my lifestyle n° 3

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LUXURY MAGAZINE Periodico Trimestrale N° 3 - Autumn 2009 EURO 6,50 In caso di mancato recapito, inviare al cmp di Roma Romanina per la restituzione al mittente che si impegna a corrispondere il prescritto diritto postale VIENNA Capitale dal Fascino Imperiale CANYONING Immersione Totale nella Natura CHIANTI C lassico I Segreti dello Storico Vino Nu ova JAGUAR XJ Lusso e Sportività in Evoluzione Galleria FERRARI Custode del Mito LIFESTYLE WWW.MYLIFESTYLE.IT Vita da Piloti: F RECCE T RICOLORI INTERVISTA AL COMANDANTE

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Luxury Magazine

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Page 1: MY LIFESTYLE n° 3

LUXURY MAGAZINEPeriodico Trimestrale

N° 3 - Autumn 2009 EURO 6,50

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rris

pond

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dir

itto

pos

tale

VIENNACapitale dal Fascino Imperiale

CANYONINGImmersione Totale nella Natura

CHIANTI ClassicoI Segreti dello Storico Vino

Nuova JAGUAR XJLusso e Sportività in Evoluzione

Galleria FERRARICustode del Mito

L I F E S T Y L E

WWW.MYLIFESTYLE.IT

Vita da Piloti:

FRECCE TRICOLORIINTERVISTA AL COMANDANTE

Page 2: MY LIFESTYLE n° 3

Phot

o: D

AN

IEL

- Lec

ce

Page 3: MY LIFESTYLE n° 3

Un panorama spettacolare verso la campagna salentina è il luogo scelto dai coniugi ROMANO - PASSIANTE per realizzare la loro dimora per le vacanze.Tutto l’intervento è stato scandito da un imperativo, far divenire il panorama esterno elemento di arredo e interpretare con rispetto ed amore lo spirito originale dei luoghi della campagna circostante, luoghi della memoria per gli abitanti della casa.L’uso di materiali naturali quali conci in pietra grezza per l’esterno, travi in legno sbiancato per le coperture interne, tavelloni di pietra leccese come pavimento interno e pavimento in pietra ostunese per l’esterno,

convivono armonicamente con i pezzi di design utilizzati per gli arredi interni (DRIADE by Interior Home Collection) e con gli elementi in acciaio incassato utilizzati nel progetto illuminante del perimetro esterno.Il tutto senza sforzi titanici ed in pochissimo tempo è stato realizzato dalla I.& M.M. S.r.l. Servizi per l’Edilizia insieme ad Interior Home Collection sotto la guida dell’Architetto Lucia BIANCO.L’armonia di intenti tra committenti ed esecutrice ha portato ad equiparare questa realizzazione ad un viaggio di conoscenza ed introspezione dei luoghi e degli attori che vi hanno partecipato.

L’emozione di abitare

I.&M.M. s.r.l. - LECCE Via Conte Gaufrido, 4tel. 0832.247922 | fax 0832.244747

InteriorHOME COLLECTION

LECCE Via Arditi, 13/b | tel/fax 0832.246369

i&m mservizi per l’edilizia

Page 4: MY LIFESTYLE n° 3

ManicurePedicure estetico e curativo

Ricostruzione unghiePulizia del viso con Dermoskin

Trattamenti viso e corpoMassaggi rilassanti, dimagranti,

anticellulite, ayurvediciElettrostimolazione e Pressoterapia

UltrasuoniRadiofrequenzaLinfodrenaggio

Riflessologia plantareTrucco da sposa

Trucco da seraSolarium

Fotodepilazione a luce pulsataDepilazione definitiva con

elettrocoagulazione e sondaCerette

[email protected]

Page 5: MY LIFESTYLE n° 3

sommarioAUTO DA SOGNO

PENNE

LUXURY

CAPITALI EUROPEE

SPORT

L’INTERVISTA

FASHION

VINI

STORIA DELL’AUTO

PASSIONI

OROLOGI

IMMAGINI

BUSINESS

MOTO

ROTARY

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57

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100

JAGUAR XJseducente e sportiva

MONTBLANC

VILLA D’ESTE137 anni di grande accoglienzail lusso interpretato come luogo dello spirito

VIENNA...WIENcittà antica...città giovane

BASEBALLnon solo per americani

CUORE TRICOLOREpattuglia acrobatica nazionale

CANDIDO 1859lo stile e il fascino della modain un secolo e mezzo

CHIANTI CLASSICOil vino del gallo nero

GALLERIA FERRARIcustode delle automobilipiù belle del mondo

CANYONINGa stretto contatto con la natura

OFFICINE PANERAIdesign italiano, perfezione svizzera

MASSIMO COSTOLIphotographer

IL SEGRETO? COMUNICAREpubblicità & marketing:parenti serpenti?

DUCATI HYPERMOTARD 796in anteprima il model year 2010.quando il gioco si fa duro...

FIGHT MALARIA

5

Page 6: MY LIFESTYLE n° 3
Page 7: MY LIFESTYLE n° 3

a u t o d a s o g n o

La nuova Jaguar XJ introduce un nuovo, audace

spirito nel mercato del lusso automobilistico.

Sportiva e sofisticata offre una seducente

combinazione di lusso rilassante, prestazioni

mozzafiato, design affascinante e un’ingegneria

senza compromessi.

Sulla scia del successo dei nuovi modelli XK e XF, la

nuova berlina inglese si posiziona come l’ammiraglia

quattro porte del marchio.

La nuova XJ può essere già ordinata ma le prime

consegne inizieranno all’inizio del 2010.

MOTORIZZAZIONI AL LANCIO5.0 V8 ASPIRATO DA 385 CV (283 KW)5.0 V8 SOVRALIMENTATO DA 510 CV (375 KW)3.0 V6 DIESEL BITURBO DA 275 CV (202 KW)

7

SEDUCENTE & SPORTIVA

NUOVA

JAGUAR

XJ

Page 8: MY LIFESTYLE n° 3

La nuova XJ abbandona la linea classica della

precedente versione in favore di uno stile più

fluido e contemporaneo.

La muscolare metà inferiore della vettura

contrasta con la snella ed aggraziata linea del

tetto, la quale si ispira all’originale berlina

XJ del 1968. L’ampia carreggiata anteriore e

le corte sporgenze contribuiscono a definire

proporzioni eleganti.

Il muso della vettura, con la poderosa griglia a

nido d’ape ed i sottili fari allo xeno, creano una

forte presenza sulla strada.

I gruppi delle luci a led avvolgono con stile i

parafanghi posteriori, con tre spettacolari

strisce rosse verticali.

La nuova XJ è (insieme alla XF) la vettura

Jaguar più aerodinamica di sempre, grazie ad un

coefficiente di 0.29 ed un’eccezionale stabilità

alle alte velocità.

LA LINEA

Page 9: MY LIFESTYLE n° 3
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L’abitacolo della nuova XJ combina un design

elegante e contemporaneo con il comfort, il

lusso e lo stile sportivo.

Sin dall’inizio, il tetto panoramico in vetro è

stato parte integrante dell’idea del design

della nuova XJ ed ha permesso di realizzare

una linea del tetto più bassa ed aerodinamica,

enfatizzando una maggiore sensazione di

luce e spazio all’interno della vettura.

Tale sensazione è accresciuta dalla forma

semplice e pulita del pannello strumenti

avvolto dalla pelle e, ai lati dell’abitacolo, da

un’architettonica impiallacciatura di legno che

contribuisce a creare un ambiente accogliente.

Il pannello strumenti virtuale ad alta

definizione da 12.3 pollici (vedi box) completa

un innovativo Touch-screen da 8 pollici che può

proiettare contemporaneamente film in DVD o i

programmi della televisione per il passeggero,

mentre il guidatore può gestire altre funzioni,

incluse il climatizzatore, l’impianto audio, il

navigatore ed il telefono.

L’opzione dell’impianto audio premium include

un sistema Bowers & Wilkins da 1.200 Watt.

Avanzate funzioni di infotainment includono

anche i sistemi audio e di navigazione su disco

rigido (i CD possono essere caricati nello HDD

ed essere ascoltati in un secondo momento),

oltre alla connettività per apparecchi audio o

video portatili attraverso un Media Hub.

Il guidatore ha inoltre la possibilità di

utilizzare l’ultima generazione del sistema di

controllo vocale interattivo, il quale utilizza

lo schermo per presentare una lista di

suggerimenti di parole chiave da pronunciare

per controllare una particolare funzione.

Al momento del lancio sarà disponibile sia la

versione a passo normale che quella a passo

lungo, con un ambiente ancora più comodo e

raffinato per i passeggeri dei sedili posteriori

grazie ad un ulteriore spazio per le gambe

di 125 mm.

L’ampio bagagliaio da 520 litri può alloggiare

due grandi valigie disposte fianco a fianco.

GLI INTERNI

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La nuova XJ beneficia delle tecnologie

introdotte per la prima volta sulle nuove XFR e

XKR, portate a nuovi livelli.

Funzioni quali le sospensioni ad aria,

l’ammortizzazione variabile continua (Adaptive

Dynamics), l’Active Differential Control ed il

veloce rapporto della scatola guida offrono

una miscela di maneggevolezza pronta e

dinamica ed una guida raffinata e flessibile.

Il guidatore dalla XJ può selezionare due

differenti modalità di guida: Dynamic, per un

carattere più sportivo e pronto, e Winter,

per una maggiore sicurezza in condizioni di

scarsa aderenza. Ogni modalità modifica le

caratteristiche di risposta della vettura,

(motore, sterzo, sospensioni, elettronica, ecc).

La carrozzeria in alluminio derivata dall’indu-

stria aerospaziale, ma anche l’utilizzo di

magnesio e leghe composite, la rende più leggera

di 150 kg rispetto alle concorrenti.

TECNICA E PRESTAZIONI

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Tre i motori previsti. Al top della gamma c’è il

nuovo 5.0 litri V8 sovralimentato da 510 Cv ad

iniezione diretta di benzina (da 0 a100 km/h in 4.9

secondi), disponibile soltanto nella versione

Supersport. L’altra opzione a benzina è il 5.0

litri V8 aspirato da 385 Cv ad iniezione diretta

di benzina, (da 0 a100 km/h in 5.7 secondi).

Completa la gamma il 3.0 litri V6 Diesel da 275 Cv

con una coppia di turbocompressori sequenziali

(da 0 a 100 km/h in 6.4 secondi, velocità massima

limitata elettronicamente di 250 km/h).

Tutte le motorizzazioni sono accoppiate ad un

cambio automatico a sei marce, controllato

attraverso il classico selettore o tramite i

comandi al volante.

La nuova XJ ha anche costi di gestione

estremamente vantaggiosi, grazie ad un

impressionante risparmio nei consumi di

carburante per tutta la gamma (la 3.0 litri

turbodiesel ha il miglior consumo di carburante

del segmento), ed intervalli di manutenzione

ogni 24.000 km.

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Nella XJ non c’è un quadro strumenti “fisico”. C’è,

invece, uno schermo da 12.3 pollici ad alta definizione,

che provvede a tutte le funzioni utilizzando strumenti

“virtuali”. Non appena la XJ parte, tre quadranti

virtuali compaiono davanti agli occhi: tachimetro,

contagiri e finestra informativa, oltre agli indicatori

del carburante e della temperatura.

Lo schermo usa un effetto “riflettore” per evidenziare

le informazioni più importanti. Per esempio, se il

carburante sta scendendo di livello, il contagiri si

spegne per essere temporaneamente sostituito dal

messaggio di allerta.

Questa priorità sale di livello quando il guidatore

seleziona la modalità Dynamic: i quadranti assumono

una colorazione sportiva rossa e mostrano l’indicatore

della posizione delle marce ben evidenziato che

s’illumina di un rosso più acceso quando si raggiunge il

limitatore di giri.

LA SOFISTICATASTRUMENTAZIONE DIGITALE

Page 15: MY LIFESTYLE n° 3

Peschiulli PartnersConsulenti aziendali&

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MONTBLANCNon semplici penne ma veri e propri strumenti di scrittura. Lusso, tradizione e continua ricerca della perfezione per rimanere uniche nel tempo.

MONTBLANC MEISTERSTÜCK 149

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p e n n e

Nel 2006 Montblanc ha festeggiato il suo primo centenario: 100 anni di storia, passione

e talento.

Oggi Montblanc è sinonimo di valori autentici: tradizione e innovazione, qualità e perfezione

uniti all’uso dei materiali più pregiati e ad un design senza tempo.

La stella, che simboleggia la cima innevata del Monte Bianco, accompagna da sempre non

solo gli strumenti da scrittura ma anche orologi, pelletteria e gioielleria.

Prodotti realizzati secondo la eccellente maestria artigianale europea. Più di 2000

artigiani lavorano per Montblanc trasmettendo la propria anima, passione ed esperienza

creando prodotti eterni, da tramandare di generazione in generazione.

E’ proprio questo il vero lusso per Montblanc: prodotti che, in un mondo che si muove

tanto velocemente, rimangono nel tempo.

Montblanc fu fondata nel 1906 quando un imprenditore di Amburgo, Alfred Nehemias, un

ingegnere, August Eberstein, e un agente di commercio, Claus Johannes Voß, decisero di

investire sulla rivoluzionaria invenzione della stilografica con serbatoio di inchiostro

incorporato. La loro intenzione era quella di realizzare strumenti da scrittura fatti a

mano, dal design innovativo, nel rispetto di rigorosi standard tecnologici.

Oggi, le creazioni della stella bianca sono diventate dei veri e propri oggetti di culto,

ricercati pezzi da collezione, simbolo di fascino e lusso che rimane nel tempo.

Con il suo quartier generale ad Amburgo, Montblanc conta più di 28 filiali nel mondo,

2400 dipendenti in 70 paesi e 9000 punti vendita, di cui 360 boutique monomarca. Dal 1995

sta espandendosi fortemente anche nel mercato asiatico.

La chiave del successo che ha permesso a Montblanc di arrivare al suo centesimo

compleanno è una attenta diversificazione della produzione. Infatti oggi Montblanc firma

non solo strumenti da scrittura, ma anche pelletteria, orologi, occhiali da sole, profumi,

accessori di gioielleria maschile e femminile.

Oggi Montblanc fa parte di Richemont, uno dei più importanti gruppi nel mondo lusso.

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MONTBLANC MEISTERSTÜCK 149: un mito senza tempo

Era il 1924 quando Montblanc creò la stilografica Meisterstück

149. Un oggetto che da subito creò scalpore tanto da diventare negli

anni icona di eccellenza nell’atto della scrittura e simbolo universale di prestigio.

Dopo 85 anni Montblanc festeggia il successo della sua stilografica simbolo. Materiali pregiati, tecniche di produzione

artigianale e un design intramontabile sono gli ingredienti con i quali Montblanc ha creato la Meisterstück 149.

Il successo di questo strumento da scrittura non è mai stato intaccato tanto che il suo design non ha mai avuto bisogno

di restyling da parte della Maison, a dimostrazione che passione ed eccellenza sono qualità che non invecchiano mai.

Il corpo (perfettamente bilanciato, ergonomico e morbido) realizzato in lucida resina nera, impreziosita da fini verette

d’oro, è un esempio del perfetto connubio tra finissimo artigianato e industrial design.

La Meisterstück 149 è ancora la stilografica più famosa al mondo, un oggetto simbolico che sancisce momenti

importanti.

Trattati internazionali, accordi economici, certificati, registri, assegni importanti, certificati di matrimonio vengono

molto spesso siglati con una 149. L’elenco dei personaggi di spicco che sono soliti utilizzare una “Meisterstück 149” è

tanto lungo quanto ricco di personalità internazionali: John F. Kennedy, il Papa Giovanni Paolo II, la Regina Elisabetta II

d’Inghilterra, la principessa Maxima dei Paesi Bassi, Robbie Williams e molti altri ancora possiedono e hanno posseduto

una “Meisterstück 149”.

Sempre la Meisterstück 149, è stata protagonista negli ultimi anni di alcuni progetti speciali come ad esempio “The Power

to Write”, un’iniziativa benefica organizzata da Montblanc per raccogliere fondi a favore di Unicef, e il “4° Convegno dei

Nobel per la Pace”, dove alcuni dei più grandi della terra hanno sancito questo momento storico con la 149.

MONTBLANC MEISTERSTÜCK 149

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MONTBLANC LIMITED EDITION PATRON OF ART MAX VON OPPENHEIM

E’ dal 1992 che Montblanc rende omaggio ad alcuni dei più importanti mecenati della storia, che si sono distinti per la

loro passione per l’arte e la cultura, con la collezione di strumenti da scrittura Patron of Art.

Quest’anno la Maison celebra Max von Oppenheim il grande archeologo e diplomatico tedesco che scoprì, sulla collina

di Tell Halaf in Siria, numerosi reperti del periodo preistorico e degli Assiri (esposti nel Museo Tell Halaf di Berlino),

contribuendo a creare un ponte tra la cultura occidentale e quella orientale.

Proprio a questa figura carismatica Montblanc ha voluto dedicare la sua nuova edizione limitata.

La Patron of Art Max von Oppenheim è realizzata in due varianti con differenti tirature: 4810 e 888 esemplari. Il design è

un tributo alla vita e all’opera dell’archeologo.

Il profilo affusolato ricorda le cupole delle moschee; il corpo è realizzato in argento sterling 925 ed è impreziosito da

intarsi traslucidi in lacca grigia che richiamano i motivi ornamentali tipici degli affreschi orientali. Piccoli anelli rifiniti

in oro sono decorati con disegni e rilievi che ricalcano quelli di Tell Halaf. Il pennino in oro 18 carati è finemente inciso

con un motivo beduino.

Nella versione da 888 esemplari invece il corpo è in oro massiccio e lacca bianca finemente incisa a rilievo.

Questo strumento da scrittura non è solo un appuntamento imperdibile per i collezionisti di tutto il mondo. Infatti è

dal 1992 che la Fondazione Culturale Montblanc ha istituito il Montblanc de la Culture Arts Patronage Award, il

riconoscimento internazionale destinato ai mecenati contemporanei, ovvero personalità che dedicano tempo ed energie

a favore di progetti artistici e culturali.

Il vincitore dell’edizione 2009 è il celebre fotografo di moda Bob Krieger per la passione e l’impegno profusi a sostegno

dell’arte della fotografia e della sua diffusione.

MONTBLANC LIMITED EDITIONPATRON OF ART

MAX VON OPPENHEIM

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MONTBLANC BOHÈME PASO DOBLE

Il temperamento e la passione che caratterizzano il “Passo a Due” nella danza hanno ispirato Montblanc per la

realizzazione di un nuovo strumento da scrittura della linea Bohème.

Bohème Paso Doble è infatti la nuova creazione della Maison per rendere ancora più femminile l’atto della scrittura.

Questa danza nasce in Spagna per evocare la sfida tra torero e toro ed è sempre stata caratterizzata dalla liaison tra

l’atteggiamento passionale di sfida dei due ballerini e la grazia dei loro movimenti.

Bohème Paso Doble di Montblanc cattura i tratti di questa danza per creare un design aggraziato ed affascinante.

