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Note sull’analisi dei sogni La dimensione “soggettuale del campo inconscio. Cioncarlo Ventimiglia, Pisa Desidero in queste brevi note mettere in luce, sotto forma di ipotesi di lavoro, alcune dimensioni del campo analitico (e in particolare una) che mi sembrano fondatamente rilevanti per intendere i rapporti tra l'opera di Freud e quella di Jung in tema di inter-pretazione dei sogni. Le conclusioni che trarrò da tale elaborazione mi serviranno in ultimo a proporre un possibile modo di intendere la problematica del sogno che poggi sulle categorie interpretative che avrò enucleato nel corso del lavoro. È ben nota a tutti la speciale rilevanza attribuita sia da Freud che da Jung all'analisi del fenomeno onirico: la ragione di ciò è agevolmente collocata per entrambi nella circostanza particolare in cui il sogno trova la sua origine, vale a dire nel completo allentamento della vigilanza conscia che si verifica nello stato di sonno. Un tale massimo allentamento, si pensa, tende evidentemente a lasciare, più di qual- 405

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Note sull’analisi deisogniLa dimensione “soggettuale” delcampo inconscio.

Cioncarlo Ventimiglia, Pisa

Desidero in queste brevi note mettere in luce, sotto formadi ipotesi di lavoro, alcune dimensioni del campo analitico(e in particolare una) che mi sembrano fondatamenterilevanti per intendere i rapporti tra l'opera di Freud equella di Jung in tema di inter-pretazione dei sogni. Leconclusioni che trarrò da tale elaborazione mi servirannoin ultimo a proporre un possibile modo di intendere laproblematica del sogno che poggi sulle categorieinterpretative che avrò enucleato nel corso del lavoro.

È ben nota a tutti la speciale rilevanza attribuita sia daFreud che da Jung all'analisi del fenomeno onirico: laragione di ciò è agevolmente collocata per entrambi nellacircostanza particolare in cui il sogno trova la sua origine,vale a dire nel completo allentamento della vigilanzaconscia che si verifica nello stato di sonno. Un talemassimo allentamento, si pensa, tende evidentemente alasciare, più di qual-

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siasi altro stato mentale della veglia, che i derivati inconsciemergano con minimi ostacoli al livello percettivo; per cuisi può ben considerare il contenuto di tale emersione, ilsogno, come « un frammento di attività psichica'involontaria'» (1). ossia non sottoposto al controlloeloborativo cosciente, che, collocandosi a distanza tantoravvicinata rispetto ai nuclei inconsci, può ricollegarsi piùdirettamente al loro senso. Ponendosi dal punto di vistadel materiale che determina la composizione del sogno,dice Freud sinteticamente che « il sogno appare dunquecome una reazione a tutto ciò che esiste contem-poraneamente come attuale nella psiche addormentata »(2).Forse sarebbe più esatto dire, a voler seguire l'otticajunghiana, che tale contenuto, il sogno, non è affatto underivato di qualcosa di più nascosto che starebbe dietro diesso, e a cui solo inerirebbe il vero significato latente; mapiuttosto che la cosiddetta facciata o contenuto oniricomanifesto altro non è che l'unica forma possibile dimanifestazione dell'inconscio in quelle condizioni, un testoche a prima vista appare incomprensibile, e rispetto alquale non si tratta tanto di cercare di risalire a qualcosache si nasconde intenzionalmente, quanto piuttosto diimparare semplicemente a leggere cosa intende direl'inconscio intorno a certi contenuti (3). Tali affermazioni diJung si appuntano polemicamente contro la nettasvalutazione operata da Freud nei confronti del contenutomanifesto del sogno, la cui rilevanza sarebbe del tuttoabolita dopo aver scoperto e sostituito ad esso i pensierilatenti. In realtà, sembra che Freud abbia veramentemesso da parte, una volta puntata l'attenzione sulcontenuto latente, quelli che sono i problemi posti dallacomposizione peculiare di ogni sogno in quanto co-struzione che si offre direttamente alla percezione.Quando Jung dice a proposito del sogno che « serappresenta qualcosa sotto un aspetto negativo, non c'èmotivo di ritenere che intenda invece qualcosa di positivo» (4). si riferisce evidentemente a quella che chiama lafacciata del sogno. Lo stesso può

(1) C. G. Jung. L'essenza deisogni, in La dimensionepsichica. Boringhieri, Torino1972, p. 47.

(2) S. Freud, L'interpreta-zione dei sogni. Boringhieri,Torino 1973, p.219.

(3) C. G. Jung, L'applicabilitàpratica dell'analisi dei sogni,in Realtà dell'anima.Boringhieri, Torino 1970. p.66.

(4) C. G. Jung, Psicologiadell'inconscio. Boringhieri,Torino 1968, p. 161.

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(5) C. G. Jung. Psicologiaanalitica, Le conferenze allaCllnica Tavistock.Mondadori, Milano 1975, pp.78 e 80.

(6) S. Freud, L'interpretazionedei sogni, cit, pp. 447-449 e450 n.

(7) Ibidem, p. 450 n.

(8) Cfr. S. Freud, Introduzionealla psicoanalisi. Boringhieri,Torino 1969, p. 110, sullerelazioni tra contenutomanifesto e pensieri latenti.

(9) S. Freud. L'interpretazionedei sogni, cit, p. 524 n. 2.

(10) Ibidem, p. 460 n. 3.

dirsi quando egli afferma che nell'analisi dei sogni non ètanto importante ricercare i complessi che stanno alla basedei sogni (per arrivare a questi basta prendere unaqualsiasi parola e fare associazioni libere), quantopiuttosto vedere come il sogno ha elaborato il complesso(5).A me pare che l'accentuazione da parte di Freuddell'importanza dei contenuti latenti trovi un suo precisobilanciamento (accompagnato da una certa. anche se nonassoluta, svalutazione dei punti di vista l'uno dell'altro) nelricorrente richiamo di Jung a una più attentaconsiderazione del contenuto manifesto: e non è certoquesta l'unica volta che sarebbe possibile fare di taliaccostamenti.Del resto lo stesso Freud riconobbe in seguito di aversottovalutato l'importanza per la formazione del sognodelle ' fantasie '. in quanto strutture altamente complessedel materiale latente utilizzate nell'elaborazione secondaria(6), quarto dei fattori che contribuiscono alla costruzionedel contenuto manifesto:se esiste « una completa analogia del sogno notturno colsogno a occhi aperti » (7), il fatto che una fantasia,corrispondente al sogno ad occhi aperti, possa far partedei pensieri latenti (8) e insieme venir usato direttamenteper erigere la facciata del sogno, non può non inficiarel'unilateralità dell'atteggiamento interpretativo centrato sulcontenuto latente come prevalente ed essenzialmente inopposizione rispetto al contenuto manifesto. Dice ancoraFreud che « dopo aver fatto coincidere per tanto tempo ilsogno con il suo contenuto manifesto, ci si deve oraguardare anche dallo scambiare il sogno con i suoipensieri latenti» (9); e sempre a proposito di tale equivoco,che fa dimenticare che l'essenziale del sogno è solo illavoro onirico, come mediatore tra i pensieri latenti e ilcontenuto manifesto, aggiunge che egli fa di tali richiami «in segno di apprezzamento per la famigerata ' tendenzaprospettica » del sogno » (10). Senza voler allargare unadiscussione che per quanto mi riguarda potrebbe esseredecisa solo sulla base delle conclusioni del presentescritto, faccio notare che quel certo rilievo

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dato alla tendenza prospettica del sogno ad altro noncorrisponde che all'insistenza di Jung su ciò che il sogno 'fa ' dei complessi, piuttosto che sui complessi in sé.D'altronde, ciò che il sogno presenta come facciata ocontenuto manifesto non può essere interpretato nel sensoche il sogno indirizzi ammonimenti, ordini, suggerimenti edaltre simili manifestazioni intenzionali antropomorfe.Secondo Jung, il sogno in sé non esprime contenuti delgenere, « è semplicemente un contenuto che raffigura sestesso, un puro e semplice dato di natura..... Siamo noi enoi soltanto, se siamo perspicaci e sappiamo interpretarerettamente i segni della natura, che ne traiamo unammonimento» (11). Più in generale, Jung afferma che ilsogno costituisce « una spontanea autorappresentazionein forma simbolica dell'effettivo stato dell'inconscio» (12).Comunque, il sogno resta per Freud « la via regia verso laconoscenza dell'inconscio » (13), e per Jung l'analisidell'inconscio attraverso i sogni rappresenta il momentoultimo e definitivo della delucidazione dei processi psichici,di importanza superiore sia al metodo associativoconsiderato in sé e all'analisi dei sintomi, che all'analisianamnestica (14). L'analisi del sogno risulta essere quindiuno strumento essenziale per la comprensione dei con-tenuti inconsci, e ciò perché, come si è detto, la suacostituzione è collegata nella maniera più diretta, erelativamente meno mediata, ai processi inconsci piùprofondi.

(11) C. G. Jung, Psicologiadell'inconscio, cit., p. 161.

(12) C. G. Jung. GeneralAspect of Dream Psycho-logy, in Coli. Works, voi. 8, p.263 e C. G. Jung, L'Io el'inconscio. Boringhieri,Torino 1967. p. 34.

(13) S. Freud, L'interpre-tazione dei sogni, cit., p. 549.

(14) C. G. Jung. Psicologiaanalitica ed educazione,citato in J. Jacobi, Lapsicologia di C. G. Jung.Boringhieri, Torino 1973. p.92.

Ma vediamo ora, aspetto ben più importante, quale sia larilevanza funzionale attribuita rispettivamente da Freud eda Jung al sogno.Afferma Freud che l'essenza del sogno è l'appaga-mento(mascherato) di un desiderio (rimosso) (15), formularicorrènte in tutta la sua opera, completata in seguito, pertener conto della particolarità del sogno nella nevrositraumatica, dicendo che il sogno è un 'tentativo' diappagamento di desiderio (16).

