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LUCCA Book Finale

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Page 1: LUCCA Book Finale
Page 2: LUCCA Book Finale

•• 22 CAMPIONATOGIORNALISMO MERCOLEDÌ 18 GENNAIO 2012

C’era un tempo l’emigrazionePartivano dai paesi in cerca di lavoro. Ora c’è il fenomeno opposto

EMIGRAZIONE e immigrazio-ne. Un fenomeno molto importan-te che colpì l’Italia del XIX secolo,un Paese prevalentemente agricoloe con una popolazione in gran par-te analfabeta, fu l’emigrazione ver-so paesi economicamente più svi-luppati; furono registrate più di 24milioni di partenze, un numeroquasi equivalente alla popolazionedel tempo. A differenza di ciò chesi crede questo fenomeno, interes-sò tutte le regioni italiane per cuinon si sottrasse nemmeno la nostraregione, la Toscana. All’epoca vierano vari motivi per emigrare inluoghi migliori, ma la spinta mag-giore venne soprattutto dall’aspira-zione amigliorare la propria condi-zione di vita, quella di contadini acui la terra non dava più il nutri-mento necessario alla sopravviven-za.

GENERALMENTE i fattori dispinta erano dunque rappresentatida situazioni di sotto sviluppo, mi-seria, sotto alimentazione, proble-mi politici, mancanza di un’ occu-pazione stabile. Queste condizioni,vissute inmaniera negativa, furonoil motore propulsore dell’esodo dimassa dalla nostre campagne e dai

nostri paesi di montagna. Che cosasapeva l’emigrante di ciò chel’aspettava? Il viaggio era un saltonel vuoto, verso l’ignoto; giorni egiorni trascorsi suuna nave, circon-dati dall’oceano e dalla sua vastità.Ma cosa succedeva una volta giuntia Ellis Island, il porto che ricevevale navi dgli emigranti? Qui veniva-no effettuati i primi controlli sia a

livello burocratico che sanitario:l’immigrato ammalato veniva subi-to rimpatriato. Nel giro di qualcheanno gli Usa adottaronomisure re-strittive (come il divieto di entratadi età superiore a 16 anni se analfa-beti), che portò alla diffusione diuna discriminazione xenofoba.L’italiano era soprannominatochianti omaccaroni, dago.

OGGI il numero d’italiani che la-sciano il proprio paese per cercaremigliori opportunità di lavoroall’estero si è fortemente ridotto,ma non è completamente esaurito.Si ha un flusso di circa cinquanta-mila persone che espatriano e altret-tante che rimpatriano. Ciò che èmutato è la qualifica professionaledegli emigranti: è aumentato il nu-merodi tecnici e operai specializza-ti che si recano in cantieri o in im-prese ad alta tecnologia soprattuttonei paesi del terzo mondo.

ILFENOMENOdell’immigrazio-ne è cominciato ad affacciarsi timi-damente nella realtà italiana neglianni ‘60 e ‘70 delXX secolo,ma so-lo nella prima metà degli anni ‘80ha assunto una dimensione socialepienamente visibile e socialmenterilevante. I «nuovi migranti» sonoattratti dal mito dell’occidente ric-co, forte dal punto di vista delle ri-sorse, del lavoro e delle opportuni-tà, unito all’immagine di una socie-tà democratica e moderna. Secon-do i dati Istat più recenti, risalential 1˚ gennaio 2011 in Italia, sonopresenti 4.570.317 stranieri, questoequivale al 7,5% della popolazionetotale di oggi.Dallo scorso anno c’èstato un incremento del 7,9% ri-spetto l’anno precedente.

UNANUOVA vita a Castelnuovo Garfagnana. Apartire dagli anni 80 del XX secolo, l’Italia è statainvestita da un fenomeno che tutt’oggi è in conti-nua crescita: l’immigrazione dai paesi africani edeuropei.Milioni di persone, attratte dalle condizio-ni favorevoli presenti nel nostro Paese, si sono ri-versate sui nostri lidi, varcato i confini d’oltralpe, ehanno raggiunto le nostre città e i nostri paesi. An-che a Castelnuovo Garfagnana si sono stabilite di-verse famiglie in cerca di una vita migliore, cosìnella nostra classe ci sono alunni che hanno segui-to i loro genitori in questa scelta coraggiosa e han-no lasciato le loro terre natie: dall’isola caraibicacubana, dal freddo della Georgia, dalle terre dellaRomania, fino dalle coste del Marocco, i nostricompagni hanno iniziato un nuovo percorso di vi-ta. Jasmine ci racconta che suo padre, prima di sta-

bilirsi a Castelnuovo con tutta la famiglia, era statoa lavorare in Spagna. Poi, una volta impiegatosi co-me operaio in una cartiera di Castelnuovo, ha deci-so di ricongiungersi alla famiglia, che per tutto iltempo lo aveva aspettato inMarocco. I suoi fratellierano già grandicelli quando sono venuti in Italia,mentre lei non era nata; è nata infatti a Barga 14anni fa. Sicuramente alcune difficoltà ci sono sta-te, ma tutti hanno imparato in pochi mesi l’italia-no e ciò ha permesso unmigliore inserimento nel-la vita quotidiana. Lamamma non parla l’italiano,tuttavia lo capisce. Anche la famiglia di Todaer èvenuta in Italia per ragioni di lavoro; aveva solo 8anni quando con la famiglia ha lasciato la Roma-nia, ed ogni tanto la nostalgia lo assale, ma per ilmomento la sua vita e qui, dove frequenta la scuolaed ha nuovi amici.

TESTIMONIANZE I NOSTRI COMPAGNI ARRIVATI DA CUBA, GEORGIA, MAROCCO, ROMANIA

In cerca di una nuova vita qui a Castelnuovo

CORSI E RICORSI Ecco le... strade che portano a Castelnuovo

LA REDAZIONE

UNA VOLTA le redini fami-liari erano tenute dal maschiopiù anziano, il capofamiglia.Nella famiglia contadina, esi-steva una rigida separazione diruoli tramarito e moglie e tra ge-nitori e figli. Spesso le esigenzefamiliari erano talmente fortiche si venivano a creare modi divita brutali, specialmente neiconfronti della donna di casa odei più piccoli. Il nucleo familia-re era numeroso. Di solito se neoccupava la moglie del capofa-miglia, che si destreggiava tra cu-cina e pulizie. Gli uomini usci-vano di casa per andare a lavo-rare. Nelle famiglie delle nostreterre, anche i bambini svolgeva-no un ruolo importante: fin dapiccoli si dedicavano all’alleva-mento del bestiame e alla prati-ca dell’agricoltura, attività essen-ziale per garantire le risorse ne-cessarie alla vita familiare. Atti-vità che alternavano alla fre-quenza della scuola che spessoraggiungevano a piedi, percor-rendo sentieri o mulattiere chesolcavano i boschi e attraversa-vano le campagne. Ad un certopunto però le nostre terre non fu-rono più sufficienti al fabbiso-gno della popolazione locale percui dalla Valle del Serchio gliuomini raggiungesero la Fran-cia attratti da paghe migliori. Aquesta situazione si deve aggiun-gere la corrente delle donne, gio-vani spose o ragazze madri cheraggiungevano la Francia dovesi impiegavano come balie. Unlavoro temporaneo ma redditi-zio. Le balie erano trattate contutti i riguardi possibili, ben nu-trite e vestite. Certo era una scel-ta coraggiosa che investiva tuttala famiglia patriarcale, a cui ve-niva affidato il compito di cresce-re il proprio figlio.Un lavoro an-che criticato perché sovvertiva ilruolo della donna, che non erapiù l’«angelo del focolare», macolei che manteneva la famigliae ne diventava il «capo».TraOt-tocento e Novecento, in partico-lare tra il 1906-1915, la fami-glia garfagnina, a causadell’emigrazione, cominciò asgretolarsi. Il fenomeno si è ac-centuato in questi ultimi decennie il nucleo familiare è semprepiù ridotto: secondo i dati Istatogni donna in Italia mette almondo 1,41 figli (media).

Scuolamedia

Castelnuovo

LAVORO Tante famiglie straniere

approdano in Garfagnana

La pagina è stata realizzata dagli alunni

della II C della Scuola Media di Castelnuo-

voGarfagnana. Tutor la professoressaSil-

via Prosperi. Dirigente Amina Pedreschi.

Ecco gli alunni: Bagatti Giulia, Bertucci

Marta, Boni Simona, Bonacci Francesca,

Bresciani Francesca, Crudeli Iacopo, Dad-

doveri Francesco, De Lillo Leonardo, Faur

Toader, Lakhoua Yasmine, Lopez Miguel,Marigliani Paolo,Mori Ilaria, Orlandi Ales-sio, Pardini Dalila, Satti Asia, Satti Matteo,Simonini Lisa, Tasoyti Jason, Tavaroli Co-stanza, Turati Laura, Turri Alessandro.

LASOCIETA’

La famiglia?In media

solo 1,4 figli

Page 3: LUCCA Book Finale

••23CAMPIONATOGIORNALISMOMERCOLEDÌ 18 GENNAIO 2012

Finalmente... la felicitàIl film di Pieraccioni ha mostrato all’Italia lo splendido Ponte del Diavolo

UNNUOVO filmnatalizio diLe-onardo Pieraccioni ormai non faquasi più notizia, non fosse altroche stavolta il regista fiorentino,ormai giunto alla sua decima pro-va, ha scelto tra le location ancheil monumento più rappresentati-vo del nostro comune, ovvero ilsuggestivo Ponte del Diavolo!Che emozione! Inutile dire che cisiamoprecipitati inmassa al cine-ma.La storia narrata nella pellico-la di Pieraccioni è quella di Bene-detto Parisi, un professore di mu-sica di Lucca che, invitato daMa-riaDeFilippi nella sua trasmissio-ne «C’è posta per te», viene a sco-prire l’adozione a distanza da par-te della madre, da poco scompar-sa, di una bambina brasiliana,Lu-na, diventata nel frattempo unastupendamodella (l’attriceAriad-na Romero).

LA RAGAZZA, in Italia per unservizio fotografico, vuole cono-scere così Benedetto, la cui vita,da quel momento, subisce un’im-provvisa svolta. Il musicista si in-

namora infatti perdutamente diLuna e per conquistarla la rag-giungerà per ben due volte in Sar-degna: la prima, aiutato dall’ami-co del cuore Sandrino (l’attoreRocco Papaleo) e la seconda dalcollega Argante (Andrea Busce-mi) che, per farsi perdonare unaserie di scorrettezze, gli noleggia

addirittura un piccolo aereo.

IDUE pertanto non potranno faraltro che innamorarsi, condivi-dendo una vita felice, rallegratadalla nascita di una splendida fi-glia e dal successo professionaledi Benedetto, concretizzatosinell’apertura di una scuola dimu-

sica per bambini. A chi ha visto ilfilm non sarà certo sfuggito cheuna delle scene più carine è statagirata nel comunediBorgo aMoz-zano, proprio sul nostro ponte.Tutto questo per noi è motivo diorgoglio perché le sue arcate mil-lenarie di pietra che sovrastano ilSerchio vengono ad essere unodei simboli conosciuti e apprezza-ti di tutto il territorio lucchese.

LA POPOLAZIONE di Borgo aMozzano si è infatti sempre iden-tificata in questa maestosa archi-tettura, di forma così antica e allostesso tempo moderna nella suaessenzialità, che lega tuttora il pas-sato al presente, in una continuitàdi operosità e laboriosità che ap-partiene a tutta quanta la nostracomunità. Bravo, quindi, a Leo-nardo Pieraccioni per aver mo-strato la bellezza del nostro terri-torio e averci fatto divertire conquesto film, il cui titolo, «Final-mente la felicità», speriamo sia be-naugurate per il nuovo anno!Non ci resta, quindi, che consi-gliarne a tutti la visione.

LUCIDAMansi, nobildonna lucchese, era una don-namolto attraente e altrettanto crudele, infatti uccisesuomarito per contornarsi di schiere di amanti. Pareinoltre che Lucida uccidesse gli amanti che le faceva-no visita facendoli cadere dentro botole con lame affi-latissime. Unamattina notò sul suo volto una ruga e,disperata, si mise a piangere e ad urlare così forte chedavanti a lei comparve un ragazzo bellissimo, in real-tà il Diavolo. Questo le fece un’allettante proposta:30 anni di giovinezza in cambio della propria anima.Lucida accettò il patto e mentre tutti invecchiavano,lei rimaneva sempre giovane e bella.Trascorsi itrent’anni, la notte del 14 agosto 1623, il diavolo ritor-nò per prendersi ciò che gli spettava. Lucida tentò diingannarlo: si arrampicò sulla ripida scala della Tor-re delle Ore provando a fermare la campana che face-va scoccare la mezzanotte, l’ora in cui il Diavoloavrebbe preso la sua anima. Però il tentativo fallì, ilDiavolo la prese e la caricò sulla sua carrozza infuoca-

ta, trainata da un cavallo che aveva gli zoccoli d’oro.Le fece fare il giro della città perché tutti potesserosentire le sue grida per poi inabissarla nel laghettodell’Orto botanico. A Borgo a Mozzano, la notte del31 ottobre, quando si celebra la festa di Halloween,tutti si riuniscono nella piazza del Comune aspettan-do Lucida, interpretata da un’attrice che arriva versomezzanotte. Lei inizia a raccontare la sua storia, poiarriva un attore che interpreta il Diavolo, prendeLu-cida e la scaraventa sulla sua carrozza trainata da dueattori vestiti da mostri delle tenebre. Arrivati al Pon-te del Diavolo, l’attrice viene sostituita da un fantoc-cio che verrà buttato nel fiume Serchio, illuminatoda luci rosse che rappresentano le fiamme dell’infer-no, con una musica tenebrosa di sottofondo. La leg-genda narra che se si immerge la testa nell’acqua dellaghetto dell’Orto botanico, si può ancora vedere ilvolto di Lucida sul fondo. Altri invece sostengonoche nelle notti senza Luna si può vedere la carrozzainfuocata di Lucida.

LA LEGGENDA LA NOTTE DI HALLOWEEN SI RICORDA LA STORIA POPOLARE DELLA NOBILDONNA

Lucida Mansi e quel patto di lunga giovinezza

CIAK Pieraccioni sul set con il sindaco Poggi: sullo sfondo il ponte

LA REDAZIONE

IstitutoComprensivo

Borgo aMozzano

IL SINISTRO e curiosonome di «Ponte del Diavo-lo» è dovuto a una leggendadi cui esistono varie versio-ni. La più nota è quella checi rimanda alla sua costru-zione: si narra che il compi-to di edificare il ponte fu af-fidato a S.Giuliano l’ospita-liere. L’opera si rivelò findall’inizio di difficile realiz-zazione. Il capomastro, reso-si conto che non avrebbecompletato il ponte per lascadenza prevista, era nelladisperazione, ma una sera,mentre sedeva da solo sullasponda del Serchio a guar-dare il lavoro pensando aldisonore che avrebbe subi-to per non aver terminato ilponte umile, apparve il dia-volo a proporgli un patto. Ilmaligno avrebbe terminatoil ponte in una sola notte,ma a una condizione: avreb-be preso la prima anima cheavesse attraversato il ponte.Il patto fu siglato e inuna so-la notte il diavolo con la suaforca sollevò la grande cam-pata del ponte. Da parte suail costruttore, pieno di ri-morso, andò a confessarsida un religioso che gli sug-gerì di rispettare il patto,ma di aver premura che ilprimoad attraversare il pon-te fosse un… cane! Il gior-no successivo così il capo-mastro impedì l’accesso e fe-ce attraversare per primo ilponte alla bestia. La leggen-da vuole che il diavolo,infe-rocito per la beffa si gettògiù dal ponte nelle acquedel Serchio e con un colpodi schiena allargò l’arcomaggiore e scomparve nelleacque senza farsimai più ve-dere.

MAGIAUna bella veduta delponte del Diavolo

Ecco gli alunni della I˚ B della media diBorgo a Mozzano che hanno partecipato:Alahyal Abderrazak, Baccelli Chiara, Ber-toncini Thomas, Biagi Daniel, CassataroValentina, El Jaafari Hassna, El Missi

Achraf, Giannini Nicola, Klein Yamila,Likaj Edmir, Magnani Asia,Micheli Davide,Nardi Rebecca, Nicoletti Daniele, Nouama-ne Sukaina, Poggi Ginevra, Prata Filippo,RondinoneAlessio, RondinoneLuigi, Santi-

ni Giulia, Selouane Yassine, Shahu Ornel-la, Dirigente Scolastico dell’Istituto Com-prensivo di Borgo a Mozzano: dott. Clau-dio Franciosi. Tutor l’insegnante di Lette-re, prof. Andrea Santoro.

ILMONUMENTO

L’originedi questo

nome curioso

Page 4: LUCCA Book Finale

•• 20 CAMPIONATOGIORNALISMO MERCOLEDÌ 25 GENNAIO 2012

Ponte tra storia e innovazioneLa nostra indagine su tradizioni e ultime frontiere della tecnologia

TRADIZIONE e innovazione:due opposti che si completano.Sembra stano dirlo, ma è propriocosì… Infatti, senza tradizionenon ci sarebbe innovazione, sen-za un passato non ci sarebbero lebasi per costruire un futuro. E noigiovani, che siamo il futuro e l’ in-novazione per antonomasia, ab-biamo il dovere di conoscere ilpassato e di conseguenza le tradi-zioni che gli appartengono. Unmodoper incuriosirci, per indaga-re su un passato non così lontanoe per comprendere come tradizio-ne e esperienza possono entrarenei meccanismi dell’innovazionee sporgersi sul davanzale del do-mani. Da tutto ciò è nata l’idea direalizzare il progetto «Montagna/Immaginario», unendo appuntoqueste due cose.

MACOME?Dando inizio alle in-dagini: ognuno di noi si è fattoraccontare dagli anziani del pro-prio paese storie, leggende emodidi dire di una volta ottenendo ungran numero di testimonianze. Sisonodivertiti connoi a ripercorre-

re antichi «passaparola» avvoltida un velo dimistero e di imman-cabile suggestione. Investiti dai vi-deo game e dal mondo multime-diale in genere, non abbiamo co-munque potuto evitare di esseretravolti dal fascino intramontabi-le di leggende e racconti traman-dati da padre in figlio che resisto-

no innossidabili agli anni e allemode.

DAGLI STREGHI al BiscioBimbin: sono tanti i personaggifantastici che hanno popolato ilnostro passato e ora non resta cherenderli attuali. Per questo moti-vo abbiamo deciso di collaborare

con il centro «Garfagnana Innova-zione», grazie al quale potremo re-alizzare qualcosa di concreto.Questo perché «Garfagnana Inno-vazione» si occupa del settore lapi-deo, dandoci la possibilità di rea-lizzare un personaggio della leg-genda garfagnina in marmo.

MA IL LAVORO che ci aspettanon finisce qui: alla fine dell’ an-no scolastico ci cimenteremo inuna rappresentazione teatrale cheavrà come protagonista assolutala tradizione, avendo la possibili-tà di collaborare nuovamente congli anziani dei nostri paesi, per-ché i loro ricordi sono importantie in fondo appartengono anche anoi.Questa sarà anche un’ occasio-ne per far sentire «speciali» questepersone, che spesso noi giovanitrascuriamo considerandole «vec-chie», ma non solo…Sarà unmo-mento in cui nessunodi noi si ver-gognerà della propria provenien-za, nel senso che potremo conside-rare il nostro paese non più «anti-co emonotono», ma un luogo ric-co di cultura e tradizioni.

COM’ÈNATO e che cos’èGarfagnana Innovazio-ne? A rispondere è Stefano Coiai, responsabile delCentro. «Garfagnana Innovazione è stato realizza-to a Gramolazzo dal Comune di Minucciano cheha cofinanziato assieme alla Regione Toscana siala realizzazione degli immobili sia l’acquisizionedelle attrezzature. La gestione è stata assegnata alGal, Garfagnana Ambiente e Sviluppo».In cosa consiste l’attività del centro? «Il progettodi gestione prevede una prima fase rivolta all’indi-viduazione ed all’incubazione di nuove impreseche successivamente verranno accompagnate nel-la fase di start up per un periodo pari a 36 mesi.Siamo anche un Centro Servizi ed un Polo Tecno-logico.Quali sono gli ambiti di intervento? «Formazio-ne. Fornitura di servizi di altissima qualità tecnolo-gica ad aziende che abbisogninodi particolari lavo-razioni e che per ragioni economiche e tecniche

non hanno al loro interno macchinari (quali ro-bot, macchine CNC ecc.) che possano fare quel ti-po di servizio. Inoltre prepariamo i tecnici in gra-do di gestire questo tipo di tecnologia altamentespecialistica e collaboriamo in sinergia con docen-ti e altri esperti del mondo dell’arte per proporredei corsi, con l’intenzione di far diventare Garfa-gnana Innovazione un’eccellenza del settore».Come è nata l’idea di una collaborazione con lanostra scuola? «E’ la naturale conseguenza degliscopi sopra descritti, mettendoci in primo luogo alservizio del nostro territorio, cercando di far cono-scere il nostro potenziale ai giovani, riuscendoma-gari a spronare qualcuno ad avvicinarsi inmanieradel tutto nuova e tecnologica al settore lapideo cheper tanti anni è stato la spina dorsale della nostraeconomia, unendo per così dire la tradizione conl’innovazione, elementi indispensabili per poter te-nere in vita la nostra terra».

L’INTERVISTA STEFANO COIAI RESPONSABILE DEL CENTRO GARFAGNANA INNOVAZIONE

Imprese e giovani: il futuro parla così

FANTASIASotto duefigure dellaleggendagarfagnina, afianco la sededi GarfagnanaInnovazione

LA CLASSE

NEIBESTIARI e nelle leg-gende greche ed europee, ilbasilisco è una creatura mi-tologica citata anche come«re dei serpenti», che si nar-ra abbia il potere di uccide-re conun solo sguardo diret-to negli occhi. Secondo Pli-nio il Vecchio è velenosissi-mo e qualunque essere vi-vente entri in contatto conil suo fiato o venga morso,muore sul colpo. In Italiacentrale, tra la Toscana,l’Umbria e l’alto Lazio, èdiffusa nelle campagne latradizionedel «SerpenteRe-golo», anch’esso «piccolore», serpente pernicioso evendicativo, dalla testa gran-de comequella di unbambi-no, abitante fossi, campi, ro-vine e foreste.Anche nel no-stro territorio è conosciutala leggendadel «BiscioBim-bin». Una volta alcune per-sone che abitavano a Gorfi-gliano in prossimità dellaChiesa Vecchia, videro unserpentedi grosse dimensio-ni. Lo misero in un sacco esi accorsero che questo pesa-va sempre di più; aprironoil sacco e trovarono un ser-pente con la faccia di unbambino, con una stellabianca sulla fronte e chepiangeva come un neonato.Chi lo guardava non potevapiù scappare...

