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Speciale Grafica Qualità diffusa Italia Novecento Garibaldi raccontato ai bambini Rivista quadrimestrale della Provincia di Ravenna - Notiziario del Sistema Museale Provinciale anno XIV, n°37 / marzo 2010 • Diffusione gratuita

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Rivista quadrimestrale della Provincia di Ravenna - Notiziario del Sistema Museale Provinciale

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Page 1: Museo informa 37 2010

Speciale Grafica

Qualità diffusa

Italia Novecento

Garibaldi raccontato ai bambini

Rivista quadrimestrale della Provincia di Ravenna - Notiziario del Sistema Museale Provincialeanno XIV, n°37 / marzo 2010 • Diffusione gratuita

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Sommario

Anno XIV, n° 37marzo 2010Rivista quadrimestrale della Provincia di RavennaNotiziario del Sistema Museale Provinciale

Direttore Francesco Giangrandi

Vicedirettore Massimo Ricci Maccarini

Direttore responsabileOscar Manzelli

Coordinatore editorialeGabriele Gardini

CaporedattoreEloisa Gennaro

Comitato di redazioneValerio BrunettiClaudio CasadioNadia CeroniGiorgio CicognaniGiuseppe MasettiDaniela PoggialiJolanda Silvestrini

Segreteria di redazioneUfficio Beni Culturali della Provincia di Ravenna

Redazione e amministrazionevia di Roma, 6948121 Ravennatel. 0544.258105fax [email protected]

Progetto graficoMarilena BeniniAgenzia Image, Ravenna

Stampa Centro Stampa, Ravenna

Iscrizione al Tribunale di Ravenna n°1109 del 16.1.1998Diffusione gratuita

3

Editoriale Un sistema museale di qualitàGabriele Gardini

4

La Pagina dell’Istituto per i Beni culturali della Regione Emilia Romagna Qualità diffusa Laura Carlini

5

La Pagina della Facoltá di Conservazione dei Beni culturali di Bologna Professionisti al servizio dell’arteDonatella Biagi Maino

6

La Pagina della Soprintendenza per i Beni architettonici e per il Paesaggio di Ravenna Raggi di sole Cetty Muscolino

7

La Pagina di Icom Italia Il caso Abruzzo, tra volontariato e professionalitàTiziana Maffei

8

Personaggi Giuseppe Maestri Franco Gabici

Speciale Grafica

9

Andar per grafica... Giuseppina Benassati

11

Piranesi Rossini Pinelli Guaccimanni Ruffini Nadia Ceroni

12

Nuove acquisizioni e progetti a BagnacavalloDiego Galizzi

13

Due secoli di incisioni Claudio Casadio

14

Il Museo della Grafica Clementina Missiroli

15

Tesori di cartaDaniela Poggiali, Giorgio Cicognani

16

Contributi e riflessioni Interloquire col territorioCarla di Francesco

Notizie dal Sistema Museale della Provincia di Ravenna

17

I Preraffaelliti e l’ItaliaClaudia Casali

18

Italia NovecentoFranco Bertoni

19

Esperienze di Didattica MusealeGaribaldi raccontato ai bambini Lavinia Bosi

19

Informalibri Le novità editoriali dei Musei del Sistema

Copertina: Giuseppe Maestri, Il mistero della notte (part.), acquaforte e acquatinta, 2003, Bagnacavallo, Gabinetto delle Stampe (vedi articolo a pag. 8)

IV di copertina: Walter Crane, La tomba di Shelley, acquerello, Oxford, The Ashmolean Museum (vedi articolo a pag. 17)

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Editoriale

Un sistema museale di qualità

Galielo Chini, Cache-pot con

pesci, 1906/1925; Lucio Fontana,

Sfere, 1957; Leoncillo Leonardi,

San Sebastiano, 1962; Fausto

Melotti, Ciotola, 1950-1959,

Faenza, MIC

(vedi articolo a pag. 18)

3

In questi anni la Provincia di Ravenna ha incrementato le azioni per la valorizzazione

del patrimonio culturale attraverso il consolidamento e lo sviluppo del coordinamento e

delle attività nell’ambito del Sistema Museale Provinciale, con particolare riferimento agli

strumenti propri necessari per corrispondere a una serie articolata di standard e requisiti.

Sono 10 i musei del nostro territorio – tutti aderenti alla rete provinciale e di cui si dà

conto nella pagina successiva – che possono fregiarsi per il triennio 2010-2012 del ricono-

scimento di “Musei di Qualità” rilasciato a 109 musei regionali dall’Istituto per i Beni Cul-

turali. Questi musei hanno dimostrato di essere in possesso degli standard legati alla qua-

lità dei servizi al pubblico, alla cura e valorizzazione delle raccolte, alla corretta gestio-

ne finanziaria, alla razionale organizzazione interna in grado di tradursi in risposte di alto

profilo qualitativo rispetto alle sollecitazioni e alle aspettative del pubblico. Un marchio,

il profilo di una testa antica segnata da nove fori che compongono una Q, li contraddistin-

guerà per tre anni durante i quali la Regione, nel ripartire gli investimenti triennali previsti

dalla L.R. 18/2000, terrà prioritariamente conto di tali eccellenze. È un risultato importante

che premia lo sforzo dei musei e delle relative Amministrazioni nel miglioramento quali-

tativo dell’offerta museale e che ha visto la Provincia supportare attivamente, dal punto di

vista finanziario e della valorizzazione, il raggiungimento di tale fondamentale traguardo.

In coincidenza con lo Speciale che illustra il notevole patrimonio grafico antico e con-

temporaneo custodito negli istituti culturali della nostra provincia, dedichiamo la coperti-

na a un’opera di Giuseppe Maestri, per ricordarne la figura di fine incisore e artista che ha

dato un pregevole e significativo contributo alla cultura di Ravenna. Egli è stato soprattut-

to un pioniere, aiutando la città ad aprirsi al panorama artistico nazionale attraverso la sua

“Bottega”. Oltre a essere un organizzatore di eventi, era un grande artista: fantastica l’ese-

cuzione delle incisioni con la tecnica della ceramolle acquatinta, per una Ravenna sogna-

ta, in cui gli elementi onirici e simbolici vengono collegati in modo mirabile agli elemen-

ti architettonici delle basiliche bizantine e dei palazzi degli antichi imperatori barbarici.

D’altra parte come non ricordarlo per la sua umanità e quale grande affabulatore col suo

inconfondibile sorriso, mentre continuando a lavorare al torchio discorreva sulle tante vi-

cende degli artisti della Bottega e sui segreti delle tecniche incisorie.

Continua l’attività di ricerca del Mar di Ravenna, che in collaborazione con l’Ashmolean

Museum di Oxford ha organizzato, per la prima volta in Italia, una grande mostra sui Pre-

raffaelliti, il movimento artistico innovatore che a metà dell’Ottocento si schierò contro

l’accademismo a favore di un’arte che essi dichiaravano di trarre dai pittori italiani prece-

denti a Raffaello. Come non rilevare la continuità di questa mostra con quella preceden-

te su L’artista viaggiatore, nel quale il tema del viaggio era collegato alla ricerca delle fon-

ti della cultura e dell’arte: l’Antico e i monumenti e i paesaggi d’Italia, immaginati e consi-

derati come un’unità spirituale cui guardare, come traguardo da raggiungere e conosce-

re, come fonte da cui attingere. Il viaggio in Italia era desiderio di conoscenza di un’avan-

guardia che scopriva e disseppelliva le rovine per poterle studiare ponendo più interroga-

tivi che risposte: inizio di una modernità che conciliava la diversità nell’unità, non per un

ritorno immobile all’antichità, ma per una innovativa rielaborazione.

Gabriele Gardini

Page 4: Museo informa 37 2010

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La Pagina dell’Istituto

per i Beni culturali

della Regione Emilia Romagna

Si è concluso nel 2009 l’iter per il riconoscimento dei musei in conformità agli standard individuati nel 2003 con la Delibera della Giun-ta Regionale n. 309; per da-re compimento a tale diret-tiva, la Regione ha definito (DGR n. 1888/08) i “Criteri e linee guida per il riconosci-mento dei musei regionali in base agli standard e obietti-vi di qualità”, precisando mo-dalità e termini del processo di riconoscimento.

Innanzitutto i dati attesta-no il notevole interesse su-scitato: circa 200 musei han-no contattato IBC per infor-mazioni, 170 di questi hanno chiesto la password per ac-cedere all’area riservata al-la compilazione on line del questionario di autovaluta-zione e, infine, 149 istituzioni hanno partecipato inviando la domanda ufficiale, corre-data dal questionario e dalla

documentazione da allegare.Il primo nucleo di 109 mu-

sei che hanno superato la prova è costituito da 78 mu-sei che garantiscono tutti gli standard (riconoscimento de-finitivo) e da 31 ai quali è sta-to assegnato il riconoscimen-to provvisorio, non essendo ancora in possesso di tutti i requisiti, ma avendo già pre-disposto idonei piani di ade-guamento per ovviare alle ca-renze riscontrate. Il riconosci-mento avrà durata triennale 2010-2012; vi sarà comunque per i musei non ancora rico-nosciuti la possibilità di can-didarsi nelle istruttorie suc-cessive (2010 e 2011), che si svolgeranno con la stessa tempistica della prima. La sca-denza del riconoscimento ri-marrà in ogni caso fissata per tutti al 31 dicembre 2012.

Tra i risultati più significati-vi raggiunti dal sistema muse-ale di qualità nel suo insieme annoveriamo prima di tutto lo sviluppo del senso di apparte-nenza a un gruppo che parla lo stesso linguaggio e condivi-de obiettivi comuni, come pu-re una serie di miglioramen-ti che gli Enti hanno ottenuto grazie alla profusione di un cospicuo impegno per la con-quista del traguardo. Si men-zionano l’approvazione del-lo statuto e/o regolamento; la presenza di un documento di bilancio; l’ordinata raccolta presso il museo e l’aggiorna-mento della documentazione in materia di sicurezza.

Inoltre è da considerare un successo il fatto che mol-te Amministrazioni abbiano

identificato con atto forma-le la figura di direzione. Ciò è stato attuato con due mo-dalità: la prima, dando il giu-sto riconoscimento al lavoro di funzionari già in organico, che pur svolgendo da tempo compiti di responsabilità nel museo, non avevano ancora ottenuto un’attestazione spe-cifica; la seconda, valida nel caso di esternalizzazioni, è ravvisabile nella selezione di professionisti e/o ditte in gra-do di garantire il servizio ri-chiesto con personale che ri-sponde ai profili professiona-li predisposti da IBC. Da ul-timo, un apprezzamento per l’impegno finanziario e orga-nizzativo è dovuto alle Ammi-nistrazioni che garantiscono l’apertura del museo per al-meno 24 ore settimanali.

