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http://www.trio-lescano.it/ Notizie Marzo 2011 Sono vietati l’uso e la riproduzione di testi e immagini presenti in questo documento senza un’esplicita autorizzazione del Curatore. 1° Marzo 2011 Riprendiamo il resoconto della nostra missione a Torino e dintorni, parlando dell’incontro che abbiamo avuto col sig. Valerio Pavesio, figlio del M° Pietro Pavesio, menzionato nelle Notizie dell’11 Febbraio scorso. Ricordiamo che, dagli inizi degli anni Trenta fino alla metà degli anni Sessanta, egli fu uno dei musicisti di spicco prima all’Eiar e poi alla Rai del capoluogo piemontese: si distinse come compositore (per le Lescano firmò nel ’38, in collaborazione con Chiappo, Se ci vedesse tuo papà!), direttore d’orchestra e anche cantante; ma soprattutto fu per molti anni il pianista titolare dell’Orchestra Angelini: senz’altro una delle sue colonne portanti, assieme al chitarrista Michele Ortuso e all’arrangiatore di fiducia Luigi Astore. L’Orchestra da Ballo dell’Eiar diretta dal M° Angelini (1939): Pietro Pavesio è il primo a sinistra.

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http://www.trio-lescano.it/

Notizie

Marzo 2011

Sono vietati l’uso e la riproduzione di testi e immagini presenti in questo documento senza un’esplicita autorizzazione del Curatore.

1° Marzo 2011

◙ Riprendiamo il resoconto della nostra missione a Torino e dintorni, parlando dell’incontro che abbiamo avuto col sig. Valerio Pavesio, figlio del M° Pietro Pavesio, menzionato nelle Notizie dell’11 Febbraio scorso. Ricordiamo che, dagli inizi degli anni Trenta fino alla metà degli anni Sessanta, egli fu uno dei musicisti di spicco prima all’Eiar e poi alla Rai del capoluogo piemontese: si distinse come compositore (per le Lescano firmò nel ’38, in collaborazione con Chiappo, Se ci vedesse tuo papà!), direttore d’orchestra e anche cantante; ma soprattutto fu per molti anni il pianista titolare dell’Orchestra Angelini: senz’altro una delle sue colonne portanti, assieme al chitarrista Michele Ortuso e all’arrangiatore di fiducia Luigi Astore.

L’Orchestra da Ballo dell’Eiar diretta dal M° Angelini (1939): Pietro Pavesio è il primo a sinistra.

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Uomo aperto e gioviale, il sig. Valerio ci ha accolti nella sua casa di Lanzo Torinese con la massima cordialità, intrattenendoci a lungo su suo padre, col quale aveva un bellissimo rapporto, anche se non ha mai pensato di seguirne le orme in campo artistico: nella vita, infatti, non si è mai occupato di musica, se non da ascoltatore. Conserva del genitore molti ricordi, che custodisce con amore e ben ordinati: foto, lettere, spartiti, locandine, ritagli di giornale, molti nastri e altro. In questo archivio ci ha particolarmente colpiti un grosso pacco di lettere scritte, quasi tutte a mano e spesso con calligrafia incerta, a Pavesio (specialmente al cantante) dalle sue ammiratrici, che sognavano tutte di poterlo incontrare di persona e non mancavano mai di chiedergli alla fine una foto con dedica. Oggi richieste del genere ci farebbero sorridere, ma non bisogna dimenticare che in quegli anni lontani le stelle della radio erano per lo più delle voci senza volto, che ognuno era libero di immaginare come preferiva. Siccome queste lettere costituiscono una documentazione assai eloquente di tutta un’epoca, abbiamo chiesto al sig. Valerio il permesso di pubblicarne nel sito un’oculata scelta: permesso subito accordato, con la promessa di inviarci in un prossimo futuro le fotocopie a colori di quelle prescelte, in modo che possiamo scansionarle e offrile in sapida lettura ai nostri visitatori. Sarebbe troppo lungo riferire qui dettagliatamernte tutti i fatti e gli aneddoti (decisamente gustosi e alcuni perfino un po’... scollacciati) che abbiamo appreso sul M° Pavesio per bocca del figlio (il lungo colloquio è stato comunque registrato ed è possibile che ne ricaviamo un giorno un bell’articolo in forma d’intervista...), ma non possiamo passare sotto silenzio una vicenda che la dice lunga su un certo malcostume alquanto diffuso nel mondo della musica leggera (non solo italiana – sia chiaro): quello dell’appropriazione indebita di opere altrui. Si tratta nel caso specifico della paternità della musica della canzone C’è una chiesetta, diventata famosa non solo grazie all’interpretazione, come al solito superba, di Rabagliati, ma anche per essere stata adottata da Angelini, per decenni, come sigla della sua Orchestra. Negli elenchi della Siae, e quindi anche sullo spartito, figurano come autori di questo brano Rampoldi per la musica e Cantoni per il testo:

Il sig. Valerio ci ha però assicurato, col tono di chi è assolutamente certo di ciò che afferma, che il vero autore di questa magnifica melodia non è Giuseppe Battista Rampoldi, buon editore ma musicista modesto, bensì il padre, che la suonava spesso in pubblico al pianoforte, senza però decidersi a notarla e pubblicarla: qualcuno però la udì e, resosi conto che si trattava di un capolavoro, la mise sulla carta e vendette il manoscritto al suddetto editore, il quale, pubblicandola, non ci pensò due volte ad

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attribuirsi il merito esclusivo della composizione. Quando la canzone divenne un successone, facendo affluire nelle casse della Siae (e quindi degli Autori) un fiume di denaro, il M° Pavesio si ribellò e, con numerosi testimoni a suo favore, fra cui anche lo stesso M° Angelini, affrontò il Rampoldi che, di fronte all’eventualità di una causa civile che poteva rivelarsi disastrosa per la sua immagine, preferì stipulare in privato col vero Autore della musica un gentlemen’s agreement, consistente in un’equa divisione dei proventi. Tutto questo è documentato da un carteggio Rampoldi-Pavesio che il sig. Valerio è stato così gentile da mettere a nostra disposizione affinché lo scansionassimo con cura: siamo lieti di pubblicarlo ora con la sua autorizzazione, al solo scopo di ristabilire la Verità [http://www.trio-lescano.it/archivio_documenti/carteggio_rampoldi_pavesio.pdf]. Lungi quindi da noi l’intenzione di esprimere con ciò giudizi di stampo moralistico, oltretutto inutili dal momento che i due protagonisti di questa storia sono già comparsi, tanti anni fa, davanti a ben altro Giudice. In conclusione presentiamo ai nostri lettori queste due foto che ritraggono il M° Pavesio al pianoforte e – con Angelini, il chitarrista Ortuso e uno dei propri figli – in compagnia di tre dei suoi idoli (nel tempo libero era un grande appassionato di sport): i calciatori Ezio Loik, Valentino Mazzola e Guglielmo Gabetto, tutti del Grande Torino. La foto fu realizzata da Comaschi non molto tempo prima che avvenisse la tremenda sciagura aerea di Superga (4 Maggio 1949) che annientò di colpo l’intera squadra, entrata da allora nella leggenda.

◙ Mail di Walter: «Girovagando su YouTube ho trovato questa registrazione tratta da una stampa tedesca (disco Grammophon 11662A) di Pippo non lo sa, di Kramer, con il contributo vocale di Angelo Servida. Non avevo mai ascoltato una versione alternativa a quella celeberrima che tutti conosciamo. Ma un altro particolare mi ha incuriosito: qui Pippo saltella come un gallo e non come un pollo... Essendo Kramer il coautore del brano, anche se non del testo, non credo che avrebbe lasciato passare inosservato lo scambio di parola come una semplice svista. Ad ogni modo l’ho sistemata e ve la mando». Di questa curiosità ci siamo già occupati nei primi tempi di vita del sito, ad ogni modo crediamo di far piacere ai fan di Kramer offrendo l’anteprima del brano, che si avvale di uno smagliante arrangiamento orchestrale, apprezzabile in particolare nella lunga introduzione.

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◙ Mail di Manuel: «Rullo di tamburi: è da oggi in rete http://www.albertorabagliati.com!

Sul perché il nuovo sito sia ancora così scarno, lo spiego nella primissima notizia che dò. Qui aggiungo solo che il dominio “.com” è inizialmente dovuto alla mancanza di disponibilità di quello “.it”, ma poi, pensandoci bene, mi sono reso conto che un taglio più internazionale potrebbe giovare alla diffusione del sito, dal momento che il grande Raba fu apprezzato anche all’estero. Che dire di più? Spero solo che il sito cresca com’è successo con quello dedicato al Trio Lescano: è per questo che ho deciso di inaugurarlo il prima possibile. Prometto di dedicarmi alla sua gestione cercando di seguire l’esempio del Curatore che tanto stimo. Per i curiosi che si chiedono come mai sia stato io a prendere in mano questa bella inziativa, le risposte sono due: 1) Rabagliati rappresenta il primo legame tra la mia vita e la musica leggera italiana degli anni ’40: le sue erano le canzoni che mi cantava mia nonna da piccolo. Sono la colonna sonora dei miei più dolci ricordi d’infanzia. 2) Sono o no – come si mormora in giro – la sua reincarnazione?».

La suggestiva composizione di Angela Arena che campeggia nella

home page del nuovo sito creato da Manuel Carrera.

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2 Marzo 2011

◙ La mail di Aldo che abbiamo pubblicato nelle Notizie del 22 Febbraio scorso è stata provvidenziale. Essa ci ha infatti consentito non solo di venire a conoscenza della pubblicazione di un’opera di grandissimo interesse, il cui acquisto raccomandiamo vivamente a tutti gli appassionati della musica leggera italiana dei dorati anni Cinquanta (1944-1963, i complessi musicali italiani, la loro storia attraverso le immagini, 2 grossi volumi in cofanetto), ma anche di entrare in contatto diretto con un vero gentiluomo, nella persona del suo editore, Maurizio Maiotti. Avendo verificato che l’opera contiene una foto delle Lescano e la riproduzione di un mandolino mancanti nel nostro archivio, gli abbiamo scritto per avere informazioni sulla provenienza di questi due rari documenti. Dopo qualche giorno di attesa Maurizio ci ha risposto nel modo più cortese, precisandoci che si tratta di originali facenti parte della sua ricca collezione personale, frutto di anni e anni di ricerche nei mercatini. Ma non è tutto: egli ha allegato alla sua mail le scansioni perfette e ad alta definizioni sia della foto che dell’intero mandolino. Eccole:

La foto è particolarmente interessante perché, a nostra conoscenza, è l’unica che mostri una delle sorelle in atto di suonare uno strumento musicale, in questo caso si direbbe un ukulele. È però più che probabile che Giuditta faccia solo finta di suonarlo, anche perché il chitarrino pare avere montate solo due delle sue quattro corde, quindi uno strumento fuori uso, imbracciato solo per scattare la foto. In effetti

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si tratta di una cartolina pubblicitaria, sul retro della quale – come ci ha precisato Maurizio – si legge: Artisti della Cetra, Ediz. Cartoline SIDET - Milano, via degli Arditi, 20. Fot. E. Romeo. È da notare che le Lescano indossano qui gli stessi abiti che si vedono nella ben nota foto con le biciclette, forse anch’essa realizzata a scopo promozionale (si sa quanto il Regime ci tenesse a reclamizzare lo sport e la sana vita all’aria aperta...).

È perciò ipotizzabile che le due immagini siano contemporanee, anche se non è possibile datarle con precisione: considerando che la foto in campagna fu pubblicata nel “Canzoniere della Radio”, n. 42, 15 Agosto 1942, p. 27, c’è da credere che entrambe le cartoline risalgano agli inizi degli anni Quaranta. Abbiamo naturalmente ringraziato Maurizio Maiotti per la sua squisitissima cortesia, inserendo anche il suo nome nell’apposita pagina. Invitiamo tutti a visitare il sito del suo negozio a Milano [http://www.bloodbuster.com/index.php?idlingua=1] e anche quello della bella rivista che egli anima [http://www.jamboreemagazine.com/]: una miniera di notizie da leggere e di foto da guardare con nostalgia, giacché erano proprio belli gli anni di cui il periodico si occupa: oggi, col senno di poi, ce ne rendiamo sempre più conto.

Ultim’ora Mail di Francis: «A guardar bene la nuova foto delle Lescano, si direbbe che indossino lo stesso completo che Caterina porta anche nella famosa foto Aser n. 19. Se non ricordo male, le foto del “Canzoniere della Radio”erano di solito di Aguglia: forse si trattava di una mise di alta moda per l'epoca, magari famosa per qualche rivista, e farcisi più foto non era sconveniente. Questo la dice lunga anche sul guardaroba delle olandesine...».

Recto e verso della cartolina Aser n. 19.

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3 Marzo 2011

◙ Ci resta da riferire ai nostri lettori l’esito degli ultimi due incontri avuti a Torino, durante la missione che vi abbiamo svolto nei giorni 13-15 del Febbraio scorso. Uno, relativo ai familiari di Mildiego, il pianista che accompagnò il nuovo Trio Lescano in Sudamerica, è tuttora oggetto di indagini e ricerche da parte del nostro attivissimo collaboratore Virgilio, perciò ci riserviamo di parlarne in modo approfondito quando egli le avrà portate a termine; quanto all’altro, ultimata la fase di primissima analisi e catalogazione dell’ingente materiale raccolto per l’occasione, possiamo finalmente darne ora l’annuncio ufficiale. Grazie ad un colpo di fortuna e soprattutto ad un misto di tenacia e abilità del summenzionato Virgilio (al quale va dunque gran parte del merito di tutta l’operazione) abbiamo acquisito l’intero archivio del M° Carlo Prato, colui che scoprì le sorelle Lescano nel 1935, ne affinò per mesi la preparazione fino a fare di loro le straordinarie interpreti che tutti conosciamo, e da ultimo seguì, come pianista preparatore, tutta la loro ineguagliabile carriera in Italia: una presenza, la sua, assolutamente fondamentale nella vita e nella produzione artistica delle olandesine, rimasta sempre, anche grazie a lui, di altissima qualità. Le carte (foto, lettere private, corrispondenza con editori e altri artisti, documenti di identità, appunti di vario genere, locandine, spartiti, sia manoscritti che a stampa, libri, ecc.) di questo musicista di rara bravura e umanità – ora abbiamo le prove che intrattenne fino alla fine con le Lescano una fraterna amicizia – si sono conservate in larga parte e ora ci stiamo dedicando col massimo impegno alla loro perfetta digitalizzazione. Dopo di che le metteremo a disposizione degli studiosi seri della Canzone Italiana, quelli cioè che intendono basarsi solo ed esclusivamente sui documenti originali e non sulle chiacchiere, le menzogne o, peggio di tutto, i pregiudizi di matrice ideologica.