I BASILISCHI sono statiutilizzati anche nei giochi,film, libri e romanzi fantasymoderni.Non è insolito tro-varne nei bestiari dei giochidi ruolo come «Dungeons& Dragons» e «Final Fan-tasy».Anchenelmondoma-gico di Harry Potter esisto-no basilischi. In particolarenel secondo libro di «HarryPotter e la camera dei segre-ti», Harry dovrà battersicon il gigantesco serpentedallo sguardo mortale.

ICPiazzaalS.

GramolazzoMedia di Gramolazzo

IMPEGNO Stefano Coiai,responsabile del centro

CLASSE 1a: Asia Ambrosi, Francesca Benas-sai, IreneBiagioni, Erica Canozzi,Michael Ca-nini, Sara Canini, Giovanni Casotti, LeonardoDavini, Gaia Ferretti, Diego Ferri, GiorgioFerri, Giuseppe Ferri, Giada Iacopi, MicheleTenardi, Gabriele Tortelli. CLASSE 2a: Ilenia

Canozzi, Michael Catalini, Nicole Centofanti,Rebecca Coiai, Simone Franceschini, Miche-la Iacopi, Rita Iacopi, Alice Orsi, Jessica Orsi.CLASSE 3a: Alice Binzeschi, Lorenzo Cabo-nardi, DesirèeCanini, Stefania Chiavacci, Sa-muele Coiai, Gian Marco Comparini, Gioele

Ferri, AndreaGatti, Elisa Iacopi,MarioMarti-nelli, Nicholas Nannizzi, Margherita Pancet-ti, LauraRomei, Clara Tenardi, Beatrice Tor-re. Dirigente scolastico: Umberto Bertolini.Insegnanti tutor: Maria Cesaretti, Annama-ria Lorenzoni, Daniela Pancetti, AlessandraCasotti, Antonella Ferri.

LEGGENDE

‘Biscio Bimbin’Uno sguardo

e non fuggi più

Page 5: LUCCA Book Finale

••21CAMPIONATOGIORNALISMOMERCOLEDÌ 25 GENNAIO 2012

L’eterna ricerca dell’EldoradoBarga: ieri terra di emigranti verso la Scozia, oggi terra di immigrati

«A CAPRONA, una sera di feb-braio, gente veniva, ed era già perl’erta, veniva su da Cincinnati,Ohio».Così inizia «Italy» poemet-to di Giovanni Pascoli del 1904,vissuto per vari anni a Castelvec-chio di Barga. Già nel 1900, infat-ti, l’emigrazione di massa era unarealtà e molti di quei 14 milionidi italiani che emigrarono per cer-car fortuna altrove provenivanodal nostro comune. Partivano convelieri, detti «Le navi di Lazzaro»e il viaggio poteva durare ancheun mese in condizioni assurde.

LE CABINE, nella parte bassadella nave, erano anguste e almat-tino tutti erano costretti a trasfe-rirsi sui ponti, al di là delle condi-zioni atmosferiche. Portavano so-lo il «fagotto»: un pezzo di stoffain cui avvolgere le poche cose daportare con sé. L’emigrazione daBarga si è sviluppata in due perio-di diversi: quella dei figurinai giànel 1700 e il movimento di massatra il XIX e il XX secolo. Sin dal1870 si orienta soprattutto versola Scozia.Un’emigrazione qualifi-cata, che consentì di penetrare nel-la società scozzese con un’attività

modestama tipica come, ad esem-pio, quella dei figurinai. Un altrosettore rilevante fu quello della ri-storazione: prima camerieri, poicuochi, infine proprietari. Furo-no un successo i locali di«Fish&Chips», aperti anche alledonne, contrariamente ai pubs. IlFish&Chips Festival che si svol-ge a Barga dal 1980 ne è testimo-

nianza.Ai parenti rimasti inviava-no copiose rimesse e molti com-prarono terreni agricoli o costrui-rono case, come le ville in stile li-berty. I legami tra aree di insedia-mento e regioni di provenienza siriflettono nella nascita di associa-zioni quali i Lucchesi nel mondoe l’associazione Bargo-Scozzese.Nella sola Barga a partire dal 1985

sono arrivati circa 1321 immigra-ti: 239 dallaRomania, 187 dall’Al-bania, 139 dalla Gran Bretagna,119 dal Marocco; il resto da altripaesi europei ed extraeuropei.

LE INTERVISTE che abbiamofatto ai nostri compagni in Italiada pochi anni, descrivono un’av-ventura non sempre facile. «Sonoqui da 4 anni . I primi giorni misentivo molto triste e arrabbiato,volevo tornare inMarocco perchélì avevo lasciato la famiglia e gliamici. Adesso va meglio, ho unamico a cui tengo molto». Unaalunna viene da Marrakech. Lasua testimonianza è diversa. « Eromolto felice di venire qui insiememamma e mio fratello, mentremio padre viveva in Italia già dacirca otto anni». Per un altro stu-dente «l’Italia è più bella anche sein Senegal il giovedì e il venerdìerano giorni festivi per la scuola.A dir la verità ci ritornerei. I mieiamicimimancano anche se ci par-lo sempre attraverso facebook». Ildolce sorriso di unanostra compa-gna albanese, qui da 4 anni, sispenge quando dice di non averancora amici. E’ il triste voltodell’immigrazione.

PAOLO NUTINI, nato a Paisley in Scozia il 9Gennaio, è un cantautore famoso nel mondo e dicui noi barghigiani siamo sempre più fieri. Nasceda padre toscano, originario di Barga, e madrescozzese. A soli 17 anni si trasferisce a Londra do-ve inizia ad esibirsi. La sua più grande fortuna arri-va in occasione di uno spettacolo quando, in attesadi un noto cantante, un deejay organizza un quiz ePaolo, presente fra il pubblico, partecipa e vince lapossibilità di esibirsi. E’ così che un famoso pro-duttore, Ken Nelson, gli offre una collaborazione,dando il via alla sua carriera . Un paio di brani diNutini circolano su internet e risultano subito tra ipiù scaricati.

NEL 2006 esce il suo primo album «These Stre-ets», che ha scalato le vette delle hits vendendo ol-

tre due milioni di copie, e da cui sono stati estrattisuccessivamente altri quattro singoli: Last Re-quest, Jenny Don’t Be Hasty, Rewind e New Sho-es. Il 29 maggio 2009 esce il suo secondo album«SunnySideUp». Sempre inquesto anno, la canzo-ne «Candy» viene premiata ai Wind Music Awar-ds. Nel 2010 partecipa al concerto del 1 Maggio aRoma, un grande omaggio alle sue origini italiane,d’altra partePaoloha dimostrato il suo attaccamen-to all’Italia già nel 2006 con un concerto a Barga.

UNO SPETTACOLO che è rimasto indelebilenei cuori dei barghigiani. Con la speranza che pos-sa tornare al più presto, il 24 luglio 2007 il nostrocomune ha premiato l’artista con la medagliad’oro di San Cristoforo, la maggiore onorificenzache la città gli potesse dare.

IL PERSONAGGIO IL SUCCESSO INTERNAZIONALE POI L’INCONTRO CON LA SUA TERRA D’ORIGINE

Paolo Nutini, star planetaria barghigiana

L’ESODO La nostra era una terra di emigrazione, ora di immigrati

LA CLASSE

ScuolaMedia

«DonMei»Fornaci di Barga

QUEL VIAGGIO in trenofu tutto per Silvana Fredia-ni. Ci salì a 18 anni da sola,in fuga dalla povertà del do-poguerra. «Miamadre era lafiglia più grande — raccon-ta SoniaMaria Ercolini re-ferentedell’associazionebar-go - scozzese —. Dopo leiemigrarono anche i fratelli,in Scozia, in Colombia, inVenezuela e in Irlanda. Lasua meta era Glasgow dovepoteva ritrovare la zia. Fu ac-colta bene, ma gli inglesiguardavano gli italiani consospetto e timore».

Trovò facilmente lavo-ro?

«Partì sapendodi poter lavo-rare nel negozio difish&chips della zia».

Conosceva la lingua?«Neanche una parola d’in-glese!»

Si inserì subito nella cit-tadina scozzese?

«All’inizio fu difficile, nonera mai uscita da Ghivizza-no, si sentiva lontanissimadalla famiglia e dagli amici,catapultata in unmondo deltutto diverso. Poi si ambien-tò grazie anche alla comuni-tà italiana. Conobbemio pa-dre, anche lui figlio di emi-granti, e si sposò».

La sua è la testimonian-za di un ritorno...

«Sono nata a Glasgow e hovissuto lì per 22 anni. Sonotornata in Italia dopo la lau-rea nel 1984. Sono cresciutabilingue e imiei hannoman-tenuto le tradizioni italiane.A Glasgow c’era una comu-nità italiana molto unita efrequentavamo il circolo“La Casa d’Italia”. Trascor-revamo l’estate a Barga. InScozia mi trovavo bene, maera un paese troppo diversoe non mi piaceva il clima.Da quando sono morti imiei non ci sono più torna-ta. Ma lo ammetto: non honessuna nostalgia!»

PREMIO PaoloNutini con ilsindaco di Barga, Bonini

CLASSE3D: DafneAngeli,MaurizioBerton-cini, Ramona Bianchi, Daniele Cioffo, Chia-ra Collini, Hanane Edbiri, Mohamed Erais,Giuseppe Felice, Imad Fouhamy, LucaFranchi,MartinaLucchesi, GabrieleMazzo-ni, Leonardo Mazzoni, Sofia Moriconi, Ste-faniaNannini, AgostinoNapolitano,Matteo

Nardi, Luca Paoli, Matteo Passini, IlariaSemplici.CLASSE 3C: Alessio Angelini, FrancescoBechelli, Clementina Bertolini, Elena Bi-scardi, Ngagne Diop, Carmen Donatiello,Mirko Donato, Adil Edbiri, Saverio Fanani,Sara Gemignani, Greta Guelfi, Mirko Guidi,

Sidorella Lekatari, LisaMarchetti, Giovan-ni Marchi, Filippo Marroni, Nicola Monta-gni, Fabiana Pizzo, Cristian Santi, Sofia Se-bastiani. Dirigente: Iolanda Bocci. Inse-gnanti tutor Giulia Anzelmo, Doris Bello-musto, Daniela Taddei.

SONIAERCOLINI

«Nella valigiatutto il futuro

delle famiglie»

Page 6: LUCCA Book Finale

•• 8 CAMPIONATOGIORNALISMO MERCOLEDÌ 1 FEBBRAIO 2012

In&out: la pagella dellamodaViaggio nelle tendenze «under»: dai Gabber ai Cosplay agli Emo

NELLA SOCIETÀ di oggi, gliadolescenti in particolare hannocreato delle mode che non solo ri-guardano il modo di vestirsi maanche veri e propri atteggiamentie stili di vita. Tra i gruppi più dif-fusi troviamo gli «emo»: questaparola deriva da emotional che èun tipodimusica.L’abbigliamen-to degli emo è nato in seguito algenere musicale che si divide intre grandi ondate:-1˚ondata «emotion hardcore»(1985-1994)-2˚ondata «post hardcore»(1994-2000)-3˚ondata «l’emo pop» (2000-og-gi).L’abbigliamento emo, che trae lesue radici dalla scena «Hardcorepunk\post hardcore» e «Straightedge» americana anni ’80 (in que-sti anni gli emo avevano capellicorti o rasati e non vi era tracciadella frangia), è caratterizzato da:jeans spesso stretti e aderenti siaper le ragazze che per i ragazzi,frangia asimmetrica, occhi trucca-ti di nero,T-shirt aderenti raffigu-ranti ilmusicista o la bandpreferi-ta, cinture con borchie. I ragazzidi oggi adottano questo stile per-

ché è diventato tendenza fra i gio-vani, il cui elemento oltre il look èanche diventato una subcultura.

PARLIAMO ora degli «Otaku»:termine giapponese usato a parti-re dagli anni ‘80 per definire unappassionato di Anime (i cartonianimati giapponesi) e diManga (ifumetti giapponesi). Gli «Otaku»

si suddividono in vari gruppi a se-conda degli interessi:Akiba Kei,appassionati di manga, anime eidol (cantanti giapponesi famo-se); Anime Otaku, appassionatidegli Anime; Cosplay Otaku, ap-passionati deiCosplay (vestirsi co-me un personaggio appartenentea manga, anime, videogame ec-c….);FigureMoeZoku: appassio-

nati e collezionisti di action figu-res e modellini (statuine di perso-naggi snodabili e non appartenen-ti a Manga,Anime o videogames);GemuOtaku, appassionati di vi-deogame; Itascia, un gruppo cheha la passione di decorare veicolicomemacchine omoto con i pro-pri personaggi preferiti degli ani-me,manga o videogames. Poi an-cora i Manga Otaku, appassionatidei manga, i Pasokon Otaku, ap-passionati del pc, e gliWota appas-sionati delle Idol. Proseguiamoora con la moda dei “Gabber” ca-ratterizzata da capelli rasati dai la-ti, con una cresta al centro per i ra-gazzi, mentre per le ragazze la co-da con la parte sottostante dellanuca rasata ed una frangetta vario-pinta. Parte fondamentale dell’ab-bigliamento sono le scarpe,quest’ultime spesso di marcaNike,modelloAirMax inpartico-lare. Questa moda è caratterizatada sfumature che variano a secon-da dello stato in cui si trova; adesempio in Italia è stato aggiuntala tipica tuta acetata Adidas. Unaricca e variopinta carrellata che èsolo un piccolo esempio delle cul-ture e modi di essere nate dagliadolescenti di oggi.

LACRISI economica che si è abbattutae che si sta ancora abbattendo sul conti-nente europeo sta mettendo in ginoc-chio centinaia di famiglie che vivononel nostro territorio e sempre più si stan-no registrando casi di povertà estrema.Gli operatori del Centro d’Ascolto di Se-gromigno in Piano da noi intervistati,struttura sorta nel 2007 dall’unione conil gruppo Caritas, sono stati categorici:sempre più famiglie residenti nel comu-ne di Capannori non sono più in gradodi soddisfare i bisogni primari più ele-mentari. Gli operatori del Centro quoti-dianamente ricevono persone che si ri-volgono a loro, ascoltano i loro bisogni ecercano di capire la situazione che stan-no vivendo. Ad ognuno viene data unaparola di conforto ed una speranza. Suc-cessivamente si attivano per far avere aquesti bisognosi generi alimentari come

il riso, la pasta, il latte, lo zucchero ed al-tri prodotti non deperibili. Il Centrod’Ascolto risentemolto della crisi econo-mica in atto e sempre più persone si ri-volgono a questa associazione, perché èsempre più difficile per le famiglie arri-vare alla fine del mese, far quadrare ilmagro bilancio dovuto al basso salario,alle misere pensioni, o all’assegno di di-soccupazione.

LEPERSONE vengono accolte princi-palmente il sabato mattina dalle 9,30 al-le 12. In più di quattro anni sono statiaiutati 325 nuclei familiari e in diversicasi sono state trovate soluzioni che han-no stabilizzato la condizione economicadelle famiglie aiutate. L’invito che vo-gliamo lanciare dalle pagine di questogiornale è quello di donare vestiti, nonlaceri e sporchi, e alimenti in scatola divario genere.

CENTRO ASCOLTO PARACADUTE PER LA CRISI CHE HA COLPITO LE FAMIGLIE DEL NOSTRO TERRITORIO

Lasolidarietà è l’unica vera risposta

LOOKA fianco,giovani«Gabber»,sotto, dasinistra gli«Emo»e i «Cosplay»

LACLASSE

LA VIA FRANCIGENA èuna strada che partiva dailontani paesi franchi giunge-va a Roma o a Santiago deCompostela sulla quale tran-sitavano i pellegrini. Servivaanche alle truppe per spostar-si da un campo di battagliaall’altro. Purtroppo adessone rimangono pochi tratti vi-sibili, alcuni di questi nellanostra zona, da Lucca a Por-cari attraverso Capannori.Questo tratto era chiamato«Via et strata de Porcari» edattraversava le località diAn-traccoli, Capannori, Porcari.Nell’ambito del comune diCapannori si riscontra unanotevole densità di chiese ro-maniche. Nella zona nord sitrovano testimonianze archi-tettoniche anche precedential secolo XI come ad esem-pio la chiesa al bordo del pa-dule di Porcari, che venivachiamata la «Chiesa dei di-spersi» perché i pellegriniquando passavano per recar-si ad Altopascio, se si perde-vano nel padule, grazie alcampanile di questa chiesapotevano ritrovare la viasmarrita.

ALTREPIEVI che si trova-vano sul tragitto sono quelledella Chiesa di San Giusto,San Martino di Marlia dellequali sono purtroppo visibilialcuni piccoli resti. Una vol-ta c’erano molti punti di ri-storo ed ospedali dove i viag-giatori si potevano riposare esaziare. La strada era fatta dighiaia e di terra; ai lati c’ era-no dei solchi dove venivanoimmesse le ruote in modoche i carri fossero più stabili.Abbiamopercorso alcunime-tri di quella antica strada conlamacchina fotografica a tra-colla e quando guardavamonell’obbiettivo prima di fer-mare per sempre le immagi-ni di quelle antiche Pievi, ciè sembrato di vedere cammi-nare pellegrini con il bordo-ne e carri trainati da buoisbuffanti.Ma è bastato il suo-no ripetuto di un clacson perfar scomparire definitiva-mente quelle immaginidall’obbiettivo.

Scuolamedia

Camigliano

LA CRISINella vignetta la nostra visione di questo 2012

ECCO i ragazzi della scuola media di Cami-gliano che hanno preparato questa pagina digiornale: Maria Sara Bartolini, Ginevra Ber-tolini, Alessia Bianchi, Gianni Campioni,

Erika Castiglioni, Giulia Cotrossi, Elena Del-la Maggiora, Alessandro Di Riccio, Sara Ful-ceri, Ilaria Gradi Ilaria, Veronica Guerrieri,Leonardo Licalsi, Matteo Mangiafave, Filip-

po Paiano, Giada Petretti, Francesco Quilici,Lorenzo Simoni, Tommaso Toschi. Dirigen-te: Giorgio Dal Sasso. Insegnante tutor: Lu-ciano Giovanetti.

LARICERCA

Il lungo respirodella via storicadei pellegrini

Page 7: LUCCA Book Finale

••9CAMPIONATOGIORNALISMOMERCOLEDÌ 1 FEBBRAIO 2012

Unpoeta tra lupi ebanditiNelle letteredel sommovateAriosto il ritrattodellanostra terra

CHE CI FACEVA LodovicoAriosto inGarfagnana?L’Ariostonon è stato soltanto uno dei piùgrandi poeti di tutti i tempimaan-che un ospite d’onore della Garfa-gnana: eccoperchèdedicare un ar-ticolo a lui, pur lontano da noiquasi cinque secoli. Dal 1522 al1525 fu commissario del duca diFerraraAlfonso I d’Este in questaregione selvaggia, dominio esten-se già dalla prima metà del ‘400.Vi soggiornò amministrando gen-te rozza che nemmeno immagina-va— nel pieno del Rinascimento— la bellezza della cultura. Dallatranquilla corte di Ferrara il poe-ta fu così catapultato nella freddarocca di Castelnuovo a rappresen-tare il governo ducale.

PER LUI iniziò un periodo pro-blematico, affrontato con ansia esenso di impotenza. Ciò emergedalle numerose lettere (156) scrit-te al duca, oppure alle autorità deiconfinanti territori di Castiglione(sotto il controllo diLucca) e Bar-ga (sotto Firenze). La questionepiù spinosa era quella del banditi-smo. «...Vostra Eccellenza può

comprendere in che paura è tuttoquesto paese per sei o dieci ribaldiche ci sono», scriveva sconsolatoal duca. I banditi compivano azio-ni violente costringendo la pove-ra gente a vivere sottomessa. Con-trollavano i traffici del territorioma il duca preferiva chiudere unocchio di fronte ai loro misfatti

per quieto vivere. In fondo laGar-fagnana era lontana da Ferrara.Invece l’Ariosto avrebbe volutopunirli anche a proprio rischio,per amore della giustizia, comeog-gi farebbe unmagistrato anti-ma-fia. I banditi spesso erano spietati.Nel 1523, ad esempio, i due figlidi SerEvangelista del Sillico spac-

carono la testa alla madre dellagiovane da loro violentata perchèli aveva denunciati al capitano digiustizia. Fra tutti Battistino Ma-gnano è il delinquente chepiù im-pegnò l’Ariosto e insieme a lui ilMoro del Sillico, Bastiano Coiaioemolti altri. Le loro razzie più fre-quenti erano per il sale e il bestia-me.

UN GIORNO l’Ariosto pensòpersino di accordarsi con i gover-ni vicini (la geografia politicadell’epoca era molto complessa)per organizzare un esercito anti-banditi formato da fanti «armatidi schioppo» e «balestrieri».Ma laproposta fu respinta per il suo al-to costo. Ci riprovò con l’introdu-zione di una taglia sui banditi maanche questa idea fu bocciata pertimore delle vendette dei malvi-venti. La frustrazione del poetacresceva sempre più, come com-prensibile, insieme alla nostalgiaper Ferrara. E il duca Alfonso?Più che gradire gli sfoghi via lette-ra del poeta era interessato a rice-vere regolarmente i funghi e le tro-te marinate della Garfagnana.

LA ROCCA di Camporgiano appare impo-nente emisteriosa. Il caso vuole che l’Ariostoabbia scritto l’ultima lettera al Duca propriodalla Rocca di Camporgiano il 2 agosto 1524.Questa rocca, del tardoQuattrocento e a pian-ta quadrilatera, è a due passi da scuola. Siamoandati a visitarla: unmonumento così impor-tante non deve essere sconosciuto proprio achi vi abita vicino.

GUIDATI dall’archeologo Paolo Notini ab-biamo imparato termini di architettura comemura «scarpate» (oblique, di notevole spesso-re), «beccatelli» (mensole per sorreggere ilcamminamento di ronda sommitale) e «cadi-toie» (fori posti fra i beccatelli da cui far cade-re liquidi o sassi sui nemici in assalto). Subi-to abbiamo immaginato episodi di vita lonta-ni quando le guarnigioni estensi scrutavano,

dall’alto delle mura, l’arrivo dei Lucchesi odei Fiorentini. Pronte a difendere il loro pre-sidio quando la guerra per il possesso del ter-ritorio era frequente.

UNODEITORRIONI è visitabile, con duepiani collegati da una ripida scala in pietra;resti di muri più antichi indicano che la roc-ca si è evoluta sulla base di un preesistentecastello.La sua lunga storia è «raccontata» an-chedalle ceramiche esposte nel torrione e rin-venute nel «pozzo da butto», grande discaricadove insieme ai rifiuti organici finivano piat-ti e utensili rotti. Le più raffinate sono le cera-miche «graffite» del Cinquecento, veri e pro-pri serviti di pregio degni delle tavole del du-ca di Ferrara.Ma i segreti della rocca non so-no finiti: potrebbero essere svelati da futurecampagne di scavo.

