n° 85 6° bimestre 2014 settembre ottobre notiziario "divina misericordia"

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N° 85 6° Bimestre 2014 Settembre Ottobre Notiziario "Divina Misericordia" della Chiesa di Santo Spirito in Sassia Santuario della Divina Misericordia

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Divina MisericordiaNotiziario del Santuario

della Divina Misericordia

Chiesa Santo Spirito in Sassia Viadei Penitenzieri 12 00193 - Roma

CCP: 16311003 intestato a ChiesaSanto Spirito in Sassia Santuariodella Divina Misericordia

IBAN: IT-50-B-07601-03200-000016311003

Redazione Direttore: Mons. JozefBart

Gruppo redazionale: Congregazionedelle Suore della Beata VergineMaria della Misericordia, Anna Can-toro, Alessandro Ortenzi, Don Vin-cenzo Mercante

3 - 4La Chiesa è Madre: ciinsegna le opere di Mi-sericordia

5 - 10Festa Liturgica di SantaFaustina KowaklsaOmelia Mons. Bart

11 - 16Misericordia e MissioneIII Wacom 2014S.E. Card. Schonborn

17 - 19La Misericordia nella ri-velazione del Mistieri diDio

www.divinamisericordia.it

www.faustyna.pl

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La Chiesa è Madreinsegna le opere di Misericordia

Udienza Generale - Piazza San PietroMercoledì 10 Settembre 2014

Cari fratelli e sorelle, buon-giorno, nel nostro itinera-rio di catechesi sulla

Chiesa, ci stiamo soffermando aconsiderare che la Chiesa èmadre. La volta scorsa abbiamosottolineato come la Chiesa cifa crescere e, con la luce e laforza della Parola di Dio, ci in-dica la stradadella salvezza, eci difende dalmale. Oggi vorreisottolineare unaspetto partico-lare di questaazione educativadella nostramadre Chiesa,cioè come essaci insegna leopere di miseri-cordia.

Un buon educa-tore punta alles-senziale. Non siperde nei detta-gli, ma vuole tra-smettere ciò che veramenteconta perché il figlio o lallievotrovi il senso e la gioia di vivere.E la verità. E lessenziale, se-condo il Vangelo, è la misericor-dia. Lessenziale del Vangelo èla misericordia. Dio ha inviatosuo Figlio, Dio si è fatto uomoper salvarci, cioè per darci la

sua misericordia. Lo dice chia-ramente Gesù, riassumendo ilsuo insegnamento per i disce-poli: «Siate misericordiosi,come il Padre vostro è miseri-cordioso» (Lc 6,36). Può esi-stere un cristiano che non siamisericordioso? No. Il cristianonecessariamente deve essere

misericordioso, perché questo èil centro del Vangelo. E fedele aquesto insegnamento, laChiesa non può che ripetere lastessa cosa ai suoi figli: «Siatemisericordiosi», come lo è ilPadre, e come lo è stato Gesù.Misericordia.

E allora la Chiesa si comportacome Gesù. Non fa lezioni teo-riche sullamore, sulla misericor-dia. Non diffonde nel mondouna filosofia, una via di sag-gezza…. Certo, il Cristianesimoè anche tutto questo, ma perconseguenza, di riflesso. Lamadre Chiesa, come Gesù, in-

segna con lesempio,e le parole servonoad illuminare il signi-ficato dei suoi gesti.La madre Chiesa ciinsegna a dare damangiare e da bere achi ha fame e sete, avestire chi è nudo. Ecome lo fa? Lo fa conlesempio di tantisanti e sante chehanno fatto questo inmodo esemplare; malo fa anche conlesempio di tantis-simi papà e mamme,che insegnano ai lorofigli che ciò cheavanza a noi è per

chi manca del necessario. Eimportante sapere questo. Nellefamiglie cristiane più semplici èsempre stata sacra la regoladellospitalità: non manca maiun piatto e un letto per chi ne habisogno. Una volta una mammami raccontava - nellaltra diocesi- che voleva insegnare questo

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ai suoi figli e diceva loro di aiu-tare e dare da mangiare a chiha fame; ne aveva tre. E ungiorno a pranzo - il papà erafuori al lavoro, cera lei con i trefigli, piccolini, 7, 5, 4 anni più omeno - e bussano alla porta:cera un signore che chiedevada mangiare. E la mamma gliha detto: “Aspetta un attimo”. Erientrata e ha detto ai figli: “Cèun signore lì che chiede damangiare, cosa facciamo?”“Gliene diamo, mamma, glienediamo!”. Ognuno aveva sulpiatto una bistecca con le patatefritte. “Benissimo – dice lamamma -, prendiamo la metà diciascuno di voi, e gli diamo lametà della bistecca di ognuno divoi”. “Ah no, mamma, così nonva bene!”. “E così, tu devi daredel tuo”. E così questa mammaha insegnato ai figli a dare damangiare del proprio. Questo èun bellesempio che mi ha aiu-tato tanto. “Ma non mi avanzaniente…”. “Da del tuo!”. Così ciinsegna la madre Chiesa. E voi,tante mamme che siete qui, sa-pete cosa dovete fare per inse-gnare ai vostri figli perchécondividano le loro cose con chiha bisogno.

La madre Chiesa insegna astare vicino a chi è malato.Quanti santi e sante hanno ser-vito Gesù in questo modo! Equanti semplici uomini e donne,ogni giorno, mettono in praticaquestopera di misericordia inuna stanza di ospedale, o diuna casa di riposo, o nella pro-pria casa, assistendo una per-sona malata.

La madre Chiesa insegna astare vicino a chi è in carcere.“Ma Padre no, è pericoloso que-sto, è gente cattiva”. Ma ognunodi noi è capace… Sentite benequesto: ognuno di noi è capace

di fare lo stesso che ha fattoquelluomo o quella donna cheè in carcere. Tutti abbiamo lacapacità di peccare e di fare lostesso, di sbagliare nella vita.Non è più cattivo di te e di me!La misericordia supera ognimuro, ogni barriera, e ti porta acercare sempre il volto del-luomo, della persona. Ed è lamisericordia che cambia il cuoree la vita, che può rigenerare unapersona e permetterle di inse-rirsi in modo nuovo nella so-cietà.

