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1 NUOVE RICERCHE NELL’INSEDIAMENTO DI NURAGHE PIDIGHI E NELLA FONTE NURAGICA “MITZA PIDIGHI” (SOLARUSSA - OR) CAMPAGNE DI SCAVO 1996 - 1999 ALESSANDRO USAI 1. Negli ultimi anni sono proseguite le indagini nella fonte nuragica “Mitza Pidighi” e nell’adiacente insediamento, di cui si è già data una notizia preliminare 1 . Nel 1998 l’insediamento del nuraghe Pidighi è stato interessato da una campagna di decespu- gliamento e rilevamento; in alcuni settori (angolo Nord-est, tratto centrale del lato Est, angolo Sud- ovest) sono stati effettuati anche limitati spietramenti superficiali. Nel 1999 è seguita la prima cam- pagna di scavo, limitata al settore nord-orientale prospiciente la fonte; contemporaneamente il dece- spugliamento è stato esteso all’intero insediamento del nuraghe Pidighi e quindi al nuraghe, all’abitato e alla fonte di Muru Accas. Nel seguito espongo i risultati delle indagini nell’abitato, ri- mandando a una successiva nota l’esame dettagliato delle strutture e dei reperti. L’insediamento (tav. I) misura circa 150 metri da Nord a Sud e 120 metri da Ovest a Est, con un’estensione di circa 13.500 metri quadri 2 ; la pianta generale è pressappoco ovale, con l’estremità meridionale ristretta. Il nuraghe occupa una posizione quasi centrale, solo leggermente spostata ver- so Nord-ovest. Per quanto si può osservare in superficie, l’insediamento appare costituito da aree abitative caratterizzate da enormi accumuli di crollo, alternate a spazi aperti e sgombri più o meno ampi. Un isolato abitativo, di pianta ovaleggiante e esteso circa 1.500 metri quadri (quadrati BCDE/9- 13), è chiaramente osservabile nel settore nord-orientale saggiato nel 1999. Attorno al cortile centra- le si dispongono i vani rotondi con ingressi centripeti; questi sono fittamente accostati sui lati Nord, Ovest e Sud (solo parzialmente visibili in tav. I), mentre sul lato Est si nota un solo ambiente. Sui lati Nord e Est l’isolato è racchiuso da un muro perimetrale, apparentemente privo di ingressi diretti dall’esterno; a Nord esso si addossa al retro della serie di vani affiancati, mentre a Est si raccorda all’ambiente mediano. A un’ultima fase edilizia sembrano risalire due vani addossati esternamente al muro perimetrale a mo’ di torretta angolare. Lo stesso muro e il vano del lato Est sembrano rea- lizzati all’esterno di un precedente muro perimetrale, apparentemente provvisto di un paramento esterno a lastroni ortostatici e in gran parte smantellato in epoca nuragica e in tempi successivi. Gli strati di occupazione dei diversi ambienti indagati si sono rivelati piuttosto sottili e poveri di mate- riale; ad un primo esame questo appare identico a quello dell’ultima fase della vicina fonte, riferibi- le al Bronzo Finale terminale con possibile prolungamento agli inizi dell’età del Ferro 3 . Gli strati di crollo contengono anche scarsi frammenti riferibili al riutilizzo di età romana. Un altro isolato simile sembra individuarsi nella parte centro-orientale dell’insediamento: anche qui il rilievo generale mostra almeno due vani rotondi affiancati, cui si addossa il muro perimetrale (quadrati FGH/13-14). Nelle parti restanti dell’insediamento, la presenza di accumuli di crollo estesi e indistinti non consente di identificare con certezza altri isolati abitativi, tranne all’estremità meri- 1 Ringrazio il Soprintendente dott. Vincenzo Santoni per avermi confermato l’incarico di direzione scientifica dello scavo nel complesso nuragico di Solarussa. I sindaci sig.ra Rosanna Marceddu e sig. Piergiorgio Todde, e i dipen- denti del Comune, fra cui i geometri Michele Crobu, Roberto Mereu, Cecilia Borrodde e Raimondo Manca, hanno contribuito attivamente allo svolgimento delle indagini. Le ultime quattro campagne di scavo sono state finanziate dal Comune di Solarussa con fondi stanziati ai sensi delle LL. RR. 6/1995 (luglio - agosto 1996), 9/1996 (agosto - settembre 1997), 8/1997 (agosto - settembre 1998) e 11/1998 (agosto - settembre 1999). Sugli insediamenti nuragici di Solarussa e dintorni e sulle prime due campagne di scavo della fonte: USAI A. 1996. 2 La quadrettatura dell’insediamento, a maglie di 10 metri, è orientata verso Nord; essa diverge leggermente da quella della fonte, che era stata impostata sull’asse del monumento. 3 USAI A. 1996, pp. 50-51, tavv. VII-IX.

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NUOVE RICERCHE NELL’INSEDIAMENTO DI NURAGHE PIDIGHI E NELLA FONTE NURAGICA “MITZA PIDIGHI” (SOLARUSSA - OR) CAMPAGNE DI SCAVO 1996 - 1999

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NUOVE RICERCHE NELL’INSEDIAMENTO DI NURAGHE PIDIGHI E NELLA FONTE NURAGICA “MITZA PIDIGHI” (SOLARUSSA - OR)

CAMPAGNE DI SCAVO 1996 - 1999

ALESSANDRO USAI

1. Negli ultimi anni sono proseguite le indagini nella fonte nuragica “Mitza Pidighi” e nell’adiacente insediamento, di cui si è già data una notizia preliminare1.

Nel 1998 l’insediamento del nuraghe Pidighi è stato interessato da una campagna di decespu-gliamento e rilevamento; in alcuni settori (angolo Nord-est, tratto centrale del lato Est, angolo Sud-ovest) sono stati effettuati anche limitati spietramenti superficiali. Nel 1999 è seguita la prima cam-pagna di scavo, limitata al settore nord-orientale prospiciente la fonte; contemporaneamente il dece-spugliamento è stato esteso all’intero insediamento del nuraghe Pidighi e quindi al nuraghe, all’abitato e alla fonte di Muru Accas. Nel seguito espongo i risultati delle indagini nell’abitato, ri-mandando a una successiva nota l’esame dettagliato delle strutture e dei reperti.

L’insediamento (tav. I) misura circa 150 metri da Nord a Sud e 120 metri da Ovest a Est, con un’estensione di circa 13.500 metri quadri2; la pianta generale è pressappoco ovale, con l’estremità meridionale ristretta. Il nuraghe occupa una posizione quasi centrale, solo leggermente spostata ver-so Nord-ovest. Per quanto si può osservare in superficie, l’insediamento appare costituito da aree abitative caratterizzate da enormi accumuli di crollo, alternate a spazi aperti e sgombri più o meno ampi.

Un isolato abitativo, di pianta ovaleggiante e esteso circa 1.500 metri quadri (quadrati BCDE/9-13), è chiaramente osservabile nel settore nord-orientale saggiato nel 1999. Attorno al cortile centra-le si dispongono i vani rotondi con ingressi centripeti; questi sono fittamente accostati sui lati Nord, Ovest e Sud (solo parzialmente visibili in tav. I), mentre sul lato Est si nota un solo ambiente. Sui lati Nord e Est l’isolato è racchiuso da un muro perimetrale, apparentemente privo di ingressi diretti dall’esterno; a Nord esso si addossa al retro della serie di vani affiancati, mentre a Est si raccorda all’ambiente mediano. A un’ultima fase edilizia sembrano risalire due vani addossati esternamente al muro perimetrale a mo’ di torretta angolare. Lo stesso muro e il vano del lato Est sembrano rea-lizzati all’esterno di un precedente muro perimetrale, apparentemente provvisto di un paramento esterno a lastroni ortostatici e in gran parte smantellato in epoca nuragica e in tempi successivi. Gli strati di occupazione dei diversi ambienti indagati si sono rivelati piuttosto sottili e poveri di mate-riale; ad un primo esame questo appare identico a quello dell’ultima fase della vicina fonte, riferibi-le al Bronzo Finale terminale con possibile prolungamento agli inizi dell’età del Ferro3. Gli strati di crollo contengono anche scarsi frammenti riferibili al riutilizzo di età romana.

