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CONFIMI

23 settembre 2015

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INDICE

CONFIMI

23/09/2015 Corriere del Veneto - Vicenza

Innovazione ed ecologica, i processi sostenibili di Api per il distretto dell'automobile6

23/09/2015 La Liberta

Donne,nasce"rete Rainbow"7

23/09/2015 La Provincia di Cremona - Nazionale

Mezzadri oggi ospite a 'Ore 12'9

22/09/2015 Prima Pagina Modena - Modena

Ecco Confimi Emilia quasi 900 le associate10

23/09/2015 Prima Pagina Modena - Modena

Api: «Festival Filosofia, formula da rinfrescare»11

CONFIMI WEB

22/09/2015 www.rassegna.it 17:13

Costruzioni, 24/9 presentazione report Fillea a Milano13

22/09/2015 www.viaemilianet.it 12:42

Confimi Emilia, assemblea costitutiva14

22/09/2015 informacibo.it

Tornareccio Regina di Miele in festa sabato 26 e domenica 27 settembre15

22/09/2015 www.cityrumors.it 15:42

Torna Tornareccio Regina di Miele17

22/09/2015 www.lopinionista.it 17:37

Tornareccio Regina di Miele 2015: il 26 e 27 settembre la nuova edizione19

SCENARIO ECONOMIA

23/09/2015 Corriere della Sera - Nazionale

«Per il dopo Expo serve un dominus»22

23/09/2015 Corriere della Sera - Nazionale

«Uno scossone per i grandi gruppi Più attenzione»24

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23/09/2015 Corriere della Sera - Nazionale

La Finanza nella Popolare di Vicenza «Nascosto un passivo di 974 milioni»25

23/09/2015 Corriere della Sera - Nazionale

La frenata della «spending review» Saltano i tagli a detrazioni e bonus27

23/09/2015 Corriere della Sera - Nazionale

L'uscita dall'Eni di Alverà, l'ex delfino di Scaroni29

23/09/2015 Il Sole 24 Ore

Ue all'attacco: «Andremo fino in fondo»30

23/09/2015 Il Sole 24 Ore

Auto e materie prime affossano le Borse32

23/09/2015 Il Sole 24 Ore

Mittel prepara un nuovo riassetto34

23/09/2015 Il Sole 24 Ore

Per i soci della popolare un conto da 1,3 miliardi36

23/09/2015 Il Sole 24 Ore

Vuoi credito? Compra azioni Ecco il «j'accuse» dei clienti38

23/09/2015 Il Sole 24 Ore

Google sceglie l'hub di Telecom Sparkle40

23/09/2015 La Repubblica - Nazionale

La scommessa di Netflix: così cambieremo la vostra tv42

23/09/2015 La Repubblica - Nazionale

Dove ci porta lo scandalo verde45

23/09/2015 La Repubblica - Nazionale

La gioia maligna degli avversari47

23/09/2015 La Repubblica - Nazionale

È l'Europa più degli Usa il centro della frode addio al diesel pulito49

23/09/2015 La Repubblica - Nazionale

"Il nostro governo deve sentirsi corresponsabile con la sua golden share"51

23/09/2015 La Repubblica - Nazionale

Fisco, concesse nuove rate a chi ritarda i pagamenti Evasione, pene più leggere52

23/09/2015 La Repubblica - Nazionale

Il governo frena sul ritorno della Robin tax ma le imprese non si fidano54

23/09/2015 La Repubblica - Nazionale

"I vincoli sul lavoro creano povertà"55

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23/09/2015 MF - Nazionale

Xi Jinping: Cina avanti tutta con i programmi di riforma56

23/09/2015 MF - Nazionale

Alitalia, per il dopo Cassano spunta il nome di Giordo (ex Alenia)60

23/09/2015 MF - Nazionale

Adesso Draghi prova a stoppare il tentativo tedesco di dribblare l'Unione bancaria61

SCENARIO PMI

23/09/2015 Il Sole 24 Ore

Controlli, liti tributarie e rate-bis con Equitalia: il fisco cambia ancora63

23/09/2015 Il Sole 24 Ore

Fabbriche smart a basso consumo68

23/09/2015 Il Sole 24 Ore

Negozi verso sei giorni di chiusura70

23/09/2015 Il Sole 24 Ore

Da terra di artigiani a filiera industriale71

23/09/2015 Il Sole 24 Ore Dossier

Il bilancio a dimensione d'impresa73

23/09/2015 Il Sole 24 Ore Dossier

Dal 2016 rendicontazione abbreviata per agevolare le piccole imprese75

23/09/2015 MF - Nazionale

Fashion shiner, a Milano debutta un ponte tra Italia e Cina77

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CONFIMI

5 articoli

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Il progetto di formazione Innovazione ed ecologica, i processi sostenibili di Api per il distrettodell'automobile Lorenza Zago BASSANO DEL GRAPPA Eco-innovazione e sostenibilità. Sono queste le due parole chiave di «Green Star»,

progetto europeo di formazione rivolto a figure professionali e apprendisti delle imprese fornitrici del distretto

dell'auto. Lo scopo dell'innovativa operazione è quello di trasmettere le competenze necessarie per operare

in un'ottica di maggiore attenzione alla sostenibilità ambientale nel suo complesso. Ieri mattina nella sede di

Mussolente di A.P.I spa, industria che da alcuni anni applica l'innovazione sostenibile ai propri prodotti in bio-

plastica e in prima fila nella realizzazione di «Green Star», sono stati presentati i risultati del progetto

promosso da Confindustria in partnership con la Regione e finanziato dalla Commissione europea. In

concreto le aziende venete aderenti al progetto hanno inserito i propri apprendisti in un percorso di

formazione per sviluppare quelle che sono definite le conoscenze «green» nell'ambito dei processi di

produzione dell'automotive. Non solo: il modello formativo, nato da ricerche dell'Università di Dortmund e già

sviluppato con successo a livello europeo nel settore siderurgico, è stato sottoposto anche agli studenti

dell'Istituto Tecnico Meccatronico di Vicenza. Presente all'incontro nella sede dell'Api anche l'assessore

regionale alla formazione e al lavoro Elena Donazzan: «Imprese, mondo della scuola, università e pubbliche

amministrazioni mettendo a confronto esperienze e progetti di eco-innovazione e sostenibilità ambientale

operano in un'ottica di potenziamento del sistema produttivo dei settori strategici del mercato attuale - le

parole dell'assessore regionale - L'istruzione tecnica superiore e le possibilità offerte dall'alternanza scuola-

lavoro, poi, si confermano chiave di volta dei processi di innovazione e di formazione. Il Veneto è una delle

regioni in cui il programma di affiancamento del lavoro alla scuola è già molto sviluppato soprattutto per gli

istituti tecnico-professionali, ma dobbiamo lavorare per arricchirlo ancora di più anche per gli altri indirizzi

scolastici».

23/09/2015Pag. 14 Ed. Vicenza

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CONFIMI - Rassegna Stampa 23/09/2015 - 23/09/2015 6

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Donne,nasce"rete Rainbow" DianaBraccoinPiazzettaPiacenzamadrinadiun'iniziativa pervalorizzareitalentialfemminileEoggiaPadiglioneItaliapremiazionedelprogettopiacentino"Bodyliving"sulbenesserepsico-fisico diPATRIZIASOFFIENTINI onne capaci di lavorare insieme e tra generazioni diverse. Donne capaci di

proteggere la propria salute. Con un mix seducente tra benessere fisico (come contrasto alle malattie

professionali) e protagonismo sociale, si gioca la giornata tutta al femminile e tutta piacentina di oggi ad Expo

2015. Dalle 10 alle 13 verrà premiato il progetto Bodyliving© al Lavoro sul wellness aziendale, a fronte del

fatto che il 25 per cento dei lavoratori soffre di mal di schiena, il 23 per cento di dolori muscolari e il 46 per

cento lavora in condizioni dolorose o stancanti. Nato a Piacenza su impulso della consigliera di Parità in

Provincia, Rosarita Mannina, adottato da WE-Women for Expo , non solo il progetto riceverà il premio

Visibilità a Padiglione Italia al Cardo Nord-Ovest, ma verrà raccontato stamane nel corso di un convegno

ricco di voci e di cui sono partner la Regione Emilia Romagna, Provincia di Piacenza, Inail, Ausl e Apid. Nel

pomeriggio (ore 15-18) i riflettori si spostano invece a Piazzetta Piacenza dove Diana Bracco tiene a

battesimo Rete Rainbow Star , figlia anch'essa del primo progetto e di una volontà di creare legami, sinergie

intergenerazionali, collaborazioni tra donne piacentine per la promozione del lavoro e dei talenti (se ne

parlerà alla prossima edizione di Pulcheria). Avvocato Mannina, andiamo con ordine, in cosa consiste

Bodyliving e a chi si rivolge? «E' un progetto che lavora sul corpo e che nasce dall'esperienza di una terapista

della riabilitazione, Antonia Lusenti. Sostanzialmente è un metodo applicabile sui luoghi di lavoro, nella

scuola, a casa. Mira a un recupero funzionale della corporeità, per sostenere le donne al lavoro attraverso il

suggerimento di modalità ergonomiche, pensando anzitutto all'impegno davanti ai videoterminali. Quest'idea

ha conquistato l'Inail, nella persona di Davide Lumia, già direttore dell'Istituto a Piacenza che oggi sarà ad

Expo, per l'aspetto della prevenzione. Un gruppo di imprenditrici di Apid Confapi ha messo a disposizione

aziende e dipendenti per una sperimentazione che ha coinvolto il medico del lavoro. L'idea è del 2012, un

video dell'anno successivo realizzato da Ettore Sola illustra quanto fatto. Nel 2014 ho deciso di presentarla a

We Women for Expo , che ci ha attribuito il premio Visibilità ritenendo il progetto "idoneo a creare valore e

cambiamento positivo nella vita delle donne"». Il modello piacentino ha conquistato spazi nazionali, con un

forte interessamento di Inail visto che la maggior parte delle malattie professionali è causata da disturbi

muscolo-scheletrici e da problematiche connesse a un'errata postura nello svolgimento della propria

professione. «Inail è cofinanziatore del progetto e oggi stesso ne parliamo con i vertici nazionali e regionali

(interviene, fra gli altri, Rita Macchiaverna, responsabile dell'Ufficio pianificazione e politiche della

prevenzione della direzione centrale Inail, ndr), cominciando dalle posture lesive e usuranti sui luoghi di

lavoro». Alla terapeuta Antonia Lusenti chiediamo su cosa fa perno Bodyliving. «Il nostro è un metodo

pedagogico e di allenamento corporeo, basato sull'ascolto, su momenti esperienziali e di grande

umanizzazione, sulla prevenzione che deve essere culturale prima di tutto. Con attenzione a se stessi e al

mondo esterno, si fa esperienza attraverso lo studio del modello anatomico, come si muove un'articolazione

su diversi piani. Partendo da cose piccole: un bacino "vivo" se deve reggere la colonna e sostenersi non può

essere massacrato e rinchiuso in pantaloni, gonne o scarpe strette». Tornando a Mannina, oggi viene

presentata un'altra iniziativa al femminile, invece recentissima e "figlia" della prima. «Sarà Diana Bracco a

tenerla a battesimo. Si tratta della rete delle donne Rainbow Star, ci piaceva l'idea dell'arcobaleno per dare

visibilità ai Utalenti, alle qualità. In un momento di smarrimento come quello attuale, le capacità femminili, le

risorse sono importanti e necessarie. Ma bisogna cooperare. Tra gli ospiti avremo Mariangela Spezia che

opera in Confindustria, Nicoletta Corvi, direttore di Confcooperative, Sara Brugnoni presidente Apid». C'è

attenzione al passaggio generazionale? Il disorientamento è forte per chi debutta sul mercato del lavoro e in

genere sul palcoscenico sociale. «Aderiremo a un manifesto per lavorare insieme, l'abbiamo concepito con

grande entusiasmo per aiutare nel passaggio generazionale, per consegnare il testimone a giovani donne.

23/09/2015Pag. 13

diffusione:30736tiratura:172000

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CONFIMI - Rassegna Stampa 23/09/2015 - 23/09/2015 7

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Abbiamo invitato imprenditrici e altri profili professionali che hanno portato delle giovani con sé. Del resto,

sono le donne a sentire maggiormente la responsabilità educativa». Ha l'aspetto di una lobby. «E facciamole

queste lobby quando serve!, lavorando insieme oltre le sigle e le categorie di appartenenza. In Piazzetta

Piacenza lanceremo pubblicamente il tema, con Bracco (presidente di Expo, ndr) come madrina, vale a dire

un'imprenditrice impegnata in reti internazionali di donne. Questa idea di Rainbow è nata solo un mese fa,

l'assessore comunale Giulia Piroli l'ha condivisa, ne daremo testimonianza a Pulcheria tra l'8 e l'11 ottobre,

chi vuole potrà aderire alla rete e al manifesto». Avete un'immagine "simbolo"? «La mostreremo in Piazzetta,

è stata realizzata dalle imprenditrici di Apid. E' una rete neurale, un frattale del sistema nervoso che

racchiude la memoria del passato e uno slancio per il futuro. S'illumina, diventa una lampada che è stata

prodotta con la stampante in 3D, con componenti vegetali e sostenibili. L'hanno creata, su intuizione di

Antonia Lusenti, i designer di Carla Rizzi e i tecnici di Cristina Nani». A anco, un esercizio per la corretta

postura davanti al terminale, durante il progetto ideato da Antonia Lusenti. A destra, Diana Bracco e sotto

Rosarita Mannina. In basso, Palazzo Italia

23/09/2015Pag. 13

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Mezzadri oggi ospite a 'Ore 12' Cremona - Oggi alle 12.30 la presidente del Gruppo Donne Apindustria Cremona, Nicoletta Mezzadri , sarà

ospite della trasmissione 'Ore 12' di Cremona 1 , canale 211, per parlare dell'in i z i a t i v a ' P a s s i d a

dea...Donne per Medea', a sostegno della prevenzione oncologica, e per parlare delle prossime

iniziative/attività del Gruppo Donne Apindustria Cremona.

23/09/2015Pag. 7

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PICCOLE E MEDIE IMPRESE Ecco Confimi Emilia quasi 900 le associate Nasce Confimi Emilia: l'a s s o c i az i o n e delle piccole e medie imprese del territorio emiliano terrà l'a s s e

mbl e a costitutiva sabato prossimo a Bologna. L'assemblea, i cui lavori saranno coordinati da Fabrizio

Binacchi, direttore della sede Rai dell'Emilia-Romagna, si aprirà con la relazione introduttiva di Giovanni

Gorzanelli di Confimi Emilia e vedrà gli interventi del presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano

Bonaccini, del sottosegretario al ministero dell'Economia e delle Finanze Pier Paolo Baretta, del presidente

nazionale di Confimi Paolo Agnelli. Con l'assemblea costitutiva, Confimi Emilia fonde in una sola struttura di

rappresentanza le sedi di Bologna, Modena, Reggio Emilia, Parma. Le imprese associate sono 870,

occupano circa 13mila addetti e sviluppano un fatturato globale di oltre 3 miliardi di euro. Il 25% del fatturato

viene realizzato all'estero, la metà delle imprese opera nel manifatturiero, il 20% nell'edilizia e costruzioni, il

10% nel commercio e nei servizi. Confimi nazionale rappresenta circa 28mila imprese per 410mila dipendenti

con un fatturato aggregato di 71 miliardi di e u ro. CONFIMI Il presidente di Confimi Modena Gorzanelli

22/09/2015Pag. 12 Ed. Modena

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CONFIMI - Rassegna Stampa 23/09/2015 - 23/09/2015 10

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SASSUOLO Qualche polemica ancora a ridosso della kermesse appena conclusa, nonostante il bilanciopositivo Api : «Festival Filosofia, formula da rinfrescare» «Ma per fortuna i numeri ci sono, nonostante qualche disservizio» Si inserisce anche Alleanza Per l'Italia nel dibattito post Festival della Filosofia applaudendo alle oltre 50 mila

presenza nel week end ma concordando col consigliere del Partito Democratico Gino Venturelli che aveva

parlato di Festival da innovare. «Il Festival filosofia arriva già preconfezionato da altri che non sono i tre

Comuni che ospitano questo bellissimo evento. - afferma Cristina Vandelli di Api - La formula è vincente e lo

conferma il sempre crescente numero di partecipanti ciò non toglie che qualche innovazione potrebbe starci».

E Maria Cristina Vandelli ricorda anche qualche disservizio dimenticato dall'as sessore Giulia Pigoni:

«Domenica il tendone (piazzale Avanzini) era chiaramente insufficiente per ricevere la marea di gente ed è

pure mancato il collegamento con Piazza Piccola che avrebbe potuto far godere della lezione del Professor

Galimberti ad un numero maggiore di persone». Infine i rutelliani non alimentano le polemiche sugli

schiamazzi durante le lezioni: «Portare la filosofia nelle piazze è una sfida e va messo in conto un po' di

disturbo». Infine la Vandelli ringrazia l'ex assessore alla cultura del Comune di Sassuolo: «Il mio pensiero

quando attraverso il Festival va sempre e immancabilmente a Francesco Genitoni - conclude - che l'ha voluto

e ci ha creduto contro tutti». COORDINATORE Maria Cristina Vandelli, nella foto, commenta il risultato della

manifestazione che si è appena conclusa nelle tre città di Modena Carpi e Sassuolo

23/09/2015Pag. 16 Ed. Modena

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CONFIMI - Rassegna Stampa 23/09/2015 - 23/09/2015 11

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CONFIMI WEB

5 articoli

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Costruzioni, 24/9 presentazione report Fillea a Milano pagerank: 6 I numeri non lasciano dubbi, le costruzioni stanno vivendo il peggiore degli incubi: dal 2008 sono stati persi

529 mila posti di lavoro - che diventano 800 mila con i settori collegati - sono state chiuse 85 mila imprese e il

numero medio di addetti occupati passa da 3,2 a 2,6. Qualcosa, però, si muove: nei primi mesi del 2015 si

cominciano a intravedere piccoli segnali di ripresa, nonostante la consapevolezza che ai livelli pre-crisi non si

tornerà prima del 2076, e a patto che si inverta subito la rotta seguita in questi anni dai governi, quella cioè

della riduzione degli investimenti e della deregolamentazione.

E allora, che fare per ridate fiato e futuro al settore? Per la Fillea Cgil, c'è una sola strada possibile:

'Investimenti, rafforzamento delle regole sulla qualità dell'impresa e del lavoro, innovazione come via maestra

per una rivoluzione sostenibile del modello di sviluppo, ripartendo dal completamento del sistema

infrastrutturale e da una edilizia che ripari i danni di una crescita senza regole'.

In particolare, per la Fillea occorre una visione 'lunga', guardando in particolare alle enormi potenzialità di

sviluppo del mercato del rinnovo edilizio e urbano, alla cui crescita vanno indirizzate adeguate e puntuali

politiche industriali che agiscano su vasta scala, sia dal lato della domanda (incentivi e altri strumenti

finanziari e programmi urbani) che dal lato dell'offerta (sostegno all'aggregazione imprenditoriale e alla

crescita dimensionale delle imprese, legata a specifici mercati, qualificazione della richiesta nei lavori

pubblici).

Di tutto questo si parlerà giovedì 24 settembre a Milano, in occasione della presentazione del Report Annuale

della Fillea Cgil sul settore e sulle imprese di costruzioni italiane. L'iniziativa si svolgerà presso la Fondazione

Enaip Lombardia, in Via Bernardino Luini 5, con inizio alle ore 10. Saranno presenti i rappresentanti nazionali

di Ance, Aniem, Confimi, Elena Lattuada, segretario generale Cgil Lombardia, Jin Sook Lee segretaria Bwi

(Federazione mondiale dei sindacati delle costruzioni), Walter Schiavella, segretario fenerale Fillea nazionale.

Il Report sarà presentato dal Centro Studi e dal segretario nazionale Fillea Dario Boni.

22/09/2015 17:13Sito Web www.rassegna.it

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Confimi Emilia, assemblea costitutiva pagerank: 5 Nasce Confimi Emilia: l'Associazione delle piccole e medie imprese del territorio emiliano terrà l'Assemblea

costitutiva sabato 26 settembre dalle 10.30 alle 12.30 presso i Portici Hotel, in via Indipendenza 69 a

Bologna. L'Assemblea, i cui lavori saranno coordinato da Fabrizio Binacchi, direttore della sede RAI

dell'Emilia-Romagna, si aprirà con la relazione introduttiva di Giovanni Gorzanelli di Confimi Emilia e vedrà gli

interventi del presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, del sottosegretario al ministero

dell'Economia e delle Finanze Pier Paolo Baretta, del presidente nazionale di Confimi Paolo Agnelli. Con

l'Assemblea costitutiva, Confimi Emilia fonde in una sola struttura di rappresentanza le sedi di Bologna,

Modena, Reggio Emilia, Parma. Le imprese associate sono 870, occupano circa 13.000 addetti e sviluppano

un fatturato globale di oltre 3 miliardi di euro. Il 25% del fatturato viene realizzato all'estero, la metà delle

imprese opera nel manifatturiero, il 20% nell'edilizia e costruzioni, il 10% nel commercio e nei servizi. Confimi

nazionale rappresenta circa 28.000 imprese per 410.000 dipendenti con un fatturato aggregato di 71 miliardi

di euro.

22/09/2015 12:42Sito Web www.viaemilianet.it

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Tornareccio Regina di Miele in festa sabato 26 e domenica 27 settembre pagerank: 4 Tutte le bontà del miele nel più dolce week end abruzzese

Stand, degustazioni, incontri, ristorazione a tema e street food. Madrina dell'evento l'attrice Gaia De

Laurentiis. Da non perdere il coooking show con lo chef stellato Peppino Tinari e il "dolce spettacolo" con

l'attore Corrado Oddi

Tornareccio (Ch), 22 settembre 2015 - Tutte le bontà del miele: buono in cucina, ottimo per il proprio

benessere, un prodotto divertente, un mondo da scoprire. Per il tredicesimo anno Tornareccio, la capitale

abruzzese del miele, mette in vetrina le mille anime della sua indiscussa Regina. Sabato 26 e domenica 27

settembre 2015, una nuova edizione di Tornareccio Regina di Miele, il più importante evento abruzzese

dedicato al miele e ai prodotti dell'alveare, con stand, degustazioni, incontri, spettacoli, animazione, cooking

show e molto altro.

Madrina di questa edizione sarà Gaia De Laurentiis, attrice e nota conduttrice televisiva, presente domenica

27 settembre, che passeggerà tra gli stand e affiancherà Peppino Tinari, chef 1 stella Michelin del ristorante

Villa Maiella di Guardiagrele, protagonista di un imperdibile cooking show in cui abbinerà miele a gustose

creazioni culinarie.

Come sempre, i due giorni di Regina di Miele si annunciano intensi. Sarà possibile passeggiare tra i colorati

stand degli apicoltori locali, che metteranno in vetrina il meglio della loro produzione: i numerosi mieli uniflorali

e specialità (creme, torroni, caramelle e altro), insieme agli altri prodotti dell'alveare come pappa reale,

propoli, cera. Non mancheranno specialità tipiche, insieme agli stand dell'artigianato artistico, in un percorso

che si estenderà dal centro storico fino al santuario della Madonna del Carmine, per un totale di trentasei

espositori: un numero record.

Tornareccio Regina di Miele è occasione di conoscenza. Nella giornata di domenica, la Scuola del Gusto

Abruzzo proporrà imperdibili corsi di degustazione e abbinamento mieli-formaggi-vini, a cura di Bruno

Scaglione. Nei due giorni, diverse aziende apistiche apriranno i loro laboratori con visite guidate per

conoscere come nasce il miele, la vita delle api, i segreti degli alveari. Dolci incontri culturali, poi, con la

presentazione di autorevoli volumi di cucina di Gino Primavera e Francesco Maria Stoppa, sabato, e il

convegno 'Miele e apicoltura in Abruzzo: parla la storia', con la presentazione di importanti documenti,

domenica mattina. Tra gli incontri, anche la tavola rotonda promossa da Confimi Abruzzo 'Turismo rurale...

nuove opportunità per l'Abruzzo', in programma sabato.

Per gli amanti della buona tavola, ristorazione a tema nei locali del territorio e lungo il percorso espositivo, in

un'originale proposta di street food. E anche la presentazione di un nuovo dolce: le Pietre di Pallano,

realizzato dalla cooperativa Gaia. Naturalmente, a base di miele.

Nettare degli dei protagonista anche di 'A teatro con gusto, il miele', irresistibile spettacolo di e con l'attore

Corrado Oddi, nel corso del quale ci sarà anche una degustazione: appuntamento sabato alle 21.30 in piazza

Fontana.

Infine, non mancheranno le consuete visite guidate alla zona archeologica di Monte Pallano, ed eventi d'arte:

nella sala conferenze del Belvedere, in mostra sei opere di Pier Giorgio Di Giacomo, con la personale 'Visioni

cosmiche', mentre al B&B 2 Fontane la mostra 'Tessere del contemporaneo: il mosaico tra sperimentazione e

linguaggi di confine', con nove pezzi originali realizzati da Daari Mosaic & Decoration (alias Arianna Ciarapica

e Daniele Pettorossi, Macerata), due tappeti realizzati dal Gruppo Mosaicisti di Ravenna, e un'opera del

maestro Marco Santi. A proposito di mosaici: da non perdere la sfilata con i gioielli in mosaico ideati e

realizzati dai partecipanti alla Scuola di Mosaico, che si svolge da quattro anni a Tornareccio (sabato sera), e

le visite al 'museo a cielo aperto' fatto di mosaici in tutto il borgo, a cura dell'Associazione Amici del Mosaico

Artistico di Tornareccio. Animazione per bambini e musica itinerante allieteranno un evento imperdibile.

22/09/2015Sito Web informacibo.it

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'Prosegue - dice Remo Fioriti, sindaco di Tornareccio - il percorso di valorizzazione del nostro miele iniziato

negli anni, con questo consolidato evento che ormai rappresenta la conclusione del lungo cartellone

dell'estate abruzzese. Saranno due giorni intensi, pensati per raccontare un prodotto e tutte le sue dimensioni

con la passione e la professionalità dei nostri apicoltori. Un prodotto, ma anche il suo territorio: arte, cultura,

divertimento, abbiamo tanto da offrire. Venire a Tornareccio Regina di Miele sarà un'occasione speciale per

fare esperienza di tutto questo'.

Tornareccio Regina di Miele è promosso dal Comune di Tornareccio, con il contributo di Regione Abruzzo

Assessorato alle Politiche Agricole, Bcc Sangro Teatina e Camera di Commercio di Chieti. Partner

dell'evento: Le Città del Miele, Res Tipica, Slow Food Abruzzo Molise, Gal Maiella Verde, Coldiretti Abruzzo.

Media partner: C come Magazine e L'Abruzzo è servito. Ideazione e organizzazione a cura di Ars Nova

Comunicazione ed Eventi, contenuti a cura di Piergiorgio Greco.

Programma dettagliato, orari e informazioni sono sul sito www.reginadimiele.it.