L’armonia dei movimenti è rievocata dalle lavorazioni curvilinee a guillochè sul corpo dello strumento da scrittura,

mentre la sensualità e l’eleganza dei ballerini è catturata dalla scelta dei colori: rosso, icona di passione, e blu, colore

aulico e nobile.

Il corpo è in acciaio e la clip, come per tutti gli strumenti da scrittura della linea Bohème, è impreziosita da una pietra

rossa nel caso di Bohème Paso Doble Rouge e blu per il modello Bohème Paso Doble Bleu.

Bohème Paso Doble è disponibile nelle versioni: stilografica con pennino in oro 18 kt lavorato a mano con finiture

rodio, penna a sfera e roller.

MONTBLANC BOHÈME PASO DOBLE

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VILLA D’ESTE

Ha una stor ia lunga ed interessante nel la quale vi sono pagine così or iginal i da giust i f icare i l fatto che intorno ad essa si siano favoleggiat i romanzi e leggende. La sua stor ia in iz ia più di 500 anni fa quando Cernobbio era un piccolo vi l laggio abitato solo da tagl ia legna e pescator i .

137 ANNI DI GRANDE ACCOGLIENZA

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l u x u r y

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VILLA D’ESTE

È l ’albergo migl iore del mondo. L’ha stabi l i to la riv ista americana Forbes, che ogni anno pubbl ica la graduatoria dei 400 migl iori hotel di lusso. A Cernobbio, in questo luogo favoloso affacciato sul lago di Como, una cl ientela internazionale rinnova una tradizione di vita romantica e agiata.

IL LUSSO INTERPRETATO COME LUOGO DELLE SPIRITO

© C

ristin

a Fu

mi

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Costruita nel 1568 come residenza estiva per il Cardinale Tolomeo Gallio,

rimase della famiglia Gallio per circa 200 anni. Per molti anni a seguire Villa

d’Este fu dimora dell’aristocrazia europea. Nel 1815 divenne proprietà

di Carolina di Brunswick, Principessa di Galles e moglie del Re Giorgio IV

d’Inghilterra. Nel 1873 una Società fondata da un gruppo di uomini d’affari

milanesi trasformò la proprietà in un albergo di lusso.

Durante gli ultimi anni Villa d’Este ha subito una completa trasformazione

al fine di offrire alla clientela il comfort maggiore e le attrezzature più

all’avanguardia. Tutte queste innovazioni hanno lasciato inalterata la

struttura esterna e non ne hanno deturpato l’antico fascino. In particolare:

• Le sale hanno conservato l’aura imponente del nobile passato con i mobili di

gusto elegante ed in sintonia con le tradizioni.

• Le camere si differenziano l’una dall’altra per ampiezza e stile ma tutte sono

arredate in modo da conservare l’intimità di una casa privata.

• Il servizio eccellente è garantito da un personale qualificato.

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l u x u r y

• Il cibo è preparato per soddisfare i palati più sofisticati e le esigenze più

disparate:

il ristorante formale, VERANDA, affacciato sul lago, con le vetrate apribili

controllate elettricamente;

la TERRAZZA a lago dove, tempo permettendo vengono serviti i pasti sotto il

nuovo tendone;

il GRILL con la sua atmosfera informale - tempo permettendo la cena viene

servita sotto le piante centenarie;

il SUNDECK BAR della piscina serve colazioni leggere nel periodo estivo.

Uno dei passatempi preferiti dagli ospiti è sedere all’ora dell’aperitivo sulla

terrazza affacciata sul più romantico lago del mondo in attesa che il sole

tramonti.

Ed alla sera? Il NIGHT CLUB, aperto il venerdì e il sabato, con disco music e

musica dal vivo ed il BAR CANOVA dove il pianista intrattiene gli ospiti suonando

i loro motivi preferiti.

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Le altre attrattive che l‘albergo offre sono:

• una piscina riscaldata galleggiante sul lago, unica nel suo genere;

• la piscina per i bambini e la spiaggia a loro riservata con la sabbia;

• tutti gli sport acquatici quali canoa, vela e sci d’acqua;

• la piscina coperta con palestra, sauna, bagno turco, campo squash e il golf

elettronico;

• il centro benessere, dotato di sei cabine con le più moderne attrezzature

idroterapeutiche, offre una selezione di massaggi da riflessologia a shiatsu,

trattamenti per viso e corpo;

• 8 campi da tennis ed un percorso vita che si snoda nel parco secolare;

• un putting green situato all’ingresso del viale d’accesso all’albergo;

• un passaggio sotterraneo che unisce la casa principale alla piscina coperta

ed allo Sporting Club;

• le diverse sale riunioni con le attrezzature di base e le apparecchiature più

moderne e sofisticate.

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I Giardini di Villa d’Este: Il parco, classificato Monumento Nazionale nel 1913, nacque per volontà del Cardinale

Tolomeo Gallio il quale lo fece costruire dall’Architetto Pellegrino Pellegrini nel 1568. Il primo nome di Villa d’Este

fu Villa Garovo (per il torrente che tutt’oggi ne attraversa i Giardini).

Villa Garrovo divenne Villa d’Este nel 1815 quando Carolina di Brunswick, Principessa del Galles e futura Regina di

Inghilterra, la comprò.

La futura Regina, aggiunse al parco elementi tipici dei giardini all’inglese: i piccoli sentieri, i vialetti, i ponticelli e il

monumento neoclassico (Tempietto di Telemaco) che creano un disordine simulato tipico dello stile pittoresco. Altri

abbellimenti apportati furono la misteriosa costruzione del Ceranico, Villa Malakoff, Villa Cima, la Villa dell’Ercole

e l’edificio Regina d’Inghilterra.

Tuttora, nei Giardini coesistono vari stili: lo stile rinascimentale, barocco, pittoresco e romantico.

Esempio del giardino italiano è il Viale d’Ercole, una meravigliosa prospettiva che parte dal Ninfeo e termina con la

scultura di Ercole e Lica. Il Viale risale alla fine del XVIII secolo ed é definito da una doppia catena di vasche di pietra,

delimitate da magnolie e cipressi, nelle quali scorre l’acqua del torrente.

E’ invece del XVII secolo e rappresenta una straordinaria scenografia barocca, il Ninfeo, o Mosaico, dove gli infiniti

ciottoli colorati creano movimenti curvilinei e decorazioni sontuose di rara bellezza.

Attraverso piccoli passaggi e ponticelli, circondati da una vegetazione “accuratamente” selvaggia, si arriva ai fortilizi

voluti nel 1808 dalla Marchesa Calderara per festeggiare le imprese belliche del marito, Generale di Napoleone.

Così Villa d’Este dopo essere stata nei secoli residenza privata di prestigiose personalità, (ultima in ordine cronologico

l’Imperatrice russa Ferodowna) fu trasformata in Hotel di lusso nel 1873.

Nel parco vennero costruiti campi da tennis, incrementati a 8 nel 1966 quando vennero inaugurati la piscina galleggiante,

lo Sporting Club e il Ristorante Grill.

Nel 1973 fu aggiunta la piscina coperta e nel 1999 il Beauty Centre e il complesso degli sport indoor,.

Nel 2004 fu inaugurato il “Giardino dello Chef”, l’orto botanico regno dell’Executive Chef, Luciano Parolari, che

sceglie ogni giorno le erbe aromatiche e le verdure fresche per le sue ricette.

Il testimone storico dei Giardini di Villa d’Este è il grande platano (platanus occidentalis) che ha più di 500 anni. Questa

pianta, misura circa 8 m. di circonferenza e circa 35 m. di altezza.

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c a p i t a l i e u r o p e e

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VIENNACITTÀ ANTICA...

Oltre ad essere la capitale federale dell’Austria, Vienna è allo stesso tempo una delle sue nove regioni [Bundesland].

Molti affermano che Vienna altro non è che una cipolla: strati urbani che si dispongono a cerchi concentrici attorno

all’antico centro storico. Il duomo gotico di Santo Stefano è considerato dagli abitanti il centro geografico della

città. Vienna è suddivisa in 23 distretti di cui quasi la metà sono zone verdi (ha la maggiore percentuale di verde fra tutte

le metropoli europee).

Oltre al “verde cittadino” come lo Stadtpark (in cui si trova il motivo più fotografato della città: la statua dorata

dedicata a Johann-Strauss), si trovano anche i prati e i boschi del Prater, l’ampio parco del castello di Schönbrunn, il

Wienerwald, vigne e coltivazioni di verdura nonché le valli fluviali tutto attorno al decantato Danubio.

A Vienna la temperatura d’estate non oltrepassa quasi mai i 30° C e d’inverno è raramente al di sotto dei - 5° C.

WIEN...CITTÀ GIOVANE

LA CAPITALE DELL’AUSTRIA HA CONQUISTATO UNA GRANDE QUANTITÀ DI VISITATORI GRAZIE AD UN MISCUGLIO DI TRADIZIONE IMPERIALE E TREND CREATIVI. CONSIDERANDO IL NUMERO DEI PERNOTTAMENTI DEI TURISTI STRANIERI, VIENNA DETIENE UNO DEI PRIMI POSTI NELLA CLASSIFICA EUROPEA DEL TURISMO DELLE CITTÀ.

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32

Da accampamento dei romani a capitale della repubblica

La storia di Vienna risale al primo secolo dopo Cristo,

allorché i romani fondarono l’accampamento militare di

Vindobona. Il nome “Vienna” in quanto città fu usato per

la prima volta in un documento del 1137.

Nel 1155 gli arciduchi della famiglia Babenberger

fecero della città la loro residenza; a partire dal 1282

vi regnarono per oltre sei secoli gli Asburgo.

L’immagine con la quale la città si presenta oggi ha la sua

origine soprattutto nel periodo barocco, in particolare

il periodo in cui regnarono l’imperatrice Maria Teresa e

l’imperatore Francesco Giuseppe I. Nel 1857 quest’ultimo

fece radere al suolo le mura della città, facendovi

sorgere al loro posto la Ringstrasse, intesa come

prestigioso boulevard di rappresentanza. Francesco

Giuseppe I governò l’Austria per 68 anni, prima di morire

nel mezzo della Prima Guerra Mondiale.

Nel 1918 Vienna diventò capitale della Repubblica

Austriaca.

Nel 1938 si ebbe l’„Anschluss“ in virtù del quale l’Austria

fu annessa alla Germania di Hitler e Vienna diventò un

cosiddetto Gau [circoscrizione] del Terzo Reich.

Nel 1945 Vienna ritornò ad essere capitale della

Repubblica Austriaca.

Dal 1967 essa è una delle tre sedi delle Nazioni Unite,

insieme a New York e Ginevra; nel 1995 entrò nella

cerchia delle 15 capitali dell’EU.

LA STORIA DI VIENNA:

da accampamento a capitale.

Ne i muse i p iù important i d i V ienna s i possono ammirare i l famoso “Bac io” d i K l imt e la “Lepre” d i Dürer oppure la co l lez ione d i Bruege l p iù grande de l mondo.

MUSEO DI BELLE ARTI: vedi HOFBURG.

ALBERTINA: vedi HOFBURG.

BELVEDERE: Il principe Eugenio di Savoia (1663-1736),

grande condottiero e amante dell’arte, fece costruire una

residenza estiva. Fu così che sorse il palazzo di Belvedere con

giardino annesso, a quei tempi ancora fuori le porte della

città. Quest’opera d’arte totale in stile barocco è composta

da due castelli: il Belvedere Superiore e l’Inferiore.

BELVEDERE SUPERIORE, la raccolta di dipinti di Klimt più

grande del mondo: tra cui i suoi quadri dorati “Il bacio”

e “Giuditta”. Oltre a pregevoli capolavori di Schiele e

di Kokoschka, a opere dell’ Impressionismo francese e a

capolavori del Biedermeier viennese (Waldmüller, Amerling

e Fendi) sono qui esposti dipinti di grandi maestri come

Makart, Boeckl, Wotruba, Hausner e Hundertwasser.

Insieme a splendide opere del Barocco sono qui presenti vari

capolavori del tardo gotico come l’altare di Znaim, opere di

Michael Pacher, Rueland Frueauf il Vecchio e Conrad Laib.

Capolavori di Johann Michael Rottmayr, Daniel Gran e Paul

Troger consentono di comprendere il fascino e la ricchezza

di quest’epoca. Molto interessanti anche i busti fisiognomici

dello scultore Franz Xaver Messerschmidt .

BELVEDERE INFERIORE, camere private e sale di

rappresentanza del principe Eugenio: lo sfarzo feudale

dell’aristocratico committente si rispecchia nella Sala

delle Grottesche , nella Galleria dei Marmi e nella Sala

degli Ori . Nel Belvedere Inferiore e nell’Orangerie si

tengono imponenti mostre speciali.

SCUDERIE DI RAPPRESENTANZA, Tesoro d’Arte Medioevo:

Dove un tempo erano tenuti i 12 cavalli più belli del principe

oggi si espone al pubblico l’intero patrimonio d’arte

medioevale del Belvedere.

HIT

MU

SEI

BELVEDERE

PANORAMA DI VIENNA CON LA CATTEDRALE DI SANTO STEFANO

Page 33: MY LIFESTYLE n° 3

c a p i t a l i e u r o p e e

33

LA KUNST HAUS WIEN: superfici vivaci dalle forme

irregolari, molte delle quali ricoperte di un verde

lussureggiante: il modo scelto dal pittore Friedensreich

Hundertwasser (1928 - 2000), al quale si deve anche un

centro iconografico con rassegna permanente delle sue

opere e mostre a soggetto dedicate a interessanti temi

d’arte contemporanea.

MUSEO DI STORIA NATURALE DI VIENNA: vedi HOFBURG.

BANK AUSTRIA KUNSTFORUM: i visitatori che accedono al

Bank Austria Kunstforum lo fanno attraverso un portale

accogliente e attraente, una vera e propria scultura

che conferisce alla piazza della Freyung un carattere

suggestivo. Qui ci si è votati al moderno classico e ai suoi

antesignani, con sensazionali mostre di nomi altisonanti

come Schiele, Kokoschka, Cézanne, Picasso, Van Gogh.

MAK – MUSEO ARTE APPLICATA: il MAK è il regno del design.

Nel museo sono esposti mobili, oggetti in vetro, porcellana

o argento e tessuti dal Medioevo a oggi. Notevoli i preziosi

oggetti d’artigianato della Wiener Werkstätte, i mobili in

legno curvo della Thonet e i capolavori dello stile Liberty

come il modello rivestito di lamine in oro realizzato da

Klimt per il fregio del palazzo Stoclet a Bruxelles.

LIECHTENSTEIN MUSEUM: una delle raccolte di Rubens

più grandi del mondo, opere di rilievo di van Dyck, Lucas

Cranach e Raffaello, così come di Rembrandt, van Ruysdael

e Hamilton. A ciò si aggiungono armi, porcellane, una vasta

collezione di bronzi .

WIEN MUSEUM KARLSPLATZ: in questo museo è documentata

la storia di Vienna, con i primi insediamenti lungo il Danubio

e Vindobona, l’accampamento dei legionari romani al

confine nord dell’impero romano, per poi proseguire con la

residenza dei duchi della casa Babenberger e i 640 anni di

dominio della famiglia degli Asburgo, fino ad oggi.

Inoltre vi sono opere d’arte di alto livello, fra cui il dipinto

di Gustav Klimt “Pallade Atena” e il suo ritratto di Emilie

Flöge, i reperti archeologici, le armature, il cosiddetto

bottino dei turchi del 1683, testimonianze del periodo

durante il quale fu costruito il duomo di Santo Stefano

nonché due modelli della città realizzati nel 19° secolo.

IL MUSEO DEL TERZO UOMO: Locandine storiche,

manifesti cinematografici, cartelloni di cinema, circa 500

audioregistrazioni che comprendono dischi a 78 giri, dischi

in vinile e altro materiale multimediale, nonché pellicole

vi faranno conoscere il mondo del cinema nel quale si

inserisce il film interpretato da Orson Welles. Il pezzo più

pregiato è il salterio originale con il quale Anton Karas

compose a Londra la colonna sonora del film.

MUSEO DELLA TECNICA: da poco rimodernato, presenta

interessanti oggetti che documentano la storia della

tecnica e dell’industria. Ad esempio la colomba di Ettrich,

ancora in grado di volare, varie macchine a vapore, la

Porsche Lohner color rosso bordeaux, la miniera da

esposizione nel sotterraneo, il tomografo computerizzato,

il posto di regia televisiva, ecc.

HIT MUSEI

Il contatto stretto fra tradizioni radicate come quella

del caffè (che rappresenta: un’attrazione per chi visita

Vienna, un salotto di riserva per i vicini e un’istituzione

per gli artisti e i letterati) e dell’heuriger (dove gustare

vino), i quali emanano la tranquillità godereccia tipica di

Vienna, ed il continuo adattamento alle novità culturali

(come il Life Ball e il Festival di Musica Elettronica)

è all’origine di quel senso della vita che consente di

scegliere fra tranquillità e contemplazione, da un lato,

e movimento e stimolo, dall’altro.

Ne sono un esempio il Naschmarkt, il mercato

multiculturale di frutta e verdura di Vienna nelle cui

vicinanze, ogni sabato, si svolge il mercato delle pulci:

lungo il quale ed intorno ad esso ha preso forma un

ambiente gastronomico estremamente vario; oppure la

Mariahilfer Strasse, che fa da collegamento diretto

fra il centro storico e il castello di Schönbrunn

(l’attrazione viennese più visitata dai turisti): da quando

i lavori per la costruzione della metropolitana (U3) si

sono conclusi essa è diventata la strada di negozi più

attraente della città. D’estate molta gente va al Prater

(Ruota Panoramica) e in Copa Cagrana, la zona intorno

all’Isola del Danubio, dove tutti gli anni si svolge il

maggior party all’aperto di tutta l’Europa. Senza contare

le località degli heuriger, arrampicate sulle colline

del Wienerwald e meta perenne di visitatori amanti del

buon vino. Atmosfera mediterranea offrono le diverse

spiaggette urbane lungo il Canale del Danubio, dove ci si

può godere l’estate rilassandosi con freschi drinks.

LIFESTYLE:

la nostalgia del l ’epoca imperialregia e i trend attual i .

HEURIGER

Page 34: MY LIFESTYLE n° 3

34

L’attrattività di Vienna dal punto di vista turistico è

dovuta al legame estremamente dinamico fra l’atmosfera

nostalgica che emana dal passato imperiale e la scena

culturale sempre al passo con i trend più attuali.

L’immagine della città è dovuta soprattutto agli stili

architettonici della monarchia austro-ungarica, con

edifici maestosi, soprattutto del periodo Barocco,

Storicista (stile della Ringstrasse) e Liberty.

Se si considera anche l’ampia e generosa concezione

complessiva, quando si guarda la città la mente va sempre

alla romantica città imperiale e si dimentica facilmente

che si tratta della capitale di uno stato, la Repubblica

Austriaca, che ha solo 8 milioni di abitanti.