Due foto inedite nell’Archivio di Carlo Prato: il Maestro prova un nuovo pezzo al pianoforte, nel negozio di strumenti musicali Chiappo; lo stesso negli studi

dell’Eiar mentre accompagna un cantante, presumibilmente Aldo Masca.

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Esempio di manoscritto autografo di Carlo Prato: si tratta della canzone Il piccolo generale si è addormentato, arrangiata per tre voci femminili; le Lescano la incisero nel 1937 assieme ad Aldo Masseglia (GP 92186):

si vedano a tal proposito le Notizie del 19 Gennaio 2011.

Per ora preferiamo non rivelare i nomi delle persone che hanno contribuito a preservare intatto questo “tesoro”, mettendolo poi a nostra disposizione con encomiabile generosità: scelta, la nostra, dettata dall’esigenza di mettere queste bravissime persone al riparo dal prevedibile “assalto” di quanti vedono nell’archivio in oggetto tutto all’infuori dell’unica cosa che conti davvero, ossia il suo valore di preziosa testimonianza storica di tutta un’epoca. Valore incalcolabile, certo, ma in via prioritaria solo sul piano culturale – almeno per noi che siamo, per nostra fortuna, immuni da ogni fine o idea di lucro, così come da morbose mire collezionistiche. Dai prossimi giorni inizieremo dunque a presentare qualche singolo documento di tale archivio, scelto perché particolarmente importante per un motivo o per l’altro. Per la sua divulgazione integrale, le cui modalità non sono ancora state decise, bisognerà invece aspettare alcuni mesi, giacché tanto ci vorrà per sistemare in maniera ottimale un corpus di oltre 300 documenti, molti bisognosi di un certosino restauro digitale, allo scopo di ripristinarne la perfetta leggibilità. Ecco, per esemplio, il lifting cui abbiamo sottoposto una delle tante lettere dell’Archivio Prato: l’originale (a s.), lacerato in senso trasversale, si presenta malamente riassemblato mediante del nastro adesivo marrone applicato sul retro; a d. si vede lo stesso documento ripulito e di nuovo ben leggibile. Ad ogni buon conto, conserveremo in un’apposita sezione del nostro archivio informatico generale le primitive scansioni ad alta risoluzione di tutti i documenti da noi in seguito restaurati.

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In conclusione Virgilio aveva ben ragione di affermare, un paio di mesi or sono, che era questo, e non il precedente, l’anno delle Lescano: iniziato sotto i migliori auspici – valga per tutte la recente acquisizione del ricco archivio fotografico di Aldo Donà, incamerato grazie al nostro collaboratore Tito Zaggia e tuttora in corso di sistemazione – il 2011 sta proseguendo alla grande, oseremmo dire al di là delle nostre più rosee speranze. 4 Marzo 2011

◙ Sono giunte in Redazione numerose mail di lettori che hanno voluto congratularsi col Curatore del sito per il sensazionale annuncio contenuto nelle Notizie di ieri. Egli ringrazia tutti di cuore per le tante parole gentili di plauso – e spesso anche di incoraggiamento a proseguire su questa strada – che ha ricevuto, tuttavia ci tiene a ribadire ancora una volta che il merito esclusivo di questo e di altri successi conseguiti negli ultimi tempi non è suo, ma va equamente diviso fra tutti i collaboratori che lo hanno validamente affiancato nelle ricerche e nel recupero di una quantità, in costante aumento, di preziosi materiali, depositari di quella Memoria storica che urge mettere al sicuro dalla definitiva cancellazione. Il nostro è un lavoro di gruppo, costituito da amici che hanno in comune l’amore, sincero e del tutto disinteressato, per la Cultura in generale e in particolare per la nostra bella musica leggera del passato: proprio qui risiede la nostra forza e, al tempo stesso, la nostra gratificazione. ◙ Christian, dopo averci fatto pure lui i complimenti per le nuove acquisizioni, estendendoli alle persone che hanno contribuito all’ultima ‘spedizione’, ci scrive: «Sono curiosissimo del materiale che avete ritrovato in quel fondo, sia per ragioni “sentimentali”, perché ci lega a filo diretto alle nostre sorelline e al mondo musicale che ci piace, sia per ragioni più strettamente musicali: come scriveva gli arrangiamenti vocali il nostro Prato? Scriveva per esteso le parti pianistiche?». Generoso come sempre, Christian ha poi allegato alla sua mail una canzone delle Lescano che ci mancava: Son tutte belle, fox di Allocchio-Gibellini-Mari, inciso nel 1939 da Dino Di Luca e il Trio Lescano accompagnati dall’Orchestra Barzizza (disco Parlophon GP 92797, matrice 154114).

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La canzone è deliziosa e anche una breve anteprima, col tema cantato delle sole Lescano, consente di constatarlo. Tuttavia questa incisione, più di altre, andrebbe ascoltata per intero, giacché Di Luca vi sfoggia una vocalità di squisita eleganza, unendosi verso la fine alle tre ragazze per formare un breve coretto dei più suggestivi, nel quale c’è tutto lo charme di un’epoca che, ancora per poco, pareva davvero spensierata. Ringraziamo l’amico Christian per questo ennesimo e graditissimo dono e lo invitiamo ad avere un po’ di pazienza: appena avremo ultimato la sistemazione dell’Archivio Prato saremo ben lieti di soddisfare la sua comprensibile e legittima curiosità. 5 Marzo 2011

◙ Ricorre oggi il centenario della nascita di Vittorio Belleli, che occupa nella Storia della Canzone Italiana un posto di rilievo per essere stato il primo cantante di “canzonette” ad esibirsi alla radio. Non incise molto – forse un centinaio di canzoni in tutto – e non ebbe contatti con le Lescano, ma non potevamo ignorare questa ricorrenza, anche perché Belleli merita oggettivamente di essere ricordato meglio di quanto non lo sia attualmente. In internet si trova su di lui solo qualche scarna notizia in Wikipedia, più un trafiletto apparso sul “Corriere della Sera” in occasione della sua morte, avvenuta a Milano il 31 Ottobre 1996. Quanto a YouTube, ci sono di lui solo due videoclip, di cui uno dedicato al suo maggior successo, Cosa farai di me?, versione italiana della celebre canzone francese Vous... qui passez sans me voir, che fu uno dei cavalli di battagli di Jean Sablon, capostipite dei “chanteurs de charme”, oltre che, ben inteso, di Charles Trenet, qualche anno più tardi.

Incipit dello spartito di Cosa farai di me? (Ed. Melodi, Milano).

Anche i due siti col maggiore archivio sonoro della Canzone Italiana, Il discobolo e Sentimental hanno ben poco di Belleli: 6 canzoni il primo (Cosa farai di me?, Dolce e amorevole [Sweet and Lovely], Nulla, Tchi-tchi, Un quartierino sul grattacielo e Vieni vieni) e una sola (Cosa farai di me?) il secondo. Un artista quasi dimenticato,

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dunque, che Alessandro Rigacci, il biografo ufficiale del nostro sito, ha voluto ricordare con un pregevole aricolo illustrato, che è stato inserito nella pagina Oggi parliamo di... Alessandro ci ha anche inviato alcune incisioni rare di Belleli, di cui proponiamo ai nostri visitatori l’ascolto mediante le consuete anteprime consentite dalla legge: Non me ne importa niente, Per te io vivrò e Prime lacrime. Per parte nostra abbiamo nel nostro archivio fotografico una bella immagine di Vittorio Belleli agli inizi della sua lunga carriera: siamo lieti di offrirla a quanti non l’hanno dimenticato. In essa lo vediamo cantare col suo famoso megafono, mentre un giovane Angelini, non ancora affermatosi come direttore d’orchestra, suona il violino. Qualche maligno (anzi maligna) sostiene che in realtà Angelini, il violino, si limitasse a strimpellarlo malamente; ma che ce ne importa, visto che il suo destino era la bacchetta direttoriale e non l’archetto?

6 Marzo 2011

◙ Ci scrive un nuovo estimatore, Filippo S., che si qualifica come musicista di professione. Avendo letto le Notizie del 3 Marzo scorso, è rimasto impressionato, in modo particolare, dal piccolo formato del manoscritto autografo del M° Carlo Prato che abbiamo riprodotto e ci chiede se si tratta di un’eccezione ovvero se anche gli altri manoscritti sono tutti più o meno così. Premesso che il lavoro di digitalizzazione del grosso archivio che abbiamo di recente acquisito, lavoro che va di pari passo con una prima e per ora necessariamente sommaria analisi di ogni singolo documento, è solo agli inizi e richiederà molto tempo prima di potersi dire completato, possiamo anticipare, col consenso di Virgilio (che, come abbiamo detto, è il legittimo

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depositario dell’Archivio, dato che è stato lui a scoprirlo), le seguenti informazioni di carattere generale. La sezione ‘manoscritti di spartiti’ comprende un bel pacco di fogli da musica del classico formato di cm 23x30 a 12 righi, oppure 24x33 (circa) a 24 righi; tolte le pagine non utilizzate o scritte solo in minima parte (a volte si tratta di abbozzi di poche battute e incompleti), quelle che si possono considerate “finite” sono circa 110: un conteggio preciso sarà possibile solo quando tutto l’Archivio sarà stato studiato e catalogato da specialisti, con criteri rigorosamente scientifici: questo però esula dalle nostre finalità (e anche competenze), dato che il nostro obiettivo primario riguarda la conservazione, in forma digitale, di ogni genere di documenti che riusciamo a recuperare, salvandoli spesso dalla dispersione o distruzione. Anche un non specialista, tuttavia, non fatica ad identificare in questi manoscritti l’opera di più mani, fra le quali sono ben riconoscibili quelle di vari copisti di mestiere; la mano del M° Prato è anch’essa individuabile senza difficoltà, e la ritroviamo in circa un terzo dei manoscritti. Ecco tre esempi di tali spartiti:

Il terzo spartito è particolarmente significativo, perché l’arrangiamento di questo fox lento di Bertone, Sognar, dedicato al Quartetto Prato, è del M° Mildiego che,

come è noto, accompagnò il nuovo Trio Lescano in Sudamerica.

Un interesse particolare rivestono poi tre quadernetti simili, aventi una copertina di cartoncino marrone rinforzata sul dorso con nastro di tela color testa di moro: misurano cm 12,5x18,7 e comprendono rispettivamente 16, 20 e 24 pagine, con 8 righi per pagina. L’interesse di tali album, specie per noi che ci occupiamo del Trio Lescano, sta nel fatto che sulle loro etichette si legge in alto la scritta TRIO VOCALE e, in basso a sinistra, rispettivamente I°, II° e III°. Si tratta cioè di quelli che anticamente, quando era in auge la polifonia, si chiamavano “libri parte”, vale a dire fascicoli con la parte separata per ogni esecutore (cantore o strumentista) di brani a più voci, facenti parte di una raccolta.

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Copertina del 1° album ed etichette di tutti e tre; a destra: l’etichetta del III° album è parzialmente scollata e sul retro si legge “Lab - Nata per amar”.

Il contenuto di tali libretti è in realtà piuttosto disorganico – per non dire disordinato – e di interesse assai variabile, per cui si ha l’impressione che si tratti in parte di appunti buttati giù alla svelta, per lo più a matita, prima che un’idea passi di testa. Da notare anche che non c’è corrispondenza perfetta fra i tre libretti, per cui certi pezzi, come ad esempio quello mostrato qui il 3 Marzo scorso, si trovano solo in uno, precisamente nel III°, e con le tre parti riunite. Va da sé che la prima domanda che ci si pone è se tali quadernetti siano stati confezionati dal M° Prato, e forse anche da altri, per essere usati dal nostro Trio. In effetti proprio nella prima pagina di ogni album troviamo le parti separate, notate con cura a penna, ma con il testo aggiunto a matita, della canzone La notte è un attimo con te, incisa nel 1937 dalle Lescano assieme ad Harvedo Felicioli (Disco Parlophon GP 92228):

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Se confrontiamo l’incisione (sfortunatamente la copia che abbiamo in archivio è di qualità scadente) con lo spartito si vede subito che essa coincide solo in parte con quest’ultimo, nel senso che l’arrangiamento cantato nel disco dal nostro Trio è assai più complesso, con armonie più raffinate, seducenti e movimentate, di quello notato qui. Questo però, a nostro modo di vedere, non prova nulla, giacché sappiamo che le