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Torna Tornareccio Regina di Miele pagerank: 4 Tornareccio. Tutte le bontà del miele: buono in cucina, ottimo per il proprio benessere, un prodotto divertente,

un mondo da scoprire.

Per il tredicesimo anno Tornareccio, la capitale abruzzese del miele, mette in vetrina le mille anime della sua

indiscussa Regina. Sabato 26 e domenica 27 settembre, una nuova edizione di Tornareccio Regina di Miele,

il più importante evento abruzzese dedicato al miele e ai prodotti dell'alveare, con stand, degustazioni,

incontri, spettacoli, animazione, cooking show e molto altro.

Madrina di questa edizione sarà Gaia De Laurentiis, attrice e nota conduttrice televisiva, presente domenica

27 settembre, che passeggerà tra gli stand e affiancherà Peppino Tinari, chef 1 stella Michelin del ristorante

Villa Maiella di Guardiagrele, protagonista di un imperdibile cooking show in cui abbinerà miele a gustose

creazioni culinarie.

Come sempre, i due giorni di Regina di Miele si annunciano intensi. Sarà possibile passeggiare tra i colorati

stand degli apicoltori locali, che metteranno in vetrina il meglio della loro produzione: i numerosi mieli uniflorali

e specialità (creme, torroni, caramelle e altro), insieme agli altri prodotti dell'alveare come pappa reale,

propoli, cera. Non mancheranno specialità tipiche, insieme agli stand dell'artigianato artistico, in un percorso

che si estenderà dal centro storico fino al santuario della Madonna del Carmine, per un totale di trentasei

espositori: un numero record.

Tornareccio Regina di Miele è occasione di conoscenza. Nella giornata di domenica, la Scuola del Gusto

Abruzzo proporrà imperdibili corsi di degustazione e abbinamento mieli-formaggi-vini, a cura di Bruno

Scaglione. Nei due giorni, diverse aziende apistiche apriranno i loro laboratori con visite guidate per

conoscere come nasce il miele, la vita delle api, i segreti degli alveari. Dolci incontri culturali, poi, con la

presentazione di autorevoli volumi di cucina di Gino Primavera e Francesco Maria Stoppa, sabato, e il

convegno "Miele e apicoltura in Abruzzo: parla la storia", con la presentazione di importanti documenti,

domenica mattina. Tra gli incontri, anche la tavola rotonda promossa da Confimi Abruzzo "Turismo rurale...

nuove opportunità per l'Abruzzo", in programma sabato.

Per gli amanti della buona tavola, ristorazione a tema nei locali del territorio e lungo il percorso espositivo, in

un'originale proposta di street food. E anche la presentazione di un nuovo dolce: le Pietre di Pallano,

realizzato dalla cooperativa Gaia. Naturalmente, a base di miele.

Nettare degli dei protagonista anche di "A teatro con gusto, il miele", irresistibile spettacolo di e con l'attore

Corrado Oddi, nel corso del quale ci sarà anche una degustazione: appuntamento sabato alle 21.30 in piazza

Fontana.

Infine, non mancheranno le consuete visite guidate alla zona archeologica di Monte Pallano, ed eventi d'arte:

nella sala conferenze del Belvedere, in mostra sei opere di Pier Giorgio Di Giacomo, con la personale "Visioni

cosmiche", mentre al B&B 2 Fontane la mostra "Tessere del contemporaneo: il mosaico tra sperimentazione

e linguaggi di confine", con nove pezzi originali realizzati da Daari Mosaic & Decoration (alias Arianna

Ciarapica e Daniele Pettorossi, Macerata), due tappeti realizzati dal Gruppo Mosaicisti di Ravenna, e

un'opera del maestro Marco Santi. A proposito di mosaici: da non perdere la sfilata con i gioielli in mosaico

ideati e realizzati dai partecipanti alla Scuola di Mosaico, che si svolge da quattro anni a Tornareccio (sabato

sera), e le visite al "museo a cielo aperto" fatto di mosaici in tutto il borgo, a cura dell'Associazione Amici del

Mosaico Artistico di Tornareccio. Animazione per bambini e musica itinerante allieteranno un evento

imperdibile.

Programma dettagliato, orari e informazioni sono sul sito www.reginadimiele.it.

"Prosegue - dice Remo Fioriti, sindaco di Tornareccio - il percorso di valorizzazione del nostro miele iniziato

negli anni, con questo consolidato evento che ormai rappresenta la conclusione del lungo cartellone

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dell'estate abruzzese. Saranno due giorni intensi, pensati per raccontare un prodotto e tutte le sue dimensioni

con la passione e la professionalità dei nostri apicoltori. Un prodotto, ma anche il suo territorio: arte, cultura,

divertimento, abbiamo tanto da offrire. Venire a Tornareccio Regina di Miele sarà un'occasione speciale per

fare esperienza di tutto questo".

Tornareccio Regina di Miele è promosso dal Comune di Tornareccio, con il contributo di Regione Abruzzo

Assessorato alle Politiche Agricole, Bcc Sangro Teatina e Camera di Commercio di Chieti. Partner

dell'evento: Le Città del Miele, Res Tipica, Slow Food Abruzzo Molise, Gal Maiella Verde, Coldiretti Abruzzo.

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Tornareccio Regina di Miele 2015: il 26 e 27 settembre la nuova edizione pagerank: 3 Gaia De Laurentiis madrina dell'evento, coooking show con lo chef stellato Peppino Tinari e il "dolce

spettacolo" con l'attore Corrado Oddi

TORNARECCIO (CH) - Sabato 26 e domenica 27 settembre 2015, nuova edizione di Tornareccio Regina di

Miele, il più importante evento abruzzese dedicato al miele e ai prodotti dell'alveare, con stand, degustazioni,

incontri, spettacoli, animazione, cooking show e molto altro. Tutte le bontà del miele: buono in cucina, ottimo

per il proprio benessere, un prodotto divertente, un mondo da scoprire. Per il tredicesimo anno Tornareccio,

la capitale abruzzese del miele, mette in vetrina le mille anime della sua indiscussa Regina.

Madrina di questa edizione sarà Gaia De Laurentiis, attrice e nota conduttrice televisiva, presente domenica

27 settembre, che passeggerà tra gli stand e affiancherà Peppino Tinari, chef 1 stella Michelin del ristorante

Villa Maiella di Guardiagrele, protagonista di un imperdibile cooking show in cui abbinerà miele a gustose

creazioni culinarie. Come sempre, i due giorni di Regina di Miele si annunciano intensi. Sarà possibile

passeggiare tra i colorati stand degli apicoltori locali, che metteranno in vetrina il meglio della loro produzione:

i numerosi mieli uniflorali e specialità (creme, torroni, caramelle e altro), insieme agli altri prodotti dell'alveare

come pappa reale, propoli, cera. Non mancheranno specialità tipiche, insieme agli stand dell'artigianato

artistico, in un percorso che si estenderà dal centro storico fino al santuario della Madonna del Carmine, per

un totale di trentasei espositori: un numero record.

Tornareccio Regina di Miele 2015Tornareccio Regina di Miele è occasione di conoscenza. Nella giornata di

domenica, la Scuola del Gusto Abruzzo proporrà imperdibili corsi di degustazione e abbinamento mieli-

formaggi-vini, a cura di Bruno Scaglione. Nei due giorni, diverse aziende apistiche apriranno i loro laboratori

con visite guidate per conoscere come nasce il miele, la vita delle api, i segreti degli alveari. Dolci incontri

culturali, poi, con la presentazione di autorevoli volumi di cucina di Gino Primavera e Francesco Maria

Stoppa, sabato, e il convegno "Miele e apicoltura in Abruzzo: parla la storia", con la presentazione di

importanti documenti, domenica mattina. Tra gli incontri, anche la tavola rotonda promossa da Confimi

Abruzzo "Turismo rurale... nuove opportunità per l'Abruzzo", in programma sabato.

Per gli amanti della buona tavola, ristorazione a tema nei locali del territorio e lungo il percorso espositivo, in

un'originale proposta di street food. E anche la presentazione di un nuovo dolce: le Pietre di Pallano,

realizzato dalla cooperativa Gaia. Naturalmente, a base di miele.

Nettare degli dei protagonista anche di "A teatro con gusto, il miele", irresistibile spettacolo di e con l'attore

Corrado Oddi, nel corso del quale ci sarà anche una degustazione: appuntamento sabato alle 21.30 in piazza

Fontana.

Infine, non mancheranno le consuete visite guidate alla zona archeologica di Monte Pallano, ed eventi d'arte:

nella sala conferenze del Belvedere, in mostra sei opere di Pier Giorgio Di Giacomo, con la personale "Visioni

cosmiche", mentre al B&B 2 Fontane la mostra "Tessere del contemporaneo: il mosaico tra sperimentazione

e linguaggi di confine", con nove pezzi originali realizzati da Daari Mosaic & Decoration (alias Arianna

Ciarapica e Daniele Pettorossi, Macerata), due tappeti realizzati dal Gruppo Mosaicisti di Ravenna, e

un'opera del maestro Marco Santi. A proposito di mosaici: da non perdere la sfilata con i gioielli in mosaico

ideati e realizzati dai partecipanti alla Scuola di Mosaico, che si svolge da quattro anni a Tornareccio (sabato

sera), e le visite al "museo a cielo aperto" fatto di mosaici in tutto il borgo, a cura dell'Associazione Amici del

Mosaico Artistico di Tornareccio. Animazione per bambini e musica itinerante allieteranno un evento

imperdibile.

conferenza Tornareccio 2015"Prosegue - dice Remo Fioriti, sindaco di Tornareccio - il percorso di

valorizzazione del nostro miele iniziato negli anni, con questo consolidato evento che ormai rappresenta la

conclusione del lungo cartellone dell'estate abruzzese. Saranno due giorni intensi, pensati per raccontare un

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prodotto e tutte le sue dimensioni con la passione e la professionalità dei nostri apicoltori. Un prodotto, ma

anche il suo territorio: arte, cultura, divertimento, abbiamo tanto da offrire. Venire a Tornareccio Regina di

Miele sarà un'occasione speciale per fare esperienza di tutto questo".

Tornareccio Regina di Miele è promosso dal Comune di Tornareccio, con il contributo di Regione Abruzzo

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dell'evento: Le Città del Miele, Res Tipica, Slow Food Abruzzo Molise, Gal Maiella Verde, Coldiretti Abruzzo.

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SCENARIO ECONOMIA

22 articoli

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Il progetto «Per il dopo Expo serve un dominus» Giuliano Pisapia Caro direttore, nessuna cattedrale nel deserto, nessun'area abbandonata al proprio destino, nessuna

speculazione. Al contrario: il dopo Expo costituirà una grande occasione per Milano, per la Città

Metropolitana, per tutto il Paese. Come insieme - pubblico, privato, istituzioni e forze politiche diverse tra loro

- siamo riusciti in questi anni a far tornare Milano la forza trainante del Paese, allo stesso modo, con la stessa

determinazione e la stessa unità di intenti - anche con la stessa concretezza - saremo in grado di trasformare

il lascito di un evento transitorio nel nucleo di partenza di uno sviluppo definitivo. Dove c'è stata l'Expo 2015

nascerà un'altra grande storia. Senza perdere nessuna occasione.

Intervengo volentieri nel dibattito che il Corriere ha stimolato sul futuro dell'area dove fino alla fine di ottobre ci

saranno i bellissimi padiglioni dell'Expo. E approfitto per tranquillizzare quanti temono ritardi o distrazioni. Il

Comune è assolutamente consapevole dell'importanza strategica dell'area che ha caratteristiche uniche sia

dal punto di vista logistico che tecnologico. Il milione di metri quadrati di quello che oggi è il sito Expo sono

raggiungibili facilmente con ogni mezzo: treno, automobile, metropolitana, moto, biciclette e perfino bici a

pedalata assistita. E sono dotati di infrastrutture tecnologiche che consentono ad esempio di utilizzare al

meglio la banda ultralarga, che è la vera chiave di volta del futuro.

Sapendo bene tutto questo, il Comune si è mosso per tempo. Approvando già alla fine del 2011, insieme alla

Regione e ad altri soggetti, un accordo di programma che vincola oltre il 50% dell'area a verde pubblico,

creando uno dei più grandi parchi d'Europa. E indicando nella «funzione pubblica» la direzione da seguire per

il futuro del sito. Una indicazione che certamente può e deve condurre proprio alla cittadella dell'università e

della ricerca, ad un Campus universitario con residenze per studenti e professori, al Polo Tecnologico «Crea»

dedicato all'agricoltura e al Polo Tecnologico Italiano che il rettore dell'Università Statale e il presidente di

Assolombarda, e noi con loro, caldeggiano con passione.

A Ricardo Franco Levi che, sempre sul Corriere , parla della governance del post Expo, rispondo che la

soluzione migliore è che ci sia un «dominus» che unisca alcuni poteri speciali ad un ruolo diretto e strategico

all'interno di Arexpo.

Trasformare quel luogo in un parco multitematico della conoscenza e della innovazione che unisca ricerca e

lavoro, così come ipotizzato dallo studio di pre-fattibilità di Cassa Depositi e Prestiti, è anche il progetto di

questa amministrazione. Senza dimenticare il Padiglione della società civile che rimarrà come sede

permanente delle Ong, del volontariato, del Terzo Settore. Sono oltre 60 le associazioni che hanno già

aderito ed è un numero destinato a salire. I temi di Expo saranno così al centro dell'attenzione di tutti anche

nei prossimi anni.

Poi i progetti vanno trasformati in realtà ed è quello che noi - senza clamore, con pazienza e con tenacia -

stiamo facendo. Forti dei risultati ottenuti fin qui: se Milano è oggi un luogo di ribalta nazionale e

internazionale, se richiama investimenti e turisti, questo è stato possibile dalla regia che abbiamo messo in

campo.

Sappiamo, lo dice anche il proverbio, che tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare. Da parte nostra stiamo

facendo tutto ciò che è necessario per colmare quello spazio. In un mosaico complesso come quello che ci

apprestiamo a comporre, ci sono molte tessere da sistemare che vanno ben oltre le parole. La praticabilità.

La sostenibilità economica. La sostenibilità ambientale.

Già sta lavorando un tavolo istituzionale e ora metteremo a uno stesso tavolo istituzioni, forze e anche

interessi diversi, uniti però dagli stessi obiettivi, chiamando tutti a far parte di una «cabina di regia» composta

da tutti i soggetti coinvolti sul dopo Expo: Comune, Regione, Governo Expo Spa e Arexpo, la società

proprietaria delle aree.

23/09/2015Pag. 1.34

diffusione:619980tiratura:779916

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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 23/09/2015 - 23/09/2015 22

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E siccome sono convinto che sia una sfida rilevante non solo per Milano ma per tutto il Paese, abbiamo

scritto, Comune e Regione, una lettera al Governo chiedendo di condividere con noi, attraverso Arexpo, la

responsabilità del progetto e delle decisioni, così come è stato per la realizzazione di Expo.

Sono passi fondamentali di un lungo cammino. Che porterà al futuro che vogliamo costruire.

Sindaco di Milano

© RIPRODUZIONE RISERVATA

BEPPE GIACOBBE

23/09/2015Pag. 1.34

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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 23/09/2015 - 23/09/2015 23

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INTERVISTA Aversa (Alix) «Uno scossone per i grandi gruppi Più attenzione» Giovanni Stringa MILANO L'auto seguirà l'esempio della finanza e delle sue cure post scandali? «Come nella finanza sono

stati adottati specifici controlli, così il mondo dell'auto potrà seguire lo stesso percorso, con più stringenti

norme e procedure di verifica sia interne sia esterne, con la supervisione delle agenzie competenti». Il

paragone è di Stefano Aversa, 55 anni, presidente per l'Europa della società di consulenza AlixPartners e

specializzato nel business delle quattro ruote.

Resisterà Volkswagen all'onda d'urto alzatasi in questi giorni?

«La sopravvivenza del gruppo non è neanche da mettere in dubbio. È la più grande compagnia

automobilistica al mondo, con bilanci estremamente solidi e una capacità di ingegneria di primissimo livello.

Guardiamo al caso di BP e della tremenda esplosione della piattaforma Deepwater Horizon: dopo un danno

ben più grande, la compagnia non solo ha resistito, ma ha anche rafforzato pesantemente le procedure

interne. E, tornando all'auto, GM ha affrontato bene lo scandalo sul malfunzionamento dei blocchetti di

accensione e dell'airbag. Molto ora dipenderà da come Vw affronterà la prova, che si preannuncia lunga,

complessa e su più fronti.

Che cosa succederà ora?

«La situazione è chiaramente molto seria, ma stiamo però parlando di cose ancora in rapida evoluzione. È

quindi presto per trarre conclusioni definitive su informazioni e dichiarazioni frammentarie. C'è sicuramente,

dopo le accuse, un'ammissione colpa per lo meno parziale da parte di Vw. I primi danni per la compagnia

saranno la frenata temporanea delle vendite negli Usa e il richiamo delle vetture coinvolte, senza contare i

crolli in Borsa di questi giorni. Poi si preannunciano multe anche molto salate (alcune stime parlano di 2

miliardi di euro) e l'impatto da mitigare della reputazione del brand. Per non parlare del potenziale delle class

action».

E gli altri costruttori automobilistici?

«La situazione porterà a nuovi controlli su tutte le vetture e non è escluso che ci possano essere altre

irregolarità. La materia delle emissioni e dei controlli è tutt'altro che chiara. Le regole sono diverse tra Stati

Uniti, Europa e Asia. Non solo nei valori ma anche nelle procedure di controllo. Questo comporta costi da

centinaia di milioni di euro ogni anno, in ricerca e sviluppo, per certificare e omologare le auto in ogni parte

del mondo».

C'è chi già parla di morte del diesel.

«Non credo proprio, come motore è molto più efficiente di quelli a benzina, quantomeno per il segmento

medio alto del mercato».

Come sta cambiando il rapporto tra meccanica ed elettronica in un'automobile?

«L'elettronica di un'auto di media-grande cilindrata è paragonabile a quella di 70-80 personal computer. I

costruttori stanno cambiando pelle, da meccanici - per quanto elaborati - a sofisticati integratori di elettronica

e meccanica. Ma in questo processo si rischia, come si è visto, di non raggiungere un adeguato livello di

certezza dei risultati».

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Foto: Stefano Aversa,

55 anni, presidente per l'Europa della società di consulenza AlixPartners e specializzato nel business delle

auto

23/09/2015Pag. 5

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L'INCHIESTA LE CARTE La Finanza nella Popolare di Vicenza «Nascosto un passivo di 974 milioni» Le accuse di aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza. Tra i sei indagati anche il presidente Zonin Fiorenza Sarzanini ROMA Un passivo da 974 milioni di euro omesso nei bilanci e quindi nascosto agli organi di vigilanza.

Operazioni di finanziamento concesse senza merito creditizio a soggetti disponibili a sottoscrivere in cambio

l'acquisto di azioni che la banca si sarebbe poi impegnata a ricomprare, ma che intanto hanno perso in un

anno più del 25 per cento di valore. Sono questi i filoni principali dell'inchiesta che coinvolge gli attuali vertici

della Popolare di Vicenza. E provoca l'ennesimo terremoto nel settore dopo le altre indagini avviate sulle

Popolari nei mesi scorsi. I manager sono tutti indagati per aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza «per aver

commesso delitti consistiti nell'esercizio dell'attività bancaria nonostante il difetto dei coefficienti patrimoniali

prudenziali e senza il compimento di iniziative idonee al loro recupero».

Le perquisizioni

Ieri mattina la procura cittadina ha spedito gli investigatori della Guardia di Finanza a perquisire negli uffici e

negli appartamenti del presidente Gianni Zonin, noto anche per essere il patron delle industrie vinicole che

portano il marchio di famiglia, dell'ex direttore generale dimissionario Samuele Sorato, dei consiglieri di

amministrazione Giuseppe Zigliotto e Giovanna Maria Dossena, del responsabile della divisione Finanza

Andrea Piazzetta e del suo collega della divisione Mercati Emanuele Giustini. Ma anche nelle sedi di quelle

società inserite nella rete che ha consentito all'Istituto di utilizzare fondi, compresi quelli a Malta e in

Lussemburgo.

Le ispezioni

Le indagini partono da una denuncia dell'associazione consumatori Adusbef, ma prendono corpo dopo le

ispezioni condotte dalla Consob e dalla Bce che contestano la regolarità dei contratti per la raccolta del

denaro necessario all'aumento di capitale da 600 milioni di euro deliberato nell'estate del 2014. Sono le

verifiche affidate agli specialisti del Nucleo valutario guidato dal generale Giuseppe Bottillo e alla Tributaria

coordinata dal generale Bruno Buratti a delineare che cosa sia davvero accaduto tra il 2012 e il 2014, quando

le perdite sono diventate una voragine e i manager avrebbero tentato di correre ai ripari avallando interventi

che il magistrato ritiene illeciti per tentare di far rientrare i capitali e poi di occultarli nei documenti ufficiali.

I finanziamenti

Scrive il pubblico ministero Luigi Salvadori nell'ordine di perquisizione: «Gli indagati hanno diffuso notizie

false e hanno posto in essere altri artifici idonei a incidere in modo significativo sull'affidamento riposto dal

pubblico nella stabilità patrimoniale della Banca. In particolare hanno concesso numerosi finanziamenti a

favore di soggetti in difetto dei presupposti e in violazione della procedura deliberativa finalizzati all'acquisto

sul mercato secondario di azioni della Banca per un controvalore non inferiore a 223 milioni di euro e in

occasione dell'aumento di capitale del 2013 e 2014 per un controvalore di circa 136 e 146 milioni di euro. Ma

hanno anche assunto, per conto della banca, l'impegno a favore di numerosi soci di riacquisto delle azioni per

un controvalore di 300 milioni di euro». E, soprattutto, «hanno omesso di iscrivere al passivo dei bilanci

sociali 2012, 2013 e 2014 una riserva indisponibile pari all'importo complessivo delle operazioni di

finanziamento finalizzate all'acquisto e alla sottoscrizione di azioni per un importo di circa 974 milioni di euro».

E lo hanno fatto utilizzando in particolare tre fondi di investimento - Athena, Optimum 1 e 2 - con trasferimenti

di soldi fatti passare da Malta e Lussemburgo.

Omissioni e bugie

I vertici dell'istituto sono accusati di aver «occultato» questi finanziamenti durante l'attività ispettiva della

Banca d'Italia e «nelle segnalazioni periodiche trasmesse a Palazzo Koch indicavano un ammontare del

patrimonio di vigilanza superiore a quello reale» e in questo modo «determinavano in modo consapevole un

concreto ostacolo all'esercizio delle funzioni di vigilanza di Bankitalia alla quale veniva impedita di fatto

23/09/2015Pag. 25

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l'adozione di opportune misure correttive di carattere organizzativo e patrimoniale volte a garantire il recupero

del rispetto da parte della Popolare di Vicenza dei requisiti patrimoniali di vigilanza prudenziale». Quali

fossero le conseguenze di quanto accaduto si è capito a fine agosto, quando la banca, al momento di

approvare la semestrale, è stata costretta a rettificare il valore dei crediti in bilancio per 703 milioni di euro

perché deteriorati, quindi ammettendo il rischio relativo al rientro dei capitali. Non solo. Dopo l'ispezione della

Banca centrale europea, sono stati congelati, e dunque tolti dal bilancio, i 975 milioni di euro relativi a

finanziamenti che sarebbero stati concessi ai clienti per acquistare le proprie azioni.

[email protected]

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Il casoLa Procura

di Vicenza ha aperto un'inchiesta per aggiotag-gio e ostacolo all'autorità di vigilanza nei confronti di alcuni

espo-nenti della Banca popola-re di Vicenza, tra i quali il presidente Gianni Zonin, patron dell'azienda

vitivinicola di famiglia Al vaglio degli inquirenti c'è il valore delle azioni (non quotate) della Banca, che nel giro

di un anno è quasi crollato del 25 per cento: è da chiarire il perché del calo e se ci sia stata una sopravva-

lutazione in precedenza. Il prezzo delle azioni è al centro di molti esposti arrivati negli ultimi mesi in Procura a

Vicenza L'attenzione è concentrata anche sul fatto che circa 975 milioni di euro di finanzia-menti erogati dalla

banca sarebbero stati usati dai clienti per comprare azioni dello stesso istituto popolare Procura e Guardia di

Finanza puntano ad accertare se ci siano stati eventuali accordi tra esponenti della banca e clienti per

erogare prestiti a tassi molto agevolati in cambio di acquisti di quote della Popolare; o se ci siano state

pressioni su clienti in diffi-coltà, perché in cambio del prestito si impegnassero a comprare azioni con parte

dei soldi ricevuti

Foto: L'ordinanza

A sinistra il decreto di perquisizione firmato dal pm Luigi Salvadori nella sede della Banca popolare di

Vicenza. Sono indagati Giovanni Zonin, Giuseppe Zigliotto, Giovanna Maria Dossena, Samuele Sorato,

Andrea Piazzetta ed Emanuele Giustini

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La frenata della «spending review» Saltano i tagli a detrazioni e bonus La commissione al lavoro sui risparmi della spesa e il nodo delle agevolazioni Federico Fubini Erano duecentottantadue e resteranno duecentottantadue. Valevano 161,1 miliardi e continueranno a valere

più o meno la stessa cifra (salvo aumenti per inerzia). La lista delle deduzioni e detrazioni fiscali d'Italia, da

quelle sulle «concessioni governative» ai partiti fino alle agevolazioni alla pesca d'altura, compongono una

matassa cresciuta nei decenni fino a raggiungere una taglia abnorme: più un terzo di tutte le entrate

tributarie.

La revisione della spesa nella Legge di stabilità avrebbe dovuto iniziare a rendere più logico e a ridurre di

appena l'uno per cento (o anche meno) quel cumulo di misure ad hoc. Tuttavia, a quanto pare, non sarà così:

tutto dovrebbe restare più o meno come prima. Nessuna delle agevolazioni speciali a categorie produttive o a

cittadini, più o meno utili o giustificabili, verrà toccata. Dopo mesi di lavoro, la spending review è vicina a

perdere un capitolo che avrebbe dovuto portare un riequilibrio di bilancio fra i 900 e i 1.500 milioni di euro.

Naturalmente niente è deciso finché tutto non sarà deciso. La bozza della Legge di stabilità che il governo

presenterà al parlamento può cambiare fino all'ultima notte prima del Consiglio dei ministri di metà ottobre.

Ma la marcia di avvicinamento a quella scadenza non va nella direzione che era stata indicata dal governo

fino a pochi mesi fa. Non ci dovrebbero essere ritocchi neanche a una delle voci più indiziate, lo sgravio da

1,14 miliardi di euro sulle accise al carburante per l'autotrasporto. Quelle esenzioni furono introdotte come

compensazione quando il petrolio sembrava in ascesa inarrestabile verso quota 200 dollari al barile, ieri sera

invece il Brent era a 45 dollari. Ma gli sgravi all'autotrasporto dovrebbero restare. Lo stesso vale per i 2,3

miliardi cumulati con tredici diversi tipi di agevolazioni all'agricoltura. Si dovrebbero salvare anche i 180

milioni concessi anni fa agli armatori per permettere loro di competere con i loro concorrenti greci, che

lavorano esentasse (benché ancora per poco). Il trasporto marittimo manterrà esenzioni da 600 milioni. E non

dovrebbero essere toccate neanche le deduzioni da 133 milioni di euro alle famiglie, anche quelle ad alto

reddito, per i contributi versati su tate o badanti.