La madre Chiesa insegna astare vicino a chi è abbando-nato e muore solo. E ciò che hafatto la beata Teresa per lestrade di Calcutta; è ciò chehanno fatto e fanno tanti cri-stiani che non hanno paura distringere la mano a chi sta perlasciare questo mondo. Eanche qui, la misericordia donala pace a chi parte e a chi resta,facendoci sentire che Dio è piùgrande della morte, e che rima-nendo in Lui anche lultimo di-stacco è un “arrivederci”… Loaveva capito bene la beata Te-resa questo! Le dicevano:“Madre, questo è perdere

tempo!”. Trovava gente mori-bonda sulla strada, gente allaquale incominciavano a man-giare il corpo i topi della strada,e lei li portava a casa perchémorissero puliti, tranquilli, ca-rezzati, in pace. Lei dava lorol”arrivederci”, a tutti questi… Etanti uomini e donne come leihanno fatto questo. E loro liaspettano, lì [indica il cielo], allaporta, per aprire loro la porta delCielo. Aiutare a morire la gentebene, in pace.

Cari fratelli e sorelle, così laChiesa è madre, insegnando aisuoi figli le opere di misericor-dia. Lei ha imparato da Gesùquesta via, ha imparato chequesto è lessenziale per la sal-vezza. Non basta amare chi ciama. Gesù dice che questo lofanno i pagani. Non basta fare ilbene a chi ci fa del bene. Percambiare il mondo in meglio bi-sogna fare del bene a chi non èin grado di ricambiarci, come hafatto il Padre con noi, donandociGesù. Quanto abbiamo pagatonoi per la nostra redenzione?Niente, tutto gratuito! Fare ilbene senza aspettare qualco-saltro in cambio. Così ha fatto ilPadre con noi e noi dobbiamofare lo stesso. Fa il bene e vaiavanti!

Che bello è vivere nella Chiesa,nella nostra madre Chiesa checi insegna queste cose che ciha insegnato Gesù. Ringra-ziamo il Signore, che ci dà lagrazia di avere come madre laChiesa, lei che ci insegna la viadella misericordia, che è la viadella vita. Ringraziamo il Si-gnore.

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Omelia 5 ottobre 201427° domenica Tempo Ordinario

Festa liturgica di Santa Faustina Kowalska

Suor Faustina si è sentita appartenere a Dio.Non permettiamo che Dio sia deluso di noi.

Omelia di Mons. Jozef Bart

In questo santuario della Di-vina Misericordia accogliamoquel grande dono di Dio che

per noi è stata, è e sarà, ancheper le future generazioni, Fau-stina Kowalska, chiamata sem-plicemente da tutti noi suorFaustina, nella sua straordinariavita e missione. La accogliamoalla luce della parola di Dio,quella parola che ella ha volutoascoltare ogni giorno, primanella sua famiglia poi nella suachiesa parrocchiale poi nellasua congregazione. Quello dioggi è il vangelo della vigna(Matteo, 21, 33-40). Suor Fau-stina ha saputo, nel brevetempo della sua vita, produrrestraordinari frutti dei quali oggitutti ci nutriamo, dei quali sinutre la Chiesa e tanti fratelli inquesto mondo. Attraverso il pro-fondo e quotidiano rapporto conDio e attraverso lumile ma con-sapevole collaborazione con lagrazia di Dio, la vita di suor Fau-stina è diventata una vigna, ungiardino che ha portato buonifrutti.

In questa luce consideriamoanche noi la nostra esistenza.Suor Faustina si è sentita ap-partenere a Dio. Quante voltenoi diciamo: è mia, la vita. Nonè mia la vita, non posso di-sporre della mia vita come iovoglio perché questa mia vita mi

è già donata, è già un dono; perquesto, cari fratelli, noi siamo ilbene prezioso di Dio, noi siamoil tesoro di Dio, la banca di Dio,il campo di Dio, noi siamo la suavigna. Allora Dio attende cheessa produca uva: da unabuona uvaviene unbuon vino.Invece lanostra vitafa uva sel-vatica e daunuva sel-vatica nonviene unv i n obuono, maacido. Sì,a b b i a m oumiltà difarci direche luomod e l u d eDio; que-sta è la ter-r i b i l enotizia in-serita nellaparabola diquesta do-menica incui inizia ils i n o d osulla fami-glia. Ma lanotizia più

bella, quella che prevale su ogninotizia triste, è la notizia sullamisericordia, sulla tenerezza diDio: che altro può fare il Padrequando vede questa cattiveriaconquistare i suoi figli creatibelli, bellissimi. Al Padre resta

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soltanto di inviare suo figlioGesù sulla terra; e questo lui hafatto.

Gesù è venuto, e noi checosa abbiamo fatto, labbiamoaccolto o no? Le prime testimo-nianze ci dicono di no, soprat-tutto quella di Giovanni che nelsuo vangelo ci dice che è ve-nuto in mezzo a suoi ma i suoinon lhanno accolto, lhanno re-spinto. È la grande cattiveriaumana, è qualcosa di spaven-toso, di orribile, molto più orri-bile di quello che vediamoaccadere in questi giorni. Carifratelli, quante volte al giorno,assecondando la nostra uma-nità, crocefiggiamo nostro Si-gnore Gesù! Ma Dio non sirassegna. Dio trasforma lacroce in una offerta damore. Ela ferita del suo cuore diventauna porta aperta, una sorgentenuova di misericordia che si ri-versa su di noi: Benedetto siaDio in eterno e benedetta sia lasua infinita misericordia.

Noi apparteniamo alla ge-nerazione cui il Signore ha con-cesso di vivere la fine delsecondo millennio, di vivere ilgrande giubileo. Auguriamoci dipoter vivere anche il giubileo del2025, a tutti lo auguro, ma nellostesso tempo è bello poter dire“Signore, Signore, siamo pronti,quindi in qualsiasi momento siiTu a decidere: come decidestilora della nostra nascita, cosìdecidi anche lora della nostramorte”. Abbiamo vissuto lannodel grande giubileo e proprioquel periodo ci deve far tremareed assieme gioire. Non erano itempi di Faustina, i primi de-cenni del novecento, né erano itempi della guerra, né erano glianni sessanta, settanta, il Si-gnore ha voluto scegliere suorFaustina proprio in un precisomomento della storia, la fine delsecondo millennio e linizio del

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terzo ed ha voluto scegliere perla consegna al mondo di questasuora, il figlio della Polonia,Karol Wojtya. Questa è una no-tizia su cui riflettere profonda-mente e sempre: non puòpassare come notizia scontata,fatto storico ormai passato, ar-chiviato; assolutamente no!Questa chiesa di Santo Spiritoin Sassia, il santuario della Di-vina Misericordia a Cracovia vo-luto da Giovanni Paolo II, sonoi luoghi fondati e canonica-mente istituiti dalla madreChiesa per approfondire e te-nere sempre viva questa ereditàe questo messaggio della Di-vina Misericordia consegnatocidal Santo Giovanni Paolo II.