IBC, nell’intento di valoriz-zare tutti gli istituti riconosciu-ti, ha ideato un marchio “Mu-seo di Qualità” per contraddi-stinguerli e dare loro la mas-sima visibilità, evidenziando-ne l’inclusione nel gruppo di eccellenza. Il marchio è stato selezionato mediante un con-corso riservato ai giovani cre-ativi under 36 attivi nel terri-torio regionale, che ha visto la partecipazione di 70 studi grafici. Il progetto vincitore è reso disponibile ai musei, per consentire a tutti di applicare il marchio di qualità in ogni occasione sui propri materia-li divulgativi e promoziona-li, concorrendo così a conso-lidare l’immagine del sistema dei musei di qualità. IBC inol-tre pubblica il primo reperto-rio a schede sui 109 musei ri-conosciuti, che, pensato per avere la massima diffusione, può essere ristampato anche dai musei stessi. I musei rico-

nosciuti potranno giovarsi an-che di altri strumenti realizza-ti da IBC: una targa in bron-zo da affiggere all’ingresso e una versione tridimensiona-le del marchio da esporre al banco della reception, oltre a un timbro e degli adesivi per apporre il sigillo di qualità su materiali già in possesso del museo. Il marchio verrà inol-tre apposto sulle schede della banca dati musei del catalogo regionale del patrimonio, la cui traduzione in inglese è in corso, per promuovere i mu-sei di qualità ad un pubblico internazionale.

Laura CarliniIstituto Beni Culturali

Centonove musei emiliano-romagnoli

al traguardo del riconoscimento

Qualità diffusa

Sono dieci i musei del Sistema Museale Provinciale a ottenere il riconoscimento:

•MuseodellaBattagliadel Senio di Alfonsine

•CasaMuseoVincenzoMonti di Alfonsine

•MuseodelCastellodi Bagnara di Romagna

•MUSA.Museodelsaledi Cervia

•MuseoInternazionaledelle Ceramiche di Faenza

•MuseoFrancescoBaracca di Lugo

•MuseoCivicoC.Venturinidi Massa Lombarda

•Museod’Artedellacittàdi Ravenna

•NatuRa.MuseoRavennate di Scienze Naturali di Sant’Alberto

•MuseodelPaesaggiodell’Appennino faentino di Riolo Terme

4

Declinazioni del marchio “Museo di Qualità”

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La Pagina della Facoltà

di Conservazione dei Beni

culturali di Bologna

Professionisti al servizio dell’arte

5

È una verità universalmen-te riconosciuta che la con-servazione delle opere d’arte tramandate dal passato è do-vere e privilegio di ogni Pae-se, poiché attraverso il rispet-to della cultura e conseguen-temente attraverso la ricer-ca si attua ogni possibilità di progresso. Tuttavia, a tale as-siomatica certezza non sem-pre corrisponde la volontà di porre in essere le misure necessarie per ottemperare alle necessità, spesso inde-rogabili, che le opere d’arte stesse manifestano, e sempre più spesso assistiamo a ope-razioni di restauro e allesti-menti museografici condot-ti con allarmante pressappo-chismo e mancanza di pro-fessionalità, con conseguen-te danno al patrimonio e al-le possibilità di conoscenza.

Per questi motivi e per i nu-merosi episodi che si sono verificati in tempi anche re-centissimi in Italia e all’este-ro, spesso ponendo l’accen-to nel trattare il bene cultu-rale solo sul termine ‘bene’, estrapolandone il solo valo-re economico, già nel 1947 Horkheimer e Adorno, nella Dialettica dell’illuminismo, sottolineavano come la dis-soluzione del carattere del-le opere d’arte a merce face-va sì che venisse meno an-che l’ultima barriera che si opponeva alla loro degrada-zione a ‘beni culturali’ secon-do il significato spesso invo-cato, è oggi più che mai im-portante formare una nuova generazione di storici dell’ar-

te e di conservatori in gra-do di comprendere la genesi dell’opera, il contesto in cui nasce e si situa, di definirne l’ambito culturale, di scuola, la tecnica esecutiva, le vicen-de conservative, gli eventua-li restauri a cui è stata sotto-posta, di proporne – a par-tire dall’interpretazione cor-retta, filologica del dipinto e dalla sua matericità – le otti-mali condizioni di conserva-zione e le migliori soluzioni espositive, per poter traman-

dare alle generazioni future un patrimonio irripetibile e che rappresenta un aspetto fondante delle nostre cultu-ra e tradizione.

La laurea magistrale in “Storia e Conservazione del-le Opere d’Arte”, istituita da due anni a Ravenna presso la Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali dell’Uni-versità di Bologna, si propo-ne di assolvere questo com-pito nei limiti concessi a un corso di durata biennale, e intende difatti preparare gli

studenti ad affrontare i com-piti deputati a un conservato-re, quindi con una approfon-dita conoscenza della storia dell’arte occidentale e delle sue radici classiche e bizan-tine, con un’apertura signifi-cativa alle concezioni e tra-dizioni artistiche dell’Asia. Lo studente potrà così acquisire una buona padronanza de-gli strumenti filologici e stori-ci, indispensabili per la com-prensione dell’opera nel suo contesto territoriale e nella periodizzazione relativa.

Insegnamenti tecnici e scientifici mirano a fornire gli strumenti cognitivi, non ope-rativi, ma direttivi per la pro-

gettazione e la direzione di in-terventi di manutenzione pro-grammata o, qualora se ne ravvisi l’assoluta necessità, di restauro delle opere d’arte, di-pinti, affreschi, sculture... Nel curriculum disciplinare sono infatti presenti elementi di fi-sica e chimica, di informati-ca ed elaborazione delle im-magini con il restauro virtua-le – temi sempre più discussi e spesso malintesi nel dibatti-to scientifico attuale – fino al diritto dei beni culturali.

Obiettivo del corso è quel-

lo, ambizioso ma fattibile, di preparare gli allievi al me-stiere di storico d’arte e di conservatore con una solida base storica e filologica, ac-compagnata alla compren-sione dei principi scientifici delle tecniche diagnostiche non distruttive e delle pro-cedure informatizzate di do-cumentazione dell’oggetto di studio e di tutela. La prepara-zione teorica, in aula, si ac-compagna a seminari, eser-citazioni di laboratorio, visi-te a musei, pinacoteche, la-boratori di restauro, per of-frire una diversificata visio-ne dei molti approcci pos-sibili o praticati ai problemi del restauro e della conser-vazione, rendendo gli allievi consapevoli dei rischi e del-le possibilità di errori inter-pretativi quando si affronta-no problemi complessi come quelli legati alla conservazio-ne delle opere.

I conseguenti tirocini for-mativi, possibili in ragione delle tante convenzioni atti-vate con enti pubblici, mu-sei e laboratori di restauro, concederanno agli iscritti di avere un primo incontro con il mondo del lavoro, così da misurare le proprie capaci-tà e comprendere le realtà di questo settore, difficile in un Paese come il nostro, prodi-go di opere d’arte riconosciu-te e in più situazioni anco-ra in difetto in ambito ma-nutentivo, ma estremamen-te appassionante.

Donatella Biagi MainoPresidente

del Corso di laurea

A Ravenna è attivo il corso di laurea

magistrale in Storia e Conservazione

delle Opere d’Arte

Esercitazioni al laboratorio di restauro

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La Pagina della Soprintendenza

per i Beni architettonici e per il Paesaggio

di Ravenna

Quando Ismail Ahmetov, Daniela Lombardi e Maria Grazia Marini sono venuti per la prima volta, nel luglio 2009, a sondare la possibili-tà di esporre al Museo Nazio-nale di Ravenna opere musi-ve realizzate da bambini del-la Bulgaria e della Russia, ho immediatamente manifesta-to la mia disponibilità a colla-borare a un’iniziativa in pie-na sintonia con i Servizi Edu-cativi della Soprintendenza. Il Museo, infatti, recependo le indicazioni del Ministero per i Beni e le Attività Cultu-rali, a partire dal 1985 ha in-trapreso un’attività didattica che nel tempo si è articola-ta e perfezionata program-mando incontri e laboratori con le scuole e attività musi-cali e creative.

Non essendo stati supera-ti alcuni problemi organiz-zativi con la Russia, l’esposi-zione I Bambini e il Mosaico, comprendente trentuno pan-nelli musivi creati dalla Scuo-la di Bourgas in Bulgaria, è stata inaugurata il 10 ottobre in occasione del Primo Festi-val Internazionale di Mosai-co di Ravenna.

Davanti ai mosaici dei bambini di Bourgas, siamo stati conquistati dalla fre-schezza e solarità che li ca-ratterizzano. La fantasia e l’originalità delle immagini ci mostrano lo sguardo dei bimbi su aspetti di vita quoti-diana, gioco, natura, mondo animale, lavoro e sport con la spontaneità e la genuinità propri dell’arte infantile. Ma non dobbiamo farci trarre in

inganno dalla semplicità e li-bertà espressiva delle opere, dalla scelta dei materiali, ta-lora artificiali, ma più spesso naturali, dalla maniera di al-lettare le tessere nella malta, dalle vivaci cromie e dalla va-rietà nelle tessiture musive. Questi mosaici costituisco-no la prova più evidente che il delicato processo dell’edu-cazione è stato compreso e ha agito in profondità, grazie alla guida sensibile di Raina Racheva, direttrice responsa-bile della Scuola, sorta nel 1979 nella cittadina maritti-ma di Bourgas.

La Racheva, pittrice di ta-lento laureata all’Accademia di Belle Arti di Sofia, lavo-ra insieme al marito Encho e a una ristretta rosa di colla-boratori, facendo sperimen-tare ai ragazzi diverse tecni-che musive: i ragazzi, di età compresa fra i 4 e gli 11 anni, realizzano mosaici con mat-toni, sassolini e pezzi di ve-tro raccolti in riva al mare. La Scuola di Bourgas, concepi-ta come un’oasi di vita arti-stica cittadina, ha nel tempo visto crescere la collezione dei mosaici infantili che rap-presentano un’importante ri-sorsa: opere festose, che ri-empiono il cuore di speran-za e che al di sotto della leg-gerezza e verità che esprimo-no fanno percepire la serietà di una linea pedagogica che non si traduce mai in costri-zione o spegnimento di po-tenzialità.

La gioia che questi mosaici ci comunicano deve indurci a riflettere – chi è senza pec-

cato scagli la prima pietra – e a non cadere nella insidio-sa tentazione di inculcare e trasmettere a tutti i costi il no-stro punto di vista e il nostro sapere. Ci ricorda che l’edu-catore deve agire come un abile regista e un complice: così sarà possibile giunge-re al reciproco arricchimen-to di allievi e docenti. I do-centi sanno bene che l’edu-cazione è un processo deli-cato, su cui incombe il peri-colo che l’educatore, troppo preoccupato sulla trasmis-sione di contenuti e nozio-ni, ponga limiti alla creativi-tà degli allievi.

La mostra che abbiamo ospitato, e i cinque mosaici che sono stati generosamen-te donati da Raina Racheva al Museo Nazionale di Raven-

na, valgano di riflessione af-finché i mosaici di Ravenna non diventino una prigione, anche se dorata. Perché la strepitosa eredità delle de-corazioni musive della città, sia di stimolo (e non un fre-no) all’espressione della cre-atività. Lasciamo i giovani li-beri di esprimersi e di trarre dai mosaici antichi le sugge-stioni che più parlano al lo-ro cuore. Smettiamo di inca-tenarli nella monotona ripro-duzione di copie... meno co-strizione… più libertà.

