manuale enciclopedico del legno

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Anatomia del legno Anatomia del legno Una volta tagliato, il tronco rivela nella sua sezione la natura del legno di cui è composto. La sezione di un tronco si presenta formata da diversi tessuti disposti in fasce concentriche che indicano le varie fasi di crescita dell'albero. All'esterno si trova la corteccia, protezione della superficie del tronco dagli agenti atmosferici, dagli insetti, dai traumi. E' composta da una zona parenchimatica corticale, dal fallogeno e dal sughero. Spesso è profondamente fessurata, con rialzi sugherosi. Procedendo verso l'interno si trova il libro, lo strato più recente, formato da fibre elastiche nelle quali circolano le materie nutritive. Queste circolano nell'albero dal centro (midollo) alla periferia portate dai raggi midollari. I raggi midollari hanno una costituzione spugnosa e formano quindi una zona di minore resistenza. Man mano che l'albero invecchia, si comprimono, le materie nutritive non circolano più e i raggi tendono ad atrofizzarsi. Lo strato più interno dopo il libro è il cambio: tessuto elastico formato da cellule provviste di una sottile membrana di cellulosa. Durante il periodo annuale di crescita dell'albero il cambio forma gli anelli, che rappresentano le zone di accrescimento annuale. Dal numero degli anelli si può determinare l'età di una pianta. Internamente al cambio si trova l'alburno, nuovo legno in formazione; molto delicato, marcisce facilmente. Nella parte più interna c'è il cuore o durame: legno maturo e vecchio, compatto, perchè i raggi midollari in questo strato si sono ormai lignificati e non conducono più linfa vitale. Le fibre degli anelli di crescita si sono strette sempre di più fino a scomparire. Il durame aumenta sempre di più man mano che i vasi linfatici si lignificano dall'interno verso l'esterno del tronco. Al centro del tronco si trova il midollo, formato da cellule molli e spugnose, in genere di colore chiaro, che durante l'invecchiamento si contrae sempre di più e in alcuni alberi scompare completamente. Tutti questi tessuti sono composti da cellule di aspetti e forme diversi, per lo più di forma fusiforme, che si distinguono facilmente al microscopio. Fra una cellula e l'altra si trovano gli spazi intercellulari, entro cui scorrono, secondo il tipo di pianta, i canali portatori di resine oppure di olii essenziali. Lavori in Legno - © Arnoldo Mondadori Editore S.p.A. file:///C|/Temp/Anatomia%20del%20legno.htm [15/11/2003 0.36.50]

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Manuale Enciclopedico Del Legno

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Page 1: Manuale Enciclopedico Del Legno

Anatomia del legno

Anatomia del legno

Una volta tagliato, il tronco rivela nella sua sezione la natura del legno di cui è composto.La sezione di un tronco si presenta formata da diversi tessuti disposti in fasce concentriche che indicano le varie fasi di crescita dell'albero.All'esterno si trova la corteccia, protezione della superficie del tronco dagli agenti atmosferici, dagli insetti, dai traumi. E' composta da una zona parenchimatica corticale, dal fallogeno e dal sughero. Spesso è profondamente fessurata, con rialzi sugherosi.Procedendo verso l'interno si trova il libro, lo strato più recente, formato da fibre elastiche nelle quali circolano le materie nutritive.Queste circolano nell'albero dal centro (midollo) alla periferia portate dai raggi midollari.I raggi midollari hanno una costituzione spugnosa e formano quindi una zona di minore resistenza. Man mano che l'albero invecchia, si comprimono, le materie nutritive non circolano più e i raggi tendono ad atrofizzarsi.Lo strato più interno dopo il libro è il cambio: tessuto elastico formato da cellule provviste di una sottile membrana di cellulosa. Durante il periodo annuale di crescita dell'albero il cambio forma gli anelli, che rappresentano le zone di accrescimento annuale. Dal numero degli anelli si può determinare l'età di una pianta.Internamente al cambio si trova l'alburno, nuovo legno in formazione; molto delicato, marcisce facilmente.Nella parte più interna c'è il cuore o durame: legno maturo e vecchio, compatto, perchè i raggi midollari in questo strato si sono ormai lignificati e non conducono più linfa vitale. Le fibre degli anelli di crescita si sono strette sempre di più fino a scomparire. Il durame aumenta sempre di più man mano che i vasi linfatici si lignificano dall'interno verso l'esterno del tronco.Al centro del tronco si trova il midollo, formato da cellule molli e spugnose, in genere di colore chiaro, che durante l'invecchiamento si contrae sempre di più e in alcuni alberi scompare completamente.Tutti questi tessuti sono composti da cellule di aspetti e forme diversi, per lo più di forma fusiforme, che si distinguono facilmente al microscopio. Fra una cellula e l'altra si trovano gli spazi intercellulari, entro cui scorrono, secondo il tipo di pianta, i canali portatori di resine oppure di olii essenziali.

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Caratteristiche del legno

Le caratteristiche del legno

Vi sono alcune caratteristiche che occorre tenere presenti nella scelta del legno. Il peso specifico, che varia nello stesso legno, fra le assi appena tagliate, quelle stagionate e quelle sottoposte al processo di essiccamento. Il peso specifico è dato dal rapporto del peso di un corpo col corrispondente volume di acqua. Il legname in commercio in genere ha raggiunto un peso specifico stabile. Secondo l'uso che intendete farne, sceglierete un legno più o meno pesante.Molto importante è anche la durezza. Questa si stabilisce determinando le dimensioni dell'impronta che lascia sulla superficie del legno un corpo duro sottoposto a una determinata pressione per centimetro quadrato.Per scegliere un tipo di legno adatto alla lavorazione che intendiamo fare, occorre tener presente anche la sua fendibilità, la possibilità cioè di essere tagliato o tornito senza scheggiarsi.Altra caratteristica che varia da legno a legno è la tendenza a imbarcarsi, cioè a curvarsi secondo le variazioni di temperatura o di umidità. Fra le varie qualità di legni, quelli più pesanti si imbarcano più di quelli leggeri. Sempre per effetto dell'umidità e delle variazioni di temperatura il legno tende anche a ritirarsi, dilatarsi o contrarsi.Per ovviare a questi due ultimi inconvenienti (imbarco e ritiro), le assi molto lunghe in genere non vengono lasciate intere, ma segate nel senso della lunghezza in liste più sottili che vengono poi voltate alternativamente, in modo che le linee di forza si bilancino. Per questo motivo le parti devono essere sempre in numero dispari. Le giunte vengono tenute insieme con un sistema di incastro (ma in questo caso si perde una eccessiva quantità di legno), oppure con un giunto di legno inserito in una fresatura praticata per tutta la lunghezza delle due assi.I nodi sono di vario tipo e prodotti da cause diverse. Possono dipendere da rami che avevano appena iniziato a crescere all'interno del tronco al momento del taglio; oppure da rami morti per una ragione qualsiasi e incorporati poi nella crescita del tronco. Possono presentarsi di forma più o meno rotonda, se tagliati trasversalmente, o a baffo se tagliati longitudinalmente. I nodi fanno parte delle caratteristiche derivate dalle vicissitudini dell'albero. Nel caso non fossero marci o cadenti, i bravi artigiani all'antica ne sfruttavano talvolta la presenza per effetti decorativi.In genere però vengono considerati un difetto e il legname viene qualificato di prima, seconda, terza scelta o di scarto anche secondo la loro presenza.