Gesù disse a suora Fau-stina di non voler punire luma-nità peccatrice, ma che sistringesse al suo cuore miseri-cordioso. Quanto queste parolediventano conforto a ciascuno

di noi dinanzi al mistero dellini-quità che si estende ogni giornoterribilmente sulle strade delmondo. Perciò questo messag-gio è sempre attuale perchénon ci rimanda alla situazionereale che viviamo, bensì alla pa-rola stessa di Gesù. Egli ci hapromesso e ci ha preavvisatodelle persecuzioni, ci ha preav-visato delle sofferenze che sop-porteremo in nome suo; ma ilmale non è lultima parola, nonè lultimo evento, non è lultimanotizia come non può essere laprima. Per il mondo sì, da unaparte esso piange e si com-muove dinanzi ai morti a causadella violenza, ma nello stessotempo, gioisce perché guada-gna denaro su quei morti e sullasofferenza. Per contrastare ciòdobbiamo fare di tutto affinchésulla strada della Divina Miseri-cordia non camminino pochepersone, ma si inoltri un pelle-

grinaggio ininterrotto di uomini edi donne, anche di bambini. Suquesta via della misericordiadobbiamo condurre tutte leanime che riusciamo a conqui-stare con la nostra vita di testi-monianza di apostoli dellaDivina Misericordia. In questaottica dobbiamo cogliere la mis-sione di suor Faustina: “Oggimando te a tutta lumanità conla mia misericordia” (Diario,1588). La missione di suor Fau-stina diventi anche la nostraquotidiana missione in questotempo di misericordia così defi-nito da papa Francesco: tempodella nuova evangelizzazione dicui la misericordia è fermentoefficace, è lievito necessario.

Suor Faustina si è spogliatadi tutto per distribuire le grazieche scaturiscono dalla DivinaMisericordia su noi poveri pec-catori. Essa ha consumato isuoi occhi volgendo il suo

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sguardo benevolo al prossimo.Ha consumato i suoi orecchi persentire il grido dei dolori deibambini, dei malati, dei carce-rati, degli uomini perduti moral-mente ma che soffrono. SuorFaustina ha consumato le suemani sempre innalzate versoDio e sempre rivolte verso ilprossimo per portare buoneazioni, una minestra, un panino,un caffè, un bicchiere dacqua.Ha consumato la sua voce perimplorare giorno e notte, giànella sua stanza, poi nella suacella nel convento della Congre-gazione, la Divina Misericordiaper il mondo intero. Quanto oggigioisce il Cielo, quando vedeche alla sua implorazione, siunisce oggi lumanità di ognirazza e cultura e nazione, so-prattutto alle ore quindici, loradella misericordia. Quanto hagioito il cielo alla consegna dellamisericordina, il 17 novembrescorso, da parte di papa Fran-cesco. Quella di Santa Faustinaera vita feconda, una vita con-sumata per Dio e per le anime;ecco perché lei poteva dire“Non ho nulla per me, perché hodistribuito tutto alle anime, […]e in quel giorno ci incontreremo:l'Amore con la Misericordia...”(Diario, 1426). Bella questa vita,bella, veramente una vigna, ve-ramente un giardino con tanti al-beri e piante che profumano eche portano frutto. Oggi Diovede purtroppo tante vite sciu-pate, sprecate, vite spente, get-tate nella spazzatura. Pensoalle vite dei giovani, delle cop-pie, degli anziani. Cari fratelli ri-cordiamoci davanti alle santereliquie di questa vita toccata daGesù Cristo, che ogni fase dellavita, ogni momento dellesi-stenza è bello e può produrremeravigliosi frutti. Anche il do-lore e la sofferenza sono utili enecessari per il mondo; attra-

verso la vita di ciascuno di noiCristo può parlare, può agireCristo, può intervenire Cristo.Lesperienza di Faustina e ditutti i Santi confermano questaverità. San Giovanni Paolo IIanche quando non poteva par-lare e respirare, ha continuato aportarci il profumo della vita diCristo.

Suor Faustina fu umile stru-mento nelle mani di Dio, anchetu puoi esserestrumento nelleSue mani,anche la mortepuò essere stru-mento nellemani di Diocome fu lamorte di Gio-vanni Paolo II, enon solo la suama quella di altrifedeli alla DivinaMiser icord ia .Anche tu colpitodalle difficoltàquotidiane puoiessere stru-mento nellemani della Di-vina Misericor-dia; anche tupuoi salvare unuomo, anche tupuoi salvare ilp e c c a t o r e ,anche tu puoiperdonare, nonsacramenta l -mente,solo il sacerdote può concedereil perdono di Dio, ma puoi con-tribuire alla riconciliazione e allapace con il tuo amico. Abbiamosentito ieri testimonianze di ma-riti e mogli che erano disponibilia chiudere gli occhi, non al pec-cato, ma per dimenticare il malee per aprirli alla misericordia di-vina che può risanare il male, ri-conciliare e ricostruire una

amicizia o un rapporto matrimo-niale distrutto, tradito. Anche tupuoi benedire e risuscitare unmorto che incontri per strada onel tuo ambiente. Sì, questo èpossibile perché chi crede nellaonnipotenza della Divina Mise-ricordia, chi si sente responsa-bile della salvezza delle anime,può compiere tale miracolo.Suor Faustina, avendo vera-mente ha consacrato la sua vita

alla causa della Divina Miseri-cordia, fu ben consapevoledella sua missione nella Chiesae nel mondo. “Cristo dammi leanime” è il grido scaturito dallasua breve vita. Oggi ne cele-briamo la festa liturgica a pochimesi dalla canonizzazione diGiovanni Paolo II, oggi, proprionel giorno in cui si conclude ilcongresso mondiale della divina

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misericordia a Cracovia, sotto iltitolo di “Giovanni Paolo II apo-stolo della Divina Misericordia”.Lui, Karol Wojtya, ha voluto af-fiancare la missione di SuorFaustina, ha voluto donare alnostro millennio questa grandis-sima mistica, ha voluto consa-crarci alla Divina Misericordianel suo ultimo viaggio aposto-lico.

Oggi siamo testimoni oculari

di quanto questo messaggio,trasmesso da suor Faustina,aiuti le anime ad avvicinarsi aGesù, alla Chiesa e alla vita sa-cramentale. Lo vediamo in que-sto santuario della DivinaMisericordia grazie ai tanti con-fessori, sacerdoti della compa-gnia di Gesù, sacerdoti, vescovie cardinali che spontaneamentevengono per affiancare al mes-

saggio della Divina Misericordiail sacramento della riconcilia-zione. Tutto questo è una gra-zia, è una gioia che aumentanel cuore di Dio e nel cuore disuor Faustina e di San GiovanniPaolo II.

