orchi: combatterli è possibile - silvia costa · certo, con percorsi tortuosi il criminale...

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DA MILANO LUCIA BELLASPIGA eicentomila volti senza ancora un nome. Sei- centomila ragazzini nel mondo, che com- paiono a viso scoperto in foto e filmati men- tre i loro aguzzini (a volte anche loro impunemen- te a volto scoperto) abusano di loro. «Il nostro gran- de sforzo è quello di individuare le vittime nel mon- do e portarne in salvo il più possibile – chiarisce su- bito Antonio Apruzzese, da un anno direttore del servizio di Polizia Postale e delle Comunicazioni – . Dal 2006 sono stati ritrovati almeno 600 bambini». Inoltre in Italia è stata attivata una black list, una li- sta nera aggiornata quotidianamente, «lo strumento potente che il legislatore italiano con voto biparti- san ci ha dato e che tutta Europa ci invidia. Nella lotta alla pedopornografia siamo all’avanguardia». A che cosa serve la black list? Quali i risultati tan- gibili? Siamo riusciti finalmente a frenare molto il proli- ferare dei siti con contenuti pedopornografici. U- na volta allestita questa lista, infatti, la legge ci ha dato la possibilità molto forte di imporre a tutti i pro- vider che operano in Italia – Vodafone, Telecom, ec- cetera – di non consentire l’accesso dall’Italia a ta- li siti. Facciamo un esempio? Se un sito pedoporno viene allestito su un server i- taliano la procedura è semplice: chiediamo al giu- dice un sequestro e oscuriamo il sito. Ma la mag- gior parte dei siti, per sfuggire a questo rischio, ven- gono invece allestiti in altri Paesi del mondo, con i quali i rapporti di collaborazione sono fragili o i- nesistenti, e allora scatta il meccanismo della black list: è vero che all’estero non possiamo operare il se- questro, ma rendiamo comunque impossibile l’ac- cesso dall’Italia grazie al blocco fatto dai provider. Certo, con percorsi tortuosi il criminale incallito ci arriva comunque, ma quando si è connesso ha fir- mato la sua condanna, perché noi individuiamo chi ha scaricato il materiale pedopornografico. Non c’è rischio di incappare senza volere in que- sti siti? I ragazzi oggi scambiano di continuo film o canzo- ni, per cui càpita che si imbattano anche in brutti siti. Ma quando il percorso per scaricarli è, appun- to, tortuoso, la volontarietà è chiara e il dolo evi- dente. Come aggiornate la black list? Alle nostre indagini si aggiunge il massiccio apporto delle onlus e delle associazioni a tutela dell’infan- zia, ma anche le segnalazioni dei cittadini. Quali sono le nuove frontiere del crimine? Oggi esistono due tipi di realtà. Da una parte le chat e i social network hanno accelerato molto i processi comunicativi, finendo col preparare un substrato ideale per contatti sospetti. Questo è il mondo di og- gi, e l’attenzione che dobbiamo prestare per i gio- vani è massima, perché sono loro gli oggetti dell’a- descamento e purtroppo questi contatti sono mol- to sfuggenti. Ma poi c’è un’attività criminale pro- pria di recentissima ideazione: nell’ultimo anno abbiamo scoperto che le comunità di pedofili nel mondo, per evitare i controlli e i filtri e per ma- scherare le proprie operazioni, vanno a nasconde- re i “pacchetti” di materiale pedopornografico nei computer di varie aziende, all’insaputa dei titolari. Può spiegare meglio? È come dire «la droga è nascosta in casa del signor S Rossi», il quale però non ne sa nulla. Così i crimi- nali forzano e gestiscono di nascosto una rete, poi dicono «i video e le foto pedopornografiche li tro- vate nel sito dell’azienda tal dei tali». L’inconsape- vole titolare nella sua rete non vede assolutamen- te nulla. Difficile arginare un crimine tanto vasto. Ma i numeri sono confortanti: dai 39 arresti del 2008, ai 53 del 2009, ai 63 del 2010, la progressione è crescente. Ai livelli di black list, poi, i siti oscurati erano 127 nel 2009, 202 l’anno successivo, con il monitoraggio di 20mila siti l’anno. Dietro a quelle foto e ai video ci sono bambini in carne e ossa, vite straziate da adulti che li violano e rubano loro l’infanzia. Da dove provengono? So- no anche italiani? Normalmente quelle immagini non sono realizza- te in Italia, ma nei Paesi più poveri, dove i piccoli sono venduti per denaro. Il nostro principale o- biettivo è puntare all’identificazione dei ragazzini e salvarli dalla schiavitù, ritrovandoli e strappandoli dalle mani degli aguzzini. A questo scopo abbiamo allestito un data-base e utilizziamo le tecniche scientifiche più avanzate: il lavoro è complesso ma in alcuni casi abbiamo avuto successo, ad esempio di recente nel caso di una foto sul cui sfondo si ri- conosceva il campanile di un paese dell’Est euro- peo. In un caso del genere come agite? Esiste una rete molto collaborativa di Polizia inter- nazionale, con contatti immediati tra le forze del- l’ordine di 58 Paesi. Se non arriviamo proprio all’i- dentificazione, almeno puntiamo a una banca da- ti di tutti i minori sfruttati, il che ci consente di mo- nitorare quante volte lo stesso volto di bambino torna nel mercato del sesso. Sul piano delle imma- gini digitali, poi, studi avanzatissimi che anche gli Stati Uniti ci copiano permettono di risalire alle macchine fotografiche e alle videocamere utilizza- te dai criminali. Infine grazie a criteri antropome- trici molto precisi siamo in grado di scomporre i vi- si al computer e riconoscere i tratti salienti che ap- partengono a una persona e solo a quella: una sor- ta di “impronta digitale” dei volti, che non sbaglia mai. In questo modo da giugno a oggi abbiamo in- dividuato e quindi salvato 14 minori, di cui sette in Italia: non posso dire di più perché le indagini so- no ancora in corso, ma erano bambini dati in cu- stodia a persone senza scrupoli, magari in palestre o piscine. Il compito duro è avvisare i genitori di un abuso che a volte dura da anni. Per legge siamo au- torizzati a indagare sotto copertura, anche infil- trandoci tra i pedofili, e questo ci porta a verificare direttamente le violenze e a venire in contatto con un mondo deteriorato. In particolare le nostre o- peratrici donne chattano con i pedofili per tende- re loro la trappola, e non è facile se non si hanno i nervi saldi, ma anche fingersi pedofilo e scambiar- si particolari agghiaccianti richiede un ausilio psi- cologico. Esiste anche una produzione italiana di materia- le pedopornografico? Purtroppo sì. Siamo testimoni di un fenomeno or- rendo che investe la famiglia, la scuola, i formato- ri, gli allenatori, le persone in generale che hanno la custodia dei bambini. La Chiesa? Il fenomeno non è inesistente, ma molto circo- scritto. niamo le forze, istituiamo un’unica Giornata contro la pedofilia». L’appello, che raggiunge "Avvenire" chiedendogli di farsi megafono e forza trainante, giunge da chi i bambini li conosce bene: «Oggi esistono due Giornate, il che disperde le energie», dice Mago Zurlì, al secolo Cino Tortorella, il benevolo mago dello Zecchino D’Oro che fece sognare intere generazioni della tivù bianco e nero. Ambasciatore dell’Associazione nazionale famiglie numerose oltre che dell’Unicef, da anni è impegnato nella lotta «al più turpe dei crimini» e da queste pagine si rivolge a don Fortunato Di Noto, fondatore dell’Associazione Meter e della storica "Giornata nazionale dei Bambini vittime della violenza - contro la pedofilia", celebrata dal 1995 la prima domenica di maggio, e a Luca Barbareschi, il parlamentare che a sua volta di recente ha lanciato la proposta di un’altra Giornata per il 5 maggio: «Scegliamo una data vicina a entrambe, ma molto più simbolica - propone Tortorella - cioè il 6 maggio, giorno in cui a Bari si festeggia San Nicola, protettore dei bambini». Non solo una celebrazione, ma l’occasione per azioni concrete: «A Lecce e Bari ho già coinvolto due studi legali che danno assistenza gratuita alle famiglie dei bimbi abusati».Tanti amici del popolare personaggio hanno già aderito, oltre al grande popolo delle "Famiglie numerose": i loro figli, capitanati da Mago Zurlì, nel marzo 2008 stilarono un "contratto" poi firmato dai candidati premier. Così si leggeva: "Visti gli avvertimenti degli psicologi sui pericoli che vengono da certe trasmissioni televisive, mi impegno a che le leggi vengano rispettate"; e ancora "Nel Paese dove i pedofili vanno incontro a una pena risibile, mi impegno a rivedere le leggi per far sì che ci sia maggiore certezza della pena e nessuno di coloro che ha commesso questi reati sia lasciato libero di commetterli di nuovo». Un impegno che Tortorella sente oggi ancora più urgente, «dopo i beceri attacchi contro i sacerdoti, come l’ignobile vignetta disegnata da Vauro nella trasmissione di Michele Santoro, mirata a insinuare che i preti sono pedofili. Nel mondo i preti, e spesso solo loro, sono impegnati tra i derelitti: quanti ne ho conosciuti in Ruanda, Congo, Zimbabwe, Cile, Bolivia... Spacciare l’idea che il problema pedofilia sia solo tra i preti significa legittimare i veri pedofili». (L.B.) U « Cino Tortorella Mago Zurlì: una Giornata contro gli abusi «Nel mondo i preti al fianco delle vittime» l’inchiesta Nelle lande più desolate della Terra spesso solo i missionari, le suore, i volontari armati di Vangelo rispondono al grido muto di milioni di bambini, vittime di violenza sessuale Se l’offerta aumenta è perché la domanda è sempre più esigente: adulti giunti dalla parte ricca del pianeta «comprano» per pochi spiccioli ogni tipo di prestazione Il tutto nell’indifferenza della comunità internazionale Orchi: combatterli è possibile 2 MILIONI I BAMBINI IN SCHIAVITÙ SESSUALE NEL MONDO 600MILA LE VITTIME DELLA PEDOPORNOGRAFIA 21MILA I PEDOFILI PRESUNTI OGNI ANNO IN ITALIA la controffensiva della Polizia postale Dalla «Black list» che riesce a bloccare l’accesso ai siti sporchi nel mondo, alla banca dati che punta a identificare i 600mila bimbi straziati nei video Il direttore Apruzzese: così li salviamo. Ma il crimine si insinua nelle aziende La prima pagina del precedente dossier dedicato allo scandalo della pedofilia uscito su Avvenire il 10 luglio 2010

