osservazioni e note sul volume di w. vÖlker « kontemplation und ekstase bei pseudo-dionisius...
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OSSERVAZIONI E NOTE SUL VOLUME DI W. VÖLKER «KONTEMPLATION UND EKSTASE BEIPSEUDO-DIONISIUS AREOPAGITA »Author(s): Piero ScazzosoSource: Aevum, Anno 32, Fasc. 3 (MAGGIO - GIUGNO 1958), pp. 271-287Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro CuoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/20859143 .
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MISCELLANEA
OSSERVAZIONI E NOTE SUL VOLUME DI W. VOLKER
? KONTEMPLATION UND EKSTASE BEI PSEUDO-DIONISIUS AREOPAGITA ? *
II primo merito di questo recentissimo studio sullo Pseudo-Dionigi e quel lo di aver isolato un problema tra gl'infiniti che ci presenta il Corpus Areopa giticum, di averne valutata Timportanza centrale di contenuto e di averlo visto
chiaramente nei suoi presupposti e nei suoi sviluppi; tutto cid non sembra cosa facile negli scritti pseudo-dionisiani, dove le questioni sono intrecciate e continua
mente si richiamano Puna l'altra entro la struttura particolarmente complessa deirinsieme. Al problema della contemplazione e dell'estasi, rilevato e preso come oggetto del presente libro, l'autore applica un metodo gia da lui usato in altri lavori1 e consistente in una duplice analisi dei passi interessanti l'argo
mento, la prima esercitata sui passi stessi, l'altra riguardante il loro rapporto con punti per cosi dire necessari e sufficienti della tradizione anteriore o con
temporanea. Anche in questo caso notiamo una felice misura e perspicacia nel
fermare l'attenzione solo su riferimenti essenziali nel grande oceano della tra
dizione neoplatonica e cristiana presumibilmente anteriore o contemporanea
allo Pseudo-Dionigi. Alia stessa maniera con cui nel fondamentale libro su Cle
mente Alessandrino l'autore prima dilucida estendendolo dal suo nucleo un
problema di Clemente e poi lo riallaccia ad Origene, Plotino, Filone o ad alcuni altri (per es. a pp. 803 e segg.), cosi in questo studio egli spiega a fondo il sen
so dei principali passi riguardanti la mistica e poi li confronta con gli autori
* Un vol. di pp. 263. F. Steiner Verlag G. H. B. H., Wiesbaden, 1958. 1 II V. e ben noto agli studiosi come autore d'importanti lavori: Das Vollkom
menheitsideal des Origenes, Tubingen, 1951; Fortschrift und Vollendung bei Philo V.
Alexandrien, Leipzig, 1938; Der wahre Gnostiker nach Clemens Alexandrinus, Berlin,
1932; Gregor von Ngssa als Mystiker, Wiesbaden, 1955. Gli studi dei primi tre Padri
formano un tutto organico miranti a delineare i caratteri della mistica orientale (Der
wahre Gnostiker etc., p. XXVII: ? bilden Sie doch die Grundlage der ostlichen Mystik ?).
La spirituality dei suddetti Padri, secondo Pautore, lascia un grande influsso su Gre
gorio di Nissa, la fonte piu vicina delle dottrine pseudo-dionisiane. Tale e la linea
sLorico-progressiva tenuta dal V. e che giustifica il presente lavoro sullo Pseudo-Dio
nigi. Nel fondamentale libro su Clemente d'Alessandria forse piu che altrove si riscon
tano i procedimenti metodici del V. usati anche nel lavoro sullo Pseudo-Dionigi: ricerca
dei motivi etici alia base della pieta religiosa; la perfezione cristiana come conseguenza
della predisposizione morale delPindividuo e della grazia; la mistica come complesso e non come arbitraria tendenza individuale; studio della perfezione Clementina intesa
come ritorno del molteplice alPunita da un lato, studio continuato dei rapporti con
la tradizione dall'altro. Particolarmente nelFimportante capitolo Das Portrait des
Gnostikers, pp. 507-609, risaltano la competenza delFautore e la sua attitudine parti
colare a cogliere i rapporti e le relazioni fra i diversi movimenti della vita religiosa.
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del mondo spirituale alessandrino-cappadoce oltre che con i Neoplatonici. La
garanzia della serieta e dell'importanza di un simile metodo sta nel fatto che
il V. nel confronto fra Dionigi e gli altri autori presi in considerazione mira uon solo a portare in luce rapporti concettuali, ma a ricostituire e a metiere in
evidenza delle analogie strettamente linguistiche e terminologiche, di modo che
raccertamento filologico che ne risulta rintraccia dei fili che sicuramenle fino
ad oggi non erano stati trovati, fili che permettono, sia pure in modo provviso rio, di presentire gia queiratmosfera spirituale in cui lo Pseudo-Dionigi era im
merso: un tale genere di lavoro e piu proficuo dei tentativi, per lo piu falliti, di identificare lo Pseudo-Dionigi con questo o con quell'autore2.
La premessa alPopera del V., che si legge alia pag. IV della prefazione e che asserisce essere Dionigi sotto Pinflusso dei Padri Alessandrini e Gappadoci ed in particolare dipendente dalla dottrina di Gregorio di Nissa piu che non dei Neoplatonici, sfocia nella conclusione che viene anticipata nello studio in
troduttivo a p. 24: ? lo vedo in primo luogo in Dionigi non un dipendente e un continuatore della Scuola neoplatonica, ma un mistico mosso dagli impulsi cri
stiani, il quale si trova entro ben circostanziati rapporti di pieta religiosa tra
dizionale ?.
Lo svolgimento del libro si articola proprio tra la suddetta premessa e
conclusione. Un'altra caratteristica del metodo delFautore e quella di giungere non solo a una conclusione generale alia fine dello studio, ma di formulare an
che parziali conclusioni a termine di ogni argomento trattato, dopo aver ad
dotto prove e stabiliti confronti, di modo che la conclusione finale e logica mente preparata, riassume le precedent! e viene accolta dal lettore con la mas
sima convinzione. Le definizione dello Pseudo-Dionigi come cristiano risul
ta chiara, non solo alia fine dello studio, ma gia nelle singole parti, sufficienti ciascuna di per se stessa a dimostrare tale ortodossia delPAreopagita.
Dopo un breve elenco bibliografico essenziale e dopo l'indicazione delle
fonti cristiane e neoplatoniche citate con le relative sigle (pp. IX-XV) vi e l'indice delle cinque parti in cui si divide il lavoro:
I) - introduzione contenente un esame critico-metodico delle piu recenti
ricerche pseudo-dionisiane (pp. 1-24);
2 Si veda ad es. come le presunte identificazioni dello< Pseudo-Dionigi con un per
sonaggio o con Paltro vengano subito combattute con argomenti o prove altrettanto
o forse ancora piu valide. Alcune tesi come quelle delFAthenagoras ( cAiovoaio? o Ms
ya? iniaxoizoi; 'AXs^avSpsta? 6 aizb pYjTopwv pouXeuTwv 6 cu^pacpsu? twv apsoTra^iTixwv auyypauuxaTtov*, Alessandria, 1934) e dell'elorduy (Es Ammonius Sakkas el Pseudo-Areopogita?, in
?Estudios Ecclesiasticos ?, 18, 1944, pp. 501-557) sono ritenute troppo insufficient^ dal
punto di vista storico-dimostrativo per essere prese in seria considerazione dagli stu
diosi; il tentativo dello Stiglmayr d'identificare lo Pseudo-Dionigi con Severo d'Antio
chia (Der sog. Dionysius und Severus von Antiochien, in ? Scholastik ?, 4, 1928, pp. 1-27
e 159-167); quello del Pera d'identificare lo Pseudo-Dionigi con Basilio (Denys mystique et la theomachia, in ? Revue des Sciences philosophiques et religieuses ?, 1936) e contra
stato delFarticolo del Cavallera (Du nouveau sur le pseudo Denys?, in ? Revue, d'asc.
et de myst. ?, 1936, pp. 90-99). Inline quella che sembrava un'autentica scoperta, ossia
1'identificazione di Dionigi con Pietro l'lbero (Honigmann, Pierre Viberien et les ecrits
du Pseudo-Denys VAreopaggite, in ? Memoires de FAcademie Royale de Belgique. Classe
des Lettres et des- Sciences morales et politiques ?, t. XLVII, fasc. 3, Bruxelles, 1952) ha
suscitato, dopo i primi entusiasmi, piu dubbi che consensi: si veda R. Roques, Pierre
Tlberien et le ?Corpus dionysien?, in ?Revue de l'histoire des religions?, t. CXLV,
gennaio-marzo, pp. 69-78) e I. Hausherr, S. I., Le Pseudo-Denys est-il Pierre I'Iberien?,
(in ?Orient. Period. Christ.?, XIX [III-IV] 1953, pp. 247-260).
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II) -
Gap. I: la formazione della vita etica come presupposto e come con
seguenza della contemplazione mistica (pp. 25-78);
III) - Gap. II: la contemplazione (pp. 84-193);
IV) - Cap. Ill: l'estasi (pp. 197-210);
V) -
Gap. IV: aggiunta conclusiva col titolo ? La spiegazione del cap. I
della Theologia Mystica nei commenti del Medioevo e dell'epoca recenziore, come esempio dell'influsso e della trasformazione del pensiero areopagitico?