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Dal tronco alle tavole

Dal tronco alle tavole

Una volta che la pianta è stata abbattuta (a meno che non si intenda usarla per costruzioni rustiche che utilizzino la originaria forma cilindrica del tronco, e solo nel caso di rami o tronchi di formato ridotto) occorre tagliare il tronco a fette per ricavarne delle assi. Queste saranno più o meno pregiate a seconda che siano ricavate da parte del tronco vicine o distanti dal midollo. Secondo questa distanza infatti varia la tendenza del legno a imbarcarsi e a ritirarsi, la sua compattezza, la possibilità di marcire, il peso, la elasticità, l'asciuttezza.Un tronco fornirebbe quindi poche parti di prima scelta e abbondanti parti di scarsa qualità o di scarto (oltre naturalmente a quelle parti di scarto obbligate derivanti dalla forma cilindrica o conica del tronco: testate, punte, scioveri, refili).Per ovviare a questo inconveniente si sono escogitati diversi tipi o schemi di taglio, che permettono di distribuire pregi e difetti in parti uguali in tutto lo spessore del tronco e di sfruttarlo integralmente senza sprechi.Il legno che si ottiene in questo modo è quindi tutto di qualità media, abbastanza buono però per costruzioni di normali esigenze.I metodi di taglio più funzionali per questo scopo sono quelli a quartieri e a raggera. In questo modo infatti si eliminano completamente le parti di scarto, si dispongono le linee di forza delle fibre, che deformerebbero le assi, nel loro senso minore, e le si distribuiscono in modo eguale in tutto il legname ricavato dallo stesso tronco.

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LA SCELTA DEL LEGNO

LA SCELTA DEL LEGNOIl pregio di una scultura e’ anche dato in larga parte dal legno scelto. Quasi sempre prima di iniziare un lavoro e’ doveroso esaminare il legno scelto analizzando le sue caratteristiche. Difetti, curvature, radici e nodi possono essere sfruttati per ottenere risultati molto interessanti; il legno e’ composto di fibre longitudinali e quindi vincola le possibilita’ di modellarlo: un bravo scultore prima di fare delle scelte di carattere operativo, tiene sempre presente la venatura che lo aiuta a scolpire il materiale in armonia, sfruttando al meglio la sua natura. Per sculture o intagli di piccole dimensioni si puo’ usare il legno piu’ duro; viceversa per sculture di grandi dimensioni si usa il legno tenero. La crescita veloce di un albero genera legno dolce mentre la crescita lenta produce legno piu’ consistente. A questo proposito si possono riconoscere piante a legno tenero come il tiglio, il pino cirmolo, l’abete e il salice, e a legno duro come il noce, il bosso, l’olivo, la quercia, l’acero, il rovere e il frassino.

IL NOCE EUROPEO: E’ UN LEGNO CON UN NOTEVOLE PESO SPECIFICO, MOLTO COMPATTO E RESISTENTE CON DELLE DIVERSITA’ DI COLORI CHE FANNO RISALTARE IL CHIAROSCURO.VIENE USATO IL TIPO PIU’ STAGIONATO PERCHE’ E’ MOLTO OMOGENEO ED E’ PIU’ FACILE DA INTAGLIARE. DOPO UN PO’ DI TEMPO, INVECCHIANDO, LA SCULTURA ASSUME DEI BEI COLORI DORATI E CALDI.

IL BOSSO: E’ TRA I LEGNI REPERIBILI IL PIU’ DURO. HA UNA GRANA MOLTO OMOGENEA, SI INTAGLIA MOLTO BENE ED E’ PARTICOLARMENTE INDICATO PER PICCOLE SCULTURE.MENTRE SI ASCIUGA TENDE A SCREPOLARSI.

IL CASTAGNO: HA UNA TONALITA’ MARRONE GRIGIASTRO CON DIVERSE SFUMATURE.ESSENDO MOLTO DURO SI PUO’ SGRETOLARE FACILMENTE; CON QUESTO LEGNO SI PUO’ REALIZZARE QUALUNQUE SCULTURA. SI TROVA CON FACILITA’ IN GRANDI QUANTITATIVI NEI BOSCHI E IN COLLINA.

IL TIGLIO:IL LEGNO IN QUESTIONE E’ DI GRANA COMPATTA E CON STRUTTURA FINE; HA UN COLORE GIALLASTRO TALVOLTA CON LEGGERE SFUMATURE CHE TENDONO AL ROSA. SI LAVORA BENE IN TUTTE LE DIREZIONI.ESSENDO MOLTO TENERO HA QUALCHE SVANTAGGIO COME LA FACILITA’ DI ROMPERSI SOTTO PRESSIONE E DI TARLARSI.

IL PINO CIRMOLO: CONOSCIUTO ANCHE CON IL NOME DI PINO CEMBRO HA LE VENATURE DI COLORE MARRONE CHIARO CHE CON IL TEMPO DIVENTANO SCURE.VIENE MOLTO USATO PERCHE’ HA UN’ALTA CONSISTENZA TENERA, FACILMENTE INTAGLIABILE. UN’ALTRA CARATTERISTICA IMPORTANTE E’ QUELLA DI NON VENIRE MAI ATTACCATO DAI TARLI.

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I legni teneri

Il grado di durezza è una caratteristica importante delle varie essenze di legno, tanto che sta alla base di uno dei più comuni sistemi di classificazione.I legni teneri (o “dolci”) si lavorano facilmente ma altrettanto facilmente si scalfiscono, hanno scarsa resistenza e raramente vengono utilizzati per strutture da lasciare in vista perché non si prestano a essere perfettamente rifiniti.A questa categoria appartengono l’abete, la balsa e il pino per citare le essenze più usate.Descriviamo ora, uno per uno, gli usi più adatti e le diverse varietà di queste essenze.Le più importanti varietà d’abete sono due: l’abete bianco e l’abete rosso.Il primo si riconosce dal colore grigio cenere della corteccia ed è considerato quello di minor pregio. Infatti il suo già poco compatto legno è cosparso di nodosità che contrastano con il suo bianco a venature rossastre.Viene usato per costruire strutture portanti di mobili e serramenti. L’abete rosso, di colore giallognolo, ha invece essenza molto più consistente ed è adoperato per lavori che esigono una buona resistenza: mobili, listelli per rifiniture, alcuni strumenti musicali.Il legno di balsa, originario del versante occidentale dell’America meridionale, è fra i più teneri e leggeri che esistano. La sua fibra spugnosa, permette addirittura di lavorarlo con particolari stampi di metallo. Grazie alla sua leggerezza, viene impiegato nel modellismo o per costruire galleggianti.Il pino comprende almeno 90 specie, ognuna delle quali ha una sua caratteristica peculiare. Fornisce un legno tenero, di colore chiaro, e profumato.La sua essenza risulta essere più dura e resistente di quella dell’abete e viene usato per i lavori più comuni: costruzioni in genere, impalcature, infissi e perlinature sia per interni che per esterni.