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Page 1: Orchi: combatterli è possibile - Silvia Costa · Certo, con percorsi tortuosi il criminale incallito ci arriva comunque, ma quando si è connesso ha fir- ... re loro la trappola,

DA MILANO LUCIA BELLASPIGA

eicentomila volti senza ancora un nome. Sei-centomila ragazzini nel mondo, che com-paiono a viso scoperto in foto e filmati men-

tre i loro aguzzini (a volte anche loro impunemen-te a volto scoperto) abusano di loro. «Il nostro gran-de sforzo è quello di individuare le vittime nel mon-do e portarne in salvo il più possibile – chiarisce su-bito Antonio Apruzzese, da un anno direttore delservizio di Polizia Postale e delle Comunicazioni –. Dal 2006 sono stati ritrovati almeno 600 bambini».Inoltre in Italia è stata attivata una black list, una li-sta nera aggiornata quotidianamente, «lo strumentopotente che il legislatore italiano con voto biparti-san ci ha dato e che tutta Europa ci invidia. Nellalotta alla pedopornografia siamo all’avanguardia».A che cosa serve la black list? Quali i risultati tan-gibili?Siamo riusciti finalmente a frenare molto il proli-ferare dei siti con contenuti pedopornografici. U-na volta allestita questa lista, infatti, la legge ci hadato la possibilità molto forte di imporre a tutti i pro-vider che operano in Italia – Vodafone, Telecom, ec-cetera – di non consentire l’accesso dall’Italia a ta-li siti.Facciamo un esempio?Se un sito pedoporno viene allestito su un server i-taliano la procedura è semplice: chiediamo al giu-dice un sequestro e oscuriamo il sito. Ma la mag-gior parte dei siti, per sfuggire a questo rischio, ven-gono invece allestiti in altri Paesi del mondo, con iquali i rapporti di collaborazione sono fragili o i-nesistenti, e allora scatta il meccanismo della blacklist: è vero che all’estero non possiamo operare il se-questro, ma rendiamo comunque impossibile l’ac-cesso dall’Italia grazie al blocco fatto dai provider.Certo, con percorsi tortuosi il criminale incallito ciarriva comunque, ma quando si è connesso ha fir-mato la sua condanna, perché noi individuiamochi ha scaricato il materiale pedopornografico.Non c’è rischio di incappare senza volere in que-sti siti?I ragazzi oggi scambiano di continuo film o canzo-ni, per cui càpita che si imbattano anche in bruttisiti. Ma quando il percorso per scaricarli è, appun-to, tortuoso, la volontarietà è chiara e il dolo evi-dente.Come aggiornate la black list?Alle nostre indagini si aggiunge il massiccio apportodelle onlus e delle associazioni a tutela dell’infan-zia, ma anche le segnalazioni dei cittadini.Quali sono le nuove frontiere del crimine?Oggi esistono due tipi di realtà. Da una parte le chate i social network hanno accelerato molto i processicomunicativi, finendo col preparare un substratoideale per contatti sospetti. Questo è il mondo di og-gi, e l’attenzione che dobbiamo prestare per i gio-vani è massima, perché sono loro gli oggetti dell’a-descamento e purtroppo questi contatti sono mol-to sfuggenti. Ma poi c’è un’attività criminale pro-pria di recentissima ideazione: nell’ultimo annoabbiamo scoperto che le comunità di pedofili nelmondo, per evitare i controlli e i filtri e per ma-scherare le proprie operazioni, vanno a nasconde-re i “pacchetti” di materiale pedopornografico neicomputer di varie aziende, all’insaputa dei titolari.Può spiegare meglio?È come dire «la droga è nascosta in casa del signor

