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FARE NATUROPATIA Manuale pratico di terapia biocatalitica Oligoelementi e Naturopatia Margherita Faccio

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Senza gli oligoelementi nessuna forma di esistenza sarebbe possibile. Ferro, Calcio, Magnesio, Potassio, Fosforo, Iodio: sono alcuni dei minerali (forse i più noti) che, insieme alle vitamine, permettono a un organismo di funzionare correttamente.

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FARE NATUROPATIA

Manuale pratico di terapia biocatalitica

Oligoelementi eNaturopatia Margherita

Faccio

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FareNaturopatia

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Questo libro è stampato su carta ecologica riciclata prodotta con il 100% di carta da macero e senza l’uso di cloro e imbiancanti ottici.Carta certificata Blue Angel ed Ecolabel in quanto creata con un basso consumo di energia.

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edizioni

OLIGOELEMENTI E NATUROPATIA

Manuale pratico di terapia biocatalitica

Margherita Faccio

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© Copyright 2012Edizioni Enea - SI.RI.E. srlI edizione novembre 2012

ISBN 978-88-6773-001-8

Edizioni EneaSede Legale - Ripa di Porta Ticinese 79, 20143 MilanoSede Operativa/Magazzino - Piazza Nuova 7, 53024 Montalcino (SI)

[email protected]

Progetto graficoLorenzo Locatelli

Disegno in copertinaFederica Aragone

Stampato e rilegato daGraphicolor, Città di Castello

I diritti di traduzione, memorizzazione elettronica, informatica, multimediale, ripro-duzione e di adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo, compresi microfilm e copie fotostatiche, sono riservati per tutti i Paesi.

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Io sono un piccolo mondo fatto abilmente di elementi e uno spirito angelico.

John Donne

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INDICE

11 Prefazione

13 Introduzione

15 1. GLI OLIGOELEMENTI

15 Gli elementi chimici 16 Il ruolo biologico degli oligoelementi 17 Catalizzatori ed enzimi 23 Enzimi e cofattori: gli oligoelementi 25 Carenza di oligoelementi: deficit quantitativo e deficit qualitativo 26 La chelazione 28 I tre indirizzi terapeutici dell’oligoterapia 30 Un po’ di storia

35 2. LA MEDICINA FUNZIONALE O BIOCATALITICA

35 Come funziona l’organismo umano: la rete psico-neuroendocrina eimmunitaria (PNEI)

38 L’asse dello stress: sistema adrenergico (o sistema nervoso simpatico)e asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA)

40 Individualità dell’assetto PNEI: dalla ricettività al terreno, alla diatesi 45 La medicina delle funzioni 47 Riassumendo

49 3. LE DIATESI

50 Prima diatesi: iperstenica o allergica, Manganese (Mn) 59 Seconda diatesi: ipostenica, Manganese-Rame (Mn-Cu) 68 Terza diatesi: distonica o neuroartritica, Manganese-Cobalto (Mn-Co) 81 Quarta diatesi: anergica, Rame-Oro-Argento (Cu-Au-Ag) 88 Quinta diatesi: diatesi del disadattamento, Zinco-Rame (Zn-Cu),

Zinco-Nichel-Cobalto (Zn-Ni-Co)

93 4. GLI OLIGOELEMENTI BIOCATALITICI

94 Preparazione degli oligoelementi 95 Oligoelementi diatesici e oligoelementi complementari

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Oligoelementi e Naturopatia

96 Somministrazione dei rimedi: modalità d’assunzione e posologia 98 Tossicità e controindicazioni 98 Limiti dei biocatalizzatori 99 Associazioni e sinergia d’azione

101 5. I BIOREGOLATORI COMPLEMENTARI

102 Alluminio (Al)103 Bismuto (Bi)104 Bromo (Br)106 Cobalto (Co)107 Cromo (Cr)109 Ferro (Fe)112 Fluoro (F)113 Fosforo (P)116 Iodio (I)118 Litio (Li)119 Magnesio (Mg)122 Manganese-Rame-Cobalto (Mn-Cu-Co)124 Nichel-Cobalto (Ni-Co)125 Potassio (K)128 Rame (Cu)130 Selenio (Se)133 Silicio (Si)135 Zolfo (S)

139 6. COME TRATTARE LE SINDROMI DIATESICHE

139 Prima diatesi: iperstenica o allergica, Manganese (Mn)145 Seconda diatesi: ipostenica, Manganese-Rame (Mn-Cu)149 Terza diatesi: distonica o neuroartritica, Manganese-Cobalto (Mn-Co)155 Quarta diatesi: anergica, Rame-Oro-Argento (Cu-Au-Ag)158 Quinta diatesi: diatesi del disadattamento, Zinco-Rame (Zn-Cu),

Zinco-Nichel-Cobalto (Zn-Ni-Co)

163 7. LE EVOLUZIONI DELLE DIATESI

165 Fasi transizionali e possibili evoluzioni del soggetto iperstenico171 Fasi transizionali e possibili evoluzioni del soggetto ipostenico176 Sovrapposizione diatesica apparente Manganese/Manganese-Rame177 Fasi transizionali ed evoluzioni del soggetto distonico

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180 Diatesi del disadattamento ed evoluzioni cicliche183 Conclusione

185 8. LINEE GUIDA DEL TRATTAMENTO BIOCATALITICO

185 Primo colloquio187 Impostazione del trattamento

193 9. COME ASSOCIARE GLI OLIGOELEMENTI COMPLEMENTARI:ESEMPI DI TRATTAMENTO SINTOMATICO

211 10. MEDICINA DELLE FUNZIONI E MEDICINA TRADIZIONALE CINESE

211 Aspetti generali216 Corrispondenze fra le diatesi e il Ciclo dei Cinque Movimenti

243 Allegato 1 – TABELLA SINOTTICA DELLE DIATESI

265 Allegato 2 – SCHEDA DI OSSERVAZIONE

271 Riferimenti bibliografici

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Prefazione

Divulgo e insegno da trent’anni fitoterapia e oligoterapia e, dopo tanti articoli, platee di conferenze e classi di studenti, per la prima volta mi capita di scrivere la prefazione al libro di una mia allieva, diventata nel tempo una collega e soprat-tutto un’amica.

Molte volte nel mio percorso professionale mi sono chiesta che cosa, di tutto quello che scrivo e racconto, rimanga nella testa, ma soprattutto nel cuore e nella vita dei lettori e degli uditori che ho davanti: se spargo semi che germogliano o seduzioni intellettive fugaci, destinate a confondersi nel mare di notizie e informa-zioni che sollecitano il nostro tempo.

