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PARTE PRIMA PROBLEMI FILOLOGICI E DOSSOGRAFICI IIª bozza

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Mouraviev, Serge N._ipotesi Di Ricostruzione Dell'Opera Di Eraclito (Traduzione Italiana Di Giuseppe Fornari)_Avvertenze Sulla Traduzione_2012_[5-16]

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PARTE PRIMA

PROBLEMI FILOLOGICI E DOSSOGRAFICI

IIª bozza

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SERGE MOURAVIEV

IPOTESI DI RICOSTRUZIONEDELL’OPERA DI ERACLITO

Traduzione italiana di Giuseppe Fornari

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SPERARE L’INSPERABILE

Dialogo del traduttore con Serge Mouraviev

G.F.Nel ringraziarla per aver messo a disposizione del lettore italiano un’an-teprima della sua ipotesi di ricostruzione del testo eracliteo, un evento di grandeimportanza nella storia dell’eraclitologia odierna, vorrei trattare con lei alcunequestioni relative alla traduzione che viene presentata in questo volume. Laben nota difficolta per qualunque traduttore di Eraclito e riuscire a rendere lefigure retoriche e combinatorie, i giochi di parole, le assonanze, le ambivalenzesintattiche e semantiche con cui questo autentico maestro della lingua greca haespresso la ricchezza del suo pensiero. E ovvio che e impossibile trovare espres-sioni equivalenti a un linguaggio di 2500 anni fa, che oltre tutto si collocava aglialbori del sapere filosofico. Nello stesso tempo, ritengo sarebbe un grave dannointerpretativo darsi per vinti ed effettuare una mera trasposizione verbale, rinun-ciando perlomeno allo sforzo di rendere qualcosa, anche solo un’ombra, dellabellezza e densita dell’originale; tutte le traduzioni italiane a me note, del resto,hanno cercato di ‘tradurre’ al lettore moderno, e non solo ‘tradire’, lo spirito deltesto eracliteo, questa sua linea di tensione alla ricerca della ‘parola-forza’ cheveicoli potentemente un ‘pensiero-realta’, un ‘logos-legge’. Non importa quantofelici siano i risultati, basta almeno restituire il senso di una ricerca espressiva mi-rante a esprimere un mondo, il mondo. Certo, la polisemia dei termini eracliteirende inevitabile in molti casi riportarli tra parentesi in greco, o addirittura la-sciarli nel testo traslitterati. Quali sono le sue indicazioni e riflessioni al riguardo?

S.M. Lei solleva una questione essenziale, a cui non si puo trovare una so-luzione pienamente soddisfacente. Possiamo suddividerla in tre questioni piucircoscritte: 1. Esistevano ‘termini’ tecnici nel pensiero greco ai tempi di Era-clito? 2. Eraclito ha creato termini tecnici o una qualche forma di terminolo-gia? 3. Se e quando lo ha fatto, come possiamo rendere in una lingua modernaquesti termini ancora in statu nascendi?

Le risposte che potrei dare in via provvisoria sono le seguenti:1. In pratica non esistevano veri e propri termini tecnici stabiliti nella

sapienza greca prima di Eraclito; forse c’erano solamente usi peculiari di pa-

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role comuni che caratterizzavano un pensatore, una scuola o una setta, e il cuisignificato specifico poteva essere colto dai parlanti di madrelingua a secondadel contesto (scritto, orale, mitico, rituale, ecc.).

2. Non esiste una terminologia eraclitea propriamente detta, intenden-do con questo che Eraclito non disponeva di parole specifiche per esprimerele sue specifiche idee; egli aveva idee estremamente personali e originali e hascelto di esprimerle nella forma dell’unico linguaggio ‘letterario’ e non poetico(non epico e non lirico, non strettamente metrico) a lui noto, forse quello deimisteri di Demetra a cui puo essere stato iniziato nella sua giovinezza. Cio si-gnifica prendere in prestito un modo di parlare (di scrivere) piuttosto che unaterminologia, ed egli lo ha fatto cosı magistralmente da mettere completamen-te in ombra tutti i suoi modelli.