Cetty Muscolino Direttore del Museo

Nazionale di Ravenna

I mosaici dei bambini di Bourgas

al Museo Nazionale di Ravenna

Raggi di sole

6

Michael Kamberov, Drago, pietra di mare, smalti, vetri, ceramica

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La Pagina di Icom Italia

La comunità museale ha concluso il 2009 con la V Conferenza nazionale dei Musei d’Italia dedicata a Il Museo al tempo della crisi. Un ripensamento comples-so sulla funzione del museo, chiamato a un ruolo operati-vo e non autoreferenziale an-che a causa del sempre più pressante problema italiano: la salvaguardia del patrimo-nio culturale locale diffuso. Un tema che si è proposto drammaticamente con la di-struzione di molta parte del territorio della provincia de l’Aquila e la perdita di uno dei più bei centri storici na-zionali a seguito del terremo-to del 6 aprile 2009.

Si ripropone quindi l’ur-genza di operare in una lo-gica di prevenzione dai rischi del nostro patrimonio, affi-dando al Museo il ruolo di presidio di tutela attiva in vir-tù anche della capillare dif-fusione sul territorio nazio-nale delle istituzioni musea-li. La funzione pubblica del Museo si amplia per interlo-quire a livello locale proprio grazie alla capacità che es-so ha di coinvolgere la co-munità, sviluppando il prin-cipio di responsabilità col-lettiva in relazione alla cura del patrimonio. Non il Mu-seo quale luogo, quindi, ma quale istituto della cultura e realtà professionale a dispo-sizione della società sia nei momenti di emergenza che nella indispensabile fase di prevenzione.

La Commissione Grandi Ri-schi di ICOM Italia, istituita

in connessione con l’Interna-tional Committee of the Blue Shield, riprende in realtà una proficua esperienza di colla-borazione già avviata con Le-gambiente attraverso un pro-tocollo d’intesa. Obiettivo della Commissione è creare a livello regionale la necessa-ria rete tra conoscenze, pro-fessionalità e istituzioni. Per il 2010 si prevede a tal fine di avviare una serie di percorsi formativi volti sia alla preven-zione che all’intervento in ca-so di emergenza.

L’esperienza dell’Abruzzo ha insegnato le enormi po-tenzialità dell’operare in una logica di sussidiarietà, verti-cale ma soprattutto orizzon-tale, in cui lo Stato coordina, gli Enti locali operano attra-verso le organizzazioni di vo-lontariato affidando al citta-dino e al suo sentimento di responsabilità un’operativi-tà di fatto impossibile da so-stenere dalle sole istituzio-ni. Tale orientamento attribu-isce valore alle comunità lo-cali sollecitando la parteci-pazione attiva alla gestione dei beni comuni, come appa-re con chiarezza anche dal-la Convenzione Europea del Paesaggio, la cui espressio-ne più riuscita in Italia può considerarsi proprio il siste-ma della Protezione Civile Nazionale.

Non a caso in Abruzzo, per la prima volta, il Diparti-mento per la Protezione Ci-vile ha attivato la “Funzione 15 - Tutela Beni culturali”, re-sa operativa attraverso la col-laborazione con i volontari

coordinati da Legambiente, con risultati che non posso-no che dirsi positivi. Il duro e immediato lavoro di recu-pero, la schedatura e messa in sicurezza delle opere gra-zie all’entusiasmo dei volon-tari è e rimane una conqui-sta della società civile del no-stro Paese, e l’affiancamen-to dei professionisti associa-ti ad ICOM è stato un valore aggiunto che indica una stra-da percorribile e utile.

Questa collaborazione ha tra l’altro reso possibile un’operazione insolita e im-portante: attivare azioni di ri-appropriazione del patrimo-nio culturale da parte degli abitanti dei luoghi colpiti dal sisma. La trasformazione del Museo Preistorico di Celano in deposito/centro restauro fruibile e la mostra Terra Ma-dre Abruzzo sono state ope-razioni volte a restituire frui-bilità alle opere e a dar vita di fatto a una rete tra musei re-gionali impegnata a superare l’emergenza. Azione resa cer-tamente possibile grazie al-la collaborazione tra MIBAC, Soprintendenze locali, musei, ICOM, Legambiente.

A fronte di tante positivi-tà, sembra doveroso lancia-re un allarme. Il riferimento è al D.Lgs 195 del 30 dicembre 2009, che prevede la trasfor-mazione del Dipartimento della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri in una società per azioni d’interesse nazionale, denominata Protezione civi-le servizi s.p.a.… Con buona pace della sussidiarietà.

Tiziana MaffeiCoordinatrice Commissione Grandi Rischi - ICOM Italia

Il ruolo del museo tra emergenza e

prevenzione del patrimonio culturale

Il caso Abruzzo, tra volontariato e professionalità

Notizie da ICOM Italia

Elezioni 2010-2012

Il 15 febbraio, a Torino, l’Assemblea dei soci di ICOM Italia ha votato per il rinnovo delle cariche. Il nuovo Presidente è Alberto Garlandini, Direttore generale vicario del Settore Culture, identità e autonomie della Regione Lombardia, che succede a Daniele Jalla. L’Associazione ha inoltre rinnovato i membri del Consiglio Direttivo, del Comitato dei Probiviri e del Collegio dei Revisori dei Conti del prossimo triennio.A Torino è stato anche approvato il Regolamento che istituisce formalmente i Coordinamenti Regionali e le Commissioni Tematiche di ICOM Italia.

I prossimi appuntamenti

• Il 10 maggio:Assemblea Nazionalea Pescara

• Il 18 maggio:Giornata internazionale dei Musei dedicata al tema Musei per l’armonia sociale

Per ulteriori informazioni:ICOM ItaliaVia San Vittore 21. Milano tel. [email protected] www.icom-italia.org

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Page 8: Museo informa 37 2010

Personaggi

Giuseppe Maestri

8

Fa tristezza pensare che sul lucido torchio di Giuseppe Maestri qualche ragnetto im-pertinente sta ora tessendo con pazienza la sua tela, come se fosse un leggero sipario che chiude una vita e una parente-si artistica. Giuseppe Maestri, infatti, ci ha lasciato da pochi mesi e la città ha perso una persona di una straordinaria ricchezza interiore e un artista finissimo. Nato a Sant’Alberto nel 1929 in una casa a ridosso dell’argine del fiume – dove suo padre Eugenio si guada-gnava il pane come guardia-no dell’idrovora – Giuseppe lascia poco più che ventenne il paese per trasferirsi a Vicen-za e nella città del Palladio la-

vora in un’impresa di decora-tori e di stuccatori. Ritornato in Romagna dopo cinque an-ni, si stabilisce a Ravenna do-ve apre una bottega artigia-na di cornici e di antiquaria-to in via Baccarini all’interno della quale, nel 1965, darà vi-ta insieme alla moglie Ange-la Tienghi, alla “Bottega”, che ben presto diventerà un pun-to di riferimento e un vero ce-nacolo di artisti e intellettuali.

E in questa ‘bottega’ Ma-estri ha maturato lentamen-te un suo percorso artistico che si dipana attraverso i co-lori e la fantasia. Le sue in-cisioni hanno la suggestione del sogno, un sogno immer-so nel blu sul quale si staglia

sempre l’immagine di una cit-tà con tutto il suo fascino e la sua millenaria storia. Maestri riversa nella sua arte il suo spirito di bambino, che non significa ingenuità, ma rival-sa nei confronti di una realtà che non gli piace e che desi-dera renderla migliore attra-verso la bellezza dei colori. Se la Morante scriveva che il mondo sarà salvato dai ragaz-zini, Giuseppe le risponde af-fermando che il mondo sarà salvato dalla gaiezza dei co-lori. “I miei colori – era solito dire Maestri – sono una for-ma di protesta nei confronti di questo mondo troppo gri-gio e imbrigliato”.

Il critico Raffaele De Grada ha sintetizzato molto efficace-mente l’artista, il suo travaglio e la sua onestà di intellettua-le: “Maestri – scrive De Grada – non ha mai amato l’improv-visazione e prima di esporre le sue incisioni ha impiegato anni e anni di preparazione raccogliendo ogni giorno dal reale anche ciò che non era visibile agli altri, riaffondan-do nelle memorie di infanzia e adolescenza, con una espe-rienza degli scavi di antiche cose preziose, con una cul-tura del passato che è andata via via allargandosi diventan-do materia vivente”.

L’arte di Maestri è un’arte sognata, spazio e tempo ven-gono mescolati per riunirsi in un particolarissimo cronoto-po dove non stupisce vedere i pesci guizzare nel cielo o una città galleggiare sull’acqua.

Ma non si può ricordare Ma-estri senza fare un cenno alla sua passione per il teatro e la recitazione, alle quali si era de-dicato in gioventù. Molti ricor-deranno ancora il suo modo di

leggere e interpretare gli au-tori dialettali, ma soprattutto i suoi compaesani illustri quali Olindo Guerrini e Francesco Talanti. Maestri, vera ‘voce’ di Guerrini, dava vita e calore a Pulinera e a Tugnazz facen-doli rivivere nel presente. Ma-estri è stato anche un grande artista della recitazione. Sape-va passare dal tono ridancia-no e irriverente al tragico e al drammatico, come stavano a dimostrare le sue letture ap-passionate del Pentateuco del giurisprudente di Guerrini o i versi danteschi di Talanti.

Franco GàbiciStudioso di Storia locale

Il ricordo di una persona di

straordinaria ricchezza interiore

e artista finissimo

C’è da vedere

Al MIC di Faenza • Dal 14 marzo al 30 maggio:Rosanna Bianchi.In espozione la ceramica semplice e immune da pressioni contemporanee dell’artista e designer.

Per informazioni:Fondazione MICtel. 0546.697311/[email protected]

Al Museo Civicodelle Cappuccine di Bagnacavallo• Dal 10 aprile al 27 giugno:Altri Disincanti.In mostra i dipinti di Bartolini, Biagi, Ferroni, Mannocci e Luporini.

Per informazioni:Museo Civico delle Cappuccinetel. 0545.280913www.centrolecappuccine.it

Il mondo di Giuseppe Maestri, numero ‘zero’ della serie di video-

interviste dedicate ai maestri dell’incisione contemporanea, prodotte

dal Gabinetto delle Stampe di Bagnacavallo (vedi articolo a pag. 12)

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Andar per grafica...

Se pensiamo che la Bi-blioteca Classense di Raven-na conserva alcune tra le più antiche immagini xilografi-che prodotte in Europa – tra cui quelle rinvenute dal bi-bliotecario Andrea Zoli nel verso delle coperte di anti-chi codici della biblioteca – e che il Museo delle Cappucci-ne di Bagnacavallo è uno dei luoghi di aggregazione di ri-lievo nazionale per la valo-rizzazione e la conservazio-ne della produzione grafica contemporanea, il quadro si fa esaustivo, sia dal punto di vista storico che disciplinare.

Non va trascurato che pro-prio a Ravenna, dagli anni Settanta, ‘La Bottega’ fonda-ta da Giuseppe Maestri è sta-ta luogo di promozione e fu-cina per la creazione di ope-re grafiche, e che qui hanno a lungo soggiornato autori del calibro di Tono Zancanaro.

Gran parte del patrimonio grafico conservato nelle isti-tuzioni culturali è composto di fogli sciolti, anche se non mancano suite esemplate dai prestigiosi casi di Rossini e Piranesi, appartenenti al Mar e alla sua Pinacoteca e alla Classense.