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I legni semiduri

Le essenze semidure più usate sono il ciliegio, il castagno, il faggio, il noce e l’olmo.Il legno di castagno ha un colore marrone chiaro, venato di scuro che lo rende adattissimo a lavori di ebanisteria e alla costruzione di strutture esterne. Infatti, oltre che sopportare bene l’umidità, il legno di castagno è elastico e resistente.Il ciliegio fornisce un legname ottimo: duro e compatto, di colore rosso bruno venato.Il maggiore difetto del legno di ciliegio, è che si deforma facilmente e tende a tarlarsi. Viene spesso usato nei lavori e ebanisteria e nella costruzione di mobili.Il legno di faggio ha la caratteristica di curvarsi molto facilmente, ma è soggetto al tarlo ed ha la fibra poco elastica. Il colore del suo legno è rossastro e, anche se considerato di media durezza, viene adoperato per la costruzione di pavimenti, sedie e per essere tornito. Il suo pregio maggiore è quello di essere poco deformabile per cui viene usato per la costruzione di utensili da lavoro e da cucina.Il noce possiede una fibra flessibile, ma molte volte subisce l’azione dei parassiti, che lo tarlano. Ha un colore marrone molto delicato, variabile nell’intensità a seconda che il noce sia giovane o vecchio.Viene generalmente impiegato nella costruzione di mobili di lusso, nella tornitura e nella produzione di piallacci.L’olmo dà legname duro e pregiato; la sua fibra è grossolana e tenace, compatta ed elastica. Resiste notevolmente all’umidità, ha un colore marrone chiaro, venato di linee rossicce e trova largo spazio nei lavori di tornitura, nella costruzione di mobili e arredamenti di carattere rustico. Viene facilmente attaccato dai parassiti.

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I legni duri

Alla categoria delle essenze dure (o “forti”) appartengono tutti i legni più nobili, tradizionalmente usati per i lavori di ebanisteria, insieme ad altri di minor pregio ma pur sempre caratterizzati da elevata compattezza e ottima resistenza alle sollecitazioni. Ricorrere a legni di questo tipo è indispensabile quando si vogliono realizzare pezzi torniti o sagomati.I più usati sono l’acacia, l’olivo, il frassino (legni europei), il palissandro, il teck, l’ebano e il mogano (legni esotici).Il legno di acacia è molto ben lavorabile, essendo molto pieghevole e compatto. Proprio in virtù della compattezza che possiede la sua essenza resiste ottimamente all’umidità. In falegnameria viene utilizzato per la costruzione di strutture esterne, pali di sostegno, travi, scale e elementi per imbarcazioni. Il suo colore aranciato, risalta particolarmente con la lucidatura della superficie, che si presta, peraltro molto bene, a tale operazione.L’olivo fornisce legname a essenza dura estremamente compatta. Possiede un colore giallognolo, venato di righe più scure ed è gradevolmente profumato. Molto pregiato in ebanisteria, il legno di olivo, fornisce splendide prestazioni nell’intarsio, nella costruzione di mobili ed oggetti torniti.Il frassino produce un legno che si presta particolarmente ad essere lavorato. E’ di colore madreperlaceo venato e la sua principale caratteristica è la tenacia della fibra.E’ molto usato nella costruzione di mobili, rivestimenti e arredamenti rustici.Il palissandro si può lavorare molto bene al tornio e in ebanisteria, giacchè la sua fibra si fende difficilmente. Il suo maggior difetto è di essere poco durevole; a volte si imbarca. Il colore rossastro violaceo è di ottimo effetto per lavori ricercati ed intarsi.Il teck, proviente dall’Indocina è di facile lavorazione. Richiede stagionatura, ma avvenuta questa può essere adoperato anche per la pavimentazione di locali e per costruzioni navali. I mobili costruiti in teck sono considerati di un certo pregio, per il bel colore marrone scuro e per la loro solidità.L’ebano è certamente uno dei legni più pregiati che esistono sul nostro pianeta. Si distingue in diverse specie, per colore e durezza. Fra esse la più pregiata è la varietà con legno nero, con la quale le tribù dell’America tropicale costruivano e modellavano i loro amuleti.La principale particolarità di questo legno è che non galleggia, essendo più pesante dell’acqua. La sua fibra, eccezionalmente dura, viene lavorata al tornio, intarsiata, impiegata nella rifinitura di mobili di lusso e applicata a parti di strumenti musicali.Il legno di mogano, proveniente dall’America tropicale, è praticamente indeformabile; la sua grana molto fine permette di impiegarlo in varie lavorazioni. Possiede un bellissimo colore rossastro a venatura regolare e, anche se presenta alcune difficoltà nella lucidatura, trova notevole applicazione nella costruzione di mobili.

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I legni artificialiPresentano caratteristiche notevoli dal punto di vista strutturale e in molti casi sostituiscono

egregiamente il legno naturale

I fogli di compensato, che di solito hanno dimensioni standard, come 155X300 cm, sono composti da un numero dispari di impiallacciature, solitamente di pioppo, di betulla o di mogano.Più che di impiallacciatura tagliata a fette dal tronco di un albero si tratta di strati composti dal cosiddetto “derullato”, ossia di tornitura di tronchi.La tornitura avviene lungo tutta la lunghezza. Il tronco viene così sottoposto ad una specie di srotolamento, un po’ come se si trattasse di un rotolo di carta igienica.Gli strati sono sempre dispari.O 3 o 5 o qualcuno di più quando si tratta di compensati a forte spessore che, in tal caso vengono denominati multistrati.Un paniforte è invece costituito da una serie di listelli della sezione di 20x20 mm; molto pesante, estremamente rigido, di una robustezza eccezionale, non si inarca e non si svergola.Con i paniforti si fanno oggetti che possono sopportare sollecitazioni eccezionali.Di solito non si trovano già impiallacciati o verniciati, perché dato il loro costo ed il pregio si sottintende che la superficie sia destinata ad un ulteriore rivestimento.I truciolari o truciolati sono pannelli il cui spessore commerciale va in genere dai 10 ai 20 mm; hanno la caratteristica di essere poco costosi e molto omogenei.Sono formati da un impasto di collante a base di resine e segatura un po’ grossolana, prodotta espressamente e non ricavata dal riciclaggio di altre lavorazioni. I migliori truciolari usano segatura più fine lungo la superficie e più grossolana nella parte centrale.Si tratta di un materiale che si presta molto all’incollatura, ma molto meno all’inchiodatura ed all’avvitatura, specie se queste sono eseguite di testa, ossia non attraverso il pannello, ma attraverso il bordo.Molto utile e valido è il truciolare nobilitato. Per nobilitarlo si intende un truciolare rivestito di laminato plastico o impiallacciato con vero legno, come il mogano o il noce. In questo caso il truciolare perde la sua forte igroscopicità, offre superfici molto lisce e che non richiedono ulteriori rifiniture.

