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ZAZIE VOSTOK · ILLUSTRAZIONE · 12 DICEMBRE, 2019
Al “Museum” con Javier Sáez-Castáne Manuel Marsol
D a quando Frizzifrizzi ha assunto una connotazione precisa, e cioèmagazine di cultura visiva, mi sono interrogata spesso su quale sia il
nostro approccio alle immagini oggi e all’arte visuale. Non è semplicerispondere. Ci aveva provato David Hockney con la sua Alla scoperta delleimmagini. Dalle caverne a internet, che prima di essere un libro per ragazziera stato un bel tomo corposo per adulti. Molti nodi erano stati sciolti, molti altri rimangono. Tant’è che ci si interrogamolto spesso su cosa sia lo stesso concetto di arte e l’Estetica, negli anni, si ènutrita di formidabili studi.
Come ci si debba avvicinare ad un’operad’arte, che signi�cato debbano avere imusei oggi, sono questioni che riguardanola contemporaneità. Ma un sincretismo didomande ed interrogativi, e questioniirrisolte balenano in un albo che mipiacerebbe presentare e che ribaltaqualsiasi tipo di approccio convenzionaleal libro illustrato. Sto parlando di Museum di Javier Sáez-Castán, illustrazioni di Manuel Marsoledito da Orecchio Acerbo.
«Che cosa è un museo? È un luogo dove siconservano le opere d’arte? O è anche un
luogo per nutrire l’immaginazione?». È capitato di parlarne su Frizzifrizzi: ne avevamo colto suggestioni nellospeci�co con lo splendido The Gift di Page Tsou. Nulla aveva assunto però �nora queste forme.
Javier Sáez-Castán, Manuel Marsol, “Museum”, OrecchioAcerbo, novembre 2019
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Javier Sáez-Castán, Manuel Marsol, “Museum”, Orecchio Acerbo, novembre 2019
Mi sono fatta un’idea e cioè che Museum sia un sogno ad occhi aperti dalleatmosfere surreali e magrittiane. Un personaggio, i cui connotati rimandano ad Edward Hopper, che pocoprima era alla guida del suo pick up rosso, si trova con la macchina in pannedi fronte a quella che ci appare come un’innocua casa in collina.
Le inquadrature di Marsol, premiato come miglior illustratore alla Bologna
Children Book Fair, hanno un’apertura che ci proietta nel quadro dall’alto, adoffrire uno sguardo cinematogra�co. Tant’è che in Museum mi è sembrato dicogliere, tra le altre, vaghe atmosfere hitchcockiane (la casa in collina diPsycho ci suggerisce che la casa non è poi così innocua) oltre cheun’ambientazione americana anni ’50.
Javier Sáez-Castán, Manuel Marsol, “Museum”, Orecchio Acerbo, novembre 2019
Quello che ci si para davanti una volta varcata la soglia della casa-museo,come si evince dalla targhetta che occhieggia sul portone, è a tutti gli effettiun rompicapo. E come Edward Hopper era il pittore dell’apparente immobilità, qui le azioni ele prospettive che trovano spazio nei quadri ospiti di sale sovrailluminate, simettono in moto misteriosamente sotto lo sguardo attonito nostro e delprotagonista. Che non sembra poter far altro che entrare ed uscire incontinuazione dalle tele e osservarsi sprovveduto nel quadro successivo, dopoaver appena abbandonato di gran fretta quello precedente.
Non voglio calarmi troppo nei dettagli perché quella di Museum è di fattoun’esperienza silenziosa (nel libro compaiono solo le didascalie sotto i quadri
un’esperienza silenziosa (nel libro compaiono solo le didascalie sotto i quadriesposti) e potente. Attraverso di essa si assiste ad uno spericolato e ironicocambio di ruoli fra realtà e �nzione, fra il concetto di dentro e fuori, qui eoltre. E in questo continuo cambio di vesti e sfondi forse arriviamo a capirequanto Javier Sáez-Castán non sia molto distante dal grande Munari, e che perentrambi l’arte non sia altro che un divertentissimo gioco.
Javier Sáez-Castán, Manuel Marsol, “Museum”, Orecchio Acerbo, novembre 2019
Javier Sáez-Castán, Manuel Marsol, “Museum”, Orecchio Acerbo, novembre 2019
#JAVIER SÁEZ-CASTÁN #MANUEL MARSOL #ORECCHIO ACERBO
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Zazie Vostok
Nasce a Genova, ma con la maturità si trasferisce su un asteroidedanzante, dal quale si dedica alle sue più grandi passioni: laletteratura, la fotogra�a, l’illustrazione, il fumetto e tutto quello cheruota attorno all’immagine. Conta di tornare, un giorno. Ma ancheno.
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