paize autu pagina 8 e leccornie du ciantafurche auguri ... · i nostri più cari auguri di buon...

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Paize Autu Pagina 8 Paize Autu Direttore Responsabile: Dott.ssa Alice Spagnolo Registrazione del Tribunale di Sanremo nr. 03/08 del 04/07/008 Sito internet: Mauro Sudi Direzione-Amministrazione-Redazione: 18012 Bordighera Alta – Via alle Mura, 8 Le firme impegnano gli autori degli articoli Stampato in proprio a Bordighera Alta “U Risveiu Burdigotu” Sede: Via alle Mura 8 18012 Bordighera Alta Orario : lunedì e venerdi dalle ore 16,00 alle 18,00 giovedì dalle 21 alle 23 e-mail: [email protected] Internet: www.urisveiuburdigotu.it Telefono: 3464923130 Spazio Etichetta E Leccornie du Ciantafurche Ricette Tipiche Liguri e Non... Data l’imminenza del Carnevale, abbiamo pensato di proporvi una ricetta semplice e golosa indicata per i bambini (e non solo). Buon appetito! Ingredienti: 350 gr di farina, 130 gr di zucchero, 80 gr di burro ammorbidito, 1 uovo, 1 bustina di vanillina, 1 bustina di lievito per dolci, 1 bicchierino di liquore, nutella q.b. Versare in una terrina tutti gli ingredienti e mescolare con le dita fino ad ottenere un composto bricioloso. Imburrare uno stampo da 24 cm e versare metà del composto, aggiungere la nutella sciolta precedentemente a bagnomaria e terminare con il composto rima- sto. Infornare a 180° per 35 minuti circa. Alessandro Seghezza U Ciantafurche CHI VOLESSE INVIARCI ANEDDOTI O FOTO DA PUBBLICARE PUO’ FARLO AL NOSTRO INDIRIZZO E -MAIL: [email protected] AUGURI BIANCA Il 26 gennaio scorso Bianca, storica titolare e barista del Bar Aldo di Bordighera, nostra assidua lettrice, ha com- piuto 89 anni. I nostri più cari auguri di Buon Compleanno ad una bordi- gotta DOC, memoria storica della città, che con il suo la- voro ha scritto una pagina della storia di Bordighera. AUGURI da tutu U Risveiu Burdigotu Viva Bianca! Ancora 100 di questi giorni!!! “ Paize Autu” Poste italiane S.p.A. spedizione in Abbonamento Postale – 70% CNS/CBPANO/IMPERIA Anno 7 nr. 2 Febbraio 2014 Periodico dell’Associazione “U Risveiu BurdigotuRICORDI DI FEBBRAIO Alluvioni, frane e smotta- menti. Ecco cosa ci ha porta- to questo inizio 2014. Case isolate nelle frazioni a valle, strade interrotte e, per noi paizenghi, anche un beodo quasi irriconoscibile. Eventi catastrofici che hanno lasciato un segno e ai quali si sta tentando di porre rime- dio. Quando la natura esprime la sua potenza non perdona, non lascia scampo. Ma le strade, i muri, il beodo sono cose, e le cose si aggiu- stano. Le cose restano, anche se diverse, imperfette. E’ così anche per gli uomini, nostri cari, nostri fratelli, che ci lasciano per sempre. Ci lasciano per riposare, per ritornare ad essere perfetti nella loro forma spirituale, divina. Ci lasciano per restare con noi, per colmare con la loro presenza il nostro dolo- re. Questo giornale è dedica- to ad un mio carissimo ami- co, e nostro lettore, che ha recentemente perduto il fra- tello, ancora troppo giovane per morire. A te, mio caro Gianni, va tutto il mio pensie- ro e il mio sostegno, perché tu non perda la gioia che questo mondo imperfetto tante volte ti ha donato. Ora i tuoi occhi vedranno per due e il tuo cuore grande batterà per te e per lui. Non è un peso, questo, ma una gioia, la gioia di sapere che sarà sem- pre con te. Alice Spagnolo Quando a Bordighera c’erano due biblioteche Nei primi anni Settanta in Paese Alto funzionava una piccola biblioteca per volontà di una signora americana veramente speciale: Norma Stoaneill. Come nacque questa realtà? Harold e Norma Stoaneill, resi- denti a New York, raggiunta l’età della pensione, decisero di intraprendere un tour dell’Euro- pa ed in particolare della Sve- zia, dove viveva uno dei loro tre figli, architetto, e poi dell’Italia. Dopo aver ammirato le bellezze delle nostre principali città, raggiunsero Bordighera su sug- gerimento di amici americani. Visitarono Villa Mostaccini e rimasero affascinati dal luogo così ameno e immerso nel ver- de. Qui scoprirono che la de- pendance della villa, appena ristrutturata, era in affitto. Deci- sero perciò di prolungare di qualche tempo la loro vacanza in Italia affittando l’immobile. Si trovarono bene a Bordighera: in primis per l’aria salubre che giovava al signor Harold, affet- to da problemi respiratori e, inoltre, perché la signora Norma poteva esercitare il suo hobby del giardinaggio nella piccola serra che si era fatta attrezzare. Grazie alla sua passione rese fiorito tutto l’anno il giardino dell’incantevole villa. La signora Norma, di carattere molto dinamico e intraprenden- te, voleva fare qualcosa per i bambini bordigotti. Forte della sua esperienza in una biblioteca newyorkese e con l’aiuto della sua padrona di casa, la Prof.ssa Maria Pia Pazielli, titolare della Piccola Biblioteca di Sanremo, Norma decise di aprire… [continua a pag.2] Editoriale Du Diretù “Mi sono sistemato in un paese fiabesco. Non so più da che parte girarmi, tutto è superbo e vorrei fare tutto; così, uso e spreco tanti colori, perché devo fare delle prove. Questo paese è tutto uno studio completamente nuovo per me e inizio soltanto ora a orientarmi e a capire da che parte andare, ciò che è possibile realizzare. E’ terribilmente difficile, ci vorrebbe una tavolozza di diamanti e di pie- tre preziose”. Claude Monet, 2 Febbraio 1884 Palme a Bordighera olio su tela Metropolitan Museum of Art, New York, NY