Le faccio un esempio. Normalmente attribuiamo a Eraclito un concetto dilogos, e a ragione. Egli sembra effettivamente aver sviluppato la nozione di unadivinita pancosmica (o un mondo panteistico) dotata di un’anima cosmica ecapace di parlarci e di insegnarci la verita. Tuttavia, egli lo chiama con moltinomi diversi, nessuno dei quali e esaustivo: logos, ethos divino, l’Uno sapiente,il Comune, l’Ambiente, il Prester, daimon, theos, e via dicendo (si potrebbefare il confronto con le numerose parole e forme verbali usate da Parmenideper esprimere la sua nozione di Essere). Egli non ha mai tentato di raggiun-gere l’univocita o una corrispondenza biunivoca tra il suo linguaggio e il mon-do esterno: piu che descriverlo more geometrico, lo ha raffigurato, dipinto,rappresentato. E, last but not least, ha fatto ricorso a due mezzi di generaliz-zazione: la sostantivazione di aggettivi neutri singolari (to; sofovn, to; e{n) e la per-sonificazione di tipo mitologico (Divkh, Keraunov", Zeuv" ecc.) o concettuale (lov-go", h\qo", ecc.).

3. Se pertanto tradurre e necessario, e necessario pero farlo evitandoogni uniformazione. I soli casi in cui non c’e altra scelta che trascrivere le pa-role originali sono quelli in cui e proprio la nozione originale a non avere unequivalente moderno (ad esempio l’h\qo" come sede dell’anima). Le traduzioniche suggerirei sono percio sperimentali e guidate dal contesto ricostruibile.

G.F. Ho solo due altre brevi domande da rivolgerle riguardo alla sua ri-costruzione.1 Comincio dalla prima. Vi e qualche rischio che una particolareprecomprensione sul ruolo della religione e della sapienza religiosa nel mondoe nel pensiero di Eraclito possa aver avuto una qualche influenza in alcunescelte testuali da lei fatte? Sto ad esempio pensando alla polemica contro i

1 Per gli aspetti poetici e metrici da rendere nella traduzione italiana, e che avrebbero richiestoun discorso a parte, si rinvia alla premessa esplicativa posta subito prima del testo della ricostruzione.

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SERGE MOURAVIEV

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baccanti e gli aderenti ai culti misterici, che diventa molto forte secondo la suaricostruzione: mi spiego, essa suona convincente, solo mi chiedo se non po-trebbero esserci possibili cambiamenti in futuro o nuove sfumature.

S.M. Come regola, ho ricostruito il testo prima di tutto su basi formali elinguistiche, scartando ogni interpretazione preconcetta di qualsivoglia naturareligiosa o filosofica. Essendo personalmente un agnostico, rimango aperto aqualunque interpretazione che il testo possa suggerire. Non mi identifico cer-to con Eraclito ne sono incline a giustificare le mie personali convinzioni ri-chiamandomi alla sua autorita. Ma ammiro l’uomo con le sue formidabili ca-pacita linguistiche e la sua sofisticata dottrina, ancora in parte da svelare.

G.F. La seconda domanda riguarda la conclusione del libro, che risulta unpo’ ‘abrupta’ e deludente, rispetto ai frammenti di tenore piu sapienziale, chenella sua ricostruzione si dispongono in sequenze concatenate ed affascinanti,finalmente diverse dall’esasperante frammentismo di cui finora le interpreta-zioni eraclitee sono rimaste prigioniere. Alla fine pero il lettore rimane con lasensazione di una teoria fisica interessante ma piu minuziosa, senza qualcosadi piu forte che ci si potrebbe aspettare. Verosimilmente si tratta di un’aspet-tativa ‘moderna’ e in qualche misura anacronistica, cio nonostante un dubbiorimane. Potrebbe essere che un’ipotetica conclusione piu memorabile fosse ri-portata in una fonte malauguratamente persa, anche se forse in tal caso avreb-be lasciato qualche risonanza da altre parti. O potrebbe trattarsi di uno deiframmenti che lei ha inserito altrove? Penso ad esempio al frammento sul-l’Aion che inaugura l’ultima parte della sua ricostruzione.

S.M. Habent sua fata libelli. Ho raccolto tutti i resti a me accessibili anchedi quest’ultima parte, e sicuramente mi e sfuggito qualcosa. La circostanza piuspiacevole, che spiega meglio la sua delusione, e che la parte fisica della dot-trina ci e pervenuta quasi esclusivamente attraverso le testimonianze dossogra-fiche, vale a dire tramite testi che non hanno preservato nulla della qualita let-teraria, anzi poetica, del linguaggio del filosofo di cui lei ha sottolineato cosıbene l’importanza. Altri potranno trovarli e correggere il mio lavoro. Forse cisara qualche nuovo ritrovamento papiraceo (ce ne sono stati alcuni nell’ultimomezzo secolo). Ma e piu che naturale che l’ultima parte del libro, scientifica-mente e filosoficamente piu vulnerabile, e inoltre piu difficile da raggiungerematerialmente dal momento che per leggerla bisognava svolgere quasi tutto ilrotolo del manoscritto, abbia suscitato assai meno interesse e sia stata rara-mente citata. Malgrado questo, ci troviamo in una situazione molto miglioreche nel caso della Doxa di Parmenide.