Scopro con uno stupore gratificante, leggendo queste pagine, che davvero gli allievi possono superare i maestri: ed è un regalo enorme, dà significato al mio la-voro che, per quanto svolto con inestinguibile coinvolgimento, dopo tanto tempo a volte è mestiere.

Apprezzo nel libro di Margherita la palpabile padronanza di un’esperienza fatta propria, il generoso desiderio di condividerla, il rigore dello studio e della ricerca e l’attitudine allo scambio e al confronto, il talento di una visione interdisciplinare che converge in una conoscenza aperta e dinamica.

Ma soprattutto ammiro la competente capacità di cogliere e introdurre alla complessità del vivente, evitando le omologazioni concettuali, praticando la sem-plicità senza la semplificazione, come solo un divulgatore innamorato della mate-ria che tratta e ricco di dedizione può fare.

Le auguro lettori che, oltre ad apprendere le ampie potenzialità intrinseche all’oligoterapia grazie alle nozioni tecniche offerte da questo libro, percepiscano in ogni pagina di Margherita la sua (la nostra) passione e ne siano contagiati.

Lina Suglia

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Introduzione

Senza gli oligoelementi nessuna forma di esistenza sarebbe possibile. Ferro, Calcio, Magnesio, Potassio, Fosforo, Iodio: sono alcuni dei minerali (forse i più noti) che, insieme alle vitamine, permettono a un organismo di funzionare corret-tamente.

Presenti in tracce in tutta la materia vivente, secondo proporzioni costanti e precise, da essi dipende non solo l’integrità strutturale del corpo, ma anche e so-prattutto l’infinito numero di processi chimici, essenziali alla vita, che avviene ininterrottamente all’interno delle cellule. Una carenza o un impedimento della loro attività altera il corretto svolgimento delle funzioni biologiche. Lo squilibrio è all’inizio silente, poi compaiono i primi disturbi: ansia, insonnia, stanchezza, allergie, difficoltà digestive, problematiche circolatorie e così via.

Sono segnali di un disordine interno che, se trascurato o sottovalutato, pro-gressivamente si estende e apre la strada alla patologia vera e propria. Ma prima che la malattia si manifesti è ancora possibile intervenire, aiutando l’organismo a ritrovare il proprio equilibrio per mezzo dei rimedi che lo fanno funzionare “natu-ralmente”: gli oligoelementi.

Il loro utilizzo sistematico a scopi terapeutici fu ideato e sperimentato per la prima volta dal medico francese Jacques Ménétrier, negli anni Trenta del secolo scorso. Da allora l’oligoterapia “funzionale” o “biocatalitica” (in riferimento al ruolo biologico degli elementi-traccia) si è ampiamente sviluppata, trovando largo consenso anche tra molti medici, d’oltralpe in particolare.

L’intento principale di questo libro è quello di contribuire alla conoscenza di tale metodica preventiva e curativa, dall’azione dolce e profonda insieme, in gra-do di riportare ordine e armonia tra le funzioni fisiologiche alterate e così attivare la capacità intrinseca dell’organismo di autodifendersi, ritrovando il proprio stato di salute.

Dopo aver precisato l’attività biologica degli oligoelementi e introdotto il con-cetto di “terreno” individuale, che per Ménétrier costituisce la “parte umana delle malattie”, nel testo si analizzano le tipologie diatesiche (o modalità reattive) da lui identificate, cui corrisponde un determinato oligoelemento o combinazione di elementi regolatori. Alcune linee-guida suggeriscono come contestualizzare all’interno dei diversi quadri sindromici i disturbi somatici e psicologico-compor-tamentali più comuni e quali rimedi catalitici è opportuno associare, per ridurli o risolverli. Infine, qualche esempio concreto chiarisce le modalità per impostare uno schema terapeutico e definire correttamente tempi d’assunzione, posologia e sinergia d’azione.

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Oligoelementi e Naturopatia

Ringraziamenti

Prevenire è meglio che curare. È anche la filosofia di Fitomedical, che qui rin-grazio per i corsi di aggiornamento altamente formativi, a cui mi sono ispirata nella stesura di questo libro. In proposito, un grazie particolare e di cuore a due persone che ho avuto la fortuna di incontrare e di conoscere: Massimo Rossi, i cui consigli in corso d’opera sono stati preziosi, e Lina Suglia, mia prima docente, a cui devo l’amore per la fito-oligoterapia e che, con pazienza e dedizione, ha revi-sionato l’intero testo.

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Con gli oligoelementi siamo veramente nell’infinitamente piccolo e nel flusso perennemente variabile degli scambi

di energia, materia e informazione.Dupouy

Oligoelemento è una parola composta: “oligo”, termine che deriva dal greco oligos, significa piccolo, poco, in modesta quantità; “elemento”, così come defi-nito dalla chimica, designa una sostanza semplice, cioè una porzione di materia omogenea, costituita da atomi della stessa specie e per questo scomponibile in frazioni più piccole solo con procedimenti nucleari.

Attualmente si conoscono 118 elementi (di cui 92 presenti in natura, gli altri sintetizzati artificialmente), catalogati nella Tavola del Sistema Periodico, che il chimico russo Dimitrij Mendeleev aveva ideato già nella seconda metà dell’Ot-tocento.

Gli oligoelementi sono dunque “sostanze semplici presenti in piccola quantità” e caratterizzano tutta la materia vivente.

Gli elementi chimici

L’uomo, come ogni altra specie esistente sulla Terra, è un discendente delle pri-me cellule che, oltre 3,3 miliardi di anni fa, abitavano e prosperavano nel “brodo” nutritivo degli oceani primordiali. All’interno del suo corpo ha conservato alcune caratteristiche di quel fluido organico, tra cui, per esempio, una soluzione di sali minerali che costituisce la base del plasma e del liquido intracellulare.

Ogni organismo vegetale e animale, infatti, rispecchia la composizione chimica del pianeta. Ciò che cambia è la distribuzione quantitativa dei diversi elementi di base e la loro disposizione in strutture più o meno complesse e ordinate.