IL LAMELLAREIl processo di produzione del legno lamellare incollato viene compiuto in appositi stabilimenti e consiste essenzialmente nella riduzione del tronco in assi e nella loro ricomposizione, tramite incollaggio, fino a dare origine a elementi di forma e dimensione prestabilite.A tale proposito è molto interessante la possibilità di ottenere pezzi curvati anche di grande spessore.Le caratteristiche tecniche del prodotto finito dipendono dal materiale di base e dai trattamenti che esso subisce; la conoscenza di tali caratteristiche da parte del progettista dovrebbe iniziare all’origine,

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dall’albero, cioè dal luogo in cui esso è cresciuto, dal suo taglio, dalle modalità di divisione del tronco per ricavarne assi, per spostarsi poi all’essiccazione, operazione questa molto importante, perché l’umidità residua del legno determina le future possibilità d’impiego del prodotto finito.Le lamelle, superati i test dell’umidità e del controllo visivo, vengono unite di testa con giunzioni o innesti multipli a “becchi”.La colla è spalmata a pioggia, sulle lamelle appena piallate, che vengono quindi sovrapposte a coltello, e poi pressate fra contrasti disposti in modo che il pezzo finito abbia la configurazione desiderata. La pressione di incollagio è di circa 8 kg su centimetro quadrato.Dopo 12 ore si può disarmare la morsa (in realtà si tratta di uno stampo) e l’elemento lamellare può passare al reparto finitura (perfetta profilatura, piallatura, impregnatura o verniciatura).

L’MDFIl pannello di Fibra a Media Densità (MDF) è composto da fibre di legno, legate da collanti a base di resine sintetiche, opportunamente pressate.I pannelli sono compresi in un campo di spessori tra 1,8 e 50 mm ed in formati di varie dimensioni; si presentano in diverse versioni: pannelli normali, idrofughi, ignifughi. La distribuzione delle fibre e la compattezza uniforme in tutto lo spessore del pannello permettono perfette lavorazioni delle superfici e dei bordi.Stabile, omogeneo e più duro degli altri legni artificiali, il pannello MDF si può fresare, tornire, incidere, pressare, con le prerogative di presentare sempre superfici levigate; quindi, facili da rifinire con impiallacciature, nobilitazioni, rivestimenti con P.V.C., verniciatura trasparenti o laccature.

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I trattamenti di finitura

Un adeguato trattamento valorizza la naturale bellezza del legno e lo preserva dalle aggressioni dell’ambiente esterno e dei parassiti

Una volta terminato il montaggio di un mobile, siamo a poco più della metà del lavoro. Il legno, ancora grezzo, manca di tutta la fase di rifinitura. Rifinitura che deve essere di abbellimento, ma soprattutto di protezione per evitare il rapido deterioramento del legno.I mezzi che abbiamo a disposizione sono: la mordenzatura, la verniciatura, la smaltatura e la laccatura, a seconda del tipo di legno e delle nostre particolari esigenze costruttive.Quando abbiamo da trattare un legno rustico, in stile o anche per scurirne uno troppo chiaro, dobbiamo mordenzare. Il mordente è un colorante, che può essere reperito in qualunque colorificio ed è in polvere o in grani, che vengono diluiti in acqua o in alcool o in olio.Usare un mordente ad acqua o di altro tipo, dipende dalla nostra esperienza, da quali sono i risultati che vogliamo ottenere e da che tipo di legno dobbiamo trattare. Infatti ogni mordente presenta dei pro e dei contro, che vanno tenuti in attenta considerazione.Ad esempio, se usiamo un mordente ad acqua, è indispensabile passarlo sulla superficie più di una volta. Ma noi sappiamo che il legno tende ad assorbire acqua, quindi si gonfia. Allora, molto spesso, capita che ad asciugatura ultimata, il piano trattato presenti dei rigonfiamenti che devono essere carteggiati. Però, così facendo, togliamo il colore appena assorbito dalle parti più rialzate e la mordenzatura va ripetuta.Perciò non è consigliabile stendere mordenti ad acqua sopra legni molto porosi; conviene trattarli con quelli ad alcool. Questi sono molto rapidi ad asciugare, e come unico inconveniente hanno il fatto che, se passiamo con il pennello, su una parte appena trattata, vi rimane una striscia più scura. Inoltre, essendo l’alcool un liquido estremamente volatile impregna poco il legno e il colore appare meno forte, anche se conferisce alla tinta elevata brillantezza. Al contrario, per i mordenti ad olio, il vantaggio è costituito dalla profonda penetrazione che hanno nella fibra legnosa. Naturalmente sono molto lenti ad essere assorbiti, e prima di passare dalla completa finitura, dobbiamo attendere anche due o tre giorni, ovvero il tempo necessario alla loro essiccazione.Il mordente può essere steso in due modi: a pennello o a tampone. Il tampone possiamo anche farcelo da soli, con un panno di lino imbottito di ovatta.La superficie da trattare va prima sgrassata e per farlo possiamo usare una soluzione di acqua e ammoniaca, utile anche a favorire l’apertura dei pori del legno.Poi, ammesso di avere a disposizione un mordente in polvere, lo sciogliamo nel liquido richiesto fino ad

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ottenere un impasto liquido.Se, invece, ci troviamo davanti a un buon legno, bello nell’aspetto e nel colore, possiamo optare subito per la vernice lucida o semilucida come il flatting o la vernice poliuretanica.Il piano deve essere prima pulito attentamente. Occorre farlo con uno straccio di lino, che non lasci pelucchi. Una volta tolta la polvere, passiamo sulla superficie del turapori e attendiamo che si asciughi perfettamente. Il turapori ha proprio la funzione di chiudere i pori del legno. Stendiamo la vernice, usando un semplice pennello con passate uniformi. Asciugata la prima mano, si dà una buona carteggiata con carta a grana fine. Si tratta di un metodo semplice, economico, che lascia trasparire sempre la venatura del legno, ma la isola e quindi la protegge. Sempre nel caso che il legno sia già di bel colore e non occorra mordenzarlo, è possibile lucidarlo a cera.Usando la cera, occorre un poco d’attenzione: è un metodo impiegato soprattutto dagli amatori o dagli esperti, che vogliono arricchire notevolmente la bellezza del legno, a scapito della protezione che riesce a dare la vernice. La cera va stesa con un pennello o con un tampone. Con il pennello dobbiamo tirarla fino a quando risulta perfettamente asciutta, e la prova è che non appiccichi le dita. Quindi se ne dà una seconda passata fino a che, sempre toccando con la mano, il piano risulti liscio. Quando il nostro mobile è costruito con un legno meno pregiato o non abbiamo particolari esigenze estetiche, possiamo smaltarlo. Lo smalto è un coprente della superficie che, prima di riceverlo, deve essere trattata con una leggera passata di stucco. Quindi la carteggiamo e dopo averla attentamente pulita, procediamo alla smaltatura. Con penellate molto lente e lunghe, iniziamo a stendere lo smalto. Per evitare di fare “rizzare” il pelo del legno, usiamo il pennello seguendo la venatura e appoggiandone solo la punta. Questa prima mano di sottofondo, la lasciamo asciugare per almeno 24 ore, cioè fino a quando la sentiamo ben indurita sotto le dita. Infine, prima di passare la seconda e definitiva mano, carteggiamo ancora e ripetiamo la smaltatura. Se desideriamo il fondo con della cementite, per dargli maggiore consistenza. Quindi sempre con lo smalto, passiamo fino a 5 mani ben tirate.