Ma non sono soltanto i numerosi edifici dell’epoca

imperiale a fare di Vienna una città piena di arte e di

bellezze: sono anche i musei, le collezioni e le opere

artistiche di rango mondiale. Come il Museo di Belle

Arti, in cui è contenuta la più grande collezione di dipinti

di Bruegel del mondo, oppure il Belvedere e il Leopold

Museum nel MuseumsQuartier, in cui sono esposte

numerose opere di Gustav Klimt e di Egon Schiele.

Da giugno 2001 Vienna, città dell’arte, puo vantare di

fronte al mondo un’ulteriore attrazione: nel centro

della città, nelle immediate vicinanze di rinomati musei,

é stato infatti inaugurato su un’area di 45.000 m² il

MuseumsQuartier (Quartiere Museo). Si tratta di un

affascinante punto d’incontro fra lo stile barocco

delle ex-scuderie della casa imperiale e l’architettura

futuristica degli architetti Ortner & Ortner. Il

MuseumsQuartier, con i suoi 60.000 m² di superficie utile

ripartita su fino a otto piani, viene quindi ad essere uno

dei dieci centri culturali più grandi del mondo.

COSA VISITARE:

romantici tà imperiale ed arte.

SCHÖNBRUNN

SCHÖNBRUNN: fu quasi sempre la residenza estiva della

casa imperiale e dell’imperatrice Sissi. Un capolavoro di

arte barocca nel mezzo di parchi stupendi e in più: Casa delle

Palme, Gloriette e il Giardino Zoologico di Vienna.

Passate una giornata a Schönbrunn, visitando le sale aperte

al pubblico, ammirando le prestigiose Berglzimmer e facendo

un giro nel “Labirinto”.

Una delle attrazioni principali di Vienna per valore storico,

posizione e allestimento architettonico.

La Hofburg di Vienna:Fino al 1918 la Hofburg fu la centrale dell’immenso impero

dominato dagli Asburgo ai quali si deve la creazione di questo

prestigioso areale, detto il “Foro degli Imperatori”, che si

estendeva dalla parte detta “Antico Castello”, risalente

al 13° secolo, alla parte più recente (1900) del complesso.

Oggi, ad attendere il visitatore ci sono più di una ventina di

musei di altissimo livello, oltre a caffè, ristoranti, piazze e

parchi.

GLI APPARTAMENTI IMPERIALI: Le ex-camere private della

famiglia imperiale. Osservate la vita di tutti i giorni dei

monarchi. Le sale sono in stile Rococò con esuberanti

stuccature e preziosi arazzi di Bruxelles, lampadari di

cristallo di Boemia e stufe in maiolica. I mobili del 19° secolo

sono in stile Luigi XV e in stile Impero.

Elisabetta è diventata da tempo un personaggio mitico: la

bella imperatrice acclamata ovunque. Il Museo Sissi offre

un confronto fra mito e realtà. Fra le perle del museo

merita ricordare i numerosi effetti personali di Elisabetta e

i ritratti più famosi della bella imperatrice.

SCUOLA DI EQUITAZIONE SPAGNOLA: Attorniati dall’am-

biente barocco della Hofburg si può assistere a una

LA

VIE

NN

AIM

PER

IALE

HOFBURG, HELDENPLATZ

Seguite le orme dell’antica monarchia asburgica, visitate gli splendidi castell i in stile barocco di Schönbrunn e Belvedere, gettate uno sguardo nella Hofburg, su quella che fu la centrale dei bottoni di questo grande e passato impero, passeggiate lungo la splendida Ringstrasse. I l duomo di Santo Stefano, così come i sarcofagi custoditi nella Cripta degli Imperatori, vi daranno un’idea dello splendore e della gloria degli antichi regnanti.

Page 35: MY LIFESTYLE n° 3

c a p i t a l i e u r o p e e

35

Fra gli highlight vanno citati: il Museo Leopold con la

collezione di dipinti di Schiele più grande al mondo ed

opere di celebri pittori austriaci del periodo moderno,

come Klimt, Kokoschka e Gerstl, il Museo d’Arte

Moderna, il Centro Architettura Vienna e la Kunsthalle

Wien.

Due padiglioni da festival (rispettivamente per 1.000

e 300 ospiti) vengono utilizzati anche da importanti

operatori come il Festival di Vienna, le Settimane di Danza

Internazionali e il festival cinematografico Viennale. Il

Museo dei Bambini ed una serie di attraenti ristoranti,

caffè e negozi completano l’offerta.

Il museo dell’Albertina contiene la più vasta collezione

grafica del mondo (60.000 disegni e un milione di stampe)

mentre, dal marzo 2004, Con l’inaugurazione del

Museo Liechtenstein nel barocco palazzo con parco

perfettamente restaurato, oltre 200 dipinti, sculture ed

oggetti provenienti dal Tesoro dei principi sono ritornati

nella loro sede originaria. Oltre ad una delle maggiori

raccolte mondiali di Rubens si possono ammirare qui

opere di van Dyck, Lucas Cranach, Raffaello, Rembrandt,

van Ruysdael ed Hamilton. È aperta al pubblico per

la prima volta la sontuosa biblioteca del palazzo,

all’interno della quale si trovano altre splendide opere

artistiche come gli incomparabili affreschi di Johann

Michael Rottmayr.

Il 24 aprile 2004, 150 anni dopo il matrimonio

dell’imperatrice Elisabetta (1837–1898) con l’impera-

tore Francesco Giuseppe I, è stato inaugurato nel

Palazzo Imperiale di Vienna il Museo di Sissi. Tra i vari

ed interessanti pezzi esposti troviamo tutta una serie

di oggetti personali che appartennero all’imperatrice,

come la ricostruzione dell’abito che la giovane sposa

indossò la sera precedente il matrimonio, la sua

vestaglia, nonché un parasole, ventaglio e guanti. Si può

anche salire a bordo della lussuosa carrozza che la

sovrana usava per i suoi frequenti viaggi.

MUSEUMSQUARTIER

dimostrazione dal vivo della Scuola di Equitazione

Spagnola con il celebre balletto dei Lipizzani. Ammirate

l’arte dell’equitazione nella sua forma più completa, dalla

piroetta alla capriola.

MUSEO DI BELLE ARTI: fu costruito nel 1891 per ospitare

le vaste collezioni della casa imperiale ed è oggi una delle

collezioni d’arte più importanti del mondo.

La Pinacoteca comprende numerosi capolavori della storia

dell’arte occidentale, fra cui la “Madonna del Prato”

di Raffaello, l’“Arte del Dipingere” di Vermeer, i quadri

delle Infanti di Velazquez e vari capolavori di Rubens, di

Rembrandt, di Dürer, del Tiziano e del Tintoretto.

Nella Kunstkammer si trovano rari oggetti un tempo

conservati nelle antiche “camere dell’arte” e “camere

delle meraviglie” degli Asburgo, mentre nella collezione di

antichità e nella collezione egizio-orientale sono esposti i

tesori di importanti culture del passato.

CAPPELLA DEL PALAZZO IMPERIALE - HOFMUSIKKAPELLE:

i Piccoli Cantori Viennesi ed alcuni membri del coro e

dell’Orchestra dell’Opera di Stato, noti con il nome di

Hofmusikkapelle, cantano e suonano la messa tutte le

domeniche e tutti i festivi nella cappella della Hofburg. In

questa cappella, che è la parte più antica del castello, la

Hofmusikkapelle esegue opere di maestri antichi e nuovi.

CAMERA DEL TESORO PROFANO E SACRO: la più importante

del mondo, nella parte più antica della Hofburg (XIII secolo),

si trovano oltre alla corona del Sacro Romano Impero (962

circa) e alla corona degli imperatori austriaci (1602), anche

il tesoro dei Burgundi, del 15° secolo, e il tesoro dell’Ordine

del Vello d’Oro. Fra i vari oggetti preziosi e singolari di

proprietà degli Asburgo qui esposti si trovano un “unicorno”

lungo quasi due metri e mezzo e la corona dell’imperatore

Rodolfo II (1552 - 1612). Il globo imperiale e lo scettro,

insegne dell’impero ereditario dell’Austria, furono per

secoli simbolo di potere e dignità.

ALBERTINA: possiede una delle collezioni di grafica più

estese e preziose del mondo, con opere come “La giovane

lepre” di Dürer e gli studi di donna di Klimt. Inoltre,

presenta capolavori moderni, da Monet a Picasso a Baselitz.

. . .LA VIENNA IMPERIALE.. .

ALBERTINA

Page 36: MY LIFESTYLE n° 3

36

La grande importanza che Vienna ha sempre attribuito

all’arte ha contribuito moltissimo a promuovere

continuamente la creatività degli artisti, sia austriaci

che stranieri. Vienna è in grado di offrire ben 50 teatri

fra cui 4 teatri dell’opera e diversi teatri di musical,

oltre a 100 musei e vari festival del teatro, della musica

e della danza rinomati in tutto il mondo.

Questo insieme di fattori porta ad avere per tutta la

durata dell’anno un programma culturale estremamente

fitto che fa di Vienna una delle maggiori metropoli

europee in campo sia ricreativo che culturale.

In particolare, Vienna gode di grande fama a livello

internazionale in quanto città della musica; in

nessun’altra città del mondo, infatti, sono vissuti così

tanti compositori di rango mondiale: basti ricordare,

oltre ai musicisti nati qui come Berg, Schubert, Strauss

e Schönberg, anche quelli che fecero di Vienna la

loro seconda patria, come Mozart, Beethoven, Haydn,

Brahms, Mahler e molti altri. Ci sono poi i Wiener

Philharmoniker, considerati la crema mondiale della

musica, strettamente tallonati dai Wiener Symphoniker

e da una serie di altre orchestre viennesi.

Oltre all’Opera di Stato, che è uno dei più importanti

teatri dell’opera del mondo, Vienna ha altri tre

teatri dell’opera (Theater an der Wien, Volksoper,

Kammeroper).

EVENTI:

cit tà del la musica e del la scena culturale.

L’Albertina è il più grande palazzo residenziale asburgico

e troneggia sulle mura di uno degli ultimi bastioni di Vienna

all’estemità sud della Hofburg. La collezione, fondata

nel 1776 dal duca Alberto di Sassonia Teschen, genero

dell’imperatrice Maria Teresa, comprende più di un milione

di stampe e 60.000 disegni, ma espone anche opere degli

ultimi 130 anni, appartenenti all’Impressionismo francese,

all’Espressionismo tedesco, all’Avanguardia russa e dei

giorni nostri. Si possono ammirare lo “Stagno delle ninfee”

di Monet, le “Ballerine” di Degas e il “Ritratto di fanciulla”

di Renoir, ma anche dipinti di Beckmann, Macke, Chagall,

Malewitsch, Rothko, Rainer e Katz. Inoltre l’Albertina

possiede anche una collezione di architettura e una

collezione fotografica (Helmut Newton, Lisette Model ecc.),

le cui opere sono esposte in occasione di mostre speciali.

LE SALE FASTOSE: all’interno abitò un tempo la figlia

prediletta dell’imperatrice Maria Teresa, l’arciduchessa

Maria Cristina. Per i visitatori, entrare in queste sale fastose,

arredate in parte con mobili originali, con predominanza dei

colori giallo, verde e turchese brillante, è come fare un

tuffo in piena epoca asburgica.

BIBLIOTECA NAZIONALE AUSTRIACA: l’ex biblioteca di corte

è un capolavoro dell’architetto viennese ed esponente

dello stile barocco Johann Bernhard Fischer von Erlach,

che la realizzò insieme a suo figlio Johann Emanuel nella

prima metà del 18° secolo. È la biblioteca barocca più grande

di tutta l’Europa e contiene più di 200.000 volumi fra cui la

biblioteca appartenuta al principe Eugenio di Savoia nonché

una della collezioni di manoscritti della Riforma di Martin

Lutero più grandi al mondo. Fra gli oggetti esposti sono

degni di menzione due splendidi globi (uno terrestre, L’altro

celeste) barocchi di fattura veneziana.

MUSEO DI STORIA NATURALE DI VIENNA: 20 milioni di oggetti

che consentono di toccare con mano la storia del nostro

pianeta e l’incredibile varietà della natura: dagli insetti

alle pietre preziose e ai minerali. Vi si trovano perfino

degli scheletri di dinosauro volante, numerosi esemplari

imbalsamati di specie animali estinte o a rischio di estinzione.

L’immagine speculare del Museo di Storia Naturale, dal

punto di vista architettonico, è il Museo di Belle Arti , situato

proprio di fronte.

LA SERRA DELLE FARFALLE: la Serra delle Palme

all’interno del Burggarten è considerata una delle serre

in stile Liberty più belle del mondo. L’edificio sovrastante il

giardino della Hofburg ospita centinaia di farfalle esotiche

in libertà. All’interno della serra è stato riprodotto

l’ambiente di una foresta vergine in miniatura in condizioni

pressoché naturali con 26°C e un’umidità dell’aria dell’80%.

Troverete qui anche la gigantesca farfalla cobra (Attacus

atlas), la cui apertura può raggiungere i 30 cm.

COLLEZIONE DI STRUMENTI MUSICALI: gli strumenti con i

quali musicisti come Beethoven e Chopin intrattennero un

tempo la casa imperiale.

MUSEO DI EFESO: nella parte più recente della Hofburg

. . .LA VIENNA IMPERIALE.. .

BALLO ALL’OPERA

L’OPERA DI STATO

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c a p i t a l i e u r o p e e

37

ci si può rendere conto della grandezza e dello splendore

dell’antica Efeso (nell’odierna Turchia).

CAMERA DELLA CACCIA E DELLE ARMATURE: le corazze,

selle, armi da fuoco e da rappresentanza narrano molti

secoli di storia europea. Sono qui conservate la spada d’oro

di Massimiliano II (1527-1576), e lo splendido pettorale del re

Ferdinando di Aragona (1452-1516).

MUSEO ETNOLOGICO: laddove gli imperatori della casa

Asburgo guidavano lo stato plurietnico si trovano oggi nel

Museo Etnologico rari oggetti di culture sconosciute e

interessanti nozioni sui popoli esotici...

MUSEO DEI PAPIRI: dove si trova la collezione di papiri

(risalenti persino a tre millenni fa) più grande del mondo.

CHIESA DEGLI AGOSTINIANI: nell’antica chiesa parrocchiale-

imperiale, si celebrarono nel 1854 le nozze fra l’imperatore

Francesco Giuseppe e la sua Sissi. Oggi, si possono ascoltare

in occasione delle messe principali le composizioni di musica

sacra di Mozart, Haydn e Schubert.

MUSEI DEI GLOBI E DELL’ESPERANTO: al Palazzo Mollard vi

attende l’unico museo dei globi del mondo, nonché il Museo

dell’esperanto. Si dà al visitatore una spiegazione di come

le nozioni cartografiche e cosmografiche sono cambiate

con l’andare del tempo. Il Museo dell’Esperanto informa

dettagliatamente sulla lingua artificiale dell’Esperanto ed

altre “lingue pianificate”, per di più a ingresso libero.

MUSEO DEL FILM AUSTRIACO: il Museo del Film Austriaco

nell’Albertina, organizza nella sua sala cinematografica

retrospettive e presentazioni a soggetto.

MUSEO DEL TEATRO AUSTRIACO: nel palazzo Lobkowitz,

edificio in stile barocco vicino alla Hofburg, sono

immortalati i momenti fatidici della grande arte teatrale.

C’è anche una sezione in cui si illustra ai bambini, in chiave

giocosa, il mondo del palcoscenico.

. . .LA VIENNA IMPERIALE

JOSEPH HAYDN:

2009, l ’anno del bicentenario.

Il 31 maggio 2009 si è celebrato il duecentesimo

anniversario della nascita di Joseph Haydn (1732),

un’occasione per dedicare al grande compositore

austriaco diversi eventi musicali ed espositivi che hanno

avuto luogo soprattutto nelle regioni del Burgenland

e della Bassa Austria, a Vienna, ma anche nella città

ungherese di Sopron.

Sono state allestite svariate manifestazioni rivolte

soprattutto agli appassionati di musica classica, a

coloro che sono interessati al Barocco e al Rococò,

nonché a tutti coloro che desiderano conoscere le

regioni coinvolte nell’iniziativa. I Paesi europei che più si

sono impegnati per rendere onore al musicista sono la

Germania (Haydn è l’autore dell’attuale inno tedesco),

la Gran Bretagna (Oxford conferì ad Haydn il titolo

di Dottore Honoris Causa), la Svizzera, l’Austria e

l’Ungheria.

Joseph Haydn, che nacque in Bassa Austria, per

trent’anni fu al servizio dei principi ungheresi Esterházy

nell’omonimo castello della città di Eisenstadt come

Maestro di cappella, ed era anche ospite fisso della

residenza Esterházy nella città di Sopron (in tedesco:

Ödenburg),

fu inoltre membro del coro del Duomo di Santo Stefano

a Vienna e, ormai celebre e stimato, trascorse i suoi

ultimi diciannove anni di vita a Vienna. Si sono tenuti in

questi diversi centri, un ricco programma di concerti,

spettacoli operistici e mostre.

Nello scorso settembre 2009 è uscita la seconda

edizione della rivista di 32 pagine “2009: Ein Jahr für

Joseph Haydn“ (Un anno per Joseph Haydn), pubblicata in

versione tedesca, inglese e ungherese.

RESIDENZA DI HAYDN DAL 1797 AL 1809SERRA DELLE PALME

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38

MUSEO LEOPOLD: perle assolute del Leopold Museum sono

le 3 sale con l’importante collezione di opere di Egon Schiele

(circa 200 lavori dell’importante espressionista austriaco).

È dedicata una sala a parte anche all’artista e collega più

importante di Schiele, Gustav Klimt .

Il patrimonio del museo, consistente in oltre 5.000 opere

(comprende anche importanti opere Oskar Kokoschka,

Richard Gerstl, Herbert Boeckl, Alfred Kubin, Ferdinand

Georg Waldmüller e Friedrich Gauermann) e mobili e oggetti

d’arte del periodo intorno al 1900, recanti la firma di Otto

Wagner, Adolf Loos, Josef Hoffmann e Kolo Moser.

MUMOK - Museo di arte moderna: espone al pubblico la

mostra permanente “Fokus 01. Ribellione e rinascita degli

anni Sessanta” con 300 esempi di pop art, fluxus, nouveau

réalisme e azionismo viennese, emblematici della collezione

curata dal museo.

La pop art è rappresentata da opere di artisti come

Andy Warhol, Claes Oldenburg, Robert Rauschenberg e

Jasper Johns. Fluxus e nouveau réalisme da creazioni di

Daniel Spoerri, Nam June Paik, Yoko Ono, George Brecht

e Marcel Duchamp. L’azionismo viennese, il contributo più

importante dato dall’Austria allo sviluppo internazionale

dell’avanguardia, è ottimamente documentato da lavori

di Günter Brus, Otto Muehl, Hermann Nitsch e Rudolf

Schwarzkogler. Questa parte della mostra è completata

dalla “20esima azione di pittura” di Hermann Nitsch, nell’ex-

scuderia barocca del MuseumsQuartier.

Nella sua sala con cupola, il MUMOK inscena la storia

dell’arte, dall’arte moderna all’arte classica.