A seconda della differente concentrazione, nel corpo umano si distinguono ele-menti chimici plastici, elementi maggiori e oligoelementi. • Gli elementi plastici, detti anche strutturali o primari, costituiscono i cosiddetti

1Gli oligoelementi

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Oligoelementi e Naturopatia

“mattoni” del mondo organico e sono il Carbonio, l’Ossigeno, l’Azoto e l’Idro-geno. Presenti in quantità notevoli, si combinano in una vasta gamma di com-posti diversi, dando origine alle macromolecole della vita, cioè alle strutture delle nostre cellule: glucidi, lipidi, aminoacidi e acidi nucleici.

• Gli elementi maggiori (tra cui Sodio, Fosforo, Potassio, Calcio, Magnesio, Zol-fo, Silicio e Fluoro) si trovano sotto forma di elettroliti, ossidi e sali minerali. Anche questi elementi sono piuttosto abbondanti: alcuni hanno un ruolo di so-stegno ed entrano, per esempio, nella costituzione di denti e ossa oppure del citoscheletro; altri, sotto forma di ioni, intervengono in tutti i fenomeni elemen-tari della fisiologia cellulare (trasmissione degli impulsi nervosi, contrazione muscolare, permeabilità di membrana, viscosità del plasma, ecc.). Da soli, questi due gruppi rappresentano il 99% di tutti gli elementi chimici del corpo umano e per questo sono definiti “macroelementi”.

• Il restante 1% è composto dagli oligoelementi, chiamati così, oppure “elementi traccia”, proprio perché sono il gruppo meno rappresentato dal punto di vista quantitativo. Nel corpo umano, ad esempio, la loro concentrazione totale è in-feriore allo 0,01% del peso corporeo (meno di 7 g su 70 kg), ma per la maggior parte di essi scende ad alcuni milligrammi o decimilligrammi, se considerati singolarmente. D’altra parte, però, è l’insieme più rilevante sul piano qualita-tivo perché, come vedremo, è fondamentale per l’ordinato realizzarsi dei feno-meni vitali.Da un punto di vista chimico, quindi, sono considerati oligoelementi tutti gli elementi la cui concentrazione nell’organismo, vegetale o animale, non supera la quantità di 1 su 10.000.

Il ruolo biologico degli oligoelementi

Gli oligoelementi, benché presenti in misura molto ridotta, svolgono funzioni es-senziali per la vita. Nell’organismo umano si ritrovano come componenti di strut-ture ormonali (per esempio, lo Iodio è un costituente fondamentale degli ormoni tiroidei; lo Zinco di quelli ipotalamici, gonadici e pancreatici); formano il centro chimicamente attivo di alcune importanti molecole (il Ferro è presente nell’emo-globina, il Cobalto nella vitamina B12); ma in particolare interagiscono con mol-tissimi enzimi: questo è il loro ruolo biologico più specifico ed è la funzione che a noi interessa maggiormente, perché ad essa è legata l’azione terapeutica degli oligoelementi.

Per coglierne appieno la rilevanza vitale, cerchiamo allora di capire cos’è un enzima e cosa fa.

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1. Gli oligoelementi

Catalizzatori ed enzimi

I catalizzatoriGli enzimi appartengono a un particolare ed eterogeneo gruppo di sostanze chi-

miche definite catalizzatori, ovvero dei composti in grado di attivare, accelerare e controllare una reazione chimica, senza prenderne veramente parte: infatti non modificano il risultato conclusivo del processo, ma ne migliorano le modalità di svolgimento e alla fine si ritrovano intatti.

Un catalizzatore, dunque, agisce “per presenza” esterna e non “per integrazione” e rimane distinto rispetto alle nuove combinazioni che lui stesso induce.

Per capire l’importanza di questa funzione catalitica, è però opportuno ricorda-re molto brevemente che cos’è una reazione chimica. Semplificando al massimo, è una ridistribuzione di atomi di materia: gli atomi che compongono le sostanze iniziali, dette reagenti, sono dapprima separati e poi ricombinati in modo differente a formare composti nuovi, chiamati prodotti.

Perché tutto ciò avvenga, è necessario che si verifichino contemporaneamente tre condizioni:1) che abbia luogo un certo numero di collisioni fra le molecole dei reagenti in

modo tale da provocare la rottura dei legami che, all’interno delle molecole, uniscono gli atomi tra loro. Questa frequenza di collisione è direttamente pro-porzionale sia alla concentrazione dei reagenti (quanto maggiore è il numero di molecole per unità di volume, tanto maggiore sarà, in quel volume, il numero di urti al secondo), sia alla temperatura (un aumento di temperatura equivale a una maggiore agitazione termica delle molecole e quindi a un maggior numero di collisioni);

2) che gli urti avvengano con un orientamento appropriato: in caso contrario la reazione non avviene;

3) che l’energia con cui le molecole si scontrano sia superiore a un certo valore minimo, che è tanto più elevato quanto più forti sono i legami tra gli atomi: se l’urto è insufficiente, si ha un semplice rimbalzo tra molecole e i legami non si rompono. Questa soglia minima, diversa per ogni reazione, prende il nome di “energia di attivazione”.

La funzione del catalizzatore è proprio questa: combinandosi temporaneamente con i reagenti, ne dispone le molecole nel giusto orientamento e alla distanza ot-timale, oppure le deforma in maniera da indebolire sensibilmente i legami. In tal modo l’energia di attivazione necessaria viene notevolmente diminuita e un nu-mero maggiore di molecole può reagire nella stessa unità di tempo: ciò si traduce in un aumento della velocità di reazione.

Questo effetto è detto catalisi, termine mutuato dal greco katalysis che significa, appunto, “dissoluzione”.

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Oligoelementi e Naturopatia

Gli enzimiGli enzimi, presenti in tutti gli organismi viventi, sono i catalizzatori biologici

altamente specifici del metabolismo cellulare, cioè di quell’insieme di trasforma-zioni chimiche di energia e materia da cui dipende, in definitiva, la vita.

Processi catabolici e anabolici avvengono costantemente all’interno delle cel-lule e sono strettamente interdipendenti. I primi “scompongono” nei loro com-ponenti più semplici le sostanze introdotte con l’alimentazione e la respirazione, ricavandone costituenti vari ed energia (quest’ultima è racchiusa nei legami chi-mici che tengono uniti tra loro sia gli atomi delle complesse molecole iniziali sia le molecole stesse). I secondi utilizzano l’energia e le particelle semplici così otte-nute, per accrescere, mantenere, riparare l’organismo e permettergli di riprodursi. Quando queste funzioni si arrestano, si arresta la vita.