C'è un motivo che spiega perché questo comparto della spending review rischi di finire nel congelatore: è

difficile scegliere. Le categorie colpite potrebbero ribellarsi all'idea di dover pagare, mentre centinaia di altre

detrazioni vengono salvate. Coinvolgere tutti o molti, d'altra parte, rischia di rivelarsi politicamente troppo

costoso. Di qui la tentazione di non fare niente. La spending review manterrà però i capitoli sul blocco dei

costi della sanità, sulla razionalizzazione degli acquisti di beni e servizi da parte dello Stato e sul bilancio

delle forze di polizia: almeno 5 miliardi in tutto dei 10 di tagli annunciati. Del resto la revisione della spesa non

è vista da Palazzo Chigi come un obiettivo in sé, ma come il mezzo per centrare un certo obiettivo di deficit a

fronte dei tagli alle tasse. E l'obiettivo di deficit per il 2016 potrebbe salire ancora: forse al 2,4% del reddito

nazionale.

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16 miliardi le risorse, in euro, necessarie per finanziare l'abolizione della Tasi e dell'Imu sulla prima casa0,9 per cento

le stime per quest'anno sulla crescita del Pil (Prodotto interno lordo). L'anno prossimo 1,6%

Foto: Yoram

Gutgeld,

55 anni, principale consigliere economico

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del governo Renzi

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Sussurri & Grida L'uscita dall'Eni di Alverà, l'ex delfino di Scaroni ( s.agn. ) Ieri pomeriggio Marco Alverà (foto), nella sua veste di Chief Retail Market Gas & Power Officer del

gruppo Eni (in sostanza capo del settore vendita del gas alla clientela) era tranquillamente nel suo ufficio di

Metanopoli. Ma le dimissioni dal Cane a sei zampe, anche se non ancora rese note all'esterno, non sono più

un segreto per il gruppo di vertice del gruppo Eni. Quarant'anni compiuti lo scorso agosto, per il giovane

manager con formazione da banchiere d'affari (ha iniziato la sua carriera nel 1996 lavorando a Londra per la

Goldman Sachs nel settore merger and acquisitions) si starebbe profilando comunque un altro incarico di

rilievo in un grande gruppo. Per «Lettera 43» si parlerebbe di Finmeccanica, ma non ci sono al momento

conferme. Arrivato all'Enel prima, e all'Eni poi, sulla scia di Paolo Scaroni, Alverà ha gestito in questi anni

affari delicati e mercati importanti, come quello russo per un certo periodo, e il settore trading dal 2010. Da

ultimo, malgrado i buoni rapporti con il Ceo Claudio Descalzi, gli è stato affidato il mercato retail del gas. Un

abito forse troppo stretto, soprattutto se si considerano le indiscrezioni di mercato delle ultime settimane,

secondo le quali l'Eni starebbe riflettendo sulla sorte del comparto retail del gas, cullando tra l'altro il progetto

di cederlo, magari pezzo a pezzo alle utilities e alle ex municipalizzate del settore, grandi e meno grandi.

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Groupon e i mille tagli mondiali

( f. mas. ) La guerra degli sconti online colpisce Groupon, una volta leader mondiale nell'offerta di beni a

prezzi scontati. Schiacciato dalla concorrenza di colossi come Amazon e eBay che hanno sviluppato

marketplace a prezzi competitivi e dal dollaro forte che ha colpito le società con una forte esposizione

internazionale, ieri Groupon ha deciso di tagliare del 10% i dipendenti, 1.100 su 11.800 totali, e di uscire da

Marocco, Panama, Filippine, Porto Rico, Taiwan, Thailandia e Uruguay dopo Grecia e Turchia. Timori per

tagli anche in Italia. In Borsa il dimagrimento c'è già stato: dall'ipo di novembre 2011 il titolo ha perso il 79%.

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Le concessioni aeroportuali

e la decisione della Corte Ue

Potrebbero essere a rischio le concessione degli aeroporti italiani, se la Corte di giustizia Ue dovesse indire

una gara europea per decidere a chi affidare quella dell'aeroporto di Brescia Montichiari. La società Catullo,

che già gestisce lo scalo da 15 anni, parteciperà alla gara ma «a quel punto dovrebbero essere messe in

discussione tutte le altre concessioni che sono state rilasciate negli ultimi anni anche ad altri aeroporti italiani,

non solo a Brescia Montichiari perché qualcuno l'ha impugnata».

A dirlo all' Adnkronos è Paolo Arena, presidente di Catullo, società che insieme con l'aeroporto di Verona

gestisce anche lo scalo di Brescia, al centro di una battaglia legale che dura dal 2013 quando fu assegnato a

Catullo. Alla decisione si era appellata la Sacbo (Bergamo-Orio al Serio) e il consiglio di Stato ha rinviato la

questione alla Corte di giustizia europea che potrebbe far ripartire tutto da capo.

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Scandalo Volkswagen L'IMPATTO IN EUROPA L'offensiva di Parigi La Francia chiede un'inchiesta a livelloeuropeo per controllare anche le altre case automobilistiche Le regole La Commissione sta ragionandosull'imposizione di nuovi limiti alle emissioni dei motori diesel Ue all'attacco: «Andremo fino in fondo» Bruxelles convoca una riunione delle autorità nazionali responsabili della vigilanza IL MURO In Europa lenorme sull'inquinamento auto sono comunitarie, ma l'applicazione delle regole viene fatta a livello nazionale Beda Romano BRUXELLES. Dal nostro corrispondente Lo scandalo Volkswagen quest'ultimaè stata accusata negli Stati

Uniti di avere manipolato i software del motore dei suoi veicoli per truccarei risultati dei test

anti­inquinamento­è ormai diventato una questione europea. La Commissione europea ha annunciato ieri che

«a breve» si terrà una riunione delle autorità nazionali per discutere della questione. La vicenda è scoppiata

proprio mentre l'Europa sta per adottare nuovi test su strada, e non più in laboratorio. L'esecutivo comunitario

ha spiegato di aver deciso di convocare «a breve» una riunione delle autorità nazionali responsabili della

vigilanza sui gas di scarico dei veicoli. La questione viene presa «molto seriamente», ha commentato la

portavoce Lucia Caudet, anche se è prematuro esprimersi sulla necessità di eventuali misure su scala

europea: «Bisogna chiarire i fatti e andare fino in fondo, siamo in contatto stretto con Volkswagen e con le

autorità americane per stabilire i fatti». Washington ha rivelato venerdì che 482mila veicoli dei marchi

Volkswagen e Audi (quest'ultima parte dello stesso Gruppo Volkswagen) circolanti negli Stati Uniti sono stati

dotati di un software particolare capace di individuare automaticamente i test di inquinamento per truccarne i

risultati. Si tratta di veicoli venduti in America tra il 2009e il 2015. Proprio ieri, la società ha ammesso che il

software è stato montato su circa 11 mi­ lioni di auto in tutto il mondo. La signora Caudet ha precisato che in

Europa le norme sull'inquinamento delle auto sono comunitarie, ma che l'applicazione delle regole viene fatta

a livello nazionale. In questo senso Bruxelles non ha il potere di aprire una indagine su scala europea, ma

può dare impeto politico a scelte nazionali. Con l'occasione, la Commissione ha ricordato che dal 2016 il

sistema di controllo delle emis­ sioni auto nell'Unione non sarà più effettuato in laboratorio, come avviene

oggi, ma su strada. «La Commissione sta lavorando intensamente per sviluppare procedure in vista di test

sulle emissioni delle auto ­ ha spiegato la portavoce ­. Attualmente le emissioni di ossido nitroso (NOx) delle

auto diesel misurate sulla strada possono in realtà superare in modo sostanziale le emissioni misurate nei

test regolamentari, senza che ciò sia sbagliato. Per colmare questo divario, la Commissione ha lavorato per

sviluppare procedure di test RDE, ossia Real Driving Emissions». Attualmente il limite di emissioni consentito

dalle automobili a livello europeo è di 80 mil­ ligrammi per chilometro (negli Stati Uniti è di 50 milligrammi per

miglia). La Commissione europea sta riflettendo su nuovi limiti, in modo da aggiornarli in linea con i nuovi

test. Questi potrebbero entrare in vigore a metà 2017, ma molto dipenderà dal negoziato con gli stati membri,

sulla base di una proposta comunitaria che ancora non è stata presentata. Della vicenda si sono impadroniti

alcuni governi. L'Italia stessa ha chiesto ragguagli alle autorità tedesche. La Francia ha sollecitato

un'inchiesta «a livello europeo» per «tranquillizzare» i cittadini e anche controllare le altre case

automobilistiche europee, ha detto in una intervista a Europe 1 il ministro delle Finanze, Michel Sapin.

L'uomo politico socialista, ha insistito nel ricordare che l'inquinamento atmosferico è una questione «molto

importante» e bisogna evitare che la gente «sia avvelenata». Difficile non osservare in molte reazioni forme

sottili di Schadenfreude, il piacere provocato dalla sfortuna altrui. D'altro canto, lo scandalo sta smentendo

clamorosamente le virtù tedesche di ordine, precisione, lealtà. In questi anni, la Germania ha accusato la

Grecia di aver truccato i conti pubblici per entrare nella zona euro. Come non vedere nella scelta di

Volkswagen un comportamento sleale non troppo dissimile, tanto più che la società tedesca è ancora oggi

per il 12,4% in mani pubbliche? LE TAPPE DELLA VICENDA 2009 Il debutto Volkswagen lancia negli Usa un

nuovo motore diesel che promette una riduzione dei consumi e delle emissioni inquinanti senza penalizzare

le prestazioni. Il motore è venduto anche in Europa, mentre negli Usa è al centro della campagna Clean

Diesel 2013 Le prime osservazioni L'associazione ambientalista Icct (International Council on Clean

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Transportation) riscontra una serie di discrepanze nei test sui modelli Vw Passat, Jetta e Bmw X5

equipaggiati con motori diesel. Il manager europeo Peter Mock decide di coinvolgere i colleghi Usa per far

sottoporre i veicoli ai test americani che ­ era convinto Mock all'epoca avrebbero fatto luce su come anche in

Europa i motori diesel avrebbero potuto essere resi più puliti. L'Icct affida all'Università della Virginia il

compito di sottoporre le versioni Usa dei veicoli ai test 2014 Gli esiti discordanti I test condotti dall'Università

della Virginia in condizioni simili all'utilizzo reale dei veicoli mostrano chei due modelli Vw hanno emissioni di

ossidi di azoto superiori da5a 35 voltei limiti di legge; i test del Carb, l'authority californiana sulle emissioni,

non mostrano invece problemi MAGGIO 2014 L'inchiesta Il Carb e l'Epa (l'agenzia Usa per la protezione

dell'ambiente, nella foto a sinistra l'amministratore Gina McCarthy) aprono un'inchiesta sul caso delle

emissioni e informano Volkswagen, con la quale iniziano le verifiche

LE TAPPE DELLA VICENDA DICEMBRE 2014 I richiami Volkswagen afferma di aver scoperto la causa delle

divergenzee avvia una campagna di richiamo di 500mila veicoli per rettificare il software. Il Carb proseguei

test in condizioni reali, e anche dopo la modifica le emissioni restano al di sopra delle norme. Carb informa

Vwe l'Epa nel luglio 2015 LUGLIO 2015 L'avvertimento L'Epa informa Volkswagen che in mancanza di una

soluzione al problema delle emissioni riscontrate, non darà via libera alla vendita all'interno del mercato

statunitense dei modelli diesel previsti come novità nel corso del 2016 SETTEMBRE 2015 L'ammissione Il

manager Volkswagen Michael Korn (nella foto a destra) ammette che le discrepanze in merito alle emissioni

derivano da un programma software concepito per far funzionare i meccanismi antinquinamento solo quando

avvengono in condizioni di test

Foto: AFP

Foto: Lo scandalo di Wolfsburg. Le auto Volkswagen al «CarPark» Autostadt

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Mercati globali LA GIORNATA I titoli di Stato In calo i rendimenti dei bond europei: lo spread fra Italia eGermania a 114 punti Il biglietto verde La moneta americana scatta ai massimi da due settimane rispetto alleprincipali valute Auto e materie prime affossano le Borse I listini europei perdono oltre il 3% zavorrati dall'impatto del caso-Volkswagen - Acquisti sui BTp SUI LISTINIOndata di vendite sulle società minerarie e petrolifere dopo i rialzi delle ultime settimane Andrea Franceschi I mercati azionari europei si dimenticano del «rimbalzino» di lunedì e tornano in pesante calo nella seconda

seduta della settimana. Il saldo finale di giornata ieri è stato pesantissimo con Milano in calo del 3,33 %,

Parigi del 3,42%, Francoforte del 3,82% e Londra del 2,83 per cento. La performance media dei listini

continentali fotografata dal paniere Stoxx 600, indica un calo del 3,12 per cento. A tenere bancoè stato

ancora una volta il settore auto, ieri bersagliato dalle vendite in scia ai nuovi sviluppi dello scandalo sui test

delle emissioni truccati da Volkswagen. Gli investitori inizianoa scontare il fatto che l'inchiesta non resterà

confinata agli Stati Uniti ma che anche nel resto del mondo ci sarannno inchieste dall'impatto ancora

difficilmente valutabile. Ad aggiungere sale sulla ferita poi ci hanno pensato le ammissioni della casa tedesca

sui numeri dei veicoli coinvolti (11 milioni) e sugli accantonamenti fatti per fronteggiare le spese dello

scandalo: 6,5 miliardi di euro La tempesta che siè abbattuta su Volkswagen (che ieri ha registrato un nuovo

pesante tonfo del 19,8%) ha penalizzato tutto il comparto dell'automotive con l'indice Stoxx 600 settoriale che

ha perso il 7,57 per cento. Lo scandalo che ha travolto Volkswagen e tutto il comparto auto europeo arriva in

un momento particolarmente critico peri mercati che fannoi conti con la decisione della Federal Reserve di

rinviare il rialzo dei tassi di interesse. Una scelta che ha lasciato disorientati gli investitori incapaci di farsi

un'idea chiara sui tempi e sui modi in cui la Fed agirà sui tassi affidandoli alle dichiarazioni del banchiere

centrale di turno per orientare le proprie decisioni. L'ultimo in ordine di tempo a parlare è stato il presidente

della Fed di Atlanta Dennis Lockhart che ha ribadito propria fiducia nel fatto che i tassi negli Usa saranno

rialzati entro la fine dell'anno. Prima di lui anche i presidenti delle sedi di San Francisco, St Louis e Richmond

avevano espresso la stessa opinione. Il cambio euro­dollaro, balzato settimana scorsa oltre quota 1,14, è

sceso ieri sotto 1,12 con fluttuazioni decisamente anomale. Il movimento è stato determinato soprattutto dal

rafforzamento del dollaro, ai massimi da due settimane, che si è accompagnato alla rinnovata debolezza di

classi di investimento ad esso più correlate come le valute emergenti e le materie prime. L'ondata di vendite

che ha depresso in particolarei prezzi delle materie prime ha avuto ripercussioni pesanti sui corsi azionari

delle società minerarie e petrolifere ieri bersagliate dalle vendite. L'indice Stoxx 600 Basic Resources ha

perso il 5,24% con la seconda peggior performance tra i settoriali dietro l'auto. Maleè andata anche al

comparto Oil&Gas che ha perso il 3,15 per cento. A Piazza Affari, in una giornata che ha visto i titolo Fca e

della controllante Exor perdere rispettivamente il 6,35 e il 6,21%, le azioni dell'Eni hanno perso il 3,89 per

cento. Hanno sofferto inoltre le azioni delle utilities (­3,45% il Ftse Italia Utilities) sulle indiscrezioni, diffuse dal

Sole 24 Ore, di una nuova Robin Hood Tax (si veda Il Sole 24 Ore del 22 settembre). Come succede da

diverse settimane a questa parte anche ieri azioni e obbligazioni hanno preso binari diversi e la debolezza

dell'equity è stata controbilanciata da una buona performance dei bond. La leggera risalita del differenziale di

rendimento tra Italia e Germania a quota 114 punti è imputabile non tanto a una debolezza dei BTp quanto a

una miglior performance degli omologhi tedeschi Bund che ieri hanno riscoperto il loro ruolo di bene rifugio. Il

rendimento del decennale tedescoè sceso sotto la soglia dello 0,6 per cento, sui minimi da fine agosto.

Tokyo

Nikkei

La fotografia-1,96%-2,32%

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-2,83%-3,11%-3,42%-3,33%-3,49%-3,80%-18,00%+10,62%-9,60%-7,09%+3,65%-5,65%-2,40%+3,55% Dax Ieri Ase Zurigo Lunedì Italia Parigi Cac 40 Francia Milano Ibex 35 Spagna Londra Grecia Atene

LE BORSE DA INIZIO ANNO Germania Swiss Mkt DA INIZIO ANNO DA INIZIO ANNO Ftse Mib DA INIZIO

ANNO Madrid DA INIZIO ANNO Ftse 100 DA INIZIO ANNO DA INIZIO ANNO Stati Uniti DA INIZIO ANNO

Francoforte 0,680 0,589 1,802 1,748 0,980 0,896 2,011 1,961 8,310 8,291 2,214 2,128 Dati in percentuale

Variazioni % di ieri e da inizio anno I RENDIMENTI DEI TITOLI DI STATO DECENNALI SUL MERCATO

SECONDARIO -13,38 -3,00 -8,57 -2,49 -0,23 -3,87

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Holding. Allo studio l'ingresso di nuovi soci e l'ipotesi di portare la società sotto la guida di Bifulco Mittel prepara un nuovo riassetto Laura Galvagni Sono trascorsi diversi mesi da quando Gateano Casertano, all'unanimità, è stato eletto direttore generale di

Mittel. L'arrivo del manager doveva coincidere con l'avvio di una nuova epoca per il piccolo salotto buono

della finanza meneghina. Sulla scia del rinnovato assetto azionario, maturato con l'uscita della Carlo Tassara

di Romain Zaleski e l'ingresso della famiglia Stocchi, si immaginava che la holding avrebbe dato vita a una

nuova stagione di investimenti complice un piano industriale che ne avrebbe ridefinito la missione. Con

conseguenti benefici, era l'auspicio, per il titolo in Borsa. A oggi, tuttavia, nulla di tutto ciò è avvenuto. Le

azioni languono attorno a 1,55 euro e questo nonostante la principale partecipata, Sorin, da inizio anno abbia

visto aumentare il proprio valore del 50% passando da 1,9 euro a 2,9 euro a titolo. Tanto immobilismo,

segnalano in diversi, potrebbe essere ricondotto al fatto che il mercato continua a non avere ben chiaro quale

possa essere il destino della società. E non potrebbe essere altrimenti considerato che il business plan "di

rinascita" non ha ancora superato la prova dei soci. Azionisti che, complice anche il combinato disposto dei

fattori fin qui elencati, non sono riusciti a creare quel nucleo armonico indispensabile per dare nuova linfa

all'azienda. Continua u pagina 36 u Continua da pagina 33 Gli Stocchi, evidentemente, sono entrati con

un'idea ben precisa di ciò che volevano ricavare da questa avventura ma le loro ambizioni si sono ben presto

scontrate con una realtà ben diversa e della quale non avevano tenuto debito conto. Mittel, per ripartire,

doveva completare il turnaround del portafoglio. Ed è proprio attorno a questa necessità che si è concentrata

l'attenzione del blocco storico dei soci, come Isa e la Fondazione Caritro. Due punti di vista differenti, dunque,

due esigenze opposte che, nel lungo periodo, hanno creato una frattura che al momento appare difficilmente

sanabile. E proprio per questo il presidente Franco Dalla Sega si sarebbe messo nuovamente al lavoro per

tentare di dare nuova forma all'assetto di Mittel. La holding, si sa, ha in portafoglio una quota assai rotonda di

azioni proprie che potrebbero essere il mezzo per favorire l'ingresso di un nuovo azionista e

contemporaneamente per rafforzare il patrimonio dell'azienda. Si tratta del 17,4% del capitale, stando alle

informazioni Consob. Pacchetto che la società ha in carico attornoa 1,73 euro per azione, poco meno di

quanto hanno messo sul piatto gli Stocchi per rivelare il 15,5% del capitale. I valori sono dunque piuttosto

allineati ed ecco perchè, alle giuste condizioni, gli Stocchi potrebbero anche considerare di archiviare la

partita recuperando quanto investito. Si vedrà. Intanto, le opzioni sul tavolo e attorno alle quali si starebbe

costruendo il progetto di riassetto sarebbero diverse. Già in passato, come noto, avevano guardato il dossier

diverse figure rilevanti della finanza italiana. Si era fatta avanti la Intek di Vincenzo Manes, con la quale si era

giuntia tratta­ tive piuttosto avanzate, si era interessata benché sollecitata la Investindustrial di Andrea Bonomi

e pure la M&C dell'Ingegner De Benedetti aveva dato uno sguardo. Quelle alternative potrebbero ora tornare

sul tavolo anche se, si fa notare, ognuna di esse porta con sé il difetto, pur sempre superabile, di avere nel

proprio dna contenuti principalmente di carattere finanziario piuttosto che strategicoindustriale. Ecco perché,

sullo sfondo, si starebbe facendo strada un'opzione nuova e che ruoterebbe attorno a una figura manageriale

ben precisa: quella di Rosario Bifulco. Lo stesso che, alla guida di Sorin ha favorito la maxi integrazione che

ha permesso al titolo di crescere notevolmente e all'azienda di costruirsi un futuro più solido. Bifulco, è

l'ipotesi attorno alla quale si starebbe ragionando, potrebbe entrare in Mittel come amministratore delegato,

cosa che non metterebbe in discussione la figura del direttore generale in quanto tale, e lo farebbe per dare

una nuova missione alla holding: quella di trasformarsi in un'azienda di life science. Partendo, si immagina,

da ciò che già c'è in portafoglio. Mittel ed Equinox Two detengono infatti indirettamente il 25,4% di Sorin,

come è noto prossima sposa di Cyberonics. Da qui, in sostanza, si potrebbe realizzare una holding, una volta

valorizzati tutti gli asset non strategici, operativa in un settore che comprende biotecnologie, farmaceutica,

sanità, dispositivi medici, chimica e nutrizione. Sarebbe una svolta storica per la Mittel: il futuro verrebbe

costruito sulla base di un'idea anziché di un nuovo socio. Certo, attorno a questo progetto andrebbe poi

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costruito il nuovo assetto azionario. Con il sostegno, è pensabile, dei soci storici e l'aggiunta, magari, di nuovi

investitori pronti a condividere il piano. Come detto ci sono le azioni proprie da far valere per promuovere il

cambio di passo e, volendo, non solo quelle. Per lo stesso Bifulco potrebbe non essere escluso un ruolo da

azionista, seppur certamente di minoranza. Da capire, eventualmente in che termini. Bifulco in passato ha

progettato e sviluppato Humanitas, uno degli ospedali più avanzati in Europa, dove tutt'ora è membro del

consiglio di amministrazione, è nel consiglio di amministrazione di Pierrel dal 2006 ed è alla guida di Sorin dal

2009. Se l'ipotesi life science sarà quella vincente, Bifulco ha certamente le carte in regola per promuoverla.

Senza dimenticare i forti legami che il manager ha con diversi protagonisti della finanza italiana come il

gruppo De Agostini.

Mittel 1,58 1,54 1,50 1,46 21/08 +3,8 22/09 Variazione % Andamento del titolo a Milano

Foto: Al vertice. Franco Dalla Sega

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Inchiesta/1. I costi delle maxi­svalutazioni Per i soci della popolare un conto da 1,3 miliardi Fabio Pavesi Ammonta a 1,3 miliardi il valore distrutto per i 120mila soci dal taglio del prezzo delle azioni a 48 euro deciso

dal Cda della Vicenza pochi mesi fa. Quelle azioni sono di fatto congelate e la banca, per non ridurre

ulteriormente il patrimonio non le riacquisterà.È il cerino rimasto in mano ai clienti­soci "spinti" da anni con

forzaa comprare titoli della banca a prezzi del tutto irrealistici. La Vicenza infatti, anche dopo la svalutazione,

continua a valere in via teorica oltre 1,2 volte il suo capitale netto, quando le migliori banche quotate italiane

valgono meno dell'intero patrimonio. Più era alto il valore, più la banca si capitalizzava meglio. Peccato che

come ha rivelato l'ispezione Bce, l'istituto celasse profonde anomalie nei bilanci con crediti malati che non

venivano svalutati. La pulizia ha messo in luce perdite per 1,8 miliardi in 18 mesi. Per una banca in

convalescenza, il rischio della futura quotazione è che il prezzo debba essere tagliato ancora. Servizio u

pagina 34 pL'inchiesta della Procura nonè che l'epilogo della parabola amara della Popolare vicentina,

passata in poco tempo da punta di lancia del Nord Est a banca pericolante che necessita ora di un'ennesima

iniezione di capitale da 1,5 miliardi per uscire dalle secche. Secche in cui l'ha precipitata la gestione

disinvolta, piena di punti interrogativi, del duo Zonin­Sorato. Siè dovuta attendere l'ispezione della Bce per

avere un po' di verità sulla reale salute della banca, troppo spesso in passato oscurata ed edulcorata ad arte.