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Paize Autu Pagina 8

Paize Autu

Direttore Responsabile: Dott.ssa Alice Spagnolo

Registrazione del Tribunale di Sanremo

nr. 03/08 del 04/07/008

Sito internet: Mauro Sudi

Direzione-Amministrazione-Redazione:

18012 Bordighera Alta – Via alle Mura, 8

Le firme impegnano gli autori degli articoli

Stampato in proprio a Bordighera Alta

“U Risveiu Burdigotu”

Sede: Via alle Mura 8

18012 Bordighera Alta

Orario : lunedì e venerdi

dalle ore 16,00 alle 18,00

giovedì dalle 21 alle 23

e-mail: [email protected]

Internet: www.urisveiuburdigotu.it

Telefono: 3464923130

Spazio Etichetta

E Leccornie du Ciantafurche Ricette Tipiche Liguri e Non...

Data l’imminenza del Carnevale, abbiamo pensato di proporvi una

ricetta semplice e golosa indicata per i bambini (e non solo). Buon

appetito!

Ingredienti:

350 gr di farina,

130 gr di zucchero,

80 gr di burro ammorbidito,

1 uovo,

1 bustina di vanillina,

1 bustina di lievito per dolci,

1 bicchierino di liquore,

nutella q.b.

Versare in una terrina tutti gli ingredienti e mescolare con le dita

fino ad ottenere un composto bricioloso. Imburrare uno stampo da

24 cm e versare metà del composto, aggiungere la nutella sciolta

precedentemente a bagnomaria e terminare con il composto rima-

sto. Infornare a 180° per 35 minuti circa.

Alessandro Seghezza U Ciantafurche

CHI VOLESSE INVIARCI ANEDDOTI O FOTO DA

PUBBLICARE PUO’ FARLO AL NOSTRO INDIRIZZO E

-MAIL: [email protected]

AUGURI BIANCA

Il 26 gennaio scorso Bianca, storica titolare e barista del

Bar Aldo di Bordighera, nostra assidua lettrice, ha com-

piuto 89 anni.

I nostri più cari auguri di Buon Compleanno ad una bordi-

gotta DOC, memoria storica della città, che con il suo la-

voro ha scritto una pagina della storia di Bordighera.

AUGURI da tutu U Risveiu Burdigotu

Viva Bianca! Ancora 100 di questi giorni!!!

“ Paize Autu” Poste italiane S.p.A. spedizione in Abbonamento Postale – 70% CNS/CBPANO/IMPERIA Anno 7 nr. 2 Febbraio 2014

Periodico dell’Associazione “U Risveiu Burdigotu”

RICORDI DI FEBBRAIO

Alluvioni, frane e smotta-

menti. Ecco cosa ci ha porta-

to questo inizio 2014. Case

isolate nelle frazioni a valle,

strade interrotte e, per noi

paizenghi, anche un beodo

quasi irriconoscibile.

Eventi catastrofici che hanno

lasciato un segno e ai quali si

sta tentando di porre rime-

dio.

Quando la natura esprime la

sua potenza non perdona,

non lascia scampo.

Ma le strade, i muri, il beodo

sono cose, e le cose si aggiu-

stano. Le cose restano, anche

se diverse, imperfette.