(15) S. Freud, L'interpre-tazione dei sogni, cit, p. 162.

(16) S. Freud, Introduzio—

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ne alla psicoanalisi, cit., p.440.

(17) S. Freud, L'interpre-tazione dei sogni, cit, p. 500-503.

(18) Ibidem, p. 541.

(19) Ibidem, p. 516 seg.

Secondo Freud, non un qualsiasi impulso di desideriopreconscio o attuale trova necessariamente realizzazioneallucinatoria nel sogno (del resto non solo desideripreconsci, ma anche impulsi psichici irrisolti di altro tipo,come preoccupazioni, problemi irrisolti, eccessid'impressioni, ecc., possono prolungarsi come resti diurninel sonno): essi possono suscitare il sogno soltanto seriescono a ricollegarsi a qualche desiderio inconscio affine.Tale desiderio inconscio, il solo cui possa correttamenteapplicarsi la formula del sogno come realizzazioneallucinatoria di un desiderio, deve per di più essere un de-siderio infantile dell'individuo che sogna (17).Ponendo questo assioma, che nel sogno si trovi semprerealizzato allucinatoriamente un desiderio inconscio, Freudmi sembra faccia dunque un'affermazione assoluta chevorrei qui definire di tipo ' unidirezionale ' (senzaconnettere a questo termine, almeno per ora, alcungiudizio critico). Intendo con ciò dire che la sua teoria delsogno, quanto al contenuto latente ultimo rintracciabile inesso, affermerebbe l'esistenza di un unico tipo dicontenuto dinamico, il desiderio inconscio derivante dall'Essede delle pulsioni (secondo la terminologia della secondatopica), in genere di natura erotica ed egoistica. in ultimaanalisi sempre appartenente all'infanzia. Ricordo per incisoche nel sistema teorico elaborato nella ' Interpretazione deisogni ', « chiamiamo desiderio codesta corrente all'internodell'apparato [psichico], che parte dal dispiacere e mira alpiacere» (18). Parlando di unidirezionalità voglio quindisignificare il fatto che il desiderio inconscio, fenomenoeminentemente direzionale che tende a portare arealizzazione gli impulsi nascenti dal substrato istintuale,verrebbe visto come unico fattore dinamico veramenteessenziale nella determinazione del sogno. Perriassumere, allora, si può sintetizzare il pensiero di Freudal riguardo dicendo che la funzione del sogno è quella dipreservare lo stato di sonno, di salvaguardare il desideriodi dormire (19): a tal fine il lavoro onirico risolve in adatterappresentazioni alluci-natorie i pensieri latenti (traduce ointerpreta, cioè,

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una prima volta gli elementi preconsci e attuali chedisturbano il sonno) (20), ma ciò avviene con l'aiuto di undesiderio inconscio, per il cui appagamento il contenuto delsogno viene quindi rimodellato, ovvero deformato tenendoconto compromissoriamente del sistema censorio (21).AI posto di tale dinamismo funzionale, che ho definito ditipo unidirezionale (vedremo in seguito i tentativi da partedi Freud di completare tale spiegazione del fenomenoonirico), Jung propone una concezione del sogno comeestrinsecazione del meccanismo generale diautoregolazione della psiche. Estendendo il principiobiologico dell'autoregolazione, che presiede alfunzionamento dell'organismo fisico vivente, anche alsistema psichico, egli afferma che lo spostamento el'accentuazione dei contenuti nel campo totale conscio-inconscio sono determinati da processi di equilibramento orettifica. Ciò corrisponde a considerare la psiche come uncampo dinamico fornito di un punto, o meglio zona, diequilibrio tra contenuti energetici opposti, il quale equilibrioè mantenuto in modo tendenzialmente automatico, per undinamismo operativo legato al sistema psichico stesso, enon a fattori puramente esterni.Da tale meccanismo di autoregolazione del campopsicologico considerato nella sua totalità, e quindiapplicabile anche al fenomeno onirico. Jung fa discendere.come risultato dell'operare di esso, il carattere di 'compensazione ' che certi contenuti psichici vengono adassumere rispetto ad altri, in modo tale che la loro sintesi ointerazione riconduca continuamente alla zona di equilibriosopradetta. Egli concepisce « l'attività dell'inconscio comebilanciamento dell'unilateralità dell'atteggiamento generalegenerata dalla funzione cosciente » (22). Il concetto dicompensazione è cioè sempre strettamente correlato aquello di differenziazione: la funzione, l'atteggiamento o piùgenericamente il contenuto maggiormente differenziato,ossia sviluppato, nell'area della coscienza tende per unprocesso selettivo ad escludere tutto ciò che ad esso èestraneo. Ciò genera una certa unilateralità, più o menoaccentuata, della coscienza che,

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(20) Si veda, ad esempio, ciòche Freud dice circa gli stimolisensoriali esterni cheintervengono durante il sonno:la psiche o non se ne occupa,o li nega attraverso il sogno,oppure « ne cerca quellainterpretazione che presentala sensazione attuale comeuna componente parziale diuna situazione desiderata ecompatibile col sonno »(L'interpretazione dei sogni,cit., p. 224), come avvienetipicamente nei sogni dicomodità.(21) «Quindi un sogno non èmai semplicemente unproposito, un ammonimento,ma sempre un proposito, ecc.,tradotto nella forma arcaica die-spressione con l'ausilio diun desiderio inconscio, etrasformato per appagarequesto desiderio (S. Freud.Introduzione alla psicoanalisi,cit, p. 203).

(22) C. G. Jung. Tipi psi-cologici. Boringhieri, Torino1969, p. 430.

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(23) Ibidem, p. 431.

(24) C. G. Jung, L'essenza deisogni, in La dimensionepsichica, cit, p. 54.

superando certi limiti, deve essere corretta attraversol'opposta accentuazione sul piano inconscio dei contenuticompensatori.« L'inconscio... fornisce nei sogni tutti quei contenuti chesono costellati in rapporto alla situazione cosciente, mache sono stati inibiti ad opera della selezione attuata dallacoscienza » (23). Il principio della compensazioneriassume molto bene la visione teorica generale dellapsiche come ' insieme ' di contenuti in continua interazionereciproca, il cui dinamismo è determinato dai mutamenti divalenza di ciascuno di essi o dei complessi di contenuti,che provocano un gioco di reazioni (nello stesso senso oin senso inverso) nei contenuti connessi. Dice ancoraJung: « Esistono... tre possibilità. Se l'atteggiamento dellacoscienza verso la situazione vitale è in larga misuraunilaterale, il sogno si situa all'estremità opposta. Se lacoscienza ha un atteggiamento relativamente vicino al 'punto medio '. il sogno si accontenta di varianti. Ma sel'atteggiamento della coscienza è ' corretto ' (adeguato), ilsogno coincide con la tendenza della coscienza e quindi lasottolinea, senza perdere però la sua caratteristica auto-nomia » (24).In una teoria del sogno come quella di Jung, in cui èdeterminato solo l'aspetto funzionale e formale deimeccanismi psichici operanti, senza alcuna affermazionegenerale circa la qualità specifica dei contenuti, è evidenteche non solo un contenuto sessuale potrebbe rivelarsicome compensatorio rispetto ad una accentuazionedell'ascetismo nella vita cosciente, ma potrebbe benverificarsi il caso completamente opposto: a una sessualitàvissuta nella vita vigile in maniera ossessivamentesfrenata, può corrispondere un sogno notturno che tenda abilanciare quell'attività con contenuti di significato contrarioche esprimono una limitazione del desiderio sessuale (adesempio con sogni d'angoscia). « Se a qualcuno venissein mente... di mettere il contenuto inconscio al posto diquello cosciente, il primo dovrebbe naturalmenterimuovere il secondo, e con ciò il contenuto dapprimacosciente torne-

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rebbe a prodursi nell'inconscio in forma compensatoria »(25).Tutto ciò mi sembra possa permettermi allora di affermareche il sistema teorico di Jung presenta un modelloesplicativo del fenomeno del sogno di tipo 'bidirezionale': ilcontenuto compensatorio che è responsabile in ultimaanalisi della costruzione onirica non è determinato sempreunivocamente, ma può assumere, a seconda dellesituazioni singole, un certo carattere qualitativo, cosi comeil carattere opposto. La specificazione qualitativa dipendedallo stato del sistema della coscienza.Nella sistemazione concettuale di Freud, il caratteregenerale inerente alle formazioni oniriche è quello di 'compromesso ' tra il desiderio inconscio e la forzarimovente. Ciò vuoi dire che il contenuto manifesto èsempre il risultato della realizzazione allu-cinatoria deldesiderio, ma deformata dall'intervento del sistemacensorio. Sembrerebbe che mettendo in luce tale caratteredi compromesso, Freud abbia in realtà costruito una teoriadel sogno di tipo bidirezionale, secondo la terminologia cheho adottato. Le cose sembrano stare cosi solo finché nonsi mette in luce che la bidirezionalità propria della teoria diJung implica si la possibilità di accentuazione di uncontenuto o del suo opposto, ma soprattutto che entrambi ipoli direzionali facciano parte della categoria dei contenuti.Laddove nella sistemazione di Freud, se da una parte siafferma l'appagamento del desiderio inconscio (in generesessuale, sempre infantile), quindi l'accentuazione di uncontenuto, dall'altra la censura si manifesta con uncarattere di genere esclusivamente formale e non dicontenuto. La deformazione del sogno in cui si esplica lacensura riguarda unicamente il modo espressivo delsogno, il ' come ', non il ' cosa ' del sogno. Spostamento econdensazione, tipici mezzi della censura, sonomeccanismi formali, mentre ciò su cui operano talimeccanismi è il contenuto del sogno, ossia il desiderio chein esso trova appa-gamento in maniera appuntodeformata.Riassumendo quanto detto finora, si potrebbe quindi

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(25) C. G. Jung, L'appli-cabilità pratica dell'analisi deisogni, in Realtà dell'anima,cit, p. 70.