Sì, oggi viviamo un periodonon bello, papa Francesco lo hadefinito tempo di guerra, di unaterza guerra, manca la verapace. Il male avanza, la vio-

lenza au-m e n t a ,crescono levittime in-n o c e n t i .Come nonrileggere leparole pro-fetiche diG i o v a n n iPaolo IIq u a n d odisse chesolo nellaDivina Mi-sericordia ilmondo po-teva trovarerifugio esperanza.Suor Fau-stina è lascintilla chepuò accen-dere ilfuoco del-lamore diDio perq u e s t oterzo mil-

lennio, tanto freddo nel cuore,tanto ricco nel giudicare, tantopronto nello scagliare le pietrecontro il prossimo. Suor Fau-stina ci consegna larma, è bellaquestarma, della coroncina allaDivina Misericordia. Lei ci inse-gna a pregare, lei ci insegna adalzare il cuore e le mani verso ilSignore, lei ci vuole convincerea credere che la misericordia è

un miracolo continuo, che la mi-sericordia può riportare lordinenei nostri cuori e quindi nei no-stri ambienti, di lavoro e di fami-glia, e nelle nostre nazioni. Delresto tramite lei, il Signore disse“L'umanità non troverà pace,finché non si rivolgerà con fidu-cia alla Mia Misericordia” (Dia-rio, 300).

Carissimi fratelli, radunati quipresso il trono della divina mise-ricordia e altrimenti in ascolto,presso queste reliquie di SantaFaustina, ripartiamo da qui,oggi, sostenuti dalla preghieradi suor Faustina, ripartiamo conpiù consapevolezza stimolati dapapa Francesco, ripartiamo conil desiderio di distribuire grazieai malati e ai sofferenti nel corpoe nello spirito; perciò consacria-moci oggi e rinnoviamo questaconsacrazione alla Divina Mise-ricordia già compiuta da Gio-vanni Paolo II. Rinnoviamolaogni giorno, perché questa con-sacrazione ci renderà semprepiù forti nellaffrontare la durabattaglia contro il maligno cheodia la Misericordia, contro ilmaligno che vorrebbe sporcarequesto atto di consacrazione.Essere apostoli della Divina Mi-sericordia ci darà il coraggioapostolico per andare nelle pe-riferie esistenziali dove ci atten-dono le anime abbandonate,dove ci attendono famiglie di-vise o che si sentono esclusedalla vita della Chiesa. Dioconta su di noi, non permet-tiamo che Dio sia deluso di noi,questo è il tempo di accogliereed annunciare la Misericordiadi Dio perché tutti gli abitantidella terra la sperimentino.Concludo con Santa Faustinache disse: “Benché il peccatosia un abisso di cattiveria e d'in-gratitudine, tuttavia il prezzo pa-gato per noi è assolutamenteincomparabile. Pertanto ogni

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anima abbia fiducia nella Pas-sione del Signore, speri nellaMisericordia. Iddio non nega anessuno la Sua Misericordia. ilcielo e la terra possono cam-biare, ma la Misericordia di Dionon si esaurisce. Oh! qualegioia arde nel mio cuore,quandoconsidero questa Tua incom-prensibile bontà, o Gesù mio.Voglio condurre ai Tuoi pieditutti i peccatori, affinché lodinola Tua Misericordia per i secoliinfiniti .” (Diario, 72).Noi ci uniamo in questo mo-mento, in questa eucarestia, aquesta lode di Santa Faustina incielo, che ci guarda dal cielo, lo-diamo e cantiamo la Divina Mi-sericordia nelle famiglie, nellestrade, nel lavoro e nel mo-mento di riposo ovunque, interra e in cielo. Amen.

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Quasi esatta-mente dodicianni fa, il 17

agosto 2002, il SantoPadre Giovanni Paolo IIconsacrò a Cracovia -agiewniki il santuariodella Divina Misericor-dia. Lomelia che eglipronunciò in quellocca-sione può essere consi-derata come il suotestamento spirituale.Allinizio di questo terzoCongresso ApostolicoMondiale della Miseri-cordia mi piace citarealcune parole di questaomelia e metterle da-vanti ai nostri occhicome una stella che ciguidi in questi giorni a Bogotá.

“Quanto bisogno ha il mondoodierno della misericordia diDio! In tutti i continenti, dal pro-fondo della sofferenza umanasembra salire linvocazionedella misericordia. Dove re-gnano lodio e la sete di ven-detta, dove la guerra causa ildolore e la morte degli inno-centi, si sente il bisogno dellagrazia della misericordia per ac-quietare le menti e i cuori e la-sciar fiorire la pace. Dove non sirispetta la vita e la dignità del-luomo, vi è bisogno dellamoremisericordioso di Dio: la sua

luce manifesta linesprimibilevalore di ogni essere umano. Viè bisogno di misericordia perfare in modo che ogni ingiusti-zia, in questo mondo, abbia finee la verità risplenda”. In unmondo pieno di violenza e di in-giustizia, il Papa Giovanni PaoloII considera la misericordiacome lunica risposta. Tuttavia,nasce immediatamente lastessa grande domanda chetocca così profondamente ilgrande paese che ci ospita, laColombia: qual è il rapporto fragiustizia e misericordia? Comeconciliare la verità e la miseri-cordia? La misericordia na-

sconde forse lingiustizia?E sufficiente essere miseri-cordiosi?Non deve forse venire allaluce anche la verità? Pos-siamo mettere a tacere lin-giustizia, soltanto perchévogliamo essere misericor-diosi? O non è proprio lamisericordia che ci sollecitaa rivelare la verità? Non èforse un requisito della mi-sericordia il chiamare lin-giustizia con il suo nome?

Prima di riprendere questadomanda così decisiva,ascoltiamo il punto culmi-nante, il cuore dellomeliadel Papa. Sono parole checi danno la chiave per ri-

spondere alla domanda di comevadano insieme la verità, la giu-stizia e la misericordia o, in ter-mini biblici, come “siabbracciano” (Sal 85,11).“Perciò, oggi, voglio consacraresolennemente il mondo alla di-vina Misericordia. Lo faccio conlardente desiderio che il mes-saggio dellamore misericor-dioso di Dio, qui proclamatoattraverso santa Faustina,giunga a tutti gli abitanti dellaterra e colmi il loro cuore di spe-ranza. Che il messaggio si dif-fonda da questo luogo (ossia,da agjewniki) a tutta la nostraamata patria e al mondo intero!

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Bogotà. 16 agosto 2014Card. Christoph Schönborn OP

Misericordia e missione

IIICongresso Apostolico Mondialedella Divina Misericordia

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Voglia Iddio che si compia la si-cura promessa del SignoreGesù: da qui deve sgorgare lascintilla che preparerà il mondoalla sua ultima venuta” (cf. Dia-rio, 1732, ed. it. p. 568). E ne-cessario accendere questascintilla della grazia di Dio. Tra-smettere al mondo questofuoco della misericordia. Nellamisericordia di Dio il mondo tro-verà la pace, e luomo, la feli-cità. Affido questo compito a voi,carissimi fratelli e sorelle: siatetestimoni della misericordia!”