KUNSTHALLE WIEN: ha come obiettivo principale la

presentazione dell‘arte internazionale contemporanea ad

un vasto pubblico.

KUNSTHALLE WIEN, project space: si trova nella Karlsplatz

ed è una succursale della Kunsthalle improntata sulla

flessibilità e sulla sperimentazione. In questo “cubo” di

vetro l’arte viene presentata come in vetrina.

CENTRO ARCHITETTURA VIENNA (Architekturzentrum Wien):

rispetto alla sua inaugurazione avvenuta nel 1993 il Centro

Architettura Vienna non solo si è affermato con successo,

diventando il primo punto di riferimento per quanto riguarda

l’architettura in Austria, ma si è sviluppato fino a diventare

l’unico museo di architettura dell’Austria.

IL MUSEO PER BAMBINI ZOOM: offre tutto l’anno un

programma di mostre e workshop oltre ad un laboratorio

multimediale, unico nel suo genere. Inoltre, si possono fare

domande, toccare, sperimentare, sentire e giocare quanto e

come si vuole. Possono partecipare attivamente ai programmi

anche gli adulti che li accompagnano.

MU

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La sensazionale area d’arte vicino alla Hofburg merita di essere visitata non solo per i suoi importanti musei, come il Leopold Museum con le sue numerose opere di Schiele, il Museo d’Arte Moderna e la Kunsthalle.Vari locali originali frequentati da un pubblico originale fanno del complesso museale una meta ancora più attraente, all ’ insegna del “Guardare ed essere guardati“ e del piacere.

www.wien.info

La Vienna Card, in vendita al prezzo di € 18,50, è un

biglietto valido 72 ore che consente di viaggiare su

tutti i mezzi di trasporto pubblici di Vienna ottenendo,

allo stesso tempo, diversi sconti e agevolazioni per

tre giorni. La Vienna Card può essere richiesta negli

alberghi viennesi, presso le agenzie di viaggi, alla Tourist-

Info (Albertinaplatz) e presso i punti di prevendita del

trasporto pubblico Wiener Linien.

I titolari della Vienna Card possono usufruire di piú di

210 agevolazioni, dall’ingresso ridotto nei musei allo

sconto nei templi dello shopping.

La sede centrale della Tourist-Information della

WienTourismus, si trova in Albertinaplatz, dietro l’Opera,

(angolo Maysedergasse, 1010 Wien); l’orario di apertura

è dalle 9 alle 19 tutti i giorni ed oltre alle informazioni

e al servizio di prenotazione camere si possono ottenere

anche biglietti d’ingresso, prenotare giri turistici in

città e cambiare valuta.

VIENNA Card

DANUBIO - HUNDERTWASSER - CAFFÉ DIGLAS

Page 39: MY LIFESTYLE n° 3

c a p i t a l i e u r o p e e

MareMare

Grandi viaggiGrandi viaggi

...all around the world

V���� J������ 16 - 73100 L���� • T��. 0832.231679 - F�� 0832.216833 • �����������@���.��

Città del MondoCittà del Mondo

MontagnaMontagna

“Il mondo è un libro e quelli che non viaggiano ne leggono solo una pagina”

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40

BASEBALL: NON SOLOPER AMERICANI

Il Baseball sconta il luogo comune di essere uno sport “difficile”. In verità, è un gioco piuttosto semplice nelle regole basilari, tanto che è capito benissimo da bambini anche molto piccoli.

INFO: WWW.FIBS.IT

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s p o r t

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REGOLE DI BASE: Il baseball è uno sport giocato tra squadre di 9 giocatori e diviso in fasi di attacco e difesa. Quando

ognuna delle 2 squadre ha completato un attacco e una difesa si è concluso un ‘inning’ o ‘ripresa’. Una partita dura 9

inning e non può terminare in parità. Il baseball prevede quindi tanti inning supplementari quanti ne servono per ottenere

una squadra vincente.

Si gioca su un ‘diamante’ (geometricamente un ‘settore circolare’) che misura circa 120 metri al centro e 100 ai lati. Il

campo interno è delimitato da 4 basi. ‘Casa base’ è il centro del gioco ed è rappresentata da un pentagono detto ‘piatto’.

Le altre 3 basi sono rappresentate da cuscini.

Scopo del gioco è segnare punti. Un punto si segna quando un attaccante (battitore) riesce a completare il giro delle

basi e tornare a casa base.

La difesa deve cercare di eliminare 3 battitori per consentire alla squadra di passare in attacco. In linea di massima,

la eliminazione si ottiene rilanciando la palla verso il cuscino che il battitore (divenuto corridore) sta cercando di

raggiungere prima che questo arrivi o prendendo la palla prima che tocchi terra (al volo).

Un altro modo per eliminare il battitore è ‘al piatto’. Succede quando il lanciatore ottiene 3 ‘strike’, ovvero lancia la

palla in una determinata zona (un solido immaginario che ha le dimensioni del ‘piatto’ e un’altezza che va dalle ascelle

alle ginocchia del battitore) o costringe il battitore a girare la mazza senza colpire la palla.Se il battitore lascia

passare 4 palline fuori dalla zona dello strike guadagna la prima base. Se il battitore non gira la mazza, è l’arbitro a

decidere se il lancio è strike o ball.

Tutti i giocatori di una squadra sono battitori. I difensori sono invece il lanciatore (il ruolo più importante); il ricevitore

(che è accucciato dietro il piatto ed è il vero regista della squadra); 3 uomini che difensono i cuscini (prima, seconda e

terza base); un uomo tra seconda e terza base (si chiama interbase); e 3 esterni.

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LA STORIA DEL BASEBALL: È ormai assodato che il

gioco del baseball ha un’origine incerta. Addirittura

dall’epoca degli Antichi Egizi esistono testimonianze di

giochi effettuati con l’uso di mazze e palle.

Comunque è proprio l’Inghilterra il paese dove il

gioco si sviluppa. Nei primi anni del 1700 appaiono in

Inghilterra tracce inequivocabili dell’esistenza di un

gioco chiamato ‘Baseball’. Thomas Wilson, in un suo

scritto, lo disapprova completamente. Nel 1744 John

Newbry pubblica una poesia che inneggia a questo gioco.

Il volume arriva nelle colonie d’America nel 1762. Nel

1748 anche il Principe di Galles Frederick accorda la

propria preferenza al gioco.

Il baseball sbarca sul Continente nel 1810: in Francia

viene pubblicato Les yeux des jeunes garçons, che

contiene le regole per un gioco da praticarsi con mazze

e palline e che prevede la corsa sulle basi.

La prima partita disputata nel Continente Americano si

sarebbe svolta in Canada nel 1838, ipotesi ovviamente

non particolarmente sostenuta dagli statunitensi.

Chiunque negli Stati Uniti è convinto che il baseball

sia stato inventato da Abner Doubleday nel 1839 a

Cooperstown (New York), città non a caso sede della

‘Hall of Fame’ del baseball americano. A Doubleday

sono riconosciute la primogenitura del ‘diamante’,

l’invenzione dei ruoli e delle regole. L’ipotesi è accettata

fin dai primi anni del ‘900 sulla base di una ricerca di Al

Spalding (leggendario produttore di articoli sportivi

e giocatore professionista). Il dubbio è che quella di

Spalding sia una “storia perfetta” (un eroe di guerra

che inventa il gioco in una città abitata solo da persone

nate negli Stati Uniti) per dimostrare che il baseball è

“figlio dell’America”. Doubleday, morto nel 1893, non

ha purtroppo mai potuto confermare né smentire il

proprio ruolo nella storia del baseball.

Le regole del gioco vengono pubblicate solo nel

1845 a Manhattan dal padre riconosciuto del baseball

moderno, Alexander Cartwright, e corrette negli anni

successivi.

Durante la Guerra Civile (1861-1865) il baseball si

diffonde enormemente. Nel 1869 nascono i Cincinnati

Red Stockings, la prima squadra professionistica di

baseball. Sono anni nei quali il potere dei giocatori è

enorme: gestiscono i campionati e a dettano le regole.

Nel 1875 si impone però il concetto di ‘Club’. Nasce la

National League, che come primo atto decide di proibire

il baseball professionistico a chi non è bianco.

La neonata lega trova dei concorrenti. Nel 1881 nasce

l’American Association (chiuderà 10 anni dopo), i cui

campioni affrontano a fine stagione i vincitori della

National League.

Sulle ceneri della Western League, una lega minore

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s p o r t

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nata nel 1893, vede la luce nel 1900 l’American League, che nel 1901 assume lo status di Lega Maggiore e nel 1903

raggiunge un accordo con la National League per disputare le prime World Series.

I primi anni del nuovo secolo sono conosciuti come “Dead Ball Era”, per il dominio dei lanciatori sui battitori. È l’epoca

di Cy Young, tra i lanciatori e Ty Cobb tra i battitori (il quale introdusse la scivolata nel baseball).

Nel 1904 il baseball fa la sua prima apparizione in un’Olimpiade a St. Louis.

Un’epoca finisce improvvisamente nel 1919, per una drammatica serie di eventi. Il primo è il celebre scandalo di Chicago.

A causa delle scommesse, 8 giocatori dei White Sox, vengono squalificati a vita. Le leghe decidono d’urgenza di impedire

che i lanciatori possano ‘lavorare’ con saliva o grasso la pallina, in seguito al dramma di Ray Chapman, che muore 2

giorni dopo essere stato colpito alla tempia da un lancio di Carl Mays.

È l’epoca di Babe Ruth, l’uomo che crea il mito del battitore di potenza. ‘The Babe’ si rivela come grande lanciatore a

Boston ma allo stesso tempo è anche il detentore del record di fuoricampo (11). Dopo il cambio delle regole realizza

un’impressionante escalation: 29 fuoricampo nel suo ultimo anno a Boston (1919), 54 l’anno dopo a New York, 59 nel

1921 fino ad arrivare ai 60 del 1927, record che resisterà per oltre 30 anni.

Nel 1920 nascono le cosiddette Negro Leagues, una prima risposta al divieto per chi non è bianco di giocare baseball

professionistico. Nel 1947 l’epoca delle Negro Leagues termina quando Jackie Robinson approda alla National League

e Larry Doby gioca nell’American League. Il baseball organizzato è ormai diffuso in 4 dei 5 continenti.

Nel 1938 nasce l’International Baseball Federation (IBF), la Federazione Mondiale. Fin da subito il nuovo organismo si

propone di organizzare un Mondiale. La prima versione è di fatto una sfida tra Inghilterra e Stati Uniti, che i britannici

sorprendentemente vincono. Il primo vero Mondiale, con la partecipazione di 9 squadre, si gioca comunque nel 1939.

Negli Stati Uniti le leghe professionistiche passano anni difficili durante la Seconda Guerra Mondiale: parecchi dei

migliori giocatori sono costretti a lasciare le squadre per servire la Patria. Di quegli anni è però un primato che resiste

ancora oggi: nel 1941 Ted Williams, dei Boston Red Sox, chiude la stagione con una media battuta superiore a .400.

Dopo la Guerra (1948) si inizia a giocare in Italia. 5 squadre disputano il primo campionato, vinto dalla Libertas Bologna.

Dopo essersi organizzato a livello Mondiale, nel 1953 nasce a Parigi un’organizzazione europea: la Confederation

Europeenne de Baseball (CEB).

Gli anni ‘50 segnano una svolta epocale anche in America. Nel 1958 2 delle storiche squadre dell’area di New

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York (i Giants e i Dodgers) si spostano in California,

rispettivamente a San Francisco e Los Angeles.

Nel 1961 inizia la celebre vicenda di Roger Maris che

infrange il record dei 60 fuoricampo di Babe Ruth

battendone 61. La stagione prevede più partite di quella

del 1927 e il primato di Maris viene osteggiato da una

nazione intera. Il record verrà riconosciuto solo dopo la

morte del giocatore.

Il 1966 nasce la ‘Player Association’, il Sindacato dei

giocatori di baseball.

Sono anni particolari. Il dominio dei lanciatori rende poco

interessanti le partite. Le Leghe decidono di abbassare il

monte di lancio e di ridurre l’area dello strike e, nel 1973,

l’American League fa un passo fondamentale introducendo

la regola del ‘Battitore Designato’.

Nel 1974 crolla un primato storico. Hank Aaron batte il

fuoricampo numero 715 della sua carriera, superando il

record di Babe Ruth.

Il 1975 segna un’altra svolta epocale: Andy Messersmith

e Dave Mc Nally giocano un intero campionato senza

contratto e a fine stagione si dichiarano ‘Free Agents’. E’ il

primo passo verso l’abolizione del vincolo e l’introduzione

dell’arbitrato sui salari. Non sarà una svolta indolore. I

rapporti tesi tra società e atleti portano a ben 2 scioperi

(1981 e 1994) il secondo dei quali provoca addirittura la

cancellazione delle World Series dopo 90 anni.

Per risollevare la popolarità del ‘Vecchio Gioco’ servono

i muscoli, precisamente quelli di Mark Mc Gwire, che nel

1998 batte il record di Roger Maris con 70 fuoricampo.

Sembra un limite invalicabile, invece dura solo 3 anni

perché nel 2001 viene portato a 73 Barry Bonds.

Il baseball è tornato il passatempo preferito degli

Americani, tanto che sia le Grandi Leghe che le Minor

Leagues polverizzano i record di presenze allo stadio.

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CREDITS

Articolo e Intervista LUCIA ACCOTOPhoto © 2009 FRECCE TRICOLORI

TUTTI I DIRITTI RISERVATI

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C U O R E T R I C O L O R EPattuglia Acrobatica NazionaleNei c ie l i de l mondo traccia le v ie de l l ’orgogl io nazionale

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a u t o d a s o g n o

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Ci sono storie che si scrivono col cuore. Niente fogli e

filo nero. Solo ali di ferro per pensieri fluttuanti.

I racconti si snodano lenti sulla distesa azzurro-cielo

perché è in alto che librano le parole migratorie scritte

dalle Frecce Tricolori. Nei cieli per raccontare passione,

valori, tradizione. E le storie scolpite da mani esperte,

dalla pattuglia acrobatica nazionale dell’Aeronautica

Militare Italiana, operano in ognuno di noi una magia.

Le parole fumo del libro aperto stagliate contro

l’azzurro sono la via d’accesso ad un altro mondo. Quello

della storia delle Frecce Tricolori che ci proietta con

orgoglio nel seno della terra madre.

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È il 1961 quando l’Aeronautica Militare decide di

creare un gruppo permanente per l’addestramento

all’acrobazia aerea collettiva dei suoi piloti. Nascono

così le Frecce Tricolori. Con i 10 aerei, di cui 9 in

formazione e 1 solista, sono la pattuglia acrobatica

più numerosa del mondo. Il 313° Gruppo Addestramento

Acrobatico con sede all’aeroporto di Rivolto svolge

compiti di rappresentanza e, in caso di necessità,

supporto aereo.

La livrea dei suoi aeroplani è data dalla caratteristica

banda tricolore che attraversa la fiancata dell’aereo

su sfondo blu. L’addome dell’aeroplano è grigio chiaro

mentre i numeri di formazione sono degli adesivi gialli.

Il fumo tricolore viene generato per dispersione, ed

è composto da olio di vaselina a cui vengono aggiunti

pigmenti non inquinanti. La fuoriuscita del composto

avviene attraverso un tubicino posto nello scarico

posteriore dell’aeroplano.

Dapprima e sino al 1963 i migliori piloti selezionati vola-

vano a bordo di F-86, poi passarono sui cacciabombardieri

Fiat G.91, modificati per le manifestazioni nei cieli del

mondo, per pilotare infine gli Aermacchi MB-339A P.A.N.

Le Frecce Tricolori nel corso degli anni hanno

conseguito diversi ed importanti riconoscimenti tra cui

quelli del Principe Faysal ibn al-Husayn di Giordania che

ha consegnato il prestigioso premio “The King Hussein

Memorial Sword”, la spada simbolo del proprio paese

assegnata alla migliore dimostrazione aerea.

LA STORIA

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Comandante Tammaro, con ali di ferro solcate il cielo dividendolo con i colori del valore. Le Frecce Tricolori spiccano il volo per regale acrobatiche esibizioni, ricami di precisione che agli spettatori lasciano forti emozioni e grande orgoglio. Voi vi librate con quale peso?“Con il peso della consapevolezza che il nostro lavoro ha un ruolo ben più importante del semplice ricamare l’aria. Rappresentiamo infatti i valori umani, professionali e tecnologici non solo dell’Aeronautica Militare, ma dell’ intero Paese. Il Tricolore che stendiamo alla fine di ogni nostra esibizione, accompagnato dalla voce del maestro Luciano Pavarotti, sottolinea proprio la capacità di essere testimoni di un sistema che funziona. Un sistema che si chiama Italia e di cui noi ne facciamo parte”.

Sempre suggestivo lo spettacolo che offrite e, come arcieri d’altri tempi, le Frecce Tricolori portano in alto i valori della Patria valorizzando, anche a distanza, la vicinanza con la gente. Pilotate anche questo segmento?“Si, proprio per evitare di rimanere a distanza. Il contatto con la gente è la nostra migliore fonte d’ispirazione e di appagamento. Non a caso i centoventi Club Frecce Tricolori sparsi per il mondo sono nati nel momento in cui degli appassionati sono entrati in contatto con noi o sono venuti a visitare la nostra base che grazie anche alla Regione Friuli Venezia Giulia è sempre più una meta turistica importante”.

Quanto impegno, sacrificio e ore di volo ci sono dietro ad ogni passaggio acrobatico?“I passaggi acrobatici, più propriamente le manovre che eseguiamo con dieci velivoli nei venticinque minuti di volo del nostro programma, richiedono ovviamente un forte e costante addestramento. Ogni giorno in inverno ogni pilota effettua due o tre voli, mentre nel periodo estivo, quello delle manifestazioni, ci esibiamo ogni week-end con due eventi preceduti da altri due giorni di prove. L’addestramento non è solo in volo, ma anche a terra grazie allo sport che ognuno di noi pratica e ad un altrettanto importante allenamento non fisico che ci consente di mantenere il Gruppo sempre coeso ed affiatato”.

Le Frecce Tricolori di quali tipi d’aereo dispongono?

“L’aereo della Pattuglia Acrobatica Nazionale è l’MB339, l’italianissimo ed agilissimo jet scelto fin dal 1982 per le sue eccezionali doti acrobatiche. Inoltre durante le manifestazioni, essendo noi un Gruppo dell’Aeronautica Militare, siamo accompagnati da un C130, un grosso aereo cargo, della 46^ Brigata di Pisa che trasporta tutto il materiale necessario per la nostra trasferta”.

Le Frecce Tricolori sono sinonimo di professionalità, abilità, precisione. È una scuola di vita, ma pochi vi accedono, quali altre qualità occorrono per farne parte?“Principalmente direi l’umiltà. Una qualità difficile da trovare, ma indispensabile per svolgere il nostro lavoro e garantire sempre il raggiungimento dell’obiettivo. Spesso mi ritrovo a pensare che sono un ragazzo fortunato perché comando degli uomini dotati sì di notevoli doti professionali, ma anche e principalmente caratteriali. Per questo la selezione attitudinale che svolgiamo ogni anno per stabilire il o i due nuovi piloti va a verificare più che la professionalità, il carattere dell’ individuo e il suo equilibrio”.