(pp. 218-258). Ognuno dei capitoli e poi suddiviso in punti particolari necessari ad una
completa visione del tema. Dopo il saggio bibliografico orientativo di E. Stepha nou che espone in rassegna gli studi sullo, Pseudo-Dionigi dal 1918 al 1932 3 e dopo la phi recente ed utile esposizione di I. M. Hornns 4y il quadro che ci offre il V. circa i piu recenti indirizzi degli studi e sommamente vantaggioso. Tale
rassegna non e solo ragionata, ma anche disposta per raggruppamenti secondo
le piu importanti questioni pseudo-dionisiane (i rapporti di Dionigi con Plotino e i neoplatonici, i tentativi di collocazione dello Pseudo-Areopagita nei diversi
secoli, le principali identificazioni, i rapporti con i Misteri, i rapporti con il Gristianesimo, con la liturgia, colla filosofia, con la mistica).
Altamente apprezzabile e di estrema utilita per lo studioso e Fidea d'inse
rire, specialmente mediante le note, nella linea della bibliografia moderna quei lavori vecchi od anche antichi (per es. i commenti riprodotti nelFedizione del
Migne) che sono ancor oggi validi, in modo da presentare un quadro orientativo
di ogni singola questione organico e cronologicamente esauriente. Ad esempio sul problema delFautenticita del Corpus pseudo-dionisiano il V. brevemente ci
conduce alle ricerche piu moderne quali quelle deirAthenagoras e dello Schepens e parallelamente a pp. 2-3 si ricollega agli iniziatori di queste indagini sul pia no scientifico (discute lo Hippler, Dionysius der Areopagite, 1861, p. 2, nota 7 e p. 3, nota 1; cita opere poco conosciute, ma non prive d'interesse, come quel le del Bersani, Autenticitd delle opere di S. Dionigi Areopagita, Milano, 1878; del G. Baltenveck,, La question de Vauthenticite des ecrits de St. Denys VAreopa
gite, Paris, 1883-1884; del Vidieu, St. Denys VAreopagite, Paris, 1889; del A. Stockl, Geschichte der Chrstlichen Philosophic zur Zeit der Kirchenvater, 1891, pp. 388).
Naturalmente l'autore non si e proposto di esaurire il vastissimo repertorio
bibliografico e percio rimanda all'ampia bibliografia del Roques5. L'esirema
contradditorieta delle opinioni circa Pautore risulta evidente, non solo per cio
che riguarda le questioni piu complesse di attribuzione, di datazione, di fonti,
di coloriture di pensiero, ma perfino relativamente a problemi secondari rispet to ai primi: non ci s'e ancora messi d'accordo sul giudizio circa lo stile pseu do-dionisiano 6 da alcuni ritenuto gonfio e barocco, da altri monotono e arido.
3 E. Stephanou, Les derniers essais d"identification du Ps. Dengs VAreopagite, in
?Kchos d'Orient?, 31, 1932, pp. 446-468. 4 I. M. Hornus, Le recherches recents sur le pseudo-Dengs VAreop., in ?Revue
d'histoire et de philosophic religieuses?, 1935, pp. 404-448. 5 L'abbondantissima bibliografia che si trova in testa al libro del Roques, UJJni
uers dionysien, Paris, arriva fino al 1954, anno della pubblicazione di detto libro. ft Lo Honigmann (op. czf., p. 29) considera quello delle Pseudo-Areopagita ?un
langage obscur et recherche?. Al Bardenhewer (citato dall'HoNiGMANN, ibidem, p. 43),
il greco dello Pseudo-Dionigi oosi ricco di &7ra^ e di frasi lunghe e monotone sembra
addirittura una lingua straniera (i libri del Corpus ? reden gewissermassen eine f remde
Sprache); per il V. (p. 146) Fuso delle antitesi, frequentissime nel Corpus Areopagiticum
corrisponderebbe ad un mezzo stilistico allora in voga e percio lo studioso per nulla
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La posizione del V. in mezzo a questo fluttuare di dubbi pare che finalmente permetta di porre un caposaldo dal quale partire per ulteriori indagini.
Passando alPesame del cap. I vediamo come il V. abbia saputo trarre dal
Pintero disegno del Corpus Areapagiticum la linea della morale e Pabbia intesa e spiegata come propedeutica alia via della mistica: tutto Pinsegnamento morale
dello Pseudo-Dionigi non e dal V. visto solo in se, ma piuttosto in funzione della
mistica, della quale rappresenta lo stadio iniziale e indispensabile. Non e pos sibile rendere conto di tutti i particolari temi trattati in questo libro dato il
metodo filologico di legamento linguistico e di terminologia fra un determi nate spunto dottrinario pseudo-dionisiano e i temi corrispondenti che si riscon
trano nei Neoplatonici e phi ancora nella linea storica alessandrino-cappadoce.
Riportiamo solo qualche esempio significativo del procedimento d'indagine del V. A p. 26, come premessa per lo studio sulla formazione della vita etica, Pau tore accenna al problema della vita perfetta; egli dimostra come la vita per fetta sia formata dalle due linee componentisi reciprocamente della sewpia e della
wpa^t;. Subito il V. riporta il metodo pseudo-dionisiano a Filone che parlava di
&a*7]<Tts e di fAd^Yiai? e a Glemente Alessandrinoi, che e sempre giustamente consi
derato come punto di partenza per qualsiasi tema dottrinario, teologico, mi
stico, il quale parla, a proposito del progresso spirituale, di ^vweic e di wpagi; 7;
dopo aver citato Origene, che allegorizza le due vie nei nomi di Marta e Maria, Fautore conclude che, sia Gregorio di Nissa, la cui teoria e afline a quella dello
Pseudo-Dionigi, sia PAreopagita, non possono che inserirsi entro il solco gia delineato. Riguardo poi al problema del male (p. 27) il V. tende a distaccare lo Pseudo-Dionigi dalla completa ed assoluta dipendenza da Proclo alia quale e
stato legato PAreopagita dopo gli studi del Koch e dello Stiglmayr Egli dimostra cioe come il concetto di male, inteso alia maniera plotiniana
e neoplatonica come negativita e come privazione di bene, e comune anche a
Gregorio di Nissa, che certi usi e forme linguistiche sono pure comuni ai due e che PAeropagita non puo essere ricollegato senza intermediari alia fonte pro cliana, perche egli si trova alPunisono con una tradizione fortemente cristiana e le tesi discusse si trovano con quasi identica espressione nei grandi teologi cappadoci; quindi, il dedurre da Proclo, da Platone e dagli altri filosofi pagani alcuni motivi e uso comune anche a Gregorio Nisseno e agli altri Padri, per che tali motivi, sia stilistici, sia concettuali erano ritenuti validi anche per
esclude un influsso della retorica sulla lingua dello Pseudo-Dionigi, ne della lingua di Plotino, di Atanasio, di Basilio per cio che ooncerne le parole propriamente teolo
giche (p. 148). Se il Vossler, Die gottliche Komodie, Heidelberg, 1907, I, 91, vede nella
lingua del Corpus uno stile orientaleggiante ed acceso, altri recentemente come il Tu rolla (Dionigi Areopagita. Le opere, Padova, 1936, p. 8) giudicano lo stile areopagitico ? particolarissimo, chiaro, estatico sublime in monotonia ?. II Semmelroth (Gottes iiber wesentliche Einheit zur Gotteslehre des Ps.-Dionysius, in ?Scholastik?, XXV, 1950, pp. 217-218) considera solenne e per nulla artificiale lo stile dello Pseudo-Dionigi.
7 Sempre i lavori del V. mirano a mettere in luce l'ideale cristiano della perfe zione: fondamentale al riguardo la gia citata opera su Origene: Das Vollkommenheits ideal des Origenes.
8 II Koch, autore di due lavori particolarmente importanti fra i molti scritti sullo Pseudo-Dionigi: Proklus als Quelle des Pseudo-Diongsius, in ?Philologus?, 54, 1895, pp. 438-454, e Pseudo-Dionysius in seinen Beziehungen zum Neuplatonismus und
Mysterienwesen, Mayence, 1900, come pure; lo Stiglmayr, che scrisse, tra i suoi numero sissimi lavori sullo Pseudo-Dionigi, Der Neuplatoniker Proclus als Vorlage des sogen-Dio nysius Areop., in der Lehre von Uebel, in ? Historisches Jahrbuch ?, 1895, pp. 254-273 e 721-758, rimasero ligi ad un metodo di ricerca troppo influenzato del positivismo c dal materialismo meccanicistico della filologia di allora.
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rinsegnamento cristiano. Importante assai ed esposta con singolare chiarezza e la discussione sui Sacramenti. A pp. 32-33 il Battesimo e considerato in un
rapporto molto stretto con la Chiesa, come rilevasi in Gregorio di Nissa: pa rimenti e in ambedue uguale il punto di, vista secondo cui il Battesimo e 1'Eu
caristia, oltre ad essere del Sacramenti, sono anche basi indispensabili per lo sviluppo della vita morale (p. 51). Dairesame poi della vita sacramentale e della vita etica die ne consegue, prolesa verso l'unione oon Dio, scaturisce I'idea
centrale di questo capitolo, idea che potrebbe anche essere ulteriormente svi
luppata, circa l'importanza dell'interiorita della vita cristiana in Gristo (pp. 52
53). Dopo aver polemizzato con gli studiosi (p. 53, nota 9-10: Niemeyer, Bier
mann, Meier, Baur, Bernhart) che, isolando il contesto pseudo-dionisiano, ve
dono nel Cristo dello Pseudo-Areopagita solo un simbolo del rapporto tra Tuomo e Dio e che considerano tutta lai cristologia come dispersa e astrattamente diffusa
neirinsegnamento del A6^oq il V., d'accordo con il Roques, consider a (nello Ps.