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Lescano erano dotate di una musicalità di prim’ordine, con una strabiliante capacità di “autoarmonizzarsi” – come ebbe a dire il M° Angelini. In altri termini può essere che il M° Prato preparasse per loro dei semplici canovacci (di cui avremmo qui un esempio), che le tre sorelle memorizzavano con irrisoria facilità per poi prendersi, in sala d’incisione o in concerto, dal vivo, tutte quelle libertà che l’estro del momento suggeriva loro. Del resto quale jazzista di razza ha mai eseguito una pagina di musica come l’ha notata il suo compositore o arrangiatore e quando mai l’ha risuonata (o ricantata) assolutamente identica, anche in takes successive, incise cioè lo stesso giorno e a breve distanza una dall’altra? Sia come sia, solo un’analisi completa e capillare di questi tre album, potrà consentirci in futuro di avanzare ipotesi meglio articolate e più plausibili. ◙ Mail di Virgilio: «Semplicemente magistrale il lavoro di Alessandro su Vittorio Belleli. Ho ascoltato le anteprime dei tre motivi proposti e dico la verità: non l’avevo mai sentito cantare, ma l’impressione è quella di una bella, calda e garbata qualità di voce. Non così, ahimè, per l’orchestrazione di Angelini (o di chi per esso) della stupenda canzone di Misraki-Hess-Trenet: la povertà della quale si può impietosamente notare nel riscontro con la versione originale. Non si tratta di mera suggestione. Ci sono brani che passano da una bella orchestrazione in originale ad un’altrettanto bella orchestrazione in altra lingua: valga l’esempio di Tornerai - J’attendrai nelle versioni cantate rispettivamente dal Trio Lescano col primo Quartetto Cetra e da Rina Ketty; e non è che uno dei tanti. No, qui Angelini non mi piace proprio, ha letteralmente spoetizzato un motivo così pregno di lirismo (senza contare la traduzione dei versi originali, dove gli autori italiani hanno reso fiaschi per fischi, infierendo sull’ulteriore massacro). D’altronde, come dice la nota sentenza, anche la montagna partorisce ogni tanto il topolino. Tempo fa, su YouTube, mi è capitato di sentire un noto motivo latinoamericano orchestrato da Barzizza (mi spiace non rammentarne il titolo), e vi assicuro – ribadisco che per me Pippo è il numero uno di sempre – che se avessi ancora i capelli, lì mi sarei messo le mani! Barzizza aveva ‘soporiferizzato’ il motivo, privandolo di ogni ritmo e personalità. Incredibile! Ma vero. Dunque, perdoniamo ad Angelini – che dopotutto si chiamava Cinico – questa débâcle, e perdoniamo la sua a Barzizza: si tratta comunque, rispettivamente, di un grande e di un sommo direttore d’orchestra. Quanto a Belleli, penso che le piccole imperfezioni che qua e là si riscontrano nella sua voce siano dovute esclusivamente alla scarsa qualità fonica, perché il suo timbro è molto gradevole; non dimentichiamoci che nella radio dei primordi c’era ancora molta incertezza su dove piazzare il microfono, sulla distanza tra il cantante e gli strumentisti, eccetera; e leggendo lo splendido articolo di Alessandro tutto ciò trova puntuale conferma. Insomma, Belleli mi ispira così tanta simpatia che, da interista quale io sono, lo perdono perfino d’essere stato juventino... Più di così!». ◙ Mail di Paolo, intitolata Maligna: «Viste le Notizie, val bene vedere questa foto del 1930, con l’Orchestra Bluestar diretta da Barzizza. Angelini vi compare col sax tenore, e nella rastrelliera davanti a lui ha un violino, un sax alto, un oboe e un clarinetto. Un certo polistrumentismo era comune all’epoca, gli strumenti ad ancia sono meno difficili degli ottoni e degli archi. In ogni caso non credo che un direttore

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esigente come Barzizza avrebbe tenuto in orchestra qualcuno non in grado di suonare ad un buon livello». Eh sì: quella di Angelini modesto strimpellatore di vari strumenti è con ogni evidenza una malignità... E sappiamo bene da che pulpito ci arriva!

◙ Mail di Manuel: «Cari amici, domani, 7 Marzo, ricorrono 37 anni dalla morte del grande Raba: mi farebbe davvero un gran piacere che lo ricordassimo tutti insieme. Ho spiegato, molto brevemente, come fare nelle Notizie del nuovo sito, http://www.albertorabagliati.com/notizie, ma qui aggiungo che potete inviarmi il vostro “fiore” anche al mio indirizzo di e-mail. Vi allego un regalo , sperando di riaccendere la rabafiamma nei vostri cuori: proviene dall’album che Rabagliati registrò nel 1962 con l’Orchestra Gaslini. Visto che voce e che grinta anche dopo la mezza età? Questo Celentano non lo fa!». A noi personalmente farebbe piacere che qualche anima buona si recasse domani al Cimitero Flaminio di Roma per dare una ripulitina alla tomba, da anni dimenticata da tutti, del grande Raba, deponendovi magari qualche fiore fresco. Anche di quelli più economici... 7 Marzo 2011

◙ Antonio ci ha offerto un’altra incisione delle Lescano mancante nel nostro Archivio sonoro e si tratta questa volta di qualcosa di speciale: il fox-trot di Farra-Chiappo Guarany Guaranà che, se i numeri non ci ingannano, è la primissima incisione del Trio Lescano, realizzata nel 1936 con l’Orchestra Angelini. In effetti sia la sigla, GP 91913b, sia il numero di matrice, 151286 (la lettura dell’ultima cifra presenta qualche dubbio) confermano tale primogenitura. Si tenga presente che le quattro incisioni successive del ’36 (Bel moretto, Fiore del Tigrai, Contemplazione e Anna) hanno per

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numeri di matrice rispettivamente 151488, 151489, 151499 e 151500. La copia di Guarany Guaranà appena recuperata presenta alcuni seri problemi, ma il nostro Walter ha compiuto un’altra delle sue prodezze riuscendo a restituirci questo rarissimo brano in condizioni di discreta fruibilità, come dimostra la consueta anteprima che proponiamo ai nostri lettori. Che dire delle esordienti olandesine? Come tali se la cavano senz’altro bene (diremmo anzi meglio della stessa orchestra che le accompagna), ma è evidente che erano ancora in fase di rodaggio e definitiva messa a punto dei loro strepitosi mezzi vocali. Di lì a poco sarebbero infatti arrivati puntuali i primi capolavori assoluti, come Anna.

◙ Un lettore ci chiede quando contiamo di completare la pagina http://www.trio-lescano.it/etichette.html, che in effetti da parecchio tempo non... fa progressi ed è sempre “in allestimento”. Il lettore ha ragione e siamo i primi a dolerci di tale inconveniente, che non dipende assolutamente da una nostra presunta... pigrizia (in passato qualcuno ci ha perfino gratificati, sia pure per scherzo, con l’epiteto di “lavativi”). Il fatto è che negli ultimi mesi il sito ha innestato una marcia superiore (che potrebbe anche non essere l’ultima) cosicché il Curatore si è trovato sommerso di lavoro, ben più che in precedenza. Ogni giorno ci sono sempre incombenze urgenti da espletare, per cui le pagine in allestimento continuano malinconicamente a restare tali. Ci rendiamo tuttavia conto che l’argomento “etichette” è molto importante e non può dunque essere rinviato all’infinito. Abbiamo quindi deciso di sostituire la pagina attuale, bella ma impegnativa da allestire, con qualcosa di più sobrio, ma avente almeno il pregio dell’immediata completezza: un pdf, con le solite protezioni, nel quale sono state catalogate tutte le etichette che siamo finora riusciti a recuperare (chi ne possedesse altre a noi mancanti è vivamente pregato di inviarcele sotto forma di scansioni o nitide foto, in modalità macro). Per valorizzare al massimo i dati fondamentali contenuti in tali etichette, abbiamo predisposto tre elenchi, nei quali esse sono ordinate: 1) per titolo in ordine alfabetico, 2) per sigla, 3) per numero crescente di matrice. Quest’ultimo elenco è sicuramente il più significativo, in quanto

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è noto che solo la matrice permette di datare con precisione ogni incisione, sia pure solo in senso relativo: ma è già molto. 8 Marzo 2011

◙ I nostri lettori più attenti ricorderanno che in passato abbiamo analizzato più volte, anche in modo approfondito, à la loupe, le ultime due interviste concesse da Sandra Lescano nel 1985, rispettivamente a Natalia Aspesi e a Luciano Verre: interviste da noi riunite in un unico documento, assieme ad altre due realizzate in precedenza, aggiungendo in appendice anche l’essenziale dei nostri rilievi critici. In sostanza questi ultimi vertevano sull’attendibilità di certe affermazioni, che a noi parevano incredibili, contenute nelle due interviste. Di fronte al silenzio dei due giornalisti in questione, cui avevamo reiteratamente chiesto nel modo più cortese di fornirci delle spiegazioni al riguardo, avevamo ipotizzato che quelle che a noi apparivano delle evidenti falsità fossero il risultato della combinazione di una sorta di ingenua mitomania da parte di Sandra e di una certa qual “leggerezza” da parte dei due giornalisti che l’avevano intervistata. Ebbene, nell’Archivio Prato, di cui stiamo presentando un po’ per volta i “pezzi” da incorniciare, si trova un documento impressionante che getta una luce impietosa, ma a parer nostro chiarificatrice in maniera definitiva, su tutta questa vicenda, in verità assai poco edificante. Dopo la pubblicazione su «Gente» (n. 47, 22 Novembre 1985) dell’articolo-intervista di Luciano Verre, la vedova del M° Prato – che presumibilmente aveva letto poco tempo prima anche l’articolo di Natalia Aspesi su «La Repubblica» (26 Ottobre 1985, p. 26), al quale il Verre dovette in parte ispirarsi – scrisse una lettera alquanto risentita a Sandra Lescano, rimproverandola di non aver fatto nell’intervista alcun accenno ai meriti del marito nella loro riuscita artistica. È molto probabile che Sandra sia rimasta malissimo leggendo quella lettera (forse conservata tra le sue carte, che però non ci è ancora stato possibile esaminare da vicino), dato che prese la decisione di scrivere a sua volta alla signora Prato una lettera, per spiegarle come in realtà fossero andate le cose; solo che, ormai in non buone condizioni di salute e sentendosi anche insicura nell’uso della lingua italiana scritta, pregò una persona di fiducia, forse l’infermiera che l’assisteva o una vicina di casa, di scriverla per lei sotto dettatura, in stampatello, apponendo poi in calce, con grafia tremolante, la sua firma. Anzi, al posto di Alessandra Lescano, scrisse “Sorelle Lescano” con la palese intenzione di sottolineare il fatto che la faccenda riguardava tutte e tre le sorelle e non solo lei personalmente. Accompagnò quindi la lettera, che come si è detto si è conservata, con una foto pubblicitaria del Trio (quella realizzata nel ’43, presumibilmente l’ultima), scrivendo di suo pugno sul retro: “Con tanta simpatia, Sorelle Lescano”.

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Sandra Lescano all’epoca delle due interviste concesse a Natalia Aspesi e a Luciano Verre.

Vediamo ora cosa dice tale missiva, che riproduciamo qui in piccolo, unitamente al recto-verso della foto allegata; più sotto c’è la fedele trascrizione del testo della medesima.

Salso, 27/XII/1985

Gentile Signora, mi fa molto piacere sapere che altre persone, oltre [a] me, ricordano con affetto il Maestro Prato. Io non ho alcuna dimenticanza a cui rimediare, perché al signor Luciano Verre ho parlato tanto del Maestro e di ciò che ha fatto per me e per le mie sorelle. Purtroppo egli ha preferito scrivere delle menzogne inventate come che io sia ora povera, o che abbia ballato col Duce, o che il Principe di Savoia mi abbia mandato delle rose.

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Certo, si sa che questi fatti da telenovela fanno più notizia dei buoni sentimenti e della gratitudine. Spero di aver soddisfatto ogni sua curiosità. La saluto cordialmente Sorelle Lescano

Crediamo che questo documento sia chiarissimo e quindi ci asteniamo dal commentarlo, anche perché le nostre parole non sarebbero certo improntate a indulgente comprensione. Vorremmo solo che il “signor Luciano Verre” – come malgrado tutto lo chiama signorilmente la nostra cara Sandra – lo leggesse e ci inviasse poi due righe di rincrescimento per aver ceduto, ventisei anni fa, alla tentazione di fare uno scoop a spese di un’anziana ex-artista ormai alle soglie della pax aeterna, ma fino all’ultimo piena di composta dignità, da autentica regina: solo dello swing, d’accordo, ma pur sempre una Regina. ◙ Mail di Manuel: «Cari amici, vi segnalo che nelle Notizie del mio nuovo sito http://www.albertorabagliati.com/ c’è un dossier in pdf con gli articoli che ho raccolto nelle scorse settimane: sono tratti dai maggiori periodici italiani degli anni ’70. Sono rientrato da poco dal Cimitero Flaminio: ho portato al Nostro dei fiori e un saluto anche da parte vostra». ◙ Mail di Paolo: «Utilissimo il nuovo pdf che raggruppa finalmente matrici ed etichette. Eviterò di sfogliare decine di files... Mi sento a proposito di affermare quanto segue, per ciò che riguarda le matrici del disco DC 4054. Dal sito della DdS, Oggi si sposa mia sorella (lato A), la matrice è parzialmente visibile, ed assomiglia moltissimo a 51140. Questo è avvalorato dal fatto che il lato B, Sposiamoci in bicicletta, è sicuramente 51139. Le due incisioni sono dell’orchestra Angelini e provengono dallo stesso spettacolo: non avrei dunque dubbi. Il solito ferditrilly su eBay mette in vendita Una notte a Madera, di cui, se non erro, manca l’etichetta. Purtroppo la foto postata è illeggibile [come tutte le precedenti sue - NdC], ed ogni richiesta fatta a questo bel tipo di ottenere copie più nitide si è rivelata inutile... No comment!». 9 Marzo 2011

◙ Sono arrivate in Redazione moltissime mail, le quali esprimono tutte, con diverse sfumature, sentimenti di decisa riprovazione per ciò che è stato fatto alla povera Sandra Lescano nel lontano 1985. Noi siamo sulla stessa lunghezza d’onda, ma non vogliamo bandire crociate contro questo o quel giornalista più o meno famoso e “autorevole”, reo di preferire alla pura e semplice Verità i prodotti (scadenti) della propria fantasia (mediocre). A noi basta che chi ci segue abbia sotto gli occhi dei documenti autentici e incontrovertibili sui quali fondare il proprio giudizio critico e, al tempo stesso, farsi un’opinione esatta su certi personaggi del mondo della carta stampata di casa nostra. ◙ Francis ci segnala che su YouTube MrClimonmusica ha postato un videoclip con una copia assai fresca del “grottesco” di Petralia-Spadaro Invito alla caccia, inciso nel

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1941 da Odoardo Spadaro, Fausto Tommei, Michele Montanari e il Trio Lescano, accompagnati dall’Orchestra Petralia [http://www.youtube.com/watch?v=2veEPD5uvu4]. Avevamo nel nostro Archivio sonoro tale incisione, ma di bassissima qualità, per cui siamo ben lieti di poter operare la sostituzione. Il Trio Lescano vi ha comunque un ruolo insolitamente marginale, quasi come se non ci fosse: che ci sia, però, ce lo garantisce l’etichetta del disco:

Decisamente interessante questo canale, che punta sulla qualità. Il suo animatore è un buontempone (dichiara di avere 109 anni, la sua città è “quella dove è nato” e come professione indica “utente YouTube”), però ama la musica del passato, il che ce lo rende simpatico. Deve avere una bella collezione di dischi a 78 giri, scelti con cura... ◙ Mail di Massimo Baldino (www.ildiscobolo.net) al Curatore del nostro sito: «Caro amico, è da tempo che non ci scriviamo. Immagino colpa, per entrambi, dei nostri siti, che portano via molto del nostro tempo e delle nostre energie. Ma io ti penso, ti leggo ogni giorno e ti sono vicino... Eccoti alcune belle cose del nostro amico livornese, che continua ad aprirci il suo scrigno di antichi gioielli. Inoltre ho trovato un altro benefattore, che mi sta passando una montagna di materiale (persino troppo). Lo pubblicherò un po’ per volta (anche per non infastidire nessuno). Il tempo invece è tiranno. Oltre tutto c’è chi mi sta chiedendo una marea di dati e consulenze, ovviamente non remunerate: ma credo che questo faccia parte del gioco. I nostri siti sono ormai molto visibili, e quindi... Spero almeno di riuscire ad avere qualche soddisfazione (e sai bene che non mi riferisco al lato materiale). Ti abbraccio con grande affetto, Massimo». I sentimenti di amicizia e stima di Massimo sono anche i nostri, con in più un’ammirazione sconfinata per l’enorme lavoro che egli sta facendo nella preservazione del nostro patrimonio musicale. Senza Il discobolo, moltissimi cantanti e un numero incalcolabile di incisioni, non di rado dei capolavori, sarebbero sprofondati, probabilmente per sempre, nel più completo oblio: e se questo non è un grande merito verso la Cultura... Quanto alle “belle cose” che Massimo ha allegato alla sua mail, si tratta di incisioni rare di Meme Bianchi, delle quali ci è piaciuto in particolare il romantico tango

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Nuvole, che mette così bene in risalto la magnifica voce di questa cantante, forse non ancora valorizzata come merita.