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(26) S. Freud, Pulsioni e lorodestini, in Freud. Antologia acura di C. L Musarti.Boringhieri, Torino 1959, p.133.

(27) Si veda Laplanche ePontalis, Enciclopedia dellapsicanalisi. Laterza, Bari1968, p. 51.

affermare in linea generale che la teoria dei sogni di Freudsi differenzia da quella di Jung sotto questo importanteaspetto, che la prima si avvale di un modello esplicativounidirezionale, che pone il desiderio scaturente dall'Escome unico contenuto essenzialmente costitutivo delsogno, mentre la teoria di Jung ipotizza un sistema di tipobidirezionale, in cui contenuti legati da rapporti diopposizione qualitativa possono trovare alternativamenteaccentuazione nel campo onirico, secondo» un principiogenerale di compensazione per autoregolazione.

Com'è noto, la formulazione freudiana più matura deldinamismo libidico nel suo aspetto direzionale postula duetipi fondamentali di investimento, quello oggettuale equello narcisistico. Il primo tipo di investimento libidicoassume come termine di rapporto un oggetto del mondoesterno, una persona o una cosa « nella quale, omediante la quale, la pulsione raggiunge la sua meta»(26), che consiste nella riduzione della tensione interna.La libido narcisistica si dirige invece sulla persona propria:essa ha come correlato finale l'oggetto costituito dall'lo,ossia l'immagine unitaria del proprio corpo. Per quantoriguarda la libido nella fase dell'autoerotismo, essa,essendo ricerca del piacere d'organo, non detienepropriamente un carattere di investimento direzionale: lalibido si consuma sul posto, ossia la fonte della pulsionecoincide con l'oggetto. Si può dire tuttavia che anche nelcaso dell'autoerotismo esiste un aspetto oggettuale, sottoforma di rapporto con oggetti parziali fantasmatici (27).In realtà, le posizioni teoriche di Freud riguardo aiproblemi del narcisismo, primario e secondario,dell'autoerotismo, dell'Io, hanno subito tanti mutamenti colprogredire della sua opera che è difficile stabilire inmaniera univoca il significato e la por tata di ciascunconcetto, se non seguendone l'evoluzione nel tempo. Misembra tuttavia che la distinzione testé riportata si possaconsiderare valida in linea generale. D'altra parte, credoche proprio alcune ambiguità e la variabilità di taleconcettua-

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lizzazione possano aiutare a far intravedere, specialmentein relazione alla problematica del narci-sismo e dell'Io, queipunti, appena accennati e poi non più sviluppati, cheavrebbero potuto altrimenti condurre Freud a una visionepiù completa nella costruzione della teoria dell'inconscio.Quello che mi interessa però mettere ora in evidenza èl'accento preponderante che Freud sembra aver posto suiprocessi oggettuali come costituenti essenziali delladinamica dell'inconscio, e quindi in particolare del campoonirico: voglio intendere cioè col termine ' oggettuale '(senza discostarmi comunque dalla definizione corrente,ma solo mettendola in particolare evidenza) la specificaqualità direzionale che connota i desideri inconsci, sia cheriguardino la rappresentazione di una cosa o persona delmondo esterno, sia che si appuntino invece sull'immaginedel corpo proprio (28).Che si tratti di oggettualità ' esterna ', oppure di og-gettualità ' narcisistica ', vi è un elemento che è comunealle due categorie e che consiste nell'esistenza nel campopsichico di un dato, l'oggetto, con la funzione di attirareverso di sé le cariche energetiche dei desideri libidici alfine di abbassarne (o almeno mantenerne senza ulteriorecrescita) il livello di tensione.Ciò non vuoi dire naturalmente che i processi libidicipossano avere, in quest'ordine di idee, una connotazionediversa da quella oggettuale: certamente è nella logica delpensiero che ogni moto energetico abbia un punto diarrivo, ossia un oggetto-meta a cui esso tenda per causeintrinseche (nella fattispecie, la risoluzione dello stato ditensione creato dall'afflusso degli stimoli). Tuffai più si puòparlare di inoggettualità per certi processi pulsionali, qualiquelli esclusivamente autoerotici: ma, come abbiamo visto,in questo caso sarebbe più esatto dire che la pulsione hacome correlato un oggetto parziale fantasmatico. Non èquindi sulla connaturale oggettualità delle pulsioni chevorrei porre l'accento, è evidente, quanto invece sul fattoche Freud sembra aver riconosciuto come costituentibasilari del cam-

(28) Un rilievo per molti versianalogo è espresso da R. A.Spitz quando dice che «tuttele volte in cui [Freud] sioccuperà dell'oggetto libidico,lo farà dal punto di vista delsoggetto. Parlerà di possessodell'oggetto, di scelta e discoperta dell'oggetto, mai direlazione oggettuale » (IIprimo anno di vita delbambino, Giun ti - Barbera,Firenze 1973, ? P- 5).

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pò inconscio ' contenuti ' unicamente o prevalentementeoggettuali (non parlo quindi semplicemente in termini dipulsioni, che costituiscono solo una possibile specie dicontenuti). Vedremo più avanti quale altro tipo di contenutisarebbe possibile, o necessario, riconoscere.

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(29) S. Freud. L'interpre-tazione dei sogni, cit, p.

(30) S. Freud. Introduzionealla psicoanalisi, cit,

« II sogno è l’appagamento (mascherato) di un desiderio(represso, rimosso)» (29), questo è quanto ci comunicaFreud nel 1899. E poi ancora nel 1932, con l'aggiunta diuna piccola correzione, afferma che « il sogno è untentativo di appagamento di desiderio » (30), al fine direndere più compiutamente conto anche dei sogni nellenevrosi traumatiche e della riproduzione onirica diesperienze infantili connesse a impressioni dolorose,situazione per le quali già nel 1920 in 'Aldilà del principiodi piacere’ prospettava l'ipotesi che la funzioneassolutamente primaria, e preliminare, del sogno fossequella della ripetizione dei fatti traumatici per legarnel'eccitazione. Quello che ora cercherò di mettere in luce èl'analisi di alcuni tipi di sogni che, per quanto Freud sisforzi di farli rientrare nella categoria generaledell'appagamento di desiderio, nondimeno mi appaionomolto indicativi nella direziono del mio discorso.I primi due generi di sogni di cui descriverò la dinamicasono quelli indicati come sogni d'angoscia e sogni dipunizione, che Freud sembra riunire sotto ladenominazione comprensiva di sogni di controdesiderio.Sia che il contenuto del sogno sia accompagnato dallosviluppo di affetto d'angoscia, o che più semplicemente ilcontenuto rappresentativo manifesto presenti apertamentesituazioni indesiderabili per il sognatore, pur se nonaccompagnate da sentimenti spiacevoli, ambeduepongono un grosso problema alla teoria del sogno comeappagamento di desiderio. Freud ha affrontato taledifficoltà dicendo che il senso del sogno si può ricavaresolo dalla scoperta del suo contenuto latente, e che lapenosità del contenuto manifesto non può essere

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addotta sic et simpliciter come argomento invalidante lasua teoria (31).Questo genere di spiegazione d'altra parte non sembraaver convinto del tutto neanche Freud, se nello stessotesto della ' Interpretazione dei sogni ' e in seguito trovònecessario allegare altri diversi modi di comprenderne ilsignificato. Egli dice infatti che i sogni di controdesideriosono spesso dovuti al desiderio del paziente che lui abbiatorto in quanto portatore di tale teoria del sogno comeappagamento di desiderio (32), oppure che i sogni penosisono tali per imperfezione del lavoro onirico che non siariuscito a portare completamente a termine il compito dellatrasformazione dei pensieri latenti in appagamento di undesiderio (33).Tuttavia, due sono le spiegazioni più radicali che egliadduce a proposito di questi sogni. La prima consistenell'affermare che, essendo l'apparato psichico (secondol'ancora rudimentale costrutto presentato nella 'Interpretazione dei sogni ') distinto in un'istanza cui facapo il desiderio rimosso e un altro sistema che esercita lacensura, è evidente che « i sogni penosi contengonoeffettivamente qualche cosa che è spiacevole per laseconda istanza, ma che contemporaneamente soddisfaun desiderio della prima » (34). E preciserà in seguito che« il sognatore può... essere paragonato, nel suo rapportocoi propri desideri onirici, soltanto alla somma di duepersone, congiunte tuttavia fra loro da molti elementicomuni» (35).Tale spiegazione viene ribadita a più riprese, masembrerebbe passando gradualmente in modo quasiimpercettibile dalla posizione per cui all'istanza rimoventefarebbe capo una funzione di semplice attività di difesa(connotata in senso passivo) da parte dell'Io, fino adaffermare pienamente che ad essa faccia capo un vero eproprio desiderio superegoico di punizione (in sensoattivo). Si passa dal riconoscere che nei sogni di punizione«si tratta sempre di un desiderio inconscio, che peròdobbiamo attribuire non al materiale rimosso, bensì all'lo »(36), ovvero che « artefice del sogno diventa, non il de-

(31) S. Freud, L'interpre-tazione dei sogni, cit, p. 141.

(32) Ibidem, p. 160.

(33) S. Freud, Introduzionealla psicoanalisi, cit, p. 195.

(34) S. Freud, L'interpre-tazione dei sogni, cit, p. 150.