SRossi», il quale però non ne sa nulla. Così i crimi-nali forzano e gestiscono di nascosto una rete, poidicono «i video e le foto pedopornografiche li tro-vate nel sito dell’azienda tal dei tali». L’inconsape-vole titolare nella sua rete non vede assolutamen-te nulla. Difficile arginare un crimine tanto vasto.Ma i numeri sono confortanti: dai 39 arresti del2008, ai 53 del 2009, ai 63 del 2010, la progressioneè crescente. Ai livelli di black list, poi, i siti oscuratierano 127 nel 2009, 202 l’anno successivo, con ilmonitoraggio di 20mila siti l’anno.Dietro a quelle foto e ai video ci sono bambini incarne e ossa, vite straziate da adulti che li violanoe rubano loro l’infanzia. Da dove provengono? So-no anche italiani? Normalmente quelle immagini non sono realizza-te in Italia, ma nei Paesi più poveri, dove i piccolisono venduti per denaro. Il nostro principale o-biettivo è puntare all’identificazione dei ragazzinie salvarli dalla schiavitù, ritrovandoli e strappandolidalle mani degli aguzzini. A questo scopo abbiamoallestito un data-base e utilizziamo le tecnichescientifiche più avanzate: il lavoro è complesso main alcuni casi abbiamo avuto successo, ad esempiodi recente nel caso di una foto sul cui sfondo si ri-conosceva il campanile di un paese dell’Est euro-peo. In un caso del genere come agite?Esiste una rete molto collaborativa di Polizia inter-nazionale, con contatti immediati tra le forze del-l’ordine di 58 Paesi. Se non arriviamo proprio all’i-dentificazione, almeno puntiamo a una banca da-ti di tutti i minori sfruttati, il che ci consente di mo-nitorare quante volte lo stesso volto di bambinotorna nel mercato del sesso. Sul piano delle imma-gini digitali, poi, studi avanzatissimi che anche gliStati Uniti ci copiano permettono di risalire allemacchine fotografiche e alle videocamere utilizza-te dai criminali. Infine grazie a criteri antropome-trici molto precisi siamo in grado di scomporre i vi-si al computer e riconoscere i tratti salienti che ap-partengono a una persona e solo a quella: una sor-ta di “impronta digitale” dei volti, che non sbagliamai. In questo modo da giugno a oggi abbiamo in-dividuato e quindi salvato 14 minori, di cui sette inItalia: non posso dire di più perché le indagini so-no ancora in corso, ma erano bambini dati in cu-stodia a persone senza scrupoli, magari in palestreo piscine. Il compito duro è avvisare i genitori di unabuso che a volte dura da anni. Per legge siamo au-torizzati a indagare sotto copertura, anche infil-trandoci tra i pedofili, e questo ci porta a verificaredirettamente le violenze e a venire in contatto conun mondo deteriorato. In particolare le nostre o-peratrici donne chattano con i pedofili per tende-re loro la trappola, e non è facile se non si hanno inervi saldi, ma anche fingersi pedofilo e scambiar-si particolari agghiaccianti richiede un ausilio psi-cologico.Esiste anche una produzione italiana di materia-le pedopornografico?Purtroppo sì. Siamo testimoni di un fenomeno or-rendo che investe la famiglia, la scuola, i formato-ri, gli allenatori, le persone in generale che hannola custodia dei bambini. La Chiesa?Il fenomeno non è inesistente, ma molto circo-scritto.

niamo le forze, istituiamo un’unicaGiornata contro la pedofilia». L’appello,

che raggiunge "Avvenire" chiedendogli di farsimegafono e forza trainante, giunge da chi i bambinili conosce bene: «Oggi esistono due Giornate, ilche disperde le energie», dice Mago Zurlì, al secoloCino Tortorella, il benevolo mago dello ZecchinoD’Oro che fece sognare intere generazioni dellativù bianco e nero. Ambasciatore dell’Associazionenazionale famiglie numerose oltre chedell’Unicef, da anni è impegnato nellalotta «al più turpe dei crimini» e daqueste pagine si rivolge a don FortunatoDi Noto, fondatore dell’AssociazioneMeter e della storica "Giornata nazionaledei Bambini vittime della violenza -contro la pedofilia", celebrata dal 1995 laprima domenica di maggio, e a LucaBarbareschi, il parlamentare che a sua volta direcente ha lanciato la proposta di un’altra Giornataper il 5 maggio: «Scegliamo una data vicina aentrambe, ma molto più simbolica - proponeTortorella - cioè il 6 maggio, giorno in cui a Bari sifesteggia San Nicola, protettore dei bambini». Nonsolo una celebrazione, ma l’occasione per azioniconcrete: «A Lecce e Bari ho già coinvolto due

studi legali che danno assistenza gratuita allefamiglie dei bimbi abusati». Tanti amici del popolarepersonaggio hanno già aderito, oltre al grandepopolo delle "Famiglie numerose": i loro figli,capitanati da Mago Zurlì, nel marzo 2008 stilaronoun "contratto" poi firmato dai candidati premier.Così si leggeva: "Visti gli avvertimenti degli psicologisui pericoli che vengono da certe trasmissionitelevisive, mi impegno a che le leggi vengano

rispettate"; e ancora "Nel Paese dove ipedofili vanno incontro a una penarisibile, mi impegno a rivedere le leggi perfar sì che ci sia maggiore certezza dellapena e nessuno di coloro che hacommesso questi reati sia lasciato liberodi commetterli di nuovo». Un impegnoche Tortorella sente oggi ancora piùurgente, «dopo i beceri attacchi contro i

sacerdoti, come l’ignobile vignetta disegnata daVauro nella trasmissione di Michele Santoro, mirataa insinuare che i preti sono pedofili. Nel mondo ipreti, e spesso solo loro, sono impegnati tra iderelitti: quanti ne ho conosciuti in Ruanda, Congo,Zimbabwe, Cile, Bolivia... Spacciare l’idea che ilproblema pedofilia sia solo tra i preti significalegittimare i veri pedofili». (L.B.)

Cino Tortorella

Mago Zurlì: una Giornata contro gli abusi«Nel mondo i preti al fianco delle vittime»

l’inchiestaNelle lande più desolate dellaTerra spesso solo i missionari, le suore, i volontari armati diVangelo rispondono al gridomuto di milioni di bambini,vittime di violenza sessuale Se l’offerta aumenta è perché ladomanda è sempre più esigente:adulti giunti dalla parte ricca delpianeta «comprano» per pochispiccioli ogni tipo di prestazioneIl tutto nell’indifferenza dellacomunità internazionale

Orchi: combatterli è possibile

2 MILIONII BAMBINI IN SCHIAVITÙSESSUALE NEL MONDO

600MILALE VITTIME DELLAPEDOPORNOGRAFIA

21MILAI PEDOFILI PRESUNTI OGNI ANNO IN ITALIA

la controffensiva della Polizia postaleDalla «Black list» che riesce a bloccare l’accesso ai siti sporchi nel mondo, alla banca dati che punta a identificare i 600mila bimbi straziati nei videoIl direttore Apruzzese: così li salviamo. Ma il crimine si insinua nelle aziende

La prima pagina del precedente dossierdedicato allo scandalo

della pedofilia uscito suAvvenire il 10 luglio 2010

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DA ROMA

a questione degli abusi sessuali nei confronti diminori da parte di chierici è stato affrontato in modoparticolare dall’Assemblea generale della Cei del

maggio 2010. Nella sua prolusione il cardinale presidenteAngelo Bagnasco ha ribadito che l’episcopato italiano «haprontamente recepito» le «direttive chiare e incalzanti cheda tempo sono impartite dalla Santa Sede» e che«confermano tutta la determinazione a fare verità fino ainecessari provvedimenti, una volta accertati i fatti». Inquella stessa occasione il segretario generale della Cei, ilvescovo Mariano Crociata, ha spiegato che sono «uncentinaio» i casi di sacerdoti accusati di abusi sessuali,

«rilevati in Italia con procedimenticanonici nell’ultimo decennio». Si trattadi «un dato che indica il quadrocomplessivo della situazione»,ricordando comunque – ha aggiunto –che «anche un solo caso è sempre ditroppo». Dal punto di vista canonico laCongregazione per la dottrina della fedee da quello civile le autorità competenti«hanno nei responsabili della vita dellaChiesa – ha assicurato – tutta lacollaborazione possibile per accertarela verità dei fatti». Crociata ha ribadito

che «la normativa italiana non prevede l’obbligo didenuncia». «Evidentemente – ha proseguito – questo nonesclude, ma anzi richiede per nostra specifica iniziativache ci sia tutta la collaborazione per rendere possibilel’accertamento dei fatti, incoraggiando le denunce daparte di chi è a conoscenza e di chi ha subito eventualiabusi». Il tutto nel solco della redenzione: «Riconoscete lavostra colpa – ha scritto il Papa ai sacerdoti irlandese che sisono macchiati –, sottomettetevi alle esigenze dellagiustizia, ma non disperate della misericordia di Dio».