Un altro isolato simile sembra individuarsi nella parte centro-orientale dell’insediamento: anche qui il rilievo generale mostra almeno due vani rotondi affiancati, cui si addossa il muro perimetrale (quadrati FGH/13-14). Nelle parti restanti dell’insediamento, la presenza di accumuli di crollo estesi e indistinti non consente di identificare con certezza altri isolati abitativi, tranne all’estremità meri- 1 Ringrazio il Soprintendente dott. Vincenzo Santoni per avermi confermato l’incarico di direzione scientifica dello

scavo nel complesso nuragico di Solarussa. I sindaci sig.ra Rosanna Marceddu e sig. Piergiorgio Todde, e i dipen-denti del Comune, fra cui i geometri Michele Crobu, Roberto Mereu, Cecilia Borrodde e Raimondo Manca, hanno contribuito attivamente allo svolgimento delle indagini. Le ultime quattro campagne di scavo sono state finanziate dal Comune di Solarussa con fondi stanziati ai sensi delle LL. RR. 6/1995 (luglio - agosto 1996), 9/1996 (agosto - settembre 1997), 8/1997 (agosto - settembre 1998) e 11/1998 (agosto - settembre 1999). Sugli insediamenti nuragici di Solarussa e dintorni e sulle prime due campagne di scavo della fonte: USAI A. 1996.

2 La quadrettatura dell’insediamento, a maglie di 10 metri, è orientata verso Nord; essa diverge leggermente da quella della fonte, che era stata impostata sull’asse del monumento.

3 USAI A. 1996, pp. 50-51, tavv. VII-IX.

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dionale dove si avverte una disposizione dei ruderi intorno a una fascia sgombra. Tuttavia, ripor-tando il modulo planimetrico dell’isolato nord-orientale sopra descritto su tutta la superficie dell’abitato, si può ipotizzare la presenza di sei o sette isolati disposti intorno al nuraghe (due a Nord, uno a Ovest, uno a Est e due o tre a Sud), con un’estensione complessiva di circa 10.000-11.000 metri quadri. A differenza dei lati Nord-est e Est, alle estremità del lato occidentale il muro perimetrale non sembra addossato a strutture abitative preesistenti, ma costituito da cortine rettilinee raccordate con vere e proprie torrette marginali rotonde, di cui almeno due provviste di ingressi esterni (una nei quadrati BC/6, un’altra con ingresso successivamente occluso nel quadrato O/3). Le diverse modalità di realizzazione del muro perimetrale sembrano indicare varie vicende di amplia-mento e ristrutturazione dell’abitato.

La parte centrale, comprendente il nuraghe ed estesa circa 2.500-3.000 metri quadri, sembra or-ganizzata diversamente. A Sud e a Sud-est del nuraghe (quadrati H/10, IL/7-11) affiorano resti di grossi muri e di edifici rotondi che indicano la presenza di un antemurale turrito almeno parziale; inoltre nei quadrati GH/10-11 si individua tra i cumuli di crollo un edificio rotondo apparentemente isolato, con diametro esterno di circa 7 metri e interno di quasi 5 metri, che potrebbe costituire un vano per riunioni.

L’abitato del nuraghe Pidighi, con la sua superficie di 1,35 ettari, si distingue tra gli insediamenti nuragici di estensione nota: nell’ambito dell’area in corso di studio, esso si avvicina al notevole in-sediamento di Santa Barbara di Bauladu4 (1,5 ha) e supera di gran lunga quello di Santa Barbara di Villanova Truschedu5 (0,86 ha); nell’ambito della regione geografica degli altipiani centro-occidentali, di cui quella in argomento costituisce l’appendice meridionale, risulta nettamente stac-cato dall’abitato eccezionalmente vasto del nuraghe Losa di Abbasanta6 (circa 3,5 ha), mentre supe-ra di tre volte quello dei Duos Nuraghes di Borore7 (0,46 ha). Facendo riferimento alla recente stima della popolazione dell’ultimo sito citato8, si può ipotizzare che nella fase di massima espansione l’insediamento del nuraghe Pidighi fosse abitato da circa 200 persone, con un gruppo familiare egemone occupante il nuraghe e altri sei o sette gruppi residenti in altrettanti isolati periferici.

Fuori dell’abitato, a circa 15 metri dal lato Ovest (quadrati LM/1) si individua un rudere circolare appena affiorante, forse smantellato già in tempi antichi per recuperare materiale da costruzione. Accanto al lato opposto affiorano due tratti murari allineati (quadrati GHI/14 e NO/15), probabil-mente appartenenti a un unico lungo muro danneggiato dalla costruzione degli adiacenti abbeveratoi e della recinzione dell’area; si può ritenere che il muro proseguisse verso Nord fino ad abbracciare la stessa fonte (quadrati EF/16) che ora sembra isolata.

2. Nelle ultime quattro campagne di scavo (1996-1999) tutta l’area circostante alla fonte nuragica “Mitza Pidighi”9 (tav. II) è stata indagata tanto in estensione che in profondità; a parte alcuni limitati saggi di verifica stratigrafica, lo scavo del monumento può considerarsi completato.

Nel corpo principale a ferro di cavallo, già indagato nel 1994, è stata colmata la cavità presente al fondo del vano interno; il piano di calpestio è stato ricostituito con una massicciata di piccoli ciot-toli e con un elemento sporadico della canaletta. La parete di fondo del vano, che costituisce l’unica struttura isodoma dell’edificio, è strettamente concatenata con le murature poligonali dell’abside e delle fiancate laterali, e insieme ad esse compone il nucleo originario del monumento che i materiali recuperati all’esterno consentono di riportare alla fase tarda del Bronzo Medio.

Il recinto anteriore era limitato al solo lato sinistro ed aveva pianta semicircolare con unico in-

4 Estensione calcolata in base a GALLIN - FONZO 1992, fig. 1. 5 Estensione calcolata dalla planimetria catastale. 6 Estensione calcolata in base a SANTONI 1993, tav. I. 7 WEBSTER - WEBSTER 1998, p. 196, fig. 5. 8 WEBSTER - WEBSTER 1998, p. 196, calcolano una popolazione massima di 70 persone per un’estensione di 4600

mq e una superficie coperta complessiva di circa 700 mq, offerta dai due nuraghi monotorri e da circa 40 capanne. 9 USAI A. 1996, pp. 47-50.

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gresso a Sud. Il muro che delimita il recinto (US 16), conservato per un solo filare e parzialmente poggiato su uno zoccolo formato da pietre irregolari e sporgenti (US 22-23-24), deve essere rimasto in vita solo per breve tempo prima dell’abbandono e del crollo del monumento. Infatti il piano di fondazione del muro coincide pressappoco con la superficie degli ultimi strati di frequentazione esterni (US 13/I e 36) e interni (US 18/I e 19/I), risalenti al Bronzo Finale terminale; gli strati e ac-ciottolati sottostanti (esterni: US 13/II-III, 38, 39, 48, 58, 63 e 64; interni: 18/II, 19/II) (tav. III: 1), parzialmente tagliati dall’inserimento dello zoccolo che sostiene il paramento interno del muro 16, contengono materiali del Bronzo Finale iniziale e in parte anche del Bronzo Recente; alla base del settore Nord del recinto si trova una massicciata di ciottoli molto compatta (US 25), contenente frammenti ceramici del Bronzo Recente. Pertanto, per tutto il tempo occorso alla formazione degli strati citati, il piano di calpestio nell’area posta davanti al corpo principale e a sinistra della canaletta doveva essere uniforme, in leggera pendenza verso Sud e verso Est al fine di favorire il deflusso dell’acqua piovana.

Nel Bronzo Finale la massicciata 25 fu ampliata con una piattaforma di lastre e blocchi (US 27-28); infine, in probabile connessione con la costruzione del muro del recinto, sopra la massicciata 25 e la piattaforma 28 venne realizzata una struttura (US 26) che è apparsa costituita da alcune lastre piuttosto irregolari e di diverse dimensioni, inclinate o rovesciate, e da alcuni blocchi informi forse insinuatisi al momento del crollo del muro 16 (tav. III: 2). Originariamente la struttura 26 poteva forse presentarsi come una sorta di cista, chiusa superiormente dal lastrone orizzontale (US 17) di-sposto obliquamente rispetto alla canaletta. Ritengo che la struttura così composta dovesse effetti-vamente costituire un altare, come ipotizzato nella precedente nota10; i frammenti ceramici da essa restituiti, così come i reperti ceramici, litici e ossei raccolti nel recinto, e come la gran massa dei materiali recuperati all’esterno della fonte, suggeriscono un’interpretazione votiva e cerimoniale11. Tuttavia i presunti semi carbonizzati, inizialmente posti in connessione con le pratiche rituali12, si sono rivelati in realtà concrezioni argillose di formazione naturale13. L’analisi del contesto restituito dal recinto ha consentito l’individuazione di una fase del Bronzo Finale (US 18/I, 19/I-II, 26, 28) e di una fase del Bronzo Recente (US 18/II, 25), cui appartengono anche alcuni elementi già editi rac-colti proprio sopra la massicciata 2514.