Lo dicono i numeri dell'ultimo bilancio passato al setaccio dagli uomini di Francoforte e sotto lo sguardo

attento del nuovo ad Francesco Iorio. Quei numeri dicono di una profonda pulizia doverosa e sempre

rimandata. La Popolare di Vicenza ha chiuso il semestre con una perdita di 1,05 miliardi, un buco che

cumulato con la prima parziale pulizia del 2014 porta il rossoa 1,8 miliardi in soli 18 mesi. Di fatto la banca ha

visto bruciare ben più di quei 1,2 miliardi di capitali chiesti ai soci nel recente passato. Quella perdita monstre

del giugno scorso dice di una ricognizione dura della Bce sui crediti malati che Zonin e il suoi si ostinavano a

non svalutare per non rivelare che il Re era nudo. Le perdite sui crediti sono state di ben 700 milioni ben più

dei 546 milioni di ricavi della banca. Ma non c'erano solo prestiti in sofferenza da rettificare e tenuti

artificiosamente in bilancio come esigibili. La banca ha svalutato avviamenti per 268 milioni e ha svalutato

ben 103 milioni su 350 milioni su tre fondi esteri (Optimum e Athena) acquistati in passati e su cui gli

inquirenti sospettano partite di giro. Io banca compro quote dei tuoi fondi e tu sotto­ scrivi mie azioni. Si pensa

che la Bce sia stata troppo dura con Vicenza? Nonostante l'imponente pulizia da 700 milioni su sofferenze e

incagli l'istituto vanta tuttora crediti malati netti che sono ben il 17% del totale impieghi una cifra quasi doppia

rispetto alla media del sistema bancario italiano. Come si vede tanta salute e solidità proclamata a piè

sospinto da Zonin anche nel recente passato era un'illusione ottica. E su questo miraggio i vertici della banca

hanno spinto molto. Tenendo arbitrariamente alto il valore del titolo. Non solo. Ma spingendo come ha rivelato

in dettaglio l'ispezio­ ne Bce migliaia di soci a sottoscrivere a piene mani i titoli della banca, arrivando a

finanziare per la cifra record di 975 milioni (un quarto del patrimonio) il loro acquisto. La beffa è arrivata

immancabile. Quel valore di 62,5 euro cui è stato sottoscritto anche l'ultimo aumento di capitale non poteva

reggere a fronte delle pulizie inevitabili del bilancio che hanno cumulato come si è visto poi 1,8 miliardi di

perdite in 18 mesi. Pochi mesi fa ecco il taglio unilaterale. Il Cda porta il valorea 48 euroe il fondo di riacquisto

viene bloccato. Non si possono rivendere i titoli. Basti pensare che anche con il taglio del 23% patito dai soci

il valore teorico della banca resta sopra il livello di 1,2 volte il patrimonio. Le migliori banche quotate italiane,

quelle che fanno utili e hanno patrimonio più che adeguato, quotano 0,8­0,9 volte il loro capitale. Improbabile

che la Vicenza messa a nudo sulle sue criticità contabili possa valere anche in futuro più di così. Già con il

taglio a 48 euro, i 120 mila soci clienti hanno visto andare in fumo 1,3 miliardi di soldi investiti nella banca del

territorio. Una tosatura di massa con in più l'aggravante di avere in mano titoli congelati.E il rischio futuroè

che la quotazione in Borsa (di per sè cosa buona e giusta che allinea in trasparenzai prezzi) veda un altro

taglio del valore nell'ordine di un 20­30%. Difficile che con una situazione ancora in via di guarigione si possa

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strappare multipli come quelli attuali. E così il falò per i possessori di azioni della Vicenza rischia di vedere

distrutti oltre 2,5 miliari di denaro. Quel denaro consegnato a caro prezzo nelle mani sbagliate. Il prezzo di

una fiducia mal riposta. Al di là dei profili penali che l'inchiesta eventualmente appurerà.

LA PAROLA CHIAVECrediti deteriorati 7 Il credito incagliato è un impiego verso clienti in situazione di obiettiva difficoltà, che si

ritiene però superabile in un congruo periodo di tempo. Diversa è la situazione del credito in sofferenza: in

questo caso si tratta di un credito nei confronti di soggetti in stato di insolvenza , o in situazioni

sostanzialmente equiparabili. Il credito ristrutturato , infine, è la posizione per la quale la banca ha concordato

con il debitore una dilazione di pagamento

La banca ai raggi X41.139 46.475-1.539,8-1.469,2-758,5-1.052,914,95%17,18%37,90%41,75%5.5155.5192.954 3.731

6,81% 10,44%

654

653 La banca Cet 1 ratio Dati patr imoniali e di vigilanza Dati economici r iclassificati Indici di r ischiosità (%)

e coefficienti di vigilanza Perdita netta Patr imonio netto Numero sportelli Numero dipendenti 31/12/2014

30/06/2015 Totale attivo (in milioni di euro) Crediti deter iorati netti/crediti netti Percentuale copertura crediti

deter iorati Fonte: Relazione finanziar ia semestrale al 30 giugno 2015 Rett. di valore da deter ioramento e

acc.ti fondi

Pr incipali dati di sintesi del gruppo al 30 giugno 2015 e var. r ispetto a fine 2014

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Inchiesta/2. La prassi dei prestiti in cambio di titoli Vuoi credito? Compra azioni Ecco il «j'accuse» dei clienti Morya Longo Servizio u pagina 34 «Se la banca fa qualcosa per te, tu fai qualcosa per la banca». Lo slogan era più o

meno questo. Accattivante, motivante.È anche con questo spirito che gli sportellisti della Popolare di Vicenza

hanno convinto molti clienti a ottenere finanziamenti per comprare azioni della banca. Prestiti per comprare

azioni: «Il Sole 24 Ore» ha raccolto molte testimonianze. È capitato a un negoziante di Udine, racconta il suo

commercialista Fabio Carbone: «Era lo scorso febbraio quando il proprietario di un piccolo negozio è andato

in una filiale della banca per chiedere un finanziamento da 15mila euro. Allo sportello gli hanno proposto di

sottoscrivere un prestito più elevato, pari a 20mila euro, in modo da comprare azioni della stessa Popolare di

Vicenza coni 5mila euro ottenuti in più».È capitato anche a un private banker e a molti altri. Ammontanoa 975

milioni di euro­ stima la Bce­i crediti erogati per comprare azioni. Fabio Carbone, commercialista di Udine, può

vantarsi di avere salvato un cliente dalla "sirena" delle azioni della Banca popolare di Vicenza. «Era lo scorso

febbraio quando il proprietario di un piccolo negozio è andato in una filiale della banca per chiedere un

finanziamento da 15mila euro ­ racconta al Sole 24 Ore ­. Allo sportello gli hanno proposto di sottoscrivere un

finanziamento più elevato, paria 20mila euro, in modo da comprare azioni della stessa Popolare di Vicenza

con i 5mila euro ottenuti in più». Il negoziante, prima di fare questo passo, si è rivolto al suo commercialista, il

quale gli ha consigliato di evitare. Oggi può dire di aver scampato il pericolo: le azioni della Popolare di

Vicenza, da allora, hanno infatti subito una pesante svalutazione. Le perdite, per lui, sarebbero state ingenti.

Ma per un negoziante salvato, ci sono imprenditori, risparmiatori e persone qualunque cadute nella trappola.

La prassi di erogare finanziamenti per permettere ai clienti di comprare le azioni della stessa banca era infatti

molto in voga nella Regione: la seguivano sia Veneto Banca, sia la Popolare di Vicenza. La Bce ha calcolato

che i crediti erogati solo da quest'ultima con lo scopo di far acquistare ai clienti le proprie azioni ammontano a

974,9 milioni di euro. Cifra enorme, dietro la quale si celano migliaia di storie. Piccoli o grandi drammi di

persone che ora, dopo ripetute svalutazioni, si trovano in mano perdite pesanti. E, soprattutto, inaspettate. «Il

Sole 24 Ore», in attesa che dalle inchieste della magistratura escano tutti i dettagli ed eventuali responsabili,è

in grado di raccontarne alcune. Al commercialista di Udine fa eco un consulente finanziario che, per tutelare

la riservatezza, preferisce restare anonimo. Anche lui racconta una storia che riguarda un suo cliente: «Si

tratta di un piccolo imprenditore, già socio della popolare di Vicenza da anni. A fine 2013 la banca gli ha

erogato un finanziamento da un milione di euro a tassi molto, molto, contenuti, con il solo scopo di comprare

azioni della stessa banca. Dagli estratti conto si vede con chiarezza la contestualità delle due cose». Un

milione di euro di credito, un milione di euro di azioni comprate. Con la benedizione di uno slogan che gli

sportellisti amavano ripetere: «Se la banca fa qualcosa per te, tu fai qualcosa per la banca». C'è invece chi,

come il responsabile private banking di una istituzione internazionale, racconta ­ pur sempre dietro anonimato ­

di finanziamenti proposti al tasso dell'1% per comprare azioni oppure obbligazioni della banca. «Il direttore

della filiale della Popolare di Vicenza mi ha fatto questa proposta recentemente», confessa. Aggiungendo poi

di non avere accettato. Parlò a viso scoperto con il «Sole 24 Ore», già nell'ottobre del 2014, anche

l'imprenditore di Schio Paolo Trentin. Che già allora denunciò il modus operandi della Popolare di Vicenza:

«A noi sono venuti ripetutamente a offrire azioni dell'istituto in cambio di finanziamenti. Io mi sono rifiutato e

dopo pochi mesi mi sono stati ri­ dotti gli affidamenti». Le storie sono tante. Anche alle associazioni dei

consumatori ne stanno arrivando molte. Nessuno sa come finiranno le indagini della Procura di Vicenza,

sfociate ieri in molteplici perquisizioni. Eventuali reati andranno dimostrati nelle aule di Tribunale. E gli

eventuali colpevoli trovati in quella sede. Ma, a prescindere dal risvolto penale, resta un fatto: tutto questo è

un gigantesco cortocircuito. Una pericolosa catena di Sant'Antonio: se la banca finanzia i clienti per

sottoscrivere le sue stesse azioni, il capitale diventa qualcosa di simile al credito. Dunque non è più capitale.

Il giochino, in maniera artificiosa, aumentava sia gli impieghi sia il patrimonio. C'è poi anche un risvolto

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umano della vicenda: molti clienti si sono sentiti sotto ricatto, quasi obbligati a sottoscrivere azioni pur di

avere la loro fetta di finanziamento. E ora si trovano a contare le perdite. Dulcis in fundo, dopo tutto questo

c'è stata anche la beffa: per mesi le azioni della Popolare di Vicenza sono state impossibili da vendere. Sono

rimaste bloccate. E già nell'assemblea dei soci di maggio, che si è trovata a ratificare la loro svalutazione,

montava la protesta dei piccoli risparmiatori. Come quella della signora Oliviero: «Dall'aprile 2014 ­ si legge

nel verbale dell'assise ­ non ho avuto accesso alle mie azioni e ora le trovo svalutate». O come quella del

signor De Matteis: «È dall'ottobre del 2013 che cerco di vendere le mie azioni». O come quella del signor

Bertollo, che sperando di poter vendere le azioni ha impegnato il ricavato in un immobile per la figlia. A

maggio si chiedeva: «E ora cosa succede?». Oggi la stessa domanda se la pongono in tanti.

Foto: [email protected]

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Tlc. Il big Usa si servirà del datacenter di Palermo della controllata Telecom Google sceglie l'hub di Telecom Sparkle Andrea Biondi Continua u pagina 36 pGoogle entra nel "Sicily Hub" di Telecom Italia. Il gigante di Mountain View ha deciso

di servirsi del datacenter realizzato a Palermo da Telecom Italia Sparkle, la controllata di Telecom che si

occupa della realizzazione e gestione dei cavi sottomarini in fibra per il trasporto dei dati e voce, che in

questo suo mercato core è settima nel ranking mondiale (primi gli americani di Level 3). L'entrata di Google

nel Sicily Hub ­ diventato operativo a maggio su una superficie di 2mila metri quadrati ­ rappresenta una

conferma importantissima per questo datacenter, con l'entrata di un player leader. Ed è una conferma che si

unisce comunque alla presenza di altre primarie società, fra cui Dec­Ix, tra i più importanti Internet Exchange

mondiali. p«Il fatto di essere stati scelti da Google è una testimonianza evidente della strategicità del nostro

nodo di Palermo», spiega il presidente e amministratore delegato Alessandro Talotta. Cercando di

semplificare al massimo, nel "Sicily Hub" Google disporrà propri apparati di gestione dei contenuti di rete.

L'azienda californiana potrà così gestire dalla Sicilia la mole di dati in arrivo da tutta l'area dell'Africa, del

Medio Oriente e dell'Asia, sfruttando questo nuovo Internet Exchange point cheè andatoa unirsi,a partire da

maggio, al ristretto numero di snodi che in Europa svolgono questa funzione: Marsiglia, Londra, Francoforte,

Amsterdam. «Ridurre le distanze rispetto al punto in cui si origina il traffico dati­ precisa Talotta­ significa

aumentare la velocità e ridurre il tempo di "latenza". Per quanto concerne il Sicily Hub parliamo di una

riduzione fra 20e 80 millisecondi». Sembra poco, ma in realtà si tratta di numeri rilevanti. Tanto più importanti

quando dall'altra parte ci sono transazioni online, servizi finanziari, anche la telemedicina, in cui ridurre al

minimo la latenza rappresenta un plus fondamentale.E smistare in Sicilia il traffico dati proveniente da Africa,

Medio Oriente, Asia permette di risparmiare chilometri preziosi. A ogni modo, al di là delle distanze e del

chilometraggio, c'è anche una strategicità dal punto di vista infrastrutturale del Mediterraneo e del Sicily Hub

che la scelta di Google mette ancora maggiormente in evidenza. Tra Palermo, Trapani, Mazara e Catania

oggi arrivano in Sicilia 16 cavi transcontinentali, di cui 10 di Sparkle: uno attraverso l'Atlantico raggiunge gli

Stati Uniti; due verso l'Africa con ingresso in Libiae in Tunisia; uno verso Malta; due verso il Mediterraneo

Orientale raggiungendo Israele, la Greciae la Turchiae quattro verso l'Estremo Oriente. È anche per questo

che proprio da qui, da questo snodo importantissimo che collega questi due mondi, parte una nuova sfida di

Telecom Sparkle che nel 2014 ha realizzato un fatturato di 1,24 miliardi di euro «e che nel 2015 conferma

buoni risultati sia sulla voce sia sui dati». Così, da operatore che faceva business solo con la costruzione di

infrastrutturee trasporto dati, la società guidata da Talotta sta progressivamente trasformandosi in un fornitore

di spazie servizi ad alto valore aggiunto. «Per quanto ci riguarda ­ aggiunge l'ad di Telecom Sparkle­ puntiamo

ad avere il 10­15% del nostro fatturato dai servizi di datacenter. Ricordo che in tutto il mondo il valore di questi

serviziè sui 30 miliardi di dollari». Un cambiamento che, comunque, non significa affatto abbandono

dell'attività core. «In America spiega Talotta ­ abbiamo un polo importante. Siamo nella "top tre" fra gli

operatori che con le loro infrastrutture collegano il Nord e il Sud del continente. Nel medio lungo periodo

punteremo a consolidare la nostra presenza in Sud America». Per quanto riguarda l'Europa, il Medio Oriente

e l'Asia invece Sparkle partecipa al consorzio che sta realizzando il Sea­ Me­ We 5 (South East Asia-Middle

East- Western Europe): cavo in fibra ottica sottomarino di circa 20mila km, che unirà Singapore, Malaysia,

Indonesia, Thailandia, Myanmar, Bangladesh, India, Sri Lanka, Pakistan, Emirati Arabi Uniti, Oman, Gibuti,

Yemen, Arabia Saudita, Egitto, Italiae Francia. «Sarà pronto per la metà del prossimo anno conferma Talotta ­

con l'arrivo del cavo in Sicilia».

IN SINTESI La società Sparkle (nella foto l'ad Alessandro Tallotta) è l'operatore internazionale del Gruppo

Telecom Italia e tra i primi dieci service provider internazionali a livello globale, offre usoluzioni dati, internet e

voce a carrier fissi e mobili, Isp, content provider, operatori multimedia e clienti corporate. Telecom Italia

Sparkle ha uffici e filiali in ben 39 paesi .

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Foto: .@An_Bion

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LA STORIA La scommessa di Netflix: così cambieremo la vostra tv ANTONIO DIPOLLINA AQUESTA ipotesi della rivoluzione televisiva loro non tengono affatto. Sono quelli di Netflix, colosso mondiale

della tv via Internet. Stanno per sbarcare in Italia, data imprecisata ma nella seconda metà di ottobre

dovremmo esserci. ALLE PAGINE 22 E 23 CON UN ARTICOLO DI AMERI Aquesta ipotesi della rivoluzione

televisiva loro non tengono affatto. Sono quelli di Netflix, colosso mondiale della tv via Internet.

Stanno per sbarcare in Italia, data imprecisata ma nella seconda metà di ottobre dovremmo esserci. I big

dell'azienda arrivano ogni tanto da noi, incontrano la stampa, ragguagliano, spiegano, fanno il punto. E da

ieri, per esempio, hanno speso un concetto preciso: «I nostri veri avversari siamo noi stessi nella capacità di

convincere il pubblico», e soprattutto «siamo complementari alle altre pay-tv»: aggiungendo che tutti loro

dedicano soltanto l'1 per cento del tempo a valutare quel che fa la concorrenza (qui Sky e Mediaset Premium,

che offrono da tempo servizi simili). Dietro, in un angolo, c'è il poster della campagna pubblicitaria italiana e

dice "Tesoro, sono a casa".

Un'ode alla stabilità della famiglia visto che chiunque, se ha Netflix, rimane a guardare tranquillo la tv senza

uscire in missioni a rischio. Forse.

L'approccio, insomma, sta diventando via via più prudente, e forse più razionale, rispetto a certe premesse

che volevano milioni e milioni di italiani pronti da domani a buttare all'aria vecchia tv, vecchia pay-tv e tutto

quello che veniva a tiro. Complementari: forse così ha un senso, sicuramente si capisce di più. Netflix è un

catalogo, il catalogo è questo.

TELESPETTATORI A VITA Niente live, niente news, niente sport, niente talk-show.

Il resto c'è tutto (e detta così c'è quasi da correre ad abbonarsi).

Netflix è la produttrice di serie gioiello come House Of Cards, oppure Orange is The New Black, ma in una

fase acerba del cammino e quindi sono state vendute alle pay-tv sul campo. Ma vengono promesse serie

prodotte in proprio e solo su Netflix in tempi brevi ( Narcos è un esempio), nulla si sa di produzioni italiane

vere e proprie che si mettano magari a fare concorrenza a prodotti come Gomorra (all'ipotesi, circolata nei

mesi scorsi, di una cosa su Mafia Capitale i manager replicano: «Non sappiamo proprio cosa sia»): quindi c'è

soprattutto il catalogo. Sterminato, di film, serie tv anglosassoni, cartoni animati di lusso, documentari al top

della produzione mondiale. Vuoi chiuderti due giorni in casa e guardare venti episodi di Breaking Bad? Con

loro è possibile ma soprattutto più semplice che con chiunque altro. Agli incontri-stampa troneggia sul muro

un tv gigante di ultimissima generazione, dentro c'è la schermata principale con l'offerta in sintesi e riquadri

sgargianti e sembra francamente il paradiso. A patto di passare il resto della propria vita a fare il

telespettatore. Ma ci sono anche vie di mezzo, nella vita medesima. FACILE COME YOUTUBE Serve

internet, un discreto, preferibilmente buono, meglio se buonissimo, collegamento in casa. Anche qui, toni

rassicuranti dai manager: «Se vedete youtube sul computer, allora vedrete anche Netflix».

In teoria un wifi all'altezza migliora le cose, anche se la ditta è provvista di un marchingegno detto "streaming

adattativo": ovvero il segnale si adegua alla banda di wifi che hai e fornisce il miglior livello video per le tue

possibilità. Poi serve una tv, le Smart Tv sono fatte apposta, oppure con un cavo vi colleghi il computer. O sul

computer. O ancora via Chromecast, chiavetta evoluta che riceve il segnale una volta innestata nel tv. O

ancora le console dei giochi, il lettore Blu-Ray, l'Apple Tv o anche lo smartphone. E chissà che altro, in teoria

è escluso dal servizio solo chi accende la tv col bottone, ha perso il telecomando da anni tra i cuscini del

divano e non lo trova più.

IL PRIMO MESE GRATIS Più che il quanto, vale il come. Ed è quello che differenzia Netflix dagli analoghi

servizi - Sky Go, Infinity, Sky On Line - della concorrenza. Chi usa Spotify o servizi simili per la musica sa già

come funziona.

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Nessun abbonamento permanente, ci si attiva via Internet (un mese gratis di prova) e poi via con tre

modalità di abbonamento che sembrano confermate: a 7,99 euro per il servizio in qualità standard e su un

solo dispositivo, 8,99 euro per il servizio in full hd e su due dispositivi, 11,99 euro per l'altissima qualità 4K -

qualunque cosa sia - e su quattro tv, o altro, diverse. Ci si dis-abbona quando si vuole, in tempo reale.

Ma attenzione, Telecom e da ieri c'è anche l'annuncio di Vodafone ("abbonamenti offerti con i piani 4G e

Fibra") offriranno Netflix con offerte promozionali e probabilmente con qualche sconto importante. Ogni

abbonamento potrà avere cinque adesioni differenti - ovvero per i vari membri della famiglia, per esempio - e

personalizzati in base ai gusti: i capi del servizio spiegano che da loro lavorano soprattutto centinaia di

ingegneri alle prese con gli algoritmi che suggeriscono titoli e spunti in base ai gusti che hai dimostrato di

avere nei primi giorni di abbonamento.

LA SPECIFICITÀ ITALIANA Quelli di Netflix sono colossi veri a livello mondiale, hanno esportato la

streaming tv in parecchi Paesi ma il centro delle operazioni è assai americano.

L'impressione per ora è che si aggirino come marziani in una terra sconosciuta e di fronte alle obiezioni sul

Paese televisivo italiano (che negli anni è diventato una sorta di installazione ideata da un folle) ribattono

tranquilli: che problema c'è? Per esempio, su certi proclami del tipo «la tv generalista è morta e sparirà in

pochi anni» c'è da andarci molto cauti: in questa fase da noi sta succedendo esattamente il contrario, le pay-

tv si sono molto appassionate ai canali in chiaro, ne hanno comprati, vi stanno riversando parecchia

produzione prima a pagamento: e soprattutto da anni non scuciono un dato sugli abbonati paganti mentre

ogni giorno vantano gli ascolti dei programmi-top, ovvero il contrario della mission pay-tv.

Magari per Netflix tutto questo è un bene, ma la specificità italiana in campo televisivo - e comunque la

robusta concorrenza a base di SkyGo e Infinity che esiste già sul campo - sarà complicata da domare.

Per tacere poi dell'ipotesi vagheggiata di ulteriori arrivi di servizi simili in futuro, da Amazon a Apple,

immaginando il pigro telespettatore italiano pronto a scucire dieci euro al mese a chiunque prometta

meraviglie. Fantascienza, meglio andarci piano e intanto parte Netflix.

Puntando quindi sull'ipotesi che il famoso slogan «siamo complementari» risulti alla fine convincente e

convinca soprattutto il pubblico pagante.

I NUMERI

65 mlnGLI UTENTI NEL MONDO Netflix è già presente in 50 Paesi del mondo.

Dagli Stati Uniti (fondata nel 1997)ha iniziato a diffondersi a livello internazionale nel 2010.

2015: Nuova Zelanda, Australia, Giappone.

E ora Spagna e Italia

100 mlnLE ORE QUOTIDANE DI TV Tra show tv, serie e film, ogni giorno sono più di cento milioni le ore disponibili in

streaming offerte da Netflix, che ha già vinto 12 "Emmy" per i contenuti originali prodotti dalla società

americana

33 mldIL VALORE DI MERCATO In dollari. Tanto vale la società con sede a Los Gatos (California) fondata da Reed

Hastings (attuale ad e presidente) che conta 2.045 dipendenti e un utile netto di 17, 15 milioni

LE TARIFFE

STANDARD Qualità standard dell'immagine e possibilità di utilizzare soltanto un dispositivo alla volta: costerà

7,99 euro al mese (come in Europa) ULTRA HD Il "pacchetto" di abbonamento più caro a Netflix: possibilità di

streaming in full Hd e l'utilizzo fino a 4 dispositivi a 11,99 euro al mese 3FULL HD Per lo streaming dei

contenuti offerti da Netflix in modalità full Hd e con la possibilità di usare due dispositivi: 8,99 euro al mese

2002 La società viene quotata in borsa (Nasdaq, NFLX), conta 600mila abbonati negli Stati Uniti 2007 Offre il

ser vizio streaming, rendendo possibile guardare programmi e film dal computer 2012 produce la sua prima

serie di successo (" House of cards ") e si espande (Sudamerica e Nord Europa) 2015 Vince due Golden

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globe per "House of cards" e "Fargo", continua a espandersi nel mondo

www.netflix.com.it www.repubblica.it PER SAPERNE DI PIÙ

Foto: 1997 Reed Hastings e Marc Randolph fondano Netflix come ser vizio di noleggio online di dvd

Foto: IL FONDATORE Reed Hastings, 54 anni, fondatore e attuale presidente di Netflix, società americana

che offre il più popolare servizio di streaming online e on demand

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LO SCENARIO Dove ci porta lo scandalo verde FEDERICO RAMPINI UN'AZIENDA tedesca. Con un forte azionista pubblico. Con un'influenza del sindacato nella gestione. La

truffa Volkswagen nella sua enormità ha diramazioni a 360 gradi. La débâcle non colpisce solo il

management incriminato per reati penali. Lambisce tutto il sistema Germania, incluso il governo tedesco che

forse sapeva, secondo Die Welt. Indebolisce la Merkel a due mesi dal vertice di Parigi sul cambiamento

climatico. < PAGINA DOVE l'Europa voleva presentarsi come prima della classe nella riduzione delle

emissioni. Travolge infine quell'idea di "capitalismo sostenibile" che non solo la Volkswagen ha cavalcato.

Senza arrivare necessariamente agli stessi crimini, molte multinazionali si vendono come "imprese verdi"

quando in realtà di verde hanno la pubblicità, le relazioni pubbliche, una patina retorica appiccicata sul

marketing.

Bugiardi matricolati, i dirigenti della Volkswagen hanno continuato ad esserlo anche dopo che i loro imbrogli

erano stati smascherati. L'Environmental Protection Agency (Epa), l'agenzia federale dell'ambiente, per un

anno li ha messi alle strette. Gli ispettori Usa avevano capito la frode, i veicoli truccati, che a loro mostravano

di essere regola mentre su strada inquinavano fino a 40 volte oltre i limiti consentiti. E i capi tedeschi

continuavano a minimizzare parlando di errore tecnico, mentre si trattava di inganno deliberato, consapevole,

sistematico. Poi quando hanno dovuto confessare, hanno mentito ancora: limitando lo scandalo a "sole"

500.000 vetture circolanti negli Usa, nella versione iniziale. Mentre in realtà sono 11 milioni i veicoli

potenzialmente truccati. Restando in America, rischiano di essere inadeguati i 6,5 miliardi di euro accantonati

sul bilancio Volkswagen per far fronte ai costi delle modifiche sulle auto più eventuali indennizzi e multe. È

stato stimato in base alle regole Epa che le sole multe potrebbero arrivare a 18 miliardi di dollari. Non

stupisce il crollo del 35% in Borsa. In quanto alle altre case automobilistiche, soprattutto europee, l'effetto

domino che ha fatto scendere i loro titoli ha due interpretazioni. Da una parte le voci secondo cui l'indagine

Epa non si fermerebbe alla Volkswagen. D'altra parte questo scandalo intacca la credibilità del cosiddetto

"diesel pulito", esportato soprattutto dagli europei.

Si sentono fare analogie con le malefatte dei banchieri di Wall Street nel 2008. Il paragone con la finanza

tossica è eccessivo, se guardiamo alle conseguenze globali: la speculazione sui mutui subprime provocò una

recessione gravissima in tutto l'Occidente. Il paragone però contiene due allusioni. In primo luogo, oggi dalla

Germania si sente dire che anche tra le case automobilistiche ci fossero complicità, omertà e collusioni come

tra i big della finanza. In secondo luogo, il crac sistemico del 2008 rivelò che il cosiddetto "modello renano"

era una bufala. La Deutsche Bank aveva scimmiottato le banche americane, con gli stessi eccessi. Quella

visione etica dell'economia che spesso si associa ad Angela Merkel ricevette un duro colpo quando i

banchieri di Francoforte vennero presi con le mani nella stessa marmellata. Ora tocca alla Volkswagen con

l'aggravante che tra i suoi azionisti c'è una Regione, e nel consiglio di vigilanza siedono i sindacalisti

metalmeccanici. Ne esce bene Barack Obama.