Approfitto dell’occasione per ringraziarla della cura e della caparbieta concui lei ha eseguito, facendo un duplice lavoro dal greco e dal francese, questabellissima traduzione.

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IPOTESI DI RICOSTRUZIONE DELL’OPERA DI ERACLITO

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SERGE MOURAVIEV

AVVERTENZE SULLA TRADUZIONE

Questo e un estratto del volume appena uscito (IV.A) dei miei Heracliteache contiene, in greco e in francese, il commentario e tutta la documentazioneopportuna, unitamente allo stato ‘finale’ della ricostruzione integrale del trat-tato di Eraclito intrapresa ormai piu di quarant’anni fa.2 Il presente estratto halo scopo di sottoporre al lettore italiano un ‘antipasto’ di questo volume, cosıda fargli venire ‘l’acquolina in bocca’, se cosı posso dire, spingendolo alla let-tura o allo studio del libro completo; ma lo scopo piu immediato e importantee di agevolare comunque al lettore italiano interessato l’utilizzo del volume ap-pena uscito.

Dopo aver presentato la mia ricostruzione in francese il 30 settembre 2009al convegno La luce dell’Oscuro organizzato da Giuseppe Fornari presso l’U-niversita di Bergamo, sono adesso in grado di proporlo in questa sede nellasplendida traduzione italiana fatta dallo stesso, che ne riflette lo stato attuale(marzo 2011), pressoche definitivo. Peraltro il lettore non trovera il testo gre-co (salvo qualche termine), ne la traduzione francese, ne il commentario par-ticolareggiato in cui argomento le mie scelte ricorrenza per ricorrenza. Mi so-no semplicemente limitato a qualche nota a pie’ di pagina. Tutti i testi letteraliutilizzati figurano gia nella mia edizione dei frammenti (Heraclitea III.3.B/i-iii), mentre le testimonianze dossografiche erano gia apparse nella relativa edi-zione (III.2).

Dal 1970 ho gia pubblicato, in forme diverse, cinque versioni di questolavoro. Dal momento che ciascuna e dotata della sua propria numerazione,sconsiglierei vivamente di far riferimento a queste precedenti edizioni. A talescopo ci sono i numeri standard degli Heraclitea preceduti dalle abbreviazioniF (frammenti), D (opinioni dossografiche), T (fonti testuali), M (testimonian-ze sulla vita e sul libro) e cosı via. Si veda qui sotto il Quadro sinottico del miolavoro.

Infine, vorrei ricordare al lettore che una ricostruzione e un esercizio difilologia sperimentale, e che nel presente caso si tratta di un’esperienza in fieri.La mia ricostruzione non intende ricostruire il pensiero del filosofo, ne anti-cipare l’idea che se ne puo fare lo storico della filosofia, quanto piuttosto of-

2 Heraclitea, IV. Refectio, A. Le livre «Les Muses» ou «De la Nature», Reconstruction, texte ettraduction, Commentaire, Sankt Augustin, Academia Verlag 2011.

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frire un testo, quello del trattato scritto dal pensatore. L’ermeneutica di taletesto viene dopo, checche ne dicano i sostenitori del famoso circolo, e ci potrasicuramente aiutare a migliorarlo e comprenderlo, ma solo dopo che il testosara stato ricostituito a grandi linee a partire dai suoi resti, altrimenti, essalo ‘ricostruirebbe’ a sua immagine.