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I trattamenti di finitura

Il legno può avere diverse finiture protettive – inclusi il colore, la vernice, la cera, la lucidatura e l’olio – per evitare i danni derivanti dall’umidità, dal calore, i graffi e le intrusioni degli insetti. In ogni caso il legno deve essere preparato accuratamente: sverniciato da vecchie pitture o lacche, riempito con stucco per il legno o con un agente stabilizzante, sigillato e levigato per la finitura.Applicare la finitura a un mobile è un momento particolarmente gratificante della riparazione e del restauro. Per la prima volta apparirà il legno in tutta la sua bellezza.Il tipo di finitura da utilizzare dipenderà dallo stile del mobile, dal legno di cui è composto e dall’uso che se ne farà.

Vernici e laccheOggi è possibile acquistare finiture estremamente durevoli, resistenti all’alcool, all’acqua, persino al calore diretto, ideali per sedie e tavoli che subiscono un uso frequente.In ogni caso è consigliabile, se possibile, sostiotuire una finitura con quella tradizionalmente più appropriata.

PoliuretaniE’ possibile acquistare finiture in poliuretano già colorate, ma il tipo chiaro è quello più ampiamente

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utilizzato per finiture. E’ disponibile in versione opaca, semi-opaca o lucida. Applicare la vernice al poliuretano come uno strato di pittura. Utilizzare un pennello di buona qualità ed evitare di passare due volte sullo stesso punto quando la vernice ha già iniziato a fare presa. Sul legno nudo saranno necessarie almeno due passate. Qualora si decidesse di trattare un vecchio mobile con poliuretano, si potrà utilizzare sia una vernice opaca e poi ravvivarla con uno strato di cera lucidante, sia applicare una vernice lucida e poi con una paglietta, precedentemente immersa nella cera lucidante, stendere la cera sulla superficie nella direzione della venatura.

Lacca bicomponente a freddoQuesta lacca bicomponente produce una tenace finitura lucida, ma non è semplice da applicare e può dare al legno un aspetto artificiale. Al contrario del poliuretano, essa non scurisce con il tempo. Durante l’applicazione proteggersi dalle esalazioni con una maschera.Mescolare insieme i due componenti, poi stendere la lacca sul legno. Lasciare indurire per due ore, levigare le imperfezioni con un foglio di carburo di silicio, poi applicare un secondo strato. Lasciare asciugare per una notte.Una volta pronto, lucidare o dare una finitura satinata levigando con una paglietta e applicando poi la cera.

Finiture tradizionaliMolti esperti e collezionisti preferiscono il tipo di finitura tradizionale. Sebbene non garantisca la stessa durata delle vernici moderne, è importante utilizzarla per mobili antichi e di valore. Una finitura a olio può essere utilizzata su ogni tipo di legno, ma sarà particolarmente adatta per legnami come il teak o per quelli a venatura aperta come la quercia. Il pino sverniciato ha un aspetto molto caldo quando è oliato. La cosa migliore è utilizzare l’olio per teak in commercio. L’olio di semi di lino sembra altrattanto buono, ma è assorbito così lentamente che diventa appiccicoso e attira la polvere. Applicare sul legno uno strato generoso di olio con un panno morbido, stendendolo dentro le venature, poi togliere la parte in eccesso. Potrebbe essere necessario applicare due o tre strati. Lasciare asciugare ogni strato per 24 ore, poi passare un panno pulito sulla superficie e successivamente applicare un altro strato.Le cere lucidanti per mobili sono ampiamente disponibili, ma non devono essere applicate direttamente sul legno. Sebbene sia una finitura molto bella, la cera può raccogliere polvere che penetra poi nel mobile: il metodo più sicuro è sigillare il legno con gommalacca o vernice e successivamente applicare la lucidatura. La vernice all’alcool era molto diffusa nel diciannovesimo secolo, ma il suo successo è dovuto alla sua pparenza, non alla praticità. Infatti è molto morbida e può essere facilmente danneggiata da acqua, alcool e calore, perciò andrebbe riservata ai mobili di uso più delicato.

Applicare la vernice ad alcoolPoiché piccole macchie di polvere possono rovinare questa finitura, si consiglia di lavorare in un ambiente pulito, lontano da correnti d’aria e alla luce naturale. Evitare l’umidità, perché rende la vernice non uniforme.Versare la vernice su un pezzo di ovatta prima di arrotolare il tampone. Premere leggermente il tampone contro un pezzo di legno per rimuovere la vernice in eccesso e per evitare che si formino delle gocce. Con i polpastrelli delle dita applicare sul tampone alcune gocce di olio di semi di lino per mantenerlo lubrificato.La cosa più importante è distribuire la vernice uniformemente, assicurandosi di non tralasciare nessuna zona e non fermando mai il tampone sulla superficie. Passare il tampone sulla superficie con movimenti circolari sovrapposti. Una volta coperta una zona, ripetere l’operazione con movimenti a forma di otto.Terminare con movimenti decisi perpendicolari alla venatura, passando sulla superficie dall’alto in basso, da un’estremità all’altra. Come il tampone comincia ad asciugare, aumentare leggermente la pressione. Se

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si inceppa, aggiungere una piccola quantità di olio. Lasciare asciugare il primo strato per almeno 20 minuti, prima di applicare il secondo. Dopo quattro o cinque strati, lasciare asciugare tutta una notte. Strofinare leggermente con carta autolubrificante al carburo di silicio e togliere la polvere con uno straccio inumidito in alcool denaturato. Proseguire poi con gli strati.Una volta applicata una buona quantità di vernice, bisogna togliere l’olio di semi di lino: aggiungere alcool denaturato sul tampone e applicare con movimenti decisi sul legno lucidato. Lasciare evaporare per alcuni minuti, quindi ripetere. Se la superficie diventa più chiara e poi scurisce di nuovo, significa che lo straccio è troppo sporco per asportare l’olio e va cambiato. Usare uno straccio pulito e morbido per la passata finale, poi lasciare il mobile in ambiente privo di polveri per alcuni giorni, in modo da farlo asciugare perfettamente.