E non solo nei confronti della Germania. Il colpo dell'Epa è una rivincita per il presidente.

L'agenzia dell'ambiente ha nemici potenti qui in America.

L'industria fossile, ovviamente.

E la destra repubblicana, negazionista sul cambiamento climatico, ha fatto di tutto per indebolire l'Epa,

contrastarne l'azione, tagliarle i fondi. La destra di oggi dimentica che fu un presidente repubblicano, Richard

Nixon, a creare l'Epa. Ma era il 1970, i repubblicani di allora non avevano iniziato la deriva verso posizioni

sempre più estreme. Oggi l'Epa, a sentire i comizi di candidati alla nomination repubblicana per la Casa

Bianca, sarebbe un covo di ambientalisti radicali, nemici dell'industria e dello sviluppo.

Appena pochi giorni fa Obama ha stretto un patto di ferro col governatore della California Jerry Brown.

Quest'ultimo, nel mezzo di una siccità secolare e di incendi spaventosi, ha lanciato un piano ambizioso per

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tagli più massicci alle emissioni di CO2. Al vertice di Parigi sull'ambiente la delegazione americana avrà

qualche motivo di soddisfazione, quella tedesca no.

www.volkswagen.com www.epa.gov PER SAPERNE DI PIÙ

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L'ANALISI La gioia maligna degli avversari ANGELO BOLAFFI ITEDESCHI sanno bene di che si tratta visto che nella loro lingua c'è un termine, Schadenfreude,

praticamente intraducibile in altra lingua, che esprime quello che si prova dinnanzi allo scandalo Volkswagen:

la "gioia maligna" che gode delle disavventure e delle disgrazie altrui. Non solo: con una improvvisa capriola

l'accadere degli eventi si diverte a sorprenderci. < PAGINA LA GERMANIA che aveva svolto nei mesi scorsi il

ruolo del "grande accusatore" si è trovata sul banco degli imputati nello stesso giorno in cui Tsipras il "grande

accusato" (e con lui la Grecia) sembra forse esserne uscito. Che poi a far scoppiare negli Usa lo scandalo sia

stato un impegnato ambientalista che risponde al nome di John German aggiunge alla vicenda un tono di

farsesca ironia visto che la Germania si è sempre vantata non solo di saper costruire (e vendere) le migliori

macchine del mondo. Ma anche di essere la "coscienza ecologica" d'Europa e quindi dell'intero pianeta. Il

grande imbroglio scoperto in America per truccare i dati di emissione delle sostanze inquinanti delle auto

diesel prodotte dalla Volkswagen è un colpo al cuore al "modello tedesco" del quale l'affidabilità degli

standard produttivi e delle garanzie delle tecnologie applicate costituisce assieme alla "economia sociale di

mercato" e alla Sozialpartnerschaft una componente decisiva. Certo è molto forte la tentazione di vedere in

questo scandalo una perfida nemesi che punisce il Paese che si sarebbe reso colpevole nei momenti difficili

della crisi finanziaria d'Europa di un imperdonabile peccato di hybris. O addirittura di rallegrarsi dinnanzi al

frantumarsi del mito della perfezione tedesca, alla metamorfosi di una Germania sempre meno teutonica e

sempre più mediterranea. Come conferma l'ennesimo stop dei lavori di quella storia infinita che è diventata la

costruzione del nuovo aeroporto di Berlino.

Ma non credo che questo tipo di lettura che potremmo definire di "neoqualunquismo europeista" porti molto

lontano: scoprire che la principale industria tedesca abbia imbrogliato non può e non deve diventare un

comodo alibi per le altre nazioni o industrie europee. Non può trasformarsi in una sorta di generale

"pareggiamento dei conti", in una specie di notte in cui "tutte le vacche sono grigie". Per chi abbia davvero a

cuore le sorti d'Europa dovrebbe esser chiaro che il danno provocato dal management di Wolfsburg va ben

oltre i confini tedeschi e colpisce l'intera Europa visto che dopo il grande sogno di portare pace al Vecchio

continente oggi si tratta di costruire una Europa-potenza capace di affermare i suoi valori e le sue conquiste

economiche e sociali nella sfida con gli Stati-continente del mondo globale. Si indebolisce l'Europa, dunque,

non solo truccando i conti come ha fatto la Grecia ma anche truccando le macchine e inquinando l'ambiente.

Nei prossimi giorni sapremo (forse) di più su come è stato possibile che i produttori tedeschi abbiano pensato

di poter eludere il controllo delle autorità americane e abbiano sottovalutato l'enorme rischio finanziario e

d'immagine. Sapremo (forse) perché questo scandalo sia venuto alla luce nella imminenza di un

prolungamento del contratto dell'amministratore delegato della Volkswagen, Martin Winterkorn detto "Wiko".

E questo proprio nei giorni in cui a Francoforte si svolgeva la Iaa, la più grande rassegna automobilistica del

mondo. E sapremo (forse) se tutto questo ha a che fare con lo scontro mortale avvenuto nei mesi scorsi al

vertice della casa automobilistica. Scontro che si era concluso con la vittoria di Winterkorn e con la sconfitta

di Ferdinand Piëch, nipote del mitico Ferdinand Porsche. Quello che comunque già sappiamo è che questo

scandalo è un duro colpo per l'intera classe manageriale tedesca ma anche per la classe politica di quel

paese. Lo è per la Spd che prima con Helmut Schmidt e poi con Gerhard Schroeder, l'ultimo cancelliere

socialdemocratico (del quale in questi giorni è apparsa una monumentale biografia) aveva costruito il mito del

"modello tedesco". E avuto uno dei suoi principali elementi di forza proprio in una "relazione particolare" con il

mondo dell'industria automobilistica tedesca. Ma lo è anche per la Cdu e la sua concezione ordo-liberale

dell'economia secondo la quale tocca allo Stato controllare e nel caso imporre il rispetto delle regole che

altrimenti il "libero mercato" tende sistematicamente a violare. Ma soprattutto lo è per la Cancelliera Merkel

che nelle scorse settimane durante la crisi dei profughi pure si era mostrata capace di assumere un ruolo di

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leadership. Proprio chi giudica essenziale, e chi scrive è tra questi, un ruolo egemonico in senso gramsciano

della Germania nel processo di costruzione di una Europa unita deve pretendere che tutta la classe dirigente

tedesca faccia completa luce su quanto accaduto. Il rispetto delle regole non è una strada a senso unico. Non

vale solo per gli altri ma anche e soprattutto proprio per la Germania.

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I costruttori. Dieci milioni e mezzo di veicoli truccati circolano fuori dall'America: lo scandalo è mondiale. D'orain poi potrebbero essere incentivate le produzioni ibride ed elettriche È l'Europa più degli Usa il centro della frode addio al diesel pulito L'Acea: "Con la nuova normativa Euro 6 i test delle emissioni non saranno fatti in laboratorio ma in tutte lecondizioni di guida" PAOLO GRISERI ÈPRATICAMENTE certo che ci sia di mezzo il mercato europeo. Quello più importante per Volkswagen

perché comprende la Germania. E se negli Usa le radici quacchere impediscono di perdonare facilmente gli

ingannatori, nella Germania luterana le cose non vanno meglio. Il coinvolgimento dell'Europa è

inevitabilmente suggerito dalla matematica: Vw vende negli Usa poco più di 500 mila veicoli all'anno. Il

software che dopava i risultati è stato inserito nei primi modelli a partire dal 2009. Se anche tutte le auto

vendute in Usa fossero state truccate, al conto mancherebbero la metà degli 11 milioni che la stessa casa di

Wolfsburg ha ammesso ieri, con un comunicato ufficiale, di aver taroccato negli ultimi cinque anni. Ma non è

così. Perché l'Epa, l'ente di controllo statunitense, afferma di aver calcolato in 482 mila le auto tedesche

truccate.

Dunque gli altri 10,5 milioni di vetture con il software truffaldino sono "worldwide", come scrive il comunicato

ufficiale. Lo scandalo Volkswagen è mondiale.

Ieri pomeriggio l'Acea, l'associazione dei costruttori di automobili europei, non ha voluto entrare nel merito di

una vicenda che coinvolge il suo principale associato. Ma ha voluto ricordare che con la nuova normativa

Euro6 «presto si richiederà per la prima volta che i test delle emissioni non vengano fatti in laboratorio ma in

tutte le condizioni di guida». Ciò che, pare di capire, eviterebbe il rischio di far scattare il software che

riconosce il test dal fatto che l'auto si trova sui rulli e che il volante non viene toccato. E proprio ieri da

Wolfsburg è giunta la rassicurazione che sui nuovi modelli con motore diesel Euro 6 il software incriminato

non è stato montato e che dunque si tratta di veicoli sicuri.

I concorrenti di Volkswagen si guardano bene dal cantare vittoria. Un po' perché il clamoroso scivolone del

numero uno europeo ha finito per deprimere pesantemente i titoli di tutti: Fca ha perso ieri il 6,21, Peugeot

l'8,76, Renault il 7,12, Mercedes il 7,02. La seconda ragione che suggerisce prudenza è che lo scandalo ha

finito per riaccendere i riflettori sulla questione delle emissioni inquinanti e finirà inevitabilmente per

rinfocolare la polemica tra Bruxelles e i costruttori sui limiti imposti dall'Ue. Per anni le case costruttrici hanno

chiesto che l'Europa fosse più larga di manica. Soprattutto perché le case tedesche, produttrici di auto di

cilindrata medio-alta rischiavano di pagare a caro prezzo le nuove norme. Contro il tentativo tedesco di alzare

i limiti intervenne due anni fa l'allora ministro dell'ambiente Andrea Orlando. Oggi le norme europee sono assi

più rigide di quelle degli Usa e questo spiega perché lo scandalo è globale: non avrebbe avuto senso

inventare un software che abbassa le emissioni negli Usa, dove i limiti sono più alti, e non in Europa dove

sono più severi. In America Gm, Toyota e Chrysler si sono affrettate a dire che sui loro veicoli «non ci sono

apparecchiature irregolari». Dunque niente sotware truffaldino. Ma la vera domanda è ormai quella su chi

uscirà vincitore da questo terremoto. Diversi analisti si sono affrettati nelle prime ore dello scandalo a dare

per morta la scommessa sul diesel pulito.

E' infatti probabile che lo scandalo finisca per accelerare le due strade oggi più gettonate per abbattere

pesantemente le emissioni: l'ibrido e il full electric. Nell'ibrido Toyota è certamente stata il battistrada anche

se diversi altri costruttori l'hanno seguia. L'elettrico totale è invece la scommessa di brand come Audi (gruppo

Volkswagen) che al recente Salone di Francoforte ha promesso ulteriori accelerazioni: «Pensiamo di

presentare già nel 2018 un modello totalmente elettrico», ha annunciato Luca De Meo. Una possibilità

subordinata alla installazione di colonnine di nuova generazione sulle autostrade tedesche. Colonnine in

grado di abbattere notevolmente il tempo di ricarica e di renderlo compatibile con le normali esigenze di

viaggio. Per queste ragioni i costruttori sono prudenti. Perché non tutti sono immediatamente pronti al

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cambiamento e il salto della fase del diesel di ultima generazione potrebbe finire per spiazzare diverse case.

Paradossalmente potrebbe proprio essere la divisione elettrica del gruppo di Wolfsburg ad avvantaggiarsi nel

dopo crisi. Ma dovrà superare la montagna di sfiducia che oggi imcombe sul gruppo e dovrà mantenere gli

investimenti nonostante la batosta economica che si abbatterà sui conti, tra maxi multa e minori vendite.

I PUNTI FUORI DAGLI USA Circa 10,5 milioni di veicoli Vw truccati circolano fuori dagli Stati Uniti, dove

sono state calcolate 482 mila auto tedesche con il software truffaldino LIMITI AGLI INQUINANTI Le norme

Ue sono più rigide di quelle americane e tutti gli anni i costruttori hanno cercato di convincere la Ue ad alzare

i limiti. Adesso sarà difficile per loro insistere GM, TOYOTA E CHRYSLER Le tre case automobilistiche si

sono affrettate a chiarire che sui loro veicoli non ci sono apparecchiature irregolari come quella di Vw

I limiti di emissioni di CO2 nel mondoGIAPPONE 2020 105UE 2020 95CINA 2020 117 USA UE CINA GIAPPONE Grammi di CO2 per chilometro FONTE: ICCT USA 2025 107

www.acea.be www.welt.de PER SAPERNE DI PIÙ

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INTERVISTA THOMAS SCHMID "Il nostro governo deve sentirsi corresponsabile con la sua golden share" (a.t.) WOLFSBURG. «È un colpo durissimo a un simbolo della Germania, e senza giudizi morali mi rammenta

come è nata Volkswagen, azienda dal passato non del tutto incolpevole: nacque come idea del Reich,

"comunità di lavoro"».

Thomas Schmid, ex direttore della "Welt" ed editorialista di punta dei media tedeschi, non nasconde il suo

allarmato sconcerto. Che peso ha lo scandalo per l'immagine del sistema Germania? «Ha un peso

devastante. Crea problemi anche alla costruzione dell'Europa politica. Per amara ironia, mi viene in mente

che poco lontano da Wolfsburg nacque Hoffmann von Fallersleben, autore dei versi del nostro inno

nazionale. Forse nessun'altra azienda come la Volkswagen è stata il simbolo della rinascita postbellica

dell'industria tedesca: un'industria attendibile, seria, sinonimo di qualità e di concertazione, in una giovane ma

forte democrazia. Adesso riparare il danno sarà difficilissimo. Nessuno poteva aspettarselo, ma da

un'azienda e da un sistema-Paese privo di strutture criminali è nato un sofisticato sistema di truffa

organizzata. Anzi, proprio dall'azienda simbolo della tecnica attendibile e dell'uso responsabile, ecologico, di

ogni tecnologia. Scelta tanto più folle in quanto anche prima dello scandalo, Vw aveva difficoltà sul mercato

Usa».

E simbolo anche della concertazione: c'è del marcio anche là? «La concertazione è un cardine del sistema

tedesco, ma in passato recente, proprio in Volkswagen si è visto che può anche diventare un po' complicità,

fino a viaggi di piacere di ogni tipo in Sudamerica pagati dall'azienda. La concertazione è valore costitutivo

giusto nello spirito della nostra Costituzione. Diverso se riprende l'idea di comunità nazionale e di lavoro che

fu propria del nazionalsocialismo». La macchia nera del caso Volkswagen è contagiosa per tutto il sistema

Germania, anche per le altre grandi aziende global player tedesche? «Al momento non ancora, o non tanto.

Però deve essere fatta piena luce al più presto. È agghiacciante per noi tedeschi doversi domandare perché

una tale energia criminale sia nata in un'azienda simbolo del nostro Paese». Volkswagen è azienda

semipubblica: che conseguenze? «Serie. Appunto, lo scandalo non ha colpito i big privati come Bmw o

Mercedes. Il potere politico è presente con la sua golden share, deve sentirsi corresponsabile. Anche del

fatto che l'obiettivo di divenire numero uno mondiale sorpassando Gm e Toyota, iperambizioso anche prima,

oggi sembra drammaticamente più lontano».

Foto: Thomas Schmid

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Fisco, concesse nuove rate a chi ritarda i pagamenti Evasione, pene piùleggere Via libera a 5 decreti. Non punito chi estingue il debito con l'erario Sì al monitoraggio annuale del tax gap edelle agevolazioni In Italia vi lamentate ma restate un paese ricco. Molti però votano per populisti e radicaliperché la ripresa è lenta Il governo elimini tutti i sussidi a partire da agricoltura ed energie rinnovabili. Siatassato invece l'uso del carbone ROBERTO PETRINI ROMA. Taglia il traguardo, ad un anno e mezzo dal varo avvenuto nel marzo del 2014, la delega fiscale:

ultima novità un aiuto ai contribuenti in difficoltà con una riaperture dei termini di rateizzazione fino a sei anni.

Ma entrano in vigore anche le nuove sanzioni penali «alleggerite» per chi fa dichiarazione infedele e

fraudolenta attraverso artifici, viene quintuplicata la soglia di non punibilità per l'omesso versamento Iva che

passa da 50 a 250 mila euro. Chi estingue il debito con il fisco prima del dibattimento, e ha fatto il

ravvedimento operoso, potrà evitare la sanzione penale.

Ieri il consiglio dei ministri ha varato l'ultimo pacchetto definitivo (dopo il doppio passaggio parlamentare)

composto da cinque decreti con misure che riguardano i rapporti con il cittadino (riscossione, contenzioso e

Agenzia delle entrate) e l'evasione (riduzione delle sanzioni e monitoraggio annuale del tax gap). Nel corso

dell'ultimo anno era stata varata la semplificazione (con il 730 telematico e la fatturazione elettronica), le

commissioni censuarie, la certezza dell'abuso di diritto, la tassazione dei tabacchi. Restano fuori la riforma

del catasto, che Renzi bloccò nei mesi scorsi per evitare un aumento delle tassazione ma che potrebbe

sempre rispuntare con l'intervento sulla Tasi, e la disciplina dei giochi.

Tra le principali novità inserite dal governo, che ha recepito le richieste del Parlamento, c'è la riapertura dei

termini per la rateizzazione delle imposte, per i contribuenti che non sono stati in grado di rispettare i

precedenti piani di pagamento dei tributi. In particolare, la nuova disposizione stabilisce che le somme non

ancora versate, oggetto di piani di rateazione da cui i contribuenti siano decaduti nei 24 mesi antecedenti

all'entrata in vigore del decreto, possono essere oggetto di un nuovo piano di rateazione, ripartito fino a un

massimo di 72 rate mensili.

Sul versante delle sanzioni penali il decreto conferma un sostanziale alleggerimento con l'elevazione delle

soglie di non punibilità in termini percentuali e in valore assoluti .

Il reato centrale, di fatto una frode fiscale, diventa la dichiarazione fraudolenta mediante artifici, spostando

l'obiettivo sulla «catena fraudolenta», sui comportamenti, su dolo e intenzioni, piuttosto che sul dato

oggettivo: per essere puniti (fino a sei anni di reclusione) l'imposta evasa deve superare i 30 mila euro e

l'ammontare imponibile non dichiarato deve essere almeno di 1,5 milioni (prima era 1 milione) mentre le poste

gonfiate devono essere superiori al 5 per cento dell'imposta dovuta.

La semplice dichiarazione infedele (da 1 a tre anni di reclusione) viene dunque in parte depenalizzata dato

che si può incappare nel reato anche senza esplicita intenzione. Viene elevata dunque la soglia di non

punibilità (tre volte più alta di quella attuale sale da 50 a 150 mila euro) e per incappare nel reato l'ammontare

sottratto all'imponibile deve superare i 2 milioni oppure stare entro un margine di tolleranza del 10 per cento

rispetto alla corretta valutazione degli attivi. Trattamento più morbido anche per l'omesso versamento dell'Iva:

la soglia di non punibilità viene quintuplicata passando da 50 a 250 mila euro. Attenzione tuttavia allla

distruzione di documenti: costa 6 anni di reclusione. Prevista anche una forma di non punibilità penale per chi

estingue il debito con il fisco. Potrà farlo chi ha fatto omesso versamento dell'Iva o delle ritenute (cioè ha

dichiarato la verità ma non ha pagato): può evitare il penale se paga prima dell'apertura del dibattimento. Il

secondo caso riguarda dichiarazione infedele e omesso versamento: chi ha fatto il ravvedimento operoso,

prima del successivo anno di imposta e ha pagato tasse e sanzioni, e non ha ricevuto accertamenti, può

evitare il penale. Situazioni, spiega la Relazione tecnica, in cui emerge la «spontanea resipiscenza del

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contribuente» e dunque lo Stato rinuncia alla pena.

1RATE CON IL FISCO Si riapre la finestra per i contribuenti che non sono riusciti a rispettare i precedenti

piani di pagamento dei tributi. Sarà possibile rateizzare le imposte fino a 72 mesi, sei anni 2MONITORAGGIO

L'evasione fiscale, il cosiddetto tax gap che ammonta attualmente a 91 miliardi, sarà oggetto di un rapporto

annuale.

Saranno passate ai "raggi x" anche le agevolazioni fiscali CATASTO La riforma del catasto contenuta nelle

legge delega resta fuori dai provvedimenti attuativi. Come pure attendono una riforma il sistema dei giochi e il

comparto dell'ippica MENO SANZIONI PENALI Soglie più alte di imponibili e imposte evase per incappare nei

reati di dichiarazione fraudolenta mediante artifici, dichiarazione infedele e omesso versamento dell'Iva

PATTO EVITA-MANETTE Chi paga il debito con il fisco prima del dibattimento e ha fatto un ravvedimento

operoso, con sanzioni e intessi, può evitare il procedimento penale

Indebitamento netto Saldo primario Interessi Indebitamento netto strutturale (al netto di congiuntura e una

tantum) Debito pubblico (al lordo prestiti esteri) Debito pubblico (al netto prestiti esteri) Variazione strutturale

Foto: AL LAVORO Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan è impegnato nella messa a punto della legge

di Stabilità da presentare entro il 15 ottobre

Foto: ESODATI Presidio degli esodati davanti all'Economia: secondo la Commissione Lavoro 26mila possono

essere salvati subito con i risparmi già disponibili.

Domani audizione di Padoan e Poletti

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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 23/09/2015 - 23/09/2015 53

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IL PUNTO Il governo frena sul ritorno della Robin tax ma le imprese non si fidano Guidi: "Sull'energia regole da rivedere. Bene Terna e Gme per allineare i prezzi all'Ue" LUCA PAGNI MILANO. «Ci mancava solo una nuova tassa, come se il settore in questo momento non avesse abbastanza

difficoltà. Ora speriamo che le smentite non siano solo di rito». Non l'hanno presa bene: le principali società

del settore energia si schierano contro una possibile reintroduzione della Robin Hood Tax, l'imposta che si

era inventato nel 2008 l'ex ministro Giulio Tremonti. Una tassa destinata a colpire le società del settore

energia, con la scusa che per anni hanno fatto utili e hanno distribuito ricchi dividendi ai soci, ma dichiarata

incostituzionale nel febbraio scorso. Per la Consulta non era stato corretto da parte del Governo aumentare

l'aliquota dell'Ires soltanto per le società di un determinato settore. Ma siccome nel periodo 2009-2013 la

Robin Tax aveva fruttato qualcosa come 4,8 miliardi alle casse dello Stato, la Corte aveva allo stesso tempo

disposto che gli effetti della sentenza non sarebbero stati retroattivi.

La possibilità di una riproposizione è stata ventilata dal Sole24ore nel giorno in cui Confindustria, proprietaria

del quotidiano finanziario, ha presentato le sue proposte per la riforma del settore energia a vent'anni

dall'avvio del processo di liberalizzazione. Il sottosegretario Claudio De Vincenti ha escluso il ritorno

dell'imposta, mentre il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi,ha condiviso il bisogno di una ampia

ristrutturazione chiesta dagli imprenditori. Perché, ad esempio, la bolletta energetica è diventata meno cara

per le grandi imprese e per le famiglie con i consumi più bassi. Mentre Pmi e utenze residenziali con consumi

più elevati pagano molto più di quanto sia la media Ue. E se da un lato il prezzo della bolletta energetica

nazionale è sceso grazie al lavoro di ammodernamento della rete di Terna e del Gme per allineare i prezzi

all'Europa, dall'altra i consumatori pagano ancora ritardi strutturali. Come ha denunciato sempre ieri il

presidente dell'Autorità per l'energia, Guido Bortoni, secondo il quale mentre soltanto un 2% di contatori

elettrici non è ancora telegestito, per il gas è il contrario i contatori elettronici sono l'1% del totale.

Foto: IL MINISTRO Federica Guidi, ministro per lo Sviluppo economico, punta a far scendere il prezzo

dell'energia

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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 23/09/2015 - 23/09/2015 54

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L'INTERVISTA/ DEIRDRE MCCLOSKEY, ECONOMISTA DELLA SCUOLA DI CHICAGO "I vincoli sul lavoro creano povertà" ANDREA GRECO MILANO. «I governi europei dovrebbero togliere le leggi che imbrigliano il lavoro e dare l'opportunità a

migranti e rifugiati di realizzare i loro obiettivi di migliorarsi. Così sprigionerebbero energie per l'economia: le

stesse che si libereranno quando le borghesie di India e Cina riusciranno a far studiare i figli, con innovazioni

che ci arricchiranno tutti». E' un pensiero liberista secco quello dell'economista Deirdre McCloskey, affinato in

una vita di studi, analisi dati e docenze tra l'università di Chicago e tante altre. Si definisce «cristiana

libertaria, non come papa Francesco che è cattolico socialista». E' a Milano discute all'Istituto Bruno Leoni di

Just a Great Free Lunch (Un grande pasto gratis), dibattito sul capitalismo, «l'unico modo per accrescere le

condizioni di vita di poveri e lavoratori. Lo dicono i numeri». Quali? «Nel 1800 il reddito pro capite mondiale a

valori costanti era 3 dollari al giorno.

Oggi è 33 dollari. In Italia vi lamentate ma siete ricchi: da 3 dollari siete ora a 90, vicino ai 120 degli Usa. Nel

complesso il mondo ha decuplicato il reddito. Un grande arricchimento collettivo reso possibile non certo dalle

riforme e misure dei governi». Perchè tra gli europei prevalgono invece le paure? «La gente stima ormai il

valore della sicurezza sopra a quello della libertà, che sembra pronta a sacrificarle. Nel libro Bourgeois

Equality (esce ad aprile, ndr) lo chiamo Bismarckian deal: fu il cancelliere tedesco a inventare il welfare che

dava agli individui protezione totale. Ma può trasformarsi in estorsione se un governo protegge troppo e male.

Dovremmo insegnare alle persone a preferire la libertà alla sicurezza: malgrado i rischi che comporta, nel

lungo termine conviene. Prendiamo i migranti: persone straordinariamente coraggiose venute da luoghi ostili

solo per lavorare e avere una vita migliore. Ma molti governi glielo vietano, e gli imprenditori non li assumono

perché poi è difficile licenziarli. Queste leggi contro il lavoro, e altre che lo ingabbiano come quella sul salario

minimo, sono un grave problema, che può in ultima analisi agevolare i populismi».

Ma i governi, oltre a levarsi di mezzo, non possono far niente di buono? «Se dicessi che il luogo dove

decidere che tipo di innovazione avere in Italia è il Parlamento mi dareste della pazza: ma è quanto avviene.

Il governo italiano, come tutti gli altri, dovrebbe limitare al minimo la sua azione: evitare di individuare i

"vincitori" della gara competitiva, eliminare ogni sussidio iniziando da agricoltura e rinnovabili, tassare l'uso

del carbone». La domanda di governo però è crescente: Tsipras rivince le elezioni, a Londra il radicale

Corbyn guida il Labour ...

«Dalla Grecia alla California la politica è simile. La gente è molto ansiosa e vota i populisti o i radicali perché

la ripresa dalla recessione è lenta. Non credo comunque Corbyn durerà, perché propone ricette che non

possono funzionare. Come ha fatto Tsipras prima di cambiare rotta».