Tutte le aggiunte non supportate dalle fonti (incluse le parole elise ma conl’eccezione dei sottotitoli) sono riportate fra le diple. Quelle che fungono daraccordo sono inoltre in corsivo. I sottotitoli aggiunti da me sono anche incorsivo, ma senza diple. I testi non letterali o ricostruiti sono tra parentesigraffe quando possono avere un rapporto assai stretto con la lettera del testo,e sono riportati in caratteri piu piccoli quando ricorrono chiaramente a un lin-guaggio che non ha rapporto con l’originale eracliteo. Le parole e le parti ri-portate tra parentesi quadre sono certamente superflue (da sopprimere oignorare); i testi indicati da numeri che iniziano con uno zero non possonoessere attribuiti a Eraclito, ma esprimono delle opinioni che egli doveva o po-teva condividere. I testi fra gli asterischi hanno forti probabilita di non appar-tenere ad Eraclito, ma vengono accettati ogni qualvolta possono rivendicareuna posizione concreta all’interno di un contesto autentico. Le parole tuttein maiuscolo evidenziano alcuni dei giochi di parole e degli effetti sonori pre-senti nel testo originale.

QUADRO SINOTTICO DEGLI HERACLITEA

Titolo generale:Heraclitea. Edition critique complete des temoignages sur la vie et l’œuvre d’Heraclited’Ephese et des vestiges de son livre, Sankt Augustin, Academia Verlag 1999-

Parti:I. Prolegomena (in preparazione)II. Traditio, La tradition antique et medievale: A. Temoignages et citations, B. Allu-

sions et imitations, C. CommentaireIII. Recensio, Les vestiges: 1. Memoria, 2. Placita, 3. FragmentaIV. Refectio, A. Liber, B. DoctrinaV. Indices (in preparazione)

Volumi pubblicati finora:II.A.1-4 D’Epicharme a... Petrarque. Textes et traductions (1999-2003). [Temoigna-

ges T 1 a T 1290]III.1 La vie, la mort et le livre d’Heraclite. Textes, traductions et commentaire

(2003). [Temoignages M 1 a M 56]

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IPOTESI DI RICOSTRUZIONE DELL’OPERA DI ERACLITO

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III.2 Theses et doctrines attribuees a Heraclite par les Anciens. Textes, traductionset commentaire (2008). [Opinions D 1 a D 241]

III.3.A Les fragments: Le langage de l’Obscur. Introduction a la poetique des frag-ments (2002). [Monographie]

III.3.B Les fragments: Les textes pertinents (2006) [Fragments F 1 a F 156](i) Textes, traductions, apparats I-III (2006)(ii) Apparats IV-V: Langue et forme (2006)(iii) Notes critiques. Bibliographie. Indices verborum et locorum (2006)

IV.A Le livre reconstruit. Texte et commentaire (2011) [248 elements]

GIUSEPPE FORNARI

BREVE (AS)SAGGIO DI STORIA CRITICADELLE EDIZIONI ERACLITEE

Per dare altri strumenti di corretta lettura della ricostruzione ipotetica del-l’opera eraclitea proposta da Serge Mouraviev mi sembra il caso di aggiunge-re, alle spiegazioni che lo stesso studioso ha fornito, un accenno puramenteindicativo di storia della critica del testo eracliteo relativa al problema dellesue condizioni di ricostruibilita o non ricostruibilita, e con particolare atten-zione alle edizioni scientificamente piu in uso. Il lettore potra poi trovare in-formazioni piu circostanziate sulle principali edizioni moderne del testo nelricco saggio conclusivo di Elena Gritti.

Non e difficile immaginare le resistenze che puo avere, nel recepire un’o-perazione come quella di Mouraviev, lo studioso o appassionato odierno, abi-tuato com’egli e al solito puzzle di frammenti vagamente o esteriormente cor-relati, o all’inesorabile ordinamento alfabetico delle fonti con cui HermannDiels ha a suo tempo troncato positivisticamente ogni indugio, fornendouna solida base testuale per gli studi successivi, ma conseguendo un risultatodi per se semplicemente illeggibile. Questo minimo saggio (‘assaggio’) di sto-ria della ricostruibilita testuale del libro di Eraclito, che richiederebbe da solaun intero volume, vorrebbe sopperire a queste difficolta ricordando una vi-cenda di difficolta e sofferenze, prima di tutto di generazioni di ricercatoriche si sono scontrati con una situazione frustrante di frammentazione e di-spersione testuale, e poi di una piu vasta cerchia di lettori, costretti ad ammi-rare alcune gemme letterarie e speculative restando pero a bocca asciutta ri-guardo all’assieme a cui appartenevano e al loro significato piu autentico,sicche il dispiacere di quanto si era perso diventava facilmente maggiore delpiacere di recuperarne dei preziosi lacerti.

