le caratteristiche

della specie Decidere per il tipo di potatura,

valutare le condizioni vegetative e trascriverle su apposito “libretto di potatura”

Decidere il periodo ottimale Predisporre accuratamente gli

attrezzi Preparare: mastici, liquidi di

disinfezione e/o di trattamento.

DOPO POTATURA Rifilare eventuali tagli non corretti Allontanare il materiale di risulta Trattare la pianta, se ritenuto

necessario, per aspersione della chioma o dei rami.

Ricoprire (se si fa tale scelta), con mastici,i tagli ritenuti “importanti”, superiori agli 8 cm di Ø

Riportare sul “libretto di potatura”: note su eventuali osservazioni fatte durante le operazioni, data fine lavoro, trattamenti eseguiti, lasciare spazio per le note sui risultati osservati

nell’annata successiva