Foto: L'economista Deirdre McCloskey

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L'INTERVISTA DEL PRESIDENTE AL WALL STREET JOURNAL IN OCCASIONE DELLA VISITAUFFICIALE NEGLI STATI UNITI Xi Jinping: Cina avanti tutta con i programmi di riforma Il pil? Non mi preoccupa: un +7% è suffi ciente. Lo yuan? Diventerà una valuta di riserva Charles Hutzler (Hutzler alle pagine 2 e 3) Alla vigilia della prima visita di Stato ufficiale negli Stati Uniti, il presidente cinese Xi

Jinping ha fornito delle risposte in forma scritta a una serie di domande inviate dal Wall Street Journal.

Domanda. Sotto la sua guida, la Cina ha promosso molto attivamente nuovi regimi economici. La Asian

Infrastructure Investment Bank è stato un traguardo notevole. State cercando di spostare il baricentro della

governance globale dagli Stati Uniti verso di voi? Risposta. L'Asian Infrastructure Development Bank (Aiib) è

stata istituita soprattutto come risposta alla necessità dei Paesi asiatici di promuovere le infrastrutture e ai

propri desideri di ulteriore cooperazione. Secondo la Banca Mondiale e la Asian Development Bank, tra il

2010 e il 2020 il deficit finanziario annuo per lo sviluppo infrastrutturale del continente sarà circa 800 miliardi

di dollari. La Aiib farà fronte a questa carenza, ed è pertanto accolta con favore sia dai Paesi asiatici, che

dall'intera comunità internazionale. Ma visto che il gap da colmare è ingente, è ovvio che la Aiib da sola non

può farcela. In quanto agenzia multilaterale per lo sviluppo aperta, si integrerà con altre istituzioni analoghe.

Oltre ai Paesi asiatici, altri Paesi come Germania, Francia e Gran Bretagna sono entrati nell'Aiib. La Cina

invita gli Stati Uniti a unirsi a loro. E questa è la posizione tenuta fin dall'inizio. Non credo che alcun Paese

possa ridefinire la governance globale a proprio favore. Il miglioramento dell'architettura globale dovrebbe

essere deciso da tutti i Paesi. Con l'avvicinarsi del summit delle Nazioni Unite in commemorazione del 70°

anniversario, la Cina è pronta a collaborare con tutti gli Stati membri per costruire un nuovo tipo di relazione

internazionale basata su una cooperazione vantaggiosa per tutti, migliorare l'architettura globale dei rapporti

fra Stati. D. La Cina gioca un ruolo sempre più incisivo in molte aree, dal Medioriente all'Africa fino alla

penisola coreana. Dove gli interessi della Cina divergono da quelli degli Usa? Cosa pensate dell'accordo sul

nucleare con l'Iran? Siete preoccupati dalle ambizioni in tal senso della Corea del Nord? R. La risoluzione

politica della questione del nucleare in Iran è un risultato importante per la comunità internazionale, e Cina e

Stati Uniti si sono impegnati molto per renderlo possibile. I nostri approcci hanno funzionato bene. In futuro, la

Cina collaborerà con le parti coinvolte per garantire che l'accordo sia pienamente attuato. Sul tema della

denuclearizzazione della penisola coreana la nostra posizione è ferma e ben definita. Tuttavia, riteniamo che

la denuclearizzazione, la pace e la stabilità dell'area vadano perseguite con mezzi pacifici. La situazione

attuale è complessa e delicata. La Cina si terrà strettamente in contatto con gli Stati Uniti e le parti interessate

per affrontare in modo adeguato le questioni relative alla penisola. D. Tra i primi slogan lanciati all'inizio del

suo mandato c'è quello del sogno cinese, che ha fatto presa nel Paese ricordando il sogno americano. Nei

suoi discorsi, ha affermato che il sogno cinese è la costruzione di una nazione solida anche militarmente. Che

similitudini e che differenze vede tra il sogno cinese e quello americano? R. Il sogno cinese è

sostanzialmente rendere migliore la vita del popolo, e penso che dovremmo approcciare questo progetto da

due angolazioni: storia e realtà. A partire dalla Guerra dell'Oppio nel 1840, la Cina ha attraversato un secolo

di agitazione sociale, aggressioni straniere e sofferenze causate dai vari conflitti. Tuttavia in questo periodo

difficile la nostra gente è rimasta in piedi e ha lottato tenacemente per un futuro migliore: non ha mai smesso

di aspirare al sogno a lungo bramato. Per comprendere la Cina di oggi è necessario cogliere appieno la

profonda sofferenza che la nazione ha subìto fin dall'inizio dell'epoca moderna e l'impatto profondo di tale

sofferenza sul pensiero. Per questo consideriamo il grande rinnovamento della nazione come il maggiore

sogno dell'epoca moderna. Il sogno cinese è quello di ogni cittadino. Non è un'illusione, né uno slogan. Il

sogno cinese è radicato nei cuori del popolo. Evidentemente, a causa di differenze storiche nella cultura e nel

grado di sviluppo, Cina, Stati Uniti e altri Paesi possono non condividere questa aspirazione. Ma i sogni di

varie persone, seppure diversi, sono fonti di ispirazione, e tutti questi sogni creano notevoli opportunità per la

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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 23/09/2015 - 23/09/2015 56

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Cina e gli Usa, come anche per gli altri Paesi, di avviare una cooperazione. D. Le relazioni tra i due Paesi

sono messe a dura prova da questioni come le isole artificiali cinesi nel Mar cinese meridionale, le accuse di

spionaggio informatico, le lamentele delle imprese americane per le normative parziali. Negli Usa c'è chi

chiede una nuova politica di contenimento contro la Cina. Cosa risponde? R. Le Isole Nansha sono parte del

territorio cinese fin dall'antichità, e lo provano evidenze storiche e legali. Lo sviluppo e il mantenimento di

infrastrutture da parte della Cina in alcune delle isole e delle baie da noi presidiate nelle Nansha non ha

impatto o comunque non prende di mira nessun altro Paese. Tali infrastrutture sono state costruite per

migliorare il lavoro e le condizioni di vita del personale cinese che opera nel trasporto marittimo, agevolare la

fornitura di beni e servizi, e difendere meglio la libertà e la sicurezza di navigazione in quel tratto di mare.

Quanto alla sicurezza informatica, la Cina la prende molto seriamente ed è vittima dell'hacking. Il governo

non è stato coinvolto nel furto di segreti aziendali, né incoraggia o sostiene le società cinesi a impegnarsi in

simili pratiche. Il furto informatico di segreti aziendali e gli attacchi di hacker contro le reti governative sono

illegali; questi atti sono reati penali e dovrebbero essere puniti ai sensi della legge e delle convenzioni

internazionali. Cina e Stati Uniti condividono le stesse preoccupazioni sulla sicurezza informatica. Siamo

pronti a cooperazione di più con la controparte americana. D. L'espansione degli interventi militari promossi

dalla Cina preoccupa Washington e ha turbato alcuni governi nella regione. Ci spieghi le vostre intenzioni. Le

alleanze degli Stati Uniti in Asia fanno sentire Pechino meno sicura? R. La Cina ha sempre perseguito una

politica difensiva nella sua natura e una strategia militare caratterizzata dalla difesa attiva. Rafforzando la

nostra difesa e strategia militare non stiamo facendo alcun tipo di avventurismo. Non ci è mai passato per la

mente. La Cina non ha basi militari in Asia e le sue truppe non stazionano fuori dei confini nazionali. La Cina

è un Paese enorme e occupa un vasto territorio su terra, mare e nello spazio, con frontiere molto lunghe.

Abbiamo bisogno di adeguati investimenti nella difesa e di mantenere le truppe a un livello appropriato. Ma

per dimostrare la determinazione della Cina a salvaguardare pace e sviluppo, ne ho annunciato non molto

tempo fa un taglio di 300.000 unità. La Cina si è da tempo impegnata a non praticare l'espansionismo o

imporre una propria egemonia. La storia l'ha dimostrato e continuerà a farlo. D. Sul piano economico l'estate

è stata burrascosa per la Cina tra crollo dei mercati, svalutazione dello yuan, segnali di debolezza

nell'economia. Molti investitori si chiedono se l'economia cinese sia più debole di quanto non mostrino i dati

ufficiali e se il governo detenga saldamente il controllo. Come valutate la situazione economica e cosa fate

per risollevare la fiducia degli investitori cinesi e mondiali? R. La crescita della Cina è tuttora tre le più rapide

al mondo. Nella prima metà dell'anno, ha registrato un +7%, che è stata una dura conquista vista la

complessa e mutevole natura dell'economia globale. Una crescita intorno al 7% basterebbe a raggiungere il

nostro obiettivo di raddoppio del pil 2010 e del reddito pro capite già nel 2020. L'economia cinese sta ancora

girando a un regime adeguato. Ciò di cui abbiamo bisogno è una migliore qualità dello sviluppo economico,

che dovrebbe essere più sbilanciato, affinché la nostra economia poggi su basi più solide e proceda in modo

più costante rispetto a oggi. Stiamo intensificando gli sforzi volti in tal senso, facendo adattamenti strutturali e

ponendo più enfasi nello sviluppo di un'economia orientata al consumo e all'innovazione. Speriamo che

risolvendo questi problemi, l'economia della Cina si trasformi e conservi il proprio dinamismo. Di fronte al

contesto economico globale, molti Paesi hanno avuto difficoltà. Anche l'economia cinese è sottoposta a

pressioni al ribasso, ma è un problema che fa parte del processo. Ma voglio sottolineare che qualsiasi cosa

accada, la Cina resterà molto impegnata nel processo di riforme finalizzate all'apertura al mondo. Lavoreremo

in modo coordinato per assicurare la crescita, adeguare le infrastrutture, migliorare il benessere della

popolazione, prevenire i rischi, potenziare e innovare la regolamentazione. Con la promozione costante

dell'innovazione in campo industriale, informatica, urbano e agricolo, un tasso di risparmio delle famiglie

elevato e consumi che dispongono di un buon potenziale, insieme alla crescita della classe media, la Cina è

nella posizione di mantenere una crescita mediamente elevata negli anni a venire. Per capire l'economia

cinese è necessaria una prospettiva ampia. Se la si paragona a una grande nave che affronta il mare, la

domanda da porsi è se sta navigando nella giusta direzione, e se ha potenza sufficiente ed energia per

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navigare a lungo. Gli investitori ne avranno una corretta valutazione se avranno una totale comprensione dei

progressi fatti dalla Cina dall'inizio del processo di riforma e dall'avvio delle strategie finalizzate a una crescita

durevole e costante. Il rapporto pubblicato dalla Camera di Commercio americana a Shanghai ha mostrato

che il 95% delle imprese ascoltate progetta di aumentare o effettuare investimenti in Cina. Una decisione

presa da più di 300 investitori americani, e che sarà condivisa da tutti gli investitori più brillanti. D. All'inizio del

suo mandato ha illustrato un ambizioso programma di riforme, promettendo di consentire ai mercati di giocare

un ruolo decisivo. Il salvataggio del mercato azionario, tuttavia, ha sollevato dubbi su questo impegno a

riformare l'economia. Perché l'ha ritenuto necessario? R. Gli alti e bassi dei mercati azionari sono causati

dalla loro natura, e il governo normalmente non interviene. Il suo ruolo è mantenere un ordine equo e

imparziale, proteggere i diritti legittimi e gli interessi degli investitori, specie di quelli di piccola e media fascia,

promuovere una crescita stabile del mercato azionario sul lungo periodo, e placare il panico. Le ultime insolite

fluttuazioni nel mercato azionario sono state soprattutto il risultato di precedenti impennate e grandi volatilità

nei mercati mondiali. Il governo ha adottato alcune misure volte a disinnescare i rischi sistemici, dimostratesi

efficaci. Simili iniziative sono state intraprese anche in mercati esteri più maturi. Grazie a un mix di interventi

di stabilizzazione, il mercato è entrato in una fase di auto-correzione e adeguamento. Sviluppare il mercato

dei capitali è l'obiettivo fondamentale della riforma, che non cambierà per le ultime fluttuazioni di mercato. Nel

2014 abbiamo realizzato in anticipo delle riforme in diverse aree e in maniera rapida e costante, e 80

importanti sfide sono state portate a termine. A ciò si aggiunga che i più importanti dipartimenti governativi

hanno completato 108 riforme, con 370 risultati ottenuti in diversi settori. Da inizio anno abbiamo introdotto

più di 70 piani di riforma. Il 15 settembre abbiamo discusso e adottato molti programmi, tra cui un sistema di

black list per l'accesso al mercato, politiche a sostegno dello sviluppo e l'apertura delle regioni transfrontaliere

chiave, una decisione volta ad accelerare il miglioramento del meccanismo di pricing, e un piano finalizzato a

incoraggiare l'afflusso di capitali privati nei progetti di investimento lanciati da imprese statali in conformità alle

debite procedure. Queste innovazioni agevoleranno la crescita, e l'adeguamento delle strutture. E aree come

la politica fiscale e la tassazione, la finanza, l'apertura, il sistema giudiziario saranno oggetto di piani di

riforma concreti. Tali riforme hanno natura comprensiva e vengono portate avanti con un'intensità senza

precedenti. Abbiamo fatto sforzi ingenti e siamo riusciti a superare antichi ostacoli. D. Il Quotidiano del Popolo

e altri media di stato hanno parlato di resistenza alla riforma; da dove arriva l'opposizione? R. Queste riforme

hanno sconvolto gli interessi acquisiti da alcuni soggetti, oltre che le vite e le carriere di molti. È naturale

incontrare delle difficoltà, altrimenti non sarebbero riforme. Per questo ho detto che bisogna essere

abbastanza coraggiosi e guadare le rapide più pericolose: solo gli audaci avranno la meglio nei momenti

chiave. Allo stesso tempo, bisogna essere realisti: fare previsioni irrealistiche, giocare con l'opinione pubblica

ingigantendo o sfiorando appena i problemi non funzionerà. Come una freccia scoccata che non può tornare

indietro, procederemo per realizzare le riforme. D. La svalutazione di agosto è stata vista come un passo

verso un cambio più flessibile, ma ha anche spaventato i mercati. La Cina liberalizzerà i flussi di capitali per

rendere lo yuan convertibile? Quanto temete un calo delle riserve in valuta e una fuga di capitali? R. Dal

miglioramento della quotazione della parità centrale dello yuan, l'11 agosto scorso, sono stati fatti iniziali

progressi nella correzione dello scarto. Viste le attuali condizioni economiche e finanziarie, non ci sono motivi

per un sostenuto deprezzamento dello yuan. La riforma del regime di cambio continuerà in una direzione

favorevole al mercato. La Cina aveva posto l'obiettivo della convertibilità dello yuan all'inizio degli anni 90.

Negli ultimi 20 anni e più, ha lavorato per arrivarci. Oggi, davvero poche transazioni in conto capitale sono

ancora vietate. Stiamo andando avanti in modo costante e ordinato. Nelle riserve estere del Paese c'è stato

un calo, i cui motivi sono soprattutto tre: alcuni asset in valuta estera sono stati trasferiti dalla banca centrale

a quelle nazionali, alle imprese e ai privati, incluso l'aumento delle riserve in valuta estera delle banche

nazionali nei primi otto mesi dell'anno, con un aumento di 27 miliardi di dollari solo in agosto. Secondo, gli

investimenti all'estero delle imprese nazionali sono cresciuti rapidamente. Terzo, le imprese interne e altre

entità di mercato stanno riducendo costantemente i finanziamenti esteri, il che agevola la riduzione dei rischi

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su operazioni a forte leva e disallineamenti di valuta. Sono normali flussi di capitale, moderati e gestibili. Gli

investitori esteri con ottica di lungo termine stanno ancora investendo in Cina. Le riserve di valuta estera

restano abbondanti in base gli standard internazionali. Con il miglioramento del regime di cambio e

l'internazionalizzazione del renminbi, è normale che le riserve estere del Paese aumentino o calino, non è il

caso di reagire in modo esagerato. D. Molte società americane ed estere in generale che investono molto in

Cina riferiscono di essere soggette a norme che favoriscono i competitor cinesi. I player Usa riferiscono che

le società che si occupano di IT come Cisco sono particolarmente prese di mira. Anche gruppi cinesi come

Huawei parlano di difficoltà negli Stati Uniti. Cosa risponde? R. Stando all'Unctad e ad altri organismi

internazionali, la Cina resta la destinazione più allettante al mondo per gli investimenti. Dichiarazioni su

mutamenti di clima e perdite di fiducia degli investitori esteri non rispondono al vero. Nel 2014, la Cina ha

attratto 120 miliardi di dollari dall'estero, più che qualsiasi altro Paese, ed è stata la destinazione principale tra

i Paesi in via di sviluppo per 23 anni di fila. Nei primi otto mesi del 2015, la quota totale di investimenti esteri

raccolti dalla Cina ha superato 85 miliardi di dollari, il 9% in più rispetto al 2014. La Cina agevolerà ancora

l'accesso al mercato per gli investimenti esteri. Nel contempo, miglioreremo le regole in materia, proteggendo

meglio diritti e interessi degli investitori. D. La campagna anticorruzione è stata tra le iniziative più popolari da

lei promosse. Cosa state facendo per potenziare le norme e le istituzioni preposte allo scopo? R. Il fine del

Partito Comunista è servire il popolo. Una volta ho detto che la lotta alla corruzione non finirà mai, ma la

nostra tolleranza zero non cambierà mai. Né la nostra determinazione e severità con cui la sanzioniamo per

liberare il Partito. Tuttavia l'impegno contro la corruzione non colpirà l'economia. Traduzione di Giorgia Crespi

THE WALL STREET JOURNAL

Foto: Xi Jinping

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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 23/09/2015 - 23/09/2015 59

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TOTONOMINE Alitalia, per il dopo Cassano spunta il nome di Giordo (ex Alenia) Angela Zoppo (Zoppo a pagina 13) Alitalia, per il dopo Cassano spunta il nome di Giordo (ex Alenia) Spunta un altro

candidato eccellente nella corsa alla cloche di Alitalia. Da più parti si comincia a fare il nome di Giuseppe

Giordo, fino a marzo scorso amministratore delegato di Alenia Aermacchi. Il profilo di Giordo corrisponde a

quello dell'uomomacchina che ha in mente il presidente della compagnia, Luca Montezemolo, che ha assunto

ad interim le deleghe dell'ex amministratore delegato Silvano Cassano ed è intenzionato a mantenerne

qualcuna di peso, come le relazioni internazionali e il marketing, una volta che la vacatio al vertice sarà

colmata. Giordo non è nuovo a candidature di peso; era stato indicato già come possibile capo-azienda di

Finmeccanica prima dell'investitura di Mauro Moretti. Una volta uscito dall'orbita di piazza Monte Grappa, era

dato in corsa per la poltrona di Enav, la società dei controllori di volo in via di privatizzazione, ora guidata da

Roberta Neri. Il suo nome si aggiunge a quelli di Bruno Matheu (coo Etihad Equity Partners), Glen

Hauenstein (chief revenue officer di Delta), Duncan Naysmith e Giancarlo Schisano, rispettivamente cfo e

coo di Alitalia. Intanto il ceo di Etihad, James Hogan, ha fatto il punto della situazione post-Cassano con il

management di Alitalia. Il numero uno della compagnia emiratina, accompagnato da Matheu, era a Roma per

il summit con i vertici dei vettori partecipati: Alitalia (49%), Air Berlin (29,2%), Air Serbia (49%), Air Seychelles

(40%), Jet Airways (24%) e Darwin (33%). I conti del primo semestre 2015 infatti hanno messo in luce alcune

debolezze che il piano di sviluppo congiunto non ammette. Non tanto per le perdite, 130 milioni di euro (erano

circa 100 milioni nel primo trimestre), in linea con le previsioni del piano industriale, al netto dei danni stimati

dalla compagnia per il rogo del 7 maggio scorso che ha limitato a lungo l'operatività dell'aeroporto di

Fiumicino. Alitalia, con 1.077 voli cancellati e 5.652 posticipati, li ha quantitificati in 80 milioni di euro, anche

se Adr, la società che gestisce lo scalo romano, contesta la cifra. Altro fattore negativo non imputabile alla

gestione Cassano è il congelamento della rotta Roma-Caracas a causa delle restrizioni valutarie del

Venezuela. Rispetto al trimestre precedente si è registrato comunque un incremento dei passeggeri, che

sono cresciuti dai 4,5 milioni di gennaiomarzo ai 5,8 milioni del trimestre aprile-giugno, che ha portato il totale

del semestre a 10,3 milioni. Migliorato di conseguenza anche il cosiddetto load factor, ossia l'indice di

riempimento degli aerei, che è passato al 75% dal precedente 72,5%. Ma il problema restano i costi. Quelli

del carburante soprattutto. Il meccanismo dei contratti di hedging, con i quali le compagnie bloccano il prezzo

del jet fuel per proteggersi da eventuali rialzi, in questo caso è stato un danno più che un beneficio, perché la

compagnia italiana si è assicurata quando il greggio era oltre i 100 dollari al barile, coprendo con i contratti

hedging circa il 75% del suo fabbisogno. I dati relativi all'hedging sono tra i più sensibili per le compagnie

aeree e, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, da aprile 2015 a dicembre 2016 Alitalia si sarebbe

garantita forniture di carburante per un controvalore di 892 milioni di euro, mentre nel semestre avrebbe

speso circa 380 milioni di euro per il pieno degli aerei. Un documento inviato da Deloitte al board di Alitalia,

pur confermando che le performance sono in linea con gli obiettivi del piano, segnala anche criticità del

network in alcuni mercati, come Russia, Giordania, Israele e Nord Africa, in aggiunta a problemi cronici, come

la concorrenza delle low cost. Tutte sfide che il nuovo amministratore delegato di Alitalia si ritroverà sul

tavolo. (riproduzione riservata)

Foto: Giuseppe Giordo Quotazioni, altre news e analisi su www.milanofinanza.it/alitalia

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BCE VS GERMANIA Adesso Draghi prova a stoppare il tentativo tedesco di dribblare l'Unionebancaria Francesco Ninfole (Ninfole a pagina 4) Adesso Draghi prova a stoppare il tentativo tedesco di dribblare l'Unione bancaria La Bce

ha bocciato la legge tedesca sulla risoluzione delle crisi bancarie poiché comprometterebbe l'uniformità delle

regole tra Paesi all'interno dell'Unione bancaria. «Gli Stati membri devono evitare di porre ostacoli sia a

prassi di supervisione uniformi sia all'esercizio della discrezionalità di vigilanza da parte della Bce nell'ambito

del Ssm», ha scritto l'Eurotower in un parere firmato da Mario Draghi. Il presidente della banca centrale ha

poi avvertito: «In considerazione del principio di supremazia del diritto dell'Unione e dello status della Bce

come istituzione indipendente, la Bce non sarà vincolata da alcun regolamento governativo o da misure

analoghe che possano pregiudicare la sua indipendenza o il buon funzionamento del Ssm, per il quale la Bce

è responsabile». Con questa posizione ufficiale la Bce vuole frenare sul nascere il tentativo della Germania

(ma altri Paesi potrebbero seguire l'esempio) di creare una zona grigia nella quale la supervisione europea

sulle banche sia minata da poteri e norme nazionali. Nella bozza di legge in fase di approvazione il governo

tedesco ha delegato al ministero delle Finanze guidato da Wolfgang Schaeuble la facoltà di definire regole in

materia di governance, risk management e piani di recupero degli istituti di credito. Queste norme

sostituirebbero le esistenti linee guida amministrative dell'autorità di supervisione finanziaria federale tedesca,

ma violerebbero lo status della Bce, che dal 4 novembre è responsabile della vigilanza sulle banche europee.

In alcuni ambiti la banca centrale sarebbe privata di poteri rilevanti, per esempio nella capacità di sanzionare

gli istituti. Sarebbe limitata anche l'armonizzazione regolamentare dell'Eba (che ieri ha pubblicato un

documento sulle definizioni di default). La Bce ha riconosciuto che le direttive europee lasciano alcuni spazi di

adeguamento per gli Stati, ma questi «devono essere in linea con gli obiettivi dell'Unione bancaria», con

«piena considerazione dell'unità e integrità del mercato interno nell'ottica di prevenire arbitraggi

regolamentari». Al contrario, le leggi nazionali, come quella proposta dal governo tedesco, avrebbero costi

per il Meccanismo di supervisione unico e anche per le banche, che dovrebbero applicare differenti discipline

in diversi Paesi. Di conseguenza normative nazionali «avrebbero un impatto sul campo di gioco livellato» che

la Bce vuole assicurare alle banche: «La definizione di condizioni uniformi di concorrenza potrebbe essere

ostacolata in modo significativo». Già Julie Dickson, membro del board di vigilanza della Bce, aveva criticato

la bozza di legge tedesca (si veda MF-Milano Finanza del 2 settembre). Ora le perplessità Bce sono

diventate un'opinione ufficiale, che non potrà essere ignorata da Berlino. In caso contrario la Germania

manderebbe un pessimo segnale per il futuro dell'Unione bancaria. Dopo tanti altolà giuridici dalla Germania,

ora la Bce (che è al lavoro per rimuovere le discrezionalità nazionali nelle regole bancarie) ha posto di fatto

un veto al governo tedesco. Non è la prima volta che le opinioni di Draghi e Schaeuble divergono in modo

netto: è già avvenuto per la crisi greca e, prima ancora, proprio nella fase preparatoria dell'Unione bancaria. Il

tentativo della Germania di sfuggire all'armonizzazione delle norme bancarie potrebbe essere il prossimo

terreno di scontro. (riproduzione riservata)

Foto: Mario Draghi Wolfgang Schaeuble Quotazioni, altre news e analisi su www.milanofinanza.it/bce

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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 23/09/2015 - 23/09/2015 61

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SCENARIO PMI

7 articoli

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Fisco e contribuenti RATING 24 Ritocco last minute Tra le novità di ieri anche la chance di rientrare in unpiano di pagamenti dilazionati per chi è decaduto negli ultimi due anni Controlli, liti tributarie e rate-bis con Equitalia: il fisco cambia ancora Sì finale del Governo agli ultimi 5 decreti della delega Restano al palo le riforme del catasto e dei giochi Marco Mobili Giovanni Parente ROMA Nuova chance di rateazione con Equitalia per chi è decaduto negli ultimi due anni. Niente posizioni

organizzative speciali (Pos) nelle agenzie fiscali. Sono le due novità dell'ultim'ora dei decreti attuativi della

riforma fiscale. Dopo quattro anni e tre Governi, taglia il traguardo la delega. Con il via libera definitivo dato

ieri da Palazzo Chigi agli ultimi cinque decreti, si conclude il percorso di attuazione. Alla fine sono stati 11 i

provvedimenti varati, a cominciare da quello sul 730 precompilato e le semplificazioni. Anche se fanno

comunque rumore le mancate attuazioni, a partire dal nuovo catasto. Nell'ultima tornata, comunque, spiccano

soprattutto le misure in materia di riscossione, sanzioni, interpello e contenzioso. Sanzioni Sanzioni ridotte

sulle violazioni meno gravi e stretta sulle frodi. Mentre sul fronte amministrativo rafforzato il principio della

proporzionalità della penalità rispetto alla violazione. Sono le due direttrici su cui si è mossa l'attuazione della

delega e che sul fronte penale rivede le soglie di punibilità per gli omessi versamenti di Iva e ritenute e la

dichiarazione infedele. Sul primo fronte non sarà più reato il mancato "pagamento" dell'Iva fino a 250mila

euro (la soglia attualeè 50mila)e delle ritenute fino a 150mila (l'attuale soglia è sempre 50mila). Sul secondo

versante, la soglia di punibilità sale da 50mila euro a 150mila euro di imposta evasa e il reato scatta anche

quando l'imponibile evaso superai3 milioni di euro (prima il limite era di 2 milioni) o comunque il 10% del

totale dei ricavi. Il reato sarà punito con il carcere fino a 3 anni. Le nuove misure penali entreranno in vigore

da subito, ossia dopo 15 giorni dalla pubblicazione in «Gazzetta Ufficiale», mentre le sanzioni amministrative

riviste e corrette saranno operative solo dal 2017. Nel complesso viene concessa al contribuente la chance di

pagare di meno se correggerà errori o rimedierà a omissioni nel più breve tempo possibile. Interpelli La

revisione generale degli interpelli mira soprattutto a garantire maggiore omogeneità, anche ai fini della tutela

giurisdizionale al contribuente, ad assicurare una maggiore tempestività nella redazione dei pareri e a

procedere all'eliminazione delle forme di interpello obbligatorio nei casi in cui non producano benefìci ma solo

aggravi e adempimenti per i contribuenti e per l'amministrazione. Il decreto prevede quindi quattro tipologie di

interpello che sono: ordinario, probatorio,antiabuso e disapplicativo. Contenzioso Tra le novità principali

l'estensione della mediazione a tutti gli enti impositori, comuni inclusi, per le liti fino a 20mila euro di valore.