La stratificazione del settore Sud-ovest (quadrati H/0-1, IL/0-2) è stata sommariamente anticipata nei paragrafi precedenti. Lo strato di crollo (US 11) ha sigillato la fascia adiacente al muro del recin-to per un’ampiezza di oltre due metri, mentre nell’angolo e nell’estrema fascia meridionale si è for-mato un deposito con ceramica del Bronzo Finale terminale o degli inizi dell’età del Ferro (US 33), forse dovuto a una tardiva frequentazione del sito. Lo strato di occupazione sottostante (US 36), formatosi in massima parte dopo la costruzione del muro 16 e contenente materiali del Bronzo Fina-le, era piuttosto sottile; nei quadrati IL/0 si è recuperato un piccolo cumulo di frammenti fittili e pezzi di vasi (US 37); accanto alla sezione del quadrato H/0 si è scavato parzialmente un focolare rotondo (US 52) delimitato da un semicerchio di piccole pietre (US 53), ricco di carboni e contenen-te frammenti d’ossa e alcuni cocci. Gli acciottolati coperti dallo strato 36 erano composti in parte da piccole pietre rotondeggianti (US 39), in parte da pietre spaccate e schegge (US 38), che potrebbero riferirsi alla lavorazione dei blocchi impiegati nella costruzione del muro che delimita il recinto (tav. III: 1). Lo strato coperto dagli acciottolati (US 64) era un deposito argilloso inizialmente pove-ro di reperti, quindi sterile.

Anche nella parte centrale della fascia Ovest (quadrati EFG/0-1) il livello superficiale dell’ultimo strato di frequentazione (US 13/I), interamente ricoperto e sigillato dallo strato di crollo (US 11) e riferibile al Bronzo Finale terminale, coincideva quasi col piano di fondazione del muro

10 USAI A. 1996, pp. 48-49, 54, tav. VI:2. 11 USAI A. 1996, pp. 50, 54. 12 USAI A. 1996, pp. 51, 54. 13 Gentile comunicazione della prof.ssa C. C. Bakels dell’Università di Leiden. 14 USAI A. 1996, tav. VII: 1, 4.

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del recinto (US 16). Nei quadrati FG/0-1, come nel settore Sud-ovest, lo strato 13/I ricopriva un ac-ciottolato (US 48) contenente frammenti del Bronzo Finale iniziale, ma gli strati sottostanti (US 58 e 63) hanno restituito anche abbondanti materiali risalenti almeno al Bronzo Recente; invece nei quadrati E/0-2 lo strato 13 era più spesso (US 13/I-III) e copriva direttamente lo strato 58. Sotto gli strati 58 e 63 sono stati distinti diversi acciottolati (US 59-60-62-69-70) che nel loro insieme costi-tuivano una massicciata piuttosto disordinata e composita, a tratti suddivisa da pietre più grandi oblique o verticali (US 66) ma sostanzialmente unitaria; questa massicciata era evidentemente rac-cordata alla massicciata 25 presente nella parte settentrionale del recinto. Tutto l’insieme rivela una costante preoccupazione per il consolidamento del suolo argilloso nell’area adiacente alla facciata della fonte. Un piccolo saggio effettuato nello strato sottostante (US 56), argilloso e privo di pietre, ha restituito solo un paio di schegge di ossidiana e pochi frammenti d’ossa.

Nel settore Nord-ovest (quadrati ABCD/0-1) la stratificazione era simile a quella appena descrit-ta per i quadrati E/0-2, con una leggera pendenza da Nord verso Sud (tav. IV: 1). Sotto lo strato su-perficiale (US 0) e lo strato di crollo (US 11) sono stati scavati due strati sovrapposti, contenenti ri-spettivamente materiali del Bronzo Finale (US 13/I-III), del Bronzo Recente e del Bronzo Medio tardo (US 61/I-IV), che coprivano una massicciata (US 67) (tav. IV: 2). In mancanza di un’evidente cesura nello spessore del deposito, gli strati sono stati distinti in base alla quantità, alle dimensioni e alla giacitura del pietrame e dei frammenti ceramici; inoltre nello strato 13 i quadrati adiacenti alla sezione Ovest dello scavo erano molto più ricchi di reperti dei quadrati adiacenti alla fonte, mentre nello strato 61 il rapporto si invertiva decisamente. Il deposito conteneva molte pietre, sparse o irre-golarmente raggruppate; mentre le pietre più piccole possono esservi giunte casualmente, quelle maggiori sembrano deposte o gettate intenzionalmente nel cumulo di ceramiche durante la sua for-mazione. Non si è riconosciuto un particolare criterio di disposizione dei vasi; al contrario tutto il materiale appariva in giacitura casuale dovuta alla prima rottura e alla successiva frantumazione sul posto. I frammenti più grandi e in parziale connessione erano mescolati a una quantità di pezzetti più piccoli appartenenti a molti recipienti diversi; i rari frammenti decorati, sicuramente riconduci-bili a pochi vasi e parzialmente ricomposti, sono stati recuperati in diversi quadrati e tagli. Tutto ciò suggerisce la rottura abituale e intenzionale dei vasi, probabilmente dopo il loro utilizzo in cerimo-nie dedicatorie; il rito, che poteva svolgersi scagliando i recipienti sulla massicciata ed eventual-mente gettando pietre sui frammenti, proseguì per tre o quattro secoli fino a formare un deposito compatto spesso al massimo 40 centimetri.

La massicciata coperta dallo strato 61, estesa sui quadrati B/1-2, CD/1 e in parte CD/0, era ap-poggiata al filare di base della fiancata sinistra del corpo principale (tav. IV: 2). Il margine Sud è concavo, mentre il margine Ovest ha un andamento sinuoso con marcata rientranza mediana; accan-to ad essi affiora il sottostante strato argilloso e sterile (US 56). Invece il margine Nord-ovest è piut-tosto incerto, costituito da pietre più distanziate tra le quali si insinuavano gli strati 74 e 78. All’in-terno della massicciata si riconoscono quattro parti: l’estremità Nord addossata all’abside della fonte (US 73) era composta da piccoli ciottoli; la fascia accanto alla fiancata, con un’appendice laterale estesa fino alla rientranza mediana del margine Ovest (US 67), era formata da pietrame piuttosto piccolo e in giacitura disordinata; infine i due lobi espansi dei quadrati BC/0-1 (US 76) e D/0-1 (US 77) si differenziano per la presenza di pietre più grandi, piatte e ben accostate, con ciottoli e schegge negli interstizi. Il primo lobo presentava un andamento pressappoco circolare, all’interno del quale si trovavano altre pietre più piccole e disordinate e una piccola lastra quadrangolare spessa circa 15 centimetri profondamente conficcata; il secondo formava una fascia arcuata piuttosto irregolare ma abbastanza netta nei margini Nord (convesso) e Sud (concavo). Sui due lobi 76 e 77 poggiavano al-cune grosse pietre (US 68), che attraversando lo strato 61 penetravano anche nello strato 13, e che sembrano segnare l’originaria delimitazione del deposito ceramico del Bronzo Medio tardo; nel Bronzo Recente e ancor più nel Bronzo Finale il deposito sembra essersi spostato gradualmente ver-so Ovest. Almeno i settori della massicciata distinti come US 67 e 73 coprivano un vespaio di pietre più grosse immerse in argilla rossastra o nera sterile (US 75).

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Nel settore Nord-est (quadrati ABCD/4-5) e nella parte centrale della fascia Est (quadrati EF/4-5) il deposito (US 14) conteneva materiale misto del Bronzo Finale e anche di epoca storica; si pre-sentavano indisturbati, ma poveri di reperti, solo i livelli a contatto con le massicciate poste accanto al fianco destro della fonte. La massicciata 71, messa in luce nei quadrati C/4-5 e nella parte Sud di B/4 ma probabilmente più estesa verso Sud e verso Est, era composta da piccolo pietrame molto fit-to; invece la massicciata 72, affiorata nella parte Nord di B/4 e in A/4, era limitata a una stretta stri-scia con pietre piuttosto grandi disposte irregolarmente accanto all’abside e alla struttura (US 20) che protegge i condotti di adduzione dell’acqua sorgiva. Un saggio nel quadrato B/4 ha chiarito che la massicciata 71 si addossava alla fiancata della fonte, mentre la massicciata 72 copriva altre pietre identiche, immerse in argilla fangosa nera o rossastra, che si insinuavano sotto il filare di base dell’abside; inoltre quest’ultimo si interrompe poco più a Nord a causa della marcata pendenza del piano di fondazione, lasciando il posto a pietre più piccole.

Nel settore Sud-est (quadrati GHIL/4-5), sotto un ammasso di blocchi e pietrame di crollo (US 34), si è scavato un deposito argilloso umidissimo ricco di ceramica del Bronzo Finale (US 41-42: quadrati HIL/4-5); al di sotto sono affiorate numerose pietre (US 49-50) che potrebbero appartenere a una massicciata creata per consolidare il terreno fangoso, posta quasi alla stessa quota della cana-letta e forse collegata con le massicciate del settore Nord-est.