E’ così anche per gli uomini,

nostri cari, nostri fratelli, che

ci lasciano per sempre. Ci

lasciano per riposare, per

ritornare ad essere perfetti

nella loro forma spirituale,

divina. Ci lasciano per restare

con noi, per colmare con la

loro presenza il nostro dolo-

re. Questo giornale è dedica-

to ad un mio carissimo ami-

co, e nostro lettore, che ha

recentemente perduto il fra-

tello, ancora troppo giovane

per morire. A te, mio caro

Gianni, va tutto il mio pensie-

ro e il mio sostegno, perché

tu non perda la gioia che

questo mondo imperfetto

tante volte ti ha donato. Ora i

tuoi occhi vedranno per due

e il tuo cuore grande batterà

per te e per lui. Non è un

peso, questo, ma una gioia, la

gioia di sapere che sarà sem-

pre con te. Alice Spagnolo

Quando a Bordighera c’erano due biblioteche

Nei primi anni Settanta in Paese

Alto funzionava una piccola

biblioteca per volontà di una

signora americana veramente

speciale: Norma Stoaneill.

Come nacque questa realtà?

Harold e Norma Stoaneill, resi-

denti a New York, raggiunta

l’età della pensione, decisero di

intraprendere un tour dell’Euro-

pa ed in particolare della Sve-

zia, dove viveva uno dei loro tre

figli, architetto, e poi dell’Italia.

Dopo aver ammirato le bellezze

delle nostre principali città,

raggiunsero Bordighera su sug-

gerimento di amici americani.

Visitarono Villa Mostaccini e

rimasero affascinati dal luogo

così ameno e immerso nel ver-

de. Qui scoprirono che la de-

pendance della villa, appena

ristrutturata, era in affitto. Deci-

sero perciò di prolungare di

qualche tempo la loro vacanza

in Italia affittando l’immobile.

Si trovarono bene a Bordighera:

in primis per l’aria salubre che

giovava al signor Harold, affet-

to da problemi respiratori e,

inoltre, perché la signora Norma

poteva esercitare il suo hobby

del giardinaggio nella piccola

serra che si era fatta attrezzare.

Grazie alla sua passione rese

fiorito tutto l’anno il giardino

dell’incantevole villa.

La signora Norma, di carattere

molto dinamico e intraprenden-

te, voleva fare qualcosa per i

bambini bordigotti. Forte della

sua esperienza in una biblioteca

newyorkese e con l’aiuto della

sua padrona di casa, la Prof.ssa

Maria Pia Pazielli, titolare della

Piccola Biblioteca di Sanremo,

Norma decise di aprire…

[continua a pag.2]

Editoriale Du Diretù

“Mi sono sistemato in un paese fiabesco. Non so più da che parte girarmi, tutto è superbo e vorrei fare tutto; così, uso e spreco tanti

colori, perché devo fare delle prove. Questo paese è tutto uno studio completamente nuovo per me e inizio soltanto ora a orientarmi e

a capire da che parte andare, ciò che è possibile realizzare. E’ terribilmente difficile, ci vorrebbe una tavolozza di diamanti e di pie-

tre preziose”. Claude Monet, 2 Febbraio 1884 Palme a Bordighera olio su tela Metropolitan Museum of Art, New York, NY

Pagina 2 Paize Autu

una piccola biblioteca nel Paese Alto, coadiuvata da altre signore disponibili. Nel Centro Storico non vi erano a quell’epoca molti locali a disposizione ma, grazie al Parroco Don Pio Mauro e all’allora Presiden-te della Casa di Riposo Cavalier Pallanca, le venne concesso l’uso di un piccolo sgabuzzino di non più di

lità, essendo a piano terra e nel cuore del paese. Il locale era dietro alla parrocchia e aveva accesso da Piazza Padre Giacomo Viale. Na-sce così l’avventura della Piccola Biblioteca del Paese Alto. Vengono posti degli scaffali e acqui-stati un vasto assortimento di libri: dalle fiabe per i più piccoli alla nar-rativa, dai romanzi gialli alla storia, per poi passare a libri di geografia, flora e fauna indicati per l’infanzia

terza media). Tutto era organizzato: ogni libro veniva schedato, numera-to e elencato per facilitare la consul-tazione in caso di inventario e di sostituzione per usura. Ad ogni li-bro, nell’ultima pagina, veniva incol-lata una busta nella quale si poneva la scheda personale del piccolo utente. Una scheda identica rimane-va in sede. Su questa veniva anno-tato il nome, il cognome e l’indirizzo del bambino ed ogni volta che que-sto veniva a prendere un libro, si annotava su entrambe le schede la data e il titolo dello stesso, nonché il

giorno di riconsegna. Questo siste-ma permetteva di sapere quanto e che cosa veniva letto, quali erano le preferenze dei piccoli lettori in modo da incrementare l’assortimento dei libri: una specie di statistica che permetteva una volta all’anno di premiare il più assiduo lettore con un diploma. A Natale, ad ogni bim-bo veniva dato un mini panettone.