Dionigi) salvifica in estensione ed in profondita Topera del Gristo, ne mette in luce il carattere ecclesiastico e vede Gesu situato al centro di tutta la vita
gerarchica (p. 54). Un altro esempio del metodo del V. si ha a proposito della
polemica dello Pseudo-Dionigi circa Tuso delle due parole d^d^Ti ed (Div. Nom. 708b 3 segg.), dove si vede come lo Pseudo-Areopagita senta profonda mente la responsabilita di usare la parola has, che suonava ancora molto pro
fana, e spieghi la ragione della scelta. Lo stesso procedimento e osservato in
Gregorio di Nissa il quale proprio per Puso della parola spw; dovette superare ie aiilidenze e ie opposizioni cu ceru ambienti inteiiettuali cristiani (pp. 59-61). Come conciusione aei capitolo il V., dopo aver ulteriormente approiondito ie
somiglianze e le presunte dipendenze linguistiche dello Pseudo-Areopagita dai
Padri (per as. a pp. b6-67 ia teoria deir dTra^sia comune agii Alessanarini e ai
Cappaaoci), mette in giusta luce una iondamentale pecuiiarita dello Pseucto-Dio
nigi, queila cioe d'mserire continuamenie i temi cuiiuali e mistici nella struttura
di tutta ia gerarciiia e nel disegno del cosmo da lui concepno (p. 61); perlino i* (xtvaotti; e I' op-wioat; TCp6? tov ^cov, senza nuila perdere del loro siancio individuate
irrepetibiie, sono strettamente dipendenti dalla gerarciiia. 11 secondo capitolo e piii lungo e doitrinalmente piu importante per il nu
mero dei proDiemi traiiati, per Taubondanza dei riierimenu e per i opportunita dene citazioni ciie invesiono il centro deli insegnamento pseudo-dionisiano. 11
capitolo na una sua unita mteriore e si sviluppa secondo una via ascenuente ciie
corrisponde alie stesse gerarclne pseudo-dionisiane, prima quella umana, poi quena angelica. Giustamente il V. cita (p. 64) il passo della Coei. Hier. 6, 1 (200 C)
per cnianre il tonuamentaie conceuo pseudo-dionisiano che la contemplazione non e latto arbitrario personale, ma trova il suo vero e soiido fondamento nella
^crittura. Questo e 1'argomento piu valido a dimostrare come la piu importante lon
te del Corpus sia la Bibbia e non le teorte neopiatoniche y. La Scrittura nello Pseu
do-JDionigi e espressa con la parola seoXo^ia ^ e su questa parola si solierma il Y.
? Talvolta si dimentica a proposito dei Padri in generale, e dello Pseudo-Dionigi in particolare, che anche quando i loro rapporti con i Neopiatonici appaiono evidenti
dal punto di vista esteriore e linguistico, i concetti sono ben diversamente coioriti,
percne cio che plasma tutta la dottrina patristica come principio visibile o sottinteso
e la Bibbia, la fonte per eccellenza. 10 E' noto che la parola ?teologia? nell'epoca presumibilmente pseudo-dioni
siana, non ha alcun valore tecnico-filosofico. I Teologi sono nei Corpus gli uomini che
ispirati da Dio hanno trasmesso il suo pensiero nella Scrittura (P. G. Pera, O. P., /
teologi e la teologia nello sviluppo del pensiero cristiano dal III al IV secolo, in ? An
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soprattutto per dimostrarne il valore tematico tipicaraente cristiano e percio (a p. 88) e giustificato Faccenno polemico contro il Koch che vede la parola come rifles so di un'esperienza solo neoplatonica e per nulla cristiana; mentre invece gia Eu
sebio e Atanasio1 la usano con senso pregnante anticipando i Cappadoci (p. 89) e nel IV secolo Fuso linguistico di tale parola era gia comune nella Ghiesa. Alia pa rola seoXo^a e attribuito da Dionigi Faggettivo auaTixds del quale il V. s'indugia a stabilire il senso esatto spiegando come tale aggettivo, che compare piu di trenta volte nello Pseudo-Dionigi, non abbia ancora un significato preciso e fisso,
ma serva soltanto ad esprimere tutto cio che e misterioso (das< Geheimnisvolle) e che rimane occulto ad uno sguardo superficiale (p. 90) e ritorna poi ancora su questo concetto (a pp. 103-104); da Clemente Alessandrino ai Cappadoci la parola non muta il suo valore ed anche in questo caso Finflusso neoplatonico risulta piu stilistico che concettuale. Logicamente il V. trascorre poi a parlare del simbolismo in quanto gli occhi spirituali adattano le cose visibili a quelle invisibili (pp. 66-97) e di conseguenza giunge a considerare il termine dTrXoTT?, che sara pregnante anche per la mistica dei secoli futuri.
A p. 99 il V. rincalza la sua tesi toccando un concetto molto importante,
gia accennato fin dal principio del lavoro, ossia che, per allontanare il velo che ricopre il simbolo e per giungere alia verita divlna, e indispensabile la sem
plificazione intesa come superamento del molteplice e del tormento delle pas
sioni; implicitamente nella descrizione pseudo-dionisiana delFinnalzamento del
Fanima a Dio e compresa una profondita etica ed una concentrazione interiore
(potremmo dire sintesi di passivita e attivita dello spirito) che, pur espresse con linguaggio di conio neoplatonico, sono la negazione assoluta della teurgia,
che particolarmente in Giamblico non si distacca dalFindicazione di una atti vita magica. Nelle pagine seguenti Fautore accenna alia terminologia misterica
pseudo-dionisiana. Quando lo Pseudo-Dionigi in piu occasioni afferma che il sim
bolismo e necessario per tener lontano la verita divina dagli occhi dei profani e dei non iniziati, segue la ? disciplina delParcano ? n, cioe un tipo d'insegna
gelicum?, XIX, genn. 1942, p. 397). Nei Padri precedenti ?teologia? signifiea a volte
? discorso di Dio alFuomo ? come in Glemente, (vedi Pera, ibidem, p. 52) e si applica esclusivamente alia Sacra Scrittura. Per Eusebio ?teologia? e pure il contenuto
obbiettivo della dottrina sacra (p. 71). Ma soprattutto Atanasio e Basilio nell'epoca piu accesa della polemica pagano-cristiana diedero alia parola ? teologia ? un valore auten
ticamente cristiano, impedendo che deviasse verso significazioni ambigue dietro la pres sione del Neoplatonismo (p. 74). Vedi, dello* stesso Pera, Denys le Mystique, in ? Revue
des Sciences philosophiques et theologiques ?, XXV, genn. 1936, alle pp. 12-13 e 17-18.
Vedi inoltre Roques, Note sur la notion de theologie chez le Pseudo-Denys VAreop., in
? Rev. Asc. et Myst.?, 25, 1949, specie a pp. 207-210, dove distingue le quattro teologie,
simbolica, affermativa, negativa e mistica. Circa la storia della parola ? Teologia ? nel
mondo pagano, vedi Festugiere, La Revelation d'flermes Trismegiste, Paris, vol. II,
pp. 598 segg. ll La cosidetta ? disciplina dell'arcano? meritava forse di essere piu ampiamente
sviluppata, anche per scoprirvi eventuali riferimenti con la mistica. Si sa che la ?di
sciplina delFarcano? ha lontani origini negli studi moderni (I. Gasaubonus De rebus
sacris exercitationes XVI ad Baronii prolegomena, Geneve, 1655, pp. 478-499; J. A.
Stark, Tralatitia ex Gentilismo in religionem christianam, Regimont, 1744; Frommann,
De disciplina arcani 1883; N. Bonnwetsgh, Wesen, Entstehung iz. Fortgang des Arcandi
ziplin, ? Zeitsch. f. d. Histor. Theolog.?, 1873; Haupt, De myster. causis et ralionibus,
1853 etc.; Rothe, De disciplinae arcani, quae dicitur, in Ecclesiae Christianae origine,
1841). Da questi studi nacque, si puo dire, la vastissima problematica intorno agli influs
si reciproci del Cristianesimo e delle religioni misteriche, polemica che raggiunse il
suo culmine con i lavori condotti secondo i criteri dello studio aomparato delle religio
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mento segreto come quello dei Misteri in accordo con l'uso del proprio tempo (pp. 100 e 104-105). Anche le espressioni che indicano le azioni cultuali nei loro piu diversi rapporti hanno un forte colorito misterico. Se i Padri Ales
sandrini e Cappadoci hanno di gia reso comune tale linguaggio, lo Pseudo-Dio
nigi lo ha certamente allargato e piegato a diverse sfumature. A questo propo sito il V.,, pur riconoscendo Pesperienza sacerdotale profondissima dello Pseudo
Dionigi, non lo considera il creatore della mistica cultuale, citando come opera
precedente e significativa al riguardo le Catechesi mistagogiche di Girillo di Gerusalemme. Particolarmente diffuse e importanti sono le comparazioni dei
termini misterici (p. 118). Proseguendo nell'esposizione dei valori gerarchici
del Corpus, il V. giunge a trattare del mondo angelico (pp. 122 e segg.). II V., qui anche con il sostegno dell'autorita del Roques (L'Univers Biony
sien, p. 78), rileva le differenze con i Neoplatonici. Ogni sospetto di emanatismo e senz'allro escluso con la prova piu che evidente del contesto; gli angeli non sono che membri mediatori delPazione divina e si limitano alPuflicio di tra smettere i doni ricevuti dall'alto: ? la realta degli angeli non e altro che l'azione
di Dio che si manifesta nell'azione dei medesimi? (p. 122). Voler trovare qui un'esclusivita di rapporti con Proclo e una tesi secondo il V. inconsistente, per
che il linguaggio relativo alPangelologia era piu che diffuso nei Padri del IV secolo (p. 127). Dagli angeli innalzandosi alia Tearchia l'autore tratta di altre
parole significative usate dallo Pseudo-Dionigi per definire la natura divina,
quali i composti con ocuto, che si possono riscontrare gia in Basilio e Gregorio
di Nissa ed ancora prima in Atanasio ed in Plotino (p. 148 e note) e della parola wpooSo; della quale parola subito ribadisce il valore opposto che essa ha nello
Pseudo-Dionigi e nei Neoplatonici (p. 151 e nota 1, dove si cita la polemica del
Lossky contro il Miiller e lo Stiglmayr). A conferma di queste tesi prende un giusto risalto il celebre passo di Diu.