Il patrimonio grafico in fo-gli sciolti delle istituzioni cul-turali della provincia raven-nate è noto grazie a una cam-pagna di censimento e cata-logazione avviata dalla So-printendenza per beni librari e documentari dell’IBC a me-tà dagli anni ’80 del Novecen-to e tutt’ora in corso. Le ope-re conservate nelle bibliote-che Classense di Ravenna e Manfrediana di Faenza, non-ché quelle del Museo d’Arte della città di Ravenna e del-le Cappuccine di Bagnaca-vallo (per la collezione sto-rica), sono consultabili on li-ne e disponibili al pubblico nel catalogo IMAGO <http://imago.sebina.it/SebinaOpa-cIMAGO/Opac>.

IMAGO è un catalogo spe-cialistico di oltre un milione di informazioni bibliografiche

su opere grafiche conserva-te nel territorio regionale; im-plementato e mantenuto dal-la Soprintendenza, accoglie-rà nell’arco del 2010 l’opera di revisione e di messa a di-sposizione dell’intero corpus, comprensivo delle immagini digitalizzate, della Manfredia-na (ora presente con la sola Collezione Sabbatani).

Oltre al citato catalogo so-no da menzionare due tito-li della collana “IBC Immagi-ni e Documenti. Imago”, ove vengono trattate le collezioni esistenti sul territorio raven-nate: il volume miscellaneo L’arti per via. Percorsi nel-la catalogazione delle opere grafiche (Bologna, Compo-sitori, 2000), e la ricca mo-nografia dedicata a La colle-zione Sabbatani. Capolavo-ri della storia dell’incisione

L’impegno dell’IBC per diffondere

la conoscenza delle opere grafiche

e del loro valore storico, artistico,

documentario e antropologico

Lo Speciale vuol dare risalto ai fondi inci-sori presenti nelle istituzioni culturali della provincia ravennate: fogli sciolti e interi cor-pus di maestri italiani e non, che vanno dal quindicesimo al ventunesimo secolo.

Nuclei grafici straordinari che musei e bi-blioteche – grazie anche al sostegno della Re-gione – hanno sapientemente valorizzato

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Speciale Grafica

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dal XV al XX secolo (Bologna, Compositori, 2002), edita per rendere nota un’importan-te collezione di opere gra-fiche donata alla Biblioteca Manfrediana dagli eredi Sab-batani. Da ultimo il volume Stampatori e botteghe d’arte in Emilia Romagna edito nel 2009 per i tipi di Composito-ri, nel mettere a fuoco l’attivi-tà della stampa d’arte ha po-sto in luce l’esperienza vera-mente esemplare del citato Giuseppe Maestri, titolare di una bottega-laboratorio-stu-dio-galleria la cui importante incidenza sulla cultura loca-le, e non solo, speriamo di-vengano presto oggetto di in-dagini e studi approfonditi.

Da non dimenticare che l’attività catalografica dell’IBC si è rivolta, nel corso del tem-

po, anche al Museo Giuseppe Ugonia di Brisighella; l’ope-rato dell’omonimo peintre-graveur è infatti consultabile nel catalogo dell’IBC dedica-to al patrimonio museale, rag-giungibile dal dal sito istitu-zionale, alla voce Banche da-ti e cataloghi all’indirizzo: ht-tp://bbcc.ibc.regione.emilia-romagna.it/samira/.

Difficile stendere questa nota senza menzionare la proficua collaborazione che da oltre venticinque anni si intrattiene con le istituzioni culturali tutte. Il lavoro sulla grafica intrapreso dalla So-printendenza ha sicuramen-te condotto a una maggio-re consapevolezza del valo-re storico, storico-artistico, documentario e anche an-tropologico, di opere tratte

da matrici intagliate ed inci-se dal quindicesimo secolo ai giorni nostri. Le opere grafi-che delle collezioni ravenna-ti sono entrate in un catalogo di scala regionale, inteso co-me luogo virtuale di studio, catalogazione e gestione di informazioni sui singoli do-cumenti e sulle collezioni di pertinenza.

Il lavoro attento e analitico sui singoli fogli ha fatto cre-scere l’esigenza della resti-tuzione dei contesti di perti-nenza, delle collezioni di cui sono parte. Grazie a un’evo-luzione della prassi del cata-logare – affinata con l’acqui-sizione di sempre nuove co-noscenze disciplinari scatu-rite dall’esame diretto delle opere e dai continui adegua-menti di un software di ca-talogazione, Sebina, che ha accompagnato un lavoro or-mai più che ventennale – si è passati ben oltre il trattamen-to dei dati specifici dei fogli incisi (artisti inventori, dise-gnatori, incisori, soggetti, te-mi e classi raffigurate, tec-niche, carte e filigrane, sta-ti e tirature); si sono imple-mentate informazioni su col-lezioni e raccolte di appar-tenenza, si sono creati lega-mi con opere differenti (di-segni, libri, periodici). Il la-voro di analisi ha condotto a sintesi storiche, alla defini-zione di profili più ampi nei quali collocare gli studi spe-cialistici sulla grafica.

Ciò che si è consolidato nel tempo non è stato un lavoro condotto con l’uso di sterili tecnicismi, ma una prassi ca-talografica che, individuato nello standard il mezzo per la rappresentazione dei dati, ne ha fatto lo strumento per la creazione di cataloghi in-tegrati ove “legami” tra dif-ferenti tipologie di materia-li propongono “letture” nuo-

ve di opere grafiche, docu-menti e collezioni. L’allarga-mento di campo della visio-ne ha significato l’accoglien-za e la conseguente restitu-zione del portato informati-vo di tutte le opere grafiche, non solo di quelle contrad-distinte da un elevato valore storico-artistico.

L’approccio specialistico, la visione interdisciplinare, l’uso di strumenti di cataloga-zione condivisi con il mondo bibliotecario, hanno sicura-mente agevolato un proces-so di gestione, elaborazione e messa a disposizione di da-ti che è anche divenuto stru-mento per riflessioni intorno al significato che, oggi, han-no la redazione di un catalo-go, di un catalogo ragiona-to e di un repertorio di ope-re grafiche. La gestione quo-tidiana di un catalogo di ol-tre un milione di dati, conti-nuamente rivisti e raffinati al-la luce delle catalogazioni di sempre nuovi fogli, ha dimo-strato che lo strumento carta-ceo dei grandi repertori è re-perto storico, non più sum-ma delle conoscenze.

Consapevolezza scomoda, greve di un’implicita sfida a poteri consolidati e a cono-scenze obsolete. Noi di IMA-GO lavoriamo con un unico obiettivo: diffondere la cono-scenza sulla grafica a partire dal lavoro diretto sulle carte.

Giuseppina BenassatiIstituto Beni Culturali

Soprintendenza per i beni librari e documentari

Ultima cena, xilografia, 1450 ca., Ravenna, Biblioteca Classense

(vedi articolo a pag. 15)

Speciale Grafica

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Speciale Grafica

Piranesi Rossini Pinelli Guaccimanni Ruffini

Speciale Grafica

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“Diceva un grande storico dell’arte, attento anche ai se-greti tecnici dell’atelier e del mestiere, Henry Focillon, che noi – generalmente ossessio-nati dalla maestà della pittura e dal prestigio dell’opera unica – voltiamo le spalle ai messag-gi più alti e alle visioni più rare perché affidate a un sottile fo-glio di carta, e lasciamo così a una ristretta cerchia di eruditi e di amatori il compito di interro-gare, raccogliere e classificare l’universo grafico del disegno, dell’acquaforte e della litogra-fia, con la sua gamma virtuosa di valori schietti e squisiti, che fanno di una prova di stampa un oggetto estetico, una preci-sa forma d’arte”.

La citazione da Ezio Raimon-di – nell’introduzione al volu-me L’arti per via pubblicato in occasione del “Convegno In-ternazionale di Studi sulla ca-talogazione delle opere gra-fiche” tenuto a Bologna nel 2000 – evidenzia una situazio-

ne presente in numerose istitu-zioni culturali, dove straordina-ri giacimenti di immagini sono spesso scarsamente valorizzati, poco accessibili alla fruizione del pubblico, se non addirittura considerati “materiale minore”.

Con l’intento di documenta-re e dare visibilità a un cospi-cuo nucleo grafico, per lo più custodito nei depositi del Mu-seo, nel 1988 anche la Pinaco-teca del Museo d’Arte della cit-tà di Ravenna aderì alla siste-matica campagna di cataloga-zione promossa in regione dal-la Soprintendenza per i beni li-brari e documentari. Un lavo-ro necessario, come sottoline-ava Raimondi, che ha eviden-ziato raccolte di opere grafiche straordinarie, per loro natura al contempo patrimonio storico-artistico e documentario, oggi consultabili on line su IMAGO.

Nella raccolta di stampe del Museo ravennate – per lo più frutto di donazioni e lasciti te-stamentari, ai quali si è cercato

di dare visibilità in varie occasio-ni espositive – alcune emergen-ze artistiche sono rappresentate dalle incisioni di Giovanni Bat-tista e Francesco Piranesi, Lui-gi Rossini e Bartolomeo Pinelli.

Il nucleo piranesiano, inviato in dono all’Accademia di Belle Arti nel 1896 dal ministro del-la Pubblica Istruzione Baccelli e dal direttore della Regia Cal-cografia di Roma, si compone di 27 volumi tra cui Le antichi-tà romane, Della magnificen-za ed architettura de’ roma-ni, Opere varie di architettura e prospettive, Carceri d’inven-zione, Le antichità d’Albano e di Castel Gandolfo, Vedute di Roma sono tra le serie più no-te. Nello stesso anno giunsero a Ravenna le stampe di Bartolo-meo Pinelli, celebre acquaforti-sta romano, di cui si conserva-no 101 tavole dell’Istoria roma-na, serie composta nel 1818-19 che ritrae nel frontespizio figu-rato lo stesso Pinelli in piedi, a braccia conserte e fiancheggia-to dai fedeli cani, con la scrit-ta “In mezzo alle rovine del Fo-ro, Roma mi apparve nella sua maestosa dignità e grandezza”.

Anche le stampe di Rossini, architetto e incisore ravenna-te, sono frutto di una donazio-ne ricevuta dal Comune che, con lettera del 13 ottobre 1919, le trasmise all’Accademia. L’in-cisore è presente in Pinacote-ca con 9 serie pubblicate tra il 1819 e il 1845, tra cui Le anti-chità romane, Le antichità dei contorni di Roma, Porte e mu-ra del recinto di Roma, Le anti-chità di Pompei, Viaggio pitto-resco da Roma a Napoli. Ope-re che lo qualificano tra i “poe-ti” della Roma antica e moderna che ritrassero la città, i suoi mo-numenti e le scoperte arche-ologiche coeve, rese tutte con una ricchezza di particolari e un’attenzione analitico-scien-tifica che vanno oltre l’inten-zione conservativa e la sugge-stione scenografica tipicamen-te settecentesche di Piranesi.

Sul versante moderno-con-temporaneo, si segnalano in-vece le 145 incisioni di Vitto-rio Guaccimanni – per lo più acqueforti, acquetinte a colori e puntesecche – che insistono sui temi del ritratto, delle scene militari, dei monumenti raven-nati e delle pinete, consegnate nel 1938 dalla signora Adalgisa Caserta al direttore dell’Acca-demia Ettore Bocchini in cam-bio dei rami, secondo le vo-lontà testamentarie dell’artista.