Per seguire la canaletta e individuare le presunte strutture antiche destinate all’utilizzo quotidiano dell’acqua proveniente dalla fonte15, si è aperta una trincea larga circa 4 metri e poco profonda (tav. I: metà occidentale del quadrato G/16). La canaletta si segue ora per 21 metri, quindi si perde; nella trincea sono stati recuperati alcuni frammenti ceramici nuragici e romani e sono state messe in evi-denza numerose pietre (US 51), quasi tutte apparentemente sconvolte. L’acqua affiorante ha impe-dito la prosecuzione dell’indagine; pertanto si è scavato un canale di scolo che consente il deflusso dell’acqua sorgiva verso la cunetta della strada adiacente. Infine si è asportato lo strato superficiale nell’area compresa fra la trincea e il muro affiorante in prossimità del margine orientale dell’abitato (tav. I: quadrati GH/15); tra i pochissimi reperti si distingue un frammento di pentola globulare tar-do-romana con presa orizzontale semiellittica.

3. Un frammento di scodella emisferica di facies Ozieri, decorato all’esterno con bande tratteggiate curvilinee e all’interno con uno zig-zag lineare inciso (tav. V: 1), raccolto nel quadrato C/1 (strato 61/IV), attesta la frequentazione prenuragica della sorgente e pone il problema dell’individuazione di eventuali frammenti prenuragici lisci nel deposito nuragico. Lo stesso problema si pone per i re-perti ossei e in ossidiana: al riguardo, in attesa di una datazione col sistema dell’idratazione, sono indicative alcune punte di freccia peduncolate e alcuni probabili raschiatoi, mentre nuclei e schegge di lavorazione non offrono chiari indizi tipologici.

La presenza prenuragica di Mitza Pidighi non è isolata nella fascia compresa fra il Rio Cìspiri-Mannu e il Fiume Tirso: sono infatti note le domus de janas di Santa Barbara - Bauladu16 e Bena Frissa - Tramatza17; stazioni con sola ossidiana si individuano nelle località Sartixeddu - Tramatza e Muru Accas - Solarussa, quest’ultima circa un chilometro e mezzo a Sud-ovest del nuraghe omoni-

15 USAI A. 1996, pp. 53-54. 16 L’ipogeo, inedito, è scavato alla base nord-occidentale del rilievo roccioso su cui sorge il nuraghe omonimo

(GALLIN - SEBIS 1985; GALLIN - FONZO 1992); è formato da un vestibolo quadrangolare, da un’anticella se-miellittica irregolare e da una celletta pressappoco rettangolare in posizione laterale destra; i portelli sono trapezoi-dali e i soffitti sono piani.

17 L’ipogeo, inedito, è scavato su un’emergenza rocciosa presso la confluenza tra la Roia Zinnuri e il Riu Cìspiri o Ca-nargia; è formato da un piccolo vestibolo assai danneggiato, da un’anticella rettangolare ad angoli arrotondati con soffitto piano e con coppella sul pavimento, e da una cella reniforme con soffitto sfondato e un leggero rilievo dia-gonale sul pavimento. Circa venti metri a Ovest della grotticella si conserva una struttura megalitica composta da ot-to grossi blocchi disposti su un allineamento arcuato, che si potrebbe interpretare come residuo di un nuraghe abban-donato poco dopo l’inizio della costruzione (vedi nota 80).

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mo; più distanti sono la stazione con sepoltura di facies Ozieri di Santa Lucia - Siamaggiore18 e la stazione di facies Monte Claro di Serra de Alas - Tramatza19.

Di gran lunga più abbondante e significativo è il materiale di epoca nuragica recuperato presso la fonte di Solarussa. Gli strati dell’intera fascia Ovest e del recinto hanno restituito un imponente de-posito ceramico di carattere votivo, che stando alle notizie finora pubblicate sembra superare altri depositi individuati all’aperto o in prossimità di edifici cultuali, avvicinandosi a quelli delle grotte naturali20. Lo studio analitico, condotto su serie stratigrafiche complete delle diverse sezioni del de-posito, particolarmente del settore Nord-ovest e del recinto, è ancora in corso; nel seguito espongo i risultati dell’esame del contesto ceramico recuperato nei quadrati D/0 e D/1, integrato con alcuni elementi raccolti in altri quadrati.

L’individuazione dei singoli tipi e la registrazione delle loro associazioni nei diversi strati e tagli, consentono di distinguere quattro fasi di utilizzo della fonte: Bronzo Medio tardo, Bronzo Recente, Bronzo Finale iniziale, Bronzo Finale terminale con possibile prolungamento agli inizi dell’età del Ferro21. Mentre i contesti del Bronzo Medio tardo e del Bronzo Recente rivelano una sostanziale continuità nella tecnologia e tipologia dell’industria ceramica, il passaggio ai contesti del Bronzo Finale è sottolineato dalla comparsa di un nuovo tipo di impasto, da diverse tecniche di foggiatura, rifinitura e cottura, e da un generale rinnovamento delle categorie vascolari e delle decorazioni.

Il deposito del Bronzo Medio tardo (strato 61/IV) comprende quasi esclusivamente forme aperte e poco articolate, che certamente non rappresentano l’intero repertorio vascolare del periodo nell’Oristanese ma sono connesse con le particolari finalità della deposizione accanto alla fonte. Gli impasti sono piuttosto compatti e uniformi; le superfici presentano colori variabili (beige, nocciola, rossiccio, bruno, grigio, nero), spesso con chiazze dovute a un’imperfetta regolazione dell’aria du-rante la cottura, e sono lisciate a mano o accuratamente levigate con la stecca; particolarmente rifini-te sono le superfici interne di tazze e scodelle. Tra i vasi di forma chiusa o tendente a chiudere si no-tano un grosso bacile quasi emisferico con orlo ispessito e appiattito (tav. V: 3); un’olla di forma indeterminata con orlo indistinto piatto appena rientrante (tav. V: 4); un’olla a corpo ovoide con basso colletto cilindrico, spalla spiovente e anse con dorso superiormente appiattito impostate alla massima espansione (tav. V: 9); alcune ollette simili ma di dimensioni minori o quasi miniaturisti-che (tav. V: 10); alcuni frammenti di orli ingrossati poco distinti dalla spalla (tav. V: 6-8); una pro-fonda tazza a corpo arrotondato con orlo leggermente rientrante e bugnetta alla massima espansione (tav. V: 2); un bicchiere ovoide (tav. V: 5). Tra i vasi di forma aperta sono presenti basse teglie e te-gami medio-alti con orlo arrotondato o appiattito, parete rettilinea o appena concava, ansa a imposte allargate, fondo piatto non decorato (tav. V: 11-13); scodelle emisferiche con orlo semplice o appe-na ispessito o appiattito e con presa a linguetta o ansa ad anello (tav. VI: 1-2); scodelline a calotta con orlo appena ispessito o distinto da una leggera solcatura interna (tav. VI: 3-4); scodelline tron-coconiche con ansetta ad anello impostata sull’orlo, di dimensioni ridotte o miniaturistiche (tav. VI: 5-6); scodelle e scodelloni appena articolati, caratterizzati da una leggera flessione della parete o da un leggero ispessimento interno dell’orlo, con presa a lingua o ansa ad anello (tav. VI: 7-10); sco-delloni piuttosto profondi a pareti svasate rettilinee o appena convesse, con orlo diritto o legger-mente everso e con presa o ansa ad anello (tav. VI: 12-13); tazze profonde a profilo convesso con orlo semplice o appiattito e con ansa ad anello o presa semplice o bilobata (tav. VI: 11); tazze a pro-filo sinuoso con gola concava e vasca convessa, e con ansa ad anello impostata sotto il punto di 18 LUGLIÈ 1995 a, fig. 1: 13. 19 LUGLIÈ 1995 b, p. 72, nn. 28, 32, fig. 1: 9. 20 SANTONI 1989, pp. 115, 118-124; LO SCHIAVO - USAI L. 1995; USAI L. 1998; SEBIS 1995, pp. 104-105;

SEBIS 1998, pp. 111-112. 21 Per la cronologia relativa generale delle età del Bronzo e del Ferro in Italia: PERONI 1994, pp. 164-198. Per la sud-

divisione del Bronzo Medio sardo (BM 1, 2, 3): USAI A. 1998, pp. 128-130; ma le cronologie assolute proposte a nota 47 dovrebbero essere nuovamente abbassate in correlazione con la nuova data proposta per l’eruzione di Thera (circa 1520 BC anzichè 1628 BC: WARREN 1998). Per la nomenclatura delle forme ceramiche: PERONI 1994, pp. 106-128; AA. VV. 1999.