10 Marzo 2011

◙ Virgilio Zanolla, attualmente il più entusiasta e attivo dei nostri collaboratori, ci ha fatto trovare oggi, quando di buon’ora abbiamo acceso il computer, questa graditissima mail: «Cari amici, fatemi gli auguri, perché stamattina è una ricorrenza per me speciale: il mio primo compleanno col sito. Esattamente un anno fa, infatti, il 10 marzo 2010, io inviavo la mia poesia In morte di Alessandra Lescano alla mail del sito, e il giorno stesso ricevevo una cortese missiva del suo Curatore. È cominciato tutto così: e se penso a ciò che sapevo allora sulle Lescano – qualcosa sapevo, per carità, perché le loro canzoni le amo fin dall’infanzia, e su di loro avevo comunque letto degli articoli – e a quanto so oggi... beh, diciamo che ho fatto un bel po’ di strada sul sentiero della verità, e tutto per merito vostro. Desideravo perciò ringraziarvi, e ringraziare tutti gli amici del sito, per la magnifica opportunità che lo stesso costituisce per tutti gli appassionati delle loro canzoni, e della canzone italiana di quegli anni: in proposito, non esiste nient’altro di così corposo, articolato e documentato, senza nulla togliere al lavoro spesso preziosissimo di altri pregevolissimi siti confratelli. Questo 2011, dal punto di vista delle nostre ricerche, si sta dimostrando un anno coi fiocchi. Dico perciò, ad ogni amico lescanofilo, che dobbiamo mettercela tutta: ormai, la possibilità di svelare molti degli ultimi ‘misteri’ che permangono sulle tre meravigliose sorelle olandesi è vicina». E non finisce qui. Virgilio ha voluto festeggiare la ricorrenza non solo con le belle parole testé riportate, ma anche con qualcos’altro. Avendo trovato il tempo, malgrado i suoi tanti impegni di lavoro, di fare delle ricerche “collaterali” al nostro tema di fondo, si è imbattuto, qualche mese fa, in un singolare personaggio della vita mondana – ma al tempo stesso anche culturale! – della Torino dei bei tempi andati: il dr. Rolando Tomasinelli, che ha avuto la ventura di conoscere da vicino Caterinetta Lescano, quand’era ancora giovanissima. Dai numerosi contatti avuti per portare

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avanti questa particolare ricerca, contatti che includono anche la simpaticissima vedova del medico, Virgilio ha ricavato abbastanza materiale per confezionare un articolo, molto piacevole da leggere, che ci ha spedito proprio ieri. Lo abbiamo inserito nella sezione Oggi parliamo di... ◙ Domani, venerdì 11 Marzo, le Sorelle Marinetti, dirette da Christian Schmitz, terranno un concerto al Teatro Colosseo di Torino. Siamo certi che tutti i nostri lettori che abitano in zona non si lasceranno sfuggire l’occasione per andare a godersi uno spettacolo di alta classe, che sta riscuotendo ovunque un meritato successo di pubblico e di critica. Per maggiori dettagli si veda il sito http://www.eventiesagre.it/Teatro_Teatro/21049097_Le+Sorelle+Marinetti.html. 11 Marzo 2011

◙ Conformemente a quanto annunciato il 25 Febbraio scorso, abbiamo ulteriormente arricchito il nostro Archivio dei Documenti mettendo in rete tre volumi completi, precisamente i due intitolati Assi e stelle della Radio (1941 e 1951) più Alberto Rabagliati, l’astro del microfono di Pietro Osso (1941). Il formato da noi scelto per questi libri, come pure per tutti gli altri finora pubblicati, è tale da consentirne un’agevole lettura, pur essendo, per ovvi motivi, di ridotte dimensioni. Raccomandiamo a quanti hanno la passione per le ricerche storiche di visitare anche la sottosezione intitolata Documenti vari / Miscellanea, perché contiene parecchie cose interessanti, come il dossier, aggiunto alcune settimane fa, sul vero autore della canzone C’è una chiesetta. Informiamo poi i nostri lettori che, aderendo alle tante richieste pervenuteci al riguardo, abbiamo deciso di pubblicare la pagina che consentirà un giorno di visionare tutto l’Archivio Prato, da noi acquisito di recente. Per ora abbiamo potuto attivare al suo interno solo due link, ma la pagina permette comunque di farsi un’idea della ricchezza di questo fondo. Si pensi che i documenti di vario genere, scansionati recto-verso (quando ovviamente è il caso), corrispondono a circa 250 files, mentre le pagine di musica, tra manoscritte e a stampa, ne comprendono poco meno di 300. Quella che, nelle Notizie del 12 Febbraio scorso, avevamo chiamato scherzosamente Operazione figli & nipoti si sta in realtà rivelando un’iniziativa quanto mai seria, entusiasmante e soprattutto fruttuosa. È grazie ad essa, infatti, che siamo già riusciti a localizzare numerosi archivi di artisti che, avendo collaborato con le Lescano, sono di nostro primario interesse; e nutriamo fondate speranze che altri ne vengano alla luce nei prossimi mesi, dato che i successi già ottenuti in questo campo sono il miglior incentivo per i nostri collaboratori a intensificare le ricerche in ogni direzione (il gioco è dei più appassionanti: provare per credere!). Va da sé che individuare un fondo, ricco o modesto che sia, è solo l’inizio di un lungo e non sempre facile percorso: bisogna recarsi sul posto, ispezionarlo e, col consenso dei suoi proprietari, trovare il modo di acquisirlo: non materialmente (la cosa non ci interessa affatto, giacché siamo studiosi e non collezionisti), bensì sotto forma di foto, fotocopie a colori o – la soluzione di gran lunga preferibile – scansioni ad alta definizione. Queste ultime si possono per fortuna realizzare con relativa facilità grazie

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alla presenza ovunque delle copisterie, di solito ben equipaggiate per fare un ottimo lavoro in tempi rapidi e ad un costo assai contenuto. Dove vive il Curatore, ad esempio, una di queste copisterie, dotata di apparecchiature modernissime e superveloci, fa delle scansioni perfette in formato jpg (a 300 dpi, sufficienti al nostro scopo) per soli 5 centesimi a scansione (di un foglio A4 o A3, è indifferente). Così un bel fascicolo con un centinaio di documenti originali si può scansionare, a due, tre o addirittura quattro per volta, in pochi minuti, consentendoci di averlo, salvato in una comoda chiavetta, al costo di un trancio di pizza o di un arancino siciliano, di quelli squisitissimi che Manuel ci ha fatto degustare a Roma! ◙ Ieri Rai Storia aveva annunciato nel suo palinsesto, in orario sia pomeridiano che serale, una trasmissione per noi allettante:

Per, per ragioni che solo l’Onnipotente è in grado di conoscere, il palinsesto è stato cambiato senza alcun preavviso: al posto del documentario che tutti i lescanofili avrebbero visto con piacere (o rivisto se – come crediamo – si tratta di Tulip Time) è stata mandata in onda una noiosissima trasmissione di guerra con relativi squallidi retroscena. Che dire? Mamma Rai non si smentisce mai (fa anche rima)... 12 Marzo 2011

◙ Nell’Archivio Prato non potevano mancare delle foto, ed effettivamente esso ne comprende una cinquantina, quasi tutte inedite, le quali spaziano dagli anni giovanili del Maestro fino 1949, anno della sua morte così prematura. Sei foto, di grande formato e tutte realizzate da Bertazzini, si riferiscono appunto al funerale di Prato, celebrato con grande partecipazione di folla (si riconoscono tra i presenti il M° Angelini, il M° Gallino e altri) ma in forma civile, perché egli era notoriamente massone, come risulta anche dal necrologio apparso su «La Nuova Stampa» (5 Febbraio 1949, p. 4):

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Quest’ampia galleria di immagini ci mostra i vari aspetti e momenti della vita del Maestro: gli anni giovanili, il suo lavoro di insegnante di canto all’Eiar, la sua attività di pianista e leader di complessi di impronta jazzistica, poi il servizio militare, la prigionia in Germania ed infine il ritorno alla sua specialità di scopritore e preparatore di nuovi talenti canori, questa volta in Rai. Le sue ultime foto, che troviamo in vari documenti di identità – c’è perfino il porto d’armi, per poter circolare con in tasca “una pistola automatica per difesa personale” – lo mostrano notevolmente appesantito e quasi irriconoscibile rispetto a com’era al suo ritorno dalla Germania dove, tutto sommato, non era stato trattato male:

Carlo Prato nel 1945 e due anni dopo.

Tra le foto di ambito familiare appare particolarmente suggestiva quella scattata il giorno del suo matrimonio (sul retro è segnata la data: 27.IX.1930) con Giuseppina Vernetti, da lui chiamata affettuosamente Giusa. Prato aveva solo 21 anni e la sposa 23. Un’unione felice, la loro, ma disgraziatamente funestata da un lutto inconsolabile: la perdita, a poche settimane di vita, del loro unico figlio.

Giuseppina Vernetti e Carlo Prato sposi.

Come talent scout e pianista preparatore di cantanti, Prato fu una vera istituzione nella sede torinese, prima dell’Eiar e poi della Rai. In anni in cui la meritocrazia non era certo un optional come oggigiorno, egli, benché fosse di carattere buono e gioviale, si

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mostrò sempre severissimo, a volte fino alla spietatezza, nel giudicare gli aspiranti artisti. Ma quelli che giudicava provvisti di talento e voglia di lavorare sodo li prendeva sotto la sua ala protettrice e, una volta pronti, li lanciava nel mondo della canzone con la certezza che avrebbero fatto strada. Non si contano gli allievi che ebbe, quasi tutti diventati famosi, e molti di loro gli testimoniarono il loro affetto e la loro riconoscenza (allora si usava farlo) lasciandogli in ricordo una foto con dedica. Eccome alcune presenti nel suo Archivio:

Particolarmente spiritose e colme di affetto le due dediche scritte dai componenti del Quartetto Cetra. La prima (foto orizzontale) dice: «Roma, 8 gennaio 1942 Al nostro padre putativo Carlo Prato che, quando la radio trasmette “Cuore contro cuore”, da una casetta piccina tocca il cielo con il dito fischiando “El viejo Pedro”. Quartetto Cetra Enrico De Angelis, Giovanni Giacobetti, Enrico Gentile, Virgilio Savona». L’altra (foto verticale) risale ad un periodo successivo, quando Felice Chiusano rimpiazzò Enrico Gentile, chiamato sotto le armi. È scritta con inchiostro verde, a mo’ di fumetto, e i quattro dicono in successione: De Angelis: Lo sai che tra poco andremo a Torino? Giacobetti: Per fare cosa? Chiusano: Che domande stupide... Savona: Par andare a trovare Prato. Ai loro piedi è disegnato uno zerbino, sul quale campeggia la parola SALVE. Toccante anche la dedica delle Lescano: «Al sempre nostro caro e grande Maestro

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Carlo Prato che si ricordo [sic] sempre delle sue allieve Sandra, Giuditta e Kitty Lescano. 1943.XXI°».

Ma veniamo infine a quella che senz’altro è l’immagine più seducente della raccolta, anzi diciamo pure il gioiello più sfavillante dell’intero Archivio Prato: una foto pubblicitaria dalla composizione ed esecuzione magistrali: non grande (cm 12x17), ma nitida e perfettamente conservata, una foto, insomma, che ogni lescanofilo che si rispetti sarebbe felice e contento di incorniciare e sistemare in bella evidenza nel salotto di casa. Essa non è firmata, ma Virgilio, che ha avuto il privilegio di contemplarla per primo, rimanendone letteralmente stregato, ritiene che sia stata realizzata nei locali del rinomato negozio di strumenti musicali Chiappo, dove Prato faceva abitualmente lezione o provava con i cantanti. In effetti si può leggere – anche se con una certa difficoltà – la seguente dedica, scritta con la penna stilografica direttamente sulla foto: «A Dionigi ed Enrico Chiappo in riconoscenza corale [?]». Più sotto e a destra ci sono le firme: Sorelle Lescano, G. Funaro e Carlo Prato. Ma ecco la foto, con i ritratti ingranditi dei personaggi raffigurati:

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È possibile datare questa foto? In mancanza di scritte o annotazioni sul retro, possiamo confrontarla con un’altra foto pubblicitaria ormai famosa: quella eseguita, sempre a Torino, da Mangini e rinvenuta nel Fondo Portino (ora di proprietà dell’amico Giorgio Bozzo); essa risale all’epoca dei primi successi discografici del Trio Lescano (fine del ’36 - inizio del ’37). Se focalizziamo la nostra attenzione sul volto di Caterinetta si vede bene che tra le due immagini dev’essere trascorso all’incirca un anno, dal momento che nella prima la minore delle sorelle appare ancora adolescente, mentre nella seconda è già donna fatta.