Cari fratelli e sorelle! Cari amici!Queste parole del grande Papafurono la “scintilla” che mosselaici, sacerdoti e vescovi a ini-ziare il primo Congresso Apo-stolico della Divina Misericordia.Siate testimoni della misericor-dia! Questo appello del Papanon poteva rimanere ignorato.La venerazione dellimmagine,dipinta secondo le indicazioni diSanta Faustina, si diffondesempre più in tutto il mondo;grazie all “Ora della Misericor-dia” e al “Rosario della Miseri-cordia”, molte persone hannotrovato una via di accesso algrande desiderio di Papa Gio-vanni Paolo II. E stato lui a dareun segno forte, proclamandosuor Faustina Kowalska, unasemplice religiosa di Cracovia,prima Santa del nuovo millen-nio, e a introdurre, con il giubi-leo del 2000, la “festa dellaMisericordia”. Si sarebbe dettoche il Cielo confermava ilgrande desiderio di Papa Gio-vanni Paolo, quando si aprironoper lui le porte della patriaeterna al Vespro della festadella Misericordia, il 2 aprile2005.

Il Papa Giovanni Paolo, tuttavia,non desiderava soltanto pro-

muovere le pratiche di pietà e ladevozione alla divina Misericor-dia, ma voleva che la Misericor-dia di Dio arrivasse allepersone, alla loro vita e alle lorosofferenze, e le trasformasse;che, in questo mondo pieno diingiustizia, di odio e di soffe-renza, si aprissero vie di ricon-ciliazione e di pace, mediantelannuncio della Misericordia diDio.Era convinto che soltanto cosìpuò crescere la giustizia nel

mondo. Lo muoveva la spe-ranza che lunica possibilità ditrovare la pace e la riconcilia-zione fosse annunciare e viverela misericordia.Nella sua ultima opera “Memo-ria e identità”, pubblicata pocoprima della sua morte, PapaGiovanni Paolo II torna a riflet-tere su questo suo convinci-mento. Conversando con amicia Castelgandolfo, il Papa medi-tava sugli orrori del XX secolo esi domandava come fosse pos-

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sibile che una simile ondata dimale si fosse abbattuta sul-lumanità e che cosa sarebbestato che avrebbe potuto porreun limite a questa ondata, e siponeva la stessa domanda peril giorno doggi. E arriva allaconclusione che “unicamente lamisericordia Dio mette fine almale”. Il Papa Benedetto XVI ri-peté in varie occasioni questafrase del suo predecessore, e ilPapa Francesco non si stancadi annunciare la misericordia diDio come grande movente dellariconciliazione.Ora, come può la misericordiadi Dio vincere il male? Comepuò trattenere londa del male edellingiustizia? So bene, carifratelli e sorelle della Colombia,quanto questo interrogativo in-quieti molte persone del vostroPaese sofferente. Non è forsenecessario che venga prima lagiustizia, che si scopra e si pu-nisca lingiustizia, prima di co-minciare a parlare dimisericordia? Anzitutto, unaltradomanda: non si abusa forse diquesta parola per ricavarnequalche profitto? Non bisognaforse sconfiggere anzitutto lav-versario, perché non possa con-tinuare a fare danni? Lamisericordia, in fondo, non èuna debolezza che serve sol-tanto ad avvantaggiare lavver-sario e a danneggiare chi èmisericordioso? Io non sono in grado di valutareil processo di pace in Colombia.Non ne ho le capacità. Possopregare per questo e sperareche questo congresso dia qual-che contributo al percorso dellariconciliazione. Posso soltantoricordare un esempio in Europa.Il primo viaggio di Papa France-sco in Italia non è stato a unsantuario famoso, come Assisio Loreto, ma nella piccola isoladi Lampedusa, poco distante

dalla costa nordafricana. Que-sta isola si è trasformata in unsimbolo del dramma europeodei rifugiati. Migliaia di personecercano di raggiungere lisolapartendo dalle coste settentrio-nali dellAfrica, con imbarcazionirudimentali, per chiedere asiloin Italia. Già molte centinaia diloro sono morti in questo teme-rario tentativo, la maggior parteè annegata. Il loro numero è sa-lito ormai a diverse migliaia.Qui nasce il dilemma: se lEu-ropa accoglie questi rifugiati,apre le sue porte e molto più nu-

merose saranno le persone chetenteranno di fuggire in Europa.Se lEuropa cerca di difendersicon un muro, continueranno averificarsi tentativi di arrivare,ma saranno più temerari, piùpericolosi, al prezzo di moltealtre vite. In questo caso, checosa vuol dire praticare la mise-ricordia? E come si concilia conla giustizia?La misericordia ingloba la giusti-zia, non può funzionare senzadi essa. Non sarà che abbiamodimenticato, nella nostra riccaEuropa, che la miseria del-lAfrica è una parte del nostrobenessere? LEuropa contribui-sce vergognosamente poco allo

sviluppo dellAfrica e incassaprofitti vergognosamente alti aspese dellAfrica. Non vi sareb-bero tanti rifugiati dallAfrica sevi fosse maggiore giustizia per ipopoli africani. La gente nonavrebbe bisogno di abbando-nare, in mezzo ai pericoli, lapropria casa, spinta dal biso-gno, se le condizioni di vita nellapropria patria fossero più giuste.La misericordia verso i rifugiatiche sbarcano a Lampedusa - senon sono annegati prima - è, inprimo luogo, una questione diumanità. Chiunque si trovi in dif-ficoltà ha bisogno e merita com-passione e aiuto. Lamisericordia verso le personeche cercano di raggiungerelEuropa, passando da Lampe-dusa, è una questione di giusti-zia, perché lEuropa hasaccheggiato le possibilità cheesse avevano di vivere una vitabuona nel loro paese natale.

Cari fratelli e sorelle!La misericordia non si contrap-pone alla giustizia. E il contra-rio: essa è in grado di curare leferite prodotte dallingiustizia.Perché Papa Giovanni Paolo IIdice che “soltanto la misericor-dia di Dio può mettere un limiteal male”? Ritengo che la rispo-sta la si possa trovare in tutta lavita di Gesù.Vorrei spiegarlo con tre mo-menti della vita di Gesù: desi-dero anzitutto mostrare, con laparabola del figlio prodigo e delpadre misericordioso, in chemodo la misericordia che Gesùannuncia ha un suo prezzo, uncosto. Poi mostrerò, con lesem-pio dellincontro di Gesù con lasamaritana, che non esiste mi-sericordia senza verità, e infinevolgeremo lo sguardo allacroce, la vera porta della mise-ricordia di Dio. Spero che po-tremo in tal modo comprendere

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più in profondità quello che Gio-vanni Paolo II intende dire,quando afferma che solo la mi-sericordia di Dio può porre un li-mite al male.