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massima espansione (tav. VI: 14); tazze carenate piuttosto profonde con carena più o meno netta, parte superiore della parete rettilinea o appena concava talora molto alta, orlo verticale o appena rientrante o svasato, ansa ad anello impostata alla carena o sotto di essa (tav. VI: 15-18). Infine si notano una coppa di cottura a fondo convesso (tav. V: 14) e una fusaiola di sezione rettangolare (tav. V: 15).

Il deposito del Bronzo Recente (strato 61/I-III) mostra, su un fondo di forme semplici e aperte del tutto simili a quelle già esaminate, lo sviluppo di tipi vascolari più articolati. Impasti e superfici so-no simili a quelli descritti per la fase precedente, con un’ulteriore accentuazione della rifinitura con la stecca specialmente sulle superfici interne di tazze e scodelle. Sono ancora presenti le semplici scodelle troncoconiche o emisferiche con presa a listello (tav. VII: 1-2); quelle a profilo articolato diventano più piccole e meno profonde, con la parte superiore della parete più o meno nettamente distinta e ispessita e con l’orlo leggermente svasato o tendente alla verticale (tav. VII: 3-9); altre scodelle hanno la vasca convessa e l’orlo a profilo lenticolare (tav. VII: 10) o sinuoso (tav. VII: 11-14); altre ancora hanno l’orlo sottolineato da un cordoncino in rilievo (tav. VII: 15). Nelle tazze ca-renate la parte superiore della parete si accorcia, pur restando piuttosto tesa e prossima alla vertica-le; l’ansa ad anello è generalmente impostata sulla carena, più raramente sotto di essa (tav. VII: 18-23). Nelle forme aperte le prese, tra le quali si nota ancora il tipo bilobato, diventano più rare e me-no sporgenti, trasformandosi spesso in listelli appena accennati (tav. VII: 16) o in finte ansette im-pervie (tav. VII: 14); infine si distingue un bottoncino plastico schiacciato (tav. VII: 17). Compaio-no bacini emisferici con orlo ispessito e appiattito leggermente sbiecato verso l’interno o verso l’esterno (tav. VIII: 9, 11), o a corpo ovoide con orlo rientrante semplice (tav. VIII: 10). Tra le for-me chiuse, accanto alle olle ovoidi con orlo appena ispessito (tav. VIII: 1) appaiono recipienti con orlo ingrossato ben sviluppato (tav. VIII: 2-4), mentre alle olle con spalla spiovente e basso colletto cilindrico (tav. VIII: 5-7) si affiancano vasi a corpo globulare e colletto svasato nettamente distinto (tav. VIII: 8).

Infine si notano tegami lisci (tav. VIII: 12-13) e decorati a pettine o a punteggiato irregolare (tav. VIII: 14-19). Finora sono stati individuati venti frammenti di tegami decorati; undici provengono dai livelli del Bronzo Recente (strato 61/I-II), nove da quelli del Bronzo Finale (strato 13/I-III). Quattordici frammenti in gran parte combacianti, recuperati in diversi quadrati e tagli, restituiscono il profilo e lo schema decorativo di un tegame con le superfici interne ingubbiate di colore bruno, lisciate e riccamente ornate (tav. VIII: 14): sulla parete tre linee continue impresse a pettine delimi-tano due fasce orizzontali, di cui quella superiore presenta a intervalli regolari dei circoletti incisi (o impressi a cannuccia) e campiti a puntini; sul fondo si riconosce uno schema radiale con bande im-presse a pettine alternate a grandi cerchi incisi campiti a pettine. Gli altri sei frammenti appartengo-no probabilmente a cinque diversi tegami: uno mostra sul fondo interno una semplice banda impres-sa a pettine (tav. VIII: 15); tre frammenti, di cui due combacianti, mostrano brevi segmenti impressi a pettine disposti disordinatamente (tav. VIII: 16-17); infine due frammenti sono decorati con seg-menti impressi a pettine o con punti sparsi entro un campo delimitato da una linea incisa (tav. VIII: 18-19).

Nel deposito del Bronzo Finale iniziale (strati 61/I e 13/III) compare improvvisamente un nuovo tipo ceramico associato a nuove forme vascolari. Esso è distinto dall’impasto uniforme con de-grassante sabbioso, di colore grigio chiaro, talvolta grigio scuro o beige-nocciola, e dalle superfici ingubbiate e lisciate, sovente abrase, degli stessi colori; le pareti sottilissime e le striature sulle su-perfici interne dei vasi chiusi evidenziano l’uso del tornio lento, mentre la colorazione chiara e uni-forme indica una cottura in forni ad alta temperatura con aerazione costante. Questo tipo ceramico specializzato è chiaramente legato alla produzione in serie di forme vascolari pregiate: ciotole ca-renate basse con netto solco interno all’incontro tra la parete e la vasca (tav. IX: 1-2), scodelle emi-sferiche e a calotta (tav. IX: 7), catini o bacili di forma indeterminata con orlo ispessito e appiattito svasato o rientrante (tav. IX: 3-5), scodelloni con orlo rientrante e anse a maniglia (tav. IX: 6), boc-cali con ansa a gomito rovescio, brocche con ansa a ponte a bastoncello (tav. IX: 12), calefattoi con

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appendici sull’orlo (tav. IX: 14). Le decorazioni sono assenti o molto rare; nei vasi più fini le ansette a imposte allargate sono spesso impervie (tav. IX: 1-2). Impasti quasi altrettanto curati e specializ-zati sono impiegati per profonde scodelle con corpo rigonfio (tav. IX: 13) e per olle con collo distin-to o con orlo ingrossato a sezione triangolare o quasi circolare (tav. IX: 8-9); queste ultime hanno anse ad anello piuttosto larghe (tav. IX: 10), spesso tendenti alla forma a gomito rovescio con la par-te inferiore a nastro e la parte superiore a bastoncello (tav. IX: 11). Le forme più grossolane (tegami, scodelloni troncoconici, tazze), ancora di produzione domestica, sono difficilmente distinguibili da quelle del Bronzo Recente.

Nel deposito del Bronzo Finale terminale, con possibile prolungamento nella prima età del Ferro (strato 13/I-II), sono presenti gli stessi tipi vascolari distinti nella fase precedente, talora arricchiti da decorazioni impresse, incise e plastiche22. Le anse a gomito rovescio dei boccali e delle olle presen-tano file di punti o serie di tacche disposte a spina di pesce; le anse a ponte delle brocche mostrano, accanto agli stessi motivi, anche cerchielli semplici o a occhio di dado. Le ciotole carenate presen-tano talora sulle pareti schemi impressi o incisi a spina di pesce, rilievi asciformi, cordoncini plasti-ci, bugnette coniche e minuscole presine, più sporadicamente semplici linee continue orizzontali in-cise sulla gola (tav. IX: 19-23). Serie di punti o di piccole tacche compaiono all’attacco dei colli di olle e brocche (tav. IX: 15-17), alla base dei finti beccucci delle anforette piriformi (tav. IX: 18) e sporadicamente sulle anse a maniglia degli scodelloni a orlo rientrante (tav. IX: 24). Olle e boccali mostrano orli variamente sagomati; compaiono grandi catini svasati e ansati in impasto grigio chia-ro o nocciola o rossiccio, con orlo ispessito e sbiecato23; compaiono anche nuovi tipi di vasetti mi-niaturistici e scodelline a calotta sferica24. Un crogiolo rivela la fusione del piombo impiegato per le grappe di restauro dei vasi. Infine si distingue un probabile coperchio carenato, parzialmente ricom-posto da diciassette frammenti ma privo della sommità, con la superficie esterna ben lisciata di colo-re beige-grigio-nocciola e quella interna ruvida e irregolare di color nocciola (tav. IX: 25): la parte inferiore leggermente concava è decorata con semplici linee incise continue, delimitanti quattro fa-sce orizzontali di cui due con profondi punti conici impressi a intervalli più o meno regolari; nella parte superiore conica si distinguono almeno tre fasce sovrapposte, separate da linee incise e segnate da profondi punti sparsi, di cui la superiore e l’inferiore mostrano una linea a zig-zag formante triangoli alternati, mentre la mediana è suddivisa in piccoli rettangoli; l’imposta dell’ansa a ponte è decorata con cinque segmenti verticali pendenti da un segmento orizzontale.