LA VISITA ACCOMPAGNATI DALL’ARCHEOLOGO NOTINI CI IMMERGIAMO NEI SEGRETI DELLA STORIA

Brividi emistero tra imuraglioni dellaRocca

LACLASSE

ANTICA DIMORA Qui viveva Lodovico Ariosto in Garfagnana

Ist. Comprensivo

Camporgiano

MENARE il can per l’aia è

un detto diffuso in tutta Ita-

lia che significa «fare anda-

re a rilento una cosa». Sola-

mente inGarfagnana è inve-

ce in uso il proverbiomena-

re l’orso aModena per indi-

care un’impresa difficile, ai

limiti della possibilità. Lo

usavano ancora i nostri non-

ni e la sua curiosa origine si

lega al periodo di domina-

zione estense della Garfa-

gnana. Alla metà del ‘500 la

comunità di Soraggio (oggi

nel comune di Sillano) ot-

tenne in affitto dal duca di

Ferrara i boschi di Monte

Cipolla (l’Alpe Fazzola), nel

versante settentrionale

dell’Appennino, col patto

di condurre (menare) ogni

announorso vivo, perNata-

le, al Duca.

ALL’EPOCAnei nostri bo-

schi vivevano ancora questi

feroci plantigradi: catturar-

li non era certo facile nè tan-

to meno farli attraversare

«al guinzaglio» l’Appenni-

no e poi la pianura fino a

Ferrara. Già agli inizi del

1600 il ducadiede la possibi-

lità di sostituire all’orso un

cinghiale o un porco dome-

stico di libbre 300 (circa 90

kg), segno che gli orsi inizia-

vano a scarseggiare. Ma che

ci faceva il duca con un orso

vivo?La tradizione lo vuole

un «amuleto» contro la tu-

bercolosi o, più semplice-

mente, era un segno di po-

tenza, per spettacolarizzare

le feste di corte. Immaginia-

mo lo stupore degli invitati

all’apparire improvviso

dell’enorme belva garfagni-

na...

FASCINO La nostra visita nella Rocca diCamporgiano

ECCO i cronisti in classe dell’Istituto Com-prensivodi Camporgiano che hannoprepa-rato questa pagina. CLASSE II A: JahadAmyn, Elena Bartolomei, Thomas Bernar-di, Riccardo Bianchi, Ambra Braccini, An-

naBruno, Alessandro Cardosi, Mattia Cec-coni, Alessio Comparini, Andrea Fanani,Francesco Ferrarini, Maicol Massei, Mar-co Morotti, Elisa Orlandi, Lorenzo Orsetti,Ludovica Romei, Filippo Simoni, Luciano

Speranza, Martina Stefanelli, FrancescoTelloli, MartinaTortelli, Ilenia Turri, Gia-da Valiensi, Eliot Watson, Dirigente scola-stico: Carlo Popaiz. Insegnanti tutor: Lu-cia Giovannetti, Annalita Suffredini.

LACURIOSITA’

Difficile come...menare l’orsoaModena

Page 8: LUCCA Book Finale

•• 8 CAMPIONATOGIORNALISMO MERCOLEDÌ 8 FEBBRAIO 2012

Sevuoi dimmi comevesti e...La«divisa»dello studenteper lapasseggiata in viaFillungo

NELLE SCUOLE inglesi esisto-no le divise per gli studenti. ALucca, invece, questi ci pensanoda soli. La divisa di cui parliamoè ilWoolrich, cioè un tipo di giac-chetto lungo, di vari colori (ma so-prattutto blu), decorato da una fol-ta pelliccia intorno al cappuccio:in certi casi è sintetica, ma nellamaggior parte è vera (cioè di gat-to). Pur esistendo l’indumento dadiversi anni, tale moda è però ini-ziata l’anno passato, fino a diven-tare, quest’anno, un’ossessione,per cui chi non lo possiede risultanon solo fuori moda, ma unosfi… (arretrato).

IL FENOMENO riguarda lamaggior parte dei giovani, anchese esistono casi isolati di bambinie cinquantenni (anche docenti)che lo sfoggiano in tutta la suama-gnificenza. A scuola, infatti, è fre-quente osservare i compagni chelo indossano non solo quando en-trano e quando escono, ma puredurante le lezioni, adducendo lascusa che sentono freddo nono-stante il riscaldamento li sotto-ponga a delle vere e proprie sau-

ne. Il portatore di Woolrich lo siriconosce in genere per una sudo-razione eccessiva e il viso paonaz-zo, soprattutto quando si trovacol banco vicino al termosifone.Durante l’intervallo si può assiste-re ad autentiche sfilate da partedei possessori diWoolrich che so-no osservati con invidia (per lo

più), ma anche con sarcasmo daparte dei pochi che ancora resisto-no alla tentazione di possederneuno.

TENTAZIONE che permolti ri-mane tale, in quanto quel capo divestiario costa praticamente lame-tà dello uno stipendio di un pro-

fessore. Pur essendo unamarca diorigine statunitense (John Rich& Bros.), l’oggetto in questione,da un’attenta analisi che abbiamopotuto fare delle etichette, è risul-tato fabbricato… Indovinate do-ve? InCina. Per cui il pelo è di pu-ro gatto cinese.Da parte nostra ri-teniamo che per quanto il giub-botto sia di buona qualità la spesarisulti eccessiva e che per lo stessoprezzo si possono acquistare alme-no due, se non tre, giacconi chepossono fare altrettanto caldo inquesti giorni di gelo. Inoltre l’at-tuale moda, come tutte le mode, èdestinata a svanire, di conseguen-za fra un anno o due la gente si ri-troverà negli armadi un capo com-prato con l’idea che «tanto dureràuna vita», ma che non si potrà piùindossare perché sorpassato. Cosìi cassonetti gialli della Caritas nesaranno intasati e almeno i poveristaranno al caldo. Infine, comedi-ce una nostra compagna (che permotivi di privacy non possiamonominare): «Se in Fillungo nonindossi ilWoolrichnon sei nessu-no. Perciò non ci andare». E allo-ra noi non ci andiamo.

NELLA NOSTRA scuola negli ulti-mi mesi sono accaduti alcuni episodicontrari al Regolamento Scolastico. Ri-guardavano l’uso degli smartphones el’abuso dei social network. Tutto que-sto ci ha fatto riflettere, così in classene abbiamodiscusso franoi e con i pro-fessori. La scuola, comunque, non è ri-masta ad osservare passivamente i fattie sono state comminate sanzioni disci-plinari. Abbiamo ottenuto, a questoproposito, un’intervista esclusiva conil presideNicola Preziuso e il vicepresi-de Antonio Cipriani.Perché non si può usare il cellula-re in classe?

«Facendodelle foto o dei filmati emet-tendoli poi in rete si viola la legge sullaprivacy e questo è un reato, è bene riba-dirlo. Inoltre si crea distrazione non so-

lo per chi usa il cellulare, ma anche pertutti gli altri. Se la scuola avesse piùfondi, potremmo lavorare di più e me-glio su e con le nuove tecnologie».Cioè?

«Ogni aula potrebbe essere dotata distrumentazioni tecnologiche, come lelavagne multimediali Lim, per favori-re la didattica e potremmo promuove-re una formazione permanente, rivoltaad alunni e genitori, tesa alla conoscen-za delle risorse e dei rischi che lo scon-finato mondo della comunicazioneelettronica ci offre».Qualche esempio dei vantaggi inquesto campo?

«Ormai tutti i libri di testo si stanno ag-giornando e offrono i cd e i collegamen-ti a internet per integrare, migliorare efacilitare l’approccio al sapere: è la sfi-da del futuro».

INTERVISTA ESCLUSIVA I DIRIGENTI SPIEGANO I «NO» IN CLASSEMAAPRONOAL SAPEREHI TECH

Scuola enuove tecnologie: rischi o risorse?

PELO DI GATTO Marca americana, ma produzione... cinese

LACLASSE

OGGI i ragazzi sono moltolegati alla tecnologia, soprat-tutto ai computer e ai cellula-ri. È raro trovare un giovaneche nel suo tempo libero sidedichi alla lettura o allascrittura.Ormai non comuni-chiamo più «faccia-a-faccia»,ma tramite i telefonini o i so-cial network. Di questi i piùfrequentemente usati sonoFacebook,Messanger, Skypee Twitter. Ma essi non sonosicuri per vari motivi. Puòsuccedere che un hacker siimpossessi della tua identitàe del tuo account e ti crei deiseri problemi, magari offen-dendo altre persone innocen-ti e ignare. La nostra scuolanon è rimasta indifferente difronte a tutto questo. All’in-terno del progetto per la pre-venzione delle prepotenze(«bullismo»), si sono tenutidegli incontri rivolti sia ai ra-gazzi che ai genitori per cono-scere più da vicino i proble-mi che possono nascere daunuso indiscriminato dei so-cial network e più in genera-le di internet. Non solo per icontenuti dannosi che vi sipossono trovare, ma per l’ef-fetto di perdita del senso del-la realtà, per cui qualcunopuò rimanere delle ore da-vanti al computer senza ren-dersene conto. E anche i cel-lulari sonouno strumento pe-ricoloso se male utilizzati. Inclasse non si possono tenereaccesi perché per ogni emer-genza c’è il telefono dellascuola. Inoltre ormai permet-tono di scattare foto, fare fil-mati e connettersi con inter-net. In questo modo si ri-schia facilmente di commet-tere dei reati violando la pri-vacy di qualcuno se lo si ri-prende a sua insaputa e se sirendono pubbliche quelleimmagini via web. Sono te-mi che ci riguardano da vici-no, ormai altrettanto impor-tanti della storia e della geo-grafia.

Scuolamedia

NottoliniLAMMARI

LUCI E OMBRE Le nuove tecnologie sono una risorsa,ma vanno anche gestite con equilibrio

ECCO i cronisti in classe della Scuola me-dia «Nottolini» di Lammari. III B: NicoleAngulo, Matteo Antonelli, Alessandro An-tonelli, Giovanni Bellandi, Sara Bertoluc-

ci, Francesca Caruso, Stefania Colpos,Ganguli Dissanayeke, Marco Esteban,Sophie Ferroni, Marco Forti, Mario Giam-paoli, Federica Giannini, Matteo Labianca,Giada Marcheschi, Marco Paoleschi, Va-lentina Paoleschi, Andrea Pellegrini, Ila-

ria Quaglierini, Diletta Sargentelli, Danie-leSebastiani, ElenaTaddeucci. InoltreMi-chela Giampaoli, Rebecca Romano (III C),Greta Tognetti Nieri (III D). Dirigente sco-lastico: Nicola Preziuso. Docente tutor:Marco Vanelli.

NOIE ILWEB

Social network:identità perdutaounachance?

Page 9: LUCCA Book Finale

••9CAMPIONATOGIORNALISMOMERCOLEDÌ 8 FEBBRAIO 2012

‘Lettera aunaprofessoressa’Dopo45anni, cosa è rimasto agli studenti dei valori di questo libro?

NEL 1967 usciva un libro che sco-perchiava il «vaso di Pandora» del-la scuola italiana:Lettera a unaPro-fessoressa, scritta dagli studenti del-la scuola diBarbiana conDonMila-ni. Prima del 1962 per accedere allascuola media bisognava superarel’esame di ammissione, ma inquell’annonacque la scuola dell’ob-bligo che quindi divenne di massae non più di èlite. I docenti, chenon erano abituati ad aver davantistudenti di tutte le classi sociali, tut-to quello che seppero fare fu boccia-re senza pietà. La scuola era quindiuna scuola per tutti solo di nome. Iprimi a denunciare questa situazio-ne furono Don Milani e i suoi stu-denti della scuola di Barbiana.L’ideanacque dalla storia di due ra-gazzi che volevano dedicarsi all’in-segnamento e che, per questo, do-po la licenza media, avevano svoltopresso la scuola di Barbiana il pro-grammadel primo annodellemagi-strali e a giugno scesero a Firenzeper sostenere l’esame come privati-sti. Furono entrambi respinti inmodo umiliante. L’anno successi-vo i due ragazzi si ripresentarono aFirenze agli esami e vennero re-spinti nuovamente. Inizialmentedon Lorenzo e i ragazzi pensaronodi scrivere una lettera a una profes-soressa, quella che più si era accani-

ta contro quei due ragazzi e solosuccessivamente il libro, completa-tonel 1966, diventò un’accusa a tut-to il sistema scolastico. «Un giornovenne su Mauro, un ragazzo cheaveva lasciato la scuola di Barbianaper tornare a Vicchio a lavorare,per leggere la lettera — riferivadon Lorenzo nel novembre del1966—.Mauro aveva 14 anni, sva-

gato, allergico alla lettura. Era statobocciato più volte a Vicchio in pri-mamedia, quando il padre lo portòa Barbiana». Mauro con la sua sto-ria scolastica è il Gianni del libro, ilragazzo bocciato perchè non sape-va esprimersi e non conosceva «lalingua corretta». Parlando di Gian-ni e dei ragazzi come lui nel libro silegge: «L’abbiamo visto anche noi

che con loro la scuola diventa piùdifficile. […]. Ma se si perde loro,la scuola non è più scuola. È unospedale che cura i sani e respinge imalati».

SEGIANNI è un ragazzo con unaprecisa fisionomia e una storia sco-lastica e umana alle spalle, lo stessosi può dire di «Pierino del dottore»,il primodella classe, in cuiDonLo-renzo rivede se stesso. La lettera fuconsegnata alle stampe nel maggio1967. Don Lorenzomoriva unme-se dopo, quindi non vide tutto ilpolverone che il libro sollevò. Glianni successivi videro crescere laspesa per la Pubblica Istruzione, fufacilitata la partecipazione dei ra-gazzi alla frequenza della scuoladell’obbligo, i Comuni istituironoil servizio trasporti, nacque la scuo-lamaterna statale e la scuola a tem-po pieno. In questi 45 anni le disu-guaglianze non si sono sanate deltutto: la selezione con le bocciatureè diventata selezione fatta da unascuola «parcheggio», non esigente,povera di contenuti, chenon stimo-la l’interesse dei ragazzi, che nonsta al passo coi tempi, che non li ap-passiona e non li rende liberi e pro-tagonisti del loro futuro attraversoil sapere, il saper dire, il saper fare elo scegliere.

DONMILANInel 1954 vennemandato aBar-biana dalla curia di Firenze, piccolo e sperdutopaesino di montagna, dove iniziò il primo ten-tativo di scuola a tempo pieno rivolto alle classipopolari.Una scuola con solo sei piccolimonta-nari dove si lavorava e si discutevano le idee.La regola principale era che chi sapeva di piùaiutava e sosteneva chi sapeva di meno. Nonc’eranovoti, né pagelle, né rischio di essere boc-ciati e quindi di ripetere l’anno. Si faceva scuo-la undici ore al giorno per 365 giorni all’anno.Non c’erano svaghi. Si usavano grandi tavoledi legno, non cattedre né lavagne né banchi eun solo libro per materia. Il testo più usato erail giornale. La sua era una scuola aperta, dove ilprogramma era condiviso dagli allievi, le ideeproposte dal maestro erano spesso rivoluziona-rie e per l’epoca ritenute pericolose. Opera fon-damentale della scuola di Barbiana è «Letteraad una professoressa», in cui i ragazzi dellascuola denunciavano il sistema scolastico e il

metodo didattico che favoriva l’istruzione del-le classi più ricche (i cosiddetti «Pierini») la-sciando la piaga dell’analfabetismo su gran par-te del paese. L’opera fu scritta negli anni dellamalattia del prete. Alla sua morte il libro rice-vette, in mezzo alle polemiche, un incrementodi vendite incredibile. FuDonMilani ad adot-tare il motto «I care», ovvero «m’importa, ho acuore», in contrapposizione al «Mene frego» fa-scista.DonLorenzoMilani era figlio di unme-dico e si riconosceva nel «Pierino del dottore»di «Lettera a una professoressa». Se sostituia-mo «Pierino del dottore» con «Lorenzino deldottore», viene fuori la storia del futuro priorediBarbiana.Come lui sparì permettersi al fian-co dei meno fortunati, aprì ai poveri lo scrignodei segreti più gelosi custoditi dalla casta da cuiproveniva: la cultura, il sapere, l’imparare a do-minare la parola. Ed in questo impegnò tutto ilsuo sacerdozio. Un impegno forte, esclusivo edenso di un amore che lo seppe ripagare.

LA RICERCADONMILANI FONDATORE DEL PRIMO ISTITUTO A TEMPOPIENOABARBIANA

Unascuola fucinadi ideeesenza... voti

LACLASSE

L’ESPERIENZADon Lorenzo Milani con alcuni suoi allievi

Istituto

comprensivoCOREGLIA

RAGAZZO vivace e intelli-gente, Don LorenzoMilaniComparetti coltivò la passio-ne per la pittura, studiandoprima come privato, poi aMilano all’Accademia diBrera. Era nato a Firenze il27 maggio 1923. Figlio diun’agiata famiglia di intel-lettuali fiorentini, secondo-genito del dottor AlbanoMilani e Alice Weiss e pro-nipote del filologo Domeni-co Comparetti, nel giugnodel 1943 prese la decisionefondamentale della sua vi-ta: si convertì. Fu ordina-to sacerdote il 13 luglio1947.

L’INIZIO di questa svoltafu il colloquio, avvenuto inmodo casuale, con don Raf-faele Bensi, che in seguitofu il suo direttore spirituale.Le circostanzedella sua con-versione sono sempre rima-ste piuttosto confuse e oscu-re, probabilmente sganciateda un evento specifico. Il 9novembre 1943 entrò nel se-minario di Cestello in Ol-trarno. Venne inviato pri-ma come aiutante del parro-co a SanDonatodiCalenza-no, vicino a Firenze, poi,nel dicembre del 1954, acausa di screzi con la curiadi Firenze, a Barbiana. Quirimase per il resto della suavita creando una scuola po-polare di operai divenuta fa-mosa. Strinse amicizia conaltri sacerdoti come DaniloCubattoli, Bruno Borghi eRenzo Rossi. Gli fu amico ecollaboratore il calenzaneseAgostino Ammannati, cheinsegnava lettere nel liceoclassico Cicognini a Prato.Don Lorenzo morì nel giu-gno del 1967. Fu tumulatonel piccolo cimitero di Bar-biana poco lontano dallachiesa e dalla sua scuola.

IL MOTTO Sulla porta della classe ilfamosomotto di donMilani «Io ho a cuore»

LE CLASSI. III A: Riccardo Barsi, MartinaBenelli, Federico Berlingacci, Sara Ber-toncini, Angelica Bertozzi, ElenaBiagi, Da-vide Contrucci, Stefano De Paris, MartinoDiodati, Lorenzo Ghiloni, Clemente Lucia-

no, Tommaso Pamploni, Leonardo Piero-ni, Leonardo Randazzo, Diana Rosca, AnnaRossi, Manuel Rossi, Fabio Stafa.Classe III C: ChiaraArcidiaco, RudyBalsot-ti, Francesca Benvenuti, Alessandro Bia-giotti, NiccolòMauroCasci, CarlottaDeRo-

sa, Federico Della Croce, LorenzoDomeni-ci, Giovanni Giambastiani, Blerta Lleshi,Gabriele Marchi, Rebecca Marchi, Eleono-raMattei, LorenzoMoscardini,MatteoPao-lini, Luca Vergamini. Docenti tutor: Giovan-naBiagi eMichela Chiesa. Dirigente scola-stico: Emanuela Giannini.

LASCHEDA

Unprete colto,saggio e un po’‘rivoluzionario’

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•• 10 CAMPIONATOGIORNALISMO GIOVEDÌ 15 MARZO 2012

Rotta verso il futuro sostenibileAbraccetto con il progettodellaRegionea tuteladell’ambiente

«GHIACCIO BOLLENTE», èil titolo del progetto sull’ambien-te a cui abbiamo lavorato per buo-na parte dell’anno scolastico. Untitolo che dice molto, tutto. Aprela strada a un tema che è di fortis-sima attualità, che ci ha dischiusoad orizzonti che inquietano, incui i panorami sono determinatidai drammatici effetti degli agen-ti inquinanti sull’ambiente che cicirconda.Quindi piogge acide, de-sertificazione. Scenari che qualcu-no può definire apocalittici, sucui purtroppo ha peso anche ognisingolo nostro comportamentoquotidiano. Il progetto «GhiaccioBollente» è promosso dallaRegio-neToscana e dalleUnioni dei Co-muni dellaMediavalle e dellaGar-fagnana. Ad illustrarlo in classe èstato il professore di chimica Raf-faele Dinelli.

GLI OBIETTIVI che abbiamofocalizzato insieme al professoresono stati quelli di sensibilizzarele future generazioni sull’impattoche la nostra società dei consumista avendo sull’ecosistema e arri-vare a conoscere le sostanze inqui-nanti per acquisire alla fine unamaggiore consapevolezza persona-

le sul loro uso nella via di tutti igiorni. Ci è stato spiegato che tut-to inizia da piccole attenzioni dausare già nella spesa al supermer-cato. Un’occhiata in più alle eti-chette dei detersivi sullo scaffalepuò significare molto. Capire pri-ma dell’acquisto se un prodotto èbiodegradabile quindi sceglieredi conseguenza è già una risposta

a tutela della natura che ci circon-da. Nei tre incontri che hannorappresentano le tappe crucialidel progetto abbiamo parlato didetergenti, biomasse (pallet, foto-voltaico, combustibili fossili) edella fonte di energia alternativadi cuimolto si parla oggi, l’idroge-no. In particolare nella prima le-zione il professore ci ha spiegato

che gli atomi del sapone sono for-mati da zolfo, idrogeno, ossigenoe carbonio, i quali combinati traloro danno una forma aY allamo-lecola.

QUANDO c’era una coscienzaminore del grado di inquinamen-to dei detergenti, il sapone usatofiniva direttamente inmare senzache nel percorso dall’acquaio dicasa ci fossero dei filtri che diluis-sero il suo potere inquinante. Laschiuma che si formava impedivaai pesci e ai microrganismi di re-spirare, di conseguenza la faunamarinadiminuiva. Inoltre avveni-va il fenomeno del bioaccumolo,ossia i pesci ingerivano lemoleco-le di sapone, le accumulavano neiloro organismi e quando veniva-no pescati queste molecole di sa-pone arrivavanodirettamente sul-le nostre tavole. Oggi invece mol-ti cittadini e numerose autorità lo-cali hanno preso coscienza dellapericolosità di tali sostanze e dapiù parti sono stati costruiti deidepuratori che ne riducono la pe-ricolosità. Anche le cartiere sonodotate di impianti di depurazioneche consentono di recuperare fi-no all 70 per cento delle sostanzenocive. Ed è già un risultato.