Se le cose stanno così, la foto pubblicitaria dell’Archivio Prato è dunque la prima in assoluto di quelle dello stesso genere, assai numerose, realizzate dal Trio Lescano originale nel corso della sua breve, ma intensa carriera (1936-1943). In questo caso le vediamo ritratte assieme al Quartetto Jazz Prato, composto, oltre che dal Nostro, da Giuseppe Funaro, Nazzareno Rainieri e Luigi Gozzi. A quanto pare Funaro, che suonava (tra l’altro) il contrabbasso, sarebbe il primo a sinistra, ma sull’identificazione certa di questi tre strumentisti e cantanti (v. le Notizie del 14 Dicembre 2010) le ricerche sono tutt’ora in corso, anche se la soluzione sembra essere finalmente a portata di mano: potrebbe fornircela un testimone oculare che incontreremo durante il viaggio che inizia domani. ◙ Mail di Walter: «Mi capita ogni tanto di gironzolare nell’Archivio Sonoro del sito e di trovare delle chicche che non conoscevo e che mi sorprendono e affascinano. È il caso de Il silenzio è d’oro che, una volta tanto, è il riversamento da un disco in buone condizioni. Qui le voci sono pulite e chiare, l’orchestra suona brillantemente e l’arrangiamento è molto “attuale”. Che vogliamo di più...?». Walter ha perfettamente ragione e la piacevolissima canzone di Prato-Valabrega (DC 4152, 1942) è di quelle che meritano senz’altro di venir tratte dall’oblio: proponiamo come anteprima la sequenza in scat, in cui le olandesine sono davvero scatenate. Prato-Valabrega: sì, il pianista-preparatore di tanti cantanti di successo, del quale ci occupiamo da vicino in questi giorni, era anche un ottimo compositore, e lo dimostra in brani come questo o come Cuore contro cuore, forse il suo capolavoro. Egli amava collaborare specialmente col suo fraterno amico e quasi coetaneo Mario Valabrega (Torino, 1904 - Torino, 1950), eccellente autore di testi: nell’Archivio Prato si conserva una sua foto giovanile, in cui lo si vede, nel fiore degli anni, al mare assieme alla moglie e a Giusa Prato (in costume scuro). È probabile che questa istantanea sia

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stata scattata dallo stesso Maestro, giacché un’altra foto dello stesso gruppo lo mostra pure lui giovanissimo e in costume da bagno.

◙ Mail di Giancarlo Fochesato: « Strepitoso il ritrovamento dell’Archivio Prato ! E che frutti si sono visti di già. Complimenti a tutta la squadra di ricercatori. Nella lettera di Sandra Lescano alla vedova del M° Prato, scritta (o dettata o ispirata) nel dicembre 1985, un dettaglio mi ha colpito : l’uso, nel finale, del termine ‘telenovela’ (“questi fatti da telenovela”), da parte di una 75enne quale era allora Sandra Lescano. Per scrupolo ‘filologico’, ho voluto controllare. Wikipendia attesta che, effettivamente, “la prima telenovela apparsa in Italia su una rete privata è stata La schiava Isaura, produzione brasiliana trasmessa da Rete 4 [...] a partire dal gennaio 1982”. Dunque, in quattro anni il successo del genere anche da noi fu tale da rendere la parola telenovela di uso corrente, anche in bocca ad un’anziana signora e per di più straniera. Probabile che, come per molte persone anziane, le telenovelas abbiano rappresentato per Sandra Lescano un riempitivo della giornata e un aiuto a mitigare la solitudine». ◙ Mail di Tito Zaggia: «Ho letto le ultime Notizie di oggi e devo dirvi che sono sbalordito da tutto quel ben di Dio che siete riusciti a procurarvi sul Maestro Prato, e che noi tutti siamo impazienti di conoscere presto! So che avrete bisogno di tempo, il lavoro da fare è enorme, ma ne vale certamente la pena! Mi sono gustato le foto del funerale: ho riconosciuto qualche personaggio famoso. Cambiando discorso, che dire dell’ennesima presa per i fondelli di mamma Rai? Chissà quante persone sono rimaste incollate davanti alla TV o al computer, in attesa della trasmissione sul nostro Trio. Era annunciata sui programmi Rai e fino a tardi ho ingenuamente sperato che si trattasse del solito ritardo all’italiana, ma poi ho capito che il palinsesto era stato cambiato. Ho dato una sbirciatina ai futuri programmi di Rai Storia, ma non ho letto nessun titolo che ricordasse la trasmissione annunciata».

Questa rubrica rimane chiusa da domani fino al 20 Marzo compreso, perché il Curatore parte per la terza “missione speciale”, assieme al suo fidato collaboratore Alessandro Rigacci. A differenza delle prime due, che avevano un’unica meta, questa missione sarà più lunga e impegnativa, dato che i nuovi archivi di famiglia che sono stati localizzati si trovano sparsi qua e là.

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21 Marzo 2011

◙ Dal 12 u. s. la nostra cara e indimenticabile Nilla Pizzi dimora per l’eternità nel Cielo degli Artisti. Anche noi vogliamo ricordarla con questa bella foto, rinvenuta pochi giorni fa nel corso della nostra missione: in essa la Regina della Canzone è accanto al M° Giovanni D’Anzi, che fu sempre un suo fervente ammiratore.

Nilla Pizzi In memoriam

Alessandro, dal canto suo, che di Nilla è sempre stato, sin dall’... infanzia, un unconditional fan, entrando poi col tempo a far parte della ristretta cerchia dei suoi amici più cari e fedeli, ha predisposto un omaggio corale, corredato da una pregevole galleria di foto [http://www.trio-lescano.it/pdf/Ricordo_di_Nilla_Pizzi.pdf]. ◙ Abbiamo il piacere di annunciare che anche la terza missione ha avuto pieno successo. Grazie alla perfetta preparazione di ogni incontro predisposta da Virgilio Zanolla, il Curatore, assistito da Alessandro Rigacci e da Stefano Paggioro, aggiuntosi all’ultimo momento, ha potuto infatti esaminare con calma ben cinque archivi di Artisti dell’epoca delle Lescano, amorevolmente custoditi dai relativi familiari i cui nomi, per motivi di doverosa riservatezza, non possiamo rivelare qui, almeno per ora. Tutti questi fondi si sono rivelati assai cospicui, per cui è subito apparsa evidente l’impossibilità pratica di acquisirli in blocco nel corso di una prima ricognizione esplorativa. Abbiamo quindi provveduto a fotografare subito i documenti più significativi di ogni archivio (siamo discretamente attrezzati per eseguire un lavoro del genere a livello semi-professionale), ripromettendoci di studiare il modo migliore per completarne l’acquisizione digitale in un secondo tempo, magari con l’intervento di collaboratori fidati che abitino in zona. L’ultimo degli archivi da noi visionati era però alquanto diverso dagli altri, essendo costituito principalmente da circa 200 foto di vario tipo e formato, tutte sciolte e quindi facilmente scansionabili. Tra di esse Alessandro ne ha subito adocchiate, con visibile commozione, ben quattro con le Lescano, mai viste prima da nessuna parte!

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Due di queste sono magnifiche foto pubblicitarie, di grandi dimensioni e fascino irresistibile: presto le mostreremo, analizzandole nel dettaglio (Virgilio sta intanto facendo ricerche intensive sul fotografo che ha realizzato la più antica delle due, che è anche la più spettacolare), e siamo assolutamente certi che esse non mancheranno di incantare ogni lescanofilo, come hanno subito incantato noi che le abbiamo ammirate per primi.

Nell’appartamento di Lidia Martorana, in visita di cortesia:

il Curatore, la Signora, Stefano e Alessandro. Terminata una prima elaborazione delle scansioni – tutte ad alta definizione – di tale archivio, nonché delle centinaia e centinaia di foto digitali scattate durante la visita agli archivi precedenti, cominceremo a far vedere, commentandoli, i ‘pezzi’ di maggior pregio o interesse storico che abbiamo acquisito, fermo restando che la tappa finale del nostro percorso sarà la pubblicazione integrale di tutti i suddetti archivi nelle sezioni pertinenti del sito: l’Archivio dei Documenti o la Fototeca. Non siamo però in grado di precisare quando ciò avverrà, perché il compito che ci attende non è di quelli che si possano realizzare in quattro e quattr’otto, specie se si è perfezionisti, come lo siamo noi (e qualcuno dice a livello maniacale...). Inoltre il lavoro di definitiva sistemazione dei moltissimi materiali acquisiti la settimana scorsa andrà ad aggiungersi a quello, ormai a buon punto ma non ancora ultimato, relativo agli Archivi Prato e Donà: insomma il Curatore sarà molto impegnato nei prossimi mesi, perciò dovrà necessariamente ridimensionare certe sue incombenze come la corrispondenza, che finora ha sempre evaso in giornata e senza economia di tempo.

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D’ora in poi sarà invece obbligato a rispondere a tutti in stile telegrafico, rimandando gli scriventi all’Archivio delle Notizie ogni volta che un determinato argomento vi sia già stato trattato in maniera esauriente. Il Curatore fa appello alla sensibilità dei lettori, affinché comprendano le ragioni di tale inevitabile scelta. Nel frattempo, giusto per dare un’idea delle belle cose che abbiamo portato a casa dall’ultima missione, siamo lieti di offrire ai nostri aficionados una splendida foto: non come al solito in formato ridotto, bensì, per una volta, di grandi dimensioni, così da poter essere utilizzata, volendo, come sfondo per il desktop del proprio computer. L ’abbiamo scelta perché riteniamo che essa mostri con l’evidenza delle immagini il clima di rilassata allegria e di sano cameratismo che doveva regnare alla radio al tempo dell’Eiar.

I personaggi sulla destra non hanno certo bisogno di presentazione, quanto a quelli sulla sinistra si tratta nell’ordine di Agata Vita e di una cantante uscita dal Concorso di Voci Nuove del 1941. L’uomo accanto a Bonino è il pianista accompagnatore, che però non è stato possibile identificare. ◙ Renato P. Allison, con i buoni uffici di Manuel, ci ha offerto due incisioni del Trio Lescano che mancavano nel nostro Archivio sonoro. La prima è il fox-trot di Barzizza-Borella Cow Boy (Cavaliere della pampa), inciso nel 1937 dalle olandesine accompagnate dall’Orchestra Barzizza (disco GP 92199a, matrice 151920). Manuel definisce questa canzone un capolavoro, trovandola “estrosa, simpatica, colorata, chiaramente barzizziana...”, come risulta dall’ascolto dell’anteprima.

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L’altra canzone è il ritmo lento di Chiocchio-Tettoni Canzone romantica, inciso dagli stessi interpreti cinque anni dopo (disco IT 1014a, matrice 50991). Anche questa performance delle Lescano è piaciuta molto al nostro Manuel, che su di essa scrive: “Io la trovo particolarmente significativa, anche perché è una di quelle in cui le Lescano cantano per quasi tutta la durata del brano (insomma, non la solita ‘strofetta’). L’impasto vocale, che si sente benissimo e si può apprezzare nella sua pienezza, è di un virtuosismo che lascia senza parole. Le Lescano sono qui all’apice della bravura: cantano con voce piena, limpida, brillante (tra l’altro, emerge particolarmente quella di Giuditta). Il loro nome dovrebbe figurare a caratteri cubitali in tutti i libri di storia della musica leggera...”. Come anteprima proponiamo l’ascolto dell’ultima ripresa del ritornello, con la cadenza finale. 22 Marzo 2011

◙ Mail di Lea Vergesi: «Amici carissimi, mi rifaccio viva dopo un bel po’ di tempo (ho avuto vari problemi, fortunatamente ora in parte risolti) perché desidero congratularmi con tutti voi per i grandiosi progressi che avete compiuto negli ultimi mesi. È incredibile la quantità di nuove informazioni, foto, incisioni e materiali vari che siete riusciti a recuperare, a riprova di quanto sia vero il vecchio detto: “chi cerca trova”. Naturalmente ritengo anch’io di basilare importanza l’acquisizione dell’archivio del M° Carlo Prato, che tanta parte ebbe nella vicenda artistica, ma anche umana, delle nostre sorelline, e a questo proposito vi sarei grata se poteste soddisfare una mia curiosità. Mi è sempre piaciuta da morire la canzone Cuore contro cuore, da lui composta in collaborazione col suo fraterno amico Mario Valabrega e magicamente interpretata da Rabagliati col Trio Lescano, in quel momento all’apice della forma e del loro giovanile entusiasmo: si può ben dire che questa canzone, così fresca ed ispirata sia nel testo che nella melodia, sia un inno al magico binomio gioia-amore nella più inebriante stagione della vita. Ebbene, gradirei sapere se nel suddetto archivio si trovano documenti relativi a tale composizione, che a mio modestissimo parere è la più pregevole tra quelle lasciateci da Prato. Vi ringrazio in anticipo e vi abbraccio con affetto».

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Siamo lieti di poter rispondere affermativamente alla nostra amica, che in passato ci ha più volte deliziati con le sue lunghe mail, sempre ricche di spunti e osservazioni intelligenti. Sì, nell’Archivio Prato ci sono vari riferimenti a questa canzone, che evidentemente lo stesso compositore giudicava tra le sue migliori. In particolare vi sono conservati due manoscritti autografi, il primo di due pagine e il secondo di tre, con gli spartiti originali, in tonalità diverse (rispettivamente Re maggiore e Sib maggiore), di Cuore contro cuore. Il secondo è senza dubbio il più interessante, perché contiene delle annotazioni sull’accompagnamento orchestrale che l’Autore aveva in mente. Esso ci fornisce dunque la prova che Prato partecipava attivamente all’impostazione dell’arrangiamento delle sue canzoni, quale che fosse l’arrangiatore (lo stesso Barzizza o Astore, per l’Orchestra Angelini) che si incaricava poi di realizzarlo compiutamente.

I due spartiti manoscritti di Cuore contro cuore nell’Archivio Prato.

◙ Mail di Virgilio: «Ecco un’interessante intervista-ricordo di Angelini, tratta dal n. 22 di “Annabella” del 31 Maggio 1959, p. 10. Il servizio-inchiesta, non firmato, dal titolo La scelta della mia vita, comprende anche – tra i cantanti leggeri – Achille Togliani, Arturo Testa, Claudio Villa e Wilma De Angelis (la quale racconta che fu scoperta da Cosimo Di Ceglie)».