1. Il prezzo della miseri-cordiaNon vi è, in tutto il Vangelo, unapagina che esprima meglio lamisericordia di Dio quanto la pa-rabola del figlio prodigo (Lc15,11-32). Quello che di solitoviene trascurato, è che per lamisericordia si deve pagare unprezzo alto.Il figlio minore esige dal padre lasua parte di eredità. E unagrande ingiustizia. I figli rice-vono leredità soltanto dopo lamorte del padre. Questo padredà fin da subito leredità al figlio.E qualcosa che indeboliscelazienda, pregiudica la pro-prietà, la fattoria. Il figlio mag-giore doveva essere senzadubbio molto arrabbiato per lafaccia tosta, la sfacciatagginedel figlio minore. E si può es-sere certi che il fatto che il padrefosse tanto “debole” da dare laparte di eredità al figlio minorelo abbia mandato su tutte lefurie.Sappiamo come andò a finire lastoria. Dopo aver scialacquatoe speso tutti i soldi, tutta la suaparte di eredità, il figlio minoreci ripensa e sogna la sua casa.Vuole ritornare. Ma sa bene chenon è più erede. Vuole dire a

suo padre: “Non merito di es-sere chiamato tuo figlio, trattamicome uno dei tuoi operai” (Lc15,19). E prende la strada del ri-torno.Qui arriva la scena che tantevolte ci ha emozionati, fino allelacrime: il padre lo vede venireda lontano, gli corre incontro, loabbraccia e lo bacia. Perché hamisericordia di lui. E commossodella stessa misericordia chetante volte Gesù ha sentito perle persone.Pieno di misericordia, il padre faqualcosa che possiamo capirein senso positivo, ma che daltraparte ci urta quando riguardanoi stessi: accoglie in casa il fi-glio minore come un figlio, noncome un dipendente, ma comeun figlio. E lo fa in modo uffi-ciale, solenne: gli fa indossare ilvestito più bello, che equivale adire che fa di nuovo parte dellafamiglia; gli fa mettere un anelloal dito. Tutto questo non è sol-tanto un gesto di gioia, perchéha ritrovato il figlio che era per-duto, il “figlio cattivo” che è tor-nato a casa. La misericordia delpadre ha delle conseguenzemateriali che si toccano conmano: viene il momento in cuideve sentire la rabbia del figliomaggiore. Il padre, non soltantogli perdona di aver sciupatoleredità, ossia una parte del-lazienda di famiglia. Non sol-tanto è misericordioso con glierrori e i peccati del figlio mi-

nore, ma lo ricostituisce piena-mente come figlio, quindi con di-ritto alleredità! Questo, per ilfiglio maggiore, rimasto fedel-mente a casa, che ha semprelavorato diligentemente, che siè sforzato di portare avanti e disviluppare limpresa, la fattoriadel padre, significa che improv-visamente ha di nuovo un fra-tello che è erede come lui. Devedividere la propria parte di ere-dità con questo fratello che ha“divorato lazienda con le prosti-tute”. Al figlio maggiore, quello“buono”, la misericordia delpadre fa pagare un prezzo alto.Il padre gli dice di rallegrarsiperché suo fratello “era mortoed è tornato in vita”. Posso bencapire che il figlio maggiore siinfuri. La misericordia del padreviene a costargli letteralmentemolto cara. Gli costa quasi lametà della sua azienda.

Cari fratelli e sorelle! Di solito si trascura questoaspetto pratico della parabola diGesù, ma è decisivo. Nella miaparentela ho avuto un caso si-mile. Avendolo vissuto, mi sonoreso conto che lessere miseri-cordiosi può avere un prezzomolto alto. Nel primo Congressodella Misericordia, a Roma nel2008, abbiamo ascoltato la te-stimonianza di Immaculé Iriba-guita. Fu lunica della suafamiglia a sopravvivere al geno-cidio del Ruanda. Conosceva

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luomo che uccise tutti membridella sua famiglia. Quandoandò a visitarlo in carcere, riuscìa perdonarlo. E stata lei a pa-gare il prezzo per lui: rinunciarealla vendetta e alla condanna.Riuscì a vederlo come un fra-tello in Cristo. Questa è la forzadella misericordia, capace ditrasformare tutto! Il padre invitail figlio maggiore a rallegrarsiper la conversione e il ritornodel figlio minore; è come se glidicesse: “Che cosa è più impor-tante? La proprietà, i soldi, latua eredità, o il fatto che tu ri-trovi tuo fratello, che siate dinuovo fratelli, che tuo fratello,da perso che era, si sia sal-vato?”Credo che sia questo il sensodelle parole di Giovanni PaoloII: “Soltanto la misericordia diDio mette limiti al male”.

2. Non vi è misericordiasenza veritàIn alcuni paesi la Chiesa ha vis-suto, in questi ultimi anni, un do-loroso processo dipurificazione, anche nella miaterra, lAustria: lo scandalodellabuso di minori da parte deisacerdoti. Le informazioni datedai media sullargomento hannogiustamente scandalizzatomolte persone e hanno scossola fiducia di molti nella Chiesa.Come vescovi, intendiamoprendere decisamente la stradadella verità e della penitenza. Ciguida la parola di Gesù: “La ve-rità vi farà liberi” (Gv 8,32). Ab-biamo dovuto impararedolorosamente che una miseri-

cordia che nasconda o metta atacere lingiustizia non è una mi-sericordia autentica. E vero ilcontrario: dire la verità e por-tarla alla luce è unopera di mi-sericordia. Ma non alla luce del“giornalismo scandalistico”, cheespone laltro alla pubblica ver-gogna, lo umilia e si limita adaccusarlo. Ancora una volta èGesù a insegnarci come unireverità e misericordia.Lincontro di Gesù con la sama-ritana al pozzo di Giacobbe (Gv4) è un esempio meraviglioso. Enello stesso tempo è un mo-dello di come Gesù stesso“evangelizza” e porta le personea evangelizzare. Ricordiamo lascena: è mezzogiorno, lora piùcalda del giorno. Gesù è“stanco per il cammino” e sisiede accanto al pozzo. Perchéproprio a questora giunge unadonna ad attingere acqua? Tuttilo fanno al mattino, o in serata,quando fa più fresco. Nessunolo fa sotto il sole di mezzo-giorno. Ma lei, sì, perché nonvuole imbattersi in altre donne.Tutti parlano di lei per la suacattiva condotta. E isolata, sivergogna, si nasconde. Lechiacchiere della gente nonsono misericordiose. Quandomai sono misericordiosi i nostripettegolezzi e le nostre chiac-chiere? Quanta sofferenza,quanto male si fa diffamandoqualcuno!Gesù chiede alla donna:“Dammi da bere” (Gv 4,7).Gesù è assetato per il camminoe per il caldo. Ma ha sete dellasua fede. La tratta senza pre-

giudizi! Lui, ebreo e maschio,parla con lei, samaritana edonna. E il suo modo di entrarenel suo cuore: le chiede dellac-qua e la tratta senza pregiudizi.Comincia così a risvegliare in leila sete. Anche lei è assetata,ma di amore e di comprensione.Gesù risveglia il suo desiderio,la sua ricerca di un amore piùgrande, di una felicità profonda.