COME salvaguardare il nostroambiente inquinando meno. Lanostra generazione e quelle futu-re devono porsi il problema e cer-care efficaci soluzioni.Una rispo-sta è l’idrogeno comepossibile so-stituto del petrolio. In classe ab-biamo svolto degli approfondi-menti che, purtroppo, hannopor-tato a galla i «nei» della questio-ne. Intanto l’idrogeno puro nonsi trova in natura, ma occorre ri-cavarlo partendo da compostiche lo contengono. Il procedi-mento più utilizzato è il refor-ming del metano, vale a dire unatrasformazione chimica ad altatemperatura che parte dametanoe vapore d’acqua e produce ungas composto da idrogeno, CO2e vapore. Una strada alternativa èquella di ottenerlo dall’acqua tra-

mite idrolisi, utilizzando perònel processo una forma pregiatadi energia come l’elettricità. Puòessere ottenuto anche dall’azionedelle alghe bioreattive e attraver-so il processo di elettrolisi e/o pertermolisi. Metodi che però sonocostosi e in ogni caso inefficaciper produrre energia a sufficien-za.Un altro inconveniente è datodal problema del trasporto inquanto l’idrogeno è fortementeesplosivo. Il professore però ci hamostrato un modellino di com-pensato formato da tante piccolecase al cui interno si accendeva-no delle luci proprio grazie a unmeccanismo a idrogeno. Tuttociò per dimostrare che la possibi-lità di utilizzarlo come fonte ener-getica è fattibile, nonostante tut-te le difficoltà.

LA RICERCAUNSEMPLICEMODELLINO CI RACCONTA LA CITTA’DEL DOMANI A ENERGIA PULITA

Fonti alternative al petrolio: si può, si deve

INQUINAMENTO Schiuma killer in un torrente

LAREDAZIONE

PAROLAd’ordine: recupe-rare risparmiando, con unocchio all’orologio quandosi fa la lavatrice e un va-demecum da seguire per ipiccoli consigli di ogni gior-no. E mentre i progetti deldomani parlano un linguag-gio nuovo (teleriscaldamen-to a biomasse, ad esempio)le buone pratiche di ognigiorno marcano la differen-za.Un esempio? È sbagliatolasciare il carica batteria at-taccato, consuma anche senon è collegato al cellulare.Ancora uno? È meglio usa-re la lavatrice dopo le ore 19perché consuma dimeno. Ese poi si usa l’accortezza dinon lasciare in stand by gliapparecchi, sono 10-20 eurorecuperate in un anno.

CHIUDERE il rubinettomentre ci insaponiamo lemani o ci laviamo i denti farisparmiare 8mila litri di ac-qua a famiglia. E fare la doc-cia invece che il bagno, pro-duce un risparmio di 70-80litri d’acqua ogni volta. E’un comportamento virtuo-so anche semplicementequello di comprimere le bot-tiglie di plastica, occuperan-nomeno spazio enon butta-re l’olio nei lavandini per-ché oltre a intasarli, inqui-na. Ci sono dei centri di rac-colta! Ancora: non far goc-ciolare i rubinetti (200 litrid’acqua risparmiati all’an-no per famiglia); nientesprechi di acqua per le pian-te, il terreno ne trattiene so-loun tot; nonbuttare i vesti-ti ancora buoni, ci sono or-ganizzazioni di solidarietà,come la Caritas, che li dà aibambini che ne hanno dav-vero bisogno. Basta cercarei bidoni gialli. Ecologia e ri-sparmio vannodi pari passoanche nel recupero di scartivegetali: in bolletta signifi-ca 5 per cento in meno.

Scuolamedia «Mei»

Fornaci di Barga

ALTRA ENERGIAIl modellino di compensato formato da tante piccole case al cuiinterno si accendono le luci grazie a unmeccanismo a idrogeno

CLASSE3D: DafneAngeli,MaurizioBertonci-ni, Ramona Bianchi, Daniele Cioffo, ChiaraCollini, Hanane Edbiri, Mohamed Erais, Giu-seppe Felice, Imad Fouhamy, Luca Franchi,

Martina Lucchesi, GabrieleMazzoni, Leonar-do Mazzoni, Sofia Moriconi, Stefania Nanni-ni, Agostino Napolitano, Matteo Nardi, LucaPaoli, Matteo Passini, Ilaria Semplici.CLASSE 3C: Alessio Angelini, Francesco Be-chelli, Clementina Bertolini, Elena Biscardi,Ngagne Diop, Carmen Donatiello, Mirko Do-

nato, Adil Edbiri, Saverio Fanani, SaraGemi-gnani, Greta Guelfi, Mirko Guidi, SidorellaLekatari, LisaMarchetti, GiovanniMarchi, Fi-lippoMarroni, Nicola Montagni, Fabiana Piz-zo, Cristian Santi, Sofia Sebastiani. Dirigen-te: Iolanda Bocci. Insegnanti tutor Giulia An-zelmo, Doris Bellomusto, Daniela Taddei.

VADEMECUM

Quandocontiedecologiasono tutt’uno

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••13CAMPIONATOGIORNALISMOMERCOLEDÌ 15 FEBBRAIO 2012

Comesiamo, comeeravamoViaggionella selvadei censimenti demografici oggi enella storia

DAPOCHIGIORNI sono scadu-ti i termini utili per la consegnadei questionari predisposti in oc-casione del 15˚ censimento gene-rale della popolazione e delle abi-tazioni. Il rilevamento dei dati èstato a cura dell’ente pubblicoIstat (Istituto Nazionale di Stati-stica), che ha provveduto a far re-capitare ad ogni capofamiglia unquestionario cartaceo da compila-re e consegnare obbligatoriamen-te, entro il 31 gennaio 2012, pres-so gli uffici postali o i centri di rac-colta istituiti nei Comuni. Daquest’ anno, poi, è stato possibileeffettuare la compilazione delmo-dulo anche on-line, collegandosial sito web dell’Istat.

IL CENSIMENTO è un eventomolto importante per conoscerela popolazione di uno stato e noialunni abbiamo colto l’occasioneper informarci meglio su questoimportante strumento di indagi-ne. La parola deriva dal latino«censere», che significa valutare,e con esso si intende la rilevazio-ne dei dati riguardanti il numero,

le caratteristiche della popolazio-ne e le attività economiche da es-sa svolte. In Italia viene fatto ogni10 anni e dalle informazioni chesi ricavano i singoli Stati possonopredisporre i servizi utili ai pro-pri cittadini, quali, per esempio,le strutture ospedaliere e le scuo-le. Il primo censimento italiano

fu fatto nel 1861, in occasionedell’unità d’Italia, e da allora si èsvolto con cadenza decennale fi-no ad oggi. Soltanto nel 1891 nonfu fatto per difficoltà finanziaree nemmeno nel 1941 a causa dellaseconda guerra mondiale. Si trat-ta di un’indagine statistica dalleorigini molto antiche. Infatti già

nell’ Impero romano e in quellocinese ne vennero attuati diversi.

ILPIÙFAMOSO fu quello volu-to in epoca romana dall’imperato-re Augusto: viene anche ricorda-to in ambito religioso per la nasci-ta di Cristo. Dopo la cadutadell’Impero romano, a causa delleinvasioni barbariche, i censimen-ti diminuirono, venivano fatti so-lo per scopi militari e fiscali maerano abbastanza incompleti. Trai più noti elaborati in epoca me-dioevale ricordiamo quello volu-to da Carlo Magno nel suo vastoSacro Romano Impero. Successi-vamente, intorno al XI secolo, fuGuglielmo il Conquistatore, re d’Inghilterra, che ordinò la compo-sizione del Domesday Book, unregistro in cui veniva annotato ilnumerodella popolazione presen-te sul territorio inglese e i loro pa-trimoni. Soltanto più tardi, agliinizi del Settecento e nel corsodell’Ottocento, le ricognizioni sta-tistiche demografiche vennero in-trodotte con regolarità quasi intutti gli Stati europei.

SCUOLE EUROPEE A CONFRONTO GUSTI, PASSIONI E ABITUDINI DEGLI STUDENTI ITALIANI E FRANCESI

Sport e letture fantasy vincono su tv e internetGLI ALUNNI della nostra scuola hanno con-frontato i dati ricavati da un’indagine fra la DaVinci-Chelini e il College Saint Blaise di Vertoucon cui la scuola è gemellata da diversi anni. Gliambiti erano vari: dal tempo libero alle preferen-ze alimentari fino all’uso del mezzo di trasportoper recarsi a scuola.Ne è emerso un quadro varie-gato.Gli studenti della IIA e Bdella Chelini han-no rilevato che i ragazzi lucchesi preferiscono pra-ticare principalmente uno sport mentre quellifrancesi guardare la tv o navigare in internet.Confrontando i dati riguardanti la durata del tem-po dedicato a computer, tv e varie consolle, i ra-gazzi italiani mediamente vi dedicano da una adue ore al giorno, invece i francesi da tre a cinqueore. Dai dati sulla lettura hanno dedotto che gli

alunni francesi amano il genere del fumetto (ban-des dessinee); al contrario gli alunni italiani pre-feriscono il genere fantasy. I libri più amati sono:la saga di Harry Potter e quella di Twilight. Daquesti dati sembrerebbe emergere una tendenzaopposta all’idea comune e cioè che gli studentilucchesi leggono per passione e non per dovere.Sui mezzi di trasporto hanno riscontrato alcunedifferenze significative: in Francia la maggiorparte dei ragazzi utilizza l’autobus per andare ascuola, a differenza di quelli italiani che invecepreferiscono o forse sono costretti ad andare inautomobile. Il risultato che più ha colpito è peròquello della uniformità di gusti e passioni di ra-gazzi provenienti da differenti realtà geografichee culturali. Anche questa è globalizzazione.

LACLASSE

HUMOUR L’autrice della vignetta è Susanna Guidi (classe II D)

ScuolaMedia

Da Vinci-CheliniLucca

QUALI GENERI letteraripreferisci? Che cosa fai neltempo libero? Cosamangi acolazione? Quali mezzi ditrasporto usi per venire ascuola?Quali animali dome-stici hai in casa? Questi so-no gli argomenti d’indagineche abbiamo trattato a scuo-la. In merito alla lettura èemerso che la maggior par-te degli alunni, 250 circa,legge libri fantasy, al secon-do posto troviamo i testiumoristici e in ultima posi-zione i gialli. Poco più di unquarto degli alunni intervi-stati legge, ciò che li appas-siona è la voglia d’immagi-nare luoghi misteriosi pro-vare sensazioni forti, imme-desimandosi in personaggiaudaci.

RISULTA chemolti ragaz-zi preferiscono praticaresport, guardare la TV oascoltare musica nel tempolibero. Inmerito all’alimen-tazione ci ha stupito il fattoche circa 110 ragazzi su 370non mangino a colazionepermancanza di tempo, an-che se molti di loro vengo-no a scuola conmezzi priva-ti. Poco più di 50 alunni uti-lizzano lo scuolabus, sulquale dicono di divertirsimolto, perché fanno amici-zia con altri compagni. Glianimali domestici più diffu-si nelle nostre case sono ilcane e il gatto e quasi tutti iragazzi dichiarano di tener-li in perfetta forma, nellaconvinzione che essi siano inostri piccoli amici, che citengonocompagnia e ci dan-no affetto, chiedendo incambio solo qualche «cocco-la» e un po’ di cibo. Nessu-no abbandonerebbe il pro-prio animaletto domestico,comepurtroppo fanno alcu-ni adulti.

ECCO i cronisti in classe. SCUOLA CHELINI.Classe II A: Bellandi, Benevento, Bestini, Ber-tolli, Ciabattari, Cipollini, Cristiano, De Chia-ra, De Villa, Del Frate, Farnesi, Flaminio,Franceschini, Franco Coppa, Genovali DelDebbio, Guidi, Jeribi, Lorello, Lotta,Martinke-vich, Orofino, Orsi, Pasquinelli, Scelta, Serafi-ni, Valenti, Villavizza. II B: Androni, Bandoni,Belhachemi, Bendinelli, Casotti, Cerrai, Davi-ni, De Luca, De Rosa, Di Vita, Domenica, Fer-

ro, Gelli, Lembi,Marchi,Meschini, Nocera, Pa-ladini, Pardini, Pedonesi, Pollastrini, Rodri-guez, Salati, Sandu, Sorbi, Tesconi, Tomei .SCUOLADAVINCI. Classe I F: Aliesei, Aliu, Ar-favelli, Amura, Raisa, Boschi, Caniparoli, Ca-sotti, Cheli, Chiocca, Ciollaro, Dima, Giannini,Granucci, Guidoni, Iacoponi, Martinelli, Maz-zoni, Mihhaljov, Moni, Papucci, Petri, Sensi,Velani, Tabarrani. II D: Andreoni, Bertoncini,Bertuccelli, Cavalcante, Ciardo, Cinquini, Coe-lho, Dalle Piagge, Fava, Franceschi, Franchi,Galeotti, Guidi, Iossa, Lucarelli, Naldini Bor-

doni, Natola, Nucci, Panerai, Rebeggiani, Ric-ci, Rohaihi, Rovai, Sangiuliano, Salani, Suffre-dini, Tomei. II G: Abidi, Barbella, Bresciani,Casali, D’Agostino, Decanini, Del Dotto, Fron-tera, Giorgi, Giovannetti, Giusti, Gurgone,Marcaurelio, Marchi, Martinelli, Martinozzi,Mastrolia, Petri, Radu, Rosa, Ruberti, Succur-to, Tirrasi, Treggi. Insegnanti tutor: MariaGrazia Galli, Maria Grazia Furnari, Lidia Cri-stilli, Flavia Spada Ricci, Maria Luigia Orlandie Maria Emanuela Gabrielli. Dirigente scola-stico Luisa Arcicasa.

SAGAQuella di «Twilight» è tra lepiù amate dai giovani

INDAGINE

Il tempo liberonella statisticadi casanostra

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•• 14 CAMPIONATOGIORNALISMO MERCOLEDÌ 22 FEBBRAIO 2012

Incontro ai confini delmondoLucca&Limapiù vicinegrazieai ciclopici emisteriosi disegni

«SULL’ALTOPIANO di Nazca,arido deserto situato nel Perù,13mila linee formano più di 800strani disegni che includono i profi-li stilizzati di animali: balena, pap-pagallo, una lunga lucertola di 180metri, colibrì, condor, un enormeragno lungo 45 metri, figure uma-ne stilizzate, tra cui un astronau-ta...». Abbiamo realizzato un’attivi-tà interdisciplinare grazie ad uncontatto della scuola lucchese conl’Istituto Raimondi di Lima inPerù, una scuola italiana che realiz-za progetti ed attività di educazio-ne emozionale secondo il metododella globalità dei linguaggi di Ste-fania Guerra Lisi dell’Universitàdi Roma Tor Vergata.

ATTRAVERSO i ragazzi dellascuola di Lima e la loro docente,AntonellaGamorra, abbiamo cono-sciuto la località diNazca e la ricer-catrice tedesca Maria Reiche (Dre-sda,15 maggio 1903 – Lima, 8 giu-gno1998), famosaper aver cataloga-to tutte le figure del deserto peru-viano, proseguendo gli studi dellostatunitensePaulKosov.Questi gi-ganteschi disegni chiamati dalle po-polazioni indigene «grabados», fu-rono scoperti nel 1927 da un pilota

dell’aviazione peruviana.La studio-sa ne svelò il mistero sostenendoche furono realizzati dalla civiltà diNazca ( 300/500 d.C.) per essere uti-lizzati come calendari solari e osser-vatori astronomici. Teoria che fucontestata da Erik Fon Dalniken,il quale sosteneva che le linee fosse-ro piste di atterraggio per astronavidi extraterrestri, ben visibili dall’al-

to.Tutto ciò hada sempre contribu-ito a creare attorno a Nazca un alo-ne di vero mistero e di grande cu-riosità che ha coinvolto anche noi.Ci siamo cosìmessi al lavoro ispira-ti dalle magiche linee del Perù.

RI-NASCERE CON NAZCA èun progetto che abbiamo sviluppa-to all’interno dell’attività di educa-

zione emozionale che svolgiamo co-me stimolazione finalizzata allascrittura creativa.Abbiamo impara-to che la parola «simbolo» derivadal greco e significa segno di rico-noscimento. Infatti nellaGrecia an-tica quandoduepersone amiche do-vevano separarsi, spezzavano unamoneta o una tavoletta di terracot-ta. Appena uno dei due ritornava,faceva combaciare il suo pezzo conla metà rimasta e così veniva rico-nosciuto il legame.

GIÀ ARISTOTELE diceva cheogni persona ha in sé una forma,un simbolo proprio e che la vita do-vrebbe portarci a scoprirlo. Questoci ha fatto capire che una gran par-te delle nostre potenzialità e risorsepossono essere attivate rendendovisibile il nostro «segno» particola-re. Ci siamo accostati ai disegni diNazca con curiosità, cercando discegliere quello più vicino alla no-stra sensibilità e alla nostra intui-zione creativa. Il simbolo scelto èdiventato così significativo perchèha contattato le nostre emozionipiù profonde. Questi segni sonodei concentrati ricchi di associazio-ni, una miniera d’oro per indagarenel senso nascosto delle cose e perportare alla luce le nostre paure,ma soprattutto le nostre risorse.

CI HANNO DETTO che la dottoressaReiche aveva combattuto una vera batta-glia per preservare quelle fantastiche lineeda interessi enormi, purtroppo ora la gran-de autostrada Panamericana taglia il pae-saggio delle linee, dividendo in due la pia-nura ed i disegni. Ci rendiamo conto chel’intera comunità scientifica internaziona-le dovrebbe proteggere i geòglifi diNazca,proclamati dall’Unesconel 1995, grazie al-la grande ricercatrice, patrimoniodell’umanità.

CE LO AUGURIAMO di cuore, ma sia-mo molto perplessi perchè i compagni diLima ci hanno fatto sapere che da qual-che mese è stata aperta una discarica pro-prio inmezzo alle linee. Siamomolto pre-

occupati e manterremo i contatti con Li-ma per tenerci informati, ormai ci sentia-mo dei piccoli assistenti della dottoressaReiche, la dama de Las Pampas.Forse è stato tutto merito della «magia»dellemisteriose linee, comunque quest’at-tività ci ha davvero appassionati.

ABBIAMO imparato a conoscerci me-glio, ci siamo resi conto che tutti siamodi-versi, speciali, e che ognuno ha il suo mo-do di pensare, di capire e di emozionarsi.Inoltre, abbiamo comunicato viamail que-ste nostre emozioni ai compagni dellascuola di Lima, che hanno risposto con-gratulandosi con noi per l’attività svolta.Una bella soddisfazione. Ci hanno ancheinvitato a visitare la loro scuola in Perù.Sarebbe un sogno bellissimo! Chissà?!

L’ALLARMEA LANCIARLO SONO I PICCOLI ASSISTENTI ITALIANI DELLA DAMADE LAS PAMPAS

Minacciaecologica sui preziosi «geoglifi»

RICERCA Il nostro viaggio nel... mistero dei simboli di Nazca

LACLASSE

ISIMBOLIdiNazca stimo-lano intuizioni e fanno ri-nascere le risorse assopite.Veronica eGiada raccontanocome si è svolta l’esperienza:«Abbiamodisegnato creativa-mente su un foglio le letteredel nostro nome e scritto unaparola per noi molto signifi-cativa. La scelta del vocaboloapparentemente risulta in-consapevole, in realtà sappia-mo che, tramite l’analogia,esprime ciò che la nostra inte-riorità desidera comunicare.Poi abbiamo riprodotto unadelle figure di Nazca che ciera particolarmente piaciuta,usando un pastello del colorepreferito, abbiamo collegatoliberamente con delle lineele lettere del nostro nome, econ sorpresa abbiamo vistoaffiorare nuove forme curio-se. Le abbiamo osservate at-tentamente e, con uno sforzointuitivo abbiamo cercato dicoglierne i collegamenti conla nostra personalità.

L’INTUIZIONE è un do-no che abbiamo imparato adutilizzare, soffia dove vuole,salta, guizza e vola alle con-clusioni, interpretando il lin-guaggio dei nuovi simboli, ciparla di noi, ci dà addiritturadeimessaggi. è stato come ri-scoprirci, come Ri-nascere.«Tra i “grabados” ho sceltol’airone che per me esprimelibertà, felicità e benessere. Ilmessaggio che ho raccolto èche la natura è troppo impor-tante per l’uomo e che va ri-spettata». «Nazca vuole dir-mi che ho molto paura deltempo che passa e che tuttopuò finire ma anche che hotanto bisogno di essere ama-ta». «Nazca e lamia parte pro-fonda, mi dice che ho paurache il mio orologio della vitasmetta di ticchettare... hoscritto la parola deneb per-chè è la stella principale dellacostellazione del cigno: dagrande mi piacerebbe tantodiventare un’astrofisica...».«Nazca mi parla: ’Fai uscireallo scoperto tutte le tue qua-lità senza paura!’ (Tengo quesalar todos mis recursos y nodebo tener miedo)».

Scuolamedia

«DeNobili»S.Maria a Colle

ESPERTALa ricercatrice tedesca Maria Reiche, famosa peraver catalogato le figure del deserto peruviano

ECCO i cronisti in classe della Scuola Media«Custer De’ Nobili» di S.Maria a Colle. Clas-se terzaA: GiacomoAffatigato, EleonoraBac-ci, Clarissa Bertini, Elia Bianchi, Kevin Boni,

Giovanni Cesaretti, Alessandro Civolani, Sa-ra Consani,Matteo Corti, Greta Coturri,Mar-tina Galeazzi, Edoardo Ingrosso, Giada LaRocca, Marco Lazzareschi, Filippo LencioniParatore, Leonardo Lucarini, Maria Lucche-si, ChiaraPardini, StefanoPellegrini, Federi-

ca Puccinelli, Giovanni Ranucci. Mihai Rusu,Marco Salvo, Francesco Santerini, Xheni Si-na, Allesandro Ugazio, Virginia Vannucchi,Chiara Vannucci, Veronica Vannucci, NipuniWeerappulige. Insegnanti tutor: Lucia Mat-teucci, Orsola Benevento, Arianna Bartoli.Dirigente: dottoressa Anna Rugani.