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Questo documento è importante perché smentisce la diceria secondo la quale Angelini sarebbe stato un istintivo, quasi a digiuno di studi musicali. Il Maestro di Crescentino afferma invece che da giovane prese con una certa continuità lezioni private di violino, verosimilmente da un insegnante qualificato, e non c’è motivo di dubitare delle sue parole. Non si vede infatti come avrebbe potuto farsi assumere in un’orchestra, che si esibiva nella rinomata Sala Gay di Torino, se fosse stato solo un modesto strimpellatore. Doveva insomma aver raggiunto col violino un ottimo livello, se riuscì a far subito colpo sul direttore di quell’orchestra, che lo volle con sé stabilmente, remuneraldolo come gli altri suoi orchestrali. ◙ Mail di Paolo: «Per la foto di gruppo pubblicata delle Notizie di ieri, la seconda cantante a sinistra sembrerebbe essere Bruna Ballarin (cfr. “Il Canzoniere della Radio” n. 63).

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Vorrei ricordare ancora la foto di Rusconi, da inserire negli Autori italiani (cfr. “Assi e stelle della Radio”, 1941, p. 49)».

Ci pare che l’identificazione di Paolo non sollevi dubbi, quanto a Rusconi abbiamo subito provveduto ad inserirne la foto. 23 Marzo 2011

◙ Mail di Paolo: «Amici, sono incappato per caso in un sito tenuto da Marco Clerici, che altri non è che il nipote di Alfredo Clerici e Alda Mangini: http://www.marcoclerici.com/una_storia_di_famiglia.html. C’è qualche foto interessante. Mi sono affrettato a contattarlo, non si sa mai, potrebbe avere Ci credo e non ci credo (GP 93140), inciso nel ’40 della nonna col Trio Lescano e tuttora mancante nel nostro Archivio sonoro».

Marco Clerici (Vigevano, 1973).

◙ Francis ci segnala che su eBay g_plz vende, ad un prezzo modicissimo, il ‘mandolino’ della canzone fox-trot di Marf e Lao-Shor Non me ne importa niente, inciso nel 1938 dal Trio Lescano con l’Orchestra Barzizza. La piacevole copertina, dallo stile inconfondibile, è opera di Nisa. Questa notizia non mancherà di suscitare l’interesse del nostro buon amico Giorgio Zoffoli, grande studioso dell’autore di testi Marf (al secolo Mario Bonavita).

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◙ Mail di Virgilio: «Amici, ecco un bell’articolo di Nizza in occasione del 35° compleanno della radio: articolo il quale - oibò! - m’avvedo adesso che cita anche le nostre Lescano, e dunque ha pieno diritto d’essere inserito nella loro Bibliografia; su di esse dice, tra l’altro, una cosa interessantissima, anche se – ancora una volta – mette in mezzo impropriamente quegli impiastri delle Andrews Sisters. [...]. Ecco i dati bibliografici completi: Angelo NIZZA, La Radio compie 35 anni; in “Tutta Radio Tutta TV”, numero unico di 200 pagine, supplemento al “Radiocorriere TV” n. 52 del 25/31 Dicembre 1960, pp. 8-13». http://www.trio-lescano.it/archivio_documenti/NIZZA_La_Radio_compie_35_anni.pdf ◙ Roby è stato contattato da un collezionista in possesso del disco GP 92393 in ottime condizioni, contenente due canzoni (Malinconia e L’orologio dell’amore) che mancano entrambe nel nostro Archivio sonoro. Siccome questo signore si è dichiarato disposto a vendercelo, sono state prontamente avviate trattative per l’acquisto di tale disco, per noi prezioso. Il suo interesse è accresciuto dal fatto che una delle due etichette è autografata dalle Lescano, a penna con inchiostro bianco. Speriamo che l’acquisizione vada a buon fine.

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24 Marzo 2011

◙ Walter, continuando la sua sistematica e fruttuosa esplorazione dell’Archivio sonoro del sito, ha scovato e restaurato da par suo un’altra canzone delle Lescano assai poco nota, ma senz’altro meritevole di tutta la nostra attenzione. Stiamo parlando dell’one-step Non è lillà (rosa non è), da loro inciso nel 1939 su disco Parlophon (GP 92726b, matrice 154000).

Vari sono motivi che ci spingono a dare di questa canzone un giudizio molto favorevole: il testo di Nisa è originale, la melodia di Asti (purtroppo nulla sappiamo di questo compositore) è piacevole e ben ritmata, l’arrangiamento di Barzizza è a dir poco smagliante, specie nella lunga introduzione orchestrale, e, dulcis in fundo, le nostre sorelline sono più ammalianti che mai. Tra l’altro abbiamo qui l’opportunità di cogliere meglio che altrove le caratteristiche della voce di Alessandra, dato che la strofa è cantata da lei sola: una voce dolce e intonatissima, la sua, ma purtroppo con fastidiosi difetti di pronuncia – e non vezzi, come nel caso di Giuditta – più evidenti che nelle sorelle, difetti che si ritrovano tali e quali nel documento sonoro che abbiamo in archivio. Forse è proprio per questo motivo che Sandra, nella formazione originale del Trio, fu poco utilizzata come solista, malgrado la gradevolezza della sua voce sul piano strettamente musicale. Come di consueto proponiamo una significativa anteprima della parte cantata di Non è lillà (rosa non è). ◙ Durante la nostra ultima missione ci era giunta la notizia che esistesse negli archivi dell’Istituto Luce un filmato nel quale, per pochi secondi, si vede il M° Prato mentre dirige un’orchestra. Che non si trattasse dell’ennesima affermazione campata in aria, lo provava questo fotogramma consegnatoci dal nostro informatore: in esso si riconosce senza alcun dubbio il pianista (il secondo da sinistra), assieme a dei militari; in primo piano c’è un gerarca fascista, con la testa quasi completamente girata.

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Abbiamo allora allertato i nostri migliori segugi (Alessandro, Paolo e Virgilio), i quali, identificato subito nel gerarca Alessandro Pavolini (Firenze, 1903 - Dongo, 1945), non hanno tardato a reperire il filmato in questione. Si tratta del Giornale Luce C0271 del 13 Agosto 1942, intitolato Roma - Inaugurazione della Radio del Combattente alla presenza del ministro Pavolini. Esso si può visionare a bassa risoluzione nel sito www.archivioluce.it: la sequenza con Prato dura solo pochi secondi, ma è comunque un documento impressionante, perché ci restituisce, colto sul vivo, il vigoroso gesto direttoriale del nostro musicista. Chi volesse divertirsi ad esplorare l’Archivio Cinematografico dell’Istituto Luce scoprirebbe parecchie cose interessanti, come i filmati con i nostri beniamini: stupendo quello intitolato L’incisione di un disco cantato da Meme Bianchi (1939). Va da sé che questo materiale è già largamente noto a molti appassionati (Manuel, ad esempio, conosce perfettamente tutti i filmati in cui compare Rabagliati, il suo idolo), tuttavia può essere che tale opportunità sia finora sfuggita a certuni: è a loro beneficio che, su invito di Virgilio, la segnaliamo. Attenzione però agli errori (Meme e non Memè...) o, peggio ancora, alle bufale! Se ad esempio digitiamo Trio Lescano nel motore di ricerca interno, compaiono due voci: 1) il film-documentario Ecco la radio. Panorama di una giornata radiofonica realizzata con il concorso degli artisti, dei maestri [...] 1940 - D000901; 2) il cinegiornale de “La Settimana Incom” Nel mondo della radio: Radiofortuna 1948. 20/02/1948 - I012304; sulla prima voce non c’è nulla da obiettare, quanto alla seconda sì, perché non è il Trio Lescano, bensì il Trio Aurora che si vede per qualche istante. ◙ Paolo ci segnala l’opportunità di sostituire, nelle pagine dedicate agli Autori italiani, le foto di Frati, Mariotti e Rizza, utilizzando quelle, di ben migliore qualità, reperibili nel volume Assi e stelle della Radio (1941), da noi messo integralmente in rete poco tempo fa. Abbiamo subito provveduto ad operare tali sostituzioni ed invitiamo i nostri lettori a segnalarci altre immagini da rimpiazzare.

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25 Marzo 2011

◙ A proposito dell’autore (S. Asti) della musica di Non è lillà, di cui abbiamo parlato ieri, Paolo ha fatto una ricerca nel sito della Library of Congress, precisamente nel Catalog of Copyright Entries - Copyright Office, e vi ha trovato una Sandra Asti, classe 1912, autrice di Fioraia della Scala, Credi e, appunto, Non è lillà. La Siae, dal canto suo, dà una Asti Alessandra Modesta (1510066) che ha lavorato con vari autori dell’epoca, quali Di Ceglie, Bertini, Nisa, Leonardi, ecc. Da notare che in tutte le opere essa non compare col proprio nome, ma come “avente diritto non amministrato”, qualunque cosa ciò voglia significare. Vito è subito intervenuto nella discussione per spiegarci che questa formula misteriosa sta ad indicare quegli autori che, essendosi iscritti alla Siae ed avendo depositato alcune canzoni, ad un certo punto hanno smesso di pagare – loro stessi o i loro eredi – la robusta tassa annuale di iscrizione, nel qual caso la Siae non paga più a nessuno i diritti d’autore. Ricerche successive hanno consentito a Paolo di appurare che la compositrice Sandra Asti ha collaborato persino con Mogol, in particolare in una bella canzone cantata da Fred Bongusto: Chi ci sarà dopo di te, del 1964. Lo attestano i registri dell’Ascap, anche se molti siti (incluso YouTube) danno come compositore della musica il bassista Mario Scotti (Torino, 1945 - Roma, 2001), che nel 1964 era piuttosto giovane e non risulta né alla Siae né all’Ascap. Ulteriore precisazione di Vito: «Quello su Mario Scotti è un errore evidente: nel 1964 egli era ancora a Torino e suonava con Franco Tozzi, non scriveva sicuramente canzoni... Chi ci sarà dopo di te dovrebbe essere stata incisa anche da Bobby Solo». ◙ In occasione della visita di cortesia che abbiamo avuto il piacere di fare alla signora Lidia Martorana (v. le Notizie del 21 Marzo scorso), ci è stato concesso il privilegio di ammirare il ricco archivio personale che essa custodisce nella sua abitazione. Comprensibilmente, essa ne è molto gelosa, essendo la testimonianza tangibile di tutta una vita dedicata alla musica. Questo archivio comprende di tutto (foto, lettere, ritagli di giornali e periodici, libri, spartiti, dischi a 78, 45 e 33 giri, musicassette, videocassette, cd, ecc.) ed è relativo sia alla carriera della signora Martorana che a quella del marito, il cantante Elio Lotti (1921-2003). Non mancano inoltre materiali su altri artisti, come Natalino Otto, di cui Lotti era primo cugino. Persona di rara affabilità e cortesia, la signora Lidia, benché sofferente per i postumi di un impegnativo intervento odontoiatrico, ci ha intrattenuti per più di due ore sulla sua carriera artistica, prima come componente del Trio Aurora, poi come cantante solista in numerose compagini orchestrali. Verso la fine della visita il Curatore ha avuto il permesso di riprendere con la sua Canon digitale un’ampia scelta di foto conservate in due grossi album. I relativi files sono poi stati da lui rielaborati, accuratamente restaurati e quindi sistemati nella nostra Fototeca, in un pdf con le stesse caratteristiche degli altri [http://www.trio-lescano.it/fototeca/archivio_lidia_martorana.pdf].

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Sopra: il Trio Aurora (1939-1943); sotto: Lidia Martorana col marito, Elio Lotti.

Proprio in questi giorni il nostro caro amico Massimo Baldino ci ha offerto un’ampia selezione degli ultimi arrivi in fatto di incisioni degli anni Quaranta-Cinquanta, fra cui anche alcune della Martorana. Tra queste ci è piaciuta in modo particolare la sua interpretazione di Quella cosa (chiamata amore), versione italiana dell’immortale song di Cole Porter What is This Thing Called Love? Siamo lieti di farla ascoltare in anteprima. ◙ Mail da Torino di Vito Vita: «Questa mattina sono stato al Cimitero Monumentale e, nel reparto dei defunti cremati (gestito dalla Socrem) ho effettuato le fotografie della tomba di Giuseppina Dadduzio, del Trio Aurora. Come si vede, è sepolta con il marito.

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Sono poi andato all’Ufficio Informazioni per capire qualcosa in merito ai dati della sepoltura di Mario Valabrega (cosa significasse in particolare la dicitura: “Camera 0122 - Zona: Deposito Resti - Stanza S - Scaffale 16 Parete T”, che si legge nel sito del Cimitero ). Mi hanno spiegato che è il luogo dove vengono deposti i defunti esumati, alla scadenza del tempo previsto, dalla sepoltura in cui si trovano, prima di essere portati all’ossario comune. Questo quando non siano reperibili eventuali parenti del defunto disposti a pagare l’ulteriore acquisto di una tomba, e pare che sia questo il caso di Valabrega. Non è possibile visionare (né, tantomeno, fotografare...) questi resti. C’è una piccola incongruenza di un giorno o due: infatti all’impiegata Valabrega risultava defunto il 16 Giugno del 1950, mentre dal necrologio su “La Stampa” avevo dedotto che doveva essere mancato il 14».

Personalmente troviamo di un’indicibile tristezza (ma anche vergogna...) che i resti mortali di un Artista come Mario Valabrega, che non è un Carneade qualsiasi nella Storia della Canzone Italiana, debbano presto finire nella fossa comune, senza avere il riconoscimento postumo di un piccolo loculo che li conservi, perpetuandone la memoria. Siamo dell’avviso che la benemerita legge Bacchelli (n. 440 dell’8 Agosto 1985) dovrebbe essere integrata da un codicillo che preveda, in casi del genere, l’intervento dello Stato o delle Amministrazioni locali. Chissà se il sindaco di Torino, che provvederemo ad informare del fatto, vorrà intervenire...

Dal «Canzoniere della Radio», n. 54, 15 Febbraio 1943, p. 30.