Fratelli e sorelle!

Che esempio meraviglioso di in-contro autentico - senza il qualenon vi è evangelizzazione!“Vai a chiamare tuo marito e ri-torna qui” (Gv 4,16). Gesù ar-riva al momento della verità! Mafacciamo attenzione a comeparla. Perché la verità soltanto,senza carità, senza misericor-dia, ferisce e chiude i cuori. Leinon mente dicendo a Gesù:“Non ho marito”! Nella sue pa-role si sente un grande dolore:è una donna che ha sempre de-siderato un marito. E il deside-rio del cuore di una donna:avere un marito, essere ladonna di qualcuno che abbiacura di lei, che la rispetti e laami. Un uomo che non la usi,ma la “conosca”. Lei non ha unmarito così.Gesù dice la verità: “Hai dettobene che non hai marito, per-ché ne hai avuti cinque e quelloche hai ora non è tuo marito: haidetto la verità” (Gv 4,17-18). Quiaccade qualcosa di sorpren-dente: la verità che Gesù dice aquesta donna è per lei comeuna grande liberazione. Corre in

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città e dice alla gente: “Venite avedere un uomo che mi ha dettotutto quello che ho fatto. Nonsarà lui il Cristo?”La menzogna isola. “Mettere atacere” la verità è chiudere, al-terare e distruggere la comuni-cazione. Gesù le dice “tuttoquello che ha fatto”. Non vi è piùvergogna, perché si è trasfor-mata in esperienza della mise-ricordia. Gesù le ha detto laverità, ma senza umiliarla. Nonsi è sentita disprezzata daGesù. Non si vergogna più dellasua vita “sciupata”, perché haincontrato un uomo che la ri-spetta e la tiene in considera-zione. Gesù non lha guardatadallalto in basso, ma le ha par-lato da persona a persona, e inquesto modo ha toccato il suocuore. Per questo essa ha po-tuto accettare dalla Sua boccala verità sulla propria vita.

Cari fratelli e sorelle! La donna del pozzo è la primagrande missionaria dei samari-tani. Ha portato a Gesù tutta lacittà, e molti “credettero in luigrazie alle parole della donna”,perché essa aveva fatto saperealla gente: “mi ha detto tuttoquello che ho fatto” (Gv 4,39-40).Non vi è misericordia senza ve-rità; ma la verità senza miseri-cordia è crudele. Perciò è moltoimportante unire verità e miseri-cordia nei percorsi di riconcilia-zione. Perché possiamo andareda Gesù con tutti i nostri falli-menti? Perché egli ci dice: “Ionon ti condanno” (Gv 8,11). Per-ciò linvito di Gesù è così chiaro:“Siate pieni di compassione,come lo è il Padre vostro” (Lc6,36). E San Giacomo, fratellodel Signore, ci mette in guardiacontro la durezza e la rigidità: “Ilgiudizio sarà senza misericordiacontro chi non avrà avuto mise-

ricordia. La misericordia hasempre la meglio sul giudizio”(Gc 2,13).

3. Venite alla fonte dellamisericordia: la croce del Si-gnore.

Cari fratelli e sorelle!In questo terzo Congresso dellaDivina Misericordia ascolteremola testimonianza di personeche, nella loro vita, hanno po-tuto fare molto concretamentelesperienza della misericordia,molte volte in situazioni real-mente drammatiche. In testimo-nianze di questo genereosservo sempre due cose: anzi-tutto, sono molto convincenti!Sentiamo molto chiaramenteche solo così è possibile! Sol-tanto attraverso la misericordiavissuta può giungere la pace,avverarsi la riconciliazione,darsi lesperienza del perdono.Questi esempi ci incoraggiano apercorrere la via dellapostolatodella misericordia.Tuttavia sento in me talvoltauna certa resistenza. La miseri-cordia, non è forse debolezza?Non parliamo forse troppo dellamisericordia di Dio? Non au-menta il pericolo di scusare ec-cessivamente e alla leggera glierrori, di non prendere sul serioi peccati? Non si corre il rischio

del lassismo? Anche Gesù èstato oggetto di queste critiche:la gente per bene rinfaccia aGesù di mangiare con i pecca-tori. La risposta di Gesù è unagrande sfida, oggi, per noi: “Nonsono i sani che hanno bisognodel medico, ma i malati. Andatea imparare che cosa significa ildetto: Misericordia voglio, e nonsacrifici. Non sono venuto achiamare i giusti, ma i peccatori”(Mt 9,12-13).

Cari fratelli e sorelle!Le testimonianze che ascolte-remo questi giorni ci mostranoche la misericordia non è abuon mercato! Ci vuole moltocoraggio per seguire la via dellamisericordia, invece di quelladella giustizia ad ogni costo. Ela via che Dio stesso ha per-corso con noi facendosi uomoper misericordia e, ancor più,morendo in croce per noi. Estato inviato per portare la mise-ricordia di Dio al mondo: questaperciò è la missione dei suoi di-scepoli. La missione dellaChiesa. Voglia il Signore chequesto congresso ci rafforzinella testimonianza della mise-ricordia. E la Madre della Mise-ricordia ci guidi lungo questavia!Vi ringrazio!

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Tutto ruota intorno al Mi-stero. Il mondo e luomo,la scienza e il tempo. La

vita e la morte. Intorno al Mi-stero, quello scritto con la mmaiuscola, tramandato attra-verso i secoli e tuttavia non ap-profondito pienamente danessuna mente né umana néangelica (cfr. D. 30). Ne sen-tiamo più volte parlare in varimodi eppure non riusciamo acomprendere pienamente lasua profondità. Quando questo

Mistero ha svelato per la primavolta la sua esistenza e perchélha fatto?