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SERGE MOURAVIEV

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La filologia eraclitea del XIX secolo si e da subito scontrata con la diffi-colta di capire quale fosse l’insieme e l’organizzazione interna del libro eracli-teo, compito arduo che si e potuto affrontare facendo leva sulle uniche duerisorse disponibili, le indicazioni esterne provenienti dalle fonti (come Dioge-ne Laerzio) e quelle interne provenienti dall’intuibile sviluppo del pensiero diEraclito e dalle scarne indicazioni autodescrittive ravvisabili nei suoi frammen-ti (come in alcuni testi relativi al ‘suo’ logos). I tentativi intrapresi nell’Otto-cento si possono grosso modo raggruppare in due tendenze, quella piu ambi-ziosa di una ricostituzione testuale e quella piu contenutistica, ma anche piuclassificatoria, della suddivisione per argomenti, con l’interessante compro-messo seguito nella fondamentale edizione di Ingram Bywater di abbinarela suddivisione del libro riportata in Diogene Laerzio con una successionedi tipo tematico.3 La difficolta immensa del compito non ha mancato di susci-tare interrogativi sulla natura e la consistenza stessa del libro di Eraclito, eavrebbe rapidamente portato nell’epoca del positivismo a un drastico non li-quet testuale. E precisamente quel che e avvenuto con l’edizione dei frammen-ti eraclitei di Diels,4 poi confluita nella sua fondamentale raccolta di testi re-lativi ai presocratici che Walther Kranz avrebbe anni dopo rivisto, i Fragmenteder Vorsokratiker divenuti per generazioni l’incunabolo di chiunque volessestudiare il pensiero greco arcaico e preclassico.

Non potrebbe essere piu lontana da me l’intenzione di fare un’ingiusta cri-tica a una monumentale raccolta come il Diels-Kranz, i cui meriti difficilmentepossono essere sopravvalutati. E tuttavia, non bisogna dimenticare che la scel-ta testualmente rigoristica e rigorosamente anticontenutistica di limitarsi a se-guire quasi solo l’ordine alfabetico delle fonti si e accompagnata in Diels allasvalutazione dell’organicita letteraria dell’opera di Eraclito, assimilata a unaraccolta di aforismi sull’esempio dei detti oracolari e di quelli attribuiti ai SetteSapienti.5 Ma la mia critica principale e rivolta all’inerzia mentale con cui si erecepita la scelta dello studioso tedesco, che si direbbe aver tratto autorevo-lezza dalla sua stessa secca meccanicita, quasi questa fosse di per se garanziadi rigore scientifico.6 Il risultato dell’egemonia esercitata dalla ‘soluzione

3 I. BYWATER, Heracliti Ephesii Reliquiae, Oxford, Clarendon Press 1877.4 A partire dalla prima edizione del suo Herakleitos von Ephesos, Berlin, Weidmann 1901.5 Cfr. su questo C.H. KAHN, The Art and Thought of Heraclitus, Cambridge, Cambridge UP

1979, p. 6.6 All’impostazione di Diels avevano risposto a suo tempo le sia pur prudenziali riserve di John

Burnet, che preferisce seguire l’ordinamento di Bywater (Early Greek Philosophy, London, A. & C.Black 1971, p. 132, nota 5, risalente alla II ed. del 1908), come avrebbero in seguito fatto anche altrepubblicazioni di lingua inglese. Negli altri paesi le migliori edizioni di Eraclito cercheranno di aggi-rare cautamente lo scoglio della presentazione del Diels-Kranz ed esprimeranno riserve, ma non ne

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IPOTESI DI RICOSTRUZIONE DELL’OPERA DI ERACLITO

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Diels-Kranz’ e stato di trasformare l’insieme dell’opera eraclitea in un’enormecrux desperationis (non del tutto ingiustificata, sia chiaro, e tuttavia non perquesto necessariamente definitiva), e di indurre per forza di cose l’interpretefilosofico (piu o meno ‘disperato’, alla fine perlopiu rassegnato od ignaro) auna lettura atomistica o addirittura impressionistica dei singoli frammenti,la cui necessaria ricomposizione era interamente affidata alla sua buona volon-ta. L’effetto scoraggiante e disorientante di questi relitti testuali allineati suun’arida spiaggia positivistica (benemerita in un naufragio, il che non significache un naufrago vi voglia risiedere) e stato inoltre di creare un eccessivo di-stacco rispetto alla parte dossografica, in assenza di criteri piu contestualiche ne facilitassero una valutazione sia complessiva sia analitica. L’effetto po-teva addirittura essere in non pochi casi di favorire una duplice fuga, anzituttodalla ganga opaca delle testimonianze, e poi dallo scorporato mucchietto ditrucioli dei frammenti, per aggrapparsi (ritornando all’immagine del naufra-go) ai testi ritenuti piu sicuri, agli ipsissima verba dell’Efesio, intorno ai qualisi era venuto pero a creare nel frattempo il vuoto. L’angosciosa impressionepoteva cosı essere di ritrovarsi di nuovo in mare aperto, giacche quella cheappariva una spiaggia era in realta solamente un aggregato galleggiante di le-gni sollevati da un’onda.