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◙ Massimo Baldino ci informa che ha visto per caso, ieri sera, la trasmissione di Giovanni Minoli dedicata alle Sorelle Lescano, senza però poterla registrare, dato che era già iniziata da pochi minuti. Ci chiede se l’abbiamo vista anche noi e se sappiamo quando la riprogrammeranno. Purtroppo l’abbiamo persa e invitiamo quanti l’avessero seguita dall’inizio alla fine a darci maggiori informazioni al riguardo. Ultim’ora - La Redazione del programma La Storia siamo noi, alla quale abbiamo scritto questa mattina presto per avere informazioni sulla trasmissione vista da Massimo, ci ha prontamente risposto in questi termini: «La informiamo che la puntata andata in onda ieri sera su Rai Storia alle ore 21.00 sarà replicata lunedì pomeriggio alle ore 15:00, sempre su Rai Storia. Restiamo a disposizione per qualsiasi ulteriore informazione. Saluti, La Redazione www.lastoriasiamonoi.rai.it». 26 Marzo 2011

◙ Mail di Virgilio: «Sappiamo che all’origine del Trio Lescano c’è un’egregia e in verità fin troppo modesta persona, il M° Carlo Prato. Fu lui che le ascoltò cantare per la prima volta e consigliò loro di costituirsi in trio vocale; lui che nel corso di alcuni mesi del 1935 – ignoriamo quanti, ma certo non meno di quattro o cinque – si dedicò, anche per otto-nove ore al giorno, ad insegnar loro l’arte del canto, affinandone e armonizzandone le voci; lui, ancora, che le propose per un ascolto a Radio Torino. Ma se le Lescano vi ottennero ‘semaforo verde’ ciò si dovette senza dubbio anche ad un caro amico di Prato, suo interlocutore privilegiato all’EIAR, dove lavorava anch’egli: Riccardo Morbelli (Orsara Bormida, 1907 - Lavinio, 1966).

Riccardo Morbelli in una foto del 1938; sono con lui, da sinistra: il M° Egidio Storaci, Maria Luisa Boncompagni, il M° Pietro Pavesio al piano e i cantanti Dino Di Luca e Vittorio Belleli.

Ex goliarda, paroliere, autore di testi, spettacoli e programmi radiofonici (spesso in coppia con l’inseparabile amico Angelo Nizza), nonché, occasionalmente, anche

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compositore, Morbelli fu in quell’occasione, probabilmente, il vero deus ex machina della situazione, ovvero colui che seppe presentare al meglio ai funzionari dell’Ente radiofonico non solo il Trio (che, ricordiamolo, aveva già avuto un’occasione di esibirsi davanti a loro, con esito apparso però insoddisfacente), ma anche il grande lavoro svolto da Prato per ‘dirozzare’ le loro vergini voci. Come Prato, anche Morbelli rimase sempre molto legato alle tre sorelle olandesi; l’amicizia con loro si mantenne salda anche dopo che – alla fine del ’42 – egli lasciò Torino perché chiamato alla sede romana dell’EIAR, da dove non si sarebbe più mosso. Per la verità, se dobbiamo credere ad alcuni ‘sussurri’, pare che nel periodo più o meno corrispondente al debutto radiofonico delle Lescano, lui e Nizza abbiano avuto una breve storia con due delle sorelle: ma quali? Mistero gaudioso. Poiché al momento l’unica conferma sull’attendibilità di questa faccenda viene dal signor Enrico, figlio di Riccardo Morbelli (il quale, tra l’altro, fu testimone nell’infanzia di un litigio tra i suoi genitori, durante il quale sua madre rinfacciò all’autore dei versi di Ba... ba... baciami piccina e del testo italiano di Tulipan proprio la relazione con una delle olandesi – peccato che egli non si rammenti con quale delle tre!), ci limitiamo a registrare questa voce senza commenti, in attesa di qualche riscontro in merito. In ogni modo, passato il turbine della guerra, né le Lescano si scordarono di Morbelli, né Morbelli si scordò di loro; tanto che questi fece del Trio il soggetto di una puntata di una trasmissione radiofonica, Incontri musicali, andata in onda sulla stazione della Rete Rossa mercoledì 13 Settembre 1950, tra le ore 13.27 e le ore 13.55. Il prezioso testo di questa trasmissione, che abbiamo miracolosamente rinvenuto e, grazie alla bontà di chi ne era il proprietario, è oggi in nostro possesso, venne scritto proprio da Morbelli: esso consta di quattro fogli dattiloscritti, con appunti e correzioni dell’autore a matita e a penna stilografica, e indicazioni dei motivi lescaniani da trasmettere (otto) e sui tempi di esecuzione di ogni disco.

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Si tratta di un documento davvero unico, non solo perché presenta l’articolazione di una trasmissione radiofonica nella sua ‘fucina’, includendo anche le sagge precauzioni per rispettare il vincolo orario (Morbelli appunta in coda con la sua stilo: «N. B. – Se la trasmissione è troppo lunga tagliare la canzone Sorge il sol»), altresì per le notizie sulle Lescano – tutte, per così dire, di prima mano – e per il bel ritratto umano che ci fornisce di loro e del maestro Prato, del quale viene ribadita l’importanza determinante circa la fondazione, istruzione e promozione del Trio. Nel testo, troviamo anche qualche curiosità: per esempio, circa i gusti delle nostre olandesine... riguardo ai gelati. Va aggiunto come il fare delle Lescano i soggetti di una trasmissione radiofonica possa essere stato, per Morbelli, oltre ad una bella manifestazione di amicizia e stima artistica nei loro riguardi, anche un atto di coraggio contro l’ostruzionismo che le aveva tenute lontano dalla radio in quegli anni del dopoguerra. Allora, verso le tre sorelle olandesi ci fu infatti, da parte della RAI, un atteggiamento ipocrita, o quantomeno una curiosa contraddizione: perché mentre si negava loro il ritorno davanti al microfono (magari, chissà?, con la scusa che, essendo cambiati i tempi, i loro motivi non erano più ‘di moda’), le programmazioni radiofoniche fino ai primi anni Cinquanta continuarono imperterrite a proporre agli ascoltatori le loro canzoni. Infine, un piccolo mistero attende ancora spiegazione. All’inizio del testo, Morbelli racconta d’avere ricevuto, al ritorno dalle «vacanze al mare», una lettera delle Lescano «proveniente dal Perù». Ora, noi sappiamo – anche da testimonianza di Maria Bria – che il nuovo Trio si spostò dall’Argentina al Venezuela, toccando pure il Perù, verso l’estate del ’49, e che, in ogni caso, nell’autunno di quell’anno esso si trovava già a Caracas; ma la data della trasmissione di Morbelli è, come abbiamo detto, mercoledì 13 Settembre 1950: né può trattarsi di un errore di trascrizione, perché quel 13 Settembre cadeva proprio di mercoledì. Dunque, cosa dobbiamo pensare? Forse, può darsi che Morbelli, al momento di redigere il testo, ricordandosi della lettera ricevuta dal Perù, abbia ‘barato’ attribuendola implicitamente a quell’estate, quando si trattava in realtà della precedente, solo per conferire alla

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notizia un carattere di maggiore attualità; oppure, che si sia davvero confuso. La verità è che sugli spostamenti sudamericani del nuovo Trio sappiamo ancora troppo poco, e le scarse date certe non ci permettono affermazioni categoriche». ◙ Mail di Paolo: «Amici carissimi, qualcuno di voi ha il file della canzone Io la notte non posso dormire, possibilmente nella versione di Nina Canonico Artuffo oppure di Mori-Granata? È tratta dal film del 1936 Lo smemorato. Se qualcuno la possedesse e volesse farmene omaggio, gliene sarei grato!». ◙ Mail di Manuel: «Ho ascoltato l’anteprima di Non è lillà (rosa non è): è un documento preziosissimo, soprattutto per quelli che, come me, amano studiare le voci. Se posso permettermi, però, devo fare un’osservazione, riferendomi al commento che si legge nelle Notizie: i difetti di pronuncia di Sandra, in questa strofa, non mi sembrano così... eclatanti. Le voci di Giuditta e Caterinetta erano molto più originali: credo che sia stato solo questo il semplice motivo per cui le due sorelle minori vennero di solito preferite per interpretare le parti solistiche nelle incisioni del Trio». 27 Marzo 2011

◙ Nelle Notizie del 21 Marzo scorso abbiamo annunciato il ritrovamento, nel corso della nostra ultima missione, di diverse foto delle Lescano mai viste prima d’ora. Avendo ultimato il lavoro di restauro che si rendeva necessario per tutte loro ad eccezione di una (che è poi la più bella: assolutamente perfetta e come nuova), possiamo iniziare a presentarle ai nostri lettori. Non tutte assieme, ovviamente, bensì una o due per volta, al fine di non... viziarli troppo! La prima di esse l’avevamo già intravista (v. le Notizie del 23 Febbraio 2011), solo che l’immagine mostrata in quell’occasione era estratta da un dvd e, oltre a mancare un po’ di nitidezza, era incompleta. Ora possediamo la scansione ad alta definizione dell’originale, che è una vera chicca. Ecco la foto, relativa ai Concerti Cora, andati in scena nella stagione 1940/41. Si vedono da sinistra: Sandra Lescano, Fausto Tommei, Giuditta Lescano, una persona non identificata, Caterinetta Lescano, Umberto Melnati, Silvana Fioresi, Michele Montanari e l’arpista dell’orchestra Semprini.

L’altra foto che presentiamo oggi è di eccezionale interesse, solo che, purtroppo, quella che abbiamo reperito e scansionato è solo una semplice fotocopia in bianco e nero, per fortuna di buona qualità. Siamo però sulle tracce della foto originale,

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pubblicata in un libro posseduto da una persona che, prima o poi, dovremmo poter rintracciare. La foto, molto grande e databile intorno al 1940, si intitola Gli artisti della canzone e crediamo di non sbagliare affermando che in nessun’altra foto di gruppo si trovano riunite così tante stelle della musica leggera di quel periodo, tutte in servizio all’Eiar di Torino. Alessandro, che è il più qualificato tra i nostri collaboratori in fatto di identificazioni (ma anche Paolo non scherza, eh!), ha provveduto a stilarne l’esauriente didascalia.

Da sinistra, in prima fila: Norma Bruni, Michele Montanari, Lina Termini, il M° Carlo Prato al piano, Alberto Rabagliati, il Trio Lescano e Alfredo Clerici; in seconda fila: Silvana Fioresi, Aldo

Donà, Gianni Di Palma, Dea Garbaccio, Alberto Amato, Laura Barbieri, Giovanni Turchetti e Galliano Cocchi; terza fila in alto: Oscar Carboni, Isa Bellini e Otello Boccaccini.

◙ Sempre nelle Notizie pregresse (precisamente del 12 Marzo scorso) scrivevamo che c’era la concreta speranza, grazie ad un testimone oculare, di poter riconoscere Giuseppe Funaro nelle quattro foto di gruppo che abbiamo in archivio, dove lui è sicuramente presente. Questo distinto signore lo abbiamo incontrato ed egli, dopo averci confermato di aver incontrato spesso, da bambino, Funaro, amicissimo di suo padre, lo ha indicato senza la minima esitazione nel musicista alto, magro e un po’ stempiato che si vede appunto in tutte e quattro le foto. Ne abbiamo ritagliato il volto ed ecco il risultato:

Quattro primi piani di Giuseppe Funaro.

Segnaliamo che nel sito http://www.lageredeportazione.org/ si legge in un pdf [http://www.lageredeportazione.org/binary/lager_deportazione_new/materiali_prodotti_iniziative/PROGET

TO.1137687023.pdf ] che Giuseppe Funaro, internato nel Lager di Bolzano perché ebreo,

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vi avrebbe composto e interpretato il canto Tutto passa e si scorda. Funaro fu poi deportato ad Auschwitz, dove perì verso la fine del 1944. Sfortunatamente non siamo ancora riusciti a sapere altro di lui, neppure dove e quando fosse nato Non è stato neppure possibile associare i nomi che conosciamo dei collaboratori di Funaro (Nazzareno Rainieri e Luigi Gozzi.) ai due musicisti che si vedono nelle foto assieme a lui. Per inciso nell’archivio Prato si conserva una lettera di un non meglio precisato Nazzareno, che potrebbe essere quello testé citato: è stata scritta nel Dicembre 1941 e in essa lo scrivente si rivolge confidenzialmente al M° Prato per chiedergli aiuto in un momento per lui assai difficile. ◙ Il nostro collaboratore da Torino, Vito Vita, è rimasto assai colpito da ciò che ha scoperto circa il triste destino che presto, se nessuno interviene, toccherà ai resti mortali di Mario Valabrega, uno degli Artisti di nostro interesse (v. le Notizie di due giorni fa). Con encomiabile generosità, ha così deciso di promuovere una serie di iniziative miranti a sensibilizzare tutta una serie di persone, Enti ed organi di stampa, sia locali che nazionali, che potrebbero spingere chi può a fare qualcosa, affinché tali resti riposino per sempre in un loculo, anche piccolo e modesto, anziché nell’Ossario comune. Tra le autorità che verranno contattate nei prossimi giorni figurano ai primi posti i due principali aspiranti, nelle prossime elezioni, alla poltrona di sindaco di Torino, Piero Fassino e Michele Coppola, nonché l’attuale assessore alla Cultura di quel Comune, Fiorenzo Alfieri. Tito Zaggia, anche lui molto sensibile a temi come questo, suggerisce di rivolgersi anche all’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia. Per parte nostra abbiamo scritto a suo tempo, come Curatore di un sito del tutto esente da interessi economici o di parte, al sindaco uscente, Sergio Chiamparino (che, come il suo collega di Firenze, non perde occasione per autoproclamarsi amante e paladino della Cultura): a tutt’oggi non abbiamo ricevuto da lui alcuna risposta. È ben vero che il nostro Virgilio Zanolla scrisse un paio di mesi fa a Chiamparino una mail, per invitarlo ad esaminare la possibilità di intitolare qualcosa alle Sorelle Lescano: una stradina, una sala del Museo della Radio, un qualche centro culturale o ricreativo...; molto celermente il sindaco gli ha risposto tramite il suo segretario, Danilo Restagno, dicendo che avrebbe girato la richiesta all’ufficio competente: lì però la pratica deve essersi arenata, perché da allora nessuno si è più fatto vivo. Eh sì, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, ovvero tra gli slogan elettoralistici e i fatti concreti c’è sempre un bel divario! Ne sa qualcosa, a Firenze, lo spirito del povero Odoardo Spadaro, la cui tomba, malgrado le nostre reiterate segnalazioni, resta abbandonata al più desolante degrado, nella totale indifferenza dei politici e amministratori locali. 28 Marzo 2011