(35) S. Freud, Introduzionealla psicoanalisi, cit, p. 196.

(36) S. Freud, L'interpre-fazione dei sogni, cit, p. 505.

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(37) Ibidem, p. 506.

(38) Ibidem, p. 435 n. 1 del1930. Si veda anche ibidem, p.150 n. 2 del 1930, e il passocui è apposta la nota.

(39) S. Freud, Introduzione allapsicoanalisi, cit., p. 439.

(40) S. Freud, L'interpre-tazione dei sogni, cit., pp. 161e 434. S. Freud, Introduzionealla psicoanalisi, cit. p. 198.

siderio inconscio proveniente dal materiale rimosso(sistema Inc), ma il desiderio di punizione anche seinconscio (cioè preconscio) che reagisce a esso eappartiene all'lo » (37). fino a dire che « da quandol'analisi ha scomposto la persona in lo e Super-lo. è facilericonoscere in questi sogni di punizione ap-pagamenti didesiderio del Super-io » (38), ossia che « anche i sogni dipunizione sono appagamenti di desideri, non però di quellidelle spinte pulsionali, bensì di quelli dell'istanza critica,censoria e punitrice della vita psichica » (39), cioè diun'istanza che viene a costituirsi come un principiointeriore dotato di una certa autonomia e attivo controquelle spinte pulsionali.Parallelamente alla distinzione di un'istanza, il Super-io,autonoma da quella dell'Io, sembra quindi procederegradualmente l'attribuzione ad essa di una qualità di 'desideri ' onirici sempre meno ricondu-cibili a quellipulsionaii dell'Es.Accanto a questo, l'altro tipo di spiegazione più radicaleche Freud apporta nel tentativo di chiarire la dinamica deisogni d'angoscia e di punizione, consiste nell'affermareche nella costituzione psichica dell'uomo esiste anche unatendenza masochistica, particolarmente forte in alcunepersone, la cui soddisfazione potrebbe appunto essereaddotta come fattore esplicativo dei sogni in questione(40). Questa concezione si differenzia chiaramente dallaprecedente in quanto qui l'energia creatrice del sogno èancora ricondotta direttamente a quella fonte primaria cheè l'Es, affermazione certamente diversa dal dire che in talisogni trova appagamento un desiderio qualitativamentespecifico facente capo all'istanza del Super-io.Vorrei per inciso far notare, dal momento che secondoFreud il Super-io si struttura geneticamente traendo lapropria energia, prevalentemente di tipo aggressivo, dauna differenziazione dalla matrice pulsionale originaria (lecui connotazioni ritroviamo direttamente nell'istanzadell'Es) e che quindi anche il desiderio superegoico chetrova soddisfazione nei sogni suddetti sarebbe riducibile inultima analisi a

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desideri pulsionali, che qui sto cercando di analizzare leripartizioni dell'energia psichica secondo un criterioessenzialmente strutturale, prescindendo quindi dalmomento genetico-evolutivo che potrà essere oggetto diindagine in altro scritto.

Vorrei a questo punto esaminare una particolare categoriadi sogni d'angoscia, cioè i sogni di inibizione in cui ilsognatore prova un forte desiderio di muoversi, in genereper sfuggire a una situazione pericolosa o comunquepenosa, senza però poter dar corso a tale impulso. Sitratta di sogni veramente interessanti, un genere di sognitipici che si servono per i loro scopi rappresentativi di unasensazione corporea sempre disponibile durante lo statodi sonno, consistente nella condizione di disinvestimentodei centri che presiedono all'azione motoria. Per quantoriguarda il loro significato, Freud non ha dubbi: « Lasensazione di movimento impedito rappresenta dunque unconflitto di volontà... il volere e il ' no ' che gli si oppone»(41). Dunque il loro senso consiste nell'esprimere lacontraddizione, il contrasto, il ' no '. Sappiamo tuttavia cheuna delle affermazioni più generali della teoria freudiana èquella che esclude la possibilità della rappresentazionedella contraddizione a livello dei processi primari. « II ' no'sembra non esistere per il sogno ». afferma Freud nella 'Interpretazione dei sogni ' (42), ossia gli opposti, allostesso modo delle concordanze, vengono espressi nelsogno mediante condensazione in uno stesso contenutomanifesto. Ma se questa è la concezione generale, Freudstesso si premura di dirci che ci sono dei casi in cui essanon vale, e particolarmente nei sogni in cui è rap-presentata l'inibizione motoria (43).Possiamo quindi dire che i sogni di inibizione delmovimento rappresentano uno di quei pochi casi chetolgono validità alla legge generale della irrap-presentabilità della contraddizione nel sogno, prodottopsichico sottomesso quasi totalmente ai modi del processoprimario.Esaminando più attentamente il tema dei sogni d'ini-

(41) S. Freud, L'interpre-tazione dei sogni, cit, p. 313.Si veda anche ibidem. p. 234.

(42) Ibidem, p. 297. V. ancheS. Freud, Introduzione allapsicoanalisi, cit., pp. 161 e480.

(43) S. Freud, L'interpro-1fazione dei sogni, cit, pp. | 303e 397. Gli altri casi dellarappresentazione dell'assurdoe dell'Inversione di relazionetra pensieri e contenuto non ciinteressano qui.

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(43 bis) Si veda infatti l'a-nalisi dei sogno in S. Freud,L' interpretazione dèi sogni,cit., p. 528.

(44) Inconscio al soggetto delcui psichismo esaminiamo ladinamica.

(45) Uso Altro con la ma-iuscola sia per sottolinea-

bizione, possiamo notare che quando Freud parla del lorosenso latente come espressione del ' no ', del conflitto divolontà, non pare specificare cosa intenda direesattamente con questa dizione. Sembrerebbe, in base aun esame complessivo della sua opera, che egli voglia quiintendere un conflitto tra due impulsi radicati ambeduedirettamente nel substrato istintuale (43 bis). In mancanzadi un'espressa chiarificazione (voluta, forse?),l'affermazione rimane ambigua e non permette di usciredal dilemma fra due possibilità: che cioè la controvolontàsia riducibile a un altro impulso istintuale in contraddizionecol primo; oppure, che essa significhi primariamente ilvolere di un ' altro ', di un altro soggetto in quanto sorgenteautonoma di intenzionalità contraddittoria. La tesi chevorrei a questo punto sostenere afferma la validità diquesto secondo punto di vista.Ciò che intenderei affermare è qualcosa che, sep-purbasato sull'esame dei passi citati di Freud, si pone tuttaviaal di là delle sue indicazioni interpretative. Tutto ciò che horiportato qui del pensiero di Freud mi sembra tendere inmaniera implicita in una determinata direziono: intendoriferirmi sia alla problematica della censura e del Super-ioin relazione ai sogni d'angoscia e di punizione, sia al si-gnificato dei sogni di inibizione. La mia affermazioneconsiste in questo: in alcuni punti della sua opera, especialmente in quelli testé citati, Freud affronta, senzasvilupparne a mio avviso tutte le implicazioni ulteriori, unordine di dati psicologici che in realtà sembrano non piùinterpretabili facendo prevalente o unico riferimento alfattore esplicativo costituito dal desiderio inconscioconnesso alla pulsionalità istintuale (corporea).Il fattore che, in tale contesto di dati psichici, sembrainvece rilevante per l'interpretazione del loro significatoconsiste a mio parere in una categoria concettuale chesinteticamente potrei definire come ' desiderio (inconscio)(44) dell'Altro ' (45), desiderio facente capo a un'altrasoggettività che si pone in opposizione al desideriolibidico. Secondo questo modo di vedere, tale ' altrodesiderio ' deterrebbe un

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valore esplicativo di importanza primaria (in senso siagenetico che dinamico), irriducibile a qualcosa disubordinato rispetto al desiderio istintuale inconscio, ma dirilevanza del tutto pari ad esso (46).Con ciò non intendo certo dire che il pensiero di Freud nonabbia rilevato la sussistenza di questo fattore, almenoimplicitamente. Le sue idee intorno alla censura, al Super-io, all'identificazione col genitore del sesso opposto comerisolutiva del complesso edipico (per accennare solo aquesti temi), testimoniano chiaramente che egli ne intuf larilevanza, sempre più col progredire dell'opera. C'è peròda dire che questi aspetti della vita psichica sembranoessere stati da Freud valutati essenzialmente in relazionealla psicologia della veglia, e comunque sempre secondouna prospettiva piuttosto statica, in cui non vienerealmente preso in considerazione l'intrinseco contenutodinamico che fa capo a ciò che indico come ' altrodesiderio ' (cioè ' desiderio dell'Altro '). In tema diinterpretazione onirica mi sembra d'altra parte che le sueidee intorno ai fattori ultimi esprimentisi nella costruzionedel sogno siano rimaste strettamente aderenti all'ipotesiche esso consista solo nella soddisfazione di un desiderioinconscio istintuale (corporeo). Per quanto riguardal'istanza della censura, direi che nel primo scrittosull'interpretazione dei sogni essa si pone come aspettoesclusivamente formale della costruzione del sogno. IlSuper-io, in seguito teorizzato come sistema autonomo ein opposizione alle esigenze pulsionali dell'Es, sicostituirebbe d'altronde solo come condizioneidentificatoria (46 bis) del soggetto al 'desiderio dell'Altro', ilquale non può allora apparire direttamente anche comecontenuto nel campo onirico.A sostegno indiziario della mia affermazione, vorrei oraaccennare brevemente all'analisi di un sogno riportatonella ' Interpretazione dei sogni '. Si tratta del sogno delladomestica (47), in cui Freud rimane inchiodato ai gradini,senza più riuscire a muoversi, nell'incontrare la domesticache gli viene incontro scendendo le scale. È un sogno diinibizione-

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re il carattere di generalità(categoria generaledell'alterità che può con-cretarsi in diversi 'altri'particolari), sia soprattuttoper significare la condizionedi 'soggetto' di un desiderio,che si contrapponeall'apprensione del l'altrocome oggetto (in sostanzadel desiderio inconscioappartenente ,all'Es). Miriservo di trattare altrove lepossibili connessioni edivergenze che il concetto diAltro da me usato in questoscritto presenta nei confrontidel significato dei terminesimile (Autre, o anche GrandAutre) in Lacan.