Puoi farlo tu - © DK

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I difetti del legno

Come ogni essere vivente, l'albero si adatta all'ambiente in cui cresce e il legno porta le tracce di queste vicissitudini. Deformazioni del tronco (curvature, torsioni) possono essere provocate da un vento che soffia costantemente in una direzione; da nevi o acque di disgelo che scendono periodicamente lungo un pendio.Vecchie ferite cicatrizzate possono provocare protuberanze sul tronco. Tumori di origine traumatica sui tronchi di olmi, frassini, noci, olivi, betulle causano protuberanze spugnose impropriamente chiamate radiche (la vera radica è in realtà la radice e il ceppo dell'erica arborea).Anche l'albero colpito dal fulmine può riprendersi e continuare a crescere, ma la ferita rimarginata lascerà la sua traccia nel legno all'interno del tronco. Sempre a traumi possono risalire distorsioni delle fibre, eccentricità del midollo e conseguenti irregolarità degli anelli (lunature), irregolarità di spessore fra i diversi tessuti.Oltre agli agenti atmosferici, anche gli animali contribuiscono alla modificazione del legno. Uccelli e insetti che ne forano lo spessore per ricercare larve o altro cibo; vermi e bachi che, nutrendosi di lignina, scavano nei tronchi lunghe gallerie per raggiungere i vasi linfatici più interni; roditori che usano l'albero come tana o deposito di provviste; erbivori che ne strappano le fronde per mangiarle, mammiferi di vario tipo che sottopongono gli alberi a traumi e urti più o meno volontari.Ma l'animale che danneggia maggiormente gli alberi è l'uomo. Fra l'altro non utilizza che una minima parte del legno che ricava abbattendo e distruggendo le piante.I falegnami provetti ancora poco tempo fa sapevano utilizzare anche il legno che presentava le tracce della vita dell'albero, sfruttandole proprio come caratteristiche estetiche o funzionali in base alle quali impostare il lavoro. Oggi, per la lavorazione industriale del legno e per i lavori casalinghi di un falegname della domenica è consigliabile usare un legno perfetto, senza nodi, irregolarità, curvature.Il legname che ne presenti però non viene scartato. Tutte le assi che rivelino imperfezioni, i ritagli, i rami troppo sottili, o ricurvi, le radici, vengono utilizzati nell'industria per la preparazione di particolari semilavorati di cui parleremo molto più ampiamente nel capitolo successivo.

Lavori in Legno - © Arnoldo Mondadori Editore S.p.A.

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Le essenze del legno

Le essenze e le loro caratteristiche

Le numerosissime qualità di alberi che crescono sulla terra sono state classificate in vari modi.Un raggruppamento è quello che distingue le pinate resinose dalle latifoglie; un altro è quello che raggruppa i legni di essenza tenera, forte e resinosa; un altro ancora distingue gli alberi europei da quelli esotici.Non staremo a darvi tutte le classificazioni complete, ma faremo un elenco, in ordine alfabetico, degli alberi il cui legname è più usato per la costruzione, con le principali notizie sulle loro caratteristiche.

Abete rosso

Abete americano (Douglas)

AbeteL'abete è un legno tenero, della famiglia delle resinose. Cresce nell'emisfero boreale, in zone fredde e temperate. Il suo tronco può raggiungere persino i quaranta metri d'altezza. Se ne conoscono due varietà principali, dette, dal colore della corteccia, abete bianco e abete rosso. L'abete bianco è la qualità meno pregiata. Il suo tronco è più alto, ma la fibra è più grossolana; si tarma e deteriora facilmente. Ha peso specifico elevato ed è ricco di nodi. Il colore del legno è bianco, con vene rossicce. Si usa per imballaggio, impalcature, travi, pavimenti e intelaiature all'interno, in ambienti asciutti.L'abete rosso è tipico dell'Europa settentrionale. Il suo legno da fresco è bianco. Stagionando diventa giallo pallido. Ha un peso specifico basso, si lavora facilmente, è solido, elastico e si può rifinire bene. E' più resistente del legno dell'abete bianco sia all'umidità sia dal punto di vista meccanico. Il suo fusto molto dritto ne raccomanda l'uso per pali, antenne, alberi di barche o navi e costruzioni in genere. Può essere lavorato al tornio e utilizzato per mobili, cornici e strumenti musicali. C'è poi l'abete chiamato americano o douglas, molto pregiato perchè non ha nodi. E' di colore bruno rossastro chiaro.

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Le essenze del legno

AcaciaL'acacia è un legno di essenza forte, della famiglia delle latifoglie. Il suo tronco può raggiungere il diametro di un metro. Il legno è giallo rossastro, la fibra sottile e compatta, è resistente all'umidità e pieghevole. Si può lavorare, rifinire e lucidare bene. Viene usato in carrozzeria, per costruire ruote, raggi, pali; poi scalini e strutture esterne.

Acero

AceroL'acero è un legno di essenza forte, famiglia delle latifoglie. Il legno è di colore chiaro, giallo rosato, con venature. E' duro, a fibra molto compatta. La superficie è lucida e setosa. Si usa per falegnameria interna ed esterna, per lavori di ebanisteria, per impiallacciatura, per la fabbricazione di strumenti musicali.

BalsaIl balsa è un albero dell'America tropicale dal legno bianco leggerissimo, molto poroso. Ha una fibra spugnosa, omogenea, fragilissima e morbida, che gli permette però di essere lavorato e plasmato con molta facilità, modellato con stampi di metallo. Si sega male perchè si scheggia, ma può essere intagliato con strumenti affilati. Oltre a essere il più leggero dei legni è anche il più stabile e il meno soggetto a deformazioni. Si usa soprattutto in aeromodellismo e in arredamenti teatrali (le sedie che gli attori si rompono in testa nelle risse sono di balsa).

Betulla

BetullaLa betulla è un legno tenero, della famiglia delle latifoglie. Colore bianco giallastro venato, qualche volta tendente al rosa. Poco resistente all'umidità, si usa solo per costruzioni interne. Se ne ricavano compensati, interni di mobili. E' il più resistente fra i legni teneri e si può lavorare al tornio.

BossoIl bosso è un legno a essenza forte, famiglia delle latifoglie. Durissimo, ha colore chiaro, dal bianco al giallo limone. Viene usato per lavori di ebanisteria, strumenti musicali. Molto adatto alla lavorazione al tornio.

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Le essenze del legno

CarpinoIl carpino è un legno di essenza forte, della famiglia delle latifoglie. Ne esistono diverse varietà. Molto duro e compatto, ha colore giallo sporco e alto peso specifico. Ottima resistenza meccanica però si torce facilmente e non è adatto alla pialla e al tornio perchè tende a scheggiarsi. Se ne fanno manici di utensili, ruote idrauliche e ingranaggi, viti di pressione e attrezzi agricoli.