Non so se sto drammatizzando troppo, ma le mie parole vorrebbero unabuona volta descrivere decenni di esperienze affascinanti e frustranti e di soffe-renze intellettuali da me provate frequentando i frammenti di Eraclito. La lungafatica di Mouraviev mi pare offrire, al di la delle singole soluzioni proposte, l’oc-casione per riflettere su queste lunghe e sofferte esperienze, che sono convintosiano non solamente mie, e abbiano altresı precise spiegazioni, riconducibili al-l’andamento storico e euristico della ricerca, non a inderogabili leggi della scien-za o della natura. La conseguenza di quello che chiamerei ‘effetto Diels-Kranz’e che si e venuto a creare una sorta di ‘blocco’ filologico, o di movimento disottrazione da una parte, che dall’altra ha fatto ricadere un peso eccessivo sullespalle degli interpreti filosofici, poi facilmente rimproverati per le loro soluzionimagari avventuristiche, che sembravano confermare e quasi santificare il rigori-smo scientifico della filologia e le sue scelte astensionistiche.

Piu che ragionevole e stata la reazione di un grande eraclitologo come Mi-roslav Marcovich che ha risposto a una situazione cosı poco incoraggiante ri-

contrasteranno mai apertamente il metodo positivistico. Una critica piu esplicita e fatta in G. REALE,Introduzione a M. MARCOVICH – R. MONDOLFO – L. TARAN, Eraclito. Testimonianze, imitazioni eframmenti, Milano, Bompiani 2007, pp. VII-VIII, che la da come ormai acquisita, anche se a me sem-bra che si sia lontani dall’aver analizzato le ragioni di un atteggiamento acritico, o quasi, durato de-cenni.

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SERGE MOURAVIEV

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correndo a due scelte intelligenti e relativamente semplici.7 La prima e stata dirifarsi al criterio ottocentesco, per fortuna mai completamente obliterato, didisporre i frammenti per temi, in modo da restituire agli studiosi almeno dellesequenze semantiche verificabili con l’ausilio di strumenti filologici aggiornati.La seconda scelta si ricollega esplicitamente alla rassegna dei testi cosmologicicurata da Geoffrey Stephen Kirk,8 peraltro in questo ispirata a precedenti rac-colte come quelle di Bywater e di Walzer,9 ed e consistita nel restituire ai testieraclitei almeno una parte del loro metatesto dossografico, analogamente aquanto potrebbe fare un abile restauratore che, non essendo in grado di recu-perare con sicurezza le pennellate originali del maestro, mantiene almeno inparte le ridipinture e i rifacimenti successivi perche possono contenere qual-cosa o della composizione di partenza o del suo materiale pittorico. E il risul-tato dell’edizione di Marcovich e stato rimarchevole, poiche sollevava in modoscientificamente vagliato la questione dell’effettivo messaggio che Eraclito in-tendeva trasmettere.

Cio nonostante, nemmeno questa fatica piena di dottrina superava lo sco-glio dell’‘effetto Diels-Kranz’. In primo luogo, la crux desperationis dell’operaeraclitea nel suo insieme era sottilmente confermata e quasi sancita una voltaper tutte, giacche l’unica via di uscita che si proponeva era un criterio conte-nutistico che da solo poteva restare meccanico ed esteriore, dal momento chee tutto da verificare se Eraclito intendesse il contenuto come noi lo intendia-mo, tanto piu se non ci si pone il problema dell’insieme testuale in cui tali‘contenuti’ andavano a collocarsi. In secondo e conseguente luogo, l’apparato‘con-testuale’ opportunamente restituito da Marcovich risultava quasi perderee affogare i testi eraclitei, in mancanza di un criterio piu organico (piu conte-stuale in senso storico e non solo metatestuale), che aiutasse a riconoscere lapresenza di motivi o termini del pensatore all’interno di questa eterogeneaganga, sicche la reazione istintiva del lettore ‘naufrago’ poteva essere ancorauna volta quella che ho gia descritto: aggrapparsi ai singoli frammenti relati-vamente sicuri, liberandosi di tutte queste superfetazioni e quasi aggravandol’atomismo testuale dell’edizione Diels-Kranz. Reazione favorita dalle stessescelte interpretative di Marcovich, in non pochi casi indebitamente puristiche,scarsamente comprensive del contesto religioso di alcuni frammenti, ed ecces-sivamente sospettose verso frammenti apparentemente simili tra loro, col ri-