L

«Riconoscete la vostracolpa, ma non disperatedella misericordia di Dio»

le misure del VaticanoDalla rivoluzione del diritto canonico allecondanne esplicite della pedofilia nel clero,fino all’incontro e al dialogo con le vittime:negli ultimi vent’anni la Chiesa si è sforzatapiù d’ogni altro di combattere le violenze suiminori. A partire da papa Benedetto XVI, checon le nuove “Norme” del 2010 ha snellito leprocedure per arrivare a sentenze più rapide

DA ROMA GIANNI CARDINALE

a Chiesa cattolica è forse l’organismo chepiù di ogni altro negli ultimi anni si èsforzata di combattere al proprio interno il

triste fenomeno degli abusi sessuali neiconfronti di minori perpetrati da sacerdoti oreligiosi. E in questo un ruolo di primo piano loha avuto Joseph Ratzinger, dapprima comeprefetto della Congregazione per la dottrinadella fede e poi come Pontefice. La «decisaazione del cardinale Ratzinger» è stata«determinante» nel ventennale rinnovamentodella «disciplina penale» riguardante anche i casidei sacerdoti accusati di abusi minori neiconfronti di minori. Lo ha ricordato il vescovoJuan Ignacio Arrieta, segretario del pontificioConsiglio per i testi legislativi, in un articoloscritto per La Civiltà Cattolica dello scorso 4dicembre. È il cardinale Ratzinger infatti, neglianni Novanta, ad appoggiare la richiesta dellaConferenza episcopale statunitense di poter“bypassare” alcune norme canoniche – ritenuteeccessivamente garantiste – in modo tale dapoter intervenire più rapidamente eefficacemente nel contrastare il fenomeno degliabusi. Ed è sempre il cardinale Ratzinger apredisporre poi il Motu proprio promulgato daGiovanni Paolo II con il quale, nel 2001, questotipo di delitti viene avocato all’ex Sant’Uffizio. Ecome ha spiegato su queste colonne il 13 marzo2010 monsignor Charles J. Scicluna, il “pm” deldicastero, «il cardinale Ratzinger ha mostratosaggezza e fermezza nel gestire questi casi. Dipiù. Ha mostrato anche grande coraggionell’affrontare alcuni casi molto difficili espinosi, sine acceptione personarum». Senzaeccezioni o riguardi per alcuno, insomma. Bastipensare al caso del fondatore, Marcial Maciel, diuna pur importante realtà ecclesiale come sono iLegionari di Cristo. Diventato Benedetto XVI,Ratzinger ha poi promulgato lui stesso – èsuccesso il 15 luglio 2010 – la nuova versione

L

delle "Norme sui delitti più gravi" (delictagraviora, in latino), tra i quali è compreso quellidegli abusi sui minori. Il che, ha spiegato ilportavoce vaticano padre Federico Lombardinell’occasione, è «un grande contributo allachiarezza e alla certezza del diritto in un campoin cui la Chiesa è fortemente impegnata oggi aprocedere con rigore e con trasparenza, così darispondere pienamente alle giuste attese ditutela della coerenza morale e della santitàevangelica che i fedeli e l’opinione pubblicanutrono verso di essa, e che il Santo Padre hacontinuamente ribadito». Le norme, cherecentemente sono state pubblicate anche negli"Acta Apostolicae Sedis" – la “gazzetta ufficiale”vaticana – sono molto ferme, tanto da prevedereche sacerdoti accusati di abusi, in particolaricasi, possano essere condannati senza processogiudiziale ma con un semplice decretoamministrativo o con un atto personale delPontefice. Senza contare che per questo tipo didelitti si annulla, di fatto, la prescrizione. Mal’impegno del Papa non si è risoltoesclusivamente nel promuovere un impiantonormativo atto a perseguire efficacemente ilfenomeno da un punto di vista del dirittocanonico. Benedetto XVI non ha mancato diincontrare le vittime di questi abusi. Lo ha fattonel corso dei suoi viaggi negli Stati Uniti, in GranBretagna e a Malta. E anche a Roma quando haricevuto alcune vittime canadesi. Benedetto XVIha promosso anche una importante visitaapostolica in Irlanda, Paese particolarmentecolpito da questo dramma. E lo ha fatto con unaappassionata lettera pastorale ai cattolicidell’isola. In essa, tra l’altro, ha avuto paroleparticolarmente ferme per i sacerdoti e i religiosiche hanno abusato dei ragazzi: «Avete tradito lafiducia riposta in voi da giovani innocenti e dailoro genitori. Dovete rispondere di ciò davanti aDio onnipotente, come pure davanti a tribunalidebitamente costituiti». L’impegno e l’attenzionedella Santa Sede non finiscono qui. Lo scorso 19novembre in occasione del Concistoro ilcardinale William J. Levada, attuale prefetto dellaCongregazione per la dottrina della fede, haribadito «la più ampia responsabilità dei Vescoviper la tutela dei fedeli loro affidati». Ispirandosial Papa, «al suo esempio di ascolto e diaccoglienza per le vittime», ha evidenziato la«necessità di un efficace impegno di protezionedei bambini e dei giovani e di un’attentaselezione e formazione dei futuri sacerdoti ereligiosi». E infine ha anticipato la « preparazionedi una Lettera circolare della Congregazione alleConferenze episcopali sulle linee guida da offrireper un programma coordinato ed efficace nelladirezione sopra descritta». Lettera che dovrebbevedere la luce tra non molto.

Quel male “cavalcato” dai media. Per screditare il beneDA ROMA

l triste fenomeno degli abusisessuali nei confronti diminori perpetrati da chierici

ha avuto negli ultimi anni unaamplissima ricaduta mediaticaspecialmente nel mondooccidentale. Non certo perché ilfenomeno sia statisticamente piùsignificativo nel clero cattolicorispetto ad altri organismi. Nétantomeno perché l’azione deimedia «fosse guidata solamentedalla pura ricerca della verità»,come ha riconosciuto daBenedetto XVI nel suo ultimolibro intervista con Peter Seewald(è «evidente» che «vi fosse ancheun compiacimento nel metterealla berlina la Chiesa e, sepossibile, screditarla»). Ma lo

stesso Pontefice sottolinea che«non avrebbero potuto dare queiresoconti se nella Chiesa stessa ilmale non ci fosse stato. Soloperché il male era dentro laChiesa, gli altri hanno potutorivolgerlo contro di lei».Insomma, per usare ancora leparole del Papa, il fenomeno deisacerdoti accusati di abusi è statacome «una grossa nube disporcizia». Una «nube disporcizia» che è stata sollevata damolti Paesi. Negli Stati Uniti e inIrlanda in special modo ma, inparticolar modo dallo scorsoanno, anche in Germania, inOlanda, in Belgio. Inquest’ultimo Paese lo scandaloha riguardato anche un vescovoche ha ammesso di avercompiuto abusi nei confronti di

un proprio nipote. Il vescovo,Roger Joseph Vangheluwe diBrugge, si è dimesso. Sempre inBelgio la magistratura locale haavuto un atteggiamento moltoaggressivo nei confronti dellaChiesa locale, accusata di voleradottare una politica di“copertura” nei confronti degliabusi operati da sacerdoti. Sonostate addirittura violate eispezionate nella cattedrale diMalines le tombe di alcunivescovi per cercare prove inquesto senso, il che ha provocatouna risentita rispostadiplomatica da parte della SantaSede. Comunque in tutti questiPaesi gli episcopati locali hannomesso in campo delle procedureper accogliere le accuse da partedelle vittime di abusi e per

evitare che quanto avvenuto inpassato non si ripeta più. Inquesto quadro uno dei nodi dellaquestione riguardal’obbligatorietà o meno per unvescovo di denunciare alleautorità civili un propriosacerdote accusato di abusi.Come spiegò monsignor CharlesJ. Scicluna, il “pm” dell’exSant’Uffizio, nella sua intervistaad Avvenire del 13 marzo 2010nei Paesi in cui vige questoobbligo l’indicazione «è dirispettare la legge». Altrimenti,aggiunse, «non imponiamo aivescovi di denunciare i proprisacerdoti, ma li incoraggiamo arivolgersi alle vittime perinvitarle a denunciare queisacerdoti di cui sono statevittime».