Nel 2008 la raccolta delle stampe del Mar si è arricchita di 265 incisioni di Giulio Ruffi-ni grazie alla donazione di un concittadino: un gesto signifi-cativo, che conferma l’impor-tanza dei contributi dei privati al sostegno e allo sviluppo del patrimonio artistico e cultura-le del Museo ravennate.

Nadia CeroniConservatore Mar di Ravenna

Emergenze artistiche nella raccolta

delle stampe del Mar di Ravenna

Luigi Rossini, frontespizio tratto da Le antichità romane, Tomo Primo, 1823

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Speciale Grafica

Nuovi acquisizioni e progetti a Bagnacavallo

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Speciale Grafica

Se è vero che tra gli indici di vitalità di un istituto cultura-le – museo, biblioteca o archi-vio che sia – rientra, tra quel-li più significativi, il ritmo di accrescimento delle collezio-ni che conserva, possiamo cer-tamente dire che il Gabinet-to delle Stampe di Bagnaca-vallo stia vivendo una fase di felice sviluppo, e questo no-nostante la congiuntura eco-nomica non certo favorevole che stiamo attraversando. Nel corso dell’ultimo anno, o po-co più, il Gabinetto ha infatti conosciuto un periodo di im-portanti donazioni che hanno arricchito la sua collezione di stampe calcografiche, alcune di queste da parte di artisti par-ticolarmente noti nel panora-ma incisorio nazionale e inter-nazionale, e dunque di gran-de rilievo sia per il valore qua-litativo delle opere sia per il non trascurabile fatto che, in alcuni casi, si tratta del lascito dell’intero corpus incisorio di questi maestri.

Uno di questi è lo straordi-nario lascito del bulinista au-striaco Jürgen Czaschka, un patrimonio ricchissimo, lun-gamente corteggiato dalla Bi-blioteca Nazionale di Vienna e da altre istituzioni artistiche in Germania e Austria, compo-sto da 330 incisioni, circa 300 matrici calcografiche in rame o zinco e da diversi libri d’ar-tista. Al suo percorso artisti-co, svoltosi principalmente in una Berlino carica di tensioni e contraddizioni per poi risol-versi nella quiete dell’Appen-nino modenese vicino a Fana-

no, il Museo delle Cappuccine ha dedicato nel 2009 una gran-de mostra antologica.

Altra importante acquisi-zione è stata quella della pro-duzione grafica dell’incisore bolognese Raffaello Marghe-ri, noto maestro dell’ortodos-sia del segno in acquaforte. Il fondo acquisito compren-de circa 450 incisioni di pic-colo e medio formato, vale a dire la quasi totalità delle re-alizzazioni calcografiche pro-dotte in trent’anni di carriera. All’artista bolognese il Gabi-netto delle Stampe ha dedica-to una mostra personale alle-stita nella chiesa del Pio Suffra-gio (27 marzo - 18 aprile 2010).

Il continuo flusso di accre-scimento delle collezioni, frut-to della riconosciuta centrali-tà del nostro istituto nel setto-re dell’incisione contempora-nea e del consolidato clima di fiducia instauratosi con la co-munità degli incisori, ha deter-minato un intensificarsi del la-voro di inventariazione e do-cumentazione fotografica del-le opere, a cui abbiamo potu-to far fronte anche grazie al prezioso contributo di Patrizia Cauteruccio, in Servizio Civi-le Nazionale presso il Museo.

In cifre, lo sviluppo del fon-do grafico contemporaneo del Gabinetto delle Stampe si so-stanzia nell’incremento da 8.235 pezzi inventariati a fi-ne marzo 2009 ai 9.530 fogli, dato aggiornato al 31 gennaio 2010, mentre le opere fotogra-fate digitalmente sono passa-te da 5.992 (fine marzo 2009) a 7.680 (gennaio 2010). Tutti i

dati inventariali e le immagini digitali sono inoltre pubblica-ti in tempo reale nell’inventa-rio on-line disponibile all’in-dirizzo www.centrolecappuc-cine.it/gabinettostampe/cata-logo.php.

Sul fronte della ricerca e del-la documentazione, va sottoli-neata la nascita di un nuovo fi-lone di attività che, affiancan-dosi alla periodica redazio-ne del Repertorio degli Inci-sori Italiani, vuole dare ulte-riore impulso all’attività di di-vulgazione del linguaggio ar-tistico incisorio perseguita dal Museo. Si tratta di un progetto per la produzione, l’archivia-zione e la diffusione di audio-visivi dedicati ai grandi mae-stri dell’incisione contempo-ranea denominato “GdS Video Archive”; in sostanza, una se-rie di documentari monogra-fici, prodotti in forma di inter-vista, che andranno a formare una sorta di “galleria di ritrat-ti” in grado di raccontare gli aspetti più significativi dell’ar-

te, della poetica e della perso-nalità degli artisti rappresenta-ti. I documentari così realizza-ti formeranno un archivio di-gitale della memoria, di cui il Gabinetto delle Stampe sarà promotore, custode e divulga-tore, che sarà messo a disposi-zione via internet sfruttando le potenzialità del web 2.0 come l’interattività sito-utente o l’in-tegrazione con altre risorse di-sponibili in rete (ad esempio con l’inventario on-line delle collezioni).

Il “numero zero” di questa serie è dedicata a Giuseppe Maestri, recentemente scom-parso: il video Il mondo di Giuseppe Maestri oltre a esse-re l’inizio di una nuova sfida per il nostro centro, rappresen-ta il nostro omaggio a un uomo di cultura che tanto ha fatto per il Gabinetto bagnacavallese.

Diego GalizziConservatore Museo

Civico delle Cappuccine di Bagnacavallo

Vicino alle 10.000 incisioni

contemporanee, il Gabinetto

delle Stampe sperimenta il web 2.0

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Speciale Grafica

Due secoli di incisioni

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Speciale Grafica

La Pinacoteca Comunale di Faenza ebbe origini alla fine del Settecento proprio da una collezione di stampe e dise-gni. Nel 1797 la Municipalità faentina deliberò infatti di ac-quistare la collezione priva-ta di Giuseppe Zauli, raccol-ta in anni di attenta ricerca. Si trattava di una collezione consistente, il cui inventario originale comprendeva più di 2000 stampe, rappresenta-tive di tutta l’incisione euro-pea, a esclusione delle opere del Quattrocento, già selezio-nate con tipiche e significati-ve attenzioni dello studioso.

L’autore più rappresenta-to era il bolognese France-sco Rosaspina, il cui studio era stato frequentato dal fa-entino Zauli che aveva rac-colto ben 427 suoi fogli. Fra i nomi di maggior spicco del-la raccolta vi era sicuramente quello di Dürer presente con 53 stampe, ma di cui ne sono restate solamente due.

Le stampe di questa raccolta ebbero un uso particolare, ol-tre ad alcuni furti che risulta-no già effettuati alla prima ri-cognizione del 1803, perchè messe a servizio della Scuo-la Comunale di disegno. Fino alla fine degli anni ’60 del No-vecento queste stampe era-no normalmente sui banchi scolastici come materiale da copiare per gli studenti ed è quindi ben comprensibile co-me questa prima collezione della Pinacoteca abbia avuto una vicenda travagliata sia per lo stato di conservazione del-le opere che per la quantità stessa di stampe conservata.

Ma il rapporto tra le ope-re del Gabinetto di stampe e disegni con la Scuola Comu-nale ha avuto anche risulta-ti positivi. Molti lavori di ar-tisti che proprio nella scuo-la faentina hanno avuto i lo-ro primi insegnamenti sono nelle raccolte della Pinaco-teca. Un’ampia selezione, ad esempio, di incisioni e disegni dell’Ottocento ven-ne presentata da Ennio Gol-fieri con una mostra tenuta nel 1977. In quella occasio-ne oltre ad alcune opere dei maestri come Felice Giani, di cui era presentata anche una stampa a tecnica mista rappresentante Il conte Ugo-lino coi figli in carcere, o di Giuseppe Pistocchi, con il di-segno originale delle Piazza Maggiore di Faenza inciso da Giovanni Ballanti del 1763, vi erano disegni dei primi allie-vi ed esemplari di stampe re-ligiose popolari delle botte-ghe di Luigi Savorelli, Fran-cesco Maccolini e dei Ma-rabini. Seguivano una sele-zione e disegni di allievi di Giuseppe Marri, che diresse la scuola nel terzo e quarto decennio dell’Ottocento, al-cune litografie dal Giani di Achille Farina e alcuni dise-gni acquarellati per soffitti di Antonio Liverani, tra cui quello a penna riproducen-te il Voltone della Molinella.

Proprio dalla tradizione del disegno, che ha avuto nel XIX secolo forse il rap-presentante più significa-tivo in Tommaso Minardi, anch’esso ben rappresenta-to nelle collezioni della Pi-

nacoteca, un’al-t ra impor tan-te serie di opere è quella che te-stimonia l’attivi-tà svolta nel cor-so del Novecen-to dal gruppo di artisti che si riunì proprio agli inizi del secolo scor-so attorno a Do-menico Baccari-ni. L’importante e bellissima rac-colta dei suoi di-segni è ora do-cumentata nel cata logo del -la mostra, pub-blicato da Elec-ta, in occasione delle celebrazio-ni del 2007 per il centenario del-la morte del gio-vane artista. Di quel gruppo di artisti particolarmente signi-ficativi sono i disegni di Do-menico Rambelli, le xilogra-fie che Francesco Nonni ha raccolto e pubblicato in par-ticolare negli anni Venti con la sua rivista sulle incisioni xilografiche e i progetti, di-segni e litografie di Giovan-ni Guerrini.

Questo patrimonio, con-servato nei depositi della Pi-nacoteca, è stato esposto in più occasioni. Oltre alla mo-stra del 1977, Golfieri epose nel 1978 un centinaio di stam-pe, in prevalenza del Sei e del Settecento, dividendole in tre gruppi principali per nazio-nalità: gruppo degli italiani, gruppo dei Francesi e gruppo dei Nordici (Germania, Paesi Bassi e Inghilterra). Nel 1995 una mostra dedicata agli in-

cisori del XVI secolo permise la pubblicazione di un catalo-go con la schedatura di più di 100 stampe compilata da Ma-ria Chiara Zarabini.

Il ricco patrimonio del Ga-binetto è dunque un materia-le almeno in parte conosciu-to. Si tratta però di una sto-ria articolata, lunga e da do-cumentare a partire da una capillare indagine d’archi-vio che recuperi e renda si-stematiche (completando la catalogazione informatizza-ta già avviata in accordo con l’IBC) le informazioni di in-ventari, dati e notizie di una vicenda che ha superato i due secoli di vita.

Claudio CasadioDirettore della Pinacoteca

Comunale di Faenza

La storia lunga e articolata del

Gabinetto di stampe e disegni faentino

Agostino Carracci, San Girolamo, incisione

Nella pagina a fianco: Jürgen Czaschka,

Omaggio a Piranesi, bulino su rame, 1997

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Speciale Grafica

Il Museo della Grafica

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Il nucleo più consistente di opere del Museo Civico “Giu-seppe Ugonia” di Brisighel-la è costituito dalle litogra-fie del grande Maestro, nato a Faenza nel 1881 ma brisi-ghellese di adozione. Ugonia infatti visse nel paese dei Tre Colli, dove era docente nel-la locale Scuola Comunale di Disegno per Arti e Mestieri, dal 1909 fino alla morte, av-venuta nel 1944.