LARICERCA

Quei simbolidiNazca

fontedi idee

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••15CAMPIONATOGIORNALISMOMERCOLEDÌ 22 FEBBRAIO 2012

Inpiazza trapassatoepresenteIl centrodiPonteaMoriano:una lungastoria tuttada raccontare

NEL COGLIERE l’occasione disperimentarci come «giornalisti»siamo usciti dal chiuso delle murascolastiche, alla «scoperta» del pae-se, convinti che quanto più la scuo-la si apre e coinvolge il territorio,tanto più fa cultura. La conoscenzadel territorio dove viviamo èun ele-mento indispensabile per riportarealla luce le nostre radici storiche eculturali e ciò può interessare unpubblico più ampio. Nella ricercadi notizie abbiamo riscontratomol-ta disponibilità e ringraziamo tutticoloro che, a vario titolo, ci hannodato una mano. Ogni piazza è unaPiazza con la P maiuscola: la no-stra è la piazza di Ponte aMoriano,con la sua storia e le sue trasforma-zioni, che tenteremo qui di descri-vervi. Per chi oggi viene qui per laprima volta la Piazza apparirà subi-to come il nucleo centrale di tuttele attività del paese: uno spazio am-pio e libero dalle auto, su cui siapre il Teatro Comunale «Nieri»,che ne occupa tutto il lato orienta-le, la farmacia e negozi di vario ge-nere tra cui l’oreficeria, l’edicola, lapizzeria, la merceria, il bar, l’orto-frutta ed altri ancora,molti dei qua-li hanno lontane radici nel tempo.Ilmartedìmattina, qui in Piazza, sisvolge anche ilmercato ambulante,richiamoper le persone non solo di

Ponte ma di gran parte dei paesinivicini. Insomma avrete capito chela tradizione della Piazza comepunto di ritrovo per Ponte e i suoipaesi viene da lontano: ai primi del‘900 lo spazio della piazza era cir-condato da platani e al centro vi erail monumento ad Emanuele Bale-streri, imprenditore genovese, chequi a Ponte aveva portato l’indu-

stria e la ricchezza con lo Jutificio,una fabbrica che, grazie alle acquedel Condotto Pubblico, producevajuta e fabbricava sacchi. Lo stabili-mento era dotato di energia elettri-ca propria, aveva il telegrafo ed eracollegato alla Stazione ferroviariadiLucca grazie ad una tramvia a va-pore per merci e passeggeri. Inquell’epocaPonte aMorianodiven-

ne un centro industriale importan-te e, grazie alla necessità di mano-dopera, ci fu unmassiccio arrivo difamiglie dalle province limitrofeche incrementarono notevolmenteil numero degli abitanti.

INTORNO agli anni ’30, duranteil fascismo, sul lato est della piazzafu costruito il Palazzo del Fascio,grazie a manodopera locale e ad uncontributo del Comune di Lucca:lo spazio fu risistemato e al postodelmonumento alBalestreri fu rea-lizzata una grande fontana a vascacircolare. Allora dalla piazza sparìanche il cosiddetto «casotto» ovve-ro il bar degli sportivi locali. Alla fi-ne della guerra il Palazzo del Fa-scio o Littorio divenne proprietàdell’Amministrazione comunale diLucca, non risarcita del contributoa suo tempo versato, che lo adibìprima a cinema poi a teatro. Il peri-odo forse più “grigio” della Piazzaè stato quello in cui è diventata se-de di un parcheggio nonché di undistributore di carburante. La suariqualificazione, avvenuta negli an-ni Novanta, ne ha sicuramente evi-denziato la bellezza paesaggistica eha restituito la sua fruibilità comeluogo di incontro e di scambio atutta la popolazione diPonte, giova-ni e anziani.

IL PUNTO centrale di Ponte a Moriano è lapiazza, così, un martedì mattina, in occasione ilmercato siamo andati a fare… i «giornalisti». Cisiamo divisi in gruppi ognuno con il propriocompito: chi intervistava i negozianti che hannola loro attività commerciale sulla piazza; chi gliambulanti presenti con il loro banchetto al mer-cato, chi i cittadini giunti in «piazza» per un caf-fè, per fare acquisti o incontrare amici. Dalle ri-sposte dei nostri interlocutori si riscontra che lamaggior parte degli ambulanti frequenta questapiazza da una decina d’anni e che, prima dellasua ristrutturazione, la sede del mercato eranell’attuale parcheggio, dietro il teatro, dove si te-neva anche una fiera con i cavalli.Molte persone,provenienti dai paesi vicini, preferiscono questomercato a quelli diMarlia eLucca perché piccoloe raccolto. Dal canto loro gli ambulanti, come i

negozianti, si lamentano del fatto che negli ulti-mi tempi c’è poca affluenza e le vendite sono cala-te, probabilmente a causa della crisi economica.Abbiamo scoperto poi che alcuni esercizi com-merciali sono «storici» perché aperti dagli inizidel ‘900, mentre altri sono qui da poco tempo,uno addirittura da meno di un anno. I cambia-menti che la piazza ha subito nel temponon sonostati apprezzati da tutti: i più sono concordi neldire che la piazza è stata abbellita e resa più ospi-tale, alcuni invece avrebbero desiderato il mante-nimento del parcheggio. Gli intervistati ci hannoraccontato che la piazza ha subito diversi cambia-menti nel corso degli anni, ma costante è statal’importanza rivestita da questo spazio fino ad og-gi, sia da un punto di vista economico che socio-culturale. La speranza di tutti è che il Comuneinvesta nel rendere sempre più bello ed accoglien-te questo punto - spazio - piazza.

L’APPELLOPIU’ CURA E ATTENZIONE AUNFONDAMENTALE CROCEVIA DELLA VITA DEL PAESE

Noi inviati speciali e le «voci» dei testimoni

LACLASSE

C’ERA UNA VOLTA La piazza centrale tanti anni fa

Scuolamedia

«Buonarroti»Ponte aMoriano

AGORÀ, Foro, Piazza…da quando l’uomo si è orga-nizzato in società civile, co-struendo le città, lo spaziodella piazza ha sempre avu-to un ruolo di primo piano.Nell’agorà greca si svolgeva-no il mercato, le assembleecittadine e le più importan-ti manifestazioni religiose:la frequentavano gli uominiche andavano a far la spesa,dal barbiere e a discutere diaffari e politica. Nella civil-tà romana all’agorà si sosti-tuisce il foro, punto d’incon-tro del cardo e del decuma-no massimi, le arterie prin-cipali della città; qui si con-centravano i principali edifi-ci pubblici e ognimattina siteneva il mercato, anche se,col crescere della popolazio-ne, in età repubblicana, imercati furono portati in al-tre zone della città. In etàimperiale, accanto al Foroprimitivo, molti imperatorine fecero costruire altriugualmente monumentali.Nel passaggio dall’età anti-ca a quella medioevale laPiazzamantenne il suo ruo-lo economico e politico, so-prattutto nel periodo comu-nale e signorile, quando vifurono costruiti i palazzidel “potere” e le grandi cat-tedrali. E così si arrivaall’età rinascimentale, allor-chèmolte piazze preesisten-ti o di nuova realizzazionevennero addirittura proget-tate da grandi artisti comeMichelangelo e Bramante:alle loro piazze, rimaste ope-re di grande valore artisticofino ad oggi, essi, consape-voli dell’importanza di talespazio, affidarono anche unruolo estetico e paesaggisti-co all’interno della città. Ri-cordiamo infine che le gran-di piazze divennero, nei se-coli dell’Inquisizione, tea-tro di roghi per gli eretici ele streghe.

ECCO i cronisti in classe della Scuola Media

«Buonarroti» di Ponte a Moriano. Classi II C

e III C: AndreaBaccei, IreneBalestri, IreneBi-

gongiari, Gianni Brancoli, Icaro Buralli, Gu-

glielmoBuralli, Alessia Canoro, ThomasCec-

chettini,MatildeDinucci, Roberta Fiorino, Te-

odor Constantin Florea, Sara Karaj, GabrieleLaricchiuta, Clementina Lazzareschi, AlessioLorenzi, Tommaso Luchetti, Petra Martini,MartinaMeschi, LeonardoMolendi, LucaNel-li, Alessia Orzali, Benedetta Palla, GabrieleQuilici, Elia Rossi, Filippo Torricelli, MaicolVanni. Giammarco Biagi, Marta Brancoli,Hamdi Curumi, Gabriele DelMugnaio, Rober-

toFei, DanieleGiuliani, LuciaGragnani, Giaco-mo Grilli, Izabela Kolaj, Simone Maffei, Mat-teo Massagli, Gino Pacini, Alessandro Pucci,Mattia Saettoni, Elena Serra, Giulia Simi, Fe-derico Sperotto, Federico Stefani, RacheleUnti, Jenny Vannucchi, Amos Vita. Insegnantitutor: Graziella Amadei, Roberta Amari, Giu-liana Matteucci. Dirigente scolastico: MarcoOrsi.

CENTRO DEL «MONDO» La piazzaprincipale di Ponte a Moriano

LOSPAZIO

Dall’agoràal foro…nei secoli

Page 14: LUCCA Book Finale

•• 8 CAMPIONATOGIORNALISMO GIOVEDÌ 1 MARZO 2012

Lucca e Comics: coppia vincenteUnsodalizio che vince labarrieradel tempoecattura i giovani

LUCCACOMICS andGames è lapiù importante rassegna italiana,seconda d’Europa e terza nel mon-do dedicata al fumetto , giochi diruolo, ai videogiochi e all’animazio-ne. Questa manifestazione è statainaugurata nel 1966. Conosciutanon da subito, oggi è diventataun’attrazione per tutti, ma soprat-tutto per i giovani perché possonodare sfogo alla loro creatività e altempo stesso divertirsi. Il rapportotra Lucca e i fumetti è oramai indi-visibile, e i giovani rispecchianoperfettamente l’immagine del signi-ficato dei Comics, poiché sono at-tratti da tutto quello che è tecnolo-gico e moderno, compresi i video-giochi, fumetti e internet.

INFATTI attraverso delle nostrericerche abbiamo scoperto che conl’espansione della rete informaticae il diffondersi della tecnologia, iComics hanno subito una grandecrescita da edizione a edizione.Questo ritrovo è un appuntamentoannuale doveunnumero strabilian-te di autori, editori, ragazzi turisti eappassionati si ritrovano per quasicinque giorni nella cinta murariadi Lucca, una città che non temeconfronti neppure con le altre cittàstoriche della Toscana. Una splen-

dida città medievale-rinascimenta-le che grazie alle sue mura riesce aincantare ogni anno quasi 150milaappassionati che vengono a condi-videre soprattutto interessi, passio-ni ed emozioni.

MOLTI GIOVANI vi partecipa-no proprio per visitare gli stand.Lo scorso anno si raggiunse la cifra

di oltre 135mila visitatori, una ci-fra impensabile nella prima edizio-ne del 1966, quando i fumetti arri-varono per la prima volta a Lucca.Da allora ai Comics si sono affian-cati i Games ed è esplosa la maniadei cosplayer, tra cui i più popolaridi oggi sono Naruto, Mario e Lui-gi, Pirati dei Caraibi, Harry Pottere molti altri. Sono tutti generi di-

versi appartenenti ai film, videogio-chi, fumetti e video musicali. Tra ivari cosplayer abbiamo intervistatodiversi appassionati che da annioramai lo considerano un appunta-mento fisso. Secondo alcuni la stra-vaganza dei costumi si basa sullapersonalità e il carattere del sogget-to e per altri i Comics sonomomen-ti di ritrovo. Infatti vi partecipanoda tutta Italia e non solo. A coloro acui piacciono imanga, cartoni e fu-metti si interessano spesso alla cul-tura giapponese e hanno la possibi-lità di incontrare disegnatori e fa-mosi fumettisti.

GLIARGOMENTIpiù amati so-no quelli che trattano di spericola-te avventure e tra gli intervistati èemerso che i manga più letti sonoFairyTail e Sojhomanga. A questopunto possiamo trarre alcune con-clusioni sul nostro lavoro. Abbia-mo analizzato che il divertimento èil cardine principale, per cui tantivisitatori vengono da tutto il mon-do, inoltre possono recepire nuovetendenze che provengono soprat-tutto dalmondodella cultura orien-tale. Infatti questa manifestazionesta diventando una vera e propriaattrazione per tutti i giovani per-chépossono rispecchiarsi nei perso-naggi di quella cultura.

NEL MESE di ottobre, a Lucca, si svolgeuno dei più importanti eventi internaziona-li. Le persone vengono da molte parti delmondo per ammirare l’arte fumettistica deiComics. Durante questa manifestazione sicomprende quanto i fumetti suscitino gran-di interessi e quando la passione è partico-larmente spiccata, la gente ama travestirsicome il proprio personaggio preferito perimmedesimarsi in esso, in base alle emozio-ni, interessi, stati d’animo...

QUESTOEVENTO èmolto emozionanteper i giovani perché possono incontrare ipiù famosi fumettisti, possono fotografarsicon i propri personaggi preferiti.Nella setti-mana dei Comics, Lucca si trasforma e lacittà assumeun fascino eccezionale.Maper-ché questo evento piacemolto alle persone?Beh, forse perché i fumetti sonomolto sem-

plici da leggere anche grazie alle immagini,che chiariscono bene i concetti e le emozio-ni dei personaggi, e utilizzano i termini co-muni del linguaggio parlato dai ragazzi. Perl’occasione vengono allestiti 30mila metriquadrati di cui oltre 15mila occupati dai so-li stand. IComics riscuotono ungrande suc-cesso internazionale di cui la città può esse-re veramente fiera.

NOI RAGAZZI siamo orgogliosi che Luc-ca ospiti unamanifestazione così importan-te e pensiamo che anche tutta la popolazio-ne sia felice di ospitare un evento di questaportata che calamita tanta attenzione eun’ondata impressionante di presenze. Inol-tre le bellezze artistiche e architettonichelucchesi contribuiscono all’afflusso di visi-tatori che uniscono la visita dei luoghi allamanifestazione dei Comics.

L’INCURSIONENELMONDODELLA «STRISCIA» SI COMUNICA CON IL NOSTRO LINGUAGGIO

L’eterna patria dei fumetti e dei videogame

LA VIGNETTA Paperinik a Lucca in cerca di un nuovo super costume

LAREDAZIONE

NAQUEROnel 1966 aLuc-ca. Dalla prima edizione aoggi i Comics sono cresciutid’importanza. Inizialmentel’evento era annuale, poi di-vennebiennale.Nel 1986 ce-lebrò la sua diciassettesimaedizione scaramanticamen-te ribattezzata «Lucca ven-tanni». Seguì un breve peri-odo di crisi e di sospensio-ne, interrotto con il ritornodel Salone nella primavera1990, in una versione chedi-latò i tempi, divenendo ad-dirittura semestrale. L’edi-zione più movimentata fuquella del 1994 quando ipompieri ritardarono di ungiorno l’apertura della mo-stra a causa di mancanza disicurezza nel palazzetto del-lo sport dove all’epoca si te-neva la manifestazione. Dal2000 l’avvenimento «Comi-cs» cambiò la sua denomina-zione e divenne «Lucca Co-mics and Games» a causadell’esposizione del girod’affari, i giochi di ruolo evideogiochi.

A PARTIRE dall’edizionedel 2006 la locazione di tut-ta la festa fu spostata all’in-terno della cinta murarialucchese anziché nell’areafieristica di via delle Taglia-te. Alla manifestazione deiComics molti fumettisti in-ternazionali si impegnano afar conoscere le loro ultimeopere ad un vasto pubblico.Ormai «Lucca Comics andGames» è divenuta una fie-ra internazionale e in quan-to alla popolarità è divenutala terza almondodopo il co-miket di Tokio e il “festivalinternational de la bandedessinée d’angouleme”. Inumeri parlano: l’ultimaedizione, dal 28 ottobre alprimonovembre, sono stateregistrate 155mila presenze,circa 50mila solo nella do-menica. Oltre ogni record.

Scuolamedia

«EnricoPea»Porcari

SPETTACOLO La rassegna dei Comics èmoltoamata soprattutto dai giovani anche perché Luccasi trasforma e assume un fascino eccezionale

ECCO i cronisti in classe della Scuolame-

dia «Enrico Pea» di Porcari. Classe 3a

A: Giacomo Gianneschi, Gianmarco Qua-

ratesi,Isaia Martinucci, Aldo Toschi, De-mis Pisani, Alice Baiocchi, Ginevra Ga-gliani, Alice Cambi.Classe 3aB: Beatrice Giannini, Giulia Sil-vestri, Chiara Cesca, Martina Rotondo,Alessandro Lunardi, Federico Sodini,

Marco Francesconi, Matteo Andreotti,Salvatore Bellavista.

INSEGNANTI TUTORVettori, Orsi, Di Marco.

DIRIGENTEPaolo Baratta

IRRESISTIBILI

Vignette iericomeoggi

e così domani

Page 15: LUCCA Book Finale

••9CAMPIONATOGIORNALISMOGIOVEDÌ 1 MARZO 2012

Noi giovani e l’altra«famiglia»Come sono cambiate nel tempo le strutture che ospitano i minori

L’IDEALE è che ogni bambino eogni ragazzo abbia una famigliache si prenda cura di lui... maque-sto non sempre, purtroppo, è pos-sibile. Che cosa accade dunque seun minore si trova in una condi-zione tale da nonpoter avere, tem-poraneamente, una famiglia chesi occupa di lui? Ci sono strutturedi accoglienza che servono a que-sto scopo, a dare ai ragazzi che vi-vono inun periododi difficoltà fa-miliare un tetto, un piatto caldo,la possibilità di studiare e di esse-re inseriti un unpercorso formati-vo, fatto di educazione ma anchedi affetto.Nella nostra città l’acco-glienza è cambiata nel tempo, per-chè sono cambiati i bisogni.

SEANDIAMO indietro negli an-ni scopriamo che i primi istituti aLucca e dintorni erano dedicatiagli orfani di guerra: infatti nel1919 fu aperta la colonia di Muti-gliano che ha continuato la suaopera di accoglienza fino agli an-ni ‘60, ospitando orfani di guerra,ma anche figli dimigranti e ragaz-zi provenienti da famiglie povere;in seguito la colonia si trasformòin scuola, e tutt’oggi vi hanno se-

de l’istituto agrario Busdraghi e lascuola secondaria di primo gradoMassei. La più antica comunitàdi accoglienza ancora attiva aLuc-ca è il Villaggio del Fanciullo,aperto dalMaggio del 1947, situa-to sulBaluardoCesareBattisti, na-to per opera del sacerdote donNa-tale Mei (fratello dell’altro sacer-dote Aldo, ucciso dai nazisti), che

volle accanto a sé don Enzo Tam-bellini, scomparso nel 2009, e og-gi continua la sua opera grazie adonDiomede Caselli, al Villaggiodal 1953.Questa casa di accoglien-za, basata sull’opera di volontari,ospitò inizialmente gli orfani del-la seconda guerramondiale, in se-guito anche gli orfani dei cadutisul lavoro, finché negli anni ‘80

non prevalsero inserimenti di ra-gazzi con problematiche sociali.

DALL’INIZIO degli anni ‘90 co-minciarono ad arrivare i minoristranieri non accompagnati, pro-venienti da ogni parte del globo,che oggi sono la maggioranza deiragazzi accolti. Al Villaggio delFanciullo risiedono attualmente12 minori, di varie provenienze:Italia, Marocco, Nigeria, Albania.Un altro centro di accoglienza del-la nostra città è l’istituto CarloDel Prete, una struttura comuna-le, aperta negli anni ‘90, che ha 12posti letto di cui 2 per la pronta ac-coglienza; anch’esso è prevalente-mente abitato da ragazzi che ven-gonoda lontano.Dunque cambia-no gli utenti, ma di accoglienzac’è ancora bisogno!Dobbiamope-rò rilevare che nella nostra cittànon è presente alcun centro di ac-coglienza femminile per bambinee ragazze che si trovino in difficol-tà simili a quelle descritte, e nel ca-so di necessità occorre ricorrere aistituti che si trovano in altri co-muni.

PERCAPIRE come è cambiata nel tempo l’ac-coglienza abbiamo intervistatoDomenicoPolo-ni e PaoloMarchi, che da ragazzi sono stati «incollegio» a Mutigliano, e Marsjon e Ingrit, duealunni della scuola Massei ospiti del Villaggiodel Fanciullo.Quando sei arrivato in comuni-tà?Domenico: nel 1951 all’età di 5 anni e sonorimasto per 11 anni. Paolo: nel 1955 a 10 anniconmio fratello più piccolo, e ci sono stato peri tre anni di scuola di avviamento al lavoro.Marsjon: un anno fa. Ingrit: da qualche mese.Perché ci sei entrato?D.: ero orfano di padree mia madre era a servizio in una famiglia. P.:mio padre era emigrato emiamadre doveva la-vorare. M. e I.: per studiare ed avere un futuromigliore.Come ti sei trovato?D.: alla coloniami sentivo protetto e al sicuro. P.: molto bene:eravamoquasi 250 ragazzi quindi la compagnia

non mancava. Mio fratello invece ha soffertopiù dime per la lontananza dalla famiglia.M. eI.: ci troviamo bene grazie ai volontari e educa-tori.Quali le regole della comunità?D.: la col-laborazione e il rispetto per gli altri. P.: c’eranoregole rigide e punizioni severe, ma ho impara-to che la disciplina è fondamentale nella vita.M. e I.: ci sonomomenti di svago emomenti distudio, abbiamo orari precisi da rispettare.Co-sa volete aggiungere alla fine dell’intervista?D.: la comunità mi ha insegnato la ‘’sana mise-ria’’, accontentarsi di una vita semplice e one-stama felice, e la solidarietà, che ancora praticoin attività di volontariato. P.: ho valorizzato ilati positivi della mia esperienza e gli insegna-menti ricevuti e anche l’importanza della colla-borazione.M. e I.: grazie e ciao nella nostra lin-gua: «falënderim, mirupafshim!».

LE INTERVISTE QUATTRO COMPAGNI SI RACCONTANO: REGOLE FERREE NELLA PALESTRA DI VITA

Ricordi che sanno di casa dolce... scuola

LA REDAZIONE

LA SEDE La scuola di Mutigliano, ex colonia per l’accoglienza di minori

Scuolamedia

«Massei»Mutigliano

LA COLONIA agricola diMutigliano fu fondata nel1919 dal dottor NicolaoBrancoli Busdraghi che du-rante la prima guerra mon-diale, assistendoun contadi-no soldatomorente, gli ave-vapromessodi prendersi cu-ra dei suoi cinque figli. Nel1921 ospitava già 108 orfa-ni. Nel 1922 Busdraghi fon-dò nei pressi della coloniaun parco dove furono pian-tati 408 cipressi, tanti quan-ti i caduti della zona, a ricor-do soprattutto dei padri deipiccoli orfani, poiché moltidi questi bambini non ricor-davanoneanche il nome delproprio genitore. Un depu-tato alla camera, Lupi, si re-cò in visita alla colonia, e inseguito scrisse una lettera aldottor Brancoli in cui espri-meva la sua approvazioneper un’opera così utile e pa-triottica.

OGNIDOMENICA gli or-fani, accompagnati daimae-stri e dalle suore, andavanoa messa nella cappella di S.Elena, intitolata alla reginad’Italia e arricchita da unariproduzione della croce diBrancoli e da un’immaginediCristo cheprotegge gli or-fani dei caduti nelle guerrediLibia, Etiopia,Russia, Al-bania. Ma il monumentopiù significativo è situatonel giardino della colonia eriporta incisi i nomi dei ca-duti dei paesi della zona:Mutigliano, S.Alessio, Cap-pella,Torre, Carignano, Ca-stagnori e Pieve S. Stefano.Il fondatore dell’istituto e isuoi successori accolsero gliorfani di guerra finchè vene furono, e li educarononell’istruzione scolastica enell’avviamento al lavoro ar-tigianale o agricolo.