Nom. 2, 8 (645 c): ?Le cause stesse sono separate dalle cose causate e sono
collocate al di sopra di queste?, che annulla qualsiasi ombra di panteismo
(p. 158). La competenza del V. in questa zona della cultura patristica gli permette
di scoprire ulteriori rapporti di linguaggio e di concetto fra l'Areopagita e i Pa
dri tali da convincere completamente. Ad esempio i tre termini dpTim, SixouoauvTi,
aoTTic, che si combinano nei Corpus a formare un unico significato, si riscon
trano insieme e con la stessa accezione anche in Gregorio di Nazianzo. II V.
poi studia alia sommita della scala gerarchica pseudo-dionisiana Tidea fonda
mentale di luce e nes mostra Timportanza per cio che riguarda la vita perfettiva
del singolo* e la vita della Chiesa. In questo campo pero i riferimenti a Platone, Plotino e ai Padri di Alessandria non portano alcun nuovo contributo (p.168).
La luce s'identifica quasi con la sswpta 12. Per cio che riguarda la definizione
ni. Negli anni successivi Pinteresse per siffatti studi comparativi diminui di molto ed
oggi la ricerca ha ridotto le questioni entro limiti piu ristretti come stanno a dimostra
re i due fondamentali libri di K. Prumm, Christentum als Neuheits-Erlebnis, Freiburg
in Breisgau, 1939 e Religiongeschichtlich.es Handbuch fiir den Raum der altchristlichen
Umwelt, Rom, 1954. Circa i possibili rapporti delle Pseudo-Dionigi con i Misteri e ovvia
Tosservazione del Koch nel suo gia citato libro: Pseudo-Areopag. in seinen Beziehungen
etc., p. 94: ? Dionigi, che piu di tutti i Cristiani parla la lingua dei Misteri, non viene
mai citato nel vivo della questione ?.
12 Per i vari aspetti che assume la parola Sewpia nella Pseudo-Dionigi vedi Ro
ques, Contemplation chez le Pseudo-Dengs, in ? Diet. Spir. ?, t. Ill, Paris, coll. 1885-1911,
specialmente col. 1887, dove si esamina l'aspetto negativo e quello positivo della con
templazione pseudo-dionisiana.
Aevum - Anno xxxn - 18
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MISCELLANEA
della contemplazione e dei suoi vari aspetti il V. non aggiunge nulla ai lavori magistrali del Roques; comunque le pagine riguardanti questo problema (pp. 169 sgg.) sono ugualmente fondamentali come studio di linguaggio. L'autore, par tendo dall'idea base che sswpta ed ima^iiin sono due sinonimi in quanto le due
parole sono pure tali in Gregorio di Nissa (p. 170, nota 3), trova altri sinonimi in 7vw<ri; e voticji?, vocaboli che accennano a sfumature lievi, pur riconoscendo
la diflicolta di risalire alle fonti di dette parole (p. 171). Dall'esegesi filologica di questa parte del Corpus risulta l'aspetto phi cristiano della contemplazione, cioe il suo lato non esclusivamente noetico, Pesigenza di una preparazione etica di tutta la vita, la necessita della grazia o delPilluminazione derivante dalla scrittura (Io^im a*Ti<; ), il progresso continuo della contemplazione, teoria questa che trova ? evidenti addentellati nella teoria delPEpectasi ? di Gregorio di Nissa (pp. 175-178) 13.
Circa rineffabilita dell'oggetto della contemplazione, ossia Dio, il V. rileva l'insistere dello Pseudo-Dionigi nell'affermare Tassoluta trascendenza divina, alia
quale si confanno tutti i nomi e nessun nome, e ne deduce che il metodo cata
fatico a apofatico, usato qui dallo Pseudo-Dionigi, dipende da una tradizione
prevalentemente cristiana, gia formata, il cui primo rappresentante e Clemente
Alessandrino (pp. 188 e 190, nota 1). II secondo capitolo termina con una eflicace sintesi della contemplazione
pseudo-dionisiana (pp. 194-195) definita nella sua essenza gerarchica e antiindi
viduale come penetrazione del senso simbolico della Scrittura, come rag
giungimento del valore nascosto dei Sacramenti, come immersione nei segreti del mondo angelico, come preparazione all'estasi e punto veramente centrale
d'irradiazione di tutta la spiritualita pseudo-dionisiana [?Von der Kontempla tion aus sei es moglich, das ganze System des Dionys innerlich durch-dringen. Sie ist der Brennpunk(t, in dem alle Strahlen munden, das Zentrum, von dem
alle Radien ausgehen, der Eckstein, der dem ganzen Bau Festigkeit verleiht. Alles ist schiliesslich an eine bestimmte ethische Haltung gebunden und dies gibt der Kontemplation bereits einen christlichen Charackter und unterschei
det Sie von Neuplatonismus ? (p. 195; posizione polemica contro Viller-Rahner:
ibidem, nota 1)]. II terzo capitolo conclusivo tocca il problema dell'estasi. II V. insiste an
cora di proposito e a ragion veduta sulle premesse etiche che dispongono l'a nima all'estasi (p. 197). L'estasi e un dono assolutamente gratuito (? es ist im mer Gott der den entscheidenden Schritt tut, der Sic uns schenkt ?); e cita a conferma rimportante luogo di Div. Nom. VII, 1 (868A): oOtw -yds sa-at ?s?a 8o
Td tot? ^Tdc ^sou ^tvoasvotf; (p. 199)14. Stretti rapporti con Origene rivela Dionigi quando sviluppa il concetto di estasi come attitudine angelica: i pensieri degli angeli non sono discorsivi come quelli degli uomini, le sostanze separate pos seggono T cLKior-ns il simplex intuitus veritatis (pp. 200-1).
Segue una breve storia filologica della parola ? estasi?; nello Pseudo-Dionigi come in Gregorio non e un termine tecnico, mantiene anzi il suo valore lette
13 La teoria delP? Epectasi ? in Gregorio di Nissa e studiata dal Danielou, Plato nisme et theologie mystique, Aubier, 19532, alle pp. 303-305.
14 II Richstaetter, che neirarticolo Der Vater der christlichen Mistik und sein
verhdngnisvoller Einfluss, in ? Stimmen der Zeit?, 114, 1926, pp. 241-259, definisce sen z'altro lo Pseudo-Dionigi come il ? patrigno della mistica ? (der Stifvater der Mystik), assume una posizione per lo meno imprudente. Lo stesso dicasi dell'alfred, che nello studio Des Aquinaten-Kommentar zu pseudo-Dionysios ?de divinis nominibus?, in ? Scholastik?, 1926, sostiene, a pp. 342-3, che Dionigi ?ha misconosciuto il carattere
della mistica cristiana non considerandola come una grazia straordinaria?.
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MISCELLANEA 279
rale, ?uscir fuor di se? (?Aus-Sich-heraustreten ?) nella sua accezione mate
riale (immagine dell'ubriaco riscontrabile anche in Gregorio di Nissa) e spi rituale (pp. 262-3). In quest'ultima accezione ? estasi? significa abbandono nelle
braccia divine. Risultato delPestasi e la contemplazione diretta, eliminati i veli e i limiti del conoscere umano, uno sprofondarsi nel mistero della Trinita e nel
suo piano salvifico (p. 265-267). L'ultimo tema trattato dal V. e quello della tenebra e della luce. Egli dice
che in Dionigi l'eccesso di luce e identico alia notte divina, alia seta vu?, clie coin
cide con la tenebra (pdcpo; ?
a-poia) (pp. 210-212), quindi la tenebra ha valore
positivo e non negativo: ed e tenebra solo in riferimento allac limitatezza umana, ma in realta sifFatta conoscenza negativa rappresenta una conquista ulteriore:
e Panima che ha coscienza delPimpenetrabilita di Dio e contemporaneamente, essendo la tenebra vera luce, prende atto della presenza divina (p. 213)15.