(46) Questa concezioneriposa in ultima analisi,secondo il mio punto di vista,sulla struttura stessa delsistema istintuale, intesosecondo un modellobidirezionale nelle duedimensioni della spinta versocerti comportamenti. edell'opposto fattore diautolimitazione dell'istintostesso (dice Jung che «l'inconscio può non solo.'desiderare', ma anchesopprimere i propri desideri», in L'Io e l'inconscio, cit, p.75).

(46 bis) E quindi solo comestruttura dell'apparatopsichico.

(47) S. Freud, Linterpra|fazione dei sogni, cit., p. 227.

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(48) Ibidem, p. 235.

(49) 8. Freud, Introduzionealla psicoanalisi, cit, p. 493.Si veda anche S. Freud,Inibizione, sintomo eangoscia.

(50) S. Freud L* i nterp re-lazione dei sogni, cit, p. 313.

(51) S. Freud, Introduzionealla psicoanalisi, cit., p. 199.Si veda anche S. Freud.L'interpretazione dei sogni,cit., p. 435 n. 1 del 1930

esibizione, che Freud interpreta riferendolo al ricordo diuna bambinaia che lo aveva allevato nella prima infanzia,usando anche parole di aspro rimprovero quando ilbambino trascurava i canoni dell'educazione alla pulizia.Lo domestica del sogno sarebbe dunque «un'incarnazione della preistorica vecchia bambinaia » (48),quella bambinaia della quale Freud si chiede se mancassedella ' battuta pronta' (giocando sulla parola che potrebbe.significare sia battuta di spirito che battuta di mano, na-turalmente da parte della balia). Secondo la mia ipotesi, ilfattore essenziale nella costruzione di questo sognosarebbe quell'incontro con la volontà della vecchiabambinaia, volontà in opposizione al desiderio infantileribelle e incurante della pulizia, che il bambino Freud haintroiettato e fissato per sempre nell'inconscio, e che siripropone ora come contenuto latente primario nella suaconflittualità con l'impulso a sporcare.Non bisogna d'altro canto dimenticare che Freud èpassato da una concezione dell'angoscia come risultantedalla trasformazione diretta della libido ad opera dellarimozione, all'altra per cui l'angoscia può esserericondotta, in ultima analisi, a una situazione esterna dipericolo (49). Se allora « là sensazione di inibizione dellavolontà è assai vicina all'angoscia » (50), sarebbe daritenere per lo meno più compatibile con queste ultimevedute di Freud la mia affermazione che il ' conflitto divolontà ', base dei sogni di inibizione, sia da intenderecome risalente al ' no ' (poi introiettato) verso la sua pul-sionalità, che il bambino deve pur aver incontrato nelrapporto con l'altro durante il suo sviluppo.La problematica del Super-io, come struttura intra-psichicain cui si manifesta quell' altra persona che esercita lacensura punitiva nei sogni di punizione (Freud arriva aparlare a questo proposito di «desiderio dell'altra persona»(51)), si assimilerebbe naturalmente in ogni particolare,secondo il filo di idee che sto seguendo, alla problematicaespressa dal ' conflitto di volontà ' (il volere e il

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'no’ che gli si oppone) inteso come senso latente deisogni di inibizione.

Ma passiamo ora ad esaminare l'apporto specifico diJung in relazione all'ordine di idee che cerco qui diesprimere.Nel campo dell'interpretazione onirica, una delle piùimportanti formulazioni junghiane. che secondo meattende ancora una più piena valutazione ai fini dellaprassi analitica, è quella che distingue traun'interpretazione con riferimento all'oggetto e una conriferimento al soggetto. Secondo la prima prospettiva siadotta un modello interpretativo per cui gli elementi delsogno vengono ricollegati a rappresentazioni, seppurmodificate in una certa misura appercettivamente, dioggetti della realtà, presente o passata (52): taleprocedimento esplicativo si adatta naturalmente assaibene ai tipi di personalità ad orientamentoprevalentemente estroverso, secondo le definizionicaratterologiche poste da Jung. A questo si affianca,integrandolo, l'altro tipo di modello che fa riferimento aicontenuti soggettivi dell'individuo che sogna, « un mododi concepire i sogni o le fantasie secondo il quale lepersone o le situazioni che vi compaiono vengono riferitea fattori soggettivi appartenenti completamente allapsiche della persona che sogna o fantastica » (53). Glielementi del sogno interpretati in tal senso vanno quindicompresi come « descrizioni simboliche di complessisoggettivi del... paziente » (54), come rappresentazioniattraverso il meccanismo proiettivo di parti della psichedel soggetto (55).Da parte sua, Freud mi sembra abbia fatto ben poco usodi tale modalità interpretativa, riservandogli solo qualcheaccenno, senza approfondirne la potenzialità esplicativa;vi è un passo della ' Interpretazione dei sogni ' (56) in cuisi parla della possibilità di ritrovare l'Io, e i suoi attributi,nelle persone che appaiono nel contenuto onirico, vicompaia o meno l'Io direttamente. Come pure, in tema disimbolismo. vi si afferma che spesso il sognorappresenta gli impulsi libidici attraverso figure di animaliferoci (57).

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(52) C. G. Jung. Tipipsicologici. cit., p. 475.

(53) Ibidem, p. 476

(54) C. G. Jung.Psicologiadell'inconscio, cit. p.147.

(55) Naturalmente sipotrebbe dire cheanche il riferimentoall’oggetto rientra nelriferimento al soggetto,venendo così a caderela distinzione. Infattiun'immagine che si-gnifica un • oggettoreale può ben essereintesa comel'indicazione di un de-siderio (fattoresoggettivo) perquell'oggettoda partedel sognatore. Allorabisognerebbe piùprecisamente dire cheil riferi-

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mento al soggetto indica a mioparere contenuti psichici ta cuiproblematica conflittualeinconscia si situa non a livellodell'oggetto collegato al de-siderio o in genere al fattoreintenzionale, ma a quello dellostesso fattore intenzionale insé. Ciò avviene generalmentein caso dì proiezione all'ester-no dei moti libidici come partidel Sé, piuttosto che dirimozione all'interno dellerappresentazioni dell'oggetto.Si veda a questo propositol'interessante discussionecondotta da Laplanche ePontalis nella loro "Enciclopedia della psicanalisi "(Laterza. Bari 1968. pp. 430-431), sul duplice modo diintendere il meccanismo dellaproiezione in Freud. Secondouna prima accezione, « in unprimo tempo il sentimentoinsopportabile... sarebberimosso nell'interno,nell'inconscio ...; in unsecondo tempo. verrebbeproiettato nel mondo esterno:la proiezione è qui il modo incui ritorna ciò che è rimossonell'inconscio ». In un secondosenso, la proiezione puòessere vista « come unprocesso di espulsione quasireale: il soggetto getta fuori disé ciò che non vuole e loritrova poi nel mondo esterno.Schematicamente, si potrebbedire che qui la proiezione èdefinita non come un " nonvoler conoscere ", ma un " nonvoler essere " » (op. cit, p.431).

(56) S. Freud, L’ interpreta-zione dei sogni, cit, p. 301.

(57) Ibidem, p. 376.

(58) C. G. Jung, Tipi psi-cologici, cit., p. 475 seg..

(59) Ibidem, p. 473.

Tali brevi accenni rimangono tuttavia solo brani parziali diuna più generale e comprensiva concezione, il modellointerpretativo con riferimento al soggetto, dovendosisostanzialmente concordare con Jung quando afferma che« l'interpretazione freudiana dei sogni si muove quasiesclusivamente sul piano del riferimento all'oggetto, inquanto i desideri espressi dal sogno vengono interpretaticome relativi a oggetti reali » (58).La necessità di interpretare certi elementi del sogno edelle fantasie attraverso un riferimento ai fattori soggettiviviene da Jung spiegata facendo ricorso ai concetti diproiezione e di imago. « La proiezione è... un processo didissimilazione, in quanto un contenuto soggettivo vieneestraniato dal soggetto e incorporato, per cosi dire,nell'oggetto... La proiezione si basa sull'identità arcaica disoggetto e oggetto » (59), identità inconscia che in originesussiste prevalentemente tra la psiche del bambino e igenitori. La fusione tra il mondo del soggetto e il mondoesterno è uno stato esistente all'inizio della vita psichicadell'individuo, e tutti i contenuti, riguardanti se stesso o ilmondo degli oggetti, che l'uomo riesce a recuperare ai finidell'adattamento consapevole, derivano per successivedifferenziazioni da quella condizione primaria diindistinzione. Ora è proprio nel momento in cui sidetermina la necessità di scindere alcuni aspetti di taleidentità con l'oggetto, che si può parlare propriamente diproiezione.Strettamente correlativo a quello di proiezione, Jung mettein luce il significato del concetto di 'imago' che, dice, nondeve essere inteso nel senso di una riproduzione a livellopsichico dell'oggetto esterno tale e quale è nella realtà, mapiuttosto come un'immagine che solo in parte conserva lecaratteristiche sensoriali dell'oggetto cui si riferisce,essendo per il resto effetto di costruzione dell'attivitàfantastica inconscia, responsabile soprattutto dellaformazione di quelle fantasie involontarie che sono i sogni.La fantasia inconscia di colui che ravviva un'imago dentrodi sé è basata su tutti i pensieri, i sentimenti e i