Inoltre le controversie di valore indeterminabile non sono reclamabili, ad eccezione di alcune controversie in

materia catastale. Viene rilanciata anche la conciliazione giudiziale, che diventa a due vie (fuori e all'interno

dell'udienza) e sarà possibile anche in secondo grado. Le sentenze di condanna in favore del contribuente da

giugno 2016 sono immediatamente esecutive e il pagamento può essere subordinato dal giudice alla

prestazione di garanzia oltre i 10mila euro. Riscossione Tra le novità apportate nelle ultimo passaggio in

Consiglio dei ministri nel decreto sulla riscossione,è stata introdotta la possibilità di accedere a un'ulteriore

rateizzazione con Equitalia ai soggetti che non sono stati in grado di completare il pagamento di piani

precedenti di dilazione. Le somme non ancora versate, oggetto di piani da cui i contribuenti siano decaduti

nei 24 mesi prima dell'entrata in vigore del decreto, possono essere oggetto di un nuovo piano fino a un

massimo di 72 rate mensili. La richiesta dovrà essere presentata entro 30 giorni dall'entrata in vigore del

decreto delegato. Dal piano di rateazione si decade saltando due rate. Il decreto riscrive le regole sull'aggio,

ossia sul compenso che Equitalia e gli altri concessionari della riscossione incassano per l'attività di recupero

crediti. Con l'ultimo passaggio in Parlamento viene rimodulata la riduzione dell'aggio prevedendo che se il

debitore riceve la cartella di pagamento e paga le somme iscritte a ruolo entro 60 giorni dalla data di

ricezione, paga l'1% in caso di riscossione spontanea (contributi di iscrizione agli ordini eccetera). Che

diventa il 3% in tutti gli altri casi di riscossione, oltre alle spese di notifica della cartella. Oltre i sessanta giorni

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dalla notifica della cartella, l'onere a suo carico cresce al 6% (fino al 31 dicembre prossimo resterà l'attuale

8%) delle somme iscritte a ruolo e degli interessi di mora (maturati in favore dell'ente creditore) riscossi.

Agenzie fiscali Non è entrata la norma per la creazione dei «semi­dirigenti», ossia le posizioni organizzative

speciali (pos), come richiesto dalle commissioni di Camerae Senato. Nel complesso il decreto prevede il

riordino della struttura della agenzie fiscali in funzione del contenimento delle spese di funzionamento e il

conseguente riassetto dei servizi di assistenza, consulenza e controllo. Evasione e bonus Un rapporto

programmatico per ridurre o riformare le spese fiscali ingiustificate, superate dalla nuova situazione sociale

ed economica, ovvero le spese fiscali che risultino avere le medesime finalità di programmi di spesa esistenti.

Il Governo dovrà predisporre un programma annuale di riordino delle spese fiscali da attuare con la manovra

di finanza pubblica. In particolare l'Esecutivo dovrà verificare le agevolazioni fiscali ogni cinque anni dalla loro

introduzione prevedendo la cancellazione, la possibile modifica o la conferma. Anche sull'evasione bisognerà

presentare con i documenti di finanza pubblica un monitoraggio annuale per quantificare i recuperi da

destinare al fondo «taglia­tasse». I grandi assenti Fin qui i decreti approvati. La riforma del catasto e quella dei

giochi, invece, sonoi "grandi assenti" della delega fiscale. All'appello manca anche la tassazione del reddito

dell'imprenditore (Iri) e la riscrittura dei regimi fiscali semplificati. Annunciata come la vera riforma del sistema

fiscale per riportare equità nella tassazione sul mattone, il Governo ha rinunciato al nuovo catasto (atteso da

40 anni, senza contare che l'ultima revisione degli estimi catastale risale al lontano 1989). Siè scelto di non

rischiare un caro­tasse sulla casa in assenza della local tax: imposta destinata a restare anch'essa

un'incompiuta dato che il premier puntaa tagliare Imue Tasi sull'abitazione principale. Resta il paradosso che

tra gli 11 decreti legislativi approvati ci sia quello sulle commissioni censuarie. AGENZIE FISCALI

Convenzioni con il Mef da tarare sulla compliance Alla fine il decreto uscito dal Cdm di ieri non consentirà

all'agenzia delle Entrate di nominare ulteriori Posizioni organizzative speciali, le cosiddette "Pos". Il Dlgs nato

in frettae furia per porre rimedio alla sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato decadutii dirigenti

"incaricati" delle agenzie fiscali siè svuotato strada facendo con il decreto legge enti locali che ha anticipato

l'operatività della norma che consente alle stesse agenzie di bandirei concorsi per nominarei nuovi dirigentie

nominare le Posizioni organizzative temporanee (Pot). Nel decreto resta comunque il principio indicato dalla

legge delega, ovvero quello di un riordino della macchina amministrativa del Fisco. Non solo. Sulle

convenzioni stipulate dal ministro dell'Economia con le singole agenzie fiscali viene previsto che queste

dovranno contenere per le stesse agenzie l'indicazione di specifici obiettivi di incremento del livello di

adempimento spontaneo degli obblighi tributari, del livello di efficacia dell'azione di prevenzionee contrasto

dell'evasione fiscale, delle frodie degli illeciti tributari, anche attraverso l'attuazione delle nuovo ravvedimento

operoso lungo previsto dalla stabilità 2015e la piena operatività delle semplificazione degli adempimenti peri

contribuenti di cui il 730 precompilato rappresenta un punto cardine. Le convenzioni dovranno prevedere gli

indici della produttività, qualitàe tempestività dell'attività svolta nelle singole aree di operatività. IL TAGLIO 10

per cento La «limatura» dei dirigenti Il decreto prevede una riduzione del 10% del numero dei dirigenti

EFFICACIA BASSA SANZIONI E REATI TRIBUTARI Penalità amministrative, la riforma parte dal 2017 Il

Governo lascia il doppio binario per la riforma delle sanzioni: quelle penali saranno in vigore subito, ossia 15

giorni dopo la pubblicazione sulla «Gazzetta Ufficiale» del Dlgs approvato ieri; per le nuove sanzioni

amministrative, invece, si dovrà attendere il 1° gennaio 2017. Mancanoi 40 milioni necessari per coprire gli

oneri della riforma. Il decreto mette nel mirino le frodi prevedendo che si hanno condotte fraudolente quando

si mettono in atto operazioni simulate oggettivamenteo soggettivamenteo artifizi per ostacolare l'attività di

accertamento.O quando il contribuente si avvale di documenti falsi, fatture falseo altri mezzi fraudolenti. Per

la frode fiscale la pena rimane quella attualmente prevista del carcere finoa sei anni.È rivista la soglia di

punibilità del reato in riferimento all'ammontare dei ricavi non dichiarati, che deve essere superiorea 1,5

milioni di euro (anziché un milione). Non sarà più punita la dichiarazione infedele finoa 150mila euro di

imposta evasa. Il reato scatta anche quando l'imponibile evaso superai tre milioni (prima era no due milioni)o

comunque il 10% del totale dei ricavi. In questo caso il reatoè punito con il carcere fino a tre anni. L'omesso

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SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 23/09/2015 - 23/09/2015 64

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versamento avrà una soglia di non punibilitàa 250mila euro. Al di sotto di questa soglia si applicano le

sanzioni amministrative per le quali il decreto prevede una gradualità delle sanzioni, anche riducendole per gli

illeciti di più lieve disvalore. Per l'omessa dichiarazione, la sanzioneè proporzionale al ritardo

nell'adempimento. OMESSI VERSAMENTI IVA 250 mila euro La nuova soglia penale La soglia per il reato di

omesso versamento Iva passa da 50mila a 250mila euro EFFICACIA MEDIA RISCOSSIONE A partire dal

2016 addio all'aggio all'8% Il decreto punta a favorire l'adempimento spontaneo dei contribuenti, anche

attraverso forme di rateizzazione più ampie e vantaggiose. Per agevolare i contribuenti, ad esempio, è stato

portato da cinque a sette giorni il ritardo di versamento che rientra nel "lieve inadempimento" e che non porta

quindi alla decadenza dalla rateizzazione. Per lieve inadempimento si parla di un minore versamento fino al

3% del dovuto con il limite massimo di 10mila euro. L'aggio riconosciuto agli agenti della riscossione

scenderà con le cartelle che saranno emesse dal 1° gennaio 2016 dall'8 al 6 per cento. Se si paga nei 60

giorni l'aggio sarà pari al 3% per la riscossione coattiva e all'1% per quella spontanea. Occhio poi alla data di

entrata in vigore del decreto (15 giorni successivi alla pubblicazione sulla «Gazzetta Ufficiale»). Da quella

data decoreranno i 30 giorni entro cui i contribuenti decaduti dalla rateizzazione nei 24 mesi antecedenti

l'arrivo del Dlgs potranno ottenere un nuovo piano di rateazione fino a 72 rate mensili. Per professionisti e

contribuenti arriva poi la norma taglia­code. Con la posta certificata si potrà chiedere all'agente della

riscossione la notifica delle cartelle direttamente sul proprio computer tagliando così costi e tempi per valutare

le richieste dell'agente della riscossione. RITORNO ALLE RATE 2,8 miliardi L'ultima «riapertura» Sono state

120mila le riammissioni alle rate di Equitaliaa fine luglio per un importo di 2,8 miliardi EFFICACIA MEDIA

INTERPELLI E CONTENZIOSO La nuova mediazione si estende ai tributi locali L'obiettivo del decreto

attuativo su interpelli e contenzioso è quello di offrire più strumenti sia in chiave preventiva che in chiave

deflattiva per evitare le liti con il fisco. Sotto il primo profilo, la leva è quella di un riordino della disciplina.

Vengono, infatti, previste quattro tipologie di interpelli: ordinario, probatorio, antiabuso, disapplicativo. Il

provvedimento stabilisce una riduzione dei tempi di risposta da parte degli uffici delle Entrate per gli interpelli

ordinari : si passa da 120 a 90 giorni mentre in tutti gli altri casi i tempi di risposta andranno comunque

contenuti entro i 120 giorni. Si applica la regola del silenzioassenso, pertanto se l'amministrazione finanziaria

non risponde entro il termine previsto, diventa operativa la soluzione prospettata dal contribuente. Per quanto

riguarda, invece, gli istituti deflattivi, il decreto delegato punta essenzialmente a un'estensione della

mediazione tributaria per le liti fino a 20mila euro e della conciliazione giudiziale. Nel primo caso, il

reclamo/mediazione non varrà più solo contro gli atti delle Entrate ma si allarga tra l'altro anche ai tributi

contestati dagli enti locali. Nel secondo caso, la conciliazione (finora poco utilizzata) sarà possibile anche in

secondo grado e potrà essere tentata sia fuori udienza che in udienza. IL VALORE DELLA LITE 20 mila euro

Le contestazioni interessate La soglia entro la quale è obbligatorio passare prima dal reclamo/mediazione

EFFICACIA BASSA TAX EXPENDITURE ED EVASIONE Per le agevolazioni fiscali tagliando ogni cinque

anni Un tagliando ogni cinque anni per le agevolazioni fiscali. Il decreto sull'erosione e l'evasione fiscale

prevede infatti che le tax expenditure per le quali siano trascorsi cinque anni dalla entrata in vigore, sono

oggetto di specifiche proposte di eliminazione, riduzione, modifica o conferma. Per le spese fiscali , inoltre,

ogni anno il Governo dovrà procedere al loro riordino attraverso l'attività di un'apposita commissione

chiamata a redigere un rapporto che il Governo dovrà presentare nei tempi della Nota di aggiornamento al

Def corredato di precisi indirizzi programmatici. L'obiettivo è di valutare in modo organico e strutturale gli

impatti economici delle singole misure, nella prospettiva di una loro rimodulazione. Le maggiori entrate

derivanti dalle eliminazione o modifica delle tax expenditure confluiscono nel Fondo per la riduzione della

pressione fiscale. Fondo che sarà alimentato anche dai proventi della lotta all'evasione. Il monitoraggio

dell'evasione obbliga il Governo a presentare annualmente un rapporto in Parlamento. Il rapporto viene

presentato come documento autonomo rispetto alla Nota di aggiornamento al Def. Esso recepisce le

valutazioni effettuate dall'Istat sull'economia sommersa e contiene una stima dell'evasione attraverso la

misurazione del tax gap. I RITOCCHI AI BONUS 56 Il conto da maggio 2014 Sono 56 le agevolazioni fiscali

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SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 23/09/2015 - 23/09/2015 65

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introdotte, modificate o ripristinate EFFICACIA ALTA ABUSO DEL DIRITTO Criteri precisi per contestare le

operazioni elusive Dopo anni di attesa e di discussione, l'abuso del diritto è stato codificato nell'ordinamento

tributario con una norma entrata nello Statuto del contribuente (articolo 10­bis della legge 212/2000). Le nuove

regole che fanno diventare coincidenti i concetti di elusione e abuso del diritto saranno efficaci a partire dal

prossimo 1° ottobre (primo giorno del mese successivo all'entrata in vigore del Dlgs 128/2015) ma si

applicano anche alle operazioni effettuate prima e per le quali a tale data non sia stato notificato il relativo

atto impositivo. L'esistenza dell'abuso del diritto poggerà su una serie di presupposti: l'assenza di sostanza

economica delle operazioni effettuate (ossia operazioni che non perseguono obiettivi quali, ad esempio,

sviluppo dell'attività o creazione di posti di lavoro, ma solo vantaggi fiscali); la realizzazione di un vantaggio

fiscale indebito; la circostanza che il vantaggio fiscale costituisca l'effetto essenziale dell'operazione. Il

decreto sulla certezza del diritto contiene anche altre regole: da un utilizzo più delimitato del raddoppio dei

termini di accertamento in presenza di reati tributari alla sanatoria per la non punibilità degli anni non più

accertabili per chi aderisce alla voluntary disclosure. C'è poi anche il regime della cooperative compliance

riservato inizialmente solo alle imprese con volume di affari o di ricavi non inferiore a dieci miliardi di euro,

che potranno rivolgersi alle Entrate per ottenere di fatto una vera e propria consulenza d'azienda.

L'OPERATIVITÀ 1° ottobre Nuove regole per l'elusione Gli avvisi dovranno tener conto delle regole del Dlgs

128/2015 EFFICACIA ALTA INTERNAZIONALIZZAZIONE Un accordo preventivo per chi investe in Italia Da

ieri il decreto internazionalizzazioneè legge dello Stato. Approvato definitivamente dal Consiglio dei ministri

del6 agosto scorso, c'è voluto circa un mesee mezzo per l'approdo in «Gazzetta Ufficiale». Con la

pubblicazione avvenuta ieri, ora parte il conto alla rovescia per l'entrata in vigore delle nuove disposizioni del

Dlgs 147/2015 (che avverrà il prossimo7 ottobre). Tra le novità più attese c'è la procedura ad hoc per le

imprese che vogliono investire in Italiae per le quali l'agenzia delle Entrate svolgerà una verae propria attività

di consulenzaa fronte di una richiesta di interpello. La possibilità sarà riservata alle imprese sia nazionali sia

estere che intendono effettuare un investimentoa partire da 30 milioni di euroe che comporti un significativo

incremento occupazionale in relazione all'attività in cui avviene l'investimento. All'interno del decreto, tra

l'altro, c'è anche il «bonus per il rientro dei cervelli», destinato ai lavoratori altamente qualificati, compresii top

managerei cittadini comunitari in possesso di specifiche esperienze scientifichee professionali.

L'agevolazione prevede una detassazione peri lavoratori con alta qualificazioneo specializzazione con

laureae che, non essendo stati residenti in Italia nei cinque periodi di imposta precedenti, trasferiscono la

residenza nel territorio dello Stato. L'agevolazione consiste in uno sconto del 30% dell'imponibile su cui si

calcoleranno le imposte sui redditi per cinque anni. NUOVI CAPITALI 30 milioni Il livello minimo Accordi

preventivi con il fisco per le imprese che investono da 30 milioni di euro in Italia EFFICACIA ALTA

SEMPLIFICAZIONI ED E­FATTURA Primo anno di precompilata E-fattura estesa dal 2017 Il primo decreto

delegato della (mini)riforma fiscale a tagliare il traguardo è stato quello sulle semplificazioni fiscali (Dlgs

175/2014). Da ricordare soprattutto per le regole sul 730 precompilato che, nonostante una serie di primi

intoppi da superare, ha già debuttato nella campagna dichiarativa 2015. Per il resto professionisti e operatori

economici ricorderanno positivamente il provvedimento per l'abolizione della responsabilità solidale sugli

appalti in ambito tributario. Molto criticata, invece, la norma sulle società «zombie» accertabili dopo cinque

anni dall'estinzione, su cui si sono alimentate ulteriori polemiche dopo l'interpretazione delle Entrate di

ritenere la norma retroattività: un punto, però, su cui si è già espressa in senso contrario la Cassazione. Poi ci

sono stati i decreti per la riforma della tassazione sui tabacchi (188/2014) e quello per le nuove commissioni

censuarie (Dlgs 198/2014): un provvedimento di fatto svuotato di importanza dalla scelta del Governo di non

proseguire più sulla strada della riforma del catasto. A fine luglio è stato approvato definitivamente anche il

decreto sulla fattura elettronica (Dlgs 129/2015) che consente di optare per l'estensione della fattura

dematerializzata a partire dal 2017 anche oltre i rapporti per la Pa, per i quali è già obbligatoria. IL 730

PRECOMPILATO 1,4 milioni Gli invii «fai­da­te» I modelli accettati o modificati direttamente dai contribuenti

EFFICACIA MEDIA

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TASSELLI MANCANTI I giochi Sul fronte giochi il mancato accordo con regioni ed enti localiè alla base della

rinuncia all'attuazione della delega. In fumo al momento anche la nuova tassazione sul margine così come il

superamento dell'anticipazione del Preu chiesto agli operatori del gioco con la scorsa legge di stabilità. Dal

Mef hanno continuato ad affermare che la delega sui giochi nonè morta del tutto. Intanto però stanno

andandoa scadenza le concessioni sulle scommesse sportivee senza una disciplina tra comunie Statoe la

certezza delle regole, la gara potrebbe andare deserta mettendoa rischio non meno di 350 milioni di incasso

per lo Stato Gli autonomi Deluse anche le attese degli autonomi. Artigiani, commercianti, professionistie

piccole imprese hanno chiesto fino all'ultimo l'attuazione della delega nella parte in cui rivedei regimi

semplificati con l'introduzione dell'Irie l'estensione del regime di cassa. Principi che torneranno nei cassetti di

via XX settembre, almeno in questa fase salvo qualche intervento di modifica al regime forfettizzato. Ci sono

poii professionistie le piccole imprese in attesa da anni di una definizione di «autonoma organizzazione»

Foto: UMBERTO GRATI

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Energia Evoluzione Ict Fabbriche smart a basso consumo L'industria 4.0 potrebbe contribuire al Pil globale con 10-15 miliardi di $ in 20 anni. E avvicinare agli obiettividella Ue Elena Comelli Le fabbriche del futuro sforneranno prodotti senza sprechi di energia e senza scarti. Riusciranno a

trasformarsi, a comunicare le anomalie e a imparare dai propri errori. Gestiranno i grandi numeri con la

massima accuratezza, senza intervento umano, per accorciare i tempi e risparmiare energia. Un'utopia? No,

una scelta obbligata. Da qui al 2050, sei consumi di energia continuasseroa crescere al ritmo attuale,

servirebbero due pianetie mezzo per soddisfare la domanda di risorse naturali dell'umanità. Solo con le

nuove tecnologie dell'industria 4.0 il mondo riuscirà a ridurre il consumo di risorse, senza abbattere l'attuale

livello di vita. Questa nuova ondata di smart manufacturing potrebbe contribuire al prodotto interno lordo

globale con una cifra che oscilla dai 10 ai 15mila miliardi di dollari nei prossimi 20 anni, secondo uno studio di

Marco Annunziata, capo economista di General Electric. «Una rete aperta e globale per collegare persone,

dati e macchine, potrebbe contribuire al Pil europeo con qualcosa come 2.200 miliardi di euro da qui al

2030», calcola Annunziata. Siamo alla quarta rivoluzione industriale, dopo quelle storiche della macchina a

vapore, del motore elettrico e del nastro trasportatore. Per capire quanta energia si possa risparmiare con

l'efficienza, basta confrontare le economie esistenti: quella giapponese, la più efficiente del mondo, con un

gigawattora genera una quantità di Pil 16 volte superiore rispettoa quella russa,8 volte superiorea quella

cinese, doppia di quella americana e del 10% superiore anche rispetto a quella europea. Serve dunque uno

sforzo per scindere l'aumento della produzione industriale dall'aumento dei consumi elettrici e delle emissioni,

comprimendo al massimo gli sprechi di energia. Tagliare gli sprechi è imperativo anche per restare

competitivi sui mercati internazionali, perché i megawatt costano, ma i "negawatt" fanno guadagnare. È qui

che entra in campo l'efficienza dei processi produttivi: la Commissione europea ha lanciato una serie di bandi

di ricerca da 1,2 miliardi di euro complessivi, Factories of the Future 2020, che punta a trasformare

integralmente il corpo della fabbrica, migliorando le basi tecnologiche degli impianti. Grazie al declino nel

costo dei dispositivi di controllo e dell'archiviazione dati, i macchinari possono essere equipaggiati con un

numero crescente di sensori elettronici che consentono loro di vedere, ascoltaree percepire molto più di

quanto sia mai avvenuto prima, generando una serie di dati utili all'efficientamento. In Europa siamo sulla

buona strada, ma ancora ben lontani dagli obiettivi di efficienza della strategia 20-20-20, che punta a un taglio

dei consumi energetici del 20% al 2020, prendendo come base il 1990. Il punto dolente dell'efficienza

energetica è proprio l'industria, che consuma il 42% di tutta l'elettricità generata. In Italia, negli ultimi otto anni

i consumi industriali sono notevolmente calati per la prima volta nella storia, regredendo quasi ai livelli del

1990, a 122 terawattora, il 22% in meno rispetto al picco di 156 terawattora del 2006. Ma la causa di questo

calo non va tanto ricercata nell'efficienza energetica quanto nella crisi della produzione industriale, che nello

stesso periodo è crollata del 25%. «Si tratta di un calo irreversibile, causato da due processi paralleli di

trasformazione del tessuto industriale", secondo Simone Lo Nostro, da qualche mese direttore mercato di

Sorgenia dopo una lunga carriera in Enel. «Da un lato c'è stata la scure della grande crisi, dall'altro lato il

trasferimento nei Paesi emergenti dei processi industriali più energivori, come la produzione di alluminio

dell'Alcoa, che si è trasferita in Africa e non tornerà più indietro», spiega Lo Nostro. La chiusura delle

industrie pesanti e la progressiva terziarizzazione dell'industria europea porta con sé inevitabilmente una

riduzione dei consumi di energia, ma il manifatturiero resta una forza propulsiva centrale per l'economia del

continente, con 6.500 miliardi di euro di fatturato e 30 milioni di posti di lavoro in 25 settori diversi, pur avendo

perso importanti quote produttive e tre milioni di posti di lavoro. «Nel manifatturiero, il processo di

efficientamentoè ancora lento, soprattutto tra le piccole e medie imprese», fa notare Lo Nostro. «Fatto cento il

totale della contrazione dei consumi, solo il 10-15% va attribuito a una maggiore efficienza produttiva del

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sistema industriale», stima. Ma ci sono anche i casi virtuosi. Grandi progressi si registrano nel mondo della

produzione energetica, in particolare nelle fonti rinnovabili. I parchi eolici equipaggiati con i nuovi sistemi di

monitoraggioe di diagnostica remota permettono alle turbine eoliche di comunicare fra loroe di variare

l'inclinazione delle pale in modo coordinato, a seconda di come soffia il vento, consentendo di produrre

elettricità al costo di meno di 5 centesimi al kilowattora. Dieci anni fa, il costo era di 30 centesimi, sei volte di

più. Avanza anche l'aviazione civile, che avrebbe ampi margini di miglioramento. Nel corso di un qualsiasi

volo, si calcola uno spreco medio del 20% in termini di consumi di carburante. Per limitare questi sprechi,

basta applicare dei sensori nei punti strategici, per ottimizzare il dialogo fra macchina e macchina. In questo

modo, Alitaliaè riuscitaa tagliare l'1,5% dei suoi consumi di carburante in un anno. Lo stesso taglio, applicato

su scala mondiale, avrebbe vaste ricadute: l'1% del carburante bruciato in un anno dal traffico aereo globale

è equivalente ai consumi di oltre1 milione di auto. Migliorare non è impossibile.