La Piccola Biblioteca aveva un ora-rio settimanale: in inverno ogni mer-coledì pomeriggio dalle 15 alle 18, in estate ogni mercoledì mattina dalle 9 alle 12. Ogni settimana era sempre presente la signora Norma insieme ad almeno due altre perso-ne che l’aiutavano nella gestione della biblioteca. In poco tempo, gli iscritti raggiunsero le cento unità e, ad ogni appuntamento, una quindi-cina di bambini si alternava per prendere in prestito il libro che più gli piaceva. Era bello vedere i più piccoli che sfogliavano diversi libri prima di scegliere quello che prefe-rivano. Ci sono stati anche degli episodi particolari: alcuni bambini, pochi in realtà, per completare le loro ricerche sceglievano il libro più adatto e poi ne ritagliavano qualche foto. Questi fatti, però, furono vera-mente isolati e si verificarono solo all’inizio del servizio, perché la si-gnora Norma, con fare fermo ma garbato, nel suo italiano imperfetto sapeva ben spiegare le regole della biblioteca. In pochi anni i libri divennero circa

non sapendo più dove posizionare i libri, un giorno la signora Norma interpellò il figlio architetto che, in visita a Bordighera, fece un sopral-luogo e progettò una scrivania con due ripiani di diverse misure posti nella parte inferiore. Fatto costruire da un falegname locale, il mobile poteva contenere oltre cento libri. Per i signori Stoaneill, questa pro-lungata vacanza durò circa tre lustri. Il 29 settembre del 1979, i coniugi decisero di festeggiare proprio a Bordighera le loro nozze d’oro, fa-cendo arrivare a Bordighera tutti i loro famigliari e tanti amici italiani per la ricorrenza. Ma il tempo segna il passo e pian piano, venendo me-no l’entusiasmo iniziale nella metà degli anni Ottanta, la Piccola Biblio-teca finì il suo compito e i signori Stoaneill tornarono in America, la-sciando un ricordo indelebile della loro presenza bordigotta. Un breve aneddoto sulla signora Norma: Rientrando in America per far visita ai famigliari, Norma andò a visitare il Metropolitan Museum of Art di New York. In una sala dell’immenso museo scoprì uno dei quadri di Mo-net raffigurante Bordighera. Rac-contava spesso che, alla vista del capolavoro, si mise a gridare forte il nome di Bordighera a tutte le perso-ne presenti nella galleria che si vol-tarono incuriosite. Successivamente Norma fece una ricerca su Monet e scoprì che la villetta da lei affittata a Bordighera era stata visitata anche dall’artista, che proprio in quel luogo aveva dipinto uno dei quadri più famosi di Bordighera.

Irma Murialdo Ganduglia

(continua dalla prima pagina) Quando a Bordighera c’erano due biblioteche

1980. La signora Norma viene premiata per il suo operato dal Prof. Franco Bruno, allora

Presidente del Risveglio Bordigotto, in occasione della Festa della Mamma.

Paize Autu pagina 7

Vi riconoscete?

Speramu d’arangià U Biu

Ecco come appare il Beodo dopo l’alluvione che ha colpito la nostra zona nei giorni

menti hanno interrotto in più punti il nostro amato tratturo, ora praticamente impercorribi-

le. Abbiamo documentato con fotografie alcuni dei punti più critici fin dove siamo riusciti a spingerci senza mettere a re-pentaglio la nostra incolumità. Siamo a conoscenza dei dan-ni ben più gravi che l’alluvione

ha arrecato a paesi limitrofi, ma non possiamo non sentire un profondo dolore per il no-stro Biu. Speriamo che risolte le emergenze prioritarie, si in-tervenga anche qui.

La Redazione

Questa foto è stata scattata sul sagrato della Chiesa Ab-baziale di Santa Maria Mad-dalena presumibilmente alla fine degli anni Quaranta. A parte un piccolo Giacomo Lupetto Ganduglia, che si è intrufolato, la foto ritrae tutta la componente femminile dell’Azione Cattolica. Abbia-

mo riconosciuto: Livia Gramagna, Silvana Biancheri, Margherita Salice, Franca Blan-cardi, Carla Barale…

E Voi, vi riconoscete? Aspettiamo i Vostri nomi.

e lo lasciano morire affranto. Nel frat-

tempo Philomena incontra un giornali-

sta che decide di aiutarla nelle sue ricer-

che e scopre tutto: ritrova la famiglia

adottiva di Anthony, visita la casa che ha

lasciato in America, conosce i suoi col-

leghi, i suoi amici. Scopre, infine, che il

figlio è morto e ha scelto di farsi seppel-

lire in Irlanda. La sua tomba è nel giar-

dino nel convento, sotto polvere ed er-

bacce. Le suore sapevano, ma non le

hanno mai detto nulla. Negandole an-

che il conforto di portare un fiore sulla

tomba del figlio. Questa è la storia di

Philomena, una storia che un giornalista

coraggioso ha ricostruito. Una storia che

con Paize Auto non c’entra nulla, ma

che non poteva essere taciuta.

Titolo: Philomena

Autore Martin Sixsmith

Casa Editrice: Piemme

Prezzo: 18.50 €

Alice Spagnolo

Nel corso dell’impaginazione di

questo mensile, è venuto a manca-

re Paolo Ciarlo ad un mese di

distanza dal fratello Giacomo. Tut-

to il Risveglio Bordigotto si unisce

al cordoglio dei parenti e ricorda

un altro paizengo che ci ha lasciati.