Le Frecce Tricolori colpiscono il cuore degli italiani, ma vi esibite anche all’estero, quindi centrate i cuori di tutti. Sempre in alto nella distesa di azzurro il valore della nostra terra è rappresentato dalle Frecce Tricolori. In volo unite valori, ideali e gente? “Sicuramente si. Il nostro volo è studiato per lanciare un messaggio e far si che l’emozione, il desiderio di emulazione e le sensazioni che esso provoca alla gente aiutino a fissare questo messaggio nei cuori in modo indelebile. Con la manovra del “Cuore Tricolore” ad esempio vogliamo far capire alla gente, ed è per questo lo disegniamo nel cielo, che per poter far bene qualunque attività ci vuole un ingrediente importantissimo: la passione che noi rappresentiamo in aria con un gigantesco cuore. Ma nella manovra c’è anche il solista che con la sua rotazione sottolinea il cuore e dimostra che noi italiani, grazie all’estro ed alla fantasia che ci sono propri, possiamo aggiungere degli ingredienti in più. Infine il cuore viene avvolto in un manto tricolore, uno spettacolare incrocio di nove aerei che chiudono la manovra indicando inequivocabilmente che quello è un messaggio tutto italiano”.

L’INTERVISTA AL COMANDANTE P.A.N.: MAGGIORE PILOTA MASSIMO TAMMARO a cura di Lucia Accoto

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Ognuno di noi plana desiderando un tempo senza fine sul manto azzurro seguendo le ali di ferro finchè non scompaiono oltre all’orizzonte. A quel punto soddisfatti di loro, di noi e del nostro Paese, abbassiamo lo sguardo grati delle piume di orgoglio che si elevano al cielo.

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f a s h i o n

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LA FILOSOFIA DI UN MARCHIO LEGATO

AL TERRITORIO. LA STORIA SUL FILO

DELLA CREATIVITÀ, NON PERDENDO

MAI DI VISTA L’INNOVAZIONE.

Sembra una traversata. 150 anni

di cammino per un marchio stretto

alle viscere della storia da cinque

generazioni, che percorre il sentiero

dell’ innovazione sino ai giorni nostri.

Un viaggio nella moda per non

interromperlo.

A Maglie in piazza Aldo Moro la

trama della storia è inscritta nelle

insegne del negozio di abbigliamento,

CANDIDO 1859.

Del resto i rocchetti del racconto si

leggono già guardando il palazzo

storico. Dentro tutto è tessuto, per

chi sa scrivere solo con l’ago. E i

tessuti hanno anche il profumo e i

ricordi di un viaggio, per conoscere

ancora e di più.

I l nome è intatto, UNICO come

una volta, BRILLANTE perché di

tendenza, coltivato su un terreno

CONTEMPORANEO per affermare

un PURO STILE.

Un secolo e mezzo di racconti

indossati. Tre piani per la moda

Uomo, Donna e Bambino che

attraverso il fi lo dell’esclusività si

srotola sino al 2009.

LO STILE E IL FASCINO DELLA MODA IN UN SECOLO E MEZZO

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Arredamento minimalista per una raff inata eleganza

tutta da vivere. Spazi ed idee di ultima generazione,

luce ovunque e una perfetta semplicità nel design

puro e nel la scelta dei material i per rendere i l

negozio Candido 1859 accogliente e spalancato sul

futuro attraverso i l grande occhio.

Un tavolo a specchio posto al centro dello spazio

al secondo piano riservato al la moda Uomo da cui

si vede bri l lantemente i l piano sottostante destinato

al la moda Donna. Una sorta di galassia sul mondo

del look, di ciò che è tendenza, sti le. Dove si guarda

per essere poi, una volta fuori, guardati.

I locali di Candido 1859 sono spazi in evoluzione e

senza sovrastrutture, pratici ed innovativi.

L’ambiente oltre a cascate di luci che spiovono da

pareti e soff it to a specchio ben si sposa come

laboratorio di eventi, feste ogni 6 mesi, e mostre

fotograf iche. Un contenitore, quindi, di cultura e

raff inata accoglienza per cl ienti che rinnovano la

f iducia al marchio Candido 1859 e per quell i che si

apprestano a conoscerlo.

Non solo moda, dunque, ma anche esposizioni

di artisti magliesi come quella del pittore Antonio

Montefusco, che hanno fatto la storia del Salento

e non solo, o che dal Salento sono partit i per

approdare in tutto i l mondo, riconosciuti come veri

talenti, come l’architetto Antonio Romano, l ’artista

del logo. L’artigiano delle idee che ha curato i l

logo, la comunicazione per i l centocinquantesimo

anniversario di Candido 1859, strepitosa la festa

organizzata al l ’ interno di Candido 1859 per un

secolo e mezzo di storia.

Al l ’arte creativa di Romano sono legati inoltre più

grandi nomi, i l logo della Rai, Edison, G8, Trenital ia,

solo per citarne alcuni.

Moda, arte, qualità e attenzione al territorio per

Marco Candido, tutto nel gomitolo dello sti le per chi

ama una vita in sti le.

CANDIDO 1859: NON SOLO MODA

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f a s h i o n

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Vuoi conoscere i must per la prossima

stagione? Eleganza in primo piano, ma

il vero asso nella manica si gioca con le

giacche. Sobrie, dalla l inea pulita, dal taglio

rigoroso, ma molto chic firmati Mauro

Grifoni, tanto per l’uomo quanto per la

donna. Sono semplicemente fashion.

Per una donna sofisticata pantaloni

stretti e giacche affiancate che ne fanno

una intramontabile donna di classe,

perfettamente in l inea con l’essere ricercata,

distinta.

Bianco e nero sono le nuance con cui

divertirsi a creare un look fatto di completi

maschil i, dai dettagli sartoriali.

Le camicie con rose e fiocchi annodati al

collo segnano la differenza.

Per l’uomo Grifoni sti le e linearità lo

proiettano nel lavoro e nel tempo libero

nella sfera del trend, senza perdere di vista

la sobrietà.

Occhio di riguardo agli accessori. Tutti pazzi

per le borse, quelle Etro e See by Chloè ti

accompagnano anche fuori dall’ufficio per

una serata elegante. Non possono mancare

nel tuo guardaroba. Da non perdere,

semplicemente fantastiche.

Fattura artigianale per le calzature da uomo

Santoni, rigorosamente realizzate a mano.

Per l’uomo che non vuol perdere la propria

classe, si adegua ai tempi, anticipandone le

tendenze Aquarama propone delle giacche

très chic, i l vero must della stagione.

Affiancate in nilon.

Per la pelletteria ideale per l’uomo che non

tira la cinghia sono le cinture Orciani.

Per la maglieria raffinati i capi per lei di

Fabiana Fil ippi.

Per lei e per lui nel settore giovani spiccano

i marchi Diesel, Bikkembergs.

Per i più piccoli, sempre più esigenti, c’è

solo l’ imbarazzo della scelta. I jeans fashion

di Dondup rappresentano un vero cult.

Per le bimbe più vanitose il marchio Liu-Jo

non può mancare nel loro armadio.

Ai giacconi non si deve rinunciare, quell i di

Peuterey, di Burberrys e D&G sono alcuni

tra i più ricercati.

Per i capi sportivi e confortevoli da non

perdere la griffe Diesel.

Quando la tendenza parte in erba.

UNICO, BRILLANTE,CONTEMPORANEO.PURO STILE.

1-2 MAURO GRIFONI • 3-4 FABIANA FILIPPI • 5-6 ETRO • 7-8 LIU-JO

1. 2.

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7. 8.

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CHI

AN

TI C

LASS

ICO

La Toscana è conosciuta ovunque come terra votata alla

produzione di grandi vini tra cui primeggia per tradizione,

notorietà e consistenza il Chianti Classico. Questa

denominazione è legata esclusivamente all’area da sempre

chiamata Chianti, ovvero quella zona che si estende fra

Firenze e Siena.

LA STORIA: Il nome Chianti, riferito al vino prodotto

nella zona Chianti, compare per la prima volta in

documenti notarili del 1404, sebbene la coltivazione di

vite all’interno di quel territorio di produzione sia nota

sin dall’epoca etrusca.

In seguito, il vino prodotto su queste colline acquistò un

tale prestigio da indurre, nel 1716, il Granduca di Toscana

Cosimo III a tutelarne il nome, fissando in un bando i confini

della zona di produzione, che ancora corrispondono

approssimativamente agli attuali 70.000 ettari.

Il bando del 1716 rappresenta il primo documento legale

nella storia che istituisce la delimitazione di un’area

viticola di produzione.

In epoca moderna, proprio per la notorietà che aveva

acquistato il Chianti, si trovò conveniente produrlo

anche negli altri territori toscani dotati di una certa

vocazione viticola, adottando le stesse pratiche e gli

stessi uvaggi del territorio d’origine. Questo vino venne

commercializzato con il nome di Chianti, sottolineandone

la caratteristica di essere fatto “all’uso” del Chianti, e

da quel momento l’indicazione geografica si trasformò in

denominazione enologica. Accanto all’originario Chianti

(definito poi Classico a riconoscimento e tutela della sua

primogenitura), nacquero così altre sei tipologie di vino.

Un decreto ministeriale del 1932 sancì questo stato di

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v i n i

61

cose distinguendo il Chianti prodotto nell’area storica,

che venne definita “zona di origine più antica”, da quello

prodotto nel resto della Toscana.

Dal 1996 il Chianti Classico è DOCG autonoma. Con il

decreto ministeriale del 5 agosto 1996, è stato infatti

approvato il disciplinare separato per la denominazione

Chianti Classico, un riconoscimento che restituisce al

Chianti Classico la sua dignità di zona più antica nonché la

peculiarità e la tipicità di un vino unico.

IL TERRITORIO: Il territorio del Chianti comprende nelle

sue terre i comuni di Castellina, Gaiole, Greve e Radda in

Chianti per intero ed, in parte, quelli di Barberino Val d’Elsa,

Castelnuovo Berardenga, Poggibonsi, San Casciano Val di

Pesa e Tavarnelle Val di Pesa. In tutto 70.000 ettari.

I confini del territorio di produzione del vino Chianti

Classico sono rimasti invariati rispetto a quanto definito

nel decreto ministeriale del luglio 1932.

Per lo più coperto da boschi, dove prevalgono querce,

castagni e pini, punteggiato da cipressi, il Chianti è una

zona con altitudini che oscillano tra i 200 e gli 800 metri.

Il clima è continentale ma senza eccessive escursioni

termiche. I terreni, sassosi e poco profondi, presentano

pendenze anche notevoli.

Le caratteristiche del clima, del terreno e dell’altitudine

rendono il Chianti una regione particolarmente votata

alla produzione di vini di qualità, primo fra tutti il Chianti

Classico, e di olio extra vergine di oliva.

Elemento distintivo del paesaggio agrario chiantigiano

sono infatti i filari dei vigneti specializzati ed i recenti

oliveti, colture che interessano rispettivamente 10.000

e 8.000 ettari. Dei 10.000 ettari coltivati a vite, circa

7.000 sono destinati al vino Chianti Classico DOCG, la

cui produzione si aggira mediamente ogni anno attorno ai

260.000 ettolitri.

A tutela della produzione del Chianti Classico, il 14

maggio 1924 un gruppo di 33 produttori proprietari di

vigneti si riunì a Radda in Chianti per dar vita al Consorzio

per la difesa del vino Chianti e della sua marca d’origine.

Il marchio che da sempre ha accompagnato le bottiglie di

Chianti Classico prodotte dagli associati è il Gallo Nero,

storico simbolo dell’antica Lega Militare del Chianti,

riprodotto dal pittore Giorgio Vasari sul soffitto del

Salone dei Cinquecento, nel fiorentino Palazzo Vecchio.

Con il trascorrere degli anni, il ristretto gruppo di

produttori della fondazione si è ampliato e il Consorzio

conta oggi oltre 600 produttori associati, di cui circa 350

confezionano il vino con la propria etichetta.

Dal 2005 il Gallo Nero è diventato l’emblema di tutta la

denominazione Chianti Classico.

IL V

INO

DE

L G

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I CRITERI DI DEFINIZIONE DEL CHIANTI CLASSICO E LE

DIFFERENZE CON IL CHIANTI COMUNE:

Per poter acquisire la denominazione di Chianti Classico,

non è sufficiente che il vino sia prodotto nella regione

del Chianti.

Deve anche rispettare tutta una serie di regole previste dal

disciplinare di produzione, prima fra tutte la particolare

base ampelografica.

L’uva più importante, sia per percentuale (dal 80% al 100%)

che per tipicità, è il Sangiovese, vitigno a bacca rossa

originario dell’Italia centrale, che dà vita a vini dal colore

rosso rubino che con l’invecchiamento tende al granato,

dal profumo di spezie e piccoli frutti di bosco, dalla buona

struttura, eleganti, rotondi, vellutati.

Oltre al Sangiovese possono essere presenti fino a un

massimo del 20% altre uve a bacca rossa autorizzate e/o

raccomandate, autoctone come il Canaiolo e il Colorino

o internazionali (Cabernet Sauvignon, Merlot etc.).

A partire dalla vendemmia 2006 non possono più essere

utilizzate le due uve a bacca bianca, il Trebbiano e la

Malvasia, il cui impiego era precedentemente consentito

fino a un massimo del 6%.

Altri aspetti peculiari del Chianti Classico sono: l’entrata

in produzione dei vigneti a partire dal quarto anno

dall’impianto, la bassa resa per pianta (max. 3 chilogrammi

di uva a ceppo) e per ettaro (max. 52,50 ettolitri di vino), la

gradazione alcolica minima di 12° per il vino normale e di

12,5° per la Riserva.

L’immissione al consumo del vino non può inoltre avvenire

prima del 1° ottobre dell’anno successivo alla vendemmia,

per dare modo alle varie componenti di raggiungere un

perfetto equilibrio.

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Il Gallo Nero in campo oro è lo storico simbolo del vino Chianti Classico. La scelta del simbolo è soprattutto dovuta a ciò che esso rappresenta dal punto di vista storico e della tradizione popolare. La leggenda narra che nel periodo medievale, quando le repubbliche di Firenze e Siena si combattevano per prevalere l’una sull’altra, il territorio del Chianti, proprio perché intermedio alle due città, fosse oggetto di continue dispute. Per porre fine alle contese e stabilire un confine definitivo, si convenne di far partire dai rispettivi capoluoghi due cavalieri e di fissare il confine nel loro punto d’incontro. La partenza doveva avvenire all’alba e il segnale d’avvio sarebbe stato dato dal canto del gallo. Nei preparativi dell’evento doveva pertanto essere decisiva la scelta del gallo, più che quella del destriero e del cavaliere. I senesi ne scelsero uno bianco, mentre i fiorentini optarono per uno nero, che tennero chiuso e pressoché digiuno per molti giorni in una piccola e buia stia, tanto da indurlo in un forte stato di esasperazione. Il giorno fatidico della partenza, non appena fu tolto dalla stia, il gallo nero cominciò a cantare fortemente anche se l’alba era ancora lontana. Il suo canto consentì quindi al cavaliere di Firenze di partire immediatamente e con grande vantaggio su quello senese, che dovette attendere le prime luci del giorno, quando il suo gallo, cantando regolarmente, gli permise di partire. Ma dato il notevole ritardo che aveva accumulato nei confronti dell’antagonista, il cavaliere senese percorse solo dodici chilometri in solitudine, poiché a Fonterutoli incontrò l’altro cavaliere. Fu così che quasi tutto il Chianti passò sotto il controllo della repubblica fiorentina, molto tempo prima della caduta di Siena. Dopo questa vicenda, il Gallo Nero divenne anche il simbolo delle Lega del Chianti che, all’interno dello stato fiorentino, aveva compiti amministrativi e di difesa militare del territorio. Dato il suo significato politico, fu anche raffigurato nel Salone del Cinquecento, in un celebre affresco del Vasari, quando nella metà del sedicesimo secolo l’illustre pittore e architetto fu chiamato a ristrutturare il Palazzo Vecchio a Firenze.

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v i n i

63

I VINI DEL GALLO NERO SONO PRESENTI SUL MERCATO

IN DUE VERSIONI: NORMALE E RISERVA.

Il Chianti Classico Annata:

Vino relativamente giovane e ricco di frutto, viene messo

in commercio a partire dal 1° ottobre successivo alla

vendemmia.

Nel corso della trasformazione da uva in vino si possono

ottenere prodotti giovani e di piacevole consumo,

caratterizzati dalla grande bevibilità, perfetti in

abbinamento a primi piatti e a piatti a base di carni bianche

e rosse.

Il Chianti Classico Riserva:

Si tratta di un vino “importante” al quale sono destinate

fin dalla vendemmia le uve migliori, che contengono le

sostanze che poi garantiranno al prodotto grande

spessore, bouquet ampio e complesso, equilibrio tra

eleganza e potenza.

Vino ricco di struttura e capace di affrontare un lungo

periodo di maturazione, può essere definito riserva

solo se raggiunge una maggiore gradazione alcolica

(12,5°) e dopo aver subito un invecchiamento minimo di

ventiquattro mesi, di cui almeno tre di affinamento in

bottiglia.

Solo le annate migliori, quando la maturazione delle

uve è perfetta ed omogenea, possono dare vini così

strutturati da essere destinati all’invecchiamento.

La riserva, vino in cui prevale la possente struttura del

Sangiovese, è il compagno ideale per carni importanti,

grigliate, arrosti, brasati, selvaggina o formaggi

stagionati.

Il Chianti Classico abbraccia quindi tipologie di vino

anche molto diverse tra loro. Una diversità determinata

dalle condizioni micropedoclimatiche in cui cresce il

vigneto, dalle caratteristiche dei cloni di vitigni utilizzati

(le proprietà genetiche che distinguono una pianta

dall’altra), dai sistemi di coltivazione e di vinificazione.

LE CIFRE DEL CHIANTI CLASSICO

Estensione dell’intero territorio 70.000 ha

Estensione complessiva vigneti 10.000 ha

Vigneti iscritti all’albo 7.200 ha

Produzione Chianti Classico 2008 268.100 hl

Numero soci Chianti Classico 597

Numero di imbottigliatori 350

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64

LA LUNGA BATTAGLIA LEGISLATIVA DEL CONSORZIO:

Nel periodo che va dal 1924 al 1967, il Consorzio dovette

sostenere lunghe e difficili battaglie per ottenere il

riconoscimento esclusivo. Il cammino legislativo durato

oltre 40 anni si concluse infatti nel 1967 con l’entrata

in vigore del decreto che riconosceva la denominazione

di origine controllata del Chianti e riconosceva il Chianti

Classico come un vino dalle caratteristiche più selettive

di quelle previste per la denominazione.

In seguito, nel 1984, il Chianti Classico ottenne la DOCG

(denominazione d’origine controllata e garantita), il

riconoscimento più alto per i vini italiani di qualità.