Tuttavia in vitro, quindi fuori dal corpo, nessuna reazione chimica potrebbe svol-gersi in modo spontaneo a una velocità compatibile con l’esistenza e simultanea-mente ad altre se le condizioni di temperatura, pressione e pH fossero quelle che caratterizzano l’ambiente cellulare: per realizzarsi avrebbe bisogno di una tempe-ratura e di una pressione molto più elevate e di un pH ben lontano dalla neutralità.

Eppure nella materia vivente avviene costantemente e contemporaneamente un’in-finità di processi chimici diversi. Ciò che rende possibile questo evento è proprio la presenza degli enzimi, molecole in grado di creare, in un loro spazio determinato, le condizioni necessarie a ciascuna specifica reazione, “isolandola” dal contesto.

La struttura degli enzimiDal punto di vista strutturale, gli enzimi sono delle grosse proteine globulari,

caratterizzate da lunghe catene di aminoacidi ripiegate e avvolte su se stesse.Sono sintetizzati in base alle istruzioni geniche fornite da una cellula in un dato

momento e attivati o disattivati dalla stessa. Ciascuna cellula ne contiene in gene-re circa 3000 differenti tipi, ognuno dei quali in numerose copie.

La sostanza su cui l’enzima esercita la propria azione catalitica si chiama sub-strato; aggiungendo al nome del substrato il suffisso -asi, normalmente si ottiene il nome del biocatalizzatore stesso: così, per esempio, “saccarasi” e “maltasi” sono gli enzimi che scindono rispettivamente il saccarosio e il maltosio in zuccheri più semplici.

La maggior parte di essi presenta dimensioni decisamente più grandi dei substrati su cui agiscono, ma l’area coinvolta nella reazione è relativamente ridotta. Tale re-gione, che si trova sulla superficie ed è denominata sito attivo, è una sorta di ripiega-tura, o tasca, con gruppi chimici a elevata reattività, posti in determinate posizioni.

L’enzima si lega al substrato esattamente a livello di sito attivo e in questo modo crea quel particolare ambiente fisico-chimico responsabile della vera e pro-pria attività catalitica. Il resto della superficie enzimatica, invece, è implicato nella regolazione dello stesso evento tramite il legame con altre molecole: costituisce

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1. Gli oligoelementi

una specie di impalcatura, adatta a favorire il reciproco orientamento enzima-substrato. Così agevola l’ingresso di quest’ultimo nel sito attivo e il suo contatto con i gruppi catalitici.

Proprio la particolare conformazione del sito attivo crea la specificità dell’enzi-ma, che si può legare a una sola o a poche specie molecolari e catalizzare un solo tipo di reazione biochimica.

Per quanto riguarda la relazione strutturale tra sito attivo e substrato, sono ipo-tizzate due modalità.1) La prima è il meccanismo definito “chiave-serratura”: in questo caso, enzima e

substrato possiedono una forma esattamente complementare, che ne permette un incastro perfetto, proprio come la chiave nella propria serratura.

2) La seconda è detta “variazione indotta”: quando non c’è complementarietà, l’enzima, in presenza del substrato, modifica leggermente la struttura del pro-prio sito attivo per adattarsi alla sua forma.

Substrato + Sito attivo

Enzima Complesso ES (enzima-substrato)

Fig. 1 – Gli enzimi si legano ai substrati con una relazione chiave-serratura.

Fig. 2 – Enzima e substrato si adattano in seguito al loro incontro.

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Oligoelementi e Naturopatia

Fig. 3 – Meccanismi della catalisi enzimatica.

Una generica reazione catalizzata da un enzima (E), può essere così schematizzata:

E + S = ES = ES* EP E + P

• Dapprima l’enzima libero E si lega reversibilmente al substrato S, formando il complesso enzima-substrato (ES).

• A questo punto inizia la reazione chimica: ES* è il complesso intermedio atti-vato e isolato, in cui avviene la rottura dei legami presenti nelle molecole del substrato e la loro conversione in prodotti.

• EP è il complesso enzima-prodotti della reazione, ottenuti grazie alla ricostru-zione di nuovi legami e alla liberazione di energia.

• Al termine del processo catalitico si formano E + P: i prodotti si separano dall’enzima che non è più complementare al substrato del prodotto e l’enzima, intatto, è pronto per un nuovo atto catalitico.

In genere il prodotto di una reazione, catalizzata da un enzima, diventa a sua volta reagente di una reazione successiva catalizzata da un altro enzima e così via.

Tutti i processi che avvengono a livello cellulare comportano un articolato chimi-smo, perché sono sequenze di reazioni diverse, ognuna delle quali rappresenta una tappa metabolica. Così, per esempio, glicolisi e ciclo di Krebs, le vie fondamentali del catabolismo glucidico, si svolgono rispettivamente in 10 e 9 tappe differenti.

È impossibile isolare una reazione biologica dal suo contesto: affinché si realizzi una trasformazione chimica è indispensabile che prima, parallelamente e dopo, abbiano luogo altre reazioni concomitanti, ciascuna nel proprio spazio fisiologico isolato, nel proprio specifico tempo e secondo ritmi precisi.

Ogni funzione cellulare quindi e, a cascata, ogni funzione di tessuti, organi e apparati, è il risultato armonico e coordinato di complessi fenomeni catalizzati, dalla cui sinergia dipende l’alto grado di organizzazione necessario alla vita.

Complesso ES(enzima-substrato)

Ingresso delsubstrato S nel sito attivo dell’enzima E

Complesso EP(enzima-prodotti)

Prodottidella reazione enzimatica

Substrato SSito attivo

L’enzima cambia conformazione man mano che il substrato si lega

Prodotti

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1. Gli oligoelementi

Approfondimento

1) La catalisi enzimatica è un processo mediante il quale l’enzima, come un qualsiasi altro catalizzatore, influenza la velocità di una reazione chimica senza essere distrutto o alterato, grazie all’interazione tra il substrato (la molecola o le molecole reagenti) e il proprio sito attivo.In questo modo riduce l’energia necessaria per dare inizio all’evento e ne accelera in maniera consistente lo svolgimento, mantenendo inalterati l’equilibrio chimico della reazione e i prodotti finali della stessa.La maggior parte dei fenomeni biologici catalizzati da enzimi ha una velocità di 1010-1020 volte superiore a quella che avrebbe senza alcun catalizzatore.

Fig. 4 – Diagramma di una reazione catalitica che mostra l’energia richiesta a vari stadi lungo l’asse del tempo.