Il Direttivo

Paize Autu Pagina 6

La Biblioteca di Alice Ci sono storie che non possono essere

taciute, una di queste è quella di Philo-

mena Lee. La sua storia, raccontata dal

giornalista Martin Sixsmith, è diventata

da poco un film. Philomena però, pri-

ma di essere un’ eroina letteraria e cine-

matografica, è una donna, una madre,

una madre a cui è stato sottratto l’amato

figlio. Siamo nella cattolicissima Irlanda

di metà Novecento. Philomena, giova-

ne, bellissima e ignara del mondo si

reca ad una festa di paese, una fiera con

spazi per il ballo e bancarelle di dolciu-

mi. A dirlo oggi, non sembra niente di

che, ma per una ragazza cresciuta dalle

suore in un paese povero come era l’Ir-

landa di quegli anni, una festa del gene-

re era un mondo nuovo, un mondo

dolce e felice che bisogna esplorare,

conoscere. E Philomena lo esplora,

questo mondo nuovo, e incontra l’amo-

re. Un ragazzo bellissimo che la prende

per mano. Dolce come lo zucchero fila-

to, caldo come la promessa delle cose

buone, l’amore accoglie Philomena tra

le sue braccia, rendendola, per un gior-

no, davvero felice. Non sa ancora, Phi-

lomena, che quello che ha fatto cambie-

rà per sempre la sua vita. Non sa che da

quel bene più grande e prezioso ricave-

rà un immenso dolore. Dopo qualche

mese, infatti, diventa evidente la sua

gravidanza: una gravidanza non attesa e

peccaminosa perché non vi è stato pri-

ma nessun matrimonio. Philomena non

può più vivere nella casa in cui è cre-

sciuta ed è amata. Deve lasciarla per un

freddo convento, una “casa” per ragazze

come lei, svergognate che hanno pecca-

to, infangando il nome della loro fami-

glia. Passano ancora dei mesi e arriva il

momento del parto. Non ci sono dotto-

ri, né medicine: la peccatrice deve espia-

re la sua colpa e non importa se il parto

è difficile e più doloroso del normale.

Non importa se la partoriente muore e

con lei il suo bambino. La superiora è

categorica: la ragazza ha peccato e le sue

sofferenze sono la prova che deve supe-

rare per redimersi. Dopo un parto che

sembrava impossibile e grazie all’aiuto

di Suor Annunciata (una delle poche

suore buone del convento), Philomena

dà alla luce Anthony, un bimbo sano,

forte e bello. Sarebbe bellissimo se le

suore avessero accolto madre e figlio

solo per difenderli dal male di una terra

che ha condannato entrambi. Sarebbe

un esempio di quell’amore che vince su

tutto di cui il catechismo ci ha sempre

parlato, un esempio terreno dell’amore

divino. Così non è. Philomena è una

delle tante giovani madri che verranno

private del loro bene più prezioso. A lei,

che trascorrerà tre anni chiusa in un

freddo convento, che farà da serva,

schiava, che compirà con fatica i lavori

più umili, a lei, quel bimbo bellissimo

verrà portato via. Venduto, come mi-

gliaia di altri a una famiglia benestante,

americana, che pagherà per comprarsi il

suo amore. Se già questo non bastasse a

fare di quelle suore delle persone orribi-

li, se già questo non fosse dimostrazione

di una fede malata e distorta, bisogna

sapere quello che è successo dopo. An-

thony è in America, con una nuova fa-

miglia, ma per tutta la vita si chiederà

perché, perché sua madre non l’ha volu-

to, e per tutta la vita penserà di essere

malvagio, talmente cattivo da non meri-

tare l’amore di una madre. Philomena

continuerà a pensare a quel figlio che le

è stato strappato, conservando con gelo-

sia l’unica foto che suor Annunciata era

riuscita a scattargli. Nel frattempo la

donna si sposa e ha una figlia, ma non

può dimenticare il bimbo che ha perdu-

to. Dopo 47 anni dalla partenza di An-

thony, Philomena inizia a piangere con

la foto del bimbo stretta in mano. “E’ il

suo compleanno”, dice, “Ha 50 anni”.