Foto: @elencomelli

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Commercio. La proposta di legge sugli orari, ora al Senato, impone dodici giorni di saracinesca abbassata,sei derogabili Negozi verso sei giorni di chiusura Cobolli Gigli: non si può tornare indietro - Bussoni: tutelare le piccole imprese Emanuele Scarci pÈ braccio di ferro tra gli operatori commerciali sulla nuova disciplina degli orari di apertura dei negozi

attualmente in discussione in commissione Industriae commercio al Senato. Giovedì una commissione

ristretta esaminerà gli emendamenti (solo tre) con il Governo, anche per verificarne gli orientamenti. Di certo

c'è che i piccoli ritocchi imporranno il ritorno alla Camera del provvedimento e l'eventuale approvazione

slitterebbe al 2016. Il disegno di legge approvato alla Camera non va bene a Federdistribuzioneea

Confesercenti per opposti motivi. Rispetto alla liberalizzazione completa del Governo Monti, il testo attuale

reintroduce, in 4 articoli, un minimo di vincoli con 12 giorni di chiusura obbligatoria (6 derogabili)e prevede la

possibilità di accordi territoriali su iniziative dei Comuni, norme anti­movidae un fondo di sostegno alle

microimprese. Per Giovanni Cobolli Gigli, presidente di Federdistribuzione, «è un testo confuso, con errori

logici nel primo articolo che abbiamo contribuito ad eliminare. Ma poi negli altri tre non si tiene conto dei

cambiamenti del primo». Poi Cobolli incalza: «Sono previsti incentivi da parte dei Comuni peri negozianti che

seguono le sue indicazioni, ma questo è sbagliato: le decisioni devono essere prese dagli imprenditori. Anche

l'Antitrust sostiene chei Comuni non possono concedere incentivi. Eppoi non si capisce perchè bare ristoranti

possano stare sempre apertie gli altri no». Duro Mario Resca, presidente di Confimprese, l'associazione del

franchising, che rifiuta il compromesso che riduce l'obbligo di chiusura da 12a6 giorni. «Non si possono

chiudere per legge- dice- le im­ prese che vogliono servirei clienti. Quest'anno il 1° maggioe il 25 aprile gli

associati nell'abbigliamento e calzature hanno registrato una crescita del fatturato del 10%. E le giornate

festive per cui si prevede l'obbligo di chiusura valgono il 4% del fatturato annuale, circa8 milioni per

associato». E poi perchè, si chiede Resca, «l'obbligo di chiusura valga per certe merceologie e non per bar e

ristorazione, elettronica di consumo, arredo e librerie. Non si capisce la ratio per cui il diritto a conciliare tempi

di lavoro e di riposo debba valere solo per gli addetti di alcuni settori». Più morbida Confcommercio, secondo

cui «è necessario proseguire verso la realizzazione di una regolamentazione minimae ragionevole in materia

di orari dei negozi, peraltro assolutamente compatibile con i principi e le prassi prevalenti in Europa in materia

di libertà di concorrenza». Dal fronte opposto Mauro Bussoni, dg di Confesercenti, sostiene che «12 giorni di

chiusura obbligatoria su 60 festività non possono compromettere il processo di modernizzazione del Paese.

Amazon è aperto anche alla domenica? Certo, ma la consegna la effettua dal lunedì in poi». Bussoni si

appella anche «al principio della pluralità distributiva. Se si soffocano le piccole imprese commerciali si vìola

lo statuto delle imprese». Sereno si dichiara Bruno Astorre, senatore Pd, relatore del provvedimento.

«Ricordo che alla Camera non c'è stato nessun voto contrario.E anche al Senato non ci sono grandi

opposizioni alla riforma per il semplice fatto che non c'è nessun passo indietro nel processo di

liberalizzazione, principio che deve comunque risultare compatibile con la tutela dei lavoratori». Astorre

sottolinea che «persino in Inghilterrae Germania ci sono piccole restrizioni alle aperture: in Inghilterra i negozi

non rimangono aperti 365 giorni l'anno per 24 ore, eppure l'e­commerce è molto più sviluppato rispetto

all'Italia». Poi aggiunge che «è normale che la legge preveda un sostegno alle piccole imprese commerciali,

semmai porrei attenzione all'articolo 2 (accordi territoriali ndr) che può prestarsi a qualche confusione:

dobbiamo ragionarci un po'. Ma ricordo che è già previsto che gli accordi territoriali non sono vincolantie

come tali se ne potrebbe farea meno».

Foto: Shopping. L'interno di un grande magazzino

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Sistema Moda. Nel Napoletano si è sviluppato un polo che conta 4.581 imprese e 24 mila persone cherealizzano 3,3 miliardi di fatturato Da terra di artigiani a filiera industriale Accanto alle aziende sartoriali di moda maschile, quelle di accessori e i gruppi del fast fashionINNOVAZIONE Dopo l'accordo tra Unione Industriali e Cnr, siglato quest'anno, grande attenzione alla ricercadei nuovi materiali FORMAZIONE Gli allievi del corso Moda e design della Seconda Università di Napoliportano i propri modelli alle sfilate di Milano di questi giorni Francesco Prisco NAPOLI Agli inizi del Novecento la donna vestiva alla francesee l'uomo all'inglese.E in Italia chi meglio di tutti

riusciva a reinterpretare la moda maschile nata sulle rive del Tamigi, con impronta originale, stava ai piedi del

Vesuvio. Parte da qui la storia del successo internazionale del distretto tessilee calzaturiero napoletano, un

sistema economico che, secondo Srm Intesa Sanpaolo, riunisce 4.581 imprese, dà lavoro a quasi 24mila

persone e, tra abbigliamento, materie prime, accessori e scarpe, esprime un valore della produzione intorno

ai 3,3 miliardi. Questo sistema, in poco più di un secolo, si è evoluto strutturandosi in una filiera, ha superato

momenti critici innovando edè cresciuto, restando fedele alla propria vocazione internazionale. «A Napoli-

spiega il presidente dell'Unione industriali Ambrogio Prezioso - trovi grandi firme nate da storici laboratori

artigianali, eccellenti produttori di materie prime ma anche terzisti che lavorano per brand di tutto il mondo».

C'è qualitàe quantità. Parlano i numeri: in Campania, secondo Sistema Moda Italia, ha sede l'8,5% delle

imprese nazionali di settore che rappresentano il 9,9% delle realtà manifatturiere regionali. L'export non è mai

stato un optional: nel 2014, secondo Smi, le vendite oltre confine si sono attestate a quota 444 milioni, con

una crescita del 4,8% sull'anno precedente. Promette benissimo il 2015. «A qualcuno apparirà strano -

commenta Maurizio Marinella, re delle cravatte Made in Naplese presidente della sezione moda dell'Unione -

ma all'estero c'è una rinnovata voglia di Napoli, della nostra eccellenza sartoriale e del nostro stile. Una

tendenza che si traduce nelle performance dell'export». I portabandiera sono quelli della tradizione sartoriale:

Kitone Attolini, cui il Financial Times ha dedicato un servizio, lo stesso Marinellae Isaia& Isaia. Kitonè un

gigante da 108 milioni di fatturato per l'85% dall'export. «Diamo lavoro- sottolinea l'ad Antonio De Matteis - a

780 artigiani. L'estero, se tieni alta la barra della qualità, resta opportunità di crescita». Massimiliano Attolini

che, con il fratello Giuseppe, regge le sorti dell'impresa da 23 milioni di fatturato (export al 90%) e 150

addetti, vuola «continuare l'espansione con mono­brand». Stategia in linea con quella di Gianluca Isaia, ad del

marchio da 50 milioni di fatturato (export al 90%) e 270 addetti che ricorda «le recenti aperturea Los Angeles,

Tokyo e New York». L'alta qualità della tradizione la trovi anche nelle scarpe di Benigno cheha messo le

proprie calzature ai piedi degli artisti del San Carlo, nelle pelli di Russo di Casandrino («Realizziamo le

materie prime per le borse di Chanel- dice l'ad Salvatore Marone-e per i cinturini dell'Apple Watch») e nelle

scarpe Dei Mille di Luigi Della Pia e nelle confezioni di Barba alle prese con l'apertura di monomarca in Italiae

all'estero. Ci sono poi le realtà industriali che hanno internazionalizzato anche le produzioni. Vedi alla voce

Carpisa Yamamay (borsee intimo controllato da Pianoforte Holding) con 300 milioni di fatturato, 1.700

addettie 1.300 monomarca di cui 300 all'estero. L'ad Carlo Palmieriè membro con delega al Mezzogiorno del

consiglio di presidenza di Smi. «L'internazionalizzazione- spiega-è imprescindibile. Dal 21 al 23 ottobrea

Napoli si terrà una tre giorni di incontri con buyer internazionali» (si veda l'articolo qui sotto). Ora c'è anche la

chance dei voucher governativi per dotarsi di un export manager, su cui il ministero dello Sviluppo economico

ha investito 19 milioni. Un'opportunità su cui Domenico Menniti, fondatore di Harmont& Blainea spiccata

vocazione internazionale, ha qualche dubbio: «L'internazionalizzazione- spiega- non può essere per tutti. Mi

sarei concentrato sulle medie imprese». Momento di grande evoluzione per il comparto.E per marchi storici

come Cilento che, dopo due secolie mezzo, cambia sede («Da via Medina- spiega il patron Ugo- ci spostiamo

a Riviera di Chiaia») e realtà consolidate come Carpisa che, complice la congiuntura internazionale, valutano

il reshoring. C'è chi invece si concentra sull'innovazione, sulla scia del recente accordo di collaborazione tra

Unindustriae Cnr. Come il brand Fracomina che guarda a tessuti innovativi. «Stiamo approfondendo - spiega

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uno dei soci Ferdinando Prisco­ le novità della ricerca ed eventuali partnership». Si pensa alla formazione:

qualcuno fa da sé (Kitone Attolini), altri assumono allievi dei corsi in moda e design della Seconda Università

di Napoli che vedono sfilare i propri capi alla settimana della moda di Milano, qualche altro cerca talenti

all'Accademia della Moda di Michele Lettieri. In provincia continuanoa lavorarei terzisti come la Hismos di

Luigi Giamundo: «anche chi produce per private label - sottolinea - rappresenta una fetta importante

dell'economia di settore». Altri, come Carlo Casillo, ha quasi abbandonato il conto terzi: «Stiamo lanciando il

marchio di moda femminile Hanita- spiega- con ottimi riscontri di mercato».E in ultimo c'è l'e­commerce: «Nel

2012 - racconta Paola Marzario della start up Brandon - abbiamo cominciato a distribuire online capi di

abbigliamento. Da un anno abbiamo lanciato i nostri brand Les Sophistiques e Isabella Roma, realizzati

nell'hinterland». Perché il tessile napoletano riescea interpretare con originalità persino la sfida del web.

Foto: Il Laboratorio. L' archivio di tessuti pregiati di una prestigiosa e antichissima sartoria napoletana

Foto: .@MrPriscus

Foto: Secondo di una serie di servizi. La precedente puntata è stata pubblicata il 26 giugno 2015

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Le linee guida REGOLE GENERALI Il bilancio a dimensione d'impresa Meno vincoli per le Pmi Più adempimenti per i conti delle «grandi» Franco Roscini Vitali pL'intento della direttiva si può sintetizzare in poche parole: semplificazione per le imprese di minori

dimensioni e obblighi aggiuntivi per quelli di dimensioni maggiori. Questo emerge dalla lettura dei

«considerando» (premesse) della direttiva: il «considerando 1» precisa che la direttiva tiene conto del

programma per legiferare meglio della Commissione e, in particolare, della comunicazione della

Commissione intitolata «Legiferare con intelligenza nell'Unione europea». Il «considerando 2» rammenta che

il Consiglio europeo del 24 e 25 marzo 2011 ha esortato a ridurre l'onere normativo nel suo complesso, in

particolare per le Pmi, a livello sia dell'Unione sia nazionale, e proposto misure intese a incrementare la

produttività, ad esempio l'eliminazione degli oneri amministrativi e il miglioramento del quadro normativo per

le Pmi. Il legislatore nazionale, con il Dlgs 139/2015, tiene conto dell'intento del legislatore comunitario e

introduce nel nostro ordinamento il nuovo articolo 2435-ter Cc, che regolamenta il bilancio delle micro

imprese, e detta nuove disposizioni anche per la redazione del bilancio in forma abbreviata nel rispetto del

divieto, previsto dall'articolo 16 paragrafo 3 dalla direttiva, di imporre ulteriori obblighi di informativa rispetto a

quelli previsti. Pertanto, le imprese che redigono il bilancio in forma abbreviata sono esonerate dalla

redazione del rendiconto finanziario e possono non applicare la valutazione al costo ammortizzato per titoli,

crediti e debiti, ma se stipulano contratti derivati devono seguire le disposizioni destinate alle imprese

maggiori. E questo è condivisibile, perché se un'impresa che redige il bilancio in forma abbreviata decide di

fare ricorso a strumenti finanziari complessi, quali sono i derivati, deve poi essere in grado di gestirli: con

questa previsione, forse, finiranno alcune contestazioni e i relativi contenziosi. Ma anche per le micro-imprese

il nostro legislatore ha calibrato le semplificazioni che riguardano, in particolare, la possibilità di non

presentare la nota integrativa se alcune informazioni sono riportate in calce allo stato patrimoniale. Tuttavia,

anche le micro devono effettuare il deposito del bilancio perché il Mef non ha recepito la possibilità, contenuta

nella direttiva, di esonero da tale obbligo: nel nostro Paese soltanto le imprese costituite in forma diversa

dalle società di capitali ne sono esonerate. Per le imprese maggiori, invece, vi sono obblighi aggiuntivi che

riguardano, in alcuni casi la totalità di esse, mentre in altri soltanto alcune. Per tutte, l'articolo 2423, comma 1,

include ora nel bilancio anche il rendiconto finanziario (nuovo articolo 2425-ter) che, pertanto, è parte

integrante dello stesso al pari di stato patrimoniale, conto economico e nota integrativa. La relazione precisa

che la presentazione del rendiconto finanziario migliora in modo significativo l'informativa sulla situazione

finanziaria della società. Interessano soltanto alcune imprese, invece, le disposizioni relative alla

contabilizzazione e valutazione degli strumenti finanziari derivati. Si deve tenere conto che l'applicazione di

molte delle nuove disposizioni richiede l'ausilio dei principi contabili. Pertanto, il comma 3 dell'articolo 12

dispone che l'Organismo italiano di contabilità aggiorni i principi contabili nazionali sulla base delle

disposizioni contenute nel decreto legislativo e delle conseguenti modifiche apportate a codice civile e Dlgs

127/1991. A tale proposito, la norma cita l'articolo 9-bis del Dlgs 38/2005 e la relazione rammenta che tale

decreto riconosce nell'Oic il soggetto istituzionalmente preposto a fornire supporto sia al Parlamento sia agli

organi governativi nel processo di formazione della normativa e della regolamentazione contabile, compresa

l'elaborazione dei principi contabili. La relazione precisa che i principi contabili saranno di particolare utilità

con riferimento alla prima applicazione delle nuove disposizioni. Inoltre, ai principi contabili occorrerà fare

riferimento per la declinazione pratica, compresa la descrizione delle possibili casistiche, di alcune norme di

carattere generale riferite, ad esempio, ai principi di rilevanza e della sostanza economica: medesimo

discorso per l'applicazione di aspetti specifici di carattere tecnico riguardanti, per esempio, operazioni di

copertura, costo ammortizzato e attualizzazione. Tuttavia, alcune disposizioni non richiedono particolari

spiegazioni: per esempio, le imprese devono predisporre il piano dei conti che sarà utilizzato dall'1 gennaio

23/09/2015Pag. 2 Il Sole 24 Ore Dossier

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2016.

I punti chiaveLA RILEVANZA Il Dlgs 139/2015 modifica, tra le altre cose, anche i principi generali di redazione del

bilancio. Infatti, nell'articolo 2423 è inserito un nuovo comma che così dispone: «Non occorre rispettare gli

obblighi in tema di rilevazione, valutazione, presentazione e informativa quando la loro osservanza abbia

effetti irrilevanti al fine di dare una rappresentazione veritiera e corretta. Rimangono fermi gli obblighi in tema

di regolare tenuta delle scritture contabili. Le società illustrano nella nota integrativa i criteri con i quali hanno

dato attuazione alla presente disposizione». Con queste disposizioni il legislatore introduce in via esplicita il

principio di rilevanza (detto anche di "materialità") come ideale completamento del principio di

rappresentazione veritiera e corretta. La previsione espressa del principio generale si accompagna

all'eliminazione di alcune regole di dettaglio nelle quali, in precedenza, il concetto di rilevanza era previsto

PICCOLE IMPRESE Nella riformata versione del codice, le piccole società hanno "facoltà" di godere delle

semplificazioni previste (anche solo di alcune di queste), redigendo un bilancio in forma abbreviata. Questo

significa che tali società, laddove lo ritenessero opportuno, possono fornire indicazioni aggiuntive rispetto a

quelle previste dal 2435-bis od utilizzare le disposizioni del bilancio redatto in forma "ordinaria". Peraltro è

sempre valida la previsione di dover riportare "informazioni complementari", laddove queste siano necessarie

per fornire una rappresentazione veritiera e corretta della situazione aziendale (articolo 2423, comma 3). Le

semplificazioni inerenti la redazione dello stato patrimoniale sono rimaste, di fatto, invariate. È stata, però,

eliminata la previsione di dover detrarre direttamente nel prospetto gli ammortamenti e le svalutazioni dalle

immobilizzazioni materiali e immateriali. Tale informazione è reperibile nella nota integrativa (articolo 2427,

comma 1, n. 2)

BILANCIO ORDINARIO Il recepimento della direttiva 2013/34 comporta anche modifiche agli schemi di

bilancio che, a partire dall'esercizio 2015, saranno redatti in tre diverse forme, in base alle dimensioni

dell'impresa. Per quanto riguarda il bilancio in forma ordinaria, a seguito del recepimento della direttiva, non

potranno più essere iscritte, né nelle immobilizzazioni finanziarie, né nell'attivo circolante, le azioni proprie

che andranno evidenziate, con segno negativo, in una apposita riserva del patrimonio netto. Di contro è

prevista l'espressa iscrizione sia all'attivo sia al passivo (tra i fondi per rischi ed oneri) degli "strumenti

finanziari derivati passivi". Inoltre, poiché non sarà più possibile capitalizzare i costi di ricerca e di pubblicità

tra le immobilizzazioni immateriali, la voce B.I.2 si limiterà a prevedere l'iscrizione dei soli "costi di sviluppo"

RENDICONTO FINANZIARIO Cambiano i prospetti nei documenti contabili del 2016 e il rendiconto

finanziario entra tra gli schemi obbligatori del bilancio. Sono esentate solo le microimprese e le società che

redigono il bilancio abbreviato. La presentazione del rendiconto finanziario, già obbligatoria per le società

quotate, migliora in modo significativo l'informativa finanziaria sulla situazione della società. Infatti gli

aggregati finanziari contenuti nel prospetto esprimono il fabbisogno monetario della società e descrivono in

modo analitico i processi di raccolta e di impiego dei fondi. Non è previsto un contenuto minimo del

documento, ma vengono indicati gli obiettivi che questo deve prefiggersi: evidenziare l'ammontare e la

composizione delle disponibilità liquide e i flussi finanziari dell'esercizio riconducibili all'attività operativa, a

quella di finanziamento e a quella di investimento nonché i rapporti con i soci

VALUTAZIONI Cambiano i criteri di valutazione in tema di ammortamento dell'avviamento e dei costi di

sviluppo, ammodernando alcune previsioni normative allineandole a prassi e tecniche contabili già diffuse in

ambito nazionale ed internazionale, tra cui l'uso del costo ammortizzato ed il trattamento contabile delle poste

in valuta. In particolare, cambiano le modalità di determinazione dell'ammortamento dell'avviamento e dal 1°

gennaio 2016, l'avviamento dovrà essere ammortizzato secondo la sua vita utile e, solo nei casi eccezionali

in cui non sia possibile effettuare una stima attendibile della sua vita utile, l'avviamento dovrà essere

ammortizzato in un periodo non superiore a dieci anni. Un cambiamento simile a quello appena descritto per

l'avviamento, interessa anche le modalità di determinazione dell'ammortamento dei costi di sviluppo

capitalizzati

23/09/2015Pag. 2 Il Sole 24 Ore Dossier

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SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 23/09/2015 - 23/09/2015 74

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Bilanci semplificati NUOVE OPZIONI Dal 2016 rendicontazione abbreviata per agevolare le piccole imprese L'allineamento con le disposizioni europee e parametri di identificazione Matteo Pozzoli pIl tessuto economico europeo si compone in massima misura di imprese di piccole e medie dimensioni

(circa il 99%). Il progetto della stesura della direttiva 2013/34/Eu è partito proprio dal presupposto di «pensare

prima alle piccole imprese» («think small first»). Il legislatore nazionale, quindi, muovendo dalle disposizioni

europee nonché in coordinamento con le conseguenti nuove previsioni introdotte con il recepimento della

direttiva, ha previsto semplificazioni del tutto nuove per il panorama giuscontabile nazionale. In questo

contesto, la scelta forse più evidente consiste nell'aver introdotto, ai fini rendicontativi, la categoria delle

micro-imprese, di cui parleremo in seguito. Si evidenzia da subito che le nuove disposizioni in materia di

piccole e micro imprese entrano in vigore a partire dal 1° gennaio 2016 e non possono essere adottate per i

prossimi bilanci degli esercizi 2015. Per le piccole società (articolo 2435-bis, Cc), giova, prima di tutto rilevare

che il legislatore ha optato per mantenere invariati i parametri quantitativi previsti per la loro identificazione,

pur potendo optare per incrementare o decrementare tali valori. Le soglie di riferimento indicate nel novellato

articolo 2435-bis sono: 1 totale dell'attivo dello stato patrimoniale: 4.400.000 euro; 1 ricavi delle vendite e

delle prestazioni: 8.800.000 euro; 1 dipendenti occupati in media durante l'esercizio: 50 unità. Una società è

piccola, come previsto anche nell'attuale articolato, quando non supera per due esercizi consecutivi almeno

due dei predetti limiti (articolo 2435-bis, comma1). Specularmente, una società non rientra più nella categoria

delle piccole quando supera per due esercizi consecutivi le richiamate soglie (articolo 2435-bis, comma 8). È

opportuno premettere che, anche nella novellata versione del codice, le piccole società hanno "facoltà" di

godere delle semplificazioni previste (anche solo di alcune di queste), redigendo un bilancio in forma

abbreviata. Questo significa che tali società, laddove lo ritenessero opportuno, possono fornire indicazioni

aggiuntive rispetto a quelle previste dal 2435-bis od utilizzare le disposizioni del bilancio redatto in forma

"ordinaria". Peraltro, vale la pena ricordare che è sempre valida la previsione di dover riportare "informazioni

complementari", laddove queste siano necessarie per fornire una rappresentazione veritiera e corretta della

situazione aziendale (articolo 2423, comma 3). Le semplificazioni inerenti la redazione dello stato

patrimoniale sono rimaste, di fatto, invariate. È stata, però, eliminata la previsione di dover detrarre

direttamente nel prospetto gli ammortamenti e le svalutazioni dalle immobilizzazioni materiali e immateriali.

Tale informazione è reperibile nella nota integrativa (articolo 2427, comma 1, n.2). Nel conto economico, a

seguito dell'introduzione di un'apposita contabilizzazione per gli strumenti finanziari derivati, è concesso che

possano essere aggregati con i valori concernenti le rivalutazioni delle partecipazioni, immobilizzazioni

finanziarie e titoli del circolante diversi dalle partecipazioni -disposizione già esistente- anche le

rideterminazioni di valore in aumento degli strumenti finanziari derivati. Lo stesso dicasi per le svalutazioni dei

sopra richiamati elementi che possono essere aggregate con i decrementi di valore dei derivati. Sempre

restando al contesto dei prospetti quantitativi, le società piccole sono esentate dalla predisposizione del

rendiconto finanziario. Il codice civile "sperimenta", poi, le semplificazioni in termini di criteri di valutazione.

Nonostante, infatti, il codice civile abbia introdotto il criterio del costo ammortizzato per titoli immobilizzati,

crediti e debiti, sono stati confermati per le piccole gli attuali criteri di valutazione previsti, ossia: costo di

acquisto per i titoli immobilizzati; valore di presumibile realizzo per i crediti; e valore nominale per i debiti. Le

società piccole possono, poi, fruire di una serie di importanti agevolazioni concernenti la redazione della nota

integrativa. In termini di impostazione, si evidenzia che mentre l'attuale previsione codicistica indica in

negativo cosa le imprese possono non inserire in nota, il "nuovo" disposto indica in positivo, come previsto

dall'impostazione di «massima armonizzazione» («maximum harmonisation») della direttiva), le informazioni

che devono essere riportate. Non è questa la sede per poter esaminare nel dettaglio le modifiche apportate.

In prima istanza, appare che l'informativa risulti inferiore rispetto al vigente contesto. In ultimo, è riproposta la

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previsione per la quale le società piccole che rientrano nei parametri di cui all'articolo 2435-bis possano non

redigere la relazione sulla gestione se forniscono le informazioni di cui ai numeri 3 e 4 dell'articolo 2428, Cc

(numero e valore nominale delle azioni possedute, acquistate e alienate) nella nota integrativa.

In sintesi8 Parametri quantitativi delle soglie invariati rispetto all'attuale previsione

8 Stato patrimoniale: semplificazioni "confermate". Eliminata la previsione della detrazione diretta nel

prospetto degli ammortamenti e delle svalutazioni dalle immobilizzazioni materiali e immateriali;

8 Rendiconto finanziario: esenzione dalla predisposizione;

8 Nota integrativa: previsione "in positivo" delle informazioni da fornire;

8 Relazione sulla gestione: confermata l'esenzione dalla predisposizione. Le scelte del legislatore in merito

alle semplificazioni del bilancio in forma abbreviato delle piccole società 8Conto economico: semplificazioni

"confermate". Aggregazione delle movimentazioni degli strumenti finanziari derivati che transitano in conto

economico (D18d e D19d) rispettivamente con le altre rivalutazioni e svalutazioni degli strumenti finanziari

(D18a-c e D19a-c); 8Criteri di valutazione: esenzione dall'utilizzo del costo ammortizzato per titoli, crediti e

debiti, per i quali sono confermati gli attuali criteri;

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Milano Moda Donna / MF fashion Fashion shiner, a Milano debutta un ponte tra Italia e Cina Giulia Sciola Si chiama Fashion shiner ed è il nuovo ponte tra Italia e Cina. Alla base l'interesse crescente dell'ex Celeste

Impero nei confronti del made in Italy, confermato dalla partnership tra la Cnmi-Camera nazionale della moda

italiana, l'e-commerce di abbigliamento Jd.com e l' Europe design center. «Lo scorso agosto in Cina abbiamo

firmato un accordo davvero importante», ha dichiarato il presidente onorario di Cnmi Mario Boselli: «Abbiamo

selezionato quattro stilisti emergenti cinesi che domenica 27 settembre presenteranno le loro collezioni a

Milano moda donna con sfilate o eventi in shwroom». I new names sono quelli di Lin Gu, Ali Tan, Xiaoyan Xu

e Ivy Hu, scelti per il loro approccio originale alla creatività. «La volontà di promozione va però anche in

direzione opposta, dall'Italia verso la Cina, con l'obiettivo di aiutare soprattutto le piccole medie imprese, a

vendere online a Est», ha spiegato Alan Zhong, operation director di Europe design center, che ha precisato

come domenica prossima Jd.com, che è il secondo e-tailer in Cina con un fatturato di 7 miliardi di dollari

(circa 6,2 miliardi di euro al cambio di ieri) nel secondo trimestre (+6%) e un traffico giornaliero di 120 milioni

di utenti, annuncerà il lancio di Italian fashion mall, una piattaforma che opererà per sostenere lo sviluppo dei

brand italiani nel territorio cinese. (riproduzione riservata)

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