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ricordi, in una parola su tutti i contenuti puramentesoggettivi, che in un dato momento sono attivati nella suapsiche. Per cui la rappresentazione dell'oggetto, cui siriferisce solo in parte a livello sensoriale l'imago, viene adessere cosi arricchita dal conferimento di connotazionisoggettive che non è più possibile voler spiegare l'imagofacendo riferimento alla sola percezione del mondoesterno: come d'altra parte non sarebbe neanche esattovolerla ridurre a dato scaturente esclusivamente dallasoggettività. Tale completamento di una forma immaginalecon l'apporto di contenuti propri del soggetto che la per-cepisce, si verifica naturalmente in misura molto piùintensa nei confronti del proprio simile, dell'oggetto umano,più che verso le cose inanimate. A questo proposito, sipossono richiamare per inciso alcuni concetti parallelimessi in luce sia da L. Binswanger, il quale ha usato nellesue analisi fenomenologiche il concetto di 'appresentazione ' traendolo dalla filosofia di HusserI (l 'appresentazione ' come caso particolaredell'appercezione, in quanto riferita alla presenza dell'altroessere umano) (60). sia da D. W. Winnicott, che parlandodi ' oggetto soggettivo ' ha enucleato una problematica chemi sembra per molti versi connessa a quella che sto quitrattando (61). Jung dunque, attraverso la modalitàinterpretativa che cerca di ritrovare nell'oggetto larappresentazione di parti psichiche del soggetto, hasuperato, senza sottovalutarne tuttavia l'importanza, lasemplice e unilaterale concezione che tende a ricondurretutti i contenuti inconsci reperibili nel campo onirico allasola categoria dell'oggetto, inteso nella sua realtà di mezzofinale di soddisfacimento dei desideri pulsionali. Ma nonc'è solo questo. A mio parere, l'ulteriore e veramente piùimportante apporto di Jung in tema di analisi dei sogniconsisterebbe nell'aver individuato in certe particolari cate-gorie psichiche non-personali (dell'inconscio collettivo),ossia nelle fondamentali imago archetipiche di personalità(62), dei primari contenuti psichici inconsci, attivi a livellodei sogni e delle fantasie, che mettono un accentoessenziale su ciò che non

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(60) L. Binswanqer, Melan-conia e mania, Boringh ieri,Torino 1971.

(61) D. W. Winnicott. Gioco erealtà, Armando, Roma 1974.

(62) Ai fini del mio discoliso, vorrei qui distinguere leimago archetipiche Ipersonalità dagli archetipi

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che fanno riferimento a si-tuazioni o al fine dello svi-luppo psichico, meglio de-finibili come archetipi dellatrasformazione (si veda C. G.Jung, Gli archetipidell'inconscio collettivo, in Ladimensione psichica, cit, p.158) o archetipi processuali(v. anche C. G. Jung,Psicologia dell'inconscio, cit..p. 173). Più in generale diceJung che « ogni complessoautonomo o relativamenteautonomo ha la caratteristicadi manifestarsi comepersonalità, ovvero " per-sonificata"» (L'io e l'inconscio,cit., p. 114).(63) C. G. Jung. Tipi psi-cologici. cit., pp. 418-420.

(64) C. G. Jung, La strutturadella psiche (da " Aión "), inLa dimensione psichica, cit.,p. 170.

(65) Ibidem, p. 170 n. 4.

(66) C. G. Jung, L'Io el'inconscio, cit., p. 106.

(67) C. G. Jung, Gli archetipidell'inconscio colletti-

può assolutamente ridursi all'oggettualità nella dinamicadell'inconscio.Di tali imago di personalità, quella dell'Anima per l'uomo, ecorrelativamente dell'Animus per la donna, e quelle delGrande Padre e della Grande Madre mi sembrano le piùsignificative. Jung descrive più volte in diversi saggi lecomplesse vicende psichiche che vengono messe in motodal presentarsi nel campo onirico delle figure personificatedell'Anima e dell'Animus. Esse costituiscono per Jung deifattori autonomi, delle alterità dotate degli attributi delsesso opposto a quello del soggetto in questione, che sipongono come il tramite del rapporto tra Ilo e l'inconsciodell'individuo (63).Come esiste un oggetto esterno, cosi esiste un soggettointerno, un soggetto inconscio che può rappresentare, aseconda del grado di differenziazione raggiunto nelprocesso analitico, o l'intero mondo interno inconscio, cheè avvertito nel suo complesso come entità personificata,oppure una singola entità di tale mondo, che si presenta,nei sogni ad esempio, quale agente che opera per favorireil collegamento tra l'Io e il resto dei contenuti inconsci. Inquest'ultima modalità si riconoscerebbe più propriamente ilmanifestarsi delle figure archetipiche del l'Anima edell'Animus.

L'Anima, dice Jung, è « la danzatrice che suscitaillusioni » (64), « la filatrice [che] mette in moto » (65). «colei che deve essere obbedita » (66), suscitando un Erospassivo come quello di un bambino, che più che agireattivamente per cercare di soddisfare i suoi des iderid'amore vorrebbe che fosse il mondo circostante apreoccuparsi di lui, a prenderlo, a imporgli la felicità. Mal'Anima non ha solo questo aspetto positivo, essa è ancheambigua e trascinando alla vita porta spesso al rischio, avolte alla rovina. Nel complesso potremmo dire che essarappresenta quell'alterità inconscia personificata chesuscita e immette nell'individuo il senso e il movimentodella vita, ossia è l'archetipo della Vita (67) con tutte le suecontraddizioni.

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L'Animus d'altro canto corrisponderebbe, nella psicologiafemminile, al Logos paterno, cioè all'insieme delle opinionitradizionali che esercita la sua influenza sulla donna dallato della funzione del pensiero: si tratta di opinioni, più chedi riflessioni, di pregiudizi che possono a volte dominare ladonna in quanto cristallizzati e convalidati una volta persempre, senza alcuna possibilità di introdurvi un sensodialettico, « supposizioni aprioristiche che pretendono diimporsi come verità assolute » (68). Anche qui si tratta diun fattore personificato dei cui giudizi e opinioni la donnache si identifichi ad esso si fa passiva interprete estrumento, o da cui altrimenti, in assenza di identificazione,si lascia dominare, come fonte del sapere da ammirare eservire ancillarmente. L'Animus appare anzi « non comeuna persona, ma come una pluralità... una specie diassemblea di padri e di altre autorità» le cui sentenze «sono principalmente parole e opinioni raccolte, forseinconsciamente, nell'infanzia» (69).Come si è detto, ambedue, l'Anima e l'Animus. hanno lacaratteristica di rivestire le qualità del sesso oppostorispetto a quello del soggetto. A mio parere, l'alterità di taliimago non è tanto radicata nel fatto che esserappresentano anche le tendenze femminili rimossedell'uomo, e quelle maschili della donna, quanto nel fatto(che è più importante per il mio discorso) che essecostituiscono i contenuti rappresentativi della personadell'altro sesso in sé, al ' netto ' di proiezioni di tendenzeinconsce riappro-priabili da parte del soggetto.Quand'anche la loro personificazione venga sciolta,raggiungendosi il culmino dello sviluppo psichico, ovvero ilSé, la cui attivazione si annette la numinosità propria siadell'Anima e dell'Animus che degli altri archetipi, esserimangono tuttavia come funzioni di relazione con l'altraparte della psiche, l'inconscio, e come tali direi che nonsono mai riappropriabili personalmente dalla psicheindividuale, conservando un carattere di alterità nonriducibile a moti intenzionali della cui titolarità l'Io possafarsi carico. « Mentre i ' contenuti ' dell'Animus e dell'Animapossono essere inte-

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vo, in La dimensione psi-chica, cit, p. 152.

(68) C. G. Jung, La strutturadella psiche, in La di-mensione psichica, cit, p.174.

(69) C. G. Jung, L’Io el'inconscio, cit., p. 127.

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(70) C. G. Jung, La strutturadella psiche, in La dimensionepsichica, cit., p. 180.

(71) C. G. Jung, Gli archetipidell'inconscio collettivo, in Ladimensione psichica, cit.. p.152.

(71 bis) C. G. Jung, Psico-logia dell'inconscio, cit., pp.147-156.

(72) C. G. Jung. L'Io e l'in-conscio. cit., pp. 149-152. Ladistinzione tra la negativitàdell'Ombra e quella delDemone è a volte pro-blematica nell'analisi dei-

grati, non possono esserlo essi stessi... Gli effettidell'Animus e dell'Anima possono essere resi consci, mal'Animus e l'Anima sono fattori trascendenti la coscienza»(70).Le altre due imago archetipiche che vorrei prendere inconsiderazione sono denominate da Jung Grande Padre eGrande Madre, ma a questi due termini si ricolleganoparecchie altre figure archetipiche che costituisconovarianti o caratterizzazioni ambivalenti, opposte, di quelletipiche. Tali sono, per citarne qualcuna, il Mago, la Strega,il Vecchio Saggio, la Madre Ctonia. Nel processo ditrasformazione psichica, a un certo punto l'accento dinuminosità si sposta verso altri archetipi di personalità.Dalla ricca e vitale contraddittorietà ispirata dalla presenzadell'Anima sorge gradualmente la percezione del-l'immanenza di un ordine nascosto: allora «per la primavolta ci è data la possibilità di sperimentare un archetipoche si era tenuto prima nascosto nell'assurdità piena disignificato dell 'Anima. È l'archetipo del Significato» (71).Nei sogni l'apparizione della figura del Vecchio Saggio siriferisce appunto alla nuova apprensione del senso latentenel caos dell'esperienza vitale, al primo presentarsi dellapossibilità della sintesi degli opposti sotto forma di unsapere che un altro ha, il Vecchio, il Saggio. Un saperedell'ordine dello spirito la cui integrazione nella psiche delsoggetto (o meglio, nella vita del l'Anima) darà luogo allanascita del Sé, del Bambino generato dall'unione degliopposti.Il Vecchio Saggio tuttavia ha la sua contropartita negativanella personalità inquietante e minacciosa del Demone,dal potere di influire magicamente in senso distruttivosull'individuo (71 bis). Si tratta di un essere dotato diqualità occulte, il cui potere di fascinazione induce spessoil soggetto a identificarsi ad esso per carpirne la sostanzamagica, il mana, le forze e cognizioni straordinarie che eglipossiede (72).Naturalmente, mutatis mutandis, analoghe considerazionipotrebbero farsi per la figura della Grande Madre nellapsicologia della donna, con la sua