I PEDOFILIA: PER IL DIRITTO CANONICODI FATTO È UN REATO IMPRESCRITTIBILERispetto a molte legislazioni civili quella canonicasulla prescrizione nei confronti degli abusi sui minoriè molto più severa. Le nuove Norme pubblicate nelluglio 2010 infatti ampliano il termine diprescrizione da dieci a venti anni, che, nel caso deldelitto di abuso è sempre da calcolarsi dalcompimento dei 18 anni da parte della vittima. Nonsolo. La Congregazione per la dottrina della fedeacquisisce il diritto di derogare anche ai vent’anni, ilche tende a rendere di fatto – per la legge internadella Chiesa – “imprescrittibile” l’abuso sui miniri daparte dei chierici. Si tratta, commentò nell’occasioneil "pm" dell’ex Sant’Uffizio, monsignor Charles J.Scicluna, di «un passo in avanti per garantire lagiustizia sostanziale e il bene pubblico della Chiesa».

II

Benedetto XVI°

Rigore e impegno:la Chiesa in campo

LE NORME

BENEDETTO XVI

Avete tradito la fiducia riposta invoi da giovani innocenti e dailoro genitori. Dovete risponderedi ciò davanti a Dio, come puredavanti a tribunali costituiti

LETTERA AI CATTOLICI IRLANDESI

BAGNASCO

Il nostro primo pensiero, la nostraprima attenzione è nei confronti dellevittime: ancora una volta esprimiamoa loro tutto il nostro dolore per aversubito ciò che è crimine odioso

ASSEMBLEA CEI (24 MAGGIO 2010)

300I CASI DI SACERDOTI NEL MONDOCOINVOLTI IN PROCEDIMENTI CANONICI PER PEDOFILIA NEGLI ULTIMI 9 ANNI

20%I PROCESSI CONCLUSI CON UNA CONDANNA

60% QUELLI CONCLUSI CON PROVVEDIMENTI AMMINISTRATIVI O DISCIPLINARI

10%I CASI PIÙ GRAVI PER CUI IL PAPA HA DECISO LE DIMISSIONI DALLO STATO CLERICALE

10%QUELLI IN CUI I SACERDOTI STESSIHANNO CHIESTO DI «LASCIARE»

I NUMERI

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duti a un tavolo gli ultimi turisti buttano giù l’ultimacapirinha. Li guardiamo. E "rubiamo" pezzi di chiac-chierata notturna. Volgarità. E autoassoluzioni. "Noiveniamo a Fortaleza e ci divertiamo. Ma tanti di quel-li che criticano, giudicano, condannano sono propriocome noi. E’ vero o no che sono nove milioni gli i-taliani che consumano pornografia? E’ vero o no chegli americani producono un video hard ogni 39 mi-nuti?". Un ragazzino allunga la manomartoriata dalle bruciature disigaretta e strattona. "Un pez-zo di pane, cinque reais...". Isuoi occhi non hanno espres-sione, sono spenti. Gli allun-ghiamo qualche moneta e,mentre lui cerca di scompari-re veloce, un signore di mezzaetà lo afferra per un braccio eci spiega il perché: "Non vuo-le mangiare, vuole crac. E ilcrac è una droga maledetta: ha portato rapine, ag-gressioni, violenza; ha rubato tranquillità e allonta-nato il turismo". Rafael - si chiama così il ragazzino- lo ascolta in silenzio, l’uomo indica un capanno dilamiera proprio a due passi dal mare. "Vanno tutti lì

DA MILANO LUCIA BELLASPIGA

ovemila centoventicinqueche mancano all’appello.Tanti sono i minori scom-

parsi in Italia tra il 1974 e il 30 giu-gno del 2010, data in cui il Com-missario straordinario per le Perso-ne scomparse, prefetto MichelePenta, ha presentato l’ultima rela-zione. Un numero «gonfiato», spe-cifica subito, perché «in buona par-te si tratta di extracomunitari nonaccompagnati, giunti sulle nostrecoste e poi spariti nel nulla in cer-ca di fortuna e di espedienti». An-che se questo - avverte ancora ilCommissario - non esclude che al-cuni di loro possano proprio esse-re entrati nel giro della prostituzio-ne minorile e della pedopornogra-fia... «È sempre complicato riferirela scomparsa delle persone a spe-cifici reati – sostiene infatti Penta,che dal 2009 dirige l’ente istituitotre anni fa dal governo per far lucesulla sorte di migliaia di persone dicui non si sa più nulla (24mila tra a-dulti e bambini) –. Per quanto ri-guarda in particolare il mondo del-la pedofilia legato alle scomparse, ilfenomeno è acclarato all’estero, manon lo è in Italia: ciò non significache non accada, ma che fino a og-

gi non si è rilevata un’attività mas-siccia e organizzata in tal senso.Non abbassiamo comunque laguardia, perché ciò che già avvienein altri Paesi può avvenire anche danoi». D’altra parte l’ufficio del governoper le persone scomparse in Italia èstato istituito solo tre anni fa, e pri-ma di quella data le indagini sui de-saparecidos non rispondevano an-cora alle regole previste oggi perprevenire la piaga della pedofilia:«Quando di un minore si perdonole tracce – spiega il prefetto Penta –all’inizio le motivazioni non sonomai chiare. Prima del 2007 non eraobbligatorio definirle, oggi invece ènecessario indicare almeno la mo-tivazione presunta, ad esempio sta-bilire se si ritiene che il ragazzino sisia allontanato volontariamente ose la sua sparizione sia connessa afatti ascrivibili a vari campi di rea-to stabiliti dalla polizia giudiziaria».Un’attività dovuta all’atroce so-spetto che anche in Italia si possa-no verificare «i reati più turpi»: «Nelnostro Paese la pedofilia o la crimi-nalità organizzata nel traffico d’or-gani sono due situazioni tenutesott’occhio, anche se ad oggi non cisarebbero centrali: la pedofilia in séè massicciamente presente, ma an-

cora sembrerebbe non avere con-nessioni col fenomeno della scom-parsa». Avverrebbe, invece, tra lemura domestiche, nei centri spor-tivi, nelle scuole, e ovunque le pic-cole vittime siano in balìa di adultisenza senza scrupoli, per poi tor-nare a casa e magari tacere una fe-rita che non si rimarginerà tanto fa-cilmente.Come già detto, dei 9.125 minoriscomparsi fino al 30 giugno 2010 (o-gni sei mesi i dati vengono aggior-nati, i prossimi saranno relativi al30 dicembre 2010), 7.800 sono stra-nieri non accompagnati, «ma alcu-

ni potrebbero aver dichiarato la mi-nore età solo per ottenere la tutelae poi scappare, altri potrebbero es-sere stati conteggiati più volte dan-do nomi diversi, e sono i cosiddet-ti "alias"». Accanto a questi, però,restano pur sempre 1.400 bambiniitaliani, «in buona parte allontana-tisi volontariamente da casa, si pre-sume, o scappati dal luogo di affi-damento, o ancora sottratti da unodei due genitori in caso di separa-zione, specie nei matrimoni misti...Ma si contano anche diciassettepiccole vite che sono state uccise»,ascrivibili al reato della pedofilia.«Purtroppo a queste ora dobbiamoaggiungere Sara Scazzi e, se l’auto-psia dovesse in futuro rilevare unaviolenza carnale, anche Yara Gam-birasio». Un quadro allarmante,contro il quale è necessario met-tere in campo tutte le forze: «Noifacciamo attività di raccordo tra lediverse componenti di magistra-tura e forze di polizia, con l’inter-vento di squadre specializzate e

l’ausilio di apparecchiature sofisti-cate – conclude Penta –: le tecnolo-gie avanzate, infatti, da una partesono un grave pericolo per l’ade-scamento dei minori, ma dall’altrasono una grande opportunità perchi compie indagini a tutto campo.Grazie agli accordi di Schengen, poi,le polizie di ventisette Paesi colla-borano ognuna sul proprio territo-rio per rintracciare le vittime, per-ché la piaga è globale e ci riguardatutti». E nelle banche dati di Schen-gen – e questo ci riguarda ancor piùda vicino – «si registrano purtroppomolti casi italiani».