Normalmente i substrati necessitano di una notevole quantità di energia per giungere allo stato di attivazione che permette loro di reagire e forma-re il prodotto. L’enzima crea un microambiente nel quale i substrati pos-sono pervenire a quello stato di attivazione più agevolmente, riducendo così la quantità d’energia richiesta. Essendo più facile arrivare a un livello energetico minore, la reazione può avere luogo più frequentemente e di conseguenza la stessa velocità complessiva è maggiore.Gli enzimi sono in grado di attivare alcuni milioni di reazioni al secondo. Per esempio, quella catalizzata dalla orotidina-5-fosfato decarbossilasi per la sintesi della piramidina (componente del DNA), impiega circa 25 millise-condi per processare la stessa quantità di substrato che, in assenza dell’en-zima, verrebbe convertita in circa 78 milioni di anni. In questo modo consentono lo svolgimento di attività cellulari che altri-menti sarebbero impossibili per l’organismo oppure troppo dispendiose: sul piano biologico ciò significa incompatibili con la vita.

Reagenti

Coordinate di reazione

In assenza dell’enzima

Ene

rgia

Prodotti

In presenzadell’enzima

Energia diattivazionein presenzadell’enzima

Energia diattivazionein assenzadell’enzima

Energia complessiva rilasciata durante la reazione

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Oligoelementi e Naturopatia

2) Avvenuta la reazione, il prodotto viene allontanato dall’enzima, che rimane disponibile per iniziarne una nuova.

3) Come tutti i catalizzatori, gli enzimi agiscono in concentrazioni estrema-mente basse.

4) A differenza degli altri catalizzatori, però, hanno un’elevata specificità nei confronti sia del substrato sia del tipo di reazione attivata. Ciò vuol dire che ciascun enzima si lega a una sola o a poche specie molecolari e cata-lizza un solo tipo di reazione biochimica o tutt’al più pochi tipi affini.Questa grande selettività è correlata alla struttura molecolare tridimensionale: il sito attivo interagisce con i substrati in modo stereospecifico (è sensibile anche a piccolissime differenze strutturali) e stereochimico (agisce solo su specifici gruppi chimici). Per esempio, uno stesso aminoacido può legarsi a enzimi diversi, che ne catalizzano la deaminazione o la decarbossilazione, oppure la transaminazione.

D’altra parte un medesimo tipo di reazione catalitica, come la rottura del legame peptidico, può essere mediata da enzimi diversi, che però ricono-scono, ciascuno, solo legami peptidici tra particolari residui aminoacidici.Pertanto, per la regolazione di reazioni complesse (e il biochimismo è sem-pre articolato e composito) è richiesta l’attività coordinata e interdipendente di più tipologie di enzimi. Nell’uomo, non a caso, sono presenti migliaia di catalizzatori biologici differenti e alcuni di quelli che mostrano maggiore specificità sono coinvolti nella replicazione e nell’espressione del genoma.

5) Altra particolare proprietà degli enzimi è la perfetta autoregolazione, ba-sata su un sistema di doppio flusso continuo: uno afferente, che apporta nel sistema l’energia e i reagenti necessari; l’altro efferente, che allontana i prodotti finali (se i prodotti derivati da una reazione chimica non sono progressivamente asportati, la reazione si blocca).Ciò che rende possibile l’equilibrio ritmico tra i due flussi è un sofisticato sistema di fenomeni di trasporto, che determina le esatte concentrazioni sia dei precursori sia dei prodotti finali: questo processo è garantito, a sua volta, da specifici enzimi.Quindi attività catalitica, equilibrio dei flussi e regolazione stessa di questi meccanismi dipendono completamente dai biocatalizzatori. Il numero infini-tamente grande di reazioni chimiche, che si svolge in modo ordinato e con-tinuo nello spazio cellulare così infinitamente piccolo, si può realizzare solo grazie alla specificità, all’efficacia e alla precisione dell’azione enzimatica.

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1. Gli oligoelementi

Enzimi e cofattori: gli oligoelementi

Salvo qualche eccezione, gli enzimi allo stato puro sono praticamente inerti e necessitano di un attivatore, o cofattore, per essere efficaci.

I cofattori sono particelle a basso peso molecolare. Possono essere di natura organica (molte vitamine, ad esempio, sono cofattori o precursori di cofattori) e in questo caso sono anche detti coenzimi; oppure si tratta di oligoelementi in forma ionica (come l’atomo di Cloro presente nell’amilasi, l’atomo di Zinco nell’anidrasi carbonica, ecc.); in alcune situazioni possono coesistere entrambi.

Mentre gli enzimi a tutt’oggi individuati sono numerosi (circa 15.000), i cofat-tori hanno un numero più limitato: agiscono su molti substrati diversi allo stesso modo, ma l’unione con l’enzima li rende specifici per un determinato reagente.

In generale intervengono nei processi enzimatici secondo modalità diverse:• possono staccarsi dalla parte proteica ed essere trasferiti al substrato con cui

reagiscono in molteplici modi;• possono cedere al substrato solo un frammento della propria struttura;• possono conservare la propria integrità, limitandosi a favorire il trasferimento

di elettroni, atomi o gruppi funzionali da un composto donatore al substrato accettore, permettendo l’azione catalitica.

Tra i diversi enzimi, la classe di quelli che necessitano di un oligoelemento per funzionare è la più rilevante dal punto di vista sia quantitativo sia qualitativo, per via dell’importanza delle reazioni che dipendono da loro.

Grazie alla biofisica quantistica si conosce anche l’esatta funzione dell’atomo metallico, il cui ruolo di attivatore enzimatico non è di tipo solamente stereo-chimico (favorire il legame tra enzima-substrato), ma anche “energetico”, dato che trasferisce elettroni: in questo senso l’oligoelemento è il vero soggetto bio-energetico della reazione catalitica.

In base al tipo di legame che si instaura tra enzima ed elemento, si distinguono i “metallo-enzimi” e gli enzimi “metallo-dipendenti”.• Nei metallo-enzimi, l’oligoelemento è parte integrante della molecola proteica.