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doppia caratterizzazione di Strega e Alma Mater,anch'essa dotata di un potere e di un fascino avvertiticome assolutamente superiori rispetto al soggetto. «Rendere coscienti i contenuti che costituiscono l'archetipodella personalità mana», dice Jung, « significa per l'uomoliberarsi per la seconda volta e veramente dal padre, per ladonna dalla madre, e sentire quindi per la prima volta lapropria individualità » (73).Cercando di riprendere il filo del mio pensiero, vorrei farnotare la connotazione di sempre maggiore autonomiapsicologica che Jung sembra riconoscere alla serie diarchetipi di personalità che, a partire dalla problematicadell'Ombra, appaiono nel processo analitico come Anima eAnimus, fino al Grande Padre e alla Grande Madre (74).L'Ombra, intesa come la parte oscura e rifiutata dellapsiche personale e quindi almeno in linea di principioriappropriabile da parte dell'Io, appare come alteritàpersonificata solo in certi casi, quando quei contenutipersonali rimossi sono proiettati su un'altra figura umana,in genere dello stesso sesso del soggetto. Ma direi chesono le figure dell'Anima e dell'Animus che detengono unaloro autonomia essenziale, in quanto imago archetipichedistinte dal campo dell'Io e non certo riducibili attraversol'analisi al contesto dei contenuti soggettivi personali: o perlo meno la riappropriabilità da parte dell'Io si limiterebbesolamente a uno dei tre elementi che, secondo Jung,costituiscono le fonti di tali imago (75), e cioè allafemminilità propria del maschio e alla mascolinità insitanella donna. Le caratteristiche del sesso opposto radicatein ciascun essere umano sono infatti, almeno a livellopsicologico, recuperabili all'lo; non direi che lo sia invecel'alterità dell'imago della donna che si costituisce nell'uomodalla sua esperienza personale, come pure lacorrispondente imago dell'uomo per la donna, e tantomeno le imago collettive maschile e femminile (76).Come si è detto, lungo la via della trasformazione psichicanel processo analitico, le due figure del

la fenomenologia onirica, mail criterio differenziale varicercato secondo Jung nellaconnotazione di numinositàfascinosa del Demone: «quanto più predomina la notamagica, tanto più può essereseparato dall'Ombra »(Psicologia dell'inconscio, cit.,p. 156).

(73) C. G. Jung, L’Io el'inconscio, cit, p. 159.

(74) «Già la figura dell’ Ombraappartiene al regno deifantasmi incorporei, per nonparlare dell'Anima edell'Animus che nonsembrano apparire altro checome proiezioni sul nostroprossimo. Infine il Sé è deltutto sottratto alla portatapersonale... » (C. Q. Jung, Lastruttura della psiche, in Ladimensione psichica, cit, p.191).

(75) C. G. Jung, L'Io el'inconscio, cit, pp. 104-107.

(76) Si veda C. G. Jung, Lastruttura della psiche, in Ladimensione psichica, cit, p.181 n. 9.

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(77) C. G. Jung, L'Io el'inconscio, cit., p. 146.

(78) Ibidem, p. 152.

(79) Ibidem, p. 153.

l'Anima e dell'Animus sono destinate a diventare,perdendo la loro personificazione, le funzioni di relazionetra la coscienza e l'inconscio (77): tuttavia l'essenzialealterità delle due imago intese come archetipi non-personali verrebbe conservata nell'inconscio (rimanendoesse pronte a riattivarsi pienamente se le condizionipsichiche lo richiedessero) e non potrebbe mai essereridotta ai contenuti dell’ Io personale. Infatti, dice Jung chel'invasione o identificazione patologica con la figura ancorpiù potente in senso magico del Mago e del Demone, haluogo proprio quando la coscienza dell'uomo non accettadi riconoscersi limitata e non abbandona l'idea di unonnipotente controllo sull'altro polo della vita psichica, sulmondo dell'inconscio. « II ' mago ' potè prendere possessodell'Io solo perché l'Io sognò di una vittoria sull'Anima »(78).Un carattere di alterità più evidente mi sembra possa poiriconoscersi alle altre due figure del Grande Padre e dellaGrande Madre (il Grande Altro — secondo la miaterminologia — nel suo duplice aspetto maschile efemminile), la cui non-personalità di ordine magicoimpedirebbe che il soggetto possa mai pensare diannettersi direttamente all’Io il loro mana, il loro potere,pur venendo esse a rappresentare i massimi principiordinatori della vita psichica dell'individuo. Ad essaappartiene, a mio parere, la fonte e l'ispirazione primariadella Vita che spinge all'essere contro la Morte; ma daesse deriva anche il senso originario della Morte, del ' No', immagine archetipica del ' no ' di Freud che si opponealla vitalità istintuale (si veda quanto detto precedente-mente a proposito del significato dei sogni di inibizione).Solo la sintesi del senso che ciascuna di queste due figureesprime (pur nell'ambiguità del loro doppio aspettopositivo e negativo) porta infine alla nascita del Sé, « ilcercato ' centro ' della personalità, quell'indescrivibilequalcosa tra i contra-ri » (79) che risulta dall'unione alivello psichico degli opposti. Ma quest'ultimo è tema cheesula dal presente scritto.Penso che Jung attraverso l'accento posto su questi

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particolari archetipi di personalità, che egli considera comeimmagini-guida la cui evoluzione determina ampiamente latematica dei sogni nel processo analitico, si sia posto nellacondizione di evidenziare in modo pregnante quellacategoria generale di contenuti inconsci che è costituita daicontenuti di alterità soggettiva.Sia le figure personificate dell'Anima e dell'Animus. chequelle del Vecchio Saggio, della Madre Ctonia e delle lorovarianti, esprimono a mio parere un unico senso che leaccomuni, cioè quello di rappresentare a livello della scenaonirica l'azione esercitata sulla soggettività di colui chesogna da parte delle imago di alterità soggettiva piùsignificative e più costantemente reperibili nella vitapsichica dell'individuo.Volendo ora prendere brevemente in considerazione laproblematica postaci da Jung con la sua concezionegenerale degli archetipi, si possono fare questeosservazioni, utili ai fini del tema qui trattato. Gli archetipi,entità psicologiche dotate di una loro propria autonomia(80), al cui incontro la psiche individuale avverte un sensodi numinosità da essi emanante, sono da Jung consideraticome fattori non-personali che vengono a compensare,secondo il principio di autoregolazione, l'insieme dei fattoripersonali, ossia direi in ultima analisi l'istintualità. «Archetipo e istinto formano i massimi opposti pensabili »(81), e dato che «l'archetipo rappresenta l'elemento propriodello spirito» (82). si può generalizzare dicendo che « iprocessi psichici appaiono equilibri energetici tra spirito eistinto » (83). L'archetipo si porrebbe quindi come l'altropolo opposto rispetto all'istintualità, ossia « l'archetipo è unprincipio formale della forza istintuale» (84). Tutto ciò misembra che stia agevolmente in correlazione con l'ipotesidella bidirezionalità del modello esplicativo del sognoelaborato da Jung.Per quanto riguarda il nostro tema specifico, « accadespesso », dice Jung, « che l'archetipo appaia in forma di 'spirito ' in sogni o in raffigurazioni della fantasia » (85). Ciòpenso voglia dire che quanto più

(80) L'esperienza dell'ar-chetipo « è una specie diesperienza primordiale delnon-lo psichico, di un'op-posizione inferiore che sfidaal confronto » (C. G. Jung,Psicologia dell'inconscio, cit.,p. 132).

(81) C. Q. Jung, Riflessioniteoriche sull'essenza dellapsiche, in La dimensionepsichica, cit, p. 286.(82) Ibidem, p. 286.(83) Ibidem, p. 287.

(84) Ibidem, p. 293.

(85) Ibidem, p. 285.

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(86) C. G. Jung, L'Io el'inconscio, cit, p. 103. Ciòavviene soprattutto, a mioparere, prima che sia avviato ilprocesso obbiettivamentedialettico dello sviluppopsicologico, ossia prima che siconcretizzino in modoprevalente gli archetipiprocessuali o dellatrasformazione;fino a quel momento infatti(senza naturalmente volerdare un senso strettamentecronologico a tale distinzione,ma solo logico) mi sembra cheprevalga l'animazione di ar-chetipi di personalità.(87) C. G. Jung, Psicologiadell'inconscio, cit., p. 154.(88) C. G. Jung. Gli archetipidell'inconscio collettivo, in Ladimensione psichica, cit, p.139 seg..(89) Ibidem, p. 157.