N

SE L’AGUZZINO VIENE DAL BELPAESEColti in flagranza mentre violano i bambini delposto, arrestati, poi rilasciati dietro cauzione enuovamente liberi di agire. È quanto accade inmolti Paesi stranieri ai turisti del sesso pedofilo,anche italiani. Denunciato da Ecpat Italia (End childprostitution, pornography and traffiking) erimbalzato alla trasmissione "Chi l’ha visto" il casoeclatante di un cuoco italiano impiegato sulle navie spesso approdato in Thailandia: 51 volte è statoarrestato per aver molestato bambini thailandesi e51 volte rilasciato dopo il pagamento dellacauzione. Gli ultimi due arresti sono avvenuti nelgiro di 15 giorni... «Più che di cauzione parlerei dibustarelle - dicono gli operatori di Ecpat -, lì unpoliziotto guadagna quanto un pescatore...».Rintracciato in Italia, il cuoco è stato nuovamenteindagato anche qui: dal 1998, infatti, la legge 269introduce nel codice penale la extraterritorialità,significa che se un italiano molesta un minoreall’estero può essere processato in quel Paese onel nostro. In casa il cuoco deteneva 267 videohard girati da lui sulle sue piccole vittime, 10milascatti fotografici, materiale che gli espertidefiniscono «allucinante».Altri tre arresti recenti di italiani sono avvenuti aCuba, dove tre 40enni, veneti, sono tuttoradetenuti nelle carceri dell’isola con l’accusa dipedofilia ma anche spaccio di droga e concorso inomicidio. Presumibile che, grazie al principio diextraterritorialità, cercheranno di farsi processarein patria.Colto in flagrante mentre abusava di bambini inCambogia, invece, un toscano di 46 anni, nonsposato, sconta la sua pena dal marzo del 2008. Agghiacciante infine il caso di un 72enne italiano,divorziato, condannato la scorsa estate dallagiustizia della Colombia: l’abuso di un 15enne ègiunto fino alla morte della giovanissima vittima,cui l’anziano aveva fatto assumere stupefacenti.Poiché in Colombia l’età del consenso parte dai14 anni, non poteva essere condannato persfruttamento di prostituzione minorile, ma ladetenzione di materiale pedopornografico e didroghe ha fatto il resto. (L.Bell.)

DAL NOSTRO INVIATO IN BRASILEARTURO CELLETTI

onia e Maria camminano arrampicate su unpaio di tacchi alti come trampoli. "Veniamo tut-te e due". "Dai, ci divertiamo; 30 reais per noi e

20 per il motel". La luce al neon del Bikini bar illu-mina quei visi in cui solo gli occhi sembrano vivi. Vi-si giovani. Visi di bambine. "Dai, ci divertiamo... Pos-siamo fare qualsiasi gioco. E con altri 20 reais ci por-tiamo in camera anche un grammo di cocaina buo-na". Avranno tredici, forse quattordici anni e hannoimparato presto a parlare la nostra lingua: i "turistisessuali" che arrivano ogni anno in Brasile sono ol-tre un milione, almeno centomila sono italiani. Qual-cuno, poi, decide di fermarsi. Ci allontaniamo in silenzio mentre convertiamo,quasi meccanicamente, i reais in euro: meno di tren-ta per una notte con due ragazzine... Siamo a Forta-leza, una "cittadona" affacciata sull’Atlantico nelNord-Est del Brasile. Qui tutto costa poco. Anche glihotel a quattro stelle cresciuti, attaccati uno all’altro,lungo una spiaggia che in bassa stagione non vienequasi mai frequentata. Ma, in fondo, a Fortaleza nonsi viene per andare in spiaggia. Questa è una città dimiserabili, senza le bellezze naturali di Rio e senza

la storia o la mistica di Bahia. È un Brasile a buon mer-cato, dove piove poco e dove un volo low cost si com-pra a 500 euro. È anche un Brasile per soli uomini:su mille turisti che sbarcano qui, ottocento sono ma-schi. Sprofondato in una poltroncina di pelle zebrata,Franco è uno dei tanti italiani che ogni sera si dan-no appuntamento al Forro mambo, un locale chequando si chiamava Kapital venne chiuso perchè qui"cercavano lavoro" troppe minorenni. Oggi qualco-sa è cambiato: almeno nei locali di Praia Iracema lapolizia turistica chiede alle giovani brasiliane la car-ta d’identità. "Vuole la verità? Non ho paura di mo-rire, ho solo paura di smettere di collezionare don-ne... Ho solo paura di non riuscire più a fare sesso".Franco avrà settant’anni e non è stanco di questa vi-ta. Anzi, la difende, la racconta, la esibisce. Molti al"Forro mambo" ridono. Maria no, lei non ha mai ri-so. "Questi uomini arrivano con un bagaglio così pe-sante di tristezza e disagio che provi quasi pena... Pe-na per una solitudine che nessuna donna riusciràmai a guarire". Maria è bella anche con l’uniforme da cameriera,ma adesso ha finito il turno e porta un cappello dipaglia e un vestito di lino bianco. "Guarda, prestoFranco inizierà a raccontare la storia di Internet...",ci avverte sottovoce prima di allontanarsi a passi ve-loci. Non sbaglia. "Ah, la tecnologia... Entravo in tut-te le chat brasiliane e mi presentavo: sono italiano,ho una casa, un’auto tedesca, una buona pensionee cerco moglie... Venivo assalito. Donne scrivevanoda tutto il Brasile, io dovevo solo selezionare le piùbelle e le più giovani... Le invitavo allegando un bi-

S

Brasile per soli uominiE per uomini soli

Commissario persone scomparse«Novemila bambini spariti nel nullaMillequattrocento sono italiani»

Michele Penta

glietto per il pullman e le avvertivo: "Passiamo quin-dici giorni insieme e vediamo se la cosa funziona".Provare se la cosa funzionava voleva solo dire ag-giungere un numero all’elenco e poi passare al nu-mero successivo: Franco non cercava una moglie,voleva solo aggiungere una nuova figurina alla col-lezione. E di figurine giura di averne contate più dimille. Gli italiani seduti nei bar di Praia Iracema so-no tutti come Franco. Uno coglie sui nostri volti unasmorfia di disgusto e prova a tagliare corto: "Lei noncapisce le donne brasiliane. Non sono abituate a es-sere trattate come esseri umani. Se tu sei troppo gen-tile, loro ti schiacciano". Camminiamo sul lungomare di Fortaleza: è qui chenegli ultimi anni si è spostato il turismo sessuale fug-gito da Cuba, da Santo Domingo, da Rio... Riflettia-mo e cerchiamo di capire mettendo in fila le voci deibar: "Controlli troppo severi, allontanano i turisti delsesso... La prossima meta? C’è chi dice Goiania, nel-l’interno, mille chilometri a Nord di San Paolo. Po-chi poliziotti, molte ragazzine". Oramai è passatamezzanotte: i ristoranti hanno smesso di lavorare edavanti al Barobombo, uno dei night più frequenta-ti, le ragazze chiamano, salutano, sorridono. Qui ilprezzo è più alto; qui per due ore sono 150 reais: u-na cena di pesce in un discreto ristorante italiano. Se-