In questo caso l’intero complesso enzimatico è anche detto proteina coniugata o oloenzima, distinguendo l’apoenzima (la parte proteica) dal gruppo prostetico (la parte non proteica). Per esempio i citocromi, enzimi che permettono l’utilizzo dell’ossigeno a livello cellulare, contengono il gruppo prostetico eme, con al centro un atomo di Ferro.A seconda dell’oligoelemento, si distinguono quattro tipi principali di metallo-enzimi: 1) ferrici (come il NADPH, che interviene soprattutto nelle reazioni di biosintesi di lipidi e acidi nucleici); 2) rameici (tra cui gli enzimi MAO, fonda-mentali a livello di sistema nervoso centrale perché inattivano alcuni neurotra-smettitori quali la serotonina, la dopamina o l’adrenalina); 3) zinceici (ad esem-

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Oligoelementi e Naturopatia

pio l’anidrase carbonica, enzima importantissimo per l’equilibrio acido-base del corpo); 4) metalloflavinici (enzimi in cui coesistono ioni metallici e vitamine).

• Negli enzimi metallo-dipendenti, l’oligoelemento non è incluso nella molecola enzimatica, ma è a disposizione nell’ambiente intracellulare sotto forma ioni-ca, ossia come atomo carico positivamente (catione) o negativamente (anione), pronto a combinarsi con altre specie chimiche, cedendo o acquisendo elettroni.Solo quando è strettamente necessario lo ione si fissa con legame debole, quindi facilmente dissociabile, secondo due diverse modalità:- si può legare al reagente, permettendogli di raggiungere la conformazione idea-

le per entrare nel sito attivo. Il complesso reagente + oligoelemento diventa così il vero substrato dell’enzima. Dopo la reazione, la coppia cofattore-prodotto si separa e lo ione-metallo è libero per essere utilizzato in altre attivazioni;

- si può fissare sull’enzima, spesso nelle vicinanze del sito attivo, facendogli assumere una conformazione tale da permettere al substrato di inserirsi nella serratura enzimatica e si libera una volta catalizzata la reazione.

Poiché la maggior parte dei catalizzatori biologici ha bisogno di uno ione metal-lico per funzionare, il ruolo strategico degli oligoelementi appare del tutto evidente.

Una loro carenza causa un’alterazione funzionale dell’enzima e quindi un ral-lentamento o un arresto di talune reazioni chimiche cellulari, con conseguente compromissione di determinate attività.

All’inizio la perturbazione metabolica è localizzata, ma se questa carenza non viene corretta provocherà a cascata altri squilibri, creando una disfunzione che progressivamente evolve: nel tempo, dal piano cellulare si estende a livello di tessuto, poi di organo, successivamente di sistema e apparato, coinvolgendo infine l’organismo intero.

Il disordine è in principio silente e inavvertito, quindi compaiono i primi disturbi, diversi a seconda del distretto interessato, e alla lunga si sviluppano delle vere e proprie lesioni organiche.

La vita è scambio e comunicazione, è un network in cui tutto è coordinato e interattivo col tutto: se un anello della rete rallenta o si blocca, è l’insieme a ri-sentirne.

Carenza di un oligoelemento deficit enzimatico squilibrio metabolico alterazione funzionale malattia organica

Al di là della pura definizione quantitativa, l’oligoelemento quindi è una so-stanza minerale vitale che risponde a quattro precisi criteri:1) è presente nei tessuti sani di tutti gli organismi viventi (piante, animali, uomo);2) la sua concentrazione tissulare è relativamente costante e dell’ordine di alcuni

milligrammi o decimilligrammi, quantità sufficiente a far funzionare tutti gli

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1. Gli oligoelementi

enzimi da esso dipendenti (è dimostrato che una percentuale maggiore provo-cherebbe una diminuzione dell’azione enzimatica);

3) una sua carenza o interruzione di attività determina diversi tipi di problemi fisiologici;

4) un suo specifico apporto esterno può risolvere turbe funzionali e contenere ten-denze lesionali.

Poiché le due ultime proprietà qualificano anche le vitamine, alcuni ricercatori hanno definito gli ioni minerali “vitamine inorganiche”.

Allo stato attuale delle conoscenze in ambito enzimologico, sono circa quindici quelli ritenuti indispensabili alla vita. Oltre agli oligoelementi in senso stretto, ci sono alcuni elementi maggiori (Calcio, Magnesio, Fosforo, Zolfo, ecc.) che pos-sono funzionare da catalizzatori enzimatici: dipende dal tipo di molecola a cui si legano. Se la struttura biologica partner è una sostanza organica non enzimatica, svolgono un’azione strutturale; se invece entrano, in modo fisso o temporaneo, a far parte di un enzima, hanno un ruolo biocatalitico.

È il motivo per cui, come vedremo in seguito, questi macroelementi sono com-presi nel repertorio dei rimedi suggeriti dall’oligoterapia catalitica di Ménétrier.

Carenza di oligoelementi: deficit quantitativo e deficit qualitativo

Allo stesso modo delle vitamine (a parte alcune), anche gli oligoelementi de-vono essere introdotti dall’esterno: essendo sostanze minerali, l’organismo non è in grado di sintetizzarli da solo. La loro fonte naturale, quindi, è il cibo: dalla terra, dove le piante li assorbono, arrivano a noi grazie alla catena alimentare. Di conseguenza se l’alimentazione è insufficiente in termini di quantità e/o varietà, si può creare una carenza quantitativa.

Tuttavia l’abbondanza e l’ampia gamma di alimenti di cui l’Occidente dispone, garantiscono la totalità dei minerali essenziali, tanto più che la quantità fisiologi-camente necessaria è, come visto, davvero minima.

Difficile, quindi, soffrire di deficit d’apporto; ma se da noi il problema non sussiste, è pur sempre presente in altre parti del mondo, dove intere fasce di popo-lazioni sottonutrite soffrono di patologie carenziali anche gravi.

Eppure un oligoelemento può essere introdotto con l’alimentazione, ma diven-tare inattivo e quindi non essere biodisponibile (cioè in grado di esercitare il suo ruolo biologico), benché presente nell’organismo. Si parla allora di “deficit quali-tativo”, oppure di “carenza funzionale o di attività dell’elemento”.

Per capire come ciò sia possibile, è opportuno precisare il concetto di assimila-zione. Etimologicamente assimilare significa “rendere simile”. Perché questo pro-cesso avvenga, ogni alimento deve essere digerito, ovvero convertito in molecole

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Oligoelementi e Naturopatia

semplici, le uniche in grado di penetrare nel livello più intimo dell’organismo (le cellule) e di diventarne parte integrante, cioè essere assimilate.