4. Come si è accennato, il materiale ceramico del Bronzo Medio e Recente di Mitza Pidighi rivela una fondamentale continuità tecnologica e tipologica, evidentemente basata su secolari consuetudini di produzione domestica. Per lo stesso motivo, nell’Oristanese e più generalmente in tutta la Sarde-gna centro-settentrionale è ancora assai difficile distinguere una facies del Bronzo Medio tardo e una facies del Bronzo Recente. Senza poter entrare nel dettaglio dei singoli confronti, emergono tut-tavia chiaramente le affinità generali coi materiali recuperati nell’abitato di Su Murru Mannu - Ca-bras25, nei nuraghi Nuracraba o Madonna del Rimedio - Oristano26, Losa - Abbasanta27, Santa Bar-bara - Macomer28 e Nolza - Meana Sardo29, nelle tombe di giganti di Sa Gora ‘e Sa Scafa - Ca-bras30, Tanca Suei31 e Tanca Perdu Cossu - Norbello32 e Palatu - Birori33, nelle stazioni all’aperto di

22 USAI A. 1996, p. 50, tavv. VIII-IX. 23 USAI A. 1996, tav. VIII: 12-16. 24 USAI A. 1996, tav. VII: 9-10, 13, 19-21; tav. VIII: 4-5. 25 SANTONI 1978, figg. 3-6; SANTONI 1985, figg. 4-9 (BM 3). 26 SANTONI - SEBIS 1984, tavv. III-IV; SEBIS 1995, tavv. IX-X (BM 3, BR). 27 SANTONI 1993, tavv. XIII-XVIII (BM 3, BR). 28 MORAVETTI 1986, figg. 22-24, 27-38, 40-41 (BM 3, BR). 29 COSSU - PERRA 1998, figg. 2-5 (BR). 30 SEBIS 1998, tav. XIII (BM 3, BR). 31 USAI A. 1998, tavv. VII-VIII (BM 2-3). 32 USAI A. 1998, tav. IX (BM 3, BR).

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Conca Illonis - Cabras34, Su Sartu ‘e Serra - Nuraxinieddu35 e Montigu Mannu - Massama36, e infi-ne nei depositi ritenuti votivi sotto il pozzo sacro di Cuccuru ‘e is Arrius e presso il nuraghe Corri-ghias - Cabras37. Nella Sardegna settentrionale offrono utili riscontri i depositi dei nuraghi Chessedu - Uri38, Santu Antine - Torralba39 e La Prisciona - Arzachena40; nella Sardegna meridionale i deposi-ti puri o stratificati dei nuraghi Bruncu Maduli - Gesturi41, Su Mulinu - Villanovafranca42, Piscu - Suelli43 e Antigori - Sarroch44 documentano l’evoluzione della produzione ceramica col passaggio dal Bronzo Medio al Bronzo Recente.

Interessanti considerazioni emergono dall’esame dei tegami decorati a pettine e a punteggiato ir-regolare recuperati a Mitza Pidighi. Per quanto esiguo sia il loro numero, e per quanto il rinveni-mento dei singoli frammenti in diversi tagli e quadrati indichi una certa dispersione e un certo rima-neggiamento dell’originario contesto di pertinenza, tuttavia si evidenzia chiaramente l’associazione stratigrafica di due tipi specifici coi livelli del Bronzo Recente e perfino del Bronzo Finale iniziale. Il primo tipo (tegami con circoli campiti a pettine sulla parete interna e sul fondo) richiama fram-menti rinvenuti nei nuraghi Lugherras - Paulilatino45, Duos Nuraghes A - Borore46, Santa Barbara47, Nolza48, Santu Antine49 e Chessedu50, nella tomba di gigante di Bidistili - Fonni51 e negli insedia-menti di Su Sartu ‘e Serra52 e S’Urbale - Teti53. Il secondo tipo (tegami con punteggiato più o meno regolare racchiuso da una linea incisa sul fondo) ricorda esemplari, peraltro piuttosto diversi tra lo-ro, recuperati nei siti citati di Conca Illonis e Corrighias54 e nei nuraghi Mannu - Tramatza55, Santa Barbara56 e Santu Antine57.

I confronti individuati per il secondo tipo si riferiscono per lo più a contesti poco chiari o poco documentati, oscillanti tra il Bronzo Medio tardo e il Bronzo Recente, senza possibilità di ulteriore precisazione cronologica; invece per il primo tipo si osserva una significativa concordanza fra l’associazione rilevata a Mitza Pidighi e quelle più o meno esplicitamente descritte per i nuraghi Santa Barbara, Duos Nuraghes A e Nolza. Nei tre monumenti, dislocati ai margini settentrionale e orientale del bacino idrografico del Tirso, i tegami a pettine del primo tipo sembrano presenti solo in livelli intermedi tra il Bronzo Medio e il Bronzo Finale, nell’ambito di una indiscutibile continui-

33 MORAVETTI 1984, figg. 15-20 (BM 3). 34 SEBIS 1998, tavv. IX-XII (BM 3). 35 SEBIS 1992, tav. II a (BM 3). 36 SEBIS 1992, tav. III; SEBIS 1995, tav. VIII (BM 3). 37 SEBIS 1987, tav. I; SEBIS 1998, tavv. XIV-XVI (BM 3, BR). 38 FERRARESE CERUTI 1981 a, p. LXXI, fig. c; LILLIU 1988, figg. 115-116 (BM 3, BR). 39 BAFICO - ROSSI 1988, figg. 4-11, 13-33, 36-37 (BM 3, BR, BF, Fe). 40 CONTU 1964-65, figg. 7-18 (BM 3, BR, BF). 41 BADAS 1992, tavv. V-X (BM 2-3). 42 UGAS 1987, figg. 5-6, 15-18, 25 (BM 3, BR). 43 SANTONI 1992 a, tavv. II-V (BM 3, BR). 44 FERRARESE CERUTI 1981 b, 1983, 1986; FERRARESE CERUTI - ASSORGIA 1982; RELLI 1994; FORCI -

RELLI 1995 (BR). 45 TARAMELLI 1910, c. 217, fig. 26; UGAS 1989, fig. 16: 7, 9. 46 WEBSTER - WEBSTER 1998, fig. 8. 47 MORAVETTI 1986, figg. 27: 5; 29: 1; 30: 1; 33: 1, 6; 34: 1; 37: 2; 38: 1-4, 6. 48 COSSU - PERRA 1998, fig. 5: 5-6. 49 BAFICO - ROSSI 1988, fig. 31: 2-3. 50 LILLIU 1982, fig. 84; LILLIU 1988, fig. 116. 51 LILLIU 1982, fig. 87. 52 SEBIS 1992, tav. II a: 5. 53 Frammenti inediti al Museo Archeologico di Teti, recuperati nei livelli sottostanti a quelli del Bronzo Finale (scavi

M. A. Fadda). 54 SEBIS 1998, tavv. X: 6, XIV: 4. 55 SANTONI 1992 b, fig. 13: 1. 56 MORAVETTI 1986, fig. 34: 6. 57 BAFICO - ROSSI 1988, fig. 31: 4-6; LILLIU 1982, fig. 85.

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tà occupativa58. La stessa continuità si osserva con tutta probabilità anche nel nuraghe Lugherras59 e nell’abitato del nuraghe Santa Barbara di Bauladu, dove il contesto del Bronzo Finale è preceduto da materiali affini a quelli del Bronzo Recente di Mitza Pidighi60.

Ciò induce a riconsiderare la posizione cronologica dei tegami decorati a pettine o a punteggiato irregolare, e più in particolare quella del primo tipo sopra descritto. In attesa che vengano meglio documentate nei contesti del Bronzo Medio tardo le associazioni stratigrafiche e le affinità di motivi ornamentali tra tegami decorati e pissidi (o olle con orlo a tesa interna), gli indizi raccolti attestano la presenza dei tegami decorati anche nel Bronzo Recente della Sardegna centro-settentrionale e av-valorano l’ipotesi della distinzione di due fasi della ceramica a pettine61. Diversamente il Santoni attribuisce tutta la ceramica a pettine al Bronzo Medio tardo62; d’altra parte, non potendo dar corpo a un’organica fase del Bronzo Recente, ipotizza in tale periodo una grave crisi strutturale della so-cietà nuragica che comporta il frequente abbandono di nuraghi, insediamenti e tombe63. A tal propo-sito ritengo necessario un riesame delle sezioni stratigrafiche rilevate nel nuraghe Nuracraba o del Rimedio, al fine di verificare l’attendibilità dell’ipotesi di abbandono del monumento durante tutto il Bronzo Recente; infatti i reperti presentati dal Sebis consentono di prolungare o eventualmente di riportare al Bronzo Recente la formazione degli strati inferiori attribuiti dal Santoni al Bronzo Me-dio tardo64. Anche al nuraghe Losa si potrebbe tentare una selezione del complesso di reperti attri-buiti al Bronzo Medio tardo e un recupero di alcuni elementi del Bronzo Recente65. La continuità delle deposizioni funerarie nel Bronzo Recente, e quindi la continuità dei relativi insediamenti, è at-testata dalle tombe di giganti di Tanca ‘e Perdu Cossu66, Bidistili67 e Sa Gora ‘e Sa Scafa68. Il gene-rale riassestamento del Bronzo Medio e Recente comporta anche, a mio avviso, l’abbassamento al Bronzo Medio tardo (BM 3) del contesto di Su Murru Mannu, che presenta segni inequivocabili di superamento sia della facies di Sa Turricula (BM 1) sia della cosiddetta “ceramica a nervature” (BM