Il Museo è sorto grazie al-la donazione della vedova dell’artista, signora Elena Mignini, che alla sua mor-te nel 1985, lasciò alla co-munità brighellese circa 400 opere del marito tra litogra-fie, acquerelli e disegni, oltre al carteggio, alle sue riviste, nonché allo studiolo con il torchio litografico e altri og-getti di lavoro.

Per realizzare un’appro-priata sede espositiva, il Co-

mune di Brisighella ristrut-turò l’ottocentesco Palaz-zo della Pretura, nel centro storico del paese. Il Museo fu inaugurato l’11 febbraio 1995 con una mostra anto-logica del Maestro intitolata “Paesaggi”. Da questa inizia-tiva prese avvio l’attività de-finitiva del Museo, il cui al-lestimento fu curato da Gior-gio Cicognani.

Gli spazi espositivi sono articolati su due piani. Men-tre una sezione di arte anti-ca, con opere provenienti dal territorio, occupa il secondo piano, il primo è interamen-te dedicato a Giuseppe Ugo-nia. Vi si possono ammirare le sue più belle litografie, al-cune delle quali restaurate da Maria Paola Tella del Gabi-netto Nazionale delle Stam-pe di Roma.

Per garantire una conser-vazione ottimale, tenendo

presente che le principali cause di degrado per le ope-re grafiche sono l’umidità, il calore e la luce, gli ambienti museali sono stati climatizza-ti a una temperatura costan-te tra i 18-20°, con un’umi-dità relativa fra il 50-60%, con un’esposizione alla luce a non più di 20 lux. A mag-giore sicurezza, ogni opera esposta è dotata di pellicola protettiva aderente al vetro.

La visita ha inizio dallo stu-diolo di Ugonia, ricompo-sto in loco così come l’arti-sta l’aveva vissuto nella sua casa. Qui sono conservati il banco da disegno, i colori, le matite, le pietre litografi-che e il grande torchio con la ruota a stella, indispensa-bile strumento di lavoro. Se-gue l’esposizione delle lito-grafie dove il soggetto più ri-corrente è Brisighella, con i suoi angoli caratteristici, le sue chiese, il paesaggio cir-costante che Ugonia tan-to amava. Si rimane sorpre-si dalla delicatezza dei col-

li emergenti dalle foschie o sospesi nel bianco della ne-ve, dalla vellutatezza dei co-lori, dalla luce catturata e re-stituita, dai suggestivi effet-ti notturni.

Questo legame privilegia-to ed esclusivo con la sua terra non fu mai per l’arti-sta un limite o causa di iso-lamento: Ugonia era attento ai movimenti artistici e cultu-rali italiani e internazionali, perciò nelle su e opere si ri-conoscono i segni del liber-ty, dell’espressionismo, del divisionismo e del simboli-smo. Il suo valore nel cam-po della grafica fu ricono-sciuto con importanti atte-stati quali l’ammissione al Senefelder Club, associazio-ne dei più noti litografi del mondo. Le sue opere sono presenti nel Gabinetto Na-zionale delle Stampe di Ro-ma e agli Uffizi di Firenze, nel British Museum di Lon-dra, a Washington, a Lipsia, a Ginevra, a San Francisco e in collezioni private.

Il lascito della signora Ele-na Mignini si è arricchito in seguito con la donazione di Silvio Morselli di Roma, cir-ca mille opere di famosi in-cisori del XX secolo.

In una saletta, apposita-mente predisposta per con-sultare su richiesta i docu-menti e il carteggio conser-vati nell’archivio, è esposta una raccolta di cartoncini re-alizzati da Ugonia per varie ricorrenze in litografia, ac-quaforte e xilografia, oltre a 12 acquerelli preparatori di altrettante litografie sulla vi-ta di S. Rita da Cascia.

Clementina MissiroliInsegnante

Dal 1995 Brisighella è sede di un Museo

dedicato a Giuseppe Ugonia

Giuseppe Ugonia, La quercia tutta nostra, litografia, 1924

Nella pagina a fianco: Leonardo Castellani, La mano di legno, acquaforte, 1932, Faenza,

Biblioteca Manfrediana

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Speciale Grafica

Tesori di carta

La Biblioteca Classense di Ravenna conserva numerosi e pregevoli fogli incisi databi-li dal Trecento al Novecento. Una se pur rapida rassegna deve rendere conto, tra le cir-ca 5000 stampe possedute, di cui 3500 già catalogate, alme-no degli esemplari più illustri tra i quali si annovera il fondo delle xilografie, databili tra la fine del Trecento e la fine del Quattrocento, che furono rin-venute nel 1886, all’interno di codici di argomento giuridico dell’abbazia classense. Le 45 xilografie, di soggetto per lo più religioso, erano state in-collate dal copista per farcire i suoi scritti sia in relazione al contenuto del testo sia per ap-pagare il proprio gusto este-tico. Distaccate dai codici di appartenenza, ebbero da su-bito grande fortuna critica per la loro rarità e antichità.

Per colmare una lacuna sul

fronte della storia locale, la Classense acquista da alcuni anni le opere di Marco Den-te, incisore ravennate del Cin-quecento che fu uno dei più famosi traduttori di Raffaello: a tutt’oggi sono presenti 41 incisioni, soprattutto di sog-getto storico o mitologico. Di particolare interesse è anche un volume fattizio, noto co-me Iconografia Camaldolese, in cui i monaci di Classe, nel Settecento, raccolsero imma-gini relative a santi e luoghi camaldolesi: una sorta di “sto-ria narrata per immagini” che ripercorre le glorie dell’ordi-ne con incisioni databili tra il XVI e il XVIII secolo.

Tra i fondi costituiti in epo-ca moderna si deve menzio-nare la notevolissima raccol-ta dei giochi a stampa che do-cumenta la varietà tecnica e lo sviluppo iconografico dei giochi di percorso e di dadi

ed è testimonianza di quella imagerie populaire che ebbe straordinaria diffusione e for-tuna. La raccolta comprende anche incisioni antiche, tra le quali, ad esempio, i giochi di dadi seicenteschi di Giusep-pe Maria Mitelli. Tra i materia-li più interessanti si conserva anche il fondo Biani di carte da gioco, che conta soprattut-to esemplari cromolitografati ottocenteschi e primo nove-centeschi. Si devono ricorda-re, inoltre, le importanti rac-colte degli artisti contempora-nei Giulio Ruffini, Remo Mu-ratore e Tono Zancanaro, il cui corpus incisorio è stato acqui-sito di recente, donato dall’Ar-chivio Tono Zancanaro, con la collaborazione dell’IBC.

L’istituzione del Gabinetto delle stampe e disegni pres-so la Biblioteca Comunale di Faenza è di recente creazio-ne e risale al 1974. Da ricerche d’archivio, si riscontra che an-che prima della distruzione bellica non era mai stata con-siderata l’ipotesi di una rac-colta unitaria che ne solleci-tasse l’istituzione, forse per la forte tradizione in Faenza del-la Scuola di disegno “T. Minar-di” vecchia anch’essa di due secoli, dove, oltre ad abilissi-mi artigiani, si sono formati grandi incisori e artisti.

La presenza di fogli di stam-pe faentine nel fondo della Bi-blioteca è assai importante per ricostruire quel cenacolo di ar-tisti formatosi alla scuola del Marri, come Achille Calzi se-nior, Francesco Maccolini, Lu-igi Errani, Francesco Petronci-ni, Pasquale Bellenghi, Gae-tano Utili, Angelo Marabini e Federico Argnani. Arrichisce il fondo locale un originale al-

bum ottocentesco appartenu-to alla stamperia e calcografia di Angelo Marabini, incisore in Faenza. L’album veniva usato come campionario di vendita all’interno della “stamperia” e serviva per mostrare le diverse immagini sacre corredate dei relativi prezzi, assai utile per lo studio sull’iconografia ma-riana e di alcuni santi. Un’altra importante donazione che ha impreziosito il fondo è stata la collezione di Roberto Sabbata-ni avvenuta nel 2001. Una rac-colta composta di 143 stampe antiche e moderne di grande pregio e rarità. Sono presenti nomi celebri, tanto per citarne qualcuno: Dürer, Duvet, Man-tegna, Callot, Della Bella, Pi-ranesi fino ad arrivare ai no-stri tempi con Picasso, Castel-lani e Morandi.

Merita una nota particola-re la selezione di stampe su seta: una raccolta assai pre-ziosa, se si pensa anche al-la delicatezza del materiale, composta da oltre 60 pezzi, il più antico della seconda meà del Seicento, i più numerosi dell’Ottocento.

L’IBC, impegnato da an-ni nella catalogazione del-le stampe conservate negli istituti culturali emiliano ro-magnoli, ha collaborato alla schedatura dei materiali e si è fatta promotrice di un ricco catalogo che illustra quest’ul-tima donazione. Al completo il fondo di stampe conta cir-ca cinquemila pezzi.

Daniela PoggialiFondi Antichi Biblioteca

Classense di Ravenna

Giorgio CicognaniFondi Antichi Biblioteca

Comunale di Faenza Speciale Grafica

15

I preziosi fondi incisori delle maggiori

due biblioteche della provincia

Page 16: Museo informa 37 2010

Contributi e riflessioni

Interloquire col territorio

16

Dal 2001 il Ministero per i Beni e le Attività culturali è stato interessato da un rapi-do susseguirsi di riforme che lo rendono oggi sostanzial-mente diverso dalla storica “direzione generale antichità e belle arti”, le cui competen-ze, sottratte nel 1975 al Mini-stero della Pubblica Istruzio-ne, confluirono nel nuovo Mi-nistero per i beni Culturali e Ambientali voluto da Giovan-ni Spadolini.

Il nuovo assetto del MiBAC fa capo alla più generale ri-forma della pubblica Ammi-nistrazione degli anni ’90 del Novecento, complesso legi-slativo che ridisegna la ripar-tizione di competenze tra Sta-to e Regioni, a favore del de-centramento delle funzioni statali. In questa ottica, il Mi-BAC ha costituito nuovi Uffici di valenza regionale, aggiun-gendoli a quelli da sempre presenti sul territorio, cioè Soprintendenze, Archivi di Stato e Biblioteche Statali. Dopo un primo triennio che potremmo definire di speri-mentazione in cui alle neo-istituite Soprintendenze Re-gionali erano affidati compi-ti alquanto generici di coor-dinamento, nel 2004 è entra-ta in vigore la riforma che ha istituito le Direzioni Regiona-li per i Beni Culturali e Pae-saggistici, i cui compiti sono esplicitati dal DPR 233/2007, come modificato dal DPR 91/2009. Secondo la formu-lazione dell’art. 17, “coordi-nano l’attività delle strutture periferiche del Ministero…

presenti nel territorio regio-nale; queste ultime… costi-tuiscono articolazione delle Direzioni regionali”; si trat-ta, quindi, di Direzioni Ge-nerali territoriali del Ministe-ro a cui fanno capo Soprin-tendenze, Archivi di Stato, Bi-blioteche Statali.