Castagno

CastagnoIl castagno è un albero di essenza forte, semiduro, della famiglia delle latifoglie. Di colore bianco giallastro o bruno, leggermente venato e con molti nodi, il legno è elastico e resistente, poco compatto e con basso peso specifico. Gli alberi di castagno devono essere tagliati a tempo opportuno, fra i duecento e i trecento anni. I castagni troppo vecchi sono soggetti a malattie che ne deteriorano il legno. Si usa per falegnameria interna ed esterna, ebanisteria e, per la sua ottima resistenza all'umidità (se non soggetto a cambiamenti d'ambiente e di temperatura), per serramenti, palafitte, botti, tini e mastelli.

CedroIl cedro appartiene alla famiglia delle resinose. Originario del Libano, ha tronco molto alto. Il legno è rossiccio, facilmente fendibile. Viene usato per la costruzione di imbarcazioni sportive, ma soprattutto matite.

Cembro o cirmolo

CembroIl cembro (cirmolo) è un albero di essenza tenera, che appartiene alla famiglia delle resinose. Ha il legno molto compatto, senza venature. E' usato soprattutto per lavori di tornio e di intaglio.

Ciliegio

CiliegioIl cieligio è un legno di essenza forte, famiglia delle latifoglie. Il legno è arancione o rosso bruno con venature, molto duro e compatto, con fibre regolari. Tende però a deformarsi e a fendersi.

Cipresso

CipressoIl cipresso è un albero di essenza forte, famiglia delle resinose. Il legno è bianco gialliccio, duro, compatto e profumato. Resiste bene ai tarli e all'umidità. E' usato per mobili, infissi interni ed esterni, costruzioni marittime e lavori subacquei.

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Le essenze del legno

CornioloIl corniolo è un legno di essenza forte, famiglia latifoglie. Il legno è bianco rossastro, durissimo e resistente. La superficie si può levigare molto bene. E' adatto per lavori di tornio, intaglio e intarsio. La sua durezza e la sua resistenza all'attrito lo consigliano per parti di ingranaggi e attrezzi di molto uso.

Ebano

EbanoL'ebano proviene dalle Indie, dalle Antille o dall'Africa. Ce ne sono diverse varietà, la più pregiata è quella col legno nero. Il legno è profumato, durissimo, più pesante dell'acqua (quindi non galleggia). La superficie può essere rifinita e lucidata molto bene. Si usa per lavori di tornio, di intaglio, intarsio, parti di strumenti musicali, mobili di lusso.

Faggio

FaggioIl faggio è un legno di essenza forte, della famiglia delle latifoglie. Il legno è biancastro o giallo rossastro. E' pesante, tende a fendersi e deformarsi, è poco elastico. Si può curvare col vapore, in questo caso diventa più duro e flessibile. Si usa per pavimentazioni, mobili, carpenteria, serramenti e anche, una volta incatramato, per traversine di rotaie ed edilizia idraulica.

Frassino

FrassinoIl frassino è un legno molto duro, di essenza forte, della famiglia delle latifoglie. Il colore è bianco rosato madreperlaceo. Può avere sfumature sul verde. Si può pulire e lucidare molto bene. Anche il frassino si può curvare col vapore. Si presta a lavori di ebanisteria, intelaiature, mobili, sci, veicoli, bastoni, ombrelli.

HickoryL'hickory è originario dell'America settentrionale, fornisce un legno pregiato, molto duro ed elastico, curvabile a vapore. Viene usato per la costruzione di sci.

Larice

LariceIl larice è un legno di essenza resinosa. Il colore è rossastro con venature scure o giallo chiaro. E' molto compatto e robusto, resistente all'umidità. Si usa per costruire mobili, infissi interni ed esterni. La varietà detta "americana" è impiegata anche per la costruzione di navi.

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Le essenze del legno

LeccioIl leccio è un legno di essenza forte, famiglia delle latifoglie. Il colore è rossastro chiro. E' un legno molto duro, compato e resistente, non viene attaccato dai tarli. Si può pulire molto bene. Se ne costriscono mobili, leve, assi di carri, attrezzi da falegname.

Mogano

MoganoIl mogano proviene dall'America tropicale e dalle Antille. Il legno è duro, compatto, facile da lavorare, di colore rosso scuro. Ha grana finissima, può venire lucidato e non si deforma. E' usato soprattutto per i mobili.

Noce

NoceIl noce è un legno di essenza forte, semiduro, della famiglia delle latifoglie. Il colore è marrone. Può esere chiaro se l'albero è giovane, scuro se è vecchio. Ha delle belle venature più scure. Il legno ha fibra compatta, è duro, elastico, pesante. Resiste poco agli insetti e agli agenti atmosferici. E' adatto a essere intagliato. Si usa soprattutto per mobili, cornici e oggetti da ornamento.

Obece

ObeceL'obece è un legno di essenza tenera, famiglia delle latifoglie. E' un legno puzzolente, di colore bianco grigiastro. Usato per lavori di falegnameria.

Olivo

OlivoL'olivo è un legno di essenza forte, della famiglia delle latifoglie. Il legno è giallo con venature scure, profumato a struttura compatta e omogenea. Si può lavorare e rifinire molto bene. Si utilizza per costruire pavimenti, mobili, contenitori, lavori di tornio e d'intarsio.

Olmo

OlmoL'olmo è un albero di essenza forte della famiglia delle latifoglie. Il colore del legno è marrone bruno o giallo rossiccio. E' molto duro, compatto, rigido e resistente. Non si fende con facilità. Si può tornire e intagliare. Si utilizza per costruire parti di utensili, banchi da falegname, veicoli gradini e pavimenti. Ha la particolarità di non venire rovinato dall'urina degli animali.

OntanoL'ontano è un legno di essenza tenera, della famiglia delle latifoglie. Il colore è beige rossastro. E' un legno che resiste bene all'acqua, molto compatto, adatto per lavori al tornio.

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Palissandro

PalissandroIl palissandro è un legno duro, della famiglia delle latifoglie, proveniente dal Brasile e dall'India. E' molto compatto, di colore rosso violaceo venato e profumato. Si può rifinire e lucidare molto bene. E' adatto a lavori di tornio e d'intarsio. Si usa per mobili, pianoforti, lavori di ebanisteria.

Pero

PeroIl pero è un legno di essenza forte, famiglia delle latifoglie. Il legno è compatto, molto pesante, resistente ai tarli. Non si deforma. Si lavora facilmente e non si scheggia. Il colore è rossiccio. Si utilizza per strumenti di precisione, strumenti musicali, lavori di tornio e di intaglio e per la costruzione di mobili intagliati.