L'autore si esprime dicendo che il simbolo delPoscurita e soltanto un modo per descrivere gli sviluppi interni dell'anima in contatto con il divino. Tale simbolo della Tenebra e gia nella tradizione cristiana (p. 215); lo Pseudo-Dionigi lo tro va gia in Gregorio di Nissa, dal quale assume gli essenziali caratteri di tale simbolo come sembra abbia fatto per la vita di Mose, la quale, nella Theologia Myslica, e ridotta agli spunti fondamentali mentre in Gregorio di Nissa e am
piamente trattata (p. 217)16. L'ultimo capitolo, posto a mo' di conclusione, tratta della sopravvivenza
e del trasformarsi del pensiero pseudo-dionisiano nel Medioevo ed in qual
che autore del Rinascimento 17. II V. si e proposto d'illustrare un solo esempio
di tale ricerca ossia l'indagine sul modo con cui e stato interpretato il primo
capitolo della Theologia Mystica attraverso i secoli (benche tali interpretazioni riguardino la Theologia Mystica in generale). Prima ancora di discutere certe
questioni particolari dobbiamo rilevare che questa parte conclusiva crea un
distacco dalle precedenti, ne e cosi essenziale. E' a tutti noto che rinflusso
pseudo-dionisiano specialmente nel Medioevo e stato incalcolabile e che il cam
po d'indagine che si offrirebbe ad uno storico della cultura e sconfinato; quindi risulta fin troppo facile muovere al V. il rimprovero di aver preso in conside
razione certi commentatori e non certi altri, di aver delineato certe epoehe
senza toccarne certe altre, e di aver appena sfiorato S. Tommaso (solo undici
righe a pp. 244-245). Se dal punto di vista critico-storico il V. giustamente attri
buisce all'Agostinianesimo la responsabilita di aver trasformato nei secoli me
dioevali PAreopagitismo da speculativo in psicologico (p. 218), non ha pero
is II Danielou, op. cit., p. 195, ottimamente definisce il carattere della mistica di
Gregorio di Nissa, carattere che andrebbe messo maggiormente in confronto con luoghi
pseudo-dionisiani; ?la tenebra segue la frattura con il dominio ordinario della co
noscenza; la fede ci fa intravvedere il modo proprio di questa relazione che si
stabilisce nelle tenebre fra Dio e Fanima., Non c'e piu rapimento intellettuale: c'e la
relazione con una persona esistente. Gregorio, ha espresso la sostanza della mistica con
il concetto di alc^yiGts rnxpouata? (sentimento di presenza). Qui siamo al fondo delPespe
rienza mistica in qualcosa d'infinitamente reale e nello stesso tempo di sempre velato ?.
10 Certo il trattato sulla vita di Mose di Gregorio di Nissa (traduzione e commento
del Danielou nelle ? Sources Chretiennes ?, 1955), e un'esegesi molta ampia e contrasta
stranamente con Tessenziale brevita di cenni offerta dallo Pseudo-Dionigi nella sua
Theologia Mystica. Tale differenza di stesura meriterebbe un'approfondita indagine. 17 Forse il V. avrebbe potuto fare cenno a proposito del Fort-leben dello Pseu
do-Dionigi nei vari secoli, delPimportante libro di J. Dagens, Berulle et les origines
de la restauration catholique (1575-1611), Paris, 1950, dove risalta continuamente Pin
flusso preponderante dello Pseudo-Areopagita in terra di Francia anche nell'eta ba
rocca.
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280 MISCELLANEA
posto una premessa facilmente intuitiva, ma che sarebbe stato opportuno illu
strare, data la sua importanza: Puomo medioevale infatti, il religioso, il mistico, si ponevano da un punto di vista opposto a quello del critico odierno. Se in fatti le esigenze scientifiche del nostro tempo mirano esclusivamente all'ac eertamento ed alia descrizione dei fatti, e percio gli studiosi si preoecupano di distaccare Poggetto delle proprle ricerche da un modo di sentire e di pensare personali, nel Medioevo invece la lettura di Dionigi era giustificata solo da una esigenza interiore di persone, le quali, sia pure entro- ambiti diversi, vivevano il medesimo problema dello Pseudo-Dionigi e quindi si preoccupavano non di una messa a punto storica, ma d'incorporarsi un pensiero e un tipo di spiritua lita. II movente degli studi intorno allo Pseudo-Areopagita era un impulso di fede mirante alia sintesi e non alPanalisi, e la presunta trasformazione delle dottrine dello scrittore greco avveniva in seguito alle diverse assunzioni che di lui avevano operato i suoi cultori, non interpreti dell'autore, ma interpreti delle proprie convinzioni attraverso la guida dell'autore. Di qui certi adattamen ti del pensiero pseudo-dionisiano.
II V. nel suo excursus attraverso la tradizione medioevale tocca rapidamente Fopera di commentatori ed interpreti quali Massimo Confessore, Giovanni di Scitopoli, Pachimeres (pp. 219-221); si sofFerma sui Vittorini per dimostrare come questi mettano in primo piano nell'interpretazione dello Pseudo-Dionigi quella parte afFettiva che nello scrittore greco e meno rilevante, mentre Riccar do di S. Vittore, parlando in( un passo del Beniaminus Maior di Mose che entra nella nube, giunge a conclusioni opposte a quelle dello Pseudo-Dionigi (p. 222 223): sola anima... divinae naturae substantiam videre potest: (Was vollig un
Dionysich ist). II paragrafo dedicato a Tomaso Gallo prende nella dovuta consi derazione Fattivita di questo abate che tanta risonanza ebbe nel 13? secolo; nella celebre extractio 18 e visibile infatti Finflusso preponderante di S. Agostino che riempie di un diverso spirito la teoria pseudo-areopagitica (p. 226). Buono e Fac compagnamento bibliografico delle note.
Dopo una esposizione della Theologia Mystica di Ugo di Balma che dipende da Tomaso Gallo (pp. 231-235) e un brevissimo cenno alFopera di S. Bonaventura, che considera la stigmatizzazione di S. Francesco come la chiave di volta per comprendere la Pseudo-Areopagita (p. 237) (? Die Stigmatisation des H. 1. Fran ziskus ist der Schliissel fiir das Verstandnis des Areopagiten! ?), dedica qualche pagina a Roberto Grossatesta. La conclusione per cio che riguarda il mutamento del pensiero pseudo-dionisiano nell'opera del Vescovo di Lincoln e racchiusa nel concetto che la realta metafisica dello Pseudo-Dionigi, che trovava piena armonia con la immagine del mondo areopagitico, diventa nel Grossatesta un
procedimento interiore dell'anima (p. 239). Anche in Alberto Magno Fontologia pseudo-dionisiana diventa uno schema psicologico adatto ad inquadrare espe rienze mistiche piu intime (p. 243). Pure in Dionigi il Cartusiano la doltrina pseudo-areopagitica e piegata ad un valore piu tipicamente e psicologico e individuale: c'e in questo mistico del XIV sec. la tendenza gia fondamentale in S. Tomaso ad armonizzare ragione e sentimento: unio haec per intellectum
primo efficitur atque in affectu completur (pp. 246-247). Un chiaro riassunto della controversia intorno alia docta ignorantia (pp. 249-255) serve come pre testo per esporre certi atteggiamenti del Gusano rispetto alia mistica. Pure nel
18 Per le parafrasi di S. Gallo sui Nomi Divini e sulla Theologia Mystica, vedi pure Chevallier, Dionysiaca, vol. I, pp. 673-717 e a p. CIX della introduzione il prologo del lo stesso abate di Vereelli alia sua Extractio delle opere dello Pseudo-Dionigi, fonte cha Tautor? non cita.
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MISCELLANEA 281
Cusano e accentuata la tendenza a conciliare la razionalita propria dei tempi nuovi, con la parte affettiva che nella mistica e preponderante: nihil incogni tum amatur (p. 254 e nota 2 per Pimpronta agostiniana della teoria)19.
A proposito di Marsilio Ficino (pp. 255-258) la trattazione b troppo limi tata; il V. si rifa ai commenti che il dotto fiorentino ha pubblicato intorno alle opere pseudo-areopagitiche 20. A noi sembra che una personalita come quella del
Ficino non si possa senz'altro allineare dopo le precedenti come un semplice commentatore degli scritti in cniestione. Si tratta di una figura; molto complessa, i cui procedimenti interpr'etativi sono inscindibili da un mondo di cultura straordinariamente ecclettico e, malffrado la coloritura cristiana, assai condi
zionata da una particolare dottrina sincretistieo-religiosa e da una visione ma
gica del mondo tutt'altro che esplorata. Ora non e facile situare storicamente nn
commento creativo come quell o del Ficino senza tentare di stabilire prima da auale posizione spirituale esso derivi, Tnfine I'accenno a Giuseppe dello Spirito Santo ed alia spiritualita carmelitana che anima la sua opera rimane solo in
dicative: si sa, ad esempio, che i rapporti fra la mistica del Carmelo e gli scrit ti pseudo-areopagitici non sono ancorj* stati studiati.
Quindi la linea storica di questi commentatori e troppo interrotta e per nulla costituisce uno sviluppo organico della oontinuazione della dottrina
pseudo-dionisiana 21.