(90) Ibidem, p. 153.

l'accento psichico si sposta verso il campo istintuale,senza che contemporaneamente siano state integrate allacoscienza le parti della psiche in opposizione rispetto adesso, tanto più,si accentua la comparsa sulla scenaonirica e fantasmatica di personificazioni dell'archetipo o lasua proiezione:« quanto più limitato è il campo di coscienza di un uomo,tanto più i contenuti psichici (le ' imago ') appaiono comese sussistessero al di fuori o come spiriti o come potenzemagiche proiettate su viventi » (86). Nell'inconsciocollettivo ipotizzato da Jung come campo degli archetipi (iquali « compaiono per lo più in forma di proiezioni... riferitea persone dell'ambiente circostante » (87)). « io vi sonol'oggetto di tutti i soggetti, nel più pieno rovesciamentodella mia coscienza abituale, dove io sono sempresoggetto che ' ha ' oggetti » (88).In particolare, nel fare l'esperienza psichica dell'archetipodel Vecchio Saggio (figura positiva del Grande Padre). «l'uomo moderno fa esperienza del primigenio modo dipensare come un'attività autonoma di cui egli è l'oggetto »(89). Ai primordi della vita psichica, infatti, dice Jung. « ilpensiero era oggetto di percezione interna, non erapensato, ma sentito, come fenomeno in certo qual modoveduto o udito. Il pensiero era essenzialmente rivelazione;non era inventato, ma imposto, o convincente per la suadiretta realtà. Il pensare precede la primitiva coscienzadell'Io, che ne è piuttosto l'oggetto che il soggetto. Maneanche noi abbiamo ancora raggiunto la più alta vettadella coscienza; abbiamo anche noi un pensieropreesistente di cui non ci rendiamo conto finché ciappoggiamo su simboli tradizionali, o, per esprimerci collinguaggio dei sogni, finché il padre o il rè non sia morto »(90).Per Jung è proprio la mancata distinzione dagli archetipi.cioè dalla psiche collettiva, che coincide con quello statodi ' identità inconscia ' cui abbiamo già fatto riferimentoprima, quello stato psichico che mi sembra comportisoprattutto la proiezione delle imago di personalità,cadendone quindi vittime inconsapevoli. Al processo diliberazione dall'influenza

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degli archetipi egli ha dato il nome di 'individuazione ',ossia di differenziazione dalla « psiche collettiva storica »(91): « l'individuazione coincide con l'evoluzione dellacoscienza dall'originario stato di identità» (92).L'identificazione con gli archetipi della psiche collettivagenera infatti pericolosi fenomeni di possessione (93) neicasi più gravi, o più in generale una costrizione acomportarsi non secondo la propria individualità profonda,ma secondo immagini e idee generali (94). In genere, inquesta condizione di indifferenziazione i contenutiarchetipici sono destinati ad essere proiettati sui nostrisimili;tuttavia è possibile anche un fenomeno di introiezione,ossia di indebita attribuzione direttamente all'lo di taliimago. « Nel caso della proiezione il paziente oscilla tral'esaltazione morbosa del medico e un disprezzo pieno dirancore nei suoi confronti. Nel caso dell'introiezione cadein un'auto-deificazione ridicola o nel dilaniamento morale dise stesso... In tal modo egli trasforma l'altra persona o sestesso in Dio o in demonio » (95). La via per liberarsi dalloro potere è allora quel processo di individuazione il cuiscopo Jung ha additato nella realizzazione del Sé, ovverodella sintesi degli opposti.

Per riassumere a mo' di sintesi finale quanto detto sinora,si possono fare le seguenti considerazioni. Mentre Freudsembra aver fatto prevalente riferimento agli aspetti 'oggettuali ' della dinamica dell'inconscio per spiegare ilsenso del fenomeno onirico, da parte sua Jung avrebbemesso in particolare evidenza, allo stesso fine dispiegazione, l'intervento determinante delle figurearchetipiche di personalità nella serie di sogni in cui siesprime il processo analitico verso l'individuazione, mentrela stessa concezione generale degli archetipi metterebbel'accento sull'essenziale carattere di alterità ' spirituale ' dicui essi sono connotati.A mio avviso, ciò che dicevo prima sulla necessità diintegrare la categoria del 'desiderio (inconscio) dell'Altro 'nel sistema interpretativo freudiano, si lega strettamenteall'importanza che Jung annette

(91) C. G. Jung, Psicologiadell'inconscio, cit, p. 152.(92) C. G. Jung, Tipi psi-cologici, cit., p. 464.

(93) Si veda C. G. Jung., Gliarchetipi dell'inconsciocollettivo, in La dimensionepsichica, cit., p. 159.(94) C. G. Jung, L'Io e l'in-conscio, cit., p. 147.

(95) C. G. Jung, Psicologiadell'inconscio, cit, p. 121.

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alle imago archetipiche di personalità. In ambedue i casi,ciò che verrebbe messo in luce è il valore determinanteper la dinamica psichica individuale dell'allentasoggettiva, dell'Altro in quanto soggettività distinta dallapropria e fonte di un suo peculiare campo intenzionale.Per indicare unitariamente questo insieme di contenutiparticolari, vorrei quindi proporre di designare come 'soggettuale ' tale dimensione della dinamica inconscia,che sarebbe necessario distinguere dall'insieme deiprocessi ' oggettuali ' cui Freud soprattutto ha dedicato lamaggior parte della sua opera.Il termine ' soggettualità ' deve essere naturalmente bendistinto da ciò che si intende comunemente con quello di 'soggettività ' (ossia: ciò che ha attinenza col propriomondo interiore). Dato un soggetto. se da una parte essosi pone in relazione con un mondo di oggetti da investirein ultima analisi secondo le spinte istintuali, dall'altra latotalità del suo esistere è determinata parimenti da uninsieme di fattori connotato come alterità soggettivaesterna al proprio mondo interno. Con ' soggettualità ' in-tendo appunto significare questo campo di intenzionalitàdell'Altro, l'alterità soggettiva che può opporsi allasoggettività propria.Uno degli aspetti più rilevanti della ' soggettualità ' ècostituito a mio avviso dall'insieme delle fantasieinconsce dell'altra persona nella misura e nella modalitàin cui vengono percepite (a volte solo intuiteappresentativamente) e immesse nel metabolismopsichico del soggetto, come pure dai giudizi di at-tribuzione (specie se riferiti all'lo) espressi verbalmentedall'altra persona e interiorizzati a livello inconscio. Ciòche è veramente essenziale, tuttavia, consiste nell'attivitàrielaborativa inconscia di questi introietti da parte delsoggetto, e quindi soprattutto nelle sue proprie fantasieinconsce concernenti l'Altro.Se ho detto che gli apporti più specifici da una parte diFreud, dall'altra di Jung, in tema di interpretazio-ne deisogni sono consistiti rispettivamente nell'ana-

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lisi delle dimensioni 'oggettuale' e ' soggettuale ' del campoinconscio, non bisogna tuttavia dimenticare i contributiteorici di ciascuno riguardanti la dimensione menoestensivamente indagata. A questo proposito, come già siè detto, non si può non considerare tutto ciò che Freud hascritto in tema di proiezione, identificazione, Super-io enarcisismo. Tirate le somme sul confronto delle due teorie,vorrei infine fare un'ipotesi che tenti di spiegare il mec-canismo di costruzione del sogno utilizzando le duecategorie di dati psicologici che ho messo in evidenza.Si è evidenziato come Freud si sia a mio parere trovato,via via che procedeva la sua opera, nella necessità dirivedere le modalità di intervento nella formazione delsogno dei contenuti dinamici che si connettono all'istanzasuperegoica. per una spiegazione più completa del sensodel sogno. Ho potuto ricondurre ciò all'esigenza diutilizzare come categoria interpretativa primaria delladinamica inconscia quella del ' desiderio (inconscio)dell'Altro '. ossia più in generale dell' ' intenzionalitàdell'Altro '. Jung da parte sua con la concezione deldinamismo psichico come determinato dall'interazione diun Insieme di contenuti energetici legati da rapporti diopposizione, ha posto l'accento sull'opportunità diconsiderare la psiche, nel sogno come nella veglia,secondo un modello ad autoregolazione.L'ipotesi che vorrei allora enunciare consiste nelconsiderare in via generale la costruzione del sogno comerisultato mediativo dell'interazione dialettica tra i contenutioggettuali e quelli soggettuali attivati in un dato momentonella psiche. Al di là cioè del solo significato diappagamento di un desiderio inconscio. come afferma laconcezione di Freud, il sogno mi sembra possa essereappreso più comprensivamente come il risultatocontingente della ricerca dell'equilibrio del sistema psichiconel conflitto tra il desiderio istintuale e l'intenzionalitàdell'Altro (96), ambedue considerati come contenutiprimariamente attivi a livello della scena onirica. Rimandoad un prossimo scritto l'elaborazione dettagliata di questa

(96) Parlando di "Altro",indico quindi il campo psi-chico unitario dei contenutisoggettuali inconsci.

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ipotesi. MI basta averla qui enunciata nel contesto diun'esposizione che concerne i presupposti concettuali sucui essa si basa.

Desidero in ultimo fare una precisazione di ordinegenerale. Mi rendo ben conto che la brevità dello scrittoin relazione alla complessità del materiale trattato, potrànon soddisfare del tutto le esigenze metodologiche dellettore. Per questo vorrei ancora una volta affermare,come ho già detto all'inizio, che si tratta di ' ipotesi dilavoro ' più che di idee esposte in via definitiva, e inoltreche il mio discorso è stato finalizzato prevalentemente acircoscrivere e nominare con termini unitari degli ordini didati psicologici che, nella loro problematicità, hanno col-pito in modo particolare il mio interesse. Data questaimpostazione, potranno allora risultare evidenti i limitiintrinseci, quanto ad accuratezza esplicativa sul pianoteorico, di questo lavoro, che vuole porsi allora anzituttocome occasione di stimolo alla riflessione creativa. Solol'approfondimento ulteriore potrà portare a soddisfare lepur legittime esigenze di completezza e sistematicità cheogni teorizzazione, che voglia dirsi realmente tale,comporta.

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