Tre anni dopo, nel 1987, in prospettiva dell’ormai imminente

legge che avrebbe imposto ai consorzi di tutela l’obbligo

di cessione del marchio a tutti gli utilizzatori della

denominazione, il Consorzio suddivise la sua attività in due

organismi: il Consorzio Vino Chianti Classico, cui venne

affidato l’incarico di vigilanza ed i controlli previsti da

precise norme di legge, ed il Consorzio del Gallo Nero

(poi Consorzio del Marchio Storico – Chianti Classico),

dedito invece alla promozione dei vini contraddistinti dal

marchio Gallo Nero, sottoposti a norme più restrittive e

controlli più severi sulla qualità del prodotto.

Con il decreto ministeriale del 5 agosto 1996, il Chianti

Classico divenne finalmente una DOCG autonoma, con

un disciplinare di produzione distinto da quello del vino

Chianti.

Nel novembre 2003, il Consorzio del vino Chianti Classico

ha ottenuto un altro importante riconoscimento da

parte del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali:

con la cosiddetta erga omnes, infatti, il Consorzio si

è assicurato le responsabilità relative al controllo

sulla denominazione Chianti Classico, un controllo

che riguarda tutta la filiera produttiva e che viene

indistintamente esercitato su tutte le aziende, socie e non

socie.

Nel 2005 il Gallo Nero è divenuto il segno distintivo

di tutto il vino Chianti Classico, e, quale marchio della

denominazione, è stato inserito nella fascetta di stato che

viene apposta su ogni bottiglia.

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66

UN ECCEZIONALE VIAGGIO TRA I MODELLI CHE COMPONGONO LA

COLLEZIONE DELLA “GALLERIA FERRARI”, LUOGO IMPERDIBILE PER

AMMIRARE E CONOSCERE LE AUTOMOBILI CHE HANNO PERMESSO ALLO

STORICO MARCHIO ITALIANO DI DIVENTARE UN MITO.

Vero e proprio custode del mito, la Galleria Ferrari di Maranello

raccoglie al suo interno le auto, le immagini ed i trofei che hanno

scritto la storia della Marca.

Cuore dell’offerta della Galleria è naturalmente l’esposizione

delle vetture Ferrari, tra le più prestigiose della sua storia e della

sua produzione: circa 40 modelli a rotazione sono a disposizione dei

visitatori, grazie al patrimonio dell’Azienda ed alla collaborazione con

i più importanti musei d’auto italiani e internazionali ed i collezionisti

di tutto il mondo. La Galleria è idealmente strutturata in 5 aree,

ognuna in grado di soddisfare le aspettative sia dell’appassionato

di competizione sia del competente conoscitore di auto storiche: la

Formula 1, dedicata appunto alle Monoposto di Formula 1 di ieri e di

oggi, l’area Granturismo e innovazione tecnologica, che comprende

anche le vetture stradali speciali, le vetture Sport tra le più gloriose,

le mostre temporanee e quelle fotografiche.

166 MM

La vettura 166 MM del 1948, spider/barchetta Touring, condotta da Luigi

Chinetti e lord Peter Selsdon (proprietario della vettura), vinse la 24 Ore di

Le Mans del 1949 (prima 24 Ore di Le Mans disputata dopo la fine della seconda

guerra mondiale e prima vittoria in assoluto a Le Mans di una vettura con

motore a 12 cilindri e prima vittoria per la Ferrari in questa gara). Una vettura

di questo modello è stata la prima vettura Ferrari posseduta da Gianni Agnelli.

GALLERIA FERRARICUSTODE DELLE AUTOMOBILI PIÙ BELLE DEL MONDO

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s t o r i a d e l l ’ a u t o

67

FERRARI 166 MM (1948)

INFORMAZIONI UTILI:

DOVE SI TROVA:Via Dino Ferrari 43 - Maranello (MO)

ORARI DI VISITA:Tutti i giorni (anche festivi) dalle 9.30 alle 18 con orario continuato.Dal 1° maggio al 30 settembre orario prolungato fino alle 19.Chiuso solo il 25 dicembre ed 1 gennaio.

BIGLIETTI:13 euro intero;11 euro ridotto studenti, over 65 ed enti convenzionati; 9 euro famiglie e bambini 6-10 anni.

SITO WEB:www.galleria.ferrari.com

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68

375 Plus (1954)

La 375 Plus è realizzata con il preciso obbiettivo di

conquistare il mondiale Sport, infatti viene dotata del

motore V12 di Lampredi, in grado di erogare 330 cavalli.

Il pilota Farina porta questa monoposto alla vittoria ad

Agadir, mentre Gonzales trionfa a Silverstone e nella

classica Endurance di Les Mans. Il successo fondamentale

è però quello di Umberto Maglioli alla Carrera

Panamericana, che permette alla Ferrari di conquistare il

titolo mondiale.

Questo Spider Pininfarina, in lega leggera, ha un motore

anteriore longitudinale e può raggiungere la potenza

Massima di 330CV a 6000 giri/minuto. La distribuzione

è a 2 valvole per cilindro, 1 albero a camme in testa, la

FERRARI 250 TESTA ROSSA (1957)

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frizione è a dischi multipli, con un cambio a 4 velocità più

retromarcia.

La sospensione anteriore è a ruote indipendenti, quadri-

lateri deformabili, balestra trasversale inferiore.

La sospensione posteriore è a ponte De Dion a balestra

trasversale. I freni sono a tamburo a comando idraulico e

lo sterzo è a vite senza fine e ruota elicoidale.

250 Testa Rossa

Questa vettura del 1957 è stata venduta alla cifra record

di € 9.020.000 lo scorso 17 maggio all’asta ‘Ferrari

Leggenda e Passione’ organizzata a Maranello da RM

Auction in collaborazione con Sotheby’s.

Prodotta in 34 unità, di cui solo 22 “Pontoon Fender” come

quella in Galleria, ha partecipato a numerose competizioni

internazionali (Sud America, Stati Uniti, Europa).

250 GT California

Nel 1957, appare una nuova versione della 250 GT: la

spider California. Prodotta in 110 esemplari, è una delle

vetture più belle della produzione Ferrari, protagonista

di numerosi film di successo hollywoodiani. Il disegno è

opera di Pininfarina, ma la carrozzeria è realizzata dalla

Scaglietti di Modena.

Come si può capire dal nome, la vettura era stata

concepita prevalentemente per il mercato americano

presso il quale cominciava a diffondersi il mito Ferrari.

Al successo commerciale, si aggiunge un discreto

successo sportivo: la California ottiene diverse vittorie

in competizioni prestigiose, come la 24 Ore di Le Mans o la

12 Ore di Sebring, con piloti famosi come Moss, Ginther e

Grossman.

400 Superamerica

Prodotta in due serie tra il 1960 ed il 1964, fa parte di

quei modelli d’alta gamma che erano costruiti in base ai

desideri del cliente. Questa vettura in particolare è stata

realizzata per Gianni Agnelli (che prediligeva il tettuccio

apribile), ed è ora di proprietà di un cliente americano che

l’ha portata a Villa d’Este per il Concorso d’Eleganza

di quest’anno e ha voluto poi metterla a disposizione dei

visitatori della Galleria Ferrari.

Un grande V12 da quattro litri, con tanta potenza ma

anche molta coppia, interni sobriamente lussuosi, assetto

rigido ma in grado di garantire un discreto comfort,

cambio di velocità con “overdrive”. Le carrozzerie,

tutte di Pininfarina, comprendevano le tipologie spider,

cabriolet e coupé aerodinamico, oltre ai famosi modelli

unici Superfast II, III e IV.

275 GTB Competizione

Su questo modello, costruito in almeno due esemplari in

forma di prototipo nel 1965, esiste una leggenda secondo

la quale la carrozzeria, realizzata come sempre dalla

Pininfarina, avrebbe dovuto essere quella della nuova

berlinetta. Enzo Ferrari bocciò la proposta e le macchine

pronte furono in un primo momento accantonate. In

seguito le vetture furono rielaborate nella meccanica

ed alleggerite per renderle più adatte alle corse.

Queste automobili parteciparono alla Targa Florio, alla

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70

1000 Km del Nürburgring ed alla 24 ore di Le Mans nel

1965: in questa gara massacrante la vettura dell’Ecurie

Francorchamps, guidata da Willy Mairesse e “Beurlys”

(pseudonimo del miliardario Jean Blaton), arrivò terza

assoluta dietro a due 250 LM e prima nella categoria GT.

Nel 1966 fu allestita una piccola serie di vetture per

clienti: queste proponevano la forma della carrozzeria

dell’auto in normale produzione.

365 GTB/4 “Daytona”

Evoluzione della 275 GTB4, è una pietra miliare nella storia

dei coupè con motore anteriore ad altissime prestazioni. La

linea pulita ed elegante disegnata da Pininfarina, il motore

V12 alimentato dai sei Weber doppio corpo da 40mm, la

distribuzione dei pesi ottimale anche grazie al cambio

posteriore con sistema transaxle, formano un insieme di

raro equilibrio che garantisce sensazioni di guida uniche.

E’ nota a molti appassionati con il nome non ufficiale

di “Daytona” a ricordo della storica affermazione dei

prototipi Ferrari P4 nella 24 Ore di Daytona dell’anno

precedente.

512 M

La 512 M (dove “M” sta per modificata) è una diretta

evoluzione della 512 S. Sulla base delle esperienze

effettuate in gara, furono potenziati i dischi dei freni

posteriori e studiate nuove sospensioni. Il motore, più

leggero e potente, ricevette nuove testate sempre a 4

valvole per cilindro, che ne migliorarono il rendimento

mentre la carrozzeria, in poliestere, fu resa più affusolata

ed aerodinamica. Dopo l’esordio, nel 1970 sul circuito di

Zeltweg, prese parte al Mondiale Marche 1971.

312 T5 (1980)

Ultima monoposto della gloriosa famiglia delle T, nacque

sulle basi del progetto della T4 che l’aveva preceduta ma

non ebbe grandi prestazioni. Né Scheckter né Villeneuve

riuscirono mai a salire sul podio. I risultati migliori furono

tre quinti posti, uno di Scheckter a Long Beach e due di

Villeneuve a Montecarlo e a Montreal.

F1 126 CK

Dopo 31 anni, nel 1981, sulla 126 C di Gilles Villeneuve,

FERRARI 250 GT CALIFORNIA (1957)

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71

Ferrari torna ad utilizzare in Formula 1 un motore

turbocompresso e monta su un 6 cilindri a V di 120° due

turbo KKK.

Il motore turbo era già apparso in Formula 1 nel 1977 al

Gran Premio d’Inghilterra a Silverstone sulla Renault, ma

aveva fatto fatica ad imporsi presso gli altri costruttori.

Attorno al nuovo propulsore Ferrari, venne realizzata

una vettura completamente nuova, soprattutto dal

punto di vista della configurazione aerodinamica, pur

mantenendo alcune soluzioni della precedente 312 T, come

il cambio trasversale. Vengono aggiunti gli scambiatori

di calore per l’aria compressa e il gruppo centrale dei

turbocompressori ad alimentazione incrociata.

Dopo una messa a punto piuttosto lunga e delicata,

Villeneuve conquistò con la nuova monoposto due

storiche vittorie: Montecarlo e Jarama in Spagna.

F40

Per festeggiare i 40 anni di produzione automobilistica,

Enzo Ferrari presenta nel 1987 a Maranello la F40,

equipaggiata con motore a 8 cilindri di 3000 cc con due

turbocompressori. Con una velocità massima di 324

Km/h e una potenza di 478 CV a 7000 giri/min, la F40 è

una vettura sensazionale, con prestazioni e contenuti

tecnologici estremi, e si colloca perfettamente tra un

modello da strada e un’auto da corsa, diventando un vero

e proprio oggetto di culto per gli appassionati Ferrari.

Il successo commerciale è straordinario: era stata

pianificata una produzione di 400 esemplari ma, viste le

numerose richieste, fino al 1992 ne sono state prodotte

nel complesso ben 1.311.

F50

Erede della F40, fu presentata al Salone di Ginevra

nel 1995. Si tratta di una vera monoposto travestita

da Granturismo che prevede una serie di innovazioni

tecnologiche mutuate direttamente dall’esperienza in

pista con un design unico in puro stile Pininfarina. Viene

prodotta fino al 1997 in 349 esemplari.

360 Barchetta

Modello unico del 2000, unica versione Barchetta della

FERRARI F50 (1995)

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72

FERRARI 599 GTB FIORANO (2006)

FERRARI CALIFORNIA (2008)

360 Modena disegnata da Pininfarina, regalata a Luca di

Montezemolo dall’Avvocato Gianni Agnelli in occasione

delle sue nozze il 7 luglio di quello stesso anno, per

i successi in Formula 1 e per la rinascita dell’intera

Ferrari. Da notare la forma singolare del parabrezza, dei

poggiatesta, gli interni in canvass.

599 GTB Fiorano

Una delle due vetture che ha partecipato nel 2006 al

Panamerican Tour 20,000, il tour della Ferrari attraverso

il continente americano.

F2008

E’ la 54ª monoposto costruita dalla Ferrari per

partecipare al campionato del Mondo di Formula Uno.

Il progetto, contraddistinto dalla sigla interna 659,

rappresenta l’interpretazione da parte della Scuderia del

regolamento tecnico in vigore nel 2008, la cui principale

novità è costituita dall’introduzione di un nuovo sistema

elettronico, uguale per tutte le squadre, denominato

SECU (Standard Electronic Systems). Questa soluzione,

insieme ad altre novità regolamentari che riguardano il

cambio, la sicurezza e i materiali, hanno determinato un

aumento del peso della vettura e l’eliminazione di una

serie di aiuti nella guida come il controllo della trazione

e del motore in frenata e il sistema di partenza assistito

elettronicamente, nonché una gestione del differenziale,

del motore e della cambiata molto più semplificata.

Ferrari California

Esposta in Galleria nell’ambito della mostra di Enrico

Ghinato alla fine dello scorso anno. E’ la prima Ferrari

Granturismo con motore 8 cilindri anteriore-centrale,

una vettura estremamente innovativa ma che nella sua

filosofia ripropone lo spirito e le emozioni di una grande

Ferrari del passato: la 250 California del ‘57.

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per informazioni sul canyoning:

AIC - Associazione Italiana CanyoningSegreteria:Bruno G. MessaViale Monza 255 - 20126 MilanoT. (+39) 333 [email protected]

Page 75: MY LIFESTYLE n° 3

CANYONINGA STRETTO CONTATTO CON LA NATURA

Photo: CRISTIANO MASSOLI - AIC

p a s s i o n i

COS’È IL CANYONING: Il Canyoning (o torrentismo) consiste nella

discesa a piedi di corsi d’acqua che scorrono all’interno di strette

gole profondamente scavate nella roccia e caratterizzati da portata

ridotta (in genere inferiore ai 200 litri al secondo) e forte pendenza.

Proprio per queste caratteristiche le rive dei torrenti adatti alla

pratica del canyoning risultano inaccessibili in quanto i versanti del

torrente sono verticali e rocciosi e una volta intrapresa la discesa

non è assolutamente possibile ritornare indietro, ma solo proseguire

fino all’uscita o uscire per dei sentieri laterali quasi sempre di difficile

percorribilità. Il termine normalmente utilizzato dai praticanti per

indicare tutto questo è “forra” che perciò è equivalente all’espressione

“torrente incassato”. In alcuni le forre sono strette al punto che la

luce del sole non riesce a penetrare a sufficienza per poter permettere

di vedere alcunchè.

La discesa viene quindi effettuata direttamente lungo il greto, che può

essere “asciutto”, cioè in secca, o “bagnato”. In entrambi i casi è possibile

incontrare delle pozze piene d´acqua. Quando l´aggiramento delle

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Page 76: MY LIFESTYLE n° 3

Photo: PAOLO TESTA - AIC

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pozze è impossibile e quando la profondità ci costringe

a bagnarci molto, se non addirittura a nuotare per poter

proseguire oltre, allora si parla di “vasche”, oppure di

“canali” se queste sono lunghe e strette.

Quasi sempre il greto delle gole è interrotto da cascate

che vengono superate con l’ausilio di corde utilizzando

tecniche mutuate dall’alpinismo o dalla speleologia o,

dove possibile, effettuando tuffi, scivolate o passaggi di

arrampicata in discesa.

Qualora si usino le corde è necessario che sia presente

un sistema di ancoraggio (cioe’ qualcosa a cui assicurare

la corda di calata) predisposto utilizzando tasselli ad

espansione o fissati mediante resine speciali. Alcune

volte le corde possono essere fissate ad un ancoraggio

naturale o “armo” quali alberi, o i sassi incastrati.

Al termine di una calata le corde vengono recuperate e

riutilizzate per le calate successive e questo è il secondo

motivo che di fatto preclude la possibilità di ritornare

indietro.

I percorsi hanno mediamente una durata variabile fra le 2

e le 8 ore, ma sono presenti anche percorsi piu’ lunghi che

richiedono bivacchi notturni. Normalmente una marcia di

avvicinamento in salita precede la discesa vera e propria.

Il canyoning non è uno sport individuale, ma di gruppo. La

quantità di materiale necessario alla discesa e questioni

di sicurezza consigliano di evitare la formazione di gruppi

inferiori a 4 persone.

Dovrebbe essere chiaro a questo punto che l’accesso ad

una gola non è possibile senza le tecniche e l’attrezzatura

torrentistiche.

Dato che entrambe le cose sono un prodotto dei nostri

tempi si comprenderà come quasi tutte le gole d’Italia non

abbiano mai visto l’uomo fino ad una trentina d’anni fa.

L’esplorazione delle gole sta conoscendo il suo periodo

aureo da una decina d’anni ad oggi.

La discesa dei torrenti è un’attività che consente di godere

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Photo: ERWIN KOB - AIC

Photo: PIETRO TORELLINI - AIC

p a s s i o n i

di scorci insoliti e spettacolari, ma l´ambiente delle gole è difficile e può essere

pericoloso. Dalle pareti possono venire giù sassi o massi, senza preavviso e senza

una ragione chiara. Chi percorre le gole porta sempre sul capo un casco da roccia.

Durante i frequenti temporali estivi il rischio di caduta di sassi aumenta fortemente,

e si può concretizzare anche un altro tipo di pericolo: le piene! Repentinamente

un placido ruscelletto può trasformarsi in un´agghiacciante furia travolgente.

Tuttavia un pizzico di prudenza ci terrà lontano dai luoghi rischiosi nei giorni dal

tempo incerto.

Il torrentismo è un´attività che richiede esperienza e tecnica. Chi non ne possiede

può avvicinarsi al torrentismo soltanto se guidato da esperti, pena il correre

seri pericoli. I greti dei torrenti sono assai differenti dai “comodi” sentieri di

montagna, così tanto diversi che nei torrenti non si cammina ma si “progredisce”.