La critica a quest'ultimo capitolo ci ofFre Poccasione di soffermarci su di un problema ri^uardante la presunta trasformazione della dottrina mistica
pseudo-areopagitica dovuta alPaggiunta da parte dei mistici posteriori di nu
clei estranei a quelli che costituiscono il fondamento originario informante il
pensiero pseudo-dionisiano. Ci domandiamo se sia veramente lecito parlare di
aggiunte o non piuttosto di sviluppo e di estensione di cio che almeno in nuce
esisteva gia nel Corpus Areopagiticum. Questo dubbio diviene suggerito pro
prio dalPesame delPoperetta piu discussa e che il V. ha preso in particolare considerazione ossia la Theologia Mustica22. Grande e la difficolta di cogliere
Poperetta nel suo giusto valore, di riassumerla, di trarne le logiche deduzioni: essa ci appare infatti composta da un discorso allusivo sfiorante molti argomenti base, toccante solo di sfuggita punti fondamentali, quasi che Pautore abbia fretta di giungere attraverso intuizioni ad un vertice e ad una sintesi unitaria,
prima, mediante Paccenno ad una prassi, poi, mediante un insegnamento dot
trinario appena delineato quasi parlasse a chi gia sa. La mancanza di passaggi
logici tra un punto e Paltro, che talvolta si riscontra, prova che Pautore pote
va sottintenderli date le cognizioni mistiche della persona a cui egli si rivolgeva.
19 Pagine molto interessanti a proposito della Visio Dei del Cusano, che il V. cita
si leggono in E. Cassirer, Individuo e cosmo nella filosofia del Rinascimento, Firenze,
1935, pp. 56-58 dove Pautore commenta dei passi della Visio Dei che altro non sono
che la traduzione e la parafrasi di concetti pseudo-dionisiani. 20 Nell'opera del Ficino inoltre (Dionysii Areopagitae episcopi Athensis libri duo
alter de Mystica Theologia, alter de Divinis Nominibus, Venetiis, 1538), la traduzione
Jatina condotta dalFumanista sul celebre codice della Laurenziana 686 del X sec. rivela
un interessante metodo d'interpretazione filologica del testo. 21 E' un peccato che il libro del V. manchi completamente di Indici alia fine, come
invece si trovano con grande utilita degli studiosi nel lavoro su Clemente Alessandrino.
Tale lacuna e dovuta forse al fatto che il V. considera la sua ricerca come un punto di partenza per ulteriori indagini che sarebbero veramente desiderabili.
22 Si desidererebbe non solo per la Theologia Mystica, ma anche per le altre
opere pseudo-areopagitiche se non un'edizione critica, impossibile, dato l'ingente nu
meiro dei mss., per lo meno un tentativo di accertamento testuale su di un vasto nu
mero di codici.
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282 MISCELLANEA
Infatti 1'operetta, ad essere compresa, richiedeva evidentemente un'adesione di
natura non soltanto intellettuale, ma esigeva anche una esperienza religiosa concreta. I sottintesi hanno nella Theologia Mystica un posto importanle: si sente la presenza di tutto cio che non e detto dallo Pseudo-Dionigi ed il peso degli argomenli taciuti: il senso di mistero indefinibile che avvolge questa brachilogica esposizione della Mistica e dovuto forse all'esistenza reale, sep
pure non evidente, di una substruttura intuitiva che integra e completa la pa rola scritta. Ora i mistici medioevali che si sono nutriti della dottrina dello Pseudo-Dionigi aecedevano alia Theologia Mystica con una disposizione atta
a cogliere al di la della parola detta, quella taciuta che talvolta hanno portata alia luce, completando il quadro della dottrina mistica e saturandolo uniforme
tnente, poiche ciascuno di loro accentuava quel lato che era piu consono alia
propria spirituality: questo non era un apportare principi nuovi ed estranei
al pensiero dionisiano, ma solo rilevare cio che era in ombra e sviluppare cio
che era in germe. Ad esempio la parte idioaffettiva, che e fondamentale nei mistici del Medioevo, e che sembra non aver trovato posto nell'oggettivita sche
matica dello Pseudo-Dionigi, esiste nello Pseudo-Areopagita e tra le righe della
Theologia Mystica vediamo quasi in trasparenza il seme nascosto di quello che sa
ra lo slancio e l'ardore delPanima medievale. Esempio ne e la concisissima espres sione ? ^a? wv tou 7rdvTwv l7r?>c?tva? (Theol. Myst. 1001, A, 7-8) che occulta in se con una potente capacita di accentramento semantico lo slancio d'amore del mi stico. Essa e preparata dalla descrizione del processo ascetico della spossessio ne completa di ogni bene materiale e di ogni consolazione spirituale, prova anche questa evidente di amore, poiche non si tratta di una rinuncia per la
rinuncia, il che sarebbe pessimismo, ma di una rinuncia per amore di Dio.
Questo concetto d'amore si trova anche in Div. Nom. 868 A, dove si legge: ? infatti e cosa migliore essere di Dio che non di noi stessi, ed in tal modo le cose divine saranno concesse a noi una volta uniti con Dio ?. Lo Pseudo-Dio
nigi prescinde da qualsiasi riferimento di esperienza personale: la sua e una
presentazione oggettiva della mistica legata alia realta spirituale di una strut
tura gerarchica e non mai una descrizione psicologica di stati eccezionali23.
La dottrina dello Pseudo-Dionigi in questo campo trascende i limiti ed i par ticolarismi di qualsiasi scuola di Mistica avvenire, ne puo egli essere conside
rato il capostipite di una scuola piuttosto che di un'altra, ma ciascun indirizzo
spirituale vi si potra poi rispecchiare. Sembra quasi che la Theologia Mystica sotto certi aspetti sia fuori del tempo, in quanto essa, assai meno che le altre
opere del Corpus, ci puo orientare verso un'epoca ed un ambiente. L'ac
cettazione incondizionata dello Pseudo-Dionigi da parte di tutto il Medioevo non e dovuta ad una acriticita imputabile alia disposizione religiosa di quell'e poca, ma piuttosto alia comprensione della ricchezza germinale nascosta nella
Theologia Mystica e suscettibile di svolgimento in diverse direzioni. II pregnan te significato dell'operetta nelle sue parti e nel suo insieme pone una vasta problematica riferentesi allo studio della Theologia Mystica in se stessa e a quello dei suoi rapporti con l'intero Corpus. Si riscontrano infatti differenze e analogie con il resto delle opere dell'Areopagita24 che portano a molti inter
23 Anche a proposito della terminologia della mistica si riscontra come essa sia molto piu limitata nello Pseudo-Dionigi che in Gregorio di Nissa. II Danielou (op. cit., p. 259) cita in Gregorio numerose espressioni, sxaTaat?, Tpaojxa, ipa>; etc. de stinate a grande fortuna nei secoli successivi.
24 il problema del rapporto della Theologia Mystica con le altre opere pseudo-dio nisiane non e stato risolto; lo pone soltanto e con molta chiarezza il Roques, nel cDict. Spir.?, fasc. XVIII-XIX, 1954 alle coll. 283-284. Occorrerebbe ? Situare il trat
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MISCELLANEA 283
rogativi circa la sua posizione. La Theologia Mystica presuppone o condiziona le altre opere? Ovvero procede parallelamente ad esse? Ne e il punto di parten za o il vertice? Sono le altre opere che si rispecchiano riassuntivamente in essa,
oppure e la Theologia Mystica che risulta da punti base delle altre opere? Quale posizione logica essa occupa nel Corpus? Si puo studiarla avulsa dal resto? E' essa autonoma o no? I suddetti rapporti sono reciproci o unilaterali? E gli ac cenni alle altre opere che trovansi nella Theologia Mystica stanno forse a dimo strare come essa sia un punto cenlrale del Corpus, una specie di guuPoXov di tutta
la dottrina pseudo-areopagitica contenente i principi sviluppati negli altri scritti?
Gomunque, la chiarificazione delFautore con Pautore stesso e il punto base
non solo per comprendere il pensiero pseudo-dionisiano, ma per valutarne la
portata nei secoli e i vari adattamenti subiti da esso.
Ma oltre alia precedente un'altra questione suscita l'esame del libro del V.; essa riguarda le considerazioni di questo studioso circa il linguaggio misterico, di cui troviamo accenni lessicali (a p. 85, a proposito della parola ssoXyiwtoc; a
p. 89 Slllle parole SrsoVocpoc, '.uirocprfaxt, ev^reot, xaSrvi'Yejxo'vs;, eepoT?Xvi<rrat, 5so'X7}7ftoi Trpocpxxat
in quanti indicanti persone depositarie di una tecnica sacrale, oracolare e mi
sterica, applicate dallo Pseudo-Dionigi ai sacerdoti cristiani). A p. 90 il V. par la dei prestiti che lo Pseudo-Dionigi avrebbe fatto dal Neoplatonismo circa le
espressioni misteriche, a p. 100 circa la disciplina delParcano: a pp. 104-105 sono rilevate alcune espressioni improntate al linguaggio misterico, ma deri
vate, piu che dai Neoplatonici, da Filone e da Gregorio di Nissa 25. Inoltre PA.