I CRONISTI in classe della «Massei» di Muti-gliano. Classe 3A: Fabio Bartoli, AngelicaBe-nedetti, Eleonora Bernardini, Irene Bertini,AuroraBosio, Asia Carlesi, ClarissaCortopas-si, Cesare Da Prato, Gianmarco Di Bello, Ra-chele Discini, Luca Gherardi, Francesco Gi-nanneschi, Elena Guidotti, Ettore Lenci, An-

drea Lorenzi, Chiara Manobiano, Silvia Mar-telli, Gian Marco Mazzoni, Saoirse Mullan,Chiara Pardini, Mirko Pasquinelli, VittorioPellegrineschi, Geremia Simonetti, MartinaSorbi, Carla Vandenberg. Classe 3 B: Rebec-ca Bartoli, Stefano Bartoli, Gabriele Baschie-ri, Martine Bedi, Ardit Cili Nicaise, SabrinaConforti, Chiara Davini, Silvio Del Debbio,Marco Doberti, Giosuè Fazzi, Nicola France-

sconi, Sara Fruzzetti,Maria LoTufo, IsacMas-sei, ElisaNaldi, SimonePaesano, Rachele Pa-roli, Costanza Saettoni, Nicola Sarcone, Bian-ca Stefanelli, Lorenzo Vannucci, Chiara Viani.Classe 3 C: Mançe Maesjon, Ferhati Ingrit,Gjoni Leon. Ist. Compr. Lucca IV. Dirigente:Leonardo Rotella. Docenti tutor: Elena Baro-ni, Enza Conoscenti, Nicoletta Giuliani, Nico-letta De Santis.

INSIEMEDomenico Poloni e PaoloMarchi ex ospiti della colonia conMarsjon, Ingrit, Leon e Ardit

LACOLONIA

Mutigliano:l’accoglienza

nel verde

Page 16: LUCCA Book Finale

•• 10 CAMPIONATOGIORNALISMO GIOVEDÌ 8 MARZO 2012

Lanotteche trasformail paeseZuccheemascheremostruose:BorgoaMozzanocapitale diHalloween

IL GIORNO del 31 ottobre perBorgo a Mozzano corrisponde aduna data speciale attesa con impa-zienza da tutti noi. Ogni anno in-fatti le accoglienti vie del paese sitrasformano in ambienti sinistri,popolati da licantropi, vampiri,streghe, fattucchiere e mostri diogni genere; è la notte diHallowe-en!Le origini di questa festa sonoantichissime; derivano infatti dauna tradizione del mondo celtico,che successivamente si è diffusanel resto d’Europa e d’America.

I CELTI credevano che alla vigi-lia del nuovo anno, ovvero il 31 ot-tobre, Samhain, signore della not-te e principe delle tenebre, chia-masse a sé gli spiriti deimorti. Se-condo il mito, in quell’occasione,le anime potevanomostrarsi ai vi-venti, comunicare con loro e farscherzi alle spalle. Nella ricorren-za i Celti si travestivano e compi-vano sacrifici animali nei boschi,mentre il camminodi ritorno ver-so il villaggio si caratterizzava perla comparsa di cipolle intagliatedove era riposta della brace arden-te, da cui scaturivano luci fioche,

che rimandavano a presenze sini-stre ed evocative. Il nome di que-sta festa ha subìto varie trasforma-zioni nella lingua inglese: la festadiOgnissanti si chiamavaAll hal-lows’ day, mentre la vigilia dellostesso giornoAll hallow’eve. Que-ste espressioni si sono trasforma-te prima inHallows’even e succes-

sivamente contratte in Hallowe-en.

MALARISONANZAmondialedi questa festa è iniziata dal mo-mento in cui gli emigranti irlan-desi (discendenti degli antichiCelti) arrivarono in America equi scoprirono che le zucche si

prestavanomolto di più rispetto acipolle e rape per la costruzionedi lanterne. Quindi la tradiziona-le Jack o’ lantern ricavata dallezucche, nonché simbolo principa-le della festa, è una tradizione rela-tivamente recente che risale a cir-ca quattrocento anni fa. Va ancheaggiunto però che proprio negliStati Uniti la festa di Halloweenha perso i suoi significati tradizio-nali ed è progressivamente diven-tata solo un’occasioneper divertir-si e organizzare feste.

IN ITALIA nell’occasione di talefesteggiamento, oltre al tradizio-nale «Dolcetto o scherzetto?», di-vertimento di ogni bambino, so-no sorte negli ultimi anni celebra-zioni ed eventi in ogni dove. Tut-to però è scaturito da Borgo aMozzano, dove da quasi due de-cenni la celebrazione di tale ricor-renza rappresenta uno degli even-ti culturali più rappresentativi,tanto che talemanifestazione atti-ra decine di migliaia di visitatoriormai da tutta Italia e testimo-nials del calibro di Vittorio Sgar-bi, Platinette e tanti altri.

LAFESTAdell’Azalea è un ap-puntamento che si svolge aBor-go a Mozzano a fine aprile.Ogni due anni si tiene la «Bien-nale», manifestazione ancor piùricca di eventi ed espositori. Ta-le ricorrenza vede svariate mo-stre floreali, nonché tavole ro-tonde con presenza di esperti edimostrazioni tecniche di pota-tura, trapiantatura e travaso. Intale occasione il corso Umbertoche attraversa il centro storicodiventa pedonale, disseminatodi coloratissime aiuole, banchiespositivi emercatini artigiana-li. Il termine dellamanifestazio-ne vede la premiazione dellapianta più bella. Per l’occasione

tutta la popolazione dei centri li-mitrofi si riversa nel capoluogoaddobbato a festa con i coloripiù belli e variopinti.

ILNOME azalea deriva dal gre-co azalèos, che significa «ari-do», data la predilezione di talipiante per i terreni secchi.L’azalea è una pianta conosciu-ta fin dai tempi più antichi so-prattutto per il nettare di cui so-no particolarmente ricche. Al-cune specie sono però velenosecome riporta Plinio che riferi-sce di un’intossicazione dei sol-dati dell’esercito romano, du-rante la campagna asiatica, pro-vocatadamiele di specie veleno-se di azalea.

L’APPUNTAMENTOAD APRILE SI TIENE L’IMPORTANTERASSEGNACON TANTISSIMI ESPOSITORI

Biennaledell’Azalea:una festa... profumata

INVASIONE PACIFICA Il ponte del Diavolo affollato di giovani

LAREDAZIONE

IL COSIDDETTO «Teatrodi verzura» è un elemento ti-pico dei giardini all’italiana,costruito con la vegetazionee spesso arricchito mediantel’uso massiccio di siepi dibosso sagomate.Tali architet-ture venivano denominateanche «teatri verdi» perchéla scenografia e gli altri ele-menti in genere erano vegeta-li,mentre il palcoscenico con-sisteva solitamente in un pra-ticello rialzato. Anche a Bor-go a Mozzano è presente unteatro di tal fatta, che ospitauna kermesse culturale diprim’ordine. Nei mesi estiviinfatti vi si tengono incontricon i più autorevoli personag-gi della cultura, della politicae della TV del panorama na-zionale. Letteratura, scienza,arte, musica e spettacolo di-ventano le protagoniste delleserate del nostro capoluogo.Sul palcoscenico del Teatrodi verzura si sono avvicenda-ti personaggi politici del cali-bro di Walter Veltroni, Fau-sto Bertinotti, Stefania Cra-xi, Rocco Buttiglione, Gian-franco Rotondi, GiuseppeAyala, Altero Matteoli, Savi-no Pezzotta; giornalisti co-me Mario Giordano, Rober-toGiacobbo,BeppeSevergni-ni, Marco Travaglio, Mauri-zio Belpietro, Sergio Rizzo,ToniCapuozzo,MassimoFi-ni, Giordano Bruno Guerri,Antonio Socci, Alan Fried-man, Marcello Veneziani;personaggi dello spettacoloqualiGiorgio Panariello ed ilprincipe Emanuele Filibertoo uomini di cultura del valo-re di Paolo Crepet, FrancoCardini e Valerio MassimoManfredi.La cornice è bellis-sima: una spaziosa e acco-gliente platea all’aperto im-mersa in un suggestivo corti-le che ospita un caratteristicopozzo al centro; il tutto sa-pientemente illuminato sot-to un palcoscenico rialzatodove si alternano gli ospiti in-tervistati da giornalisti, spe-cialisti e dallo stesso primocittadino a seconda delle oc-casioni.

Scuolamedia

Borgo a Mozzano

MERAVIGLIE DELLA NATURA L’azalea è la grande protagonista,ogni due anni, dell’aprile di Borgo aMozzano. Corso Umberto diventapedonale e le strade si arricchiscono di profumi e di colori

ECCO i cronisti in classe della I˚B

dell’Istituto Comprensivo di Borgo a

Mozzano: Alahyal Abderrazak, Baccelli

Chiara, Bertoncini Thomas, Biagi Da-niel, Cassataro Valentina, El JaafariHassna, El Missi Achraf, Giannini Nico-la, Klein Yamila, Likaj Edmir, MagnaniAsia,Micheli Davide, Nardi Rebecca, Ni-coletti Daniele, Nouamane Sukaina,

Poggi Ginevra, Prata Filippo, Rondino-neAlessio, RondinoneLuigi, Santini Giu-lia, Selouane Yassine, Shahu Ornella.Dirigente scolastico dott. Claudio Fran-ciosi. Insegnante tutor: professor An-drea Santoro.

LAKERMESSE

Teatro di verzura:dove i «vip»sonodi casa

Page 17: LUCCA Book Finale

••11CAMPIONATOGIORNALISMOGIOVEDÌ 8 MARZO 2012

Tradizioni, leggendee... gustoIn Garfagnana mille sapori genuini e storie legate alla terra

OLTRE alle tradizioni e alle leg-gende, nella nostra terra, è possibi-le gustare ed assaggiare prodotti tra-dizionali e genuini. Alimenti sem-plici ma sostanziosi, poiché i ritmidella vita di un temponon lasciava-no spazio a ricette troppo elabora-te.Tuttavia, essendo prodotti genu-ini, sono ancora oggimolto apprez-zati. Tra gli alimenti più conosciu-ti, spicca il farro, che coltivato findal 7000 a. C., ha costituito da sem-pre l’elemento basilare della cucinagarfagnina. Un prodotto povero diaminoacidi essenziali e per questosi tende ad accostarlo alle legumi-nose che ne compensano la man-canza. Inoltre contiene proteine,acidi grassi polinsaturi ed essenzia-li, ferro, manganese, rame, cobaltoe un alto contenuto di selenio edacido fitico che lo rendono un po-tente antiossidante. Accanto allaproduzione del farro, troviamo laraccolta e la lavorazione delle casta-gne, con la cui farina si preparano inecci e il castagnaccio, dolce tipicomolto amato. La farina di castagne,detta anche farina dolce è il prodot-to dell’essiccatura e della successi-va macinatura delle castagne. Sipresenta con un colore nocciola econ sapore dolce e si produce prin-

cipalmente nelle zone dimontagnatra 450metri e i 900, dove hamododi crescere la pianta del castagnodomestico e dove nel tempo si sonostabilite le strutture abilitate allasua produzione. Tutto l’Appenni-noTosco-Emiliano eTosco-Roma-gnolo, che della farina di castagnefece in passato la principale fontedi sostentamento, è stato caratteriz-zato dalla cosiddetta Civiltà del Ca-stagno. Ottimo, accompagnato alpane di castagne o a quello di pata-

te, è il biroldo, salume prodotto inGarfagnana. Il biroldo ha originiantiche, si pensa che il nome deriviaddirittura dall’epoca longobarda.Questo salume, fatto con gli scartidel maiale (testa, cuore e lingua), sipresenta con una consistenza mor-bida, che caratterizza la sua forma a«pagnotta», e un profumo speziatoe intenso. In provincia di Luccaviene prodotto un biroldo analogo,che si differenzia per l’assenza del-la testa di maiale. Nel periodo pa-

squale, invece, viene preparata laPasimata, un dolce alla cui basestanno semplici e genuini elemen-ti, e il cui segreto consiste in unalenta lievitazione: farina, uova, zuc-chero e uvetta contribuiscono adaddolcire la tavola pasquale. Moltoapprezzato anche il Manzo di poz-za: assume questo nome in quantoviene tagliato in pezzi e messo inuna sorta di conca che contieneuna salamoia naturale fatta di sale,erbe aromatiche dimontagna unitea spezie selezionate. Il manzo dipozza della Garfagnana è a rischio:viene prodotto su ordinazione inun’antica norcineria di Ghivizzanoe da pochi altri piccoli produttori evenduto inmaggior quantità in zo-na a negozi, agriturismi e ristorato-ri. In primavera si svolge «Norcinia Castello», un evento presso il ca-stello di Ghivizzano in cui è possi-bile degustare questo prodotto tra-dizionalmente servito come antipa-sto o secondo piatto. Il pecorinodella Garfagnana: viene fatto conlatte intero di pecora, è una qualitàdi formaggio in via di estinzione inquanto prodotto ormai da pochi pa-stori.Haun sapore dolce e un retro-gusto piccante che diventa ancorapiù forte quando si usa caglio diagnello o capretto.

FIN dai tempi antichi la Garfagnana è stata terradi tradizioni e leggende. Sono diffusi i raccontipopolari che si tramandano di generazione in ge-nerazione. Le fole sono storie che venivano rac-contate durante le lunghissime serate d’inverno,davanti al camino acceso. Oggi questa pratica èmoltomeno usata e rischia di perdersi con gli ul-timi «vecchi», i nostri cari nonni. Riportiamo unbrano che ci ha narrato una simpatica signorache abita nel comune di San Romano: «Una not-te mio padre mentre tornava a casa passando at-traverso un posto isolato nei cui pressi c’era unlavatoio, vide diverse donne che lavavano e batte-vano i panni come se fosse giorno. La cosa glisembrò strana a quell’ora; provò a chiamarle manon rispondevano e quando si avvicinò ad essevide che si trattava di donne che erano morte daun pezzo, allora si mise a correre impaurito equando arrivò davanti a casa, l’aia era tutta co-

sparsa di rospi...». Molte altre sono le storie e ipersonaggi della nostra terra. Uno dei più cono-sciuti, soprattutto nel comune di S. Romano, è ilBuffardello o Linchetto (a cui viene dedicata an-che una fiera in estate, in cui le strade si animanodi atmosfere magiche e misteriose). Il Linchettoè uno spirito non cattivo,ma dispettoso che si na-scondeva nei tini al tempo delle vendemmie; ar-ricciava i crini ai cavalli e bussava alle porte dichi dormiva per svegliarlo, ed entrare nelle came-re dove buttava gli oggetti per terra... oppure simetteva a sedere sul petto del dormiente impe-dendogli di respirare. In alcune zone è anche co-nosciuto come Buffardello, però con caratteristi-che fisiche diverse. Un nanetto di 70 cm, vestitodi rosso, con scarpe aguzze, che spaventa le peco-re, scopre il letto alle zitelle, miagola, raglia, gru-gnisce nelle canoniche, rompe gli occhiali ai pre-ti... La differenza traLinchetto e Buffardello nonè molto chiara e varia da paese a paese.

L’ALLARME LE NUOVE GENERAZIONI RISCHIANO DI PERDERE IL RICCO PATRIMONIO DELLE FOLE

Buffardello e Linchetto: favole in estinzione

LA REDAZIONE

A TUTTA LA GOLOSITA’ Prodotti tipici garfagnini inmostra

Scuolamedia

CastelnuovoG.

CHI RITIENE che il for-maggio sia solo un prodottoalimentare non è certamenteun garfagnino.Nell’alta valledel Serchio infatti c’è un al-tro modo, tutto speciale, digustare questo prodotto pri-ma che finisca sulla tavola:lo si tira sopra una pista bat-tuta, lungadue o trecentome-tri, facendolo ruzzolare il piùpossibile e vince chi riesce amandarlo più lontano. Sem-bra facile a dirsi, ma bastaprovare per capire che non ècosì.Occorrono tecnica e for-za per evitare che la formaesca dalla pista o si rompa eallo stesso tempo spedirlapiù lontano dell’avversario.E come tutte le contese popo-lari ha le sue regole, i suoi at-trezzi e la sua terminologia.Lo strumento principale sichiama ‘Tricciòlo’ ed è inpratica una cinghia che si av-volge intorno alla forma perimprimerle il moto rotatorioe termina con una specie dilaccio che si infila al polso.Occorre però anche il‘Brigliòlo’, un pezzetto di le-gno fissato alla cinghia per te-nere con quattro dita la for-ma già avvolta. Poi natural-mente ci vuole una pista benlevigata, che oggi si trova pre-valentemente lungo i fiumi.Una volta veniva praticatonelle strade, nei paesi, e spes-so per allenarsi si usavanoruzzole di legno al posto delformaggio che finivano perfare danni, talvolta seri, a co-se e persone. Per questomoti-vo la storia di questa vallata èstata permeata fin dal 1400da editti, ‘grida’, leggi e nor-mative che proibivano il tirodella forma. Questo gioconon è comunque solo unpas-satempo, ma uno sport veroe proprio tanto che, recente-mente, le regole sono state co-dificate anche dal Coni. E’un misto di forza e di abilitàche ha i suoi campioni a tuttii livelli.

ECCO i cronisti in classedella scuolame-dia di Castelnuovo Garfagnana. Gli arti-coli sono stati scritti dagli studenti della2C: Bagatti Giulia, Bertucci Marta, Bo-

nacci Francesca, Boni Simona, Brescia-

ni Francesca, Crudeli Jacopo, Daddove-

ri Francesco, De Lillo Leonardo, Faur

Toaeder, Lakowua Jasmine, LopezR.Mi-

guel, Marigliani Paolo, Mori Ilaria, Or-

landi Alessio, Pardini Dalila, Satti Asia,Satti Matteo, Simonini Lisa, TasoytiYason, Tavaroli Costanza, Turati Laura,Turri Alessandro. Insegnante tutor: Pro-fessoressa Silvia Prosperi; DirigenteScolastica: Amina Pedreschi.

FOLLETTI

Linchetto e Buffardello sono buffipersonaggi della tradizione popolare

LACURIOSITA’

Il tirodella forma:gioco antico

Page 18: LUCCA Book Finale

•• 12 CAMPIONATOGIORNALISMO MERCOLEDÌ 15 FEBBRAIO 2012

Cala il sipario sullaProvinciaIl presidente StefanoBaccelli: «Taglio inutile, tornerò almio lavoro»

UN FUTURO a clessidra per leProvince italiane. Qualche mese el’ente decentrato verrà dismessoper i tagli del Governo. Occasione«ghiotta» per intervistare il presi-dente Stefano Baccelli.

Cosa fa la Provincia per pro-muovere il territorio villese?

«Sostiene il progetto Biomasse gra-zie al quale si utilizzano le risorsedel bosco per produrre energia,unendo la produzione alla manu-tenzione del bosco e alla creazionedi posti di lavoro. Utile per la riva-lutazionedel territorio anche il pro-getto La via della carta con il recu-pero dei siti industriali».

Quali politiche haattuato peri giovani e per la loro forma-zione?

«Il progettoFondazioneCasa ha ac-quistato finora 100 alloggi per legiovani coppie. Si tratta di politicaper la famiglia, mirata a consentireaffitti a prezzi giusti. Per la forma-zione si può contare sulla fondazio-ne Celsius e sulla scuola di alti stu-di IMT, frequentata damolti giova-ni anche stranieri. La Provincia so-stiene anche Campus, l’universitàdelle scienze del turismo».

L’Italia sta attraversando unperiododi crisi economica, co-sa sta facendo la Provincia

per sostenere le famiglie, i la-voratori, le imprese?

«Si cerca di saldare rapidamente icreditori perché i lavoratori sianopagati e si cerca di trasformare le ri-sorse economiche in opere pubbli-che. Si organizzano gare di appaltonon per risparmiare il massimo,ma per essere sicuri che i lavori sia-no fatti bene. Servono anche i Cen-tri per l’impiego che soddisfano il

bisognodi assistenzamorale inmo-mento di crisi: le prese in carico so-no 10 volte superiori rispetto al pe-riodo precedente.Sono stati attuatiprocedimenti straordinari sulla cas-sa integrazione e le crisi aziendalisono seguite e monitorate».

Su quali entrate la Provinciapuò fare affidamento? E cosaci può dire a proposito della

nuova tassa del 3,5% sulleRC auto?

«C’è una nuova tassa sulle assicura-zioni auto in tutte le province. Lostato italiano deve rientrare dal de-bito pubblico, non si pensa a taglia-re iministeri,ma si cerca di scarica-re le spese sui sistemi più piccoli evengono tagliati i trasferimenti.Lucca è una delle 22 province inItalia e delle 2 in Toscana che nonne gode».Qualescenariosiparadavan-ti con l’ assenza delle Provin-ce?

«Rispondo con una domanda: chisi occuperà dei 700 km di strade edei 49 edifici scolastici? La sforbi-ciata è inutile: se i 500 dipendentidella Provincia dovessero essere as-sorbiti dalla Regione costerebberodi più perché il loro stipendio au-menterebbe.Maggiori i rischi diframmentazione:70 persone e 43mezzi da coordinare. La Bocconinega un risparmio reale perché i di-pendenti non vengono licenziati».Quali sono i suoi programmifuturi?

«Non lo so. I tempi dell’abolizionenon si conoscono, avrei voluto por-tare a termine il mandato, ma sevengono tolte le competenze ammi-nistrative cosa ci sta a fare il presi-dente?Non sonounpolitico di pro-fessione, tornerò al mio lavoro».

PresidenteBaccelli ci racconti qual-cosa di lei.

«Ho 47 anni e sono alla seconda elezio-ne. Laureato in giurisprudenza, avvoca-to, ho frequentato diversi master e lascuola di specializzazione per il dirittoamministrativo di Bologna. Non sonoun politico di professione,mi sento libe-ro economicamente perché non vivo dipolitica. Sono stato scout dagli 11 ai 20anni, ho fatto volontariato, animazionedi strada in Bosnia e Kosovo».

Come è stato il passaggio da“semplice lucchese” a presiden-te?

«Mi è sempre piaciuta la politica,mio pa-dre e mio nonno erano impegnati in po-litica. Sono nato a San Marco, dove ilparroco, al tempo del mio nonno, siinterressò di lavoro e questioni sociali.Mio nonno è stato il primo presidente

della provincia eletto prima dal Comita-to di Liberazione Nazionale, e poi daicittadini. Per quanto riguarda me, ungruppo di amici mi ha convinto a candi-darmi a 40 anni.Già da lucchese conosce-vo il territorio, ma il vero privilegio diessere diventato presidente è stato poterconosceremeglio i vari aspetti della pro-vincia ed avere a che fare conmoltissimidei miei 400mila concittadini».

Cosa le piace di più del suo lavo-ro?

«Mi piace la mancanza di routine, sonotanti i temi da trattare, c’è bisogno di ag-giornamento, ci vuole competenza. Ilmio lavoro consiste nel trovare risorseeconomiche e trasformarle in progetti.Devo studiare e imparare cose nuove.Mi ha dato soddisfazione conoscere mi-gliaia di persone, è stato un arricchimen-to personale,anche grazie alla gentilezzache ho sempre trovato».