La figlia la sente, corre da lei e scopre il

suo segreto. Questa è una storia che

non può rimanere taciuta. Bisogna che

Philomena scopra cosa ne è stato di

quel bimbo che tanto amava, bisogna

che sappia dove vive, come sta e, soprat-

tutto, se si ricorda di lei. Vuole dirgli

che lo ha sempre amato. Torna dalle

suore, torna in quel convento dove per

tre anni ha sgobbato, è stata umiliata, ha

sofferto. Torna e chiede alle suore dove

si trova suo figlio: loro sanno, ma non

dicono nulla, anzi mentono. Dicono

che un incendio ha distrutto il loro ar-

chivio e non hanno più nulla per trovare

Anthony. Più volte Philomena si reche-

rà al convento, più volte riceverà la stes-

sa risposta. Non sa, Philomena, che an-

che Anthony la sta cercando, non sa che

è tornato in Irlanda per scoprire qualco-

sa di quella madre che non ha dimenti-

cato mai. Vuole sapere perché lo ha

abbandonato, perché non l’ha tenuto

con sé. E’ malato, Anthony, non ha più

molto da vivere, ma torna in Irlanda,

ancora una volta, e ancora una volta

sente dalle suore che sua madre non

l’ha mai voluto, lo ha lasciato, piccolo e

indifeso, nelle loro mani. Le suore san-

no che quell’uomo tormentato sta mo-

rendo, sanno che il suo unico desiderio

è ritrovare sua madre. Lo sanno, ma

tacciono [continua nella pag. seguente]

Paize Autu Pagina 3

MAXI CRUCIVERBA DU PAIZE

ORIZZONTALI:

1) Ingrediente dei biscottelli;

6) Il nome del pittore Ciaciò;

11) Odierno nome di Villa Moreno;

13) Onda forte;

14) Ce ne sono diversi a Bordighera;

15) Né sì né no;

16) Il fiore giallo di Bordighera;

18) Preposizione articolata;

20) Prima di Bartolomeo;

21) Iniziali di Ruffini;

22) 130 anni fa giunse a Bordighera;

25) Anti Meridian;

27) Casa in bordigotto;

28) Dio dei venti;

29) Uno dei colori dell’arcobaleno;

32) Associazione Nazionale Partigiani Italiani;

34) Niente in bordigotto;

35) Giunse a Bordighera con Monet;

36) Como sulle targhe;

37) Coda di risaie;

38) Parte della nave;

39) Minacciavano Bordighera;

42) Metà alveare;

43) Mezzo di locomozione nei carugi;

45) Nome di figura maschile nella mitologia latina;

46) Pallini nella lingua di Monet;

48) Iniziali du Diretù du Paize;

49) Il porto di Santo Stefano al Mare;

51) Il fiume più lungo d’Italia;

53) Felici;

54) Le truppe scelte di Hitler;

55) Avellino sulle targhe;

56) Evita del Lungomare Argentina;

58) Fiore di San Valentino;

60) Agenzia investigativa americana

61) Le iniziali del poeta profumiere Andracco;

62) Circonda U Cavu VERTICALI:

1) Polonia sulle targhe;

2) La nostra provincia;

3) Le dipinse Monet;

4) Plurale di ozio;

5) Articolo determinativo;

6) Lo zio d’America;

7) Dio greco dell’amore;

8) Corpo speciale dei Carabinieri;

9) Gruppo Servizi Associati;

10) Pronome personale;

11) Il cognome del nostro Sindaco;

12) Arezzo sulle targhe;

13) Ne era disseminato il vallone del Sasso dopo la guerra;

14) Tipo di frutto carnoso;

16) La Lescaut di Puccini;

17) Intensità di sentimenti;

19) Problemi;

20) La sua luce su Bordighera colpì Monet;

23) Storico giardino bordigotto dove dipinse Monet

24) Nome di un cannone;

25) Anglican Diocesis in New England;

26) Associazione di nobili imprenditori genovesi;

30) La Valle di Dolceacqua;

31) Lo scoglio di fronte a Pinin; 33) Sono 4 a Bordighera Alta

37) Prima di oggi; 38) 18012 è quello di Bordighera;

39) Questa in bordigotto; 40) Acqua in bordigotto;

41) Capra in bordigotto;

44) Pronome personale e consonante;

47) Sinonimo di re;

50) Radio Televisione Italiana; 51) Si usa per moltiplicare;

52) Oristano in macchina;

57) Le prime di opera;

59) Terapia Oculare.

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Paize Autu Pagina 4

Nei mei ricordi de alura (1948)

Giugandu a Viscu Veru (a ladri e ca-rabinei) in Ciassa du Populu, duve gheira a toca pe liberasse, a mi me piaxeva fa a parte de i ladri. L’eira ina seira d’estai versu oettu e meza. Mentre gardavu d’aciatun pe vè i dui, che l’eira cheli che i fava a gardia, o meju a parte dei carabinei, eiru in se l’angulu da a Via dei Marinai, duve avu gh’è u risturante de i Marinai, ma alura gh’eira in usteria. Mentre gar-davu versu u campanin, perché a toca a l’eira in sa a facciata versu Sanremu, duve a l’aveva u negosio