7 M. MARCOVICH, Heraclitus, Editio maior, Merida (Venezuela), The Los Andes UP 1967.8 G.S. KIRK, Heraclitus: The Cosmic Fragments, Cambridge, Cambridge UP 1954.9 R. WALZER, Eraclito. Raccolta dei frammenti e traduzione italiana, Firenze, Sansoni 1939 («Te-

sti della Scuola Normale Superiore di Pisa», 4).

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IPOTESI DI RICOSTRUZIONE DELL’OPERA DI ERACLITO

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sultato di avere da un lato troppo, come apparato dossografico, e dall’altrotroppo poco, come emergenza testuale.

E viene spontaneo aggiungere che l’autore avrebbe potuto eliminare o ri-durre questi inconvenienti se, nell’accogliere l’invito di Rodolfo Mondolfo perla pubblicazione in italiano della sua edizione eraclitea, avesse recepito in mi-sura maggiore anche la sua impostazione di metodo.10 Un dialogo a meta,quello tra i due studiosi, che purtroppo non e riuscito ad unire al rapportodi reciproca stima un piu completo incremento scientifico, che si spera possaverificarsi adesso, grazie al recupero compiuto da Mouraviev di ambizioni te-stuali (prima ancora che di un testo) che sembravano ormai relegate nella sof-fitta delle buone intenzioni.

Con questo non sto dicendo che il ‘naufrago’ eracliteo puo finalmente ap-prodare, grazie alla ricostruzione di Mouraviev, a un porto definitivo e sicuro,ma che essa fornisce perlomeno un’isola da cui ripartire per nuove esplorazio-ni, con indicazioni di rotta non meno benvenute per il fatto di dover esserediscusse e verificate, in uno spirito di ascolto e attenzione reciproca che sinorae perlopiu latitato, ma che non e detto non si faccia valere in futuro, e preci-samente per questo. Lascio quindi al lettore di farsi ogni idea personale escientifica in merito, in vista del consigliato raffronto diretto, con l’edizionescientificamente piu impegnativa. Aggiungo, per chiudere, la spiegazionedei principali criteri seguiti nella mia traduzione, onde evitare alcuni possibilifraintendimenti del compito delicato e complesso che ho cercato di assolvere.

* * *

Va da se che la mia traduzione vuol essere un mero strumento allo scopodi una prima conoscenza di questa impresa scientifica, che per un piu infor-mato giudizio rimanda alla visione completa dei suoi apparati. A tale propo-sito devo anche avvertire che, avendo compiuto il lavoro quando la ricostru-zione era in fase di revisione finale, ci sono minime discrepanze tra la miaversione e il testo pubblicato presso l’editore Academia. Se come traduttoresono responsabile delle scelte di carattere ‘letterario’, devo altresı precisareche il lavoro e stato condotto consultando sistematicamente l’autore della ri-costruzione, cosı da riflettere, nei limiti del possibile quanto a risultati ma in

10 Va fra l’altro precisato che l’edizione italiana (M. MARCOVICH, Eraclito. Frammenti, tr. it. diP. Innocenti, Firenze, La Nuova Italia 1978) non e da considerarsi un’editio minor, contrariamente aquel che farebbero pensare le parole con cui l’autore la introduce («La presente e una edizione ridottae corretta del mio Eraclito in inglese, del 1967», ivi, p. XI), parole che, com’e chiarito subito dopo, siriferiscono semplicemente all’esclusione della bibliografia, oltre che alla ricezione di alcune novitainterpretative e dei suggerimenti critici di alcune recensioni (tra cui una di Mouraviev del 1970).