a farsi... Sa quante volte li ho visti aspirare quel fu-mo maledetto, trattenerlo nei polmoni fino a staremale. Per venti minuti sono euforici, poi si trasfor-mano in cani rabbiosi". Il ragazzino ci guarda. E men-tre scuote la testa ci regala un sorriso amaro. "No,no. Ognuno reagisce a modo suo. Magari questa se-ra mi renderà triste e mi farà venire voglia di pian-gere". Rafael ci incuriosisce. Lo seguiamo in silenzio: men-tre quel ragazzino racconta le miserie di Fortaleza siapre davanti a noi una distesa di basse baracche dilamiera. Siamo nella zona povera. Quasi una favela.Una di queste baracche è la casa di Rafael. C’è unasola grande stanza. Un letto disfatto, le lenzuola spor-che, il davanzale cosparso di mozziconi, le sedie in-gombre di piatti e Fernanda che piega le magliettedel bambino che ha appena cominciato a cammi-nare. Qui non è come in altre parti del Brasile. Qui,non si fa mercato del proprio corpo per avere soldi,profumi, lusso. Qui, tutte le ragazzine sono giovanimadri che si prostituiscono solo per vivere. Notiamoun libro posato su un tavolo: un vangelo in Porto-ghese senza copertina. Fernanda lo sfoglia e cerca un

passo preciso. Poi legge. "... Inquel villaggio vi era una pro-stituta. Quando ella seppe cheGesù si trovava a casa di quelfariseo, venne con un vasettodi olio profumato, si fermòdietro a Gesù, si rannicchiò aisuoi piedi piangendo e co-minciò a bagnarli con le suelacrime; poi li asciugava con isuoi capelli e li baciava e li co-spargeva di profumo..." . È ilVangelo di Luca. Fernanda

chiude il libro e, con la voce bassa, ci interroga: "Dioama e perdona. Che sarei mai senza Dio?". Forse,dietro quell’interrogativo si apre un’altra storia. Disperanza, di rinascita, di conversione. Magari di pas-saggio da una vita a un’altra vita.

Il prefetto Penta: «Anche se la pedofilia è diffusa, da noi non ci sarebbero le centrali del crimineMa non abbassiamo la guardia»

Sonia e Maria hanno 13 anniHanno imparato presto a parlarela nostra lingua: su un milione di viaggiatori in cerca di sesso,centomila sono italiani. Franco, 70 anni: «Ah, la tecnologia... Entroin chat e colleziono le più giovani»

Ogni mille turisti chesbarcano qui, ottocentosono maschi. Rafaelallunga la mano martoriatadalle bruciature di sigarettaChiede soldi ma non vuolemangiare, vuole crac

ALL’ESTERO

III

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DA ROMA YASMIN ABO LOHA*

ostri, orchi, pedofili,carnefici, aguzzini…L’allarme che trasuda dalla

cronaca lascia pensare che, facendodue calcoli, per ogni bambino cisiano tre persone in agguato: uno incasa, uno per strada e uno neimeandri di internet. I bambini sonoin pericolo, c’è diffidenza neiconfronti di chi lavora a contatto conloro, aumentano le denunce per falsiabusi, mentre i servizi sociali, neldubbio, allontanano i bambini dallaproprie famiglie. La soluzione? Ilcodice penale: inasprimento dellepene e introduzione del reato diapologia della pedofilia. Ma davverola pedofilia tende allanormalizzazione al punto da doverparlare di apologia di reato? È questala vera minaccia per i bambini? Lapsichiatria inserisce la pedofilia nellacategoria dei comportamentisessualmente deviati: soggetti adultiche provano attrazione sessuale,ripetuta nel tempo, nei confronti dibambini in età prepuberale. Lacriminologia, poi, individua unacategoria più ampia: soggettiabusanti che hanno come obiettivo ilrapporto sessuale con il minore; traquesti vi sono pedofili ed efebofili(coloro che sono attrattisessualmente dagli adolescenti, ildisturbo è più noto come "sindromedi Lolita"). Ma per la maggior parte isoggetti abusanti non sono personeche hanno queste pulsioni: vi è tantagente comune, sia uomini chedonne, che occasionalmente, anchepagando un compenso, hannorapporti sessuali con minori. Sonoquesti i soggetti più pericolosi, quelliche, non reiterando il reato, non

saranno arrestati e diconseguenzaresteranno impuniti.Se fosse vero che latendenza sessualedella popolazione èquella pedofila,dovrebbe esserecensurato dalla tivùogni fotogramma incui vi sia unbambino; sidovrebbero farscomparire opered’arte in cui sonoritratti o scolpiti ibambini sotto ogniforma: angioletti,putti, elfi, cupidi…perché il pedofilo,quello del manualedi psichiatria, sieccita anche difronte all’immaginedel bambino che facolazione con icereali. È unaprovocazione, èchiaro, ma è tesa araccomandare unuso corretto della

terminologia in materia e a vederequal è invece il vero pericolo:consiste nella normalizzazione,avvenuta nel corso degli ultimi anni,di comportamenti fortementesessualizzati ed erotizzati al fine diottenere qualsiasi cosa. I bambinihanno una loro sessualità, e compitodei genitori, attraverso l’educazione,è far sì che sia preservata e guidatadalla ragione, non dall’istinto o dalportafogli. Ma i bambini, purtroppo,ricevono continui input dai media osu internet. I modelli che sono loroproposti mettono al centro il corpo, ein maniera sempre meno occulta c’èl’istigazione alla prostituzione.Genitori che spingono i propri figli auna eccessiva cura del corpo, nonper ragioni di salute ma per avereuna chance in più nella vita,adolescenti che si spogliano davantialle webcam in cambio di ricarichetelefoniche, baby-cubiste disposteanche a prostituirsi pur di poteracquistare un capo griffato. Comecontraltare vi sono adulti chepensano di essere benefattori neldare soldi a dei minorenni in cambiodi qualcosa che in fondo è naturalenella vita di un essere umano, ilsesso. Nell’interpretare le recentidichiarazioni di Papa Benedetto XVI,non si può far finta di non averecompreso il pericolo diun’educazione sessuale tesa adessere un semplice elenco di"istruzioni per l’uso". Essa invece ècomplementare all’educazione allasessualità. Denunciare questo nonsignifica essere «retrogradi» o«fossilizzati su principi religiosi»,bensì va inteso come il tentativo diridare un senso all’infanzia, ribadireruoli e responsabilità genitoriali inprima linea nel rivendicare i diritti dibambini e adolescenti, primo fratutti questo: non sono oggetti.

* Coordinatrice Ecpat Italia

M

l’intervento di Ecpat«Educare alla sessualitànon è essere retrogradi ma rispettare l’infanziaCome ha detto il Papa»

ThailandiaMontanaro, giornalista Rai: «Sono tornatolaggiù allarmato dalle lettere di amici locali. Eho trovato l’inferno». Un milione gli abitanti, 7 milioni i turisti. E 350mila le ragazzine invendita. La seconda lingua è l’italiano. «I mieiconnazionali mi dicevano: con pochecentinaia di euro hai una piccola vergine». Mala comunità internazionale assiste indifferente

DA MILANO LUCIA BELLASPIGA

n milione e mezzo di abitanti, 7 milioni di tu-risti. E 350mila ragazzini e ragazzine in ven-dita. Benvenuti a Pattaya, sulle coste della