La forma più semplice, e dunque assimilabile, degli oligoelementi è quella io-nizzata. Perciò gli elementi assunti con il cibo entrano nei processi digestivi e metabolici, dove vengono dissociati dalle molecole organiche o dai sali minerali in cui si trovano e ridotti a ioni (atomi polarizzati positivamente o negativamente).

Solo così sono in grado di attraversare le membrane del canale digerente (per osmosi oppure per trasporto attivo, in base alla loro liposolubilità o meno) e pe-netrare nei capillari. Qui si associano a proteine di trasporto che possono essere aspecifiche oppure specifiche (ad esempio l’Ossigeno si lega all’emoglobina, il Ferro alla transferrina), per essere infine riversati, attraverso il sistema vascola-re, nell’ambiente extracellulare. Da lì, per via osmotica, entrano all’interno delle cellule e si integrano nei siti specifici, pronti a svolgere il loro ruolo funzionale di cofattori. In altre parole, sono “bio-disponibili”.

Tuttavia, in un momento qualsiasi di questo lungo percorso attraverso i vari distretti del digerente (metabolismo epatico compreso), oppure nella corrente ematica o nel citoplasma stesso della cellula, l’atomo dell’elemento può andare incontro a eventi che lo rendono biologicamente indisponibile: si parla allora di “chelazione”, inattivazione o sequestro.

La chelazione

Kelat in greco significa “pinza biforcuta”, in riferimento alle chele dei granchi. Nella chelazione lo ione metallico (catione o anione che sia) viene captato da molecole organiche con due radicali liberi all’estremità, in grado di legarsi chimi-camente a lui, bloccandone gli elettroni non appaiati. Si forma così un composto metallo-organico molto stabile, con al centro l’oligoelemento stretto a tenaglia dal chelante.

Fig. 5 – Chelazione di un atomo metallico M da parte di una molecola di eti-lendiammina.

M

H2C CH

2

H2N NH

2

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1. Gli oligoelementi

In base al tipo di molecola chelante, i composti che si creano sono reversibili oppure irreversibili e in tal caso possono insorgere dei problemi anche rilevanti.

La chelazione è un processo che si incontra frequentemente in natura: tramite questa reazione chimica, ad esempio, l’emoglobina lega il Ferro e la clorofilla il Magnesio; proteine carrier trasportano ioni e piccole molecole attraverso le membrane cellulari nei siti attivi. In medicina, molecole sintetiche chelanti ven-gono utilizzate per trattare le intossicazioni da metalli pesanti o per eliminare altre tossine che si accumulano pericolosamente nell’organismo.

Di tutt’altro genere è la chelazione indiscriminata e irreversibile dell’oligoe-lemento. In tale circostanza lo ione è bloccato e reso inutilizzabile dai circuiti enzimatici abituali, perché privato della sua capacità di formare legami, sia con l’enzima di riferimento sia con il substrato.

A seconda del tipo di chelazione, ne derivano tre diverse situazioni.1) Se la chelazione avviene quando l’elemento è già parte integrante di un gruppo

prostetico, a essere inattivato è l’intero enzima.2) Se è coinvolto anche il substrato, si costituiscono chelati detti tripartiti: in que-

sto caso sono bloccati o rallentati non solo l’enzima e il suo cofattore metallico, ma i prodotti stessi della reazione.

3) Un altro possibile evento è la formazione di un complesso chelato tra il sito attivo dell’enzima e un metallo estraneo non attivatore. Si parla allora di “ago-nismo cofattoriale” e ancora una volta allo ione, pur essendoci, è impedito di partecipare alla reazione enzimatica.

Proprio l’irreversibilità del fenomeno, che rende inutilizzabili gli oligoelementi, costituisce il fattore eziologico della loro carenza funzionale: sebbene quantitati-vamente presenti, non sono biodisponibili.

Ma c’è di più. Il complesso metallo-organico così prodotto è tutt’altro che inerte e molte sostanze che si formano dall’associazione chelante-chelato hanno un’attività biologica potenzialmente tossica: questo fatto può favorire l’instaurarsi di una condizione infiammatoria cronica a bassa intensità. Tale situazione, a sua volta, alimenta uno stato intossicatorio che sul lungo periodo riduce la capacità reattiva del soggetto e apre la strada alla cronicizzazione dei disturbi.

Molecole chelanti si trovano lungo tutto il canale digerente, altre lo possono diventare: sostanze sia endogene (saliva, secrezioni enteriche, prodotti delle flore batteriche e così via), sia esogene (additivi alimentari, metaboliti di farmaci, ecc.). Sono tanti gli inibitori irreversibili a cui siamo esposti e il loro numero è in costante aumento, frutto dell’incrementata polluzione ambientale e di uno stile di vita sem-pre più lontano dalle leggi naturali.

Il nostro organismo è fatto per assorbire una certa quantità e una certa qualità di nutrimento. Invece ci alimentiamo con cibi scadenti per qualità biologica e nutri-zionale: concimi chimici e fitofarmaci, uso indiscriminato di diserbanti e pestici-

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Oligoelementi e Naturopatia

di, tecniche di estrazione e raffinazione, sterilizzazione termica e mediante raggi gamma, alterano l’equilibrio tra le varie componenti alimentari, impoveriscono i fattori vitali, aumentano le scorie metaboliche prodotte e con esse i possibili chelanti.

Consumiamo cibi insaccati, inscatolati, omogeneizzati, precotti, dove abbon-dano conservanti, coloranti e aromatizzanti. Residui chimici, polveri sottili, rifiuti tossici diffondono nell’acqua e nell’aria sostanze che sono dei veri e propri inibi-tori enzimatici.

Abusiamo di antibiotici, ipotensivi, antinfiammatori e così via: tutti medicinali che, al di là delle proprietà farmacologiche che possono giustificare il loro impiego terapeutico, hanno un alto potere di chelazione secondario, evidente quando la molecola è stata degradata nei suoi costituenti.

Abbiamo dunque un contatto quotidiano con queste sostanze, i cui residui che-lanti possono ritrovarsi dopo un cammino anche lungo. Non sorprende, quindi, che il vero problema degli oligoelementi sia una carenza qualitativa, che riguarda tutti e che altera il perfetto sincronismo delle attività cellulari con inevitabili rea-zioni incrociate e a catena.

Perciò la semplice presenza, all’interno della cellula o del sangue, di una con-centrazione di oligoelementi entro valori fisiologici, non dà in alcun modo infor-mazioni sulla loro potenziale attività.