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SERGE MOURAVIEV

Page 15: Mouraviev, Serge N._ipotesi Di Ricostruzione Dell'Opera Di Eraclito (Traduzione Italiana Di Giuseppe Fornari)_Avvertenze Sulla Traduzione_2012_[5-16]

maniera esclusiva quanto a impostazione, le sue scelte testuali e filologiche. Lacollaborazione che si e resa necessaria, e della quale ringrazio personalmenteMouraviev, non implica di per se un’identita di vedute ne sulle lezioni seguitene sulle possibili ripercussioni esegetiche. Essa e stata anzi a tratti amichevol-mente combattuta e vivace, per la complessita dei temi e la difficolta a reperireuna metodologia condivisa: una situazione che non poteva essere piu ‘eracli-tea’, e che proprio per questo ha consentito un controllo attento di ogni sceltatestuale e una serie crescente di aggiustamenti e rettifiche, fino a ottenere unrisultato di soddisfazione comune. ‘Armonia di contrari’. Aggiungo adessoqualche spiegazione sui criteri stilistici ed espressivi a cui mi sono attenutonella parte di lavoro che mi competeva.

La mia ambizione e stata di dare un’idea della costruzione retorica e delladensita espressiva degli originali entro i limiti di una resa esteticamente grade-vole in italiano, e con un’attenzione proporzionata all’autenticita dei testi per-venutici (sempre secondo la ricostruzione effettuata dallo studioso franco-rus-so). Cosı, dov’era possibile riprodurre con risultati al mio orecchio accettabilichiasmi, parallelismi, anafore, allitterazioni, assonanze, omoteleuti ecc. l’ho inqualche modo fatto; dove non mi sembrava possibile, mi sono comunque sfor-zato di elaborare una struttura stilisticamente e poeticamente significante an-che se non corrispondente alle soluzioni retoriche e stilistiche dell’originale(introducendo ad es. un chiasmo dove c’era un parallelismo o viceversa).Un discorso a parte va fatto per la metrica italiana, a cui ho cercato di ricor-rere dove possibile, con l’ovvia finalita di conferire ai testi un certo ritmo in-terno e un minimo di musicalita complessiva. La circostanza intrigante e che,secondo Mouraviev, Eraclito non segue lo stile poetico della tradizione ome-rica e lirica, basato sulla quantita vocalica, bensı una ‘prosodia poetica’ basatasul numero di sillabe e la distribuzione degli accenti (sillabotonica), in modoanalogo a quanto avviene nella poesia della maggior parte delle attuali lingueeuropee, italiano incluso.11 La conseguenza di questa interpretazione innova-tiva dello stile dell’Efesio, nella misura in cui e da ritenersi valida, e che unaversione italiana dei suoi frammenti, che si preoccupi di restituirne in qualchemisura le qualita artistiche ed espressive, se da un lato non puo che rimanerneenormemente distante extensive, cioe come riproduzione mimetica impossibi-le da attingere nella sua piena estensione, dall’altro viene ad esserne non deltutto distante intensive, cioe nel suo principio e nella sua ragion d’essere. Que-sto lo dico non tanto come presunzione di essermi avvicinato all’originale piudi altri, quanto come invito a cimentarsi ancora in quest’impresa secondo cri-

11 Vd. Heraclitea III.3.A, pp. 219 sgg.

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IPOTESI DI RICOSTRUZIONE DELL’OPERA DI ERACLITO

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teri piu sistematici di traduzione poetica e ritmica, che richiederebbero di perse un lavoro di carattere specialistico. Un altro avviso opportuno riguarda lariproduzione dei termini, che ho cercato di rendere in modo libero e non ri-gido, conformemente alle indicazioni dello studioso franco-russo circa la nontecnicita del vocabolario sapienziale di Eraclito. Le scelte lessicali mirano in-fine, mediante il ricorso episodico a singoli termini piu ricercati, a suggerireun registro poetico-sapienziale evitando di cadere in uno stile aulico o innatu-rale, con una tecnica che alla lontana s’ispira a Leopardi.

Alle note di Mouraviev ho aggiunto delle mie note siglate, laddove mi pa-reva trattarsi di informazioni necessarie sul testo e sui suoi immediati risvoltiesegetici, o sui criteri di traduzione di volta in volta seguiti. Per espressa vo-lonta dell’autore, mi sono astenuto da note di carattere piu ampiamente infor-mativo o interpretativo, che saranno casomai da destinarsi a altra sede.

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SERGE MOURAVIEV