La “progressione” nei torrenti consiste in frequenti arrampicate tra i massi

intervallate da brevi camminate su sassi spesso viscidi e instabili, e da guadi, per

non parlare poi delle cascate o dei tratti a nuoto! Percorrere un solo chilometro

di gola può richiedere un´intera giornata, e questo può rendere l´idea delle

difficoltà che si incontrano. Tuttavia le soddisfazioni sono tante!, e la bellezza dei

luoghi attraversati ripaga abbondantemente degli sforzi compiuti.

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Page 78: MY LIFESTYLE n° 3

Photo: PIETRO TORELLINI - AIC

L’ATTREZZATURA

Muta in neoprene (spessore 5 mm) completa di cappuccio, calzari e guanti: serve per proteggersi dal freddo. È fondamentale infatti mantenere calde le estremità, poiché gran parte del calore corporeo viene disperso proprio da mani, piedi e soprattutto testa. In alcune situazioni può essere sostituita da una tuta da speleologia accoppiata con una muta del tipo utilizzato per la pratica del windsurf.

Scarpe: esistono calzature specifiche per il torrentismo, in gomma mista a neoprene. In alternativa scarponcini leggeri da trekking.

Imbragatura, moschettone e discensore: consentono di effettuare le manovre di corda per scendere lungo le cascate. Altri attrezzi che devono essere sempre presenti sull’imbragatura sono moschettoni supplementari, cordini di sicurezza (detti longes), autobloccanti meccanici per la risalita della corda.

Coltello o trancia: in alcuni casi può essere necessario il taglio della corda.

Casco: protegge dai sassi che possono cadere dai bordi della forra. Al casco si lega un fischietto, per comunicare a distanza in mezzo al fragore delle cascate.

Corde: statiche da canyoning o da speleologia (diametro tra 9 e 10,5 mm).

Borsino d’armo: contiene martello, il perforatore ed i tasselli da piantare in caso di discesa di esplorazione o di sostituzione di ancoraggi deteriorati.

Contenitori stagni: contengono le provviste ed il materiale di pronto soccorso ed emergenza.

PERCHÉ PRATICARE IL TORRENTISMO: Il torrentismo offre all’appassionato

una “fusione” pressoché totale con l’ambiente che si attraversa.

Ci si muove immersi nella vegetazione lussureggiante (non esageriamo affatto!

Rimarreste sbalorditi scoprendo un ambiente così a due passi dalla “civiltà”).

Poi eccoci nella gola, dove ad avvolgerci è la roccia. Tutto è più buio, ma

autentiche gemme di sole sono incastonate nelle pareti, mentre la loro

immagine si riflette nell’acqua.

E poi l’acqua! Azzurra, verde, limpida, fangosa, nera sul fondo di bui laghi

che dobbiamo attraversare a nuoto, bianca alla base delle cascate, placida

o violenta è sempre il migliore simbolo vitale del nostro mondo. L’acqua che

scava la roccia creando paesaggi fiabeschi, unici.

Chi effettua una discesa torrentistica trova questa “immersione totale” in una

realtà naturale che non fa parte del vivere quotidiano dell’uomo, e forse non

ne ha mai fatto parte. Le “diavolerie moderne” come la muta da sub, l’imbragatura,

il casco, la corda, il discensore, il contenitore stagno, consentono infatti

un fortissimo grado di confidenza con una realtà anticamente ritenuta ostile.

Cascate, rapide, laghi di acqua fredda, con la giusta attrezzatura ed esperienza

diventano compagni indimenticabili di una avventura che, se vissuta nel rispetto

delle buone regole tecniche, è senza rischi (o meglio è rischiosa meno di tante

nostre attività quotidiane).

Le gole offrono al torrentista uno svago totale, fisico e spirituale allo stesso

tempo. Un taglio netto con la quotidianità, o forse piuttosto un ampliamento,

un arricchimento della nostra quotidianità.

DOVE SI PRATICA: In Italia il canyoning sta vivendo dalla metà degli anni ‘90

una fase di grande espansione, nuovi percorsi vengono esplorati ed attrezzati

ogni anno.

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TECNICHE

Le tecniche di progressione attualmente in uso sono tecniche specifiche per l’attività, ma sono comunque derivate dall’alpinismo, dalla speleologia, dagli sport di acqua viva (Kayak, Hydrospeed).

Le principali tecniche di progressione sono:• la discesa su corda con l’ausilio del discensore• il tuffo o la scivolata• l’arrampicata in discesa• la marcia sul greto del torrente• il nuoto in acqua bianca (o in corrente)

È inoltre necessario conoscere, per situazioni specifiche, una serie di manovre che prevedono l’utilizzo della corda.

TECNICHE

Le tecniche di progressione attualmente in uso sono tecniche specifiche per l’attività, ma sono comunque derivate dall’alpinismo, dalla speleologia, dagli sport di acqua viva (Kayak, Hydrospeed).

Le principali tecniche di progressione sono:• la discesa su corda con l’ausilio del discensore• il tuffo o la scivolata• l’arrampicata in discesa• la marcia sul greto del torrente• il nuoto in acqua bianca (o in corrente)

È inoltre necessario conoscere, per situazioni specifiche, una serie di manovre che prevedono l’utilizzo della corda.

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Photo: ANDREA DALLA VITTORIA - AIC

L’attività si svolge nelle forre di tutto l’arco alpino, nelle

prealpi e sull’appennino centrale. Le zone più interessanti

si trovano nel Triveneto, in Piemonte, in Lombardia, in

Sardegna ed in Abruzzo.

Nel resto d’Europa il torrentismo è particolarmente

diffuso, fin dagli anni ‘80, in Francia e Spagna mentre si sta

progressivamente diffondendo soprattutto in Svizzera,

Austria, Germania e Grecia.

PREPARAZIONE ATLETICA: Non è necessario possedere

particolari doti atletiche e neanche praticare un

allenamento specifico.

Doti preferenziali sono comunque una buona resistenza

a sforzi prolungati e buone capacità natatorie ed

arrampicatorie.

Comunque, esclusi i sedentari totali, si può cominciare da

zero senza problemi, ovviamente affrontando percorsi

semplici ed accompagnati da esperti.

I PERICOLI: I principali pericoli del canyoning sono legati

all’ambiente inospitale in cui si svolge tale attività.

I due fattori di pericolo più evidenti sono acqua e freddo.

La principale causa di incidente mortale in canyon è

rappresentata dalle piene improvvise. E’ evidente che

un’onda di piena, anche di ridotte dimensioni, all’interno

di una forra di uno o due metri di larghezza può risultare

fatale. Un’altra causa di incidente legata all’acqua

riguarda le manovre di corda che avvengono sotto il getto

di una cascata, poichè il blocco della discesa sotto una

cascata rappresenta una situazione di potenziale pericolo

di annegamento.

I pericoli collegati al freddo, o più specificamente

all’ipotermia, sono pericoli indiretti, nel senso che si

presentano in caso di prolungate soste in forra dovute

ad altre cause quali piccoli incidenti, ritardi nella

progressione, perdita o danneggiamento del materiale di

progressione.

80

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o r o l o g i

83

La storia comincia nella culla del Rinascimento, Firenze, dove Giuseppe Panerai,

imprenditore, artigiano e innovatore, apre nel 1860 la prima bottega di orologeria

della città. Una storia che lega ogni singolo dettaglio di un orologio Panerai alla

funzione per cui è stato concepito e realizzato. Una storia che ha sempre guardato

avanti, alla continua ricerca di quell’ eccellenza tecnica che contraddistingue

ogni nuova collezione Officine Panerai. Coniugando design italiano e perfezione

manifatturiera svizzera, Officine Panerai reinterpreta anno dopo anno la sua passione,

che da 150 anni è quella di creare strumenti di misurazione del tempo di alta precisione

con una forte identità distintiva, estetica e funzionale.

O F F I C I N E P A N E R A IDesign Italiano, Perfezione Svizzera

LUMINOR CHRONODaylight 44 mm

TitaniumBlu Dial

Page 84: MY LIFESTYLE n° 3

84

LA STORIA DI PANERAI

1860Giovanni Panerai apre a Firenze una bottega di

orologeria: negozio e laboratorio ma anche prima

scuola di orologeria della città.

Inizialmente collocata sul Ponte delle Grazie,

l’“Orologeria Svizzera” si trasferisce in seguito nella

sede attuale, all’interno del Palazzo Arcivescovile in

Piazza San Giovanni.

1916Guido Panerai registra il primo dei brevetti che

contraddistinguono la storia di innovazione Panerai.

Per soddisfare le necessità militari della Regia Marina

di cui è già da alcuni anni fornitore, Panerai crea il

Radiomir, una polvere a base di radio che consente di

rendere autoluminosi quadranti di strumenti e congegni

di mira.

1936Alla vigilia della seconda guerra mondiale, gli strumenti

sviluppati da Panerai per la Regia Marina assumono un

ruolo sempre più strategico.

Nasce il prototipo dell’orologio Radiomir, per le

incursioni subacquee del Comando del 1° Gruppo

Sommergibili, e possiede già molte delle caratteristiche

che ancora oggi lo contraddistinguono: cassa di grandi

dimensioni (47 mm) a forma di cuscino in acciaio, numeri

e indici autoluminosi, anse a filo saldate alla cassa,

movimento meccanico manuale Rolex, largo cinturino

resistente all’acqua e sufficientemente lungo per

essere allacciato sopra la tuta.

1938-1949L’orologio Radiomir è oggetto di una serie di innovazioni

mirate ad accrescerne la funzionalità: il nuovo

quadrante a sandwich è più leggibile e luminescente; le

anse, più resistenti, sono ricavate dalla cassa; nasce il

caratteristico sistema a ponte con leva, fissato con viti

a protezione della corona.

Grazie a queste innovazioni che lo rendono più resistente

ed ermetico, il nuovo orologio Panerai diventa di fatto il

primo modello subacqueo della storia dell’orologeria

(fino a 200 mt).

Contemporaneamente, il Radiomir, radioattivo, viene

sostituito dal Luminor, isotopo dell’idrogeno a base di

trizio, brevettato da Panerai per la prima volta in Italia

nel 1949.

I NUOVI MOVIMENTI P.9000

L’edizione 2009 del Salone Internazionale dell’Alta Orologeria

di Ginevra segna per Officine Panerai un importante punto

di svolta, grazie alla presentazione di una nuova famiglia di

movimenti di “Manifattura” progettati e realizzati internamente.

Si tratta della famiglia di movimenti P.9000, che viene

impiegata in una serie di modelli Luminor 1950 dotati di funzioni

diverse ma accomunati dalla carica automatica con 3 giorni

di autonomia di marcia e da un disegno tecnico particolare

che rende questi movimenti immediatamente distinguibili.

I nuovi calibri hanno identica dimensione di 13 ¾ linee e

numerose caratteristiche in comune: i due bariletti che

assicurano 72 ore di riserva di marcia; il rotore, in un pezzo

unico, che carica ruotando in entrambe le direzioni grazie a

un ingegnoso dispositivo a cricchetto; il bilanciere, con viti di

regolazione, che oscilla a una frequenza di 4 Hz; il datario e

il dispositivo di stop secondi che permette la sincronizzazione

esatta della relativa lancetta con un segnale orario.

Per racchiudere i nuovi movimenti, è stata progettata una

versione ad hoc della cassa Luminor 1950 della Collezione

Manifattura, che mantiene le proporzioni dell’originale ma

abbraccia un vetro zaffiro leggermente meno bombato,

sporgente di poco dalla lunetta.

LUMINOR 1950 SUBMERSIBLE3 DAYS AUTOMATIC 47mmTITANIUM

Referenza: PAM00305

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o r o l o g i

85

1956Panerai realizza per la Marina Militare Egiziana l’”Egiziano”,

un orologio caratterizzato da dimensioni e robustezza

eccezionali, subacqueo e dotato di lunetta indicizzata per

calcolare il tempo di immersione.

Nello stesso anno viene registrato il brevetto del ponte

proteggi corona che diviene il segno distintivo dei modelli

Luminor.

1972

Muore Giuseppe Panerai, figlio di Guido, e l’azienda

familiare, con il proprio patrimonio di forniture alla

Marina ancora coperte da segreto militare, passa sotto

la direzione dell’ingegner Dino Zei che crea il marchio

“Officine Panerai”.

1993Prima collezione civile di Officine Panerai: tre modelli a

tiratura limitata ispirati ai modelli creati per gli incursori

della Seconda Guerra Mondiale ma realizzati seguendo i

più elevati standard tecnici moderni.

1997Acquisizione di Officine Panerai da parte del Richemont

Group (all’epoca Vendome), che l’anno successivo lancia

il marchio sul mercato internazionale.

OFFICINE PANERAI OGGIL’identità Panerai è una sintesi tra storia del marchio,

design italiano e perfezione manifatturiera svizzera.

Ogni orologio Panerai è millesimato e rientra in una delle

tre collezioni:

• gli “Storici”, a carica manuale;

• i “Contemporanei”, orologi automatici ispirati ai modelli

storici ma dotati di complicazioni più sofisticate;

• i “Manifattura”, orologi che montano solo movimenti

concepiti, prodotti e assemblati internamente e che

esprimono quindi al più elevato livello la maestra

artigianale di Officine Panerai.

Ogni anno Officine Panerai rende inoltre uno speciale

tributo ad un momento della propria storia o a iniziative

capaci di incarnare i valori del marchio, creando modelli

in edizione speciale, a tiratura limitata.

P.9001

I l calibro P.9001 (227 componenti) è dotato anche della

funzione GMT con indicazione in 12 h, del dispositivo

seconds-reset (nato storicamente per la sincronizzazione

degli orologi) e della visualizzazione della riserva di

carica e viene util izzato per equipaggiare altri due

nuovi modelli di Luminor 1950.

Entrambi i modelli sono realizzati in acciaio, hanno la

cassa del diametro di 44 mm, il classico quadrante

a sandwich e presentano una terza lancetta

centrale che è quella relativa al secondo fuso orario.

L’indicazione della riserva di carica è visualizzata da

un disco rotante sul movimento, visibile attraverso

il fondello in vetro zaffiro, e l’impermeabilità è fino a

300 metri.

Uguali per dimensioni, design e caratteristiche, i due

modelli si differenziano solo per il cinturino: in alligatore e

del nuovo tipo, per il PAM00320; con il bracciale metallico

per il PAM00329.

LUMINOR 19503 DAYS GMT 44 mm

POWER RESERVE - STEEL

Referanza: PAM00329

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86

P.9002

I l calibro P.9002 (236 componenti) si differenzia dal P.9001

per la modalità dell’indicazione della riserva di marcia ed

è impiegato per l’ultimo modello Luminor 1950 della nuova

Collezione Manifattura. In questo caso, l’autonomia di carica

residua è visualizzata tramite una piccola lancetta che si

muove in un arco di cerchio collocato sul quadrante,

d’impostazione classica a sandwich, come negli altri modelli.

Impermeabile fino a 300 metri, l’orologio è disponibile

unicamente con la nuova versione del cinturino in alligatore. LUMINOR 19503 DAYS GMT 44 mm

POWER RESERVE

Referenza: PAM 00321

LUMINOR MARINAAUTOMATIC 40 mmSTEEL BRACELET

LUMINOR MARINAAUTOMATIC 44 mmTITANIUM BRACELET

LUMINOR 19503 DAYS GMT 44 mm

AUTOMATIC

LUMINOR 1950REGATTA RATTRAPANTE

44 mm DLC

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i m m a g i n i

MASSIMO COSTOLI

Photographer87

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b u s i n e s s

PUBBLICITÀ & MARKETING: PARENTI SERPENTI?

Il marketing e la pubblicità sono stati, a torto, accomunati per decenni e collocati

spesso all’interno delle aziende in strutture organizzative correlate anche in

chiave gerarchica.

Il marketing ha una funzione fondamentale nelle aziende per fornire strumenti

utili alle scelte strategiche di fondo e di approccio ai mercati.

La comunicazione pubblicitaria è a sua volta un asset strategico a disposizione

delle aziende e può diventare un formidabile strumento di affermazione in scenari

competitivi. Marketing e pubblicità devono parlarsi, devono essere in sintonia e

contribuire entrambi al perseguimento delle strategie aziendali. Ma il marketing

non può stare “sopra” alla pubblicità che deve invece essere in presa diretta con

il top management dell’azienda o direttamente con l’imprenditore.

Facciamo un esempio: IKEA ha un modello di business che all’inizio era originale e

distintivo e che oggi è copiatissimo da moltissimi, in tutto il mondo. Il vero fattore

di successo di IKEA, ormai da decenni è la sua immagine che è un prodotto diretto

della comunicazione: chi va da IKEA ne va fiero, lo racconta agli amici, cosa che

non succede con nessuno dei suoi competitor, salvo rarissime eccezioni locali.

Da IKEA ci vanno gli architetti, i pubblicitari, le avanguardie della società che non

sono per nulla attratte dagli imitatori del modello.

Un altro esempio è Benetton: nei congressi internazionali ai quali ho assistito,

le campagne di Benetton erano citate, ammirate, anche se dal punto di vista degli

investimenti non raggiungevano lo spending di investitori televisivi. Da quando è

cambiata la strategia di comunicazione, di Benetton non parla più nessuno, anche

se il marketing e il modello di business si sono evoluti ma non sono sostanzialmente

cambiati.

Oggi questo bivio ideologico è diventato ancora più evidente, permettendo a una

azienda moderna che guarda al nuovo, di cogliere opportunità estremamente

interessanti. Anche qui una esemplificazione aiuta: i mezzi di comunicazione sono

sempre più mezzi di relazione, nei quali la produzione di simboli, messaggi, offerte…

e la spalmabilità su tutti i media e in tutti i contesti, è la vera chiave di successo.

IL SEGRETO?COMUNICARE

IL PUNTO DI VISTA DI ROBERTO CARCANO, COSIGLIERE DI ”IAA - INTERNATIONAL ADVERTISING ASSOCIATION“ E AMMINISTRATORE DELEGATO DELL’AGENZIA ”ZERO”

93

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94

L’ULTIMA CAMPAGNA STAMPA DI IAA (INTERNATIONAL ADVERTISING ASSOCIATION) IDEATA DALL’AGENZIA ZERO

Page 95: MY LIFESTYLE n° 3

b u s i n e s s

Da una parte quindi il nuovo modo di

fare mercato deve essere esperienziale/

collaborativo perché il consumatore

vuole detenere il controllo, che invece

il “vecchio” marketing non era disposto a

cedere, considerando intoccabili i valori

della marca. Le aziende oggi (e in particolare

le piccole-medie aziende italiane, da Merano

a Siracusa) trovano oggi un alleato

nell’advertising (pubblicità, n.d.r.) che non

ha paura di essere interpretata e modificata, e

considera l’ambiguità un valore che permette

al consumatore di essere anche produttore.

Pensiamo alla co-generazione della Fiat 500,

e a come Wikipedia abbia decretato la fine

del modo classico di fare l’Enciclopedia,

dove il sapere, la conoscenza stavano tutti

da una parte. Marketing e pubblicità stanno

viaggiando a due velocità: il marketing che

vuole coerenza nel positioning è un forte

tappo all’evoluzione, perché la volontà di

controllo e di misurabilità sono impossibili

in rete. Meglio spendere nelle idee e nei

meccanismi per farle viaggiare, piuttosto che

per misurare: il “misurare” è un imperativo

della finanza, ma è incompatibile con il co-

protagonismo e con la co-generazione che

sono la vera nuova grande opportunità

che le aziende di domani (molti marchi-sfida

scalzeranno marchi consolidati) devono

cogliere oggi.