Le stesse analisi del sangue ne possono rilevare in alcuni casi una carenza quantitativa, ma l’effettiva biodisponibilità rimane una grande sconosciuta, che si rende manifesta solo quando il rallentamento o l’inattivazione di alcuni circuiti enzimatici producono i loro effetti.

I tre indirizzi terapeutici dell’oligoterapia

Primo indirizzo: oligoterapia catalitica È la prima forma di oligoterapia e si sviluppa negli anni Trenta del secolo scorso.

Basa i suoi presupposti sul ruolo fisiologico degli oligoelementi come sostanze “informatrici” che, in virtù della loro natura fisico-chimica, agiscono in concen-trazione minima e non in quanto “massa”.

Per riattivare le vie enzimatiche bloccate, utilizza perciò apporti minimi (dosi appunto “catalitiche” dell’ordine dei gamma, cioè di millesimi di milligrammo) di oligoelementi ionizzati e quindi già pronti per essere assimilati. In questo modo, se assunti per via sublinguale gli ioni possono entrare fin da subito nelle reti di trasporto emato-linfatiche presenti a livello orale ed evitando il circuito entero-epatico ricco di chelanti, guadagnano in rapidità d’azione ed efficacia perché im-mediatamente biodisponibili.

Tale apporto non modifica in alcun modo la concentrazione tissutale degli ele-

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1. Gli oligoelementi

menti, ma ne ristabilisce la corretta funzionalità, migliorando le performances dell’organismo.

Infatti, a riprova delle intuizioni di Ménétrier, il padre dell’oligoterapia catali-tica, sono stati individuati degli enzimi, a loro volta metallo-dipendenti, in grado di attivare la dechelazione: l’introduzione nell’organismo di quantità minime di ioni “liberi” dello stesso metallo chelato induce, come reazione, un meccanismo liberatorio dissociativo che ne sblocca la chelazione.

Un numero rilevante di questi enzimi si trova in alcuni tessuti del sistema en-docrino (nel complesso ipotalamo-ipofisario, nella tiroide e nelle gonadi), ma si suppone siano presenti anche a livello epatico, pancreatico e renale, laddove è più probabile il sequestro degli oligoelementi in entrata nell’organismo.

Detta anche “oligoterapia funzionale” o “terapia catalitica dechelante”, ottimiz-za l’assimilazione degli elementi assunti con l’alimentazione e migliora il funzio-namento dei circuiti enzimatici, ripristinando il corretto svolgimento delle attività biologiche cellulari: è l’oligoterapia a cui fa riferimento questo testo.

Secondo indirizzo: oligoterapia nutrizionaleSviluppatasi a partire dagli anni Cinquanta grazie ai progressi della scienza

dell’alimentazione, cerca di ristabilire i livelli ottimali dell’oligoelemento carente per deficit di apporto o per aumentato fabbisogno, oppure perché inattivato.

La correzione si attua mediante l’integrazione alimentare con capsule o com-presse, che ovviamente seguono la via di assorbimento digestiva. La supplemen-tazione consigliata dipende dal tipo di elemento e dalla situazione: è comunque un quantitativo relativamente elevato, nell’ordine di qualche milligrammo o sua frazione. In questo modo, aumentando la quantità dei cofattori a disposizione, si cerca di stimolare e amplificare l’attività enzimatica.

Anche in questo caso, tuttavia, se l’oligoelemento introdotto non è qualitati-vamente disponibile, non serve allo scopo; anzi, come abbiamo visto, può essere chelato a sua volta e favorire uno stato di subtossicità cronica. Quindi l’integra-zione alimentare può avere senso solamente se la carenza è di tipo quantitativo (e anche allora si dovrebbe consigliare soltanto per brevi periodi), ma non è in grado di risolvere una carenza funzionale.

Un esempio può chiarire la differenza tra terapia catalitica e nutrizionale. Se per curare un’anemia sideropenica si somministra del Ferro a dosi ponderali, si attua un intervento integrativo che aumenta le riserve organiche di questo elemento: qualo-ra la carenza sia di natura quantitativa, la supplementazione può anche migliorare la situazione.

Se invece di una quantità relativamente elevata di Ferro, per un certo periodo si somministrano una microdose di Rame e una di Cobalto in forma ionica e poi una microdose (sempre ionizzata) di Ferro, si pratica un intervento catalitico: come vedremo più avanti, il Rame agisce sull’enzima ossidasi che modula il metaboli-

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29,00 €EDIZ IONI

9 788867 730018

ISBN 978-88-6773-001-8

www.edizionienea.itwww.scuolasimo.it

Margherita Faccio, naturopata diplo-

mata presso la Scuola SIMO (Scuola Ita-

liana di Medicina Olistica), è specializ-

zata in fito-oligoterapia con esperienze

professionali in ambito di floriterapia,

reflessologia plantare e iridologia.

Svolge l’attività di consulente olistico.

È coautrice del libro Pronto soccorso

naturopatico (Urra).

Senza gli oligoelementi nessuna forma di esistenza sarebbe possibile.

Ferro, Calcio, Magnesio, Potassio, Fosforo, Iodio: sono alcuni dei mi-

nerali (forse i più noti) che, insieme alle vitamine, permettono a un

organismo di funzionare correttamente.

Presenti in tracce in tutta la materia vivente, secondo proporzioni co-

stanti e precise, da essi dipende non solo l’integrità strutturale del

corpo, ma anche e soprattutto l’infinito numero di processi chimici,

essenziali alla vita, che avvengono ininterrottamente all’interno delle

cellule. Una carenza o un impedimento della loro attività altera il

corretto svolgimento delle funzioni biologiche. Lo squilibrio è all’inizio

silente, poi compaiono i primi disturbi: ansia, insonnia, stanchezza,

allergie, difficoltà digestive, problematiche circolatorie e così via.

Sono segnali di un disordine interno che, se trascurato o sottovalutato,

progressivamente si estende e apre la strada alla patologia vera e pro-

pria. Ma prima che la malattia si manifesti è ancora possibile interve-

nire, aiutando l’organismo a ritrovare il proprio equilibrio per mezzo

dei rimedi che lo fanno funzionare “naturalmente”: gli oligoelementi.

L’intento principale di questo libro è quello di contribuire alla cono-

scenza di tale metodica preventiva e curativa, dall’azione dolce e pro-

fonda insieme, in grado di riportare ordine e armonia tra le funzioni fi-

siologiche alterate e così attivare la capacità intrinseca dell’organismo

di autodifendersi, ritrovando il proprio stato di salute.