(a pp. 116-118) denota come le azioni cultuali cristiane trovino in Dionigi espres sioni di coloritura misterica. ? Se i Padri Alessandrini e Gappadoci hanno gia usato questo linguaggio, lo Pseudo-Dionigi lo ha ulteriormente ampliato ?. Da
questi brevi spunti si puo vedere come Tautore abbia posto felicemente la ma
no sui diversi aspetti di questa questione, ma non essendo essa essenziale per
il suo assunto non Pabbia discussa a fondo. Ora in una trattazione specifica di
questo tema ci sembra che non sarebbe valido e sufficiente il metodo del V. che invece si e dimostrato cosi opportuno riguardo alle altre questioni. In
fatti allorche la terminologia pseudo-dionisiana mantiene un valore preciso e
non esorbita da un significato inequivocabile e storicamente definito il con
fronto con termini altrettanto definiti presso i Padri o i Neoplatonici riesce di
grande efiicacia suasiva; ma se tale confronto viene stabilito fra due espressioni
uguali formalmente, ma sospette di accezioni incerte e soprattutto in fase dina
mica di arricchimento o d'impoverimento, di trasformazione o di adattamento;
se tali parole tendono a mantenere un senso originario quasi evocando dietro
il suono che le esprime echi lontani, oppure a rompere ogni tradizione quasi
tato della Theologia Mystica non al di fuori, ma nel cuore stesso della Gerarchia
Ecclesiastica. Difatti Gerarchia ed esperienza mistica si propongono come scopo co
mune la divinizzazione delle intelligenze. E se l'esperienza mistica e possibile al di
la dei riti e dei discorsi... e perche l'intelligenza e stata anzitutto introdotta nella
Gerarchia che le ha dato la sua esistenza divina e le ha permesso di progredirvi...
la disciplina gerarchica, invece di opporsi all'esperienza mistica ne salvaguarda
e ne prepara le condizioni di sviluppo?. 25 II problema del rapporto Pseudo-Dionigi-Misteri e tutto ancora da impostare,
specialmente dal punto di vista del contenuto dottrinario. O. Semelroth conclude
il suo articolo Erlosung und Erloser im System des Ps.-Dion. Areop., in ? Scholastik ?,
XXIV, 1949, p. 379: ? Wie weit der Symbolrealismus in der ps.-areopagitischen Auffas
sung vom Mysterium geht ist eine Frage, die auf eine einige grundliche Untersu
chung wartet?.
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284 MISCELLANEA
venissero ricreate ex-novo, allora e assai difficile poter fissare un comune de
nominatore metodico che permetta di ottenere risultati ugualmente buoni per tutte le espressioni. Per adeguare alia metamorfosi in atto del linguaggio miste rico dionisiano un metodo, bisogna che pur esso sia dinamico e che possa di volta in volta subire quelle curvature che il caso specifico richiede. Comunque una soluzione del problema della lingua misterica nel Corpus non solo e interes
sante, ma quasi urgente ai fini delle future soluzioni degli altri problemi dioni siani. Se si volesse a questo scopo tracciare un prospetto di studio, ci sembra che si dovrebbe cominciare con il distinguere e raggruppare parole e costrutti
pseudo-dionisiani che denunziano una sospetta eredita misterica o nella forma
o nel significato o nei nessi. Una prima divisione risulterebbe dalla separazione dei termini astratti da quelli concreti. Le parole astratte infatti appaiono per lo
piu essere quelle che piu facilmente hanno perduto il loro valore originario assu
mendo un significato propriamente eristiano. Invece le parole concrete sono di
solito le piu indicative riguardo i Misteri e le piu ambigue entro la letteratura cristiana. II termine astratto e di per se stesso piu vasto e nello stesso tempoi piu
indicativo di quello concreto: e di formazione piu recente quindi meno genuino, e piu intellettuale quindi meno rappresentativo di una realta e di conseguenza piu facile a subire oscillazioni di senso e trasformazioni anche da un campo
alPaltro del pensiero. Nel campo religioso il termine astratto esprimendo piu del le teorie e delle dottrine che non dei fatti o dei sentimenti si protend e verso il
linguaggio filosofico e cosi puo essere successivamente assunto e adoperato nel
l'ambito filosofico perdendo a poco a poco i caratteri peculiari di quella con
cretezza religiosa da cui era scaturito.
Allorche nel corso dei secoli, nei santuari misterici l'azione cultuale pra
ticata dagli iniziatori e dagli iniziandi comincio ad assurgere da un valore ma
gico ad uno allegorico e poi via via a giustificarsi e spiegarsi per mezzo di una
teoria o dottrina, si venne formando un linguaggio teorico, indicante le cause
gli scopi e i risultati dell'iniziazione, che usci anche dai recinti misterici e diven
ne comprensibile pure ai profani almeno superficialmente, mentre cio che dove
va restare occulto ai profani, ossia l'azione del mistero, si esprimeva con una
terminologia concreta indicante oggetti persone cerimonie di significato assai
preciso e circostanziato: qui stava racchiuso il vero Mistero26. La teoria di ven
ne poi quasi patrimonio comune, la prassi invece resto solo per i ? misti ?. Per
addurre un esempio prendiamo due passi famosi, l'uno d'Isocrate e Paltro di
Clemente Alessandrino, riguardante i Misteri.
Isocr., Pan. 28 b: ?r . .. oousms ... tsXstttiv, ol y.zTOLayJwz$ 7rspt ts tx; tou P^ou teXsut^;
Clemen. Alex., Protrept. II, 21, 2: ?tvri<muaa, Ittiov riv xuxewva, elaPov 1% ztaTYi!;. . . ?.
Quello dell'oratore e al centro di una tradizione retorico-letteraria a tal pun
to che l'espressione astratta ha perso il valore originario; l'altro invece non puo
piegarsi a significare qualche cosa di diverso da quello che significa, alludendo
26 Per i rapporti fra la lingua religiosa misteriosofica e la filosofia vedi Koch,
op. cz7., p. 26; ampie trattazioni in J. Bidez, Liturgie des mysteres chez les Neoplato
niciens, in ? Bulletin de PAcademie Boyale de Belgique. Lettres ?, 1919, pp. 145 segg.;
P. Boyance, Theurgie et telestique neoplatoniciennes, in ?Revue d'histoire des Rel.?,
1955, pp. 188-209; per la tendenza sincretistica del Neoplatonismo ed i relativi usi
linguistici vedi I. Bidez, Les Mysteres platoniciens, in ?Rev. Beige de Philologie et
d^stoire?, VII, 1928, alle pp. 1479-80,
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MISCELLANEA 285
nel suo realismo concreto a ben determinate azioni. Si potrebbe dire che la
terminologia misterica astratta assorbita dai file-son costitui in gran parte il
linguaggio dei cosidetti Misteri filosofici dei Neoplatonici. Lo Pseudo-Dionigi pud aver assunto tale linguaggio dai Neoplatonici quando era divenuto ormai filosofico dato che quello era il modo d'esprimersi allora comune dei pensatori e dei letterati. Percio le parole astratte del Corpus singolarmente prese non pare abbiano un particolare sapore misterico in Dionigi. Gosi e il caso di certi
VOCaboli, quali per esempio ^swpca, inoirzia., Seoaocpia, SeoXo-fta, awTvipta, iraXiyysveaia, Upoup
-yia, fcd^apcrc;, TepaToXo-yta, 7rapd8offt; Le parole concrete invece indicano azioni, persone, oggetti e per questo
restano in certo qual modo invischiate con gli atti, gli uomini e le cose che esse
originariamente designavano: la loro trasposizione dai Mistero al Gristianesimo
presuppone un processo sottinteso, prima di confronto poi di analogia ed infine d'identificazione per cui persone, oggetti e azioni nuove vengono chiamate con
lo stesso nome di quelle gia note senza pero che la parola, pur nel suo nuovo
uso, perda un'intrinseca provocazione al ricordo delPorigine prima. Di qui il
valore storico di simili parole, perche, se i termini astratti non sono piu com
promettenti, comunque si usino, non cosi i termini concreti il cui uso, se non e motivato da Una ragione piu o meno evidente, pud generare pericolose ambiguita. E' cosi forte la capacita conservatrice della parola concreta da ridonare anche ad un astratto con il quale si trovi in legamento la coloritura del valore perduto ed il nesso puo cosi apparire ancora allusivo dei significati primitivi. E' difficile non pensare ai Misteri davanti alle parole ^ucTa-ywp?, Upo^uaTTi;, Pe'PuXot,"aeppocyt^co18 tepoup-^sTv, xpaTvip, p.upov, cpw; o davanti ad una espressione cosi completa quale la seguente (H. E. 404 D): ? o UpdpxviC
. . . xaXel t6v TsxsXea/xsvov, x.at twv TsXeaTixfov
p.u<TTYipiwv au-rw fA?Ta5t8oxjt >coiNWNta;?, benche ormai nello Pseudo-Dionigi, sia le sud dette parole, sia Fespressione completa, indichino altre persone, cose e azioni.
Prendiamo, per esempio, in considerazione la parola tcXitti comunissima
presso lo Pseudo-Areopagita e che si trova nel Corpus o sola, o accompagnata ad altre in nessi, o nel suoi derivati e composti in una grande varieta di casi, nonche sfumature di significati. Tale parola da poi luogo ad un vasto gruppo di VOCaboli di CUi i principali SOno: TsXecmfipcov, toikfc, TsXe-roup-pa, tsXscd, TeXsatoup-j-ia, t?
XcKOTtxo;, TEXsicoai;, ispoTeXsaTixo?, otTTOTeXsa), 'TeXsTapx^T?, &Te'XsaTo$, TsXsTap^ta, TsXeTap^txo;, tsXs
atoup-j'to). UpoXeaTDcd;. teXetyi e un termine tecnico misterico che significa iniziazione ai Misteri;
nello Pseudo-Dionigi, quando e usato da solo, indica Finiziazione cristiana ge nericamente intesa per una trasposizione gia in uso presso i suoi contempora nei. Ma Dionigi dovendo esprimere esperienze specifiche e fatti nuovi del Cri stianesimo, carica la parola di significati ulteriori, rinforzandola e unendola in nessi. Infatti, ad esempio, per indicare PEucaristia adopera TtXer-^ seguita dai
genitivo teXstwv, che non vale come specificazione, ma piuttosto come superlativo di tipo ebraico: significa allora ? Finiziazione delle iniziazioni ? quindi la mas sima iniziazione di modo che in questa espressione convergono un termine
misterico, un costrutto ebraico e un significato autenticamente cristiano29. Al
27 Gome raccolta di linguaggio misterico patristico e neoplatonico e impor tante il recente libro di S. Mayassis, Mysteres et initiation, Atene, 1957.