IAA - International Advertising Association

95

IAA è un’organizzazione internazionale costituita da

professionisti autorevoli, che si pone l’obiettivo di essere

punto di riferimento nel campo della comunicazione

e delle discipline ad essa collegate. L’Associazione

costituisce un network mondiale (presente in più di 70

Paesi) e promuove iniziative di divulgazione culturale e

di continuo aggiornamento professionale.

Cosè: nasce a New York nel 1938 per rappresentare

gli interessi e le istanze di tutti gli esponenti delle diverse

discipline operanti nell’ambito della comunicazione.

I soci (singoli professionisti e aziende) appartengono

infatti ai diversi comparti del settore (Utenti, Media,

Agenzie di Pubblicità, Istituti di Ricerca, Concessionarie,

Centri Media). Essa è pertanto un’associazione

“trasversale”.

In cosa differisce dalle altre associazioni: Unica

Associazione Internazionale, già dalla sua nascita ha

attribuito particolare enfasi alla crescente connotazione

internazionale della comunicazione. Oggi l’integrazione

delle diverse culture e competenze professionali

costituisce una condizione indispensabile per poter

comprendere e governare la complessità ed avvalersi

delle molteplici opportunità che la stessa offre.

Missione: Consiste nella promozione della comunicazione,

data la ferma convinzione che comunicare rappresenti

una forma di espressione della cultura, un veicolo di

informazione, un fondamentale sostegno all’economia

e un indicatore privilegiato dei sempre più rapidi

mutamenti sociali della nostra epoca.

L’Associazione dalla sua fondazione sostiene in modo

particolare la pubblicità come forza propulsiva per

la crescita in tutti i sistemi caratterizzati dal libero

mercato. Proprio l’advertising è garanzia di un sistema

di media indipendenti, pluralistici e in competizione fra

loro, nonché della possibilità di scelta da parte dei

singoli.

www.iaaglobal.org - www.iaaitaly.org

Page 96: MY LIFESTYLE n° 3

96

DUCATI HYPERMOTARD796

IN ANTEPRIMA IL MODEL YEAR 2010.QUANDO IL GIOCO SI FA DURO...

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m o t o

97

Entra in gioco l’ Hypermotard 796. E lo fa sul serio. Verrà presentata al prossimo appuntamento fieristico

internazionale EICMA di Milano, ma già dando uno sguardo alle prime foto, è evidente l’impatto estetico forte ed

aggressivo.

Caratterizzata da uno straordinario peso a secco di soli 167Kg, la nuova Hypermotard 796 si distingue dalla versione

1100 per la sella ribassata e per il nuovissimo motore, elastico ed estremamente godibile, che fa di questa moto un

mezzo versatile e divertente pur garantendo l’esclusivo carattere che ogni bicilindrico Ducati deve avere.

Con un’altezza sella di 825mm, la 796 è più bassa di 20mm rispetto alla versione 1100 e offre un saldo appoggio

a terra che, unitamente all’erogazione fluida della potenza del nuovo motore, comunica sicurezza di guida in ogni

situazione.

Il motore è un propulsore Desmodue completamente nuovo che raggiunge una potenza di 81CV (59,6 kW) associati

Esteticamente mantiene i l forte impatto del la 1100, ma presenta una serie di novità che ne fanno un’ interessante alternativa per coloro che cercano un mezzo con forte personal ità ed, al tempo stesso, capace di affrontare con agi l i tà e sicurezza anche i l traff ico cit tadino.

Page 98: MY LIFESTYLE n° 3

98

ad una coppia di 75.5 Nm (attraverso un alesaggio di 88 mm e una corsa di 66 mm) senza tuttavia nulla togliere alla

progressiva erogazione tipica dei Bicilindrici a “L” Desmodromici. Il nuovo Desmodue 796 si rivela particolarmente

parco nei consumi, con i suoi 4,8 l/100Km e rispettoso dell’ambiente grazie ad emissioni estremamente contenute, ben

al di sotto delle norme antinquinamento Euro 3.

La moto è equipaggiata con una frizione assistita a bagno d’olio APTC che unisce ad un ridotto sforzo alla leva anche

la funzionalità ‘antisaltellamento’, garantendo facilità di utilizzo e modulabilità, di grande aiuto per gestire sia i

continui arresti e partenze del traffico urbano che i tragitti più lunghi. Inoltre, è coadiuvata da una leva regolabile

per adattarsi all’ergonomia e alla natura di qualsiasi motociclista.

Con l’arrivo del 796, Hypermotard diventa una “famiglia” di moto che si articola in funzione delle differenti tipologie

di utilizzo e di esigenze, pur mantenendo l’esclusività e le peculiarità di un prodotto che ha aperto un nuovo segmento

nel panorama motociclistico internazionale.

La nuova 796 è disponibile in tre diverse colorazioni: Dark, in stile “urban”, con serbatoio e “becco” entrambi in nero

opaco, telaio nero e cerchi neri, oppure, in alternativa, bianco opaco con becco nero opaco a contrasto, telaio nero

e cerchi neri. Infine la 796 è proposta anche nella tradizionale livrea rosso Ducati, con serbatoio e becco in rosso,

telaio rosso e cerchi neri.

L’Hypermotard 796, con i suoi 59.6kW, rientra fra le moto che fino al 31 dicembre 2009 potranno godere del

contributo statale di 500 euro a fronte della rottamazione di ciclomotori e motocicli di categoria Euro 0 o Euro 1.

Ducati ha deciso, insieme ai propri Concessionari, di raddoppiare l’ecoincentivo portando a 1.000 euro il contributo

di questo nuovo gioiello “made in Borgo Panigale”.

Grazie a questi incentivi e contributi il nuovo Hypermotard 796 dark potrà essere acquistato da fine Ottobre al

prezzo di 7.990 Euro – chiavi in mano , contro gli 8.990 Euro (colorazione dark) del listino 2010.

Per chi ha ancora voglia di giocare, è arrivato il momento di farlo sul serio.

Page 99: MY LIFESTYLE n° 3

IN EDICOLA

EVENTI SPOSI

L’ABITO PER LEI - L’ABITO PER LUI - IL RICEVIMENTOI FIORI - LA CASA - IL MAKE UP - LE FOTO - IL VIDEOIL VIAGGIO DI NOZZE - LA LISTA NOZZE - LE BOMBONIERELE PROPOSTE DELLE MIGLIORI AZIENDE DEL SETTORE

LA GUIDA COMPLETAPER ORGANIZZAREIL MATRIMONIOCON LE NUOVE COLLEZIONIUOMO E DONNA

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100

I NUMERI DELLA MALARIALa malaria uccide più bambini dell’AIDS, della tubercolosi o di qualsiasi altra

malattia: 3.000 bambini muoiono ogni giorno a causa della malaria (pari ad un

bambino ogni 30 secondi). Le categorie più a rischio sono rappresentate dai bambini

sotto i cinque anni e dalle donne incinte, con difese immunitarie basse o nulle nei

confronti della malattia. Nelle zone in cui la malaria è endemica, i bambini sono

spesso infettati dalla malaria più di una volta all’anno.

La malaria rappresenta una tragedia di massa mondiale: Bill Gates l’ha definita:

“la cosa peggiore sul pianeta”. L’Organizzazione Mondiale della Salute l’ha

denominata: “il nemico pubblico n° 1 per la salute”. Il 40% della popolazione del

nostro pianeta (più di 2,6 miliardi di persone) è a rischio di contrarre la malattia.

Più di un milione di persone muore ogni anno di malaria, il 90% dei quali in Africa. Più

del doppio delle morti in confronto alla precedente generazione.

La malaria affonda l’economia: Gli adulti perdono il lavoro e i bambini non

frequentano più le scuole. Nel frattempo combattono contro febbri, brividi,

emicranie, spasmi e vomiti, che sono i sintomi caratteristici della malattia. I più

fortunati sopravvivono per cercare di raccogliere i cocci.

La malaria costa all’Africa 12 miliardi di dollari in mancata produttività ogni

anno. Essa è una delle ragioni principali per cui gran parte dell’Africa rimane in

condizioni di estrema povertà: le regioni in cui la malaria è endemica crescono 1,3%

più lentamente di quelle in cui non è endemica.

1milione

di persone morte ogni

anno

3.000

bambini mortiogni giorno

350/500milionidi nuovi

ammalatiogni anno

1 ogni 4

i bambiniche muoionoper malaria

in Africa

FIGHTMALARIA

Ideato dal Rotary, questo importantissimo progetto ha l’obiettivo di coordinare gli strumenti che oggi abbiamo a disposizione per combattere la malaria. Gli aiuti vengono indirizzati prevalentemente alle mamme ed ai bambini.

Page 101: MY LIFESTYLE n° 3

R O T A R Y • “ f i g h t m a l a r i a ”

101

In collaborazione con il ROTARY CLUB - District 2120 Italy nella persona del dott. Massimo Peschiulli

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102

GLI ATTORI DI QUESTO DRAMMAFATTORI LEGATI A TRE CAUSE, SPIEGANO PERCHÉ LA

MALARIA È COSÌ LETALE IN AFRICA.

Il parassita: La malaria è causata da un parassita

microscopico trasmesso dalla puntura di una zanzara.

Il ceppo più comune, il Plasmodium Falciparum, è anche

il più letale. Particolarmente diffuso in Africa, il

Falciparum rappresenta il 95% del milione di morti

causati dalla malaria ogni anno.

Il Plasmodium Vivax, il secondo ceppo più comune, è

diffuso in tutto il Sud America, Asia e Africa. Sebbene

raramente letale, è tuttavia debilitante, causando gravi,

ricorrenti sofferenze in centinaia di milioni di persone

l’anno.

La zanzara: La malaria è trasmessa da una razza di

zanzara chiamata Anopheles. 100 miliardi di esse si

spostano nell’Africa sub-sahariana ogni anno.

Le zanzare Anopheles sono “schizzinose”: succhiano

solo sangue umano, ciò aumenta enormemente le

probabilità che esse trasmettano la malattia. Durante

la stagione delle piogge, scendono sul paesaggio, come

fossero nebbia. Senza una protezione adeguata è quasi

impossibile sfuggire.Solo la femmina Anopheles succhia

il sangue, perché ha bisogno di nutrire le sue uova.

Si tratta di un insetto notturno, si nutre di vittime

ignare, mentre dormono, soprattutto tra le 22 e le 4 del

mattino. Una semplice rete intorno al letto, per coprire

una madre e il suo bambino mentre dormono, costituisce

una delle misure più efficaci di prevenzione.

Il parassita della malaria non nasce con la zanzara, deve

essere raccolto da un ospite umano infetto. Ingerito

con un pasto di sangue, il parassita si sposta dallo

stomaco dell’insetto verso le sue ghiandole salivari,

dove esso può essere trasmesso alla prossima persona

punta dalla zanzara. L’insetto è così armato con un

carico letale.

Le persone: La malaria opera infiltrandosi nelle cellule

umane (inizialmente nel fegato, poi nella circolazione

sanguigna) alimentandosi col loro contenuto e

moltiplicandosi. Dai 5 anni, coloro che vivono nelle

zone in cui la malaria è endemica, hanno generalmente

acquisito una certa resistenza alla malattia.

Essi si ammalano ancora quando sono infettati (spesso

in modo grave), ma solitamente non muoiono. Per i bambini

e le donne in stato di gravidanza, è un’altra storia. Con

una bassa o nulla immunità acquisita alla malattia, un

singolo incontro può essere letale.

La povertà diffusa e le poche infrastrutture sanitarie

implicano che molti africani non hanno accesso alle

zanzariere per i letti e ai medicinali, che potrebbero

proteggerli e curarli dalla malaria.

Page 103: MY LIFESTYLE n° 3

R O T A R Y • “ f i g h t m a l a r i a ”

103

IL CICLO DELLA MALATTIA

Stasera, ore 22: Una zanzara atterra, con leggerezza, sul braccio di una ragazza. Immergendo la proboscide aghiforme nella sua pelle, inizia a bere il suo pasto di sangue. La saliva che schizza nella ferita introduce nella ragazza il potenzialmente le-tale parassita della malaria. Inos-servato, il parassita viene traspor-tato attraverso la circolazione sanguigna della ragazza fino al fe-gato, dove si insinua nelle cellule e comincia a moltiplicarsi.

Due settimane più tardi…Ore 7: La stessa ragazza si sveglia sentendosi insonnolita, con un mal di testa. Il parassita della malaria si è nutrito e moltiplicato 40.000 volte.Ore 10: Fuoriuscito spaccando le cellule del fegato, il parassita è ora dilagante nel sangue; il corpo della ragazza è sopraffatto dai brividi.Mezzogiorno: La febbre è molto alta. I genitori della ragazza la guardano preoccupati: loro hanno già visto quei sintomi sentendone parlare da altri genitori straziati.Ore 17: Il corpo minuto della ragaz-za è afflitto da spasmi muscolari con vomiti. Il parassita ha distrutto così tanti globuli rossi che ella riesce a respirare solo con estrema fatica.Ore 19: Ora ogni istante ha importan-za. Se non le viene somministrato su-bito il farmaco, la ragazza cadrà in coma, subendo danni irreparabili al cervello. Questo è lo scenario nel migliore dei casi…

ABBIAMO GLI STRUMENTI PER COMBATTERLAOGGI LA SFIDA È FARLI ARRIVARE ALLE PERSONE CHE HANNO MAGGIOR

BISOGNO.

• Zanzariere da letto $10Zanzariere per i letti, trattate con insetticidi a lunga durata, creano

barriere protettive contro le zanzare di notte, durante la quale pungono

più frequentemente. Una singola rete, in grado di coprire una madre e un

bambino fino a cinque anni, costa solo 10 $, incluso acquisto, distribuzione

ed educazione al corretto utilizzo.

Quando una determinata massa di persone (intorno al 70% in una specifica

area) dorme sotto le zanzariere da letto, interi villaggi diventano più sicuri.

• Farmaci $2Costa soli 2 dollari per ogni trattamento il più efficace farmaco anti-malaria,

una combinazione di terapie su base artemisinina (ACTs), altamente efficace

nel cancellare anche infezioni di malaria in fase avanzata.

Due dosi mensili di un farmaco chiamato sulfadoxinepyrimethamine (SP),

somministrate durante il secondo e il terzo trimestre di gravidanza, sono

in grado di proteggere dalla malaria le donne incinte ed i loro bambini non

ancora nati.

• Irrorazione $4Con le Indoor Residual Spraying (IRS), squadre specializzate nello spruzzare

insetticidi eco-friendly sulle pareti interne di case e capanne.

Le zanzare comunemente si appoggiano sulle superfici verticali più vicine dopo

essersi alimentate, gli insetticidi le uccidono appena vengono in contatto,

evitando il trasferimento del parassita della malaria da una persona infetta

ad un’altra.

Photos: Mike DuBose/UMNS - Stephanie Hanson/Sean Harder THE STANLEY FOUNDATION - Chien-Chi Chang/MAGNUM - Geimsa Stain

IMPORTANTI REALTÀ (QUALI LACHIFARMA E UNIONE SPORTIVA LECCE) HANNO INSERITO QUESTO PROGETTO TRA LE LORO AZIONI IN FAVORE DEL SOCIALE, ADOTTANDO ANCHE IL FIOCCHETTO AZZURRO, MARCHIO DISTINTIVO DELLA LOTTA ALLA MALARIA.

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L I F E S T Y L E

EDITOREGiovanni [email protected]

DIRETTORE RESPONSABILEVincenzo Paticchio

IMPAGINAZIONE E GRAFICAPlus - Comunicazione & Eventi

ARTICOLI REDAZIONALISi ringraziano per lagentile collaborazione:Lucia AccotoVeronica BellinazziPiero GolisanoGerardo GiorgiElisabetta SpinelliA. ToscoWalter MarcelliBrigitte ReschRiccardo SchiroliEzio RattiElena BardinGiulia BaragiolaRoberta ViganòAndrea soroGianna StraffiJean SalvadoreAnnamaria [email protected]

Un ringraziamento particolare a:Massimo PeschiulliMarco Candido

FOTOLITO, ALLESTIMENTO E STAMPASo.gra.ro (Roma)Mediagraf S.p.A. (Noventa Padovana PD)

PUBBLICITÀPlus - Comunicazione & EventiCELL. [email protected]

MY LIFESTYLE N. 3Autumn 2009

Immagine in copertina:© 2009 Frecce TricoloriTutti i diritti riservati

Autorizzazione del Tribunale di Lecce:n. 1003 del 24/10/2008

È vietata la riproduzione parziale ototale di articoli e foto senza la preventivaautorizzazione scritta da parte dell’editore

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Page 106: MY LIFESTYLE n° 3

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E.R. Linee di arredamento ufficio è una realtà

specializzata nella vendita di arredamenti per

ufficio e di soluzioni per l'arredo ufficio in grado

di fornire un servizio ed un’assistenza tecnica

completi, che vanno dalla consulenza alla

progettazione, dal montaggio dei mobili per

ufficio prescelti all'assistenza post-vendita.

E.R. è, inoltre, specializzata in arredamenti per

auditorium, teatri, cinema, sipari, palcoscenici.

I prodotti proposti rendono la nostra azienda

altamente versatile, consentendo al cliente di

adottare soluzioni sia per l'arredo ufficio che per

l'arredo tecnico, creando ambienti confacenti alle

nuove esigenze di un mercato in continua e

rapida trasformazione, fortemente incentrato sulle

nuove tecnologie.

La E.R. si rivolge ad aziende, enti e privati,

soddisfacendo le più disparate esigenze di

arredamento per ufficio e ambienti tecnici, grazie

ai grandi marchi rappresentati ed alla qualità dei

prodotti.

Page 107: MY LIFESTYLE n° 3

E.R.Linee di arredamento ufficio

Lecce • Via Giamma�eo, 28Tel. +39 0832 387 946

[email protected]

E.R. Linee di arredamento ufficio è una realtà

specializzata nella vendita di arredamenti per

ufficio e di soluzioni per l'arredo ufficio in grado

di fornire un servizio ed un’assistenza tecnica

completi, che vanno dalla consulenza alla

progettazione, dal montaggio dei mobili per

ufficio prescelti all'assistenza post-vendita.

E.R. è, inoltre, specializzata in arredamenti per

auditorium, teatri, cinema, sipari, palcoscenici.

I prodotti proposti rendono la nostra azienda

altamente versatile, consentendo al cliente di

adottare soluzioni sia per l'arredo ufficio che per

l'arredo tecnico, creando ambienti confacenti alle

nuove esigenze di un mercato in continua e

rapida trasformazione, fortemente incentrato sulle

nuove tecnologie.

La E.R. si rivolge ad aziende, enti e privati,

soddisfacendo le più disparate esigenze di

arredamento per ufficio e ambienti tecnici, grazie

ai grandi marchi rappresentati ed alla qualità dei

prodotti.

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