In primo luogo esse “cura-no i rapporti del Ministero e delle strutture periferiche con le Regioni, gli Enti locali, e le altre Istituzioni presenti nel-la regione”, cioè sono i primi interlocutori del territorio, e in questa veste costruiscono insieme agli attori istituziona-li strategie di tutela, valoriz-zazione e fruizione che mira-no ad integrare le azioni del-le strutture statali con quel-le degli Enti locali; attuano, cioè, una visione della pre-senza statale non separata e ristretta nelle esclusive com-petenze di tutela, ma di attiva proposta e partecipazione al-le politiche culturali del terri-torio. Protocolli d’intesa e ac-cordi sono lo strumento am-ministrativo principale di que-sto nuovo modo di lavorare insieme, nel quale le Soprin-tendenze e la Direzione per il MiBAC, e gli Enti locali e altri soggetti istituzionali istituisco-no un confronto periodico per portare a soluzione progetti strategici di largo respiro, o la valorizzazione di musei e si-ti archeologici, o la realizza-zione di interventi di restau-ro, o, comunque, i temi che vengano ritenuti di interesse tale da richiedere un percor-so di questo tipo. Per la peri-

feria del MiBAC è in questa funzione la vera novità della riforma, che vede la Direzione Regionale responsabile anche della programmazione e del-la “stazione appaltante”, ovve-ro dell’individuazione e attua-zione dei lavori di restauro sui beni culturali definiti assieme alle Soprintendenze, e finan-ziati dal Ministero; e, ancora, responsabile dell’erogazione dei contributi economici ai la-vori di restauro e conserva-zione attuati da privati ed en-ti sui beni culturali tutelati di loro proprietà.

Alcune delle competen-ze della Direzione Regionale erano a suo tempo svolte dalle Direzioni centrali, come quel-le relative alle dichiarazioni di tutela (i vincoli) ai sensi degli articoli 10, 12, 13 del Codice Urbani o alla autorizzazione delle alienazioni dei beni di proprietà pubblica: oggi il pro-cesso che inizia con la propo-sta di tutela da parte delle So-printendenze (avvio del pro-cedimento) per i beni di pro-prietà privata, o con l’immis-sione delle schede edificio nel

sistema informatico del Mini-stero per gli Enti pubblici, vie-ne concluso con un decreto di dichiarazione di interesse dalla Direzione Regionale; e non c’è dubbio che, unito alle competenze sulle alienazioni dei beni pubblici, questa nuo-va organizzazione permette di gestire l’enorme crescita del-le richieste molto meglio che nel passato e nei tempi stabi-liti dal regolamento.

Numerose le competenze di tipo puntuale delle Direzio-ni Regionali, tra cui quelle re-lative all’espressione dei pare-ri su progetti di carattere inter-settoriale (i casi, per esempio, dei progetti spesso complessi che vedono insieme nella tu-tela beni architettonici e be-ni archeologici, come i par-cheggi sotterranei), un tempo frammentati tra le Soprinten-denze ciascuna per la propria parte di competenza.

Carla di FrancescoDirettore Generale

per i Beni culturali e paesaggistici

dell’Emilia Romagna

Le numerose competenze delle

Direzioni Regionali recentemente

costituite dal MiBAC

John William Inchbold, Il Vesuvio e la baia di Napoli da Posillipo, 1887,

acquerello, London, Victoria and Albert Museum (vedi articolo a pag. 17)

Page 17: Museo informa 37 2010

Notizie dal Sistema Museale

Provinciale

I Preraffaelliti e l’Italia

17

Con il termine “Preraffaelli-smo” si definisce un movimen-to artistico innovatore che let-teralmente invase la cultu-ra britannica a metà dell’Ot-tocento schierandosi contro l’accademismo dell’arte uffi-ciale, a favore di un’arte che partiva dai presupposti della letteratura e della figurazione medievale, prima di Raffaello, come si evince dal nome. Gli artisti della confraternita pre-raffaellita si interessarono non solo a temi letterari o artistici: guardarono anche alla bellez-za del paesaggio, dell’architet-tura e delle città che incontra-vano nei loro frequenti ed ap-passionanti viaggi di studio.

Due furono le figure chia-ve raccoglitrici di queste pas-sioni italiane: da un lato Dan-te Gabriel Rossetti, dall’altro John Ruskin.

Il primo era uno dei quat-tro figli di un esule italiano, scappato a Londra a causa del-le persecuzioni del Governo borbone di Napoli. Rossetti visse fin da piccolo nella cultu-ra italiana: il padre insegnava lingua italiana e divenne pro-fessore all’Università di Lon-dra. Il sogno di visitare l’Ita-lia, però, per lui non si realiz-zò mai: nonostante i tanti bei ricordi che gli amici pittori gli portavano dai viaggi italiani, mai osò varcare la Manica e le Alpi per conoscere de vi-su l’amata Italia. Erano altissi-me le aspettative che Rosset-ti riponeva nel suo sogno ita-liano: avrebbe preferito vive-re nelle emozioni della lette-ratura e dell’arte, piuttosto che provare una cocente delusio-

ne. Il suo fu quindi un viaggio letterario ed artistico che spin-se però altri a viaggiare e ad ammirare le nostre meraviglie.

L’altra figura chiave di que-sto percorso preraffaellita è John Ruskin. Fin da piccolo

era solito viaggiare in Italia con la famiglia in una sorta di grand tour, poi i viaggi si fece-ro sempre più frequenti e di-vennero il materiale dei suoi tanti studi sulla storia dell’arte, raccolti sia in Modern Painters che in Pietre di Venezia. Era solito portare con sé amici pit-tori, come Burne-Jones, o in-coraggiarli a viaggiare e a do-cumentare per lui determinati edifici, paesaggi, opere d’arte. Per Ruskin l’Italia era un luogo magico da cui trarre ispirazio-ne non solo artistica ma anche

spirituale. Uno dei suoi gran-di meriti fu quello di organiz-zare dettagliati rilievi di mo-numenti in diverse parti d’Ita-lia ad opera di giovani artisti da lui assunti come Burgess, Bunney o Randal che docu-mentarono le architetture ita-liane per la scuola di disegno a lui intitolata a Oxford. I di-segni degli artisti preraffaelliti

si caratterizzano per una meti-colosa attenzione al dettaglio, al particolare essenziale e ri-levante, nulla era lasciato alla distrazione.

Sia per Rossetti che per Ru-skin l’esperienza culturale ita-liana aveva una dimensione didattico-morale nonché spi-rituale, di elevazione e in ta-luni casi di vera e propria “re-denzione”.

Attorno a queste due figu-re chiave gravita la mostra “I Preraffaelliti. Il sogno del ’400 italiano” allestita negli spa-

zi del Museo d’Arte della cit-tà di Ravenna in collaborazio-ne con l’Ashmolean Museum di Oxford, e curata da Colin Harrison, Christopher Newall e Claudio Spadoni. Oltre 150 opere documentano gli inte-ressi di questi artisti nei con-fronti dell’arte, della letteratu-ra, del paesaggio e della storia italiani, partendo proprio dalle fonti di ispirazione: in mostra sono esposte opere di Beato Angelico, di Perugino, di Ber-tucci, della Bottega di Genti-le da Fabriano, per citarne so-lo alcuni. Un particolare risal-to è dato alle incisioni di Carlo Lasinio dedicate al ciclo di af-freschi del Camposanto di Pi-sa, documento su cui gli arti-sti inglesi studiarono e trassero spunto per importanti dipinti.

Divisa in sette sezioni l’espo-sizione affronta i temi lettera-ri, l’influenza di Rossetti su cer-ta sensibilità artistica, il ruolo di Ruskin e dei cosiddetti pae-saggisti inglesi, la funzione ar-cheologica e topografica del ri-lievo monumentale, Giovanni Costa e la pittura degli “Etru-schi”, l’esperienza musiva di Burne-Jones a Roma. Come af-ferma uno dei curatori, Chri-stopher Newall, “L’Italia, con le sue città, fu luogo di pelle-grinaggio divenendo una nuo-va Gerusalemme per persone che credettero in un’arte come costituente vitale di una vita ci-vile ed elemento che ne dava piena giustificazione”.

La mostra è aperta tutti i giorni fino al 6 giugno 2010. Per informazioni: tel. 0544 482477, www.museocitta.ra.it

Claudia CasaliResponsabile organizzazione

mostre temporaneeMar di Ravenna

Al Mar di Ravenna una grande mostra

sul noto movimento inglese

Dante Gabriel Rossetti, Aurelia (L’amante di Fazio), 1863-73,

olio su pannello di mogano, © Tate, London

Page 18: Museo informa 37 2010

Notizie dal Sistema Museale

Provinciale

Italia Novecento

18

Dal 13 marzo 2010 il percor-so permanente del MIC si è ar-ricchito di opere con l’inaugu-razione di una nuova sezione. La Sezione Italia Novecento, vasta circa 2000 metri quadra-ti, ospita oltre 900 ceramiche d’arte: una selezione operata

nelle raccolte del Museo, che – solo relativamente al secolo scorso – possono vantare ol-tre 10.000 opere.

L’Italia e Faenza – ingloba-ta in questa sezione – hanno significato molto per la sto-ria della ceramica moderna e contemporanea e in questa sezione sarà possibile avere una visione di ampio spettro di quanto realizzato da cera-misti e da artisti: dagli splen-dori Art Nouveau fino alle per-fezioni esecutive di Bertozzi & Casoni e di Luigi Ontani de-gli anni Duemila. Una novi-tà è costituita dalla presenza

di opere pittoriche e scultoree relativamente a quegli artisti che, pur dedicandosi alla ce-ramica, hanno raggiunto rico-noscibilità e affermazione con altri mezzi espressivi. Un mo-do per sottolineare quei rap-porti e relazioni che la cera-

mica ha tessuto con i più ge-nerali movimenti dell’arte tout court e in cui è oggi, finalmen-te, inserita a pieno titolo.

La ceramica italiana del XX secolo può vantare un primato nel contesto mondiale coevo per la quantità delle espressio-ni e per i livelli qualitativi rag-giunti da artisti della ceramica, manifatture, botteghe e forna-ci artigianali. Ciò che è avve-nuto in campo ceramico in Ita-lia è registrabile solo in mini-ma parte in altre aree geogra-fiche, dove la pur alta qualità è legata essenzialmente al no-me di una manifattura, a un ge-

niale artista o ad aree o perio-di circoscritti. In Italia si è assi-stito, al contrario, a un prolife-rare di artisti, industrie e botte-ghe che, lungo tutto l’arco del secolo, hanno avanzato una ta-le quantità di proposte espres-sive che attende ancora chia-ra registrazione e piena valuta-zione. Tutto il territorio nazio-nale, con centri, spesso, nel-le città di più antica tradizione ceramica, è stato disseminato da produzioni dalla vita più o meno lunga ma sempre di alto livello e attente alle tendenze emergenti e agli sviluppi cul-turali e artistici del periodo. Va detto, inoltre, che le più alte espressioni di alcuni momen-ti della storia dell’arte italiana (l’Art Nouveau, il Futurismo, il Déco e l’Informale ad esem-pio), grazie ai contributi di pit-tori, scultori, architetti e artisti della ceramica, sono rinvenibi-li proprio in questo settore ar-tistico. Una forma espressiva che, grazie a figure come Leon-cillo, Lucio Fontana, Salvatore Fancello, Arturo Martini, Age-nore Fabbri e Nanni Valentini, è riuscita a superare un ambi-to di “arte minore”o “decorati-va” in cui era tradizionalmen-te relegata per conquistare, fi-nalmente, un ruolo di pari di-gnità con le altre arti.