◙ Mail di Paolo a proposito dell’iniziativa di Vito, di cui abbiamo parlato ieri: «Cari amici, per amara esperienza so che gli amministratori rifuggono di solito dalla tutela della Cultura e delle Memorie storiche, come il diavolo dall’acqua santa. Ricorderete come le nostre sollecitazioni a due diverse amministrazioni fiorentine affinché provvedessero a far restaurare la sepoltura di un personaggio notissimo come

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Odoardo Spadaro, “Il Cantore di Firenze”, siano state bellamente ignorate. Pensate a quanti artisti del passato hanno dovuto ricorrere al fondo Bacchelli per meramente sopravvivere... E immaginate un po’ a chi potrebbe interessare la sorte di Mario Valabrega, stimato da noi pochi ma assolutamente ignoto ai più. E poi, ammettendo che qualche politico si appassionasse al caso, pensate veramente che lo farebbe per onorare Mario o non piuttosto per trarne spunto strumentale per i propri comodi? Detto questo, mi associo a tutte le iniziative che si vorranno prendere, ma mi permetto di suggerirne un’altra. Informiamoci su quanto possa costare la concessione di un loculo, le pratiche di traslazione ed una semplice lapide. Poi, ricorrendo ad amici e simpatizzanti, si potrebbe aprire una piccola sottoscrizione atta a finanziare l’operazione, e solo dopo faremo chiasso sui giornali e presso il nuovo sindaco di Torino. Ma ho veramente poca fiducia nell’intervento delle istituzioni, specie in questi periodi. Oppure, finchè il ferro è caldo, si potrebbe contattare il Ministero dei Beni ed Attività Culturali, e qui uno di noi , auspicabilmente con le alate parole che contraddistinguono i suoi interventi (mi riferisco in particolare a Virgilio), potrebbe scrivere al ministro competente. Certo che se andasse in porto il piano di costituirci in associazione culturale si potrebbe addirittura pensare ad un contributo ministeriale o presentare un progetto atto ad ottenere il famoso 8 per 1000 del gettito fiscale. Ecco il sito del Ministero citato più sopra: http://www.beniculturali.it/mibac/export/MiBAC/sito-MiBAC/MenuPrincipale/Ministero/index.html ed ecco il link per i contributi: http://www.librari.beniculturali.it/moduli/normativa/visualizza.jsp?s=13». ◙ Renato ci ha offerto un’altra canzone mancante nel nostro Archivio sonoro: è il ritmo allegro del compositore F. Corsini (di cui nulla sappiamo), con testo del prolifico Fouché (alias Ferdinando Tettoni), Signorine mi voglio sposare. Interpreti sono Michele Montanari e il Trio Lescano, e la data dell’incisione è il 1941 (disco Parlophon GP 93175). Renato ci scrive: «a mio parere questo brano è meno interessante degli altri, resta comunque un documento del periodo storico nel quale è stato creato». In effetti il testo è imbevuto di retorica fascista, con la donna che deve starsene buona buona in casa a partorire un figlio dopo l’altro, mentre la melodia è più da scontata marcetta militare che da vera canzone allegra. Meno male che ci sono le Lescano, a salvare il salvabile; Montanari, invece, qui non convince più di tanto e si sente che questo genere di canzoni le cantava solo perché era obbligato a farlo. ◙ Mail di Aldo: «Ho controllato del materiale circa la ‘questione’ degli autori di Chi ci sarà dopo di te, interpretata da Fred Bongusto. Mentre le etichette dei due 45 giri (Primary CRA 91919, lato A, matrice RR 817/79, ottobre 1963 - Primary CRA 91934, lato B, stessa matrice, maggio 1964) presentano Mogol-Scotti (Mario?!), la raccolta in cd della BMG/RCA della serie “Flashback - I grandi successi originali” ha nel foglietto interno dei credits Mogol - C. Scotti. Non so quanto possa aiutare». Il nostro Paolo ha nel frattempo rintracciato il figlio di Mario Scotti, anch’egli musicista, il quale gli ha dichiarato che a lui non risulta che il padre abbia mai collaborato con Mogol. Resta quindi da appurare se quel C. Scotti è un banale refuso,

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ovvero indica un compositore Scotti diverso da Mario. È tuttavia una faccenda che esula dal nostro campo di ricerca... 29 Marzo 2011

◙ Il nostro Manuel, dopo un lungo periodo durante il quale ha dovuto rallentare la collaborazione con noi per vari motivi (gli studi universitari da concludere, il lavoro presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, ma soprattutto il lancio del suo magnifico sito, http://www.albertorabagliati.com/, interamente dedicato al Grande Raba), è tornato alla ribalta con un’impresa di tutto rispetto. Grazie all’insostituibile mediazione di Virgilio, e grazie soprattutto all’estrema cortesia del dr. Enrico Morbelli, figlio del grande Riccardo, Manuel ha potuto effettuare una prima visita all’archivio di quest’ultimo. Ecco, nelle sue stesse parole, come sono andate le cose: «Sono stato nella casa/magazzino di Enrico Morbelli. L’archivio del padre è davvero sconfinato! Dovrò necessariamente tornarci, ci siamo già messi d’accordo per vederci subito dopo Pasqua (in cambio, però, vuole qualche specialità gastronomica della mia regione, la Lucania). In tre ore – il sig. Morbelli andava un po’ di fretta – ho potuto fare ‘solo’ 120 fotografie, e se dico ‘solo’ provate ad immaginare quanti siano i documenti conservati... Si tratta di migliaia di pagine, non scherzo! Però non sono tutte di nostro stretto interesse. I documenti più appetibili per noi, perché più collegati al mondo delle Lescano, li ho comunque fotografati tutti. Guardate che simpatica la copertina del mandolino de La canzone del platano: le iniziali incise sul tronco “del platano antico” ho ragione di credere che siano proprio quelle dei nomi degli autori! Tutto il materiale d’archivio consiste soprattutto di mandolini e volumi con spartiti: sono davvero tantissimi... poi ci sono decine di periodici, soprattutto del dopoguerra, in cui ci sono articoli che riguardano Morbelli e I Quattro Moschettieri. Le fotografie, invece, sono poche e nessuna in compagnia di artisti. È pur vero, tuttavia, che questo è solo uno dei due archivi di famiglia: l’altro, ripeto, potrò vederlo dopo Pasqua (che, in fondo, è tra meno di un mese). Ci sono tante cose di teatro, corrispondenze varie... Molto interessante è un pacco di lettere di Angelo Nizza, alcune molto scherzose e tutte decisamente confidenziali [...]. Tra le carte che mi ripropongo di scansionare la prossima volta, credo che queste lettere costituiscano la parte più urgente da archiviare: sono una preziosissima testimonianza dal rapporto fraterno tra questi due grandi autori. Gli altri carteggi sono molto “burocratici”, non so se vale la pena di acquisirli. Insomma, me ne torno assai soddisfatto, anche se mi aspettavo di trovare in questo archivio cose più “personali”: il tutto è di indiscutibile valore, sia ben chiaro, ma consiste quasi esclusivamente di spartiti e periodici». Noi pensiamo che ci sia di che essere più che soddisfatti di tale primissima ricognizione ed esprimiamo l’auspicio che un giorno questo archivio, che riflette un pezzo importante della nostra Storia, possa trovare un’adeguata sistemazione in qualche Istituto o Biblioteca che ne curi non solo la conservazione, ma anche

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un’accurata catalogazione. Ecco intanto alcune immagini del ‘tesoro’ fotografato da Manuel:

Mandolino de La canzone del platano; Angelini dopo una trasmissione alla radio: accanto a lui, seduto, il cantante Vittorio Belleli.

Riccardo Morbelli (il secondo da sinistra) con Abbe Lane; Angelo Nizza.

Rina Franchetti, Thea Prandi e Odoardo Spadaro.

30 Marzo 2011

◙ Manuel ci informa di aver creato su YouTube, come LeschanTube, un nuovo canale dedicato alle Lescano. L’intenzione è di pubblicare delle rarità del Trio che,

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per i loro pregi oggettivi, meritino di venir riscoperte e valorizzate. La prima canzone postata è stata offerta a Manuel dal nostro collaboratore Renato, che prima l’aveva passata a noi: si tratta del ritmo lento di Chiocchio-Tettoni Canzone romantica (v. le Notizie del 21 Marzo scorso). Manuel si augura che gli arrivino altre donazioni come questa, da pubblicare nel neonato canale, al quale auguriamo molto successo e lunga vita. Sempre Manuel ci scrive: «Nell’album delle Lescano in concerto, ho guardato attentamente la famosa foto che si trova a pagina 3 (esattamente la terza da sinistra). Ho sempre pensato che ci fosse qualcosa di strano, in quell’immagine... e stasera mi si è accesa la lampadina. È una cosa molto, molto banale e mi stupisco di non essermene accorto prima: è stata scansionata male, con “effetto specchio”! Vi allego la versione corretta. La posizione delle Lescano davanti al microfono era sempre la stessa: Alessandra, Giuditta e Caterinetta... praticamente in ordine di età. Lo so, sono dettagli, ma... noi di Ricordando il Trio Lescano non lasciamo nulla al caso! Per noi la meticolosità iconografica – e non solo quella – è un must».

A dinistra: la foto come è stampata nel vol. 4 de Le canzoni dei ricordi (Cetra, LCR 30004, 1979); a destra la foto come dovrebbe essere secondo Manuel.

Il ragionamento di Manuel non fa una grinza, nondimeno resta, a nostro avviso, un piccolo margine di dubbio. Se ingrandiamo infatti il volto di Caterinetta nell’immagine proposta dal nostro collaboratore, esso appare quasi irriconoscibile, atteggiato com’è in una smorfia innaturale: la più giovane delle sorelle sembra inoltre avere il naso un po’ storto, alla Bourvil, mentre in realtà ce l’aveva dritto. Ai nostri lettori, comunque, l’ultima parola, se vorranno pronunciarsi.

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◙ Paolo, proseguendo le sue ricerche su Sandra Asti [Alessandra Modesta Asti], ha contattato Ricky Gianco [http://www.rickygianco.it/] che ha firmato con lei la canzone Se hai deciso. Ecco la risposta del cantante: «Credo che se vuole sapere qualche cosa della Sig.ra Sandra Asti, debba rivolgersi alla Leonardi Edizioni Musicali - Milano. Ricordo che era una parente di Franz Leonardi. In ufficio dovrebbe trovare la figlia o il figlio di Leonardi. Di più non so dirle». Naturalmente Paolo seguirà il suggerimento di Ricky, che ringraziamo per la sua cortesia. 31 Marzo 2011

◙ Un lettore particolarmente attento ci fa notare che nelle Notizie del 6 Aprile 2010 è stata pubblicata la stessa foto messa ieri in discussione da Manuel: essa è identica a quella che Manuel definisce con “effetto specchio”, foto apparsa nel vol. 4 della collana Le canzoni dei ricordi (30 LP pubblicati dalla Cetra alla fine degli anni Settanta), e in più reca una dedica autografa delle Sorelle Lescano alla rivista “Musica leggera”, datata Torino, 14.1.1941-XIX. Ebbene, si chiede il nostro lettore, «è credibile che le Lescano, quando la loro popolarità era alle stelle, abbiano offerto ad una prestigiosa rivista, e per di più firmandola, una loro foto stampata a rovescio? Possibile che si curassero così poco di certi dettagli riguardanti la loro immagine pubblica?». È una domanda sensata che ci poniamo anche noi...

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◙ Paolo ha ricevuto da Marco Clerici (v. le Notizie del 23 Marzo) il seguente messaggio: «Cari Amici della Musica, prosegue il mio ricordo della “Regina” Nilla Pizzi con alcuni articoli giornalistici usciti la scorsa settimana: file:///C:/Documents%20and%20Settings/Pap%C3%A0/Desktop/trio_lescano/pdf/Marco_Clerici_su_Nilla_pizzi.pdf Negli stessi è citato anche l’amico Gianni Gastaldo, con il quale collaboro assiduamente per arrangiare e incidere le mie canzoni e i miei spettacoli musicali. Approfitto per salutarlo e ringraziarlo. Di seguito il link dell’Associazione “concertodautunno” diretta dall’amico Mario Mainino, sul quale è stato pubblicato il mio ricordo: http://concertodautunno.blogspot.com/2011/03/20110312-e-morta-nilla-pizzi.html. Segnalo ancora il gruppo facebook (bacheca), sulla quale sono stati pubblicati dall’amico Daniele Gerevini di Cremona i video del concerto dal titolo Napoli e non solo da me tenuto insieme alla pianista M° Veronica Fasanelli, ed il mio sito internet: http://www.facebook.com/group.php?gid=73256622271&ref=mf#!/group.php?gid=73256622271&v=wall http://www.marcoclerici.com/index.html Grazie per l’attenzione. Alla prossima, Marco Clerici». ◙ Virgilio ci informa di aver ricevuto la mail seguente da Beppe Castronovo, Presidente del Consiglio Comunale Torino: «Egregio Sig. Virgilio Zanolla, rispondo alla e-mail del 28 Marzo in merito alla Vostra richiesta di ricordare nella toponomastica cittadina il Trio Lescano. Lei stesso enuclea una serie di motivazioni per le quali il Consiglio Comunale non ha ancora potuto discutere la Vostra richiesta e devo dire che sono tutte sensate. Ovviamente, stante la nostra incipiente scadenza dall’incarico, abbiamo provveduto, nella Commissione Toponomastica da me presieduta, a discutere le proposte più vecchie che ci erano pervenute. Così come è avvenuto all’inizio di questo mandato amministrativo per noi, che abbiamo dovuto prendere in considerazione le proposte ricevute in eredità dai nostri predecessori in Consiglio, allo stesso modo sarà compito dei futuri amministratori cittadini verificare le richieste, tra le quali la Vostra, che lasceremo loro. La invito pertanto a voler sollecitare, dopo il mese di Giugno, il futuro Presidente della Commissione Toponomastica, sulla opportunità di procedere ad una disamina della Vostra richiesta. Sperando di aver chiarito la questione mi è gradita l’occasione per porgere cordiali saluti, Beppe Castronovo».