LAtto della creazione, primarivelazione del mistero…Infatti dalla grandezza e dallabontà delle creature, ragio-nando, si può conoscere il loroautore (Sp 13,5). Quindi già ilfatto stesso dellapparizione del-luniverso è nello stesso mo-mento lautorivelazione del suoCreatore, la manifestazione

della Sua esistenza. Lo stessoautore senza esagerazione af-ferma: Veramente sono vaniper natura tutti gli uomini cheignorano Dio e che dai beni vi-sibili non furono capaci di cono-scere colui che è (Sp 13,1). Nerisulta che bastano le capacitàdella natura umana insite nel-luomo, per poter dedurre la ve-rità dellesistenza del Misteroche supera ogni creatura. Ilbuon senso che risulta dallos-servazione del mondo indica il

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La Misericordia nella rivelazione dei misteri di Dio

Articolo de “Ore dzie Miosierdzia” N. 81

s. Maria Faustyna Ciborowska ZMBMTraduzione a cura della Sig.ra Jadwiga Radzik

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fatto che neanche il genio del-luomo è lAssoluto. Invece ilmondo, la natura, il cosmo…possono portare luomo sulletracce dellesistenza di Dio.Possono svelare i suoi attributicome la bellezza, la potenza, lasaggezza…eppure tutto ciò nonè ancora la verità intera sul Mi-stero di Dio.

Il mistero con il tetragrammaIl Mistero conosciuto è la Per-sona e in quanto tale deveavere un nome! In quale mo-mento della storia e chi haavuto il coraggio di chiedere ilsuo nome? Quale risposta ha ri-cevuto?Perché chiedi il mio nome? (Gn32,30). Il patriarca Giacobbe hadovuto accontentarsi di questotipo di risposta. Quando peròManoach ha ripetuto la do-manda il Mistero si è chinatosulluomo ed ha confessato:Perché vuoi sapere il mionome? Esso è al di sopra dellacomprensione umana (Gdc13,18). Un momento cruciale ècostituito dal discorso di Mosèsul monte Oreb quando sente ilnome del Mistero eterno:JHWH- SONO colui che sono(Es 3,14). Non passò moltotempo e questo grande profetacomprese che il mistero è nonsoltanto la stessa esistenza diDio, il suo nome ma innanzituttochi è Dio, come è, e perché si ri-vela alluomo?

La profondità del Mistero – lamisericordiaDio nella sua bontà ha rivelatola profondità della sua vita. Haparlato attraverso le parole e leazioni dei profeti e negli ultimitempi ha parlato a noi attra-verso il Figlio. Ha donato la lucee lo Spirito per redigere i LibriSacri, ha concesso alluomo ildono della fede che permette

una conoscenza più profondadel mistero. E per questo nonsoltanto con le forze della na-tura ma con la potenza dellafede prendendo nelle mani LaSacra Scrittura possiamo ap-prendere che il mistero piùgrande nascosto in Dio è il suoamore misericordioso versotutte le creature e in modo par-ticolare verso luomo.Leggendo i brani del Libro di Si-racide cominciamo a capire ilsenso della rivelazione di Dio.Tutto ciò che Dio fa è una di-chiarazione damore, dellamorenel bene e nel male, rivolto so-

prattutto alluomo, lessere li-bero e ragionevole, creato asua immagine e somiglianza.Tutto ciò che proviene da Dio èopera della sua misericordia!Mosè, in particolare, ha speri-mentato questo mistero,quando dopo la rottura delpatto con Dio da parte del suopopolo infedele gridò: Il Si-gnore, il Signore, Dio di pietà emisericordia, lento allira e riccodi grazia e verità (Es 34,6). Untale Dio nel mistero della suamisericordia veniva a cono-scere il popolo di Dio. Sulle pa-gine delle Sacre Scritture si

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possono trovare numerosi fram-menti che esaltano la miseri-cordia di Dio. ( Nm 14,19; Ne9,19;Sal 86,15; Sir 18,29 edaltri), presentati soprattutto nelcontesto del peccato di Israelee della grazia del perdono rice-vuta. La mente umana è ingrado di conoscere la profon-dità, la grandezza, e la potenzadella misericordia di Dio? Finoa che punto Dio è capace diperdonare? Osservando la sto-ria del popolo eletto, lautoredel Libro di Siracide afferma :Come è grande la misericordiadel Signore ed il suo perdonoper quanti tornano a lui (17,24).Lapice della rivelazione del mi-stero della misericordia di Dio èlopera della Redenzione diGesù Cristo.

Il mistero della misericordiaincarnataIl mistero di Dio più si svela, piùdomande fa nascere o, per me-glio dire, invita al silenzio perpoter meditare nella pace e nelsilenzio la Parola Incarnata, lasua vita terrena, le parole, leazioni, che rivelano pienamentelamore misericordioso di Dio. Il

cibo di Gesù fu adempiere lavolontà del Padre e della suaopera (Gv 4,34). In che cosaconsiste la “volontà del Padre”?In che cosa consiste “la suaopera”? Dio Padre ha volutostrappare luomo dalla potenzadi satana (cfr. Ga 1,4; 1Tes 4,3)ha voluto che ognuno di noi cre-desse che Gesù lha fatto real-mente (cfr. Gv 1,40). Loperainvece vuol dire tutte le azionidi Dio (vedi Gn 2,2; Sal 8,4; Is60,21). Tutti portano in se isegni della misericordia se-condo le parole del salmista:Buono è il Signore verso tutti,verso tutte le sue le sue opereè la sua tenerezza (145,9).Lapice del mistero della miseri-cordia furono gli avvenimentipasquali : la passione, la mortee la resurrezione di Cristo.Oggi questo mistero risplendecon una luce nuova attraversoil messaggio tramandato daSanta Suor Faustina

DECISIONE1. Medito sulle parole:..Lo ringrazio perché ha rivelatoalluomo il mistero della miseri-cordia di Dio.

Chiedo la grazia della fede vivaper poter vedere la mano mise-ricordiosa di Dio nella mia vitaCon le parole:Ma tu sei, o Signore, un Diopietoso e pronto alla compas-sione, lento allira e ricco in mi-sericordia e fedeltà (Sal 86,15).Io sono lAmore e la Misericor-

dia stessa; non cè miseria chepossa misurarsi con la Mia Mi-sericordia. Né la miseria lesau-risce, poiché dal momento chesi dona, aumenta. Lanima checonfida nella Mia Misericordia èla più felice, poiché Io stesso hocura di lei (D. 1273).

2. Mi unisco a Gesù Miseri-cordioso che abita nella miaanimaLo ringrazio per aver rivelatoalluomo il mistero della miseri-cordia di Dio. Chiedo la graziadi una fede viva per poter ve-dere nella mia vita la mano mi-sericordiosa del Padre,per esempio con le parole:Gesù, fammi conoscere la Tuamisericordia!

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