INTERVISTAPASSATO E PROSPETTIVENELNOSTRO «BOTTA E RISPOSTA» ESCLUSIVO

Identikit dell’ultimo«capo»di PalazzoDucale

A TU PER TU Alcune alunne con il presidente della Provincia

LACLASSE

NEL 1859 nasce la Provin-cia di Lucca, si estendeva per1772,81 chilometri quadratidall’Appennino tosco-emilia-no al Tirreno e dal passo delCerreto alla pianura dell’Ar-no. Il 3 gennaio 1927, conRe-gio Decreto Legislativo n.1/1927 «Riordinamento del-le circoscrizioni provincia-li», si ha l’istituzione di ben17 Province tra cui quella diPistoia. Da quella lucchesevennero distaccati i comunidi Buggiano, Massa e Cozzi-le, Monsummano Terme,Montecatini Terme, Monte-catini di Val di Nievole, Pe-scia, Pieve a Nievole, PonteBuggianese, Uzzano e Vella-no. Un altro importante in-tervento legislativo di rifor-ma è dato dalla Legge n.142/1990: i Comuni e le Pro-vince potevano adottare unproprio Statuto ed istituireregolamenti. Nello Statutovengono stabilite le normefondamentali di organizza-zionedell’ente e le attribuzio-ni degli organi, l’ordinamen-to degli uffici e dei servizipubblici, le forme di collabo-razione traComuni eProvin-ce, di partecipazione popola-re, di decentramento, di ac-cesso dei cittadini alle infor-mazioni ed ai provvedimentiamministrativi. L’elezionepopolare diretta dei presiden-ti delle province italiane vie-ne stabilita con la legge n˚ 81del 1993. Infine nel dicem-bre del 2011 arriva il decretolegge Salva-Italia, nel qualesi afferma che alle Provinceverranno riservate solo le fun-zioni di indirizzo politico edi coordinamento delle atti-vità dei Comuni. Il consiglioprovinciale viene ridotto adieci componenti e vieneabolita la giunta. Entro il 30novembre 2012, tutte le cari-che decadranno, il personaleeccedente sarà trasferito alleRegioni e ai Comuni. Il pro-cesso che trasferisce le com-petenze delle Province a Co-muni e Regioni, dovrebbecompletarsi entro il 31 di-cembre 2012.

ScuolaMedia

«Franchi»Villa Basilica

I «TAGLI»

Ecco il presidente della Provincia Stefano Baccelli dopole «sforbiciate» annunciate dal Governo

ECCO i cronisti in classedella Scuolame-

dia «Franchi» di Villa Basilica. Classe

III: Matilde Bendinelli, Elena Bertolini,

Giulia Biagi, MiriamBianchi, Daniel Coli,Davide Elia, Francesca Mancuso, Cristi-na Paganucci, Eleonora Paola, GabrielePasquini, ValentinaSabbatini,Matteo Si-mi, Classe II: Denise Barsanti, ValentinaBarsi, Francesca Calamari, Manuel Cor-

ridori, Matteo Del Freo, Cristina Manca-ni, Niccolò Marchi, Dori Mugnaini, Sa-mueleRaffaelle, GuglielmoRobertoRo-manini. Insegnanti tutor: Sara Fisicaro,Sabrina Giusti, Domenico Passeri. Diri-gente scolastico: Luca Vieri Iacopetti.

LARICERCA

Unpo’ di storiae le curiositàdellanascita

Page 19: LUCCA Book Finale

••11CAMPIONATOGIORNALISMOGIOVEDÌ 15 MARZO 2012

Felice di vivere inmontagna«Niente smog e tanta sicurezza, ma si potrebbe fare di più»

SPESSO ci soffermiamo a guarda-re i monti che ci circondano e im-maginiamo di tirarli giù con losguardo per vedere il mare e laspiaggia con il sole che tramontaall’orizzonte.Quanto vorremmovi-vere in un luogo di mare per pren-dere il sole e nuotare tutto il gior-no, oppure in una città dove c’è «vi-ta» o dove ci sono tutti i più bei ne-gozi possibili da visitare... ma pur-troppo non si può avere tutto!Quindi, ci fermiamo a guardare inostri monti che in questo periododell’anno sono innevati e ci rendia-mo conto che quelle rocce masto-dontiche ci trasmettono qualcosadi familiare, la sicurezza. Questimonti che ci circondano sono bel-lissimi, ognuno racconta una storiaed è legato a una leggenda che si tra-smette di generazione in generazio-ne, tenendo unito il paese popolatoda non più di 700 abitanti, tutti vi-cini l’uno all’altro che si conosconoe si aiutano.

IL NOSTRO paese, Gorfigliano,si trova in Garfagnana e abbiamosempre pensato che fosse al margi-ne dal resto del mondo. Qui tutti siconoscono e sono legati alle stessetradizioni, alle stesse attività, a unalingua antichissima, conosciuta eparlata solo all’interno di quelle«rocce», più antiche della loro stes-

sa lingua. Ci sono due tradizioniparticolari che uniscono tutti gliabitanti del nostro paese: iNatalec-ci e La Madonnina dei Cavatori. INatalecci sono enormi falò fatti peril 24 dicembre con rami di scope eginepri per riscaldare Gesù. Alleore 18 del 24 tutto il paese si riuni-sce davanti alla chiesa per ammira-re gli enormi falò, dei diversi rioni,mentre bruciano. Questo spettaco-lo antichissimo, trasmette tra gliabitanti un grande senso di calore esperanza.L’altra festa: laMadonni-

na dei Cavatori, la nostra preferita,viene celebrata la prima domenicadi agosto; quest’anno è il 65˚ anni-versario. La sera del sabato dellaprima settimana d’agosto, alla «Se-gheria» in paese, vengono allestitidei banchetti e arrivano persone datutta la lucchesia per ammirare laMadonnina trasportata dai cavato-ri sopra un «tronetto» ricoperto damolti fiori. I cavatori la prendonodalla sua cappella alle cave e la por-tano in paese. Dopo l’arrivo dellaMadonnina vengono sparati in aria

tantissimi fuochi d’artificio, tuttidiversi! Infine gli abitanti del pae-se accompagnano in processione laMadonnina alla chiesa, dove reste-rà per la notte. Il giornodopo, la do-menica mattina, viene celebrata,sempre alla «Segheria», la messa epoi nel pomeriggio la Madonninaviene riportata alle cave, dove reste-rà fino al prossimo agosto. Viverein un piccolo paese è sicuramentepiù vantaggioso che stare inuna cit-tà a respirare smog e dove si è espo-sti a molti rischi. Sarebbe bello pe-rò fare qualcosa per il nostro paese,qualcosa di nuovo per spronare lepersone a venire e più che altro a ri-manere tra i nostrimonti, che anco-ra oggi sono sconosciuti a gran par-te del mondo. Un’attività, un edifi-cio, un punto di ritrovo e di turi-smo per far dire ai giovani… diquando noi saremo vecchi: «Vo-glio rimanere». Noi e tutti i giovanidi oggi e di domani vorremmoviag-giare per conoscere nuovi paesi enuove culture,ma per poi tornare acasa, alla nostra vera casa dove sia-mo cresciuti e dove dovrebbero cre-scere altri bambini e ragazzi, permigliorare sempre la loro casa ver-de e rocciosa, per conservare la cul-tura e la storia degli abitanti che lohanno trasformato nel paese che è,nel paese che diventerà, comincian-do da adesso!».

L’INTERVISTA ABBIAMO INCONTRATO IL SINDACO DI MINUCCIANO, DOMENICO DAVINI

«Progetti per creare prospettive di lavoro»INTERVISTA al sindaco diMinucciano,DomenicoDavi-ni.

Il Comune cosa fa per aiutare i giovani?«Stiamo impegnando molte risorse per la creazione e il po-tenziamento di spazi di incontro. Ricordo la realizzazionedel Ciaf a Gorfigliano, un importante spazio coperto di ag-gregazione per giovani e meno giovani dove all’interno tro-vano posto attività per bimbi e ragazzi da 3 a 18 anni con uninternet point. Sono in cantiere importanti interventi per larealizzazione di due spazi polifunzionali adAlbiano eGorfi-gliano per attività sportive e di aggregazione in genere».

E’ possibile fermare l’abbandono dei nostri piccolipaesi di montagna?

«Le cause dello spopolamento delle nostre frazioni sono daricercasi nellamancanza di lavoro in genere, ma soprattuttonell’abbandono di un modello di vita basato sull’attivitàagricola e zootecnica. Inoltre un settore che era trainante co-me quello lapideo purtroppo sta perdendo terreno. Fermarel’abbandono dei nostri piccoli centri sarà possibile soltanto

se, indipendentemente dagli sforzi dei singoli enti, cresceràuna coscienza nei singoli che rivaluti grandi temi come l’am-biente, lo stile di vita, il benessere sociale. Come dire esseredisposti ad una serie di sacrifici per una vita più a misurad’uomo in sintonia con l’ambiente».

E’ possibile creare prospettive di lavoro?«Insieme a settori storici come quello del lapideo il Comunesta puntando nel creare emigliorare le infrastrutture per ri-lanciare il settore turistico: interventi di riqualificazionedel Centro Commerciale Naturale, quelli nella cultura: ri-qualificazione di Bergiola, Castello di Pugliano, ospitale diTea,Museo della Chiesa Vecchia, e ancora la riqualificazio-ne del lago di Gramolazzo a fini turistici, il potenziamentodel Campeggio sul lago. Stiamo portando avanti un proget-to importantissimo per una filiera locale sul settore lapideo,in sostanza meno estrazione e più lavorazione di alta quali-tà.Ma vogliamo creare una filiera agricola forestale che con-senta nuovamente di lavorare il bosco: tra poche settimanesi insedierà un’azienda di pellettazione con la prospettiva dicirca 10 nuovi posti lavoro».

LA REDAZIONE

IMPONENTE Sullo sfondo il Monte Pisanino, alto 1947 metri

I.C.Gramolazzo

Piazza al Serchio

ECCO le variazionidemografiche cheinteressano il comune diMinucciano.Minuccianoè un Comune di 2.521abitanti della provincia diLucca situato nellaregione storica dellaGarfagnana eprecisamente alle sueestremitànord-occidentali, ossia aiconfini con la Lunigiana.Il territorio del comune diMinucciano è racchiusotra le cime più alte delleAlpi Apuane: il monteCavallo, il PizzoD’Uccello, il montePisanino ed il monteGrondilice. Alcuni diquesti monti sonoimportantissimi perl’estrazione del pregiatomarmo che dava lavoroalla maggior parte dellefamiglie del comune.Tra gli anni ’30 e ’50,grazie alla presenza diun’importante industrianel settore minerario, perlavoro, giunsero nelnostro territorio nucleifamiliari provenienti dadiverse parti d’Italia.

QUESTO fenomeno, conconseguente aumentodelle nascite, determinòun notevole incrementodella popolazione. Nel1936 si raggiunse il piccomassimo di 4432 abitanti.Negli anni successivi si èregistrata unadiminuzione dioccupazione generale e inparticolare nel settorelapideo con successivocalo demografico. Dal1936 al 2001, si èregistrata unadiminuzione di 1911persone e dal 2010-2011 iltrend è del meno 9,6%.

ECCO i cronisti in erba. CLASSE 1a: Asia Am-brosi, Francesca Benassai, Irene Biagioni,Erica Canozzi, Michael Canini, Sara Canini,Giovanni Casotti, Leonardo Davini, Gaia Fer-retti, Diego Ferri, Giorgio Ferri, Giuseppe

Ferri, Giada Iacopi, Michele Tenardi, Gabrie-le Tortelli. CLASSE 2a: Ilenia Canozzi, Micha-el Catalini, Nicole Centofanti, Rebecca Coiai,Simone Franceschini, Michela Iacopi, Rita Ia-copi, Alice Orsi, Jessica Orsi. CLASSE 3a: Ali-ceBinzeschi, Lorenzo Cabonardi, Desirèe Ca-nini, Stefania Chiavacci, Samuele Coiai, Gian

Marco Comparini, Gioele Ferri, Andrea Gatti,Elisa Iacopi, Mario Martinelli, Nicholas Nan-nizzi, Margherita Pancetti, Laura Romei, Cla-raTenardi, Beatrice Torre. Dirigente scolasti-co: Prof. Umberto Bertolini. Insegnanti tutor:AlessandraCasotti,Maria Cesaretti, Antonel-la Ferri, Annamaria Lorenzoni.

IMPEGNO Ilsindaco Davini

MINUCCIANO

Il «picco»degli abitanti?

Nel 1936

Page 20: LUCCA Book Finale

•• 8 CAMPIONATOGIORNALISMO GIOVEDÌ 22 MARZO 2012

Senza cellulare... il panico!Sms, ma anche foto e canzoni: il nostro mondo a portata di mano

IL CELLULARE per noi ragaz-zi è come il «cordone ombelica-le», senza andiamo nel panico!Senza telefono noi ragazzi di ogginon potremmo vivere. In ognimomento della giornata usiamo ilnostro cellulare per mandareSMS o chiamare gli amici. Oggiun cellulare che non può andaresu internet o non può mandaremessaggi non è considerato uncellulare. E pensare che verso lametà degli anni 50 giravano le pri-me automobili dotate di telefono,veniva messo nel bagagliaiodell’auto e pesava circa 40 kg.Consumava così tanta energia chepoteva fare solo 2 chiamate (di cuila seconda era per il carro attrez-zi). Oggi il cellulare non è più unbene di lusso se lo paragoniamo ai4mila dollari del primo modello.

OGGI noi ragazzi non lo usiamosolo per mandare SMS ma ancheper scambiarci canzoni e immagi-ni attraverso il bluetooth e per an-dare su Facebook e sui vari socialnetwork, ormai divenuti una mo-da che tutti usano per chattare

congli amici.Nel ventunesimo se-colo la moda ha influenzato que-sto settore; ogni ragazzo può sce-gliere tra varie marche, modelli eforme; per non parlare delle co-ver (alcune ispirate dai videogio-chi che amiamo noi ragazzi) cheaggiungono un tocco di originali-tà a ogni cellulare. Quando non

possiamo contare sul nostro tele-fonino ci sentiamo stressati, de-motivati e temiamo di perderecontatti con gli amici. Se non c’ècampo e il telefonino non suonaci sentiamo ancora più angosciati.Per noi teenager il telefono cellu-lare è diventato una necessità quo-tidiana. Per alcuni ragazzi contat-

tare i genitori mediante il cellula-re può essere unmodo permante-nere un legame inestinguibile epoco autonomo nell’affrontare lesituazioni della vita di ogni gior-no.

NELBENE e nelmale il telefoni-no rappresenta un elemento cheha condizionato e continuerà adinfluenzare i comportamenti dichi lo usa e i rapporti tra gli indivi-dui. Ma quali effetti dannosi po-trebbero avere su di noi le ondeelettromagnetiche dei cellulari?Secondo uno studio del 1993 deldottor Henry Lai dell’universitàdi Seattle, l’esposizione a questeonde porta a un’interruzione delDNA nei topi da laboratorio. Lostesso risultato sarebbe stato ravvi-sato dal ricercatore JerryL.Philli-ps, ma sul DNA umano. Questodarebbe il via a una serie dimalat-tie, tra cui il cancro. In Italia, si so-no diffusi a fine anni ’90, con unvero e proprio boomnel 2000; nel2007 il 50% della popolazionemondiale aveva un cellulare.All’inizio del 2009 la percentualeè salita al 61%.

LA PIRATERIA informatica è una figuracontroversa che concerne la duplicazione diprogrammi:musica, video in ambito domesti-co tramite masterizzazione e divulgazione delmateriale ad una cerchia ristretta di persone.Alcune legislazioni di Paesi, più spesso in oc-casione di sentenze, hanno stabilito la liceitàdella copia personale ed in altri casi la illiceitàdi clausola della licenza d’uso. A questa con-dotta è stata talvolta assimilata la pratica di ef-fettuare aggiornamenti del software senza di-sporre di licenza e della copia legale da aggior-nare.

NOIRAGAZZI siamo attratti da questa prati-ca, ma non sappiamo a cosa andiamo incon-tro. Infatti nel nuovo decreto legge sono previ-ste multe salatissime per chi scarica film an-che per il solo uso personale. In particolare siprevedono sanzioni fino a 1.500 euro per i pira-ti che scaricano da internet film ad uso perso-

nale. Pene pecuniarie più pesanti da 2.500 a15.000 euro e penali, da seimesi a tre anni, perchi scarica film a uso commerciale. Megau-pload è un sito web di file hosting internazio-nale attualmente sotto sequestro; questo sitopermettevadi scaricare contenutimultimedia-li in tempi relativamente brevi. Baidu è ilmag-gior sito cinese; qui si scarica la maggior partedei contenuti multimediali cinesi, musicaMP3 ecc. VKontakte è il maggior socialnetwork inRussia, a causa della sua funzionali-tà e del suo design è stato spesso accusato diessere un «clone» di Facebook. Nonostanteciò, nell’agosto del 2009 il social network rus-so ha raggiunto più di 75 milioni di utenti.Questi sono alcuni dei tanti siti che invadonola rete e che attraggono migliaia di giovani intutto il mondo. Quindi ragazzi, la pirateria èuna pratica illegale, ci rendiamo conto che siadifficile da scardinare, ma noi auspichiamoche finalmente un giorno trionfi la legalità an-che in questo settore.

VIAGGIO MULTIMEDIALE LA MAPPA DEI SITI «OFF LIMITS» PER CHI HA A CUORE LA LEGALITA’

La pirateria nel web, fenomeno senza confini

INSEPARABILIC’era una volta... il cellulare preistorico

LA REDAZIONE

CHE DIFFERENZA c’ètra la musica odierna e lamusica degli anni preceden-ti? I grandi gruppi del passa-to, i mitici cantanti che an-cora oggi si sentono vengo-no degnamente sostituiti danuovi artisti? Qualcuno deigiorni nostri resterà persempre come i grandi nomidel passato? Domande chetrovanouna risposta sempli-ce, secca e netta: NO! Il li-vello medio degli ascoltato-ri giovani o si appassiona al-la musica del passato oppu-re è costretta ad andareavanti con delle mode, mol-ti gruppi che si definisconorock e invece non si riescenemmenoa capire che gene-re di musica suonino, tantoche si evita persino di farenomi.

IL LOROSOGNO impos-sibile è quello di arrivare ailivelli dei grandissimi comeBattisti, Gaetano, De An-drè. Nella musica interna-zionale e italiana dei giorninostri non si trova più nien-te di assoluto e profondo co-mequella che è stata compo-sta da veri artisti. Oggi lamusicahaun grande succes-so per pochissimo tempo,poi viene subito dimentica-ta e questo la dice lunga sulvalore della musica attualerispetto a quello del passato.In campo internazionaleeguagliare Beatles, Queen,Led Zeppelin, è pura uto-pia. Per quanto riguardal’Italia basta anche solo no-tare il declino del festival diSanremo, dove prima trova-vamo gente come Modu-gno, Morandi, Mia Marti-ni, Rino Gaetano. Ed orasiamo invece ridotti adascoltare giovani che pro-vengonodaprogrammi tele-visivi per ragazzini (Amici,X Factor ecc.). Ma la musi-ca vera resterà sempre quel-la grandissimi artisti e Can-tanti con la «C» maiuscola .

Scuolamedia

Camigliano

«HACKER»

La pirateria informatica può assumere diversi volti,anche quelli di chi scarica un film illegalmente

ECCO i ragazzi della scuola media di

Camigliano chehanno preparato que-

sta pagina di giornale: Maria Sara

Bartolini, Ginevra Bertolini, AlessiaBianchi, Gianni Campioni, Erika Casti-glioni, Giulia Cotrossi, Elena DellaMaggiora, Alessandro Di Riccio, SaraFulceri, Ilaria Gradi Ilaria, VeronicaGuerrieri, Leonardo Licalsi, Matteo

Mangiafave, Filippo Paiano, GiadaPe-

tretti, Francesco Quilici, Lorenzo Si-

moni, Tommaso Toschi. Dirigente:

Giorgio Dal Sasso. Insegnante tutor:

Luciano Giovanetti.

ILCONFRONTO

Evergreen enuove band:nonc’è storia

Page 21: LUCCA Book Finale

••9CAMPIONATOGIORNALISMOGIOVEDÌ 22 MARZO 2012

Quandoècaccia alle stregheIl casoemblematicodella«diversità»chediventaunacolpa

VALLE di Soraggio, estate 1607.Gli abitanti dei paesi vicini allasorgente del Serchio di Sillanoerano sconvolti da supposti episo-di di stregoneria: il parroco J. Pa-ninius denunciava al Sant’Uffizioquattro suoi parrocchiani peraver «spiritato» e «maleficato» al-meno 60 persone. Sulla loro natu-ra di «streghe» non c’era dubbio:dei testimoni li avevano visti inriunione con il diavolo, di nottesotto alberi di noce e «affatturare»le loro vittime con il solo toccodella mano o piantando un chio-do alla radice di un gelso dopo lapronuncia di formule magiche.Per gli accusati scattò subito ilprocedimento voluto dalTribuna-le dell’Inquisizione: tortura perestorcere la confessione di strego-neria e successiva punizione.

IL DUROprocesso si tenne aMo-dena, ma alla fine nessuno degliimputati ammise di essere unastrega, anche dopo la tortura della«corda». Una tortura lenta e terri-bile: il corpo, sollevato con le ma-ni legate, riceveva violenti stratto-ni che causavano fratture. Unadelle tre donne morì per questo,

mentre gli altri furono condanna-ti all’esilio.Questa storia, ricostru-ita da Oscar Guidi su base docu-mentaria e edita nel 2007, dimo-stra che anche la Garfagnana nonè stata esente dal fenomeno dellacaccia alle streghe durante il peri-odo della Controriforma. Allorala Chiesa di Roma, per contrasta-re il Protestantesimo e altre «ere-sie», finiva per additare come ne-mico del Cattolicesimo qualsiasi

individuo «sospettabile». Bastavaessere una vedova o unadonna so-la, magari con i capelli rossi e co-noscitrice di erbe, per essere accu-sata di stregoneria.

SULLA BASE di queste accuse,in Europa, tra il 1450 e il 1650, fu-rono mandate al rogo decine dimigliaia di innocenti, quasi sem-pre donne emarginate. In queitempi regnava l’ignoranza e la su-perstizione; la cultura era sotto il

rigido controllo delle autorità ec-clesiastiche. Ovvio che le streghenon sono mai esistite, ma ad essesi credeva e si voleva che la gentecomune credesse per esercitare ilpotere su di essa. Unmeccanismosottile, giocato in forma subdolama ugualmente penetrante, che èstato per lungo tempo il lasciapas-sare di episodi di persecuzione edi terribili vendette. E purtropponon è il retaggio di un passato chepossiamo dire di esserci lasciaticompletamente alle spalle.