Nel XX secolo si sono dedi-cati alla ceramica artisti come Galileo Chini, Angelo Bian-cini fino a Giosetta Fioroni, Ugo Nespolo e Giacinto Ce-rone; architetti come Gio Pon-ti e Guido Andlovitz fino a Et-tore Sottsass; pittori come Ali-gi Sassu e Tono Zancanaro fi-no a Enrico Baj; scultori come Fausto Melotti e Alberto Bur-ri. Accanto a questi protago-nisti si è sviluppata una miria-de di contributi che insiste in

prestigiose manifatture quali Richard Ginori, Società Cera-mica Italiana, Rometti, ILCA, SPICA e tante altre, in centri di antica tradizione ceramica quali Albissola o Vietri sul Ma-re, in solitarie figure quali Ro-dolfo Ceccaroni o in autore-voli interpreti di un materiale quali Guido Gambone, Mar-cello Fantoni, Alessio Tasca, Pompeo Pianezzola.

Dopo la crisi di fine Otto-cento anche Faenza recepi-sce gli stimoli dell’Art Nouve-au con le nuove produzioni delle Fabbriche Riunite di Ce-ramiche e Fabbrica dei Fratel-li Minardi con Domenico Bac-carini e Achille Calzi. Soprat-tutto nel periodo tra le due guerre – fondato il MIC e aper-to il Regio Istituto per la Cera-mica per volontà di Gaetano Ballardini – si assiste a un rifio-rire di botteghe e di una attivi-tà artistica che è, ben presto, oggetto dell’attenzione nazio-nale. Pietro Melandri, Fran-cesco Nonni, Riccardo Gatti, Mario Ortolani, Mario Morel-li, Anselmo Bucci e Domenico Rambelli sono solo alcuni dei protagonisti di questa felice stagione. Nell’immediato do-poguerra è soprattutto Angelo Biancini a esprimere un magi-stero scultoreo che troverà ul-teriori esiti in Carlo Zauli. Al-fonso Leoni, introduce gran-di elementi di novità e di rot-tura mentre il riferimento alla storia di Gianna Boschi verrà recepito negli anni Ottanta da una nuova generazione di ar-tisti quali Aldo Rontini, Nedo Merendi e Alberto Mingotti.

Franco BertoniCuratore delle Collezioni

Moderne e Contemporanee del MIC di Faenza

Apre una nuova sezione permanente

al Museo Internazionale

delle Ceramiche in Faenza

Uno scorcio della nuova sezione, con in primo piano l’opera

di Pino Castagna, Albero veneziano (1995)

Page 19: Museo informa 37 2010

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26

Provincia di Ravenna

Museo Civico di Russi

> Sistema Museale della Provincia di Ravennavia di Roma 69, 48121 Ravennatel. 0544.258111 fax 0544.258601sistemamusei@mail.provincia.ra.itwww.sistemamusei.ra.it

Il Museo Civico, allestito all’interno della trecentesca Rocca cittadina testimonia, attraverso materiali archeologici, dipinti e documenti diversi, la storia locale dall’antichità fino al Novecento. Questo volume illustra le quattro diverse sezioni che nel corso degli ultimi anni sono state aperte al pubblico e che documentano la storia, l’arte e la cultura di Russi. A partire dai molteplici reperti archeologici provenienti dalla villa di epoca romana situataalle porte della città, il percorso si articola attraverso antiche mappe del territorio comunale, opere di artisti russiani e opere d’arte sacra provenienti dagli ospedali locali, per terminare, nel mastio dell’antica Rocca, con la documentazione del noto statista russiano Alfredo Baccarini.

> Museo Civico di Russi via Don Minzoni, 48026 Russi (Ra) tel. 0544.587656 / 587641 fax 0544 582237 [email protected] www.comune.russi.ra.it

Sono 37 i musei del territorio messi in rete dalla Provincia di Ravenna a partire dal 1997. Sono piccoli e grandi musei artistici e archeologici, naturalistici e scientifici, storici e specializzati, etnografici e d’arte sacra, case-museo, planetari e giardini. La collana di monografie è nata per promuovere la conoscenza di ogni singolo museo, descrivendone la storia e le collezioni, e suggerendo diversi percorsi di approfondimento.

di RussiMuseo Civico

La Fabbrica FernianiCeramiche faentine dal barocco all’eclettismo

a 00,00

Il Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza,

nell’ambito di un programma triennale di celebra-

zioni della sua fondazione (1908), ha promosso

l’uscita di questo volume dedicato alla Fabbrica

Ferniani.

Per la prima volta un ampio repertorio di opere

ceramiche del Settecento e Ottocento, per lo più

inedite, pone in evidenza come il prestigio della

maiolica di Faenza sia stato affidato nei suoi prodot-

ti migliori ai Ferniani a partire dal 1693.

Da allora, e fino alla sua chiusura nel 1893, la prima

e più longeva fabbrica di ceramiche della regione

emiliano-romagnola detenne un ruolo-guida forte

della realtà faentina, privilegiando sempre la qualità

del prodotto come un imprescindibile valore per

mantenere il primato sui mercati locali e non. In

parallelo, il vaglio minuto dell’ampio materiale car-

taceo dell’Archivio Ferniani, conservato in 63 capa-

ci buste, ha consentito di delineare un vasto profilo

storico-artistico della fabbrica. Né più né meno delle

ceramiche, le carte d’archivio – vacchette, inventari,

bilanci, lettere – restituiscono, a saperle guardare,

sia la semplice quotidianità sia il lustro di cui si

compone la storia.

Una storia marcata dalla fortuna del binomio

Faenza-faïence, che si è perpetuata sino alle soglie

del Novecento in un altrettanto inscindibile e stra-

ordinario binomio: Faenza-Ferniani.

www.silvanaeditoriale.it

www.micfaenza.it

La F

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tine dal barocco all’eclettism

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SilvanaEditoriale

FERNIANI cop:Layout 1 25-11-2009 11:30 Pagina 3

esperienze di Didattica

Museale

Informalibri

Nella nuova sede del Mu-seo del Risorgimento e dell’Età Contemporanea di Faenza si è tenuta in novem-bre una singolare esperien-za didattica rivolta ai bambi-ni dai sette ai dieci anni con la recita “Garibaldi... sei un mito!”. Una narrazione ine-dita sulla vita di Garibaldi e di Anita presentata da Mar-co Bertarini, attore, forma-

tore e cantastorie, già pro-posta lo scorso settembre al Festival della Filosofia di Mo-dena; l’attore ha intrattenu-to i giovani ospiti raccontan-do le vite parallele di Ani-ta e dell’eroe dei due mon-di fino al loro fatidico incon-tro. Al termine della narrazio-ne è seguita una visita gui-data al Museo, che ospita al momento una parte del suo

ingente patrimonio, in atte-sa di acquisire nuovi spazi espositivi.

La manifestazione ha ot-tenuto un forte richiamo di bimbi, entusiasmando e di-vertendo anche i genito-ri. L’evento è stato organiz-zato dalla Sala Ragazzi del-la Biblioteca Manfrediana di Faenza, che periodicamente propone iniziative che avvi-cinino i bambini alla lettu-ra, anche attraverso percor-si didattici rivolti a scuole e famiglie e soprattutto con le iniziative collegate alla mo-

stra bibliografica “Il Piacere di Leggere”, in collaborazio-ne con gli altri istituti cultu-rali della città.

“Garibaldi... sei un mito!” ha rappresentato l’occasio-ne per inaugurare un’appo-sita saletta attrezzata a uso di-dattico riservata alle scolare-sche in visita al Museo del Ri-sorgimento. Nei mesi prima-verili sono in programma al-tri incontri.

Lavinia BosiSala Ragazzi, Biblioteca

Comunale di Faenza

Un’inedita narrazione inaugura

le attività educative del Museo

del Risorgimento faentino

Garibaldi raccontato ai bambini

Le novità editoriali dei Musei del Sistema

19

Patrimoni Plurali

Atti del XV corso “Scuola e Museo” a cura di E. Gennaro, Provincia di Ravenna, 2009

Museo Civico di Russi

A cura di M. Domenicali, Provincia di Ravenna, 2010

Guidarello Guidarelli. Interventi conservativi nuovi studi e ricerche

A cura di N. Ceroni, A. Fabbri, C. Spadoni, “pagine del mar” n. 3, Ravenna, 2009

La Fabbrica Ferniani. Ceramiche faentine dal barocco all’eclettismo

A cura di C. Ravanelli Guidotti, Silvana Editoriale, Bologna, 2009

Si rimanda al notiziario on line BiblioMuseo in-forma per l’elenco completo e dettagliato delle pubblicazioni dei Musei del Sistema www.sistemamusei.ra.it

Page 20: Museo informa 37 2010

•CasaV.MontidiAlfonsine

•MuseodellaBattagliadelSenio diAlfonsine

•MuseoCivicodelleCappuccine diBagnacavallo

•EcomuseodellaCiviltàPalustre diVillanovadiBagnacavallo

•MuseodelCastello diBagnaradiRomagna

•MuseodelLavoroContadino diBrisighella

•MuseodellaResistenza Ca’MalancadiBrisighella

•MuseoG.UgoniadiBrisighella

•IlCardellodiCasolaValsenio

•GiardinodelleErbe diCasolaValsenio

•MuseoCivicodiCastelBolognese

•MuseodeiBurattini edelleFigurediCervia

•Musa.MuseodelSalediCervia

•MuseoCivicodiCotignola

•CasaMuseoR.BendandidiFaenza

•MuseoInternazionale delleCeramichediFaenza

•MuseoCivicodiScienze NaturalidiFaenza

•MuseodelRisorgimentoe dell'EtàcontemporaneadiFaenza

•MuseoC.ZaulidiFaenza

•PinacotecaComunalediFaenza

•MuseoCivico“SanRocco” diFusignano

•MuseoF.BaraccadiLugo

•MuseodellaFrutticoltura A.BonvicinidiMassaLombarda

•MuseoC.Venturini diMassaLombarda

•CentroDantescodeiFrati MinoriConventualidiRavenna

•DomusdeiTappetidiPietra diRavenna

•Museod’ArtedellaCittà diRavenna

•MuseoDantescodiRavenna

•NatuRa.MuseoRavennate diScienzeNaturalidiSant’Alberto

•MuseodelRisorgimento diRavenna

•LaCasadelleMarionettediRavenna

•IlPlanetariodiRavenna

•MuseoNazionaledelleAttività SubacqueediMarinadiRavenna

•MuseodelPaesaggio dell’AppenninoFaentino diRioloTerme

•Museodell’Arredo ContemporaneodiRussi

•MuseoCivicodiRussi

•MuseodellaVitaContadina inRomagnadiS.Pancrazio

SistemaMusealedella Provincia di Ravenna