Thailandia, oggi meta preferita dai consumatori di«carne fresca» (così la chiamano i fruitori). Un datoagghiacciante: dopo il tahil, la seconda lingua parla-ta da queste parti è l’italiano. «Sono tornato in Thai-landia perché allertato da messaggi e lettere di ami-ci locali, e quello che ho trovato è un vero inferno»,racconta Silvestro Montanaro, professione giornali-sta Rai, impegnato da molti anni a riempire paginecolpevolmente lasciate bianche dai media, «quelledei diritti umani e di un traffico di carne bambina incontinuo aumento».Thailandia, ma anche Cambogia, Laos, Birmania... Èl’intera Indocina un grande bubbone, dove la corru-zione è tanto alta che «il pedofilo straniero finisce ingalera ma paga ed è libero». Un piccolo incidente dipercorso che capita soprattutto ai turisti del sesso faida te, mentre il vero traffico di bambini è molto or-ganizzato: «Quanto parti da casa sai già dove anda-re, non fai la caccia al bimbo, hai i contatti e vai a col-po sicuro», riferisce Montanaro, che ha ancora negliocchi le immagini crude di quello che definisce «ilprimo mercato mondiale nella storia dell’umanità, unsupermercato sempre più specializzato, al quale siservono anche tanti nonni e papà partiti dall’Italia».Un supermarket all’ingrosso, che per le strade di Pat-taya esibisce bambine e bambini giunti da tutti i Pae-si limitrofi, insieme a ragazze più adulte di colore ar-rivate dall’Africa, e giovani bionde dell’Est europeo.Ce n’è per tutti i gusti, così l’antico villaggio di pe-

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scatori, dove le prime ragazzine iniziarono a rilassa-re i militari americani durante la guerra del Vietnam,è percorso da turisti del sesso in generale di tutte lenazionalità, tedeschi, inglesi, americani, francesi. Eitaliani: «Alcune famiglie, conoscendo i problemi psi-cologici dei propri congiunti, preferiscono spedirlida quelle parti», dove campi con pochi euro, sfoghigli istinti e torni indietro pulito, pronto a indossare dinuovo la maschera di rispettabilità.Ne ha incontrati tanti di connazionali, dai 20 anni ai70 e più, prodighi di consigli del tipo «conosco una"mamasàn" che ha una bambina vergine. Se paghibene, sei tu il primo ad averla». Una frase che verràripetuta a tanti altri clienti, perché quella bambina poisarà ricucita e rivenduta di nuovo come vergine. «Ri-

cordo la naturalezza con cui quegli italiani anziani midicevano questo - racconta Montanaro -. Uno si glo-riava di non aver voluto alla fine saldare perché quel-la bambina, diceva, "mi ha rotto l’anima tutto il tem-po piangendo". Tutto questo avviene per colpa no-stra, come mi disse un taxista cambogiano che conuna motoretta coperta conduceva i clienti dalle ra-gazzine, "la domanda è vostra", lui lo faceva per cam-pare».Il business a Pattaya è tale che le mafie del mondo sifanno la guerra lasciando sul terreno molte vittime,soprattutto russe, nell’intento di spartirsi il racketdel sesso e della droga. Con un "indotto" gigantescoche nel supermarket dell’orrore riempe altri scaffa-li: «Accanto a minori in vendita, la pedopornografiaè ormai un’industria. Nelle stradine ma anche lun-go la passeggiata centrale di Pattaya trovi espostemigliaia e migliaia di dvd che riprendono bambinidi tutto il pianeta. Tutto ciò sotto gli occhi indifferentidella comunità internazionale - denuncia l’inviato -perché, a parte l’impegno fortissimo di singole per-sone e di associazioni di volontariato, un vero con-

«Occhio ai social network, eden dei pedofili»Don Di Noto: ormai è emergenza educativaDA MILANO

ettantamila volti «contati uno per uno». Sonoquelli che in un solo anno l’Associazione Me-ter di don Fortunato Di Noto ha individuato e

"schedato" ogni volta che ha segnalato alla Poliziai siti e ancor più i social network frequentati dagruppi pedofili. «Si è portati a pensare che l’abusovirtuale non sia una vera violenza - spiega don DiNoto -, ma dietro ogni immagine c’è un atto reale.Se solo noi ne abbiamo contati 70mila, quanti sa-ranno? E per ognuno di loro, chi ha sporto denun-cia? Chi li ha aiutati?». Domande senza risposta,ma che ci dicono che «possiamo chiudere tutti i si-ti del mondo (in vent’anni noi di Meter ne abbia-mo segnalati 250mila, 25mila solo quest’anno), mane nasceranno sempre di nuovi: occorre soprat-tutto salvare le vittime». La cui età si abbassa sem-pre più, mentre le tecniche di adescamento e dif-fusione del materiale si raffinano: «Quella dei so-

cial network è una vera emergenza», denuncia ilsacerdote antipedofilia. Su Facebook, ma anche suGroups o su Ning, «i pedofili hanno trovato il loroeden». Si rileva infatti un continuo nascere di co-munità con migliaia di iscritti, anche italiani, e u-no scambio mastodontico di materiale violento eosceno, tale da sorprendere anche gli inquirenti. Altro filone recente e pericoloso è quello dei filesharing, il servizio che consente lo scambio inno-cuo di film e musiche, ma anche di foto e video pe-dopornografici: «Una volta a rischio erano i siti, o-ra sono i file sharing, molto più facili da frequen-tare». Purtroppo si evidenzia anche il numero cre-scente di bambini di dieci o undici anni che conl’autoscatto si riprendono in atteggiamenti sessualiespliciti e si pubblicano sui social network, e qui ilproblema si chiama emergenza educativa: «Dovesono i genitori? - avverte Di Noto -. O si avvia unpercorso serio o il fenomeno sarà sempre più gra-ve e pericoloso». (L.Bell.)

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IV

Yasmin Abo Loha

Pattaya, supermarketdella carne bambina

I modelli proposti ai nostri figli mettono al centro il corpo, e in maniera sempre meno occulta c’è l’istigazione alla prostituzione

trasto ufficiale non c’è. Non esiste un impegno con-creto da parte dei governi, non c’è una reale colla-borazione con i Paesi di provenienza dei pedofili, ei (pochi) poliziotti in forza nelle ambasciate, anchein quella italiana, allargano le braccia impotenti per-ché mancano le risorse, senza le quali non si fa nes-suna repressione. Quando si tratta di chiudere unaccordo economico tra nazioni tutti fanno sul serio,ma per contrastare un crimine abominevole alle pa-role non seguono i fatti».Così il mercato prospera e i prezzi sono abbordabiliper tutti: «Anche il poveraccio con 700 euro arriva inThailandia, con altri 25 euro ha vitto e alloggio e i co-sti per un bambino variano a seconda delle esigen-ze... dipende se è vergine e se offre prestazioni parti-colari». Il tariffario prevede di tutto, in media ci vo-gliono alcune centinaia di euro per la carne bambi-na, migliaia per le pratiche violente. Con 2.000 peròte la compri, è tua e puoi farne di tutto, nessuno te lachiederà indietro. E in Africa costa anche meno. «Ilmodello culturale che qui da noi è dominante - con-tinua il giornalista - è lo stesso dei signori che ho in-contrato lì: è un loro diritto comprare corpi giovani.Allora dobbiamo interrogarci tutti: quando il corpoè diventato la parte più importante? perché vale so-lo se è giovane? e perché di questo corpo lubrico si fal’uso che si vuole, sempre più nudo, sempre più of-ferto? Masse di piccoli imprenditori, taxisti, operai,professionisti disprezzano le proprie compagne, or-mai senza un corpo bambino, e vanno dove ne cam-bi uno a sera. Se solo la gente si rendesse conto del-la quota di violenza che queste bambine subiscono,di quanto orrende siano le pratiche di iniziazione...». Eppure sorridono sempre, e i loro orchi si illudono chesiano pure felici. In realtà è che in ogni supermerca-to la merce deve brillare, altrimenti nessuno la com-pra, e il pane a casa bisogna pur portarlo. Come rac-contano nell’ultimo reportage di Montanaro giratoper Rai3 - "C’era una volta" - le bambine violate di Pat-taya. Una denuncia forte. Che tutti dovrebbero vedere.Andata in onda all’una di notte.