Armida de Sciante (a drugheria e dolcette-ria). Tutu in trattu me vegu ina dona già ansiana d’età cun ina gona larga a plissè cume se usava alura. A se cia-mava Muraglia Nadi-na, a mujè di Arrigo Raffaele detu l’orbu. Dopu in attimu sentu in burdelu come de aiga che a carasse pe a canà. Però nun ciu-veva, ma l’aiga a me bagnava i pei: poiché alura i fioei i eira scaixi sempre scausi, hon sentiu che l’aiga a l’ei-ra cauda. Stralunau issu i oei versu sa do-na. Nadina a me garda e a me dixe: “O fiu, nun ti hai mai vistu ina dona piscià?” Mi che eiru abastansa ade-sciau, gh’è digu de na. Me son resu contu,

pensandughe ben, che a fusse sensa muande. Da su casu, candu son an-dau ciù tardi a ca’, gon racuntau l’o che l’eira sucessu a me maire. Ela, cun parole dite cun pudù, m’ha spie-gau che e vecie i fava l’o. L’è ina co-sa sucessa 65 anni fa, ma candu ghe pensu me sembra cume fusse ieri. Tutu sumau i eira bei tempi e a vita, anche ciù umile e ciù semplice, pè nu di ciù povera, a l’eira meiu de chela che vivemu avù. Semplice e menu eguista e cun menu fastidi.

Giocando a Viscu Veru (a ladri e ca-rabinieri) in Piazza del Popolo, dove c’era la “tana” per liberarsi, a me pia-ceva fare la parte dei ladri. Era una sera d’estate verso le otto e mezza. Mentre guardavo di nascosto per ve-dere i due che facevano la guardia o meglio, la parte dei carabienieri, ero sull’angolo di Via dei Marinai, dove adesso c’è il Ristorante dei Marinai, ma allora c’era un’osteria. Mentre guardavo verso il campanile, dove aveva il negozio Armida de Sciante - la drogheria e dolcetteria. Tutto ad un tratto vedo una donna già anziana con una gonna larga a plissè come si usava allora. Si chiamava Muraglia Nadina, la moglie di Arrigo Raffaele detto “l’orbu”. Dopo un atti-mo sento un rumore come di acqua che scende per la canala. Però non pioveva, ma l’acqua mi bagnava i piedi: poiché allora i bambini erano quasi sempre scalzi, ho sentito che l’acqua era calda. Stupito alzo gli oc-chi verso questa donna. Nadina mi guarda e mi dice: “ O bambino, non hai mai visto una donna pisciare?”. Io, che ero abbastanza sveglio, le dico di no. Mi son reso conto, pen-sandoci bene, che fosse senza le mutande. Quando più tardi sono an-dato a casa, ho raccontato a mia mamma cosa era successo. Lei, con parole pudiche, mi ha spiegato che le persone anziane lo facevano. E’ una cosa successa 65 anni fa, ma quan-do ci penso mi sembra come se fos-se ieri. Tutto sommato erano bei tem-pi e la vita, anche più umile e più semplice, per non dire più povera, era meglio di quella che viviamo ora. Semplice, meno egoista e con meno fastidi. Giacomo Ganduglia Lupo

Nel numero di Ottobre 2013 di Paize Autu,

vi avevamo parlato del Teatro della Tosse

che, come ogni estate, aveva portato nei

carruggi e nelle piazze del borgo, uno spet-

tacolo bellissimo. Da questo mese, anche al

Palazzo del Parco di Bordighera potrete

assistere a sei diverse rappresentazioni

della compagnia genovese. Di seguito il

programma proposto dal Comune di Bordi-

ghera insieme alla Fondazione Luzzati-

Teatro della Tosse:

Venerdì 7 febbraio 2014 - Sogno di una

notte di mezza estate - Teatro della Tosse.

Di Emanuele Conte e Elisa D'Andrea. Da

William Shakespeare. Regia Emanuele

Conte.

Sabato 1 marzo 2014 - Antigone - Teatro

della Tosse. Di Jean Anouilh. Traduzione

di Andrea Rodighiero. Regia Emanuele

Conte.

Sabato 8 marzo 2014 - Il mio amico Gior-

gio Gaber - A.T.I.D. Con Gian Piero Alloi-

sio e Gianni Martini alla chitarra. Musiche

Giorgio Gaber.

Sabato 29 marzo 2014 - Personaggi in

cerca d'attori - Compagnia dei Demoni.

Scritto e diretto dalla Compagnia dei De-

moni.

Venerdì 18 aprile 2014 - Adagio - Teatro

della Tosse. Di Emanuelle Delle Piane.

Traduzione Marco Cappelletti e Emanuelle

Delle Piane.

Sabato 26 aprile 2014 - Il collezionista di

paure - Sipario Strappato. Di Alessandro

Bergallo, Andrea Begnini e Lazzaro Calca-

gno. Regia Lazzaro Calcagno.

Tutti gli spettacoli iniziano alle ore 21.00.

Biglietti acquistabili presso Mary & Michi.