58 A Santa Barbara (MORAVETTI 1986, pp. 73-77) i tegami decorati del primo tipo si trovano sia nella camera infe-

riore del mastio, in livelli (IV, 1-2) che coprono lo strato di base del Bronzo Medio tardo (IV, 3), sia nei vani del ba-stione quadrilobato (corridoio O e torre B), nello strato nuragico I coperto dai livelli del Bronzo Finale o con mate-riali misti. Nel nuraghe Nolza (COSSU - PERRA 1998, p. 97) frammenti dello stesso tipo sono stati recuperati nell’ambiente I ricavato sopra una cortina dello spalto quadrilobato in una fase già avanzata di ampliamento dell’originario bastione, evidentemente anteriore allo strato abitativo del Bronzo Finale iniziale esplorato nel corti-letto B ma anche posteriore agli elementi del Bronzo Medio raccolti negli strati esterni di discarica. A Duos Nura-ghes A (WEBSTER 1996, pp. 94, 112; WEBSTER - WEBSTER 1998, pp. 188, 190-191), benchè la mancanza di disegni delle forme ceramiche recuperate nei diversi strati, l’incongruità della scansione cronologica e l’oscurità del-la descrizione non consentano una chiara comprensione, appare evidente che la ceramica a pettine non è presente nei livelli di base ma in diversi livelli successivi, dei quali gli ultimi sembrano contenere anche ceramiche del Bronzo Finale e frammenti dipinti ipoteticamente riferiti al Mic. III.

59 TARAMELLI 1910, cc. 216-227. 60 GALLIN - SEBIS 1985, p. 273. 61 SEBIS 1992, pp. 138-139; SEBIS 1995, pp. 103-105; SEBIS 1998, pp. 108-112. È interessante osservare che al nu-

raghe La Prisciona gli strati più profondi, databili al Bronzo Medio 3 (trincea a: strati 4-5), contengono frammenti decorati a pettine strisciato e punteggiato, mentre quelli più superficiali, riferibili al Bronzo Recente o con materiali misti del Bronzo Finale e di epoca romana e altomedievale (trincea a: strati 1-3; capanna 1: strati 1-2), contengono solo frammenti decorati a pettine punteggiato: CONTU 1964-65, figg. 5-18. Ma WEBSTER 1996, p. 110, è di pare-re opposto.

62 SANTONI-SEBIS 1984, p. 104; SANTONI 1985, pp. 117-118, 120-123; SANTONI 1992 b, pp. 134-136. 63 SANTONI 1990, pp. 36-37; SANTONI 1993, p. 32. 64 SANTONI-SEBIS 1984, pp. 100-112; SEBIS 1995, p. 104; SANTONI-WILKENS 1996, p. 29; SEBIS 1998, p.

110. 65 Per esempio, i frammenti di tegami con motivo a pettine a zig-zag sulla parete interna (SANTONI 1993, tavv. XIII:

6, XVII: 4), analoghi a quelli citati alle note 45, 47, 49, 51-52 ma privi dei circoli campiti a pettine, potrebbero bene scendere al Bronzo Recente.

66 USAI A. 1998, pp. 129-130. 67 LILLIU 1988, pp. 383, 386-387. 68 SEBIS 1998, p. 111, tav. XIII (spec. n. 7).

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2)69. Per i contesti del Bronzo Finale di Mitza Pidighi, oltre ai confronti generali già esposti nella pre-

cedente nota70, rilevo il grande interesse dei materiali recuperati in numerosi insediamenti del Sinis di Cabras (Giuanni Nieddu, Crichidoris, Maillonis, Monti Prama, Muras, Piscina Arrubia, Riu Ur-chi, Angios Corruda, Procaxius, Cuccuru ‘e Feurras, Maimoni, Is Aruttas, Barrisi) e di Riola (Istani, Mont’e Trigu)71; inoltre richiamo il contesto del cortile B del nuraghe Nolza, affine a quello della fase iniziale di Mitza Pidighi72. Per quanto mi consta, il probabile coperchio decorato (tav. IX: 25) non trova adeguati riscontri tipologici; le fasce orizzontali sovrapposte delimitate da linee continue incise si ritrovano in brocche di S’Urbale73 e specialmente di Lipari74, dove si associano anche a motivi triangolari; più semplici linee incise a zig-zag appaiono su vasi provenienti dal pozzo sacro di Cuccuru ‘e is Arrius - Cabras75 e dal nuraghe Santu Antine76.

La difficoltà di distinguere dai contesti del Bronzo Finale terminale una fase riferibile alla prima Età del Ferro in assenza di forme vascolari e decorazioni esclusive di tale periodo77 induce a non escludere la possibilità di un prolungamento delle usanze secolari di deposizione votiva accanto alla fonte di Solarussa nei primi tempi del primo millennio a. C.. 5. I reperti non ceramici sono quantitativamente limitati, ma non per questo trascurabili nel quadro di una ricerca tendente a sviluppare l’impostazione interdisciplinare attualmente solo accennata. A tal fine è stato avviato un programma di studi e indagini naturalistiche volte sia alla ricostruzione delle condizioni paleoambientali, sia alla definizione dei modelli di sussistenza e delle tecnologie della produzione alimentare e industriale78.

Nell’ambito del presente lavoro meritano una menzione distinta gli scarsi reperti metallici, preva-lentemente in piombo.

69 A mio parere, SANTONI 1985 ha sopravvalutato l’attendibilità dei confronti esterni, e soprattutto di quelli utili a

dimostrare l’arcaicità del deposito di Su Murru Mannu. I confronti con manufatti e stili decorativi della facies di Ca-po Graziano (BA e BM 1-2) sono senza dubbio meno pertinenti di quelli concernenti la fase del Milazzese (BM 3); analogamente, i confronti col Bronzo Medio laziale (fasi 1A e 1B della cultura appenninica secondo FUGAZZOLA DELPINO 1976) si riferiscono nella maggior parte alla fase appenninica propriamente detta (BM 3), dal momento che nel 1976 non era stata ancora distinta la facies di Grotta Nuova (BM 1-2): si vedano in proposito i diversi con-tributi di AA. VV. 1995 b, basati su una sistematica e dettagliata tipologia delle forme ceramiche del Bronzo Medio peninsulare. Vista la fondamentale diversità del patrimonio vascolare nuragico contemporaneo, risalta con chiarezza l’estrema pericolosità di isolati confronti relativi a singole forme e decorazioni. L’inquadramento dell’abitato di Su Murru Mannu nel BM 3 (anche SEBIS 1998, p. 110) si accorda anche con la datazione del frammento miceneo rin-venuto sporadico nell’area adiacente (Mic. III A2 - III B: BERNARDINI 1989, pp. 285-286, fig. 1: a, tav. XXVII: 1; RE 1998, p. 287, n. 3), la cui presenza sarebbe incomprensibile se il luogo fosse stato abbandonato un secolo prima. D’altra parte non accetto l’ulteriore abbassamento al Bronzo Recente 1 proposto da UGAS 1998, pp. 256, 258-259, 263: sono indicativi in proposito i frammenti di pissidi con orlo a tesa interna (SANTONI 1985, figg. 7: 149; 8: 229; 9: 122).

70 USAI A. 1996, p. 51. 71 SEBIS 1998, pp. 114-116, tavv. XVII-XXV. Resta da definire l’esatto inquadramento di alcuni frammenti in cera-

mica grigia chiara inornata restituiti dalla stazione eneolitica di Campu ‘e Cresia - Simaxis (ATZORI 1958-59, p. 293, fig. 12: 7-24, 32), che il Santoni attribuisce al Bronzo Recente (SANTONI - SEBIS 1984, pp. 108, 112, nn. 42, 79), ma i cui profili mi sembrano meglio riferibili al Bronzo Finale iniziale.

72 COSSU - PERRA 1998, pp. 99-100, figg. 6-8. È di estremo interesse l’ipotesi di provenienza oristanese di alcuni vasi d’impasto grigio chiaro estranei alle tradizioni locali.

