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COMUNICATO STAMPA
SONDAGGIO GENERICI
Medici di base: ancora troppa diffidenza nei confronti del generico
I medici di base hanno ancora poca fiducia nei confronti del farmaco generico: non sono pienamente
convinti della sua efficacia terapeutica, ma lo prescrivono, pur con qualche riserva, a pazienti che, dal canto
loro, cominciano a richiederlo più frequentemente. E’ il risultato del sondaggio del Centro Studi Merqurio
effettuato nell’ultima settimana di aprile su un campione di 204 medici di base in tutta Italia. Alla domanda
“l’equivalente ha la stessa efficacia terapeutica del farmaco branded” solo il 37,65% dei professionisti
interpellati ha risposto sì, il 57,41% non ne ha fiducia (37,41%) o solo in alcuni casi (25,93%), mentre un
4,94 non sa rispondere. Un dato in parte smentito dalle indicazioni sulle prescrizioni, effetto probabilmente
delle varie campagne a favore del farmaco non griffato promosse negli ultimi tempi dal ministero e dalle asl
locali: se c’è un irriducibile 42,59% che scrive sulla ricetta il farmaco branded, il 57,41% va nella direzione
opposta: il 38,89% dei camici bianchi precisa solo il nome del principio attivo o il principio attivo seguito dal
nome dell’azienda produttrice (18,52%). C’è da dire che la maggior parte dei pazienti (64,82%) in linea di
massima appare ben disposta nei confronti dell’equivalente con una punta del 20,99% che “spesso lo
richiede” e un 43,83% che lo accetta ma “solo in alcuni casi”. Resiste, comunque, uno zoccolo duro del
35,19% dei pazienti che invece non vuole assolutamente saperne di assumere un generico: una percentuale
senza dubbio rilevante, a dimostrazione che c’è ancora molta strada da fare prima che il farmaco
equivalente possa far breccia negli italiani. La maggioranza dei medici intervistati si è poi ricompattata sulla
domanda: “E’ mai accaduto che un farmacista sostituisse il generico con un altro simile, creando confusione
nel paziente?”, domanda alla quale ha risposto con un inequivocabile assenso il 75,93% degli interpellati, di
cui il 54,94% con un deciso sì, e un 20,99 “qualche volta”; al 12,96% del campione non è mai accaduto
mentre è da notare che solo il 3,09% appone il timbro “non sostituibile” proprio per evitare simili
contrattempi. Infine l’8,02% non sa che cosa accada in farmacia all’atto dell’acquisto del prodotto da parte
del paziente. In passato il ministro della Salute Fazio aveva proposto d’introdurre incentivi economici agli
Mmg che avessero prescritto i generici, nell’ottica di una riduzione della spesa farmaceutica in Italia. Ebbene
il 65,43 si è detto contrario, il 17,94 non sa rispondere, mentre solo il 16,67% è d’accordo con l’iniziativa di
Fazio. Più frammentata appare la risposta al quesito sui recenti tagli ai listini del generico imposti dall’Aifa e
in vigore dallo scorso 15 aprile: il 23,46% sostiene che gli sconti dell’Agenzia faranno vendere più
equivalenti, per il 19,14% “può essere” contro un 19,75% che ritiene inutili questi tagli “perché non
serviranno a incrementare le vendite del prodotto generico” e un 22,22% che “non ne è certo”. Il 15,43%
non è informato. I tagli, però, per il 37,04% comprometteranno la qualità del generico, a cui va aggiunto un
altro 32,72% che ne ammette la probabilità. Dal sondaggio emerge che il medico di base pur non avendo
ancora una grande fiducia nel generico, tende in ogni caso a prescriverlo, sulla scorta delle richieste che
giungono dai pazienti, a volte incuriositi dal nuovo prodotto e soprattutto dalle possibilità che offre in
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termini di risparmio, e dalle Asl che pure impongono in alcuni casi l’unbranded. Per un numero
preponderante di medici il vero problema arriva dalla farmacia, dove il prodotto è sostituito dal farmacista
di sua iniziativa, tanto che qualcuno (ma sono pochissimi) preferisce apporre il timbro “non sostituibile”
oppure indicare il nome del principio seguito dall’azienda produttrice. La diffidenza nei confronti
dell’equivalente da parte dei camici bianchi si evidenzia sul fronte incentivi economici: la maggioranza dei
professionisti preferisce rinunciarvi pur di non prescrivere un farmaco di cui non nutre estrema fiducia. E
per molti, gli sconti imposti dall’Aifa non avranno grandi effetti sulle vendite.
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