Tel: 0184/260793 La Redazione

La Tosse a Palazzo

Paize Autu Pagina 5

Storie da Carugio: Blancardi Felicita, detta Cicci

Chi non ricorda la Cicci? Perso-

naggio carismatico che abitava in

Via di Mezzo? Sorda come una

campana, sapeva però tutto di tut-

ti. Parlava a voce bassa, fa-

ceva le carte e leggeva i fon-

di del tè. La sua casa era

un’alcova, dove si trovavano

le cose più disparate. Infatti

molte persone, in cambio dei

suoi “oracoli”, le regalavano

oggetti che poi lei dava ad

altri, che magari le portavano

cose di cui aveva bisogno.

Negli anni Ottanta, è venuta

qualche pomeriggio a casa

nostra: impastava la pizza,

chiacchierava e, naturalmen-

te, ci faceva le carte. D’estate

andava in villeggiatura a Se-

borga, perché c’era più fre-

sco. Una volta, con mia sorel-

la e le mie cugine, siamo an-

date a trovarla. Ci aveva pre-

parato riso con fegatini di pol-

lo! L’abbiamo mangiato per

non offenderla, ma ce lo ri-

cordiamo tuttora. Sono poi

andata a vivere in Veneto, ma le

scrivevo e, ogni qualvolta tornavo,

non mancavo mai di andarla a tro-

vare. Le portavo tè, zucchero, bi-

scotti, pasta. E lei contraccambia-

va con tazzine strane, pentola con

manici a forma di cuore, eccetera.

Tutto ciò lo conservo ancora gelo-

samente! Quando poi è nato mio

figlio Mauro, andavo con lui ed

aveva sempre un giochino da do-

nargli avuto da chissà chi. Mi ave-

va anche fatto alcune previsioni,

che puntualmente si sono avvera-

te ed anche una piccola “magia”

che mi aveva tolto un peso dal

cuore. Saranno state coincidenze,

ma avevo fiducia in lei. Poi una

mattina presto, mio padre, andan-

do a caccia, l’aveva incontrata alla

Maddalena in camicia da notte.

Era un po’ svanita e, poco tempo

dopo, è stata ricoverata e portata

a Ceriale. Il suo desiderio è sem-

pre stato quello di essere seppelli-

ta qui, a Bordighera, tra la sua

gente… Purtroppo non è stato co-

sì, ma tutti noi la ricordiamo con

affetto e ce la immaginiamo men-

tre prende il tè con gli angeli.

Ciao Cicci Simona Biancheri

Come posso dimenticare la Cicci? La Cicci

era amica di mia nonna Costanza e quando

veniva a trovarci le piaceva raccontarci di

quando Lei , mia nonna e Francì erano an-

date in pellegrinaggio a Lourdes. Quante

risate si faceva e ci faceva fare raccontando

le avventure a Lourdes di quell’insolito trio

di amiche. Leggeva le carte, i fondi del te e

del caffè, sapeva levare il malocchio e fare

piccoli amuleti scaccia-guai. Era solita dirmi

che talvolta le persone del paese l’andava-

no a cercare a casa per il giro di carte o

qualche premonizione e non sempre lei li

accontentava, perché sosteneva che le car-

te le doveva interrogare solo quando lei si

sentiva pronta e non a comando. Mi ripete-

va sempre che chi faceva le carte per soldi

non era un vero indovino e non aveva il

dono della preveggenza. Quando la incon-

travi nei vicoli era sempre seria e tenebrosa,

ma con chi si fidava veramente era uno

spasso, e per mia fortuna con me lo è sem-

pre stata. Ricordo che ogni tanto qualche

furesto diceva a noi bambini di stare attenti

alla Cicci perché era una strega. “Ma che

strega e strega” rispondevo io “ è l’amica di

mia nonna!”. La Cicci non era una strega e

io le volevo bene. Era solo una persona

“diversa”: si vestiva in modo originale e fuori

dal comune. Quando ti voleva fare una

“premonizione” ti chiamava in disparte e con

tono sommesso, meccanico e cantilenante

iniziava a raccontarti cose su di te, con frasi

più o meno sibilline. I suoi occhi diventava-

no profondi e cupi come il mare in tempe-

sta. Non so se le sue visioni erano frutto di

una magia o di un dono speciale, forse la

sua sordità le aveva fatto sviluppare una

capacità innaturale di osservare, capire e

prevedere gli atteggiamenti delle persone.

Viveva in Via di Mezzo e quando tornava a

casa c’era sempre uno stuolo di gattini, in

genere rossi, che l’aspettavano sul portone.

Lei amava i gatti. Un giorno venne a trovar-

mi a casa e mi disse di prepararle del te,

voleva insegnarmi a leggere nei fondi delle

tazze, ma io non lo preparai nel modo se-

condo lei giusto e così si arrabbiò e mi dis-

se: “Te lo insegnerò un altro giorno quando

imparerai a fare meglio il tè!”. Non ci fu più

occasione perché di lì a poco la Cicci non

sarebbe più stata la persona che era… Io,

però, il tè ho imparato a farlo nel modo giu-

sto, come diceva lei. Dopo tanti anni mi

manca ancora molto. X.L.

Speriamo che con questi articoli, la Cicci

sia tornata tra noi, così come era suo

desiderio.