73 FADDA 1987, tav. III: 1-2. 74 FERRARESE CERUTI 1987, tavv. II: 1-2, III: 3-4, IV: 2. 75 SEBIS 1987, tav. II: 10. 76 BAFICO - ROSSI 1988, fig. 33: 5. 77 SEBIS 1998, p. 116. 78 Cominciano a delinearsi le indagini geologiche (R. T. Melis: Dipartimento di Scienze della Terra, Cagliari), osteolo-

giche (M. Zedda: Facoltà di Veterinaria, Sassari), sugli isotopi del piombo (R. Valera: Dipartimento di Geoingegne-ria e Tecnologia Ambientale, Cagliari) e sui reperti paleobotanici e i residui di materie organiche all’interno dei vasi (Ph. Marinval: C.N.R.S., Toulouse).

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Una colata di piombo, costituente la saldatura di due conci della canaletta, dovrebbe risalire alla fase di primo impianto della fonte, pur senza escludere un restauro successivo. Al Bronzo Recente o al Bronzo Finale iniziale (strato 61/I) appartiene un frammento di piombo informe; al Bronzo Finale iniziale (strato 58/I) e terminale (strato 13/I) risalgono tre grappe di restauro ancora unite ai relativi frammenti ceramici.

L’unico elemento in ferro è costituito da una piccola piastrina rettangolare di incerta funzione; è stato recuperato nel settore Sud-ovest nello strato 33, contenente frammenti ceramici del Bronzo Fi-nale terminale o del Primo Ferro ma non sigillato dal crollo, per cui non si può escludere la possibi-lità di infiltrazione dallo strato superficiale di epoca storica.

Ancor meno sicura è la pertinenza dell’unico reperto in bronzo, costituito da una doppia rotella con breve sbarretta di congiunzione79, recuperato nel settore Nord-est (strato 14) insieme a cerami-che miste del Bronzo Finale e di epoca medievale e moderna.

Una semplice attività metallurgica, probabilmente la fusione del piombo, è testimoniata da un frammento di crogiolo fittile recuperato nei livelli del Bronzo Finale (strato 13/II). Alla stessa attivi-tà fusoria o a diverse produzioni pirotecnologiche si possono riferire alcuni frammenti informi di argilla concotta, talora espansa e vetrificata, forse derivati dal rivestimento di piccoli forni e recupe-rati negli stessi livelli del Bronzo Finale (strato 13/I-III).

6. Il deposito votivo di Mitza Pidighi, sigillato dal crollo e sostanzialmente indisturbato, testimonia le pratiche rituali svolte per secoli accanto alla fonte; il suo strato più antico indica che la fonte stes-sa venne edificata nel Bronzo Medio tardo insieme alle prime abitazioni adiacenti al nuraghe, in previsione di una lunga occupazione del sito prescelto; i suoi strati successivi attestano la continuità dell’insediamento sino alla fine dell’età del Bronzo, in modo persino più completo e dettagliato di quanto possa dimostrare lo scavo delle abitazioni. Infatti è assai probabile che quelle più vicine al nuraghe abbiano sofferto secolari ristrutturazioni, con conseguenti rimaneggiamenti degli strati ar-cheologici, mentre quelle periferiche, alcune delle quali saggiate nel 1999, risalgono solo alle ultime fasi di occupazione.

Ampliando lo sguardo al territorio di pertinenza definito nella precedente nota, nel quale sono stati individuati 34 nuraghi e almeno 21 insediamenti su un’area di circa 45 chilometri quadrati80, si percepisce il risultato conclusivo di un processo insediativo globalmente ininterrotto, in cui si pos-sono schematicamente distinguere due fasi caratterizzate da tendenze opposte. Nella prima fase, ascrivibile al Bronzo Medio e Recente, si osserva una tendenza espansiva ed estensiva che comporta la colonizzazione capillare del territorio, con la diffusione generale dei nuraghi e dei primi abitati; nella seconda fase, inquadrabile nel Bronzo Recente e Finale, si nota una tendenza selettiva e in-

79 USAI A. 1996, p. 50. 80 USAI A. 1996, pp. 55-57, tav. I. La carta mostra due distinti agglomerati insediativi: il primo, rivolto verso la valle

del Riu Cìspiri (o Riu Mannu, o Riu Canargia), occupa anche le alture retrostanti (19 nuraghi: Mura ‘e Figus, Mura ‘e Crabas, Mura ‘e Prochilis, San Lorenzo, Santa Vittoria, Mura ‘e Cresia, Monti Caintoriu, Santa Barbara, Martin-zanu, Attus, Zinnuri, Muru Accas, Pidighi A-B-C-D, Mura ‘e Sorighes, Urasa, Meddaris); il secondo si dispone nelle conche prospicienti il Tirso e sui sovrastanti pianori basaltici (15 nuraghi: Forreddos, Codas, Su Cuzzu, de Mesu, Zoppianu, Dominigu Porru, Crabu, Santu Millanu, Pischina Andria, Nuragheddu, Su Strampu, Santa Barbara, Benas, Iana, Cagotti). Appartengono probabilmente ad altri agglomerati confinanti, disposti lungo i bassi terrazzi prospi-cienti il Cìspiri e il Tirso allo sbocco nella pianura oristanese, i nuraghi Aurras di Tramatza, Zira e Pardu Nou di Siamaggiore, Cungiau ‘e S’Urachi di Zerfaliu, nonchè gli insediamenti senza nuraghe di Santu Perdu - Tramatza (ci-tato come nuraghe Zuddas da SANTONI 1990, p. 34) e Su Barrocu - Siamaggiore (SEBIS 1998, p. 135, n. 53); inol-tre si deve ricordare il supposto nuraghe incompiuto di Bena Frissa - Tramatza (vedi nota 17), analogo a quello indi-cato come Pidighi D (USAI A. 1996, p. 45, n. 5; sull’argomento anche USAI A. 1999, p. 54, tav. VII: 1-2). I due nu-raghi arcaici (Pidighi B e Urasa) si trovano sui rilievi che segnano i margini del primo agglomerato; di essi, solo Pi-dighi B presenta resti di abitato. Dei 13 nuraghi semplici o indeterminati, almeno 6 hanno resti di insediamento (Mu-ra ‘e Cresia, Meddaris, Forreddos, Dominigu Porru, Santu Millanu, Iana), mentre dei 17 nuraghi complessi solo Mu-ra ‘e Sorighes e forse Su Strampu ne sono privi. Di fronte ai numerosi abitati, nell’area in esame è nota una sola tomba di gigante (Forreddos - Paulilatino).

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tensiva che comporta l’abbandono delle sedi meno favorevoli e la concentrazione del popolamento nei siti più vantaggiosi, con la crescita esponenziale degli abitati adiacenti ai nuraghi più importanti ma senza la creazione di nuovi insediamenti senza nuraghe81.

In questa visione il Bronzo Recente segna non tanto una fase di crisi e di interruzione dello svi-luppo insediativo, quanto un periodo di incerta coesistenza delle due opposte tendenze, tuttavia av-viato irreversibilmente verso la stabilizzazione e la gerarchizzazione degli abitati.

81 USAI A. 1999, pp. 57-60.

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Tav. I SOLARUSSA - loc. Pidighi. Planimetria generale dell’abitato nuragico (ril. geom. P. Carboni; dis. A. Usai).

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Tav. II SOLARUSSA - Mitza Pidighi. Planimetria della fonte nuragica con le massicciate addossate (dis. A. Usai).

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Tav. III SOLARUSSA - Mitza Pidighi. 1) Vista generale della fonte e del recinto con gli acciottolati del settore Sud-ovest; 2) struttura sostenente il lastrone-altare (foto A. Usai).

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Tav. IV SOLARUSSA - Mitza Pidighi. 1) Sezione stratigrafica del deposito del settore Nord-ovest (dis. A. Usai); 2) la massic-ciata del settore Nord-ovest (foto A. Usai).

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Tav. V SOLARUSSA - Mitza Pidighi. Materiali ceramici dallo strato 61/IV: 1) frammento di facies Ozieri; 2-15) reperti del Bronzo Medio 3 (dis. A. Usai).

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Tav. VI SOLARUSSA - Mitza Pidighi. Materiali ceramici del Bronzo Medio 3 dallo strato 61/IV (dis. A. Usai).

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Tav. VII SOLARUSSA - Mitza Pidighi. Materiali ceramici del Bronzo Recente dallo strato 61/II-III (dis. A. Usai).

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Tav. VIII SOLARUSSA - Mitza Pidighi. 1-13) Materiali ceramici del Bronzo Recente dallo strato 61/II-III; 14-19) frammenti di tegami decorati a pettine e a punteggiato irregolare, dai livelli del Bronzo Recente (strato 61/I-II) e del Bronzo Finale (strato 13/I-III) (dis. A. Usai).

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Tav. IX SOLARUSSA - Mitza Pidighi. Materiali ceramici del Bronzo Finale: 1-14) Bronzo Finale iniziale (strato 61/I; strato 13/III); 15-25) Bronzo Finale terminale (strato 13/I-II) (dis. A. Usai).