Pino

PinoIl pino è un legno tenero, della famiglia delle resinose. E' profumato, molto resinoso, resistente alle intemperie, di colore bianco rossiccio. E' più duro dell'abete. Ce ne sono diverse qualità. Il pino marittimo si usa per intelaiature e falegnameria interna, per traversine ferroviarie, impalcature, pali telegrafici. Il pino selvatico serve per costruire navi, ponti, serramenti e infissi esterni, pali telegrafici, mobili. Altre qualità servono per alberi da navi, costruzioni rurali, lavori di intaglio, modelli di fonderia.

Pioppo

PioppoIl pioppo è un legno di essenza tenera, della famiglia delle latifoglie. Di colore biancastro, a grana fine, uniforme, omogenea, fragile, facile da lavorarsi. E' poco resistente al tempo e alle intemperie.Si utilizza per costruire fiammiferi, casse da imballaggio, interni di mobili, pasta di legno, falegnameria minuta, scaffalature.

Pitch-pine

Pitch-pineIl pitch-pine è un legno di essenza resinosa. Proviene dall'America centrale. E' compatto, a fibre sottili, molto resinoso. Il colore è giallo rossiccio. Resiste bene all'umidità, anche sott'acqua. Si usa per costruire imbarcazioni, ponti, traversine ferroviarie e per la costruzione di mobili e infissi.

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Platano

PlatanoIl platano è un legno di essenza forte, della famiglia delle latifoglie. Anche le radici, che sono di color rosso venato, sono utilizzate per impiallacciature. Il legno è bianco rossastro con zone scure. Si deforma facilmente, non resiste all'umidità e, seccando, si riduce di volume. Anche se è un legno duro, si lavora facilmente. E' particolarmente adatto a lavori di tornio e d'intaglio.

QuerciaLa quercia è un albero di essenza dura, della famiglia delle latifoglie. Il legno è giallo pallido o bruno rossastro chiaro. Stagionando scurisce. E' un legno compatto, pesante, robusto. Si usa per costruire mobili, veicoli, palafitte, traversine ferroviarie. Ci sono diverse qualità di quercia. Una è la quercia da sughero che dà un legname poco pregiato, ma la cui corteccia molto spessa costituisce appunto il sughero. Il sughero è leggerissimo, elastico, impermeabile, buon isolante dei rumori. Si usa per tappi, galleggianti, suole di scarpe, rivestimenti di mobili e di pareti, per costruire pannelli termici e isolanti.

Rovere

RovereIl rovere è una qualità di quercia molto dura di colore bruno giallastro, che lasciata stagionare è utilizzata per la costruzione di botti, tini e mastelli, nonchè di piccole imbarcazioni. Il succo contenuto nel legname, chiamato tannino, oltre che resistere alla fermentazione del vino, gli conferisce aroma.

Tek

TekIl tek è un albero dal legno duro, che proviene dalla Birmania e dall'Indocina. Il colore è bruno verdastro venato, giallo o rosso cannella. Molto solido, resistente agli sbalzi atmosferici e all'umidità. E' pesante, a fibra compatta; si lavora facilmente. E' adatto per lavori di ebanisteria, per serramenti esterni, per pavimenti esterni, per mobili, costruzioni navali e idrauliche.

Tiglio

TiglioIl tiglio è un albero di essenza tenera, della famiglia delle latifoglie. Il legno è di color bianco sfumato di rosa, tenero, a fibra omogenea e sottile, di molto facile incisione. E' delicato, non resiste al tempo e ai tarli. Viene usato per costruire mobili, rocchetti, oggetti di cancelleria, tasti per pianoforti.

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La levigatura

Un’operazione indispensabile per preparare il legno alla fase finale della verniciatura

Uno degli ultimi interventi, prima di considerare finito il lavoro, è quello della lisciatura.Una buona lisciatura può essere fatta a mano o con una levigatrice elettrica. Se lavoriamo manualmente, occorre della carta vetrata, che sistemeremo su un blocchetto di legno, per poter meglio manovrare sul piano. All’occorrenza, se dobbiamo levigare cornici o parti sagomate, possiamo adoperare una spugna, sulla quale avvolgeremo la carta.Dapprima, visto che la superficie è ancora ruvida, si carteggia con carta a grana grossa, per pareggiare le asperità più evidenti, mentre in seguito si dà il tocco finale ripassando con carta e grana più fine. Non bisogna mai avere fretta.Una carteggiatura fatta male corrisponde ad un basso livello di rifinitura e al momento di verniciare si ha un mediocre risultato.Anche la carta vetrata deve essere passata lungo la direzione delle fibre, senza premere, ma dandole un movimento quasi rotatorio, delicato e regolare.Particolarmente utili si rivelano le lime-raspe Surform che si usano come un piallino: sulla syola sono riportate delle lame taglienti, distribuite con varie intensità.La medesima operazione può essere svolta mediante l’azione di una levigatrice orbitale, con tutti i vantaggi che si possono avere dall’apporto di una macchina elettrica. La levigatrice è dotata di un motore e di una base d’appoggio sulla quale viene messa la carta abrasiva. Il suo motore agisce ad un regime di circa 3000 giri al minuto, facendo compiere alla suola dei movimenti orbitali in quanto sono guidato da una gola di forma ovoidale.La levigatrice orbitale rivela la sua maggiore utilità quando dobbiamo lavorare entro spazi ristretti o circoscritti da risalti. Essendo appunto orbitale, tende a frantumare la vena del legno, spostandosi di 90° rispetto ad essa.La levigatrice orbitale non deve essere confusa con una specie di piallatrice o raspa meccanica.Essa leviga, cioè liscia, senza erodere la superficie, se non di pochi decimi di millimetri. Dunque non è in grado di alterare spessori o profili di modanature. La si usa proprio per rifinire, per eliminare graffi, errori di tracciatura, abrasioni e quindi dare al piano una certa omogeneità nell’aspetto.Naturalmente la consistenza dell’abrasione, è determinata esclusivamente dalla grossezza della grana della carta abrasiva, che viene inserita fra le pinze della macchina. Nell’acquisto, è molto importante

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tenere presenti le dimensioni della suola. Le sue pinze devono contenere esattamente una frazione di foglio di carta abrasiva in formato standard. Una levigatrice con platirello troppo grande o troppo piccolo, ci porta ad un consumo eccessivo di carta vetrata, proprio in dipendenza dei tagli a misura, peraltro poco pratici. Quando si usa una levigatrice non bisogna mai pressare. I movimenti vanno distribuiti con calma, avanti e indietro, fino a quando la superficie del piano presenta la medesima lisciatura.Molto utili risultano poi le levigatrici a nastro che permettono, grazie ai rulli rotanti su cui scorrono i nastri abrasivi, di effettuare rimozioni veloci di vernici, stucchi, incrostazioni, resine da grandi superfici e di materiale diverso, come metallo, legno, intonaco, ecc. Inoltre grazie alla gamma di nastri disponibili è possibile eseguire complessi lavori di sagomatura, levigatura e smussatura.Prima di procedere alla verniciatura, tutte le parti vanno accuratamente pulite per eliminare ogni traccia di polvere e segatura.

Il Legno - © Edifai 1991

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