28 Anche Glemente ad es. usa il verbo acppa^t^w
come lo Pseudo-Dionigi, ma solo secondo il solito metodo comparativo-divisivo; vedi O. Stahlin, Register, alia voce.
2? Una combinazione di parole cristiane, platoniche, misteriche, c'e pure in Cle mente, Stromata B X, 47,4; ma anche in un siffatto luogo l'autore fa sentire la sua
consapevolezza deU'eterogeneita delFardito accostamento.
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trove l'Eucaristia viene denominata ancora con un composto e superlativo di
tsXctti ossia tepoTeXstrnxoTaTT, dove Upd; come frequentemente urap e fryto? ha Pufficio di
rinforzare il vocabolo. Questi nessi non si trovano in Clemente. Ma la parola t*
Xstt] nel Padre Alessandrino indica solo un'iniziazione pagana, tanto che e sem
pre accompagnata con un genitivo di specificazione quale: tou Atoiwwu tsXstti, xaPst
pix^v tsXsttiv, twv 5sSv tsXstou etc. (vedi Lessico dello Stahlin alia voce p. 749). Un com
posto interessante di tsXstyi e poi xeXsroupfia: tale vocabolo ha una sfumatura piu materiale e concreta del precedente e richiama di piu alia parte pratica, attiva
del Mistero; e parola quindi piu difficile a piegarsi ad un cenno generico cri stiano, tanto e vero che lo Pseudo-Dionigi lo usa solo sette volte e nella Hier.
Eccl. (Van Den Daele, Indices, p. 135) e non si presta a significati filosofici: neppure esso esiste in Clemente. Cosi Paggettivo dalla stessa radice wpoTs'Xsioc
? con
sacrante (Ep., VIII, 1097 C 1) e il participio tsXou^svti con lo stesso significato (Hier. Eccl., 437 A) danno un valore specifico, per esempio, alia parola su/.v) anziche riceverlo e la determinano meglio; nel linguaggio misterico proprio, sarebbe stato un pleonasmo, mentre qui serve da estensione esegetica al termine
vjyrr. il che rivela la spregiudicatezza con cui lo Pseudo-Dionigi si serve ormai
dei termini misterici, combinandoli e adattandoli nei modi piu vari: cio non
poteva verificarsi presso Clemente Alessandrino. Le numerose parole che desi
gnano i non iniziati: (teXvic, aTsXsioTo?, aTc'XsaTo?, aTsXsuTcTo?) derivano da tsXctti : (xat
fxoi /axSci? ocTeXscTo? lire tv;v seav eTto) e sono le stesse us ate dai Neoplatonici e nei
Misteri: ad esse si aggiungono le espressioni: o! a^oiot (H. E., 476 C); ot t5v Te
Xstwv afAUXTot (H. E., 436 B); ol ... a^s^xroi y.ai ol^uztoi (H. E., 432 C);ot avUpot(/f. E.,
508 b); ol psPrXot Ep., IX, 1105 c); ol ttoXXo'i (ibidem)^. I termini derivati da teXstx, come SctsXx?, indicano il ? catecumeno ? che non
e ancora perfetto nell'iniziazione, mentre i sinonimi da altre radici hanno piu il senso di ?profano ?, ?lontano dalla religione ?, ?materialista?. Da queste
poche osservazioni analitiche risulta evidente il pericolo di attribuire a tutte le
parole di origine misterica una uguale storia, funzione e trasformazione: certe
furono destinate a maggior fortuna, certe si cristallizzarono, certe altre perma sero ambigue. La cosa piu opportuna ci sembra quella di confrontare e control
lare i singoli termini presso tutti i Neoplatonici e tutti i Padri. Se, come si e detto, presso lo Pseudo-Dionigi ogni parola del linguaggio mi
sterico esige una considerazione particolare, occorrerebbe allora, dopo la pre liminare suddivisione cui si e accennato, esercitare un'analisi speciiica, inda
gando sulla parola in se come termine tecnico, sui nessi o fissi o variabili in cui
essa e implicata, sulle sue eventuali trasposizioni, sul valore di sinonimo assunto
dal vocabolo, sui suoi arricchimenti, sulle integrazioni dei suoi significati ed inline sull'aspetto proteiforme che si nota in alcuni termini.
L'esercitare un'analisi di questo genere su quella parte del lessico pseudo dionisiano che echeggia i Misteri pud portare, ci sembra, a risultati abbastanza interessanti circa le fonti di molte parole e* appurare anche da quale tipo di Mi stero alcune di esse siano eventualmente derivate dato che un primo sguardo orienterebbe piu verso Eleusi che non verso i Misteri orientali31: potrebbe comunque essere una nuova ipotesi di lavoro. Inoltre basterebbe il paragone
30 Clemente usa drsXyi?, ma nel significato di ?non eompiuto? e non nel valore
sacrale (vedi Stahlin, Register, alia voce). 31 11 razionalismo, la sottigliezza delle distinzioni, l'assenza di sentimenlalismo,
di esaltazione orgiastica, di reminiscenze teurgico-magiche farebbero pensare che lo
Pseudo-Dionigi risenta degli echi di una tecnica sacerdotale eleusina piu che orientale.
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MISCELLANEA 287
che si puo istituire fr,a Puso delle parole misteriehe in Clemente Alessandri
no ed in Dionigi per dimostrare come il diverso impiego della terminologia nei due autori infirmi il metodo comparativo del V. a questo riguardo 32. Cle
mente fa grande uso del linguaggio misterico o per parlare dei Misteri, descri verli, satireggiarli, criticarli e allora i vocaboli mantengono il loro significato proprio, oppure per contrapporre gli elementi del Mistero pagano presi ad uno ad uno a quelli del Cristianesimo additando in corrispondenza di ciascuno un
valore nuovo e contrario: a tale scopo a volte introduce la parola cristiana, a volte conserva quella pagana investita di un nuovo e opposto significato
per accedere maggiormente alia comprensione e alia mentalita dei Gentili a
cui si rivolgeva. Questo si nota soprattutto nel Protrepticon ? ...8s?w aoi tov Xo
"Yov xoci too Xo^od *rdt p.uo"?t,pioc1 xqitA tyiv (jyiv SiT'Youp.svo^ ?l>covoc? Protrept., XII, 119,1 e altrove:
8s si -nroSsT; iSstv <o<; dXr^w? ton Sjsov, xa^apcntov {jt.STaXdp.pavs Sso-rcpsTrwv, ou SdcpVYi; 7rsTdXo>v xai
Taivtwv Ttvwv Iptw xat rcopcpupa 7TS7i:oi>uXp.svG)v, Stxatocjuvviv 8s dva8s<rdp.svo<; xac Trfc s-pcpaTsTa; Td
wsTaXa 7P6piSyg^sN05"ffoXu7rpa,Yfx6v6t XpiaT0N? (Protrept. I 10, 2). Cosi pure ibidem I, 2, 2 contrappone al ziaaoQ {/.ouvo'Xyis dei Satiri e al x?P?'s Satpi
vov il ^opo'v T0V d-^iov tov 7Fpocp7iTi)wv e alFElicona e al Citerone oppone F Spo? d^iov ssov.
Invece i vocaboli misterici usati da Dionigi hanno gia subito, per cosi dire, il trapianto in un altro terreno, ne lo Pseudo-Dionigi si vale di essi per scopi polemici o di esegesi di termini corrispondenti.
Questa trasformazione e logicamente avvenuta per gradi e si puo scorgere Finizio del suo processo forse proprio in Clemente Alessandrino da qualche raro esempio di parola gia divenuta nei suoi scritti sicuro possesso della nuova
religione. Ci puo dare un esempio significativo un luogo del Protreptico in cui Mose
e chiamato ? ierofante della verita ? e questo epiteto e posto come una semplice
apposizione al nome: ? Oux op?s v tspocpdvTviv t^? dX7)SsTa<;... ? (II, 25, 2).
Comunque da un esame approfondito della terminologia misterica nei due
autori si potrebbe dedurre un argomento in piu per provare che lo Pseudo-Dio
nigi appartenne ad una eta piu recente di quella di Clemente di Alessandria,
perche Funo viveva quando ancora ferveva la polemica cristiana contro i culti
misterici, Paltro quando tale polemica si era gia esaurita ed il Mistero era gia tanto decaduto da abbandonare il proprio linguaggio svuotato di senso in preda a chi lo andava riempiendo di nuovi e diversi sensi. Quindi esiste soltanto dif
ferenza e non analogia d'uso dei termini misterici in Clemente e nello Pseudo
Dionigi, per cui la ricerca va impostata in modo diverso da come Fha delinea
ta il Y. PlERO SCAZZOSO
32 L'indagine sui linguaggio misteriologico pseudo-dionisiano va estesa a tutti
i Padri greci: e cio che ci proponiamo di fare in un prossimo lavoro lessicografico sul
I'argomento.
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