OGNI epoca in realtà ha inventa-to le proprie «streghe»: minoran-ze fragili considerate, irrazional-mente, indegne di far parte dellasocietà, prima da escludere e poiaddirittura da perseguitare. Pen-siamo solo al dramma umano vis-suto dai primi seguaci di Cristo ea quello dimilioni di Ebrei, zinga-ri ed omosessuali durante il regi-me nazi-fascista. Verissima la ri-flessione di Einstein: «E’ più faci-le disgregare un atomo cheunpre-giudizio». Se poi i pregiudizi sfo-ciano nell’odio incondizionatoverso altri uomini possiamo benimmaginare quanto questi sianopericolosi.

FOCUS IL ROSSO CONTRO IL MALOCCHIO E L’ESTRATTO DI IPERICO, MIRACOLOSA ERBA DI S.GIOVANNI

Riti e pozioni nel confine tra credo emedicinaIN GARFAGNANA in passato si credeva allamagia e alle streghe e si attuava una serie dimisure per prevenire i loro malefici sugliuomini e gli animali. La paura era una presenzafissa nella vita quotidiana. Una persona stregatanecessitava di guaritori: i cosiddetti segnatori dimalocchio, presenti nei nostri paesi, capaci diriti «purificatori». Ad esempio in un piatto conacqua posavano croci di foglie di ulivobenedetto e, fatto il segno della croce,recitavano mentalmente una preghieraintingendo il dito mignolo nell’olio. La personarisultava «ammaldocchiata» se le gocce d’olio,fatte cadere nel piatto, si univano, si spargevanoo lasciavano un alone sui bordi. Una nonnaricorda che per tenere lontano il malocchiooccorreva il rosso e le culle erano sempre dotatedi un fiocchetto di questo colore.

ALTRI guaritori erano esperti nel sanare ilFuoco di Sant’Antonio (herpes zoster) o leverruche, con l’uso di medaglie. Le formule diguarigione si tramandavano oralmente la nottedi Natale quando le campane annunciavano lanascita di Gesù e questa mescolanza fra sacro eprofano ci colpisce molto. Come in tanticontesti rurali anche da noi era poi diffusol’utilizzo delle erbe medicinali e si trattava dipratiche che, pur basate sui reali principicurativi di queste, erano al confine con lamagia. Basti notare questo particolare: alcunepiante si raccoglievano la mattina del 24 giugno(San Giovanni) ancora bagnate di rugiada, perscacciare ogni malattia o malformazione,soprattutto l’iperico, non a caso noto come«erba di S. Giovanni».

LAREDAZIONE

RITI MAGICI Streghe in azione, dai disegni degli alunni

Istituto comprensivo

Camporgiano

UN QUESTIONARIO di22 quesiti con tre opzionidi risposta è stato utile perverificare il nostro grado disuperstizione e per avviareuna discussione su alcunicomportamenti e gestiprivi di fondamento,eppure così ricorrenti nellanostra vita quotidiana. Inclasse siamo in 25 e il 6% dinoi si ritiene moltosuperstizioso; i rimanenti onon lo sono (32%) o non losanno (32%). Interessantisono inoltre i seguenti dati,contraddittori rispetto allabassa percentuale disuperstizione evidenziatadal quesito iniziale: il 64%di noi ha oggettiportafortuna, il 44% ritieneche toccare ferro serva aevitare disgrazie; lamaggior parte, poi, siguarda bene dal versareolio, sale, mettere il panesottosopra e spaccarespecchi, eventi questi a cui,come noto, si associanosciagure.

INOLTRE 6 di noicredono al malocchio; in 8preferiscono nonpronunciarsi piuttosto cheritenerlo, come fanno irestanti, una sciocchezza.In 10 si sentono più sicurinell’affrontare una verificase una coccinella si posa sulfoglio, mentre, se passa uncarro funebre, tutti,istintivamente, cercano ditoccare ferro. Il 44% dellaclasse legge l’oroscopo perpassatempo, al contrario il20% lo utilizza come aiutonelle scelte quotidiane. Inconclusione? Lasuperstizione non ha basirazionali ma è radicatanella nostra cultura più diquanto potremmo, a primavista, immaginare.

ECCO i cronisti in classe della scuolame-

dia di Camporgiano. CLASSE II A: Jahad

Amyn, Elena Bartolomei, Thomas Ber-

nardi, Riccardo Bianchi, Ambra Braccini,

Anna Bruno, Alessandro Cardosi, Mattia

Cecconi, Alessio Comparini, Andrea Fa-

nani, Francesco Ferrarini, Maicol Mas-

sei, Marco Morotti, Elisa Orlandi, Loren-

zoOrsetti, Ludovica Romei, Filippo Simo-

ni, Luciano Speranza, Martina Stefanelli,Francesco Telloli, Angelo Tigli, MartinaTortelli, Ilenia Turri, Giada Valiensi,Eliot Watson. Dirigente scolastico: CarloPopaiz, insegnanti tutor: Lucia Giovan-netti, Annalita Suffredini.

«IPERICO»

Detto anche «erba di San Giovanni»

ILSONDAGGIO

Unaclassedi (non)

superstiziosi

Page 22: LUCCA Book Finale

•• 8 CAMPIONATOGIORNALISMO GIOVEDÌ 29 MARZO 2012

Un’arte fatta di sogni epoesiaL’altra faccia del grandecinemanei personaggi diMartinScorsese

HUGO CABRET è un film diMartinScorsese tratto dall’omoni-mo graphic novel di Brian Selzin-ck. Hugo è un bambino rimastoorfano che, nel 1931, vive da solo,occupandosi di regolare gli orolo-gi della stazione di Montparnas-se. Ha un grande sogno: ripararel’automa che, fin da piccolo, ave-va catturato il suo interesse e quel-lo del padre orologiaio. Fra le va-rie persone su cui si concentra l’at-tenzione di Hugo — e di conse-guenza di chi guarda il film —,troviamoGeorgesMéliès (l’inven-tore del linguaggio cinematografi-co), un venditore di giocattoli concuida subito si scontra.Nonostan-te tutto Hugo frequenta di nasco-sto Isabelle, anche lei orfana, adot-tata dalla famiglia Méliès, con laquale dà inizio a un’avventura.Con il suo aiuto, Hugo, fra varievicende, flashback e intrighi, por-ta a fine «il progetto automa».Quest’ultimo, una volta che ri-prende a funzionare, con grandesorpresa di entrambi, comincia adisegnare un’immagine raffigu-rante una Luna dai lineamentiumani, conun’espressione contor-

ta dovuta all’atterraggio di un raz-zo nell’occhio: il tutto con la fir-ma di Georges Méliès... Allora idue ragazzi scoprono non soloche Méliès era considerato unodei più grandi registi delle origi-ni, ma che fosse ritenuto mortodurante la Grande Guerra. Graziea uno studioso del cinema, porta-

no a casa del vecchio regista unadelle poche pellicole rimaste deisuoi film: Le voyage dans la Lune,considerato il suo capolavoro.Hu-go ed Isabelle riconoscono l’im-magine disegnata dall’automa eMéliès ricorda i tempi delle pri-me proiezioni dei fratelli Lu-mière, che non vollero vendergli

una cinepresa perché ancora il ci-nema era considerato un prodot-to senza futuro. Allora fu costret-to a smontare un suo automa (fini-to poi nellemani diHugo) per co-struirsi una sua cinepresa.

DA QUI nacque la sua passioneper il cinemadove riuscì a rappre-sentare i nostri sogni grazie a cen-tinaia di film fantastici, pieni ditrovate geniali per quel tempo.Ma con la fine della guerra i gusticambiarono: il cinema era diven-tato industriale e la piccola impre-sa artigianale di Méliès fallì. Ab-biamo visto Hugo Cabret al cine-ma, assieme al professore che ciinsegna il linguaggio filmico.Non solo si è trattato di un gran-de film, affascinante e commoven-te, ma è stata anche l’occasioneper approfondire alcuni aspettistorici che già avevamo affrontatoin classe.Méliès è un personaggioaffascinante, come il suo cinema,così ingenuo in apparenza,mapie-no di poesia, eMartin Scorsese hasaputo esprimere tutto l’amoreper quest’arte che è fatta della stes-samateria di cui sono fatti i sogni.

SALVE a tutti! Il mio nome è GeorgesMéliès. Forse, la maggior parte di voi non saancora chi sono,ma voglio sperare che stiatealmeno ad ascoltare cosa ho fatto. Innanzitutto sono nato a Parigi nel 1861 e fin dallanascita ho avuto un’ottima educazione eistruzione. Diplomatomi, ho intrapreso unpaio di viaggi; fra questi ricordo particolar-mente quello a Londra perché è proprio lìcheho scoperto l’arte dellamagia.Quest’ulti-ma, infatti, mi ha portato tanto successo emi ha fatto diventare un noto illusionista.

QUANDO, però, ho assistito alla prima pro-iezione del cinematografoLumière, ho deci-so di cambiare e di costruirmi anch’io unacasa cinematografica, perché era quella lamia vera passione.Lamia volontàmi ha por-tato sempre più amigliorare, dando così vitaalla StarFilm e al perfezionamento delle tec-

niche più ostili. Dopo una serie di cortome-traggi, sono arrivato a realizzare alcuni lun-gometraggi, fra i quali uno ha creato scalpo-re fra gli spettatori: Le voyage dans la Lune.Questo film, infatti, viene scelto damolti cri-tici come il mio migliore fra tutti.

MA, con il passare del tempo, non sono riu-scito a mantenere i favori del pubblico e acomprendere i rapidi mutamenti del lin-guaggio cinematografico. Questo fallimentomi ha fatto molto arrabbiare, portandomipersino a disfarmi delle mie pellicole e a la-vorare inunpiccolonegozio di giocattoli nel-la stazione di Montparnasse. Solo alla finedegli anniVenti il cinema francese si è ricor-dato di me, organizzando un galà intitolatoal mio nome e una retrospettiva. Per il restoho condotto una vita normale, uguale alla vo-stra.

Georges Méliès

L’INTERVISTA VIRTUALE IL PROTAGONISTA DEL FILMDI SUCCESSO ALBOTTEGHINO SI RIVELA

Loconfesso: sono io il vero«GeorgeMéliès»

CAPOLAVORO «Le voyage dans la Lune» di George Méliès

LAREDAZIONE

LA STRAORDINARIAinvenzione di Hugo Cabretè un graphic novel, cioè un li-bro nel quale sia le immagi-ni che le parole narrano unastoria in egual misura, sen-za che le prime siano subor-dinate alle seconde o vice-versa. Infatti, nel prologo,Brian Selznick (autore deltesto scritto e dei disegni)chiede al lettore di immagi-nare di trovarsi seduto inuna sala cinematografica: leluci si spengono, le immagi-ni partono, la storia inizia eil protagonista si fa vedereattraverso i disegni, primaancora di essere descritto aparole.

LE DIFFERENZE tra il ro-manzo e il bel film che ne èstato tratto sono veramentepoche: le due più evidentisono il modo con il qualeHugo ritrova l’automae il fi-nale. Il film, infatti, terminacon la protagonista femmi-nile, Isabelle, che scrive il li-bro sulle avventure cui ab-biamo assistito, mentre nelromanzo èHugo che inven-ta un automa in grado discrivere e disegnare le pagi-ne che noi stessi stiamo leg-gendo. Crediamo che il li-bromeriti di essere letto, an-che dopo aver visto il film,sia per la storia che raccon-ta, così precisa nella rico-struzione d’epoca, che perla struttura originale dagraphic novel: è come se inmano avessimo un film dicarta, dove le parole e le im-magini si compenetranoper comunicare il fascinoche il cinema delle originisuscitava nel giovane prota-gonista (ma anche in noi).Ed è un omaggio doverosoal grandeMéliès di cui l’an-no scorso ricorreva il 150˚della nascita.

Media«Nottolini»

Lammari

GENIALE Ecco il regista francese nato nel1861, autore di importanti pellicole

ECCO i cronisti della Media «Nottolini» diLammari. III B: Nicole Angulo, Matteo Anto-nelli, Alessandro Antonelli, Giovanni Bellan-di, SaraBertolucci, FrancescaCaruso, Stefa-

niaColpos, Ganguli Dissanayeke,MarcoEste-ban, Sophie Ferroni, Marco Forti, MarioGiampaoli, FedericaGiannini, MatteoLabian-ca, Giada Marcheschi, Marco Paoleschi, Va-lentina Paoleschi, Andrea Pellegrini, IlariaQuaglierini, Diletta Sargentelli, Daniele Se-bastiani, Elena Taddeucci. Inoltre Michela

Giampaoli, RebeccaRomano (III C), Greta To-gnetti Nieri (III D). Dirigente scolastico: Nico-laPreziuso. Docente tutor:MarcoVanelli. Ar-ticoli realizzati nei laboratori di giornalismoe cineforum coordinati dal prof. Vanelli. Inparticolare hanno scritto: Andrea Romani,Giovanni Bellandi e Giovanni Guidotti.

ILLIBRO

Quando testoe immaginisono tutt’uno

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••9CAMPIONATOGIORNALISMOGIOVEDÌ 29 MARZO 2012

Losbarcodeinostri vu’ cumpràLa maestria dei figurinai ci ha reso celebri nel mondo. Ma all’inizio...

ANTICAMENTE i venditori distatuine venivano chiamati «figu-rasti», poi, allametà delXIX seco-lo prese piede il termine letterariodi « figurinaio». Quella dei figuri-nai è una lunga storia di impresa,di artigianato, di cultura popolaree di emigrazione. Il gesso non eraun prodotto tipico del luogo né idisegni che venivano raffiguratierano esclusivi dell’ambiente: ori-ginalissima era invece la lavora-zione che il gesso subiva, permanualità e per poesia, per un ge-nio creativo che sapeva misurarsisia con tradizioni locali che conlontani spazi di mercato.

DURANTE ilXIX secolo nume-rose furono le famiglie i cui uomi-ni si diedero all’arte del gesso,mentre le donne aiutavano, spe-cie nelle fasi di pulitura e pitturadelle statue. Ma erano gli uominia recarsi all’estero per vendere leproprie creazioni, a volte ancheportandosi il materiale per stam-parnedi ulteriori. Era una emigra-zione non di massa né definitiva,anche se però più che stagionale:i figurinai partivano solitamente

nella primametà dell’anno e rima-nevano fuori per un periodo chedurava anche due-tre anni, a se-conda della lontananza dellaméta. Partivano sotto la guida diuno o più capi esperti delle aree dimercato e sopratutto capaci di cre-are col gesso siamodelli che stam-pi.

CON LORO erano i «garzoni»,che si occupavano principalmen-

te della vendita degli oggetti fini-ti; erano molto giovani, e con lacesta sotto braccio o un pianale intesta giravano per strade e per ca-se.

AL RITORNO da ogni campa-gna i figurinai si trattenevano permezzo anno, di solito, prima di ri-partire. Se la campagna era statabuona, cioè redditizia, poteva ac-cadere che si stabilissero meglio

nella loro terra di origine, fondas-sero nuove società e avviassero ul-teriori campagne. Oppure abban-donavano l’arte per nuovi e menosacrificanti mestieri. Il figurinaioera un povero, un «vu cumprà»delXIX secolo, in un tempo certonon garantito da diritti civili enormative internazionali e nazio-nali come il nostro.

NELL’IMPERO austriaco lichiamavano katzelmacher, cioèmi-serabili, morti di fame! Ma di ne-cessità si fece anche virtù: così inmolti presto capirono l’importan-za dell’istruzione, dell’apprendi-mento della lingua straniera, delmiglioramento della tecnica peruna maggiore qualità del prodot-to; del conoscere le culture lonta-ne per scegliere oggetti da rappre-sentare estranei alla propria tradi-zione (animali esotici, Budda, ar-mi, costumi) . I figurinai arrivaro-no un po’ in tutta Europa,ma conGenova vicino anche i mari furo-no attraversati e figurinai di Core-glia finirono in America, ma an-che in Africa, in Asia e più tardiaddirittura in Australia!

IL MUSEO VIAGGIO SENZA CONFINI NEGLI ULTIMI QUATTRO SECOLI DI UN ARTIGIANATO DI PREGIO

Statisti e poeti dalla magia di quelle maniUNFIGURINAIO, Carlo Vanni, che aveva vis-suto a lungo nell’imperoAustro-Ungarico facen-do fortuna, alla suamorte, nel 1915, lasciò aCore-glia il suo palazzo inmezzo al paese. Altri figuri-nai o i loro eredi negli anni hanno fatto donazio-ni di stampe, foto e oggetti. Fu così che nel 1975,l’Amministrazione Comunale decise di creare ilMuseo della figurina di gesso e dell’Emigrazio-ne. Ilmuseo ricorda il fenomenomigratorio basa-to sulla vendita di statuine di gesso che dal XVI-II al XX secolo raggiunse, nei paesi del comune,punte elevatissime.L’attuale esposizionedelMu-seo è costruita da 1.300 esemplari di gesso cheper le loro raffigurazioni, per la loro colorazionee forma e soprattutto per il modo con cui sonostati realizzati, rappresentano l’evoluzione tecni-ca di questo artigianato negli ultimi 4 secoli. Tragli oggetti dimaggior pregio anche i gattini sette-centeschi anneriti con il fumo di candela, la ma-schera funeraria originaria del Conte Camillo

Benso di Cavour, busti realizzati a stampa persa.Vi troviamo gran parte della vastissima gammadei soggetti creati durante le innumerevoli pere-grinazioni in ogni parte del mondo per soddisfa-re le esigenze di tutti gli acquirenti.

COSÌnelle varie sale delMuseo possiamo ammi-rare la riproduzione in gesso dei più conosciutiprotagonisti del passato daNapoleone a Garibal-di, daDante a Petrarca, dai più noti musicisti te-deschi ai personaggi dell’anticaRoma e dellami-tologia greca, dalle statuine dei santi a quelle diBudda, tutti realizzati con una tale perfezionetecnica da trasformare questo artigianato in unaforma di arte minore. Ampio spazio è dedicatoall’esposizione deimetodi di lavorazione del ges-so. Il Museo della Figurina di Gesso e dell’Emi-grazione, unico nel suo genere, è soprattutto uncentro di studi di quello che è stato il mondo delfigurinaio nel tempo.

LA REDAZIONE

EMIGRANTI La fantasia dei figurinai è sbarcata in molti Paesi

Istituto comprensivo

Coreglia

LA STORIELLA èsimpatica e ben nota. Sidice che quando CristoforoColombo sbarcò inAmerica il suo primoincontro non fu con gliindigeni ma, a sorpresa,con dei coreglini chevendevano statuine digesso! La produzione difigurine di gesso è in effettimolto antica. Undocumento rinvenutorecentemente nell’Archiviodi Stato di Lucca parla di«figuris giessi» già nel 1373.Pare che questa sia lanotizia ufficiale più anticasulle statuine di gesso.Un’altra leggenda popolarepoi si tramanda di padre infiglio a CoregliaAntelminelli. Ve laraccontiamo.

«DEL GESSO cadde inav-vertitamente sul volto diuna statua mentre il frateartigiano stava lavorandointorno a certe decorazioni.Il gesso si seccò, rimasel’impronta ed al buon fratevenne l’idea: creare, con unsistema di modelli, distampe, di colate, lafigurina». In ricordo diquesta attività, proprioaccanto alla chiesa di SanMichele è stata posta unastatua che ricorda ilmestiere del figurinaio conle sue statuine di gesso. Mal’arte dei figurinai èpatrimonio di tutti grazieanche al Museo che ha sedea Coreglia, unico nel suogenere, che rappresenta il«boom» dei nostri figurinaidal 1600 ai giorni nostri.Un viaggio affascinante,pieno di soprese, che ciricorda ogni giorno quantofatica e sacrificio possanonon essere ripagati subitoma costituire comunqueun solido valore anche perle generazioni a venire.

ECCO i cronisti dell’Istituto Comprensivo diCoreglia Antelminelli, scuola secondaria diprimogrado. Classe III A:RiccardoBarsi,Mar-tina Benelli, Federico Berlingacci, Sara Ber-toncini, Angelica Bertozzi, Elena Biagi, Davi-

deContrucci, StefanoDeParis,MartinoDioda-ti, Lorenzo Ghiloni, Clemente Luciano, Tom-maso Pamploni, Leonardo Pieroni, LeonardoRandazzo, Diana Rosca, Anna Rossi, ManuelRossi, Fabjo Stafa. Classe III C: ChiaraArcidia-co, RudyBalsotti, FrancescaBenvenuti, Ales-sandroBiagiotti, NiccolòMauro Casci, Carlot-

taDeRosa, FedericoDella Croce, LorenzoDo-menici, Giovanni Giambastiani, Blerta Lleshi,Gabriele Marchi, Rebecca Marchi, EleonoraMattei, Lorenzo Moscardini, Matteo Paolini,Luca Vergamini Luca. Docenti turor: Giovan-na Biagi e Michela Chiesa. Dirigente Scolasti-co: Emanuela Giannini.

ARTE Uno splendido esemplareconservato al Museo della di gesso

L’ANEDDOTO

La scopertadi Colombo:i «coreglini»

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•• 12 CAMPIONATOGIORNALISMO MERCOLEDÌ 4 APRILE 2012

Buon compleanno scuolamedia!In un’intervista speciale scopriamochemoltoèstato fattoma...

«TANTI auguri scuola media!Rispondi ancora alle esigen-ze per le quali sei nata?».

«Sono nata per favorire la crescitadelle capacità indipendenti di stu-dio dei ragazzi e per rafforzare le at-titudini ai rapporti sociali attraver-so le discipline di studio».

«Sei soddisfatta dei risultatiraggiunti?».

«Mah…».

SONO passati 50 anni dal 31 di-cembre del 1962:la Scuola MediaStatale veniva istituita a carattereunitario e diventava scuola dell’ob-bligo. Si è trattato di una vera rivo-luzione cheha inciso profondamen-te sullo sviluppodella società italia-na. Purtroppo l’età comincia a farsisentire e si vede la necessità di unnuovo cambiamento radicale. Peril dibattito che durava da quasivent’anni sull’istruzione obbligato-ria, gli anni ‘60 furono decisivi. Al-cuni avevano delle perplessità sullaprospettiva che tutti i ragazzi fosse-ro posti sullo stesso piano e temeva-no l’appiattimento che sarebbe de-rivato dall’istruzione media comu-ne. Inoltre molti insegnanti nongradivano l’idea di dover lavorare

con i colleghi provenienti dagli «av-viamenti». Ma scuola «unitaria» si-gnificava anche formazione unita-ria, umana e sociale degli alunni.Dopo gli otto anni di studi obbliga-tori sarebbe venuto ilmomento del-le scelte per il futuro. Con l’unifica-zione della scuola media in un uni-co modello,scomparivano la prece-dente scuola media, la scuola di av-

viamentoprofessionale, i corsi infe-riori di istituti d’arte e quelli deiconservatori musicali. Il program-ma ministeriale prevedeva 25 oresettimanali con l’opzione di segui-re uno o più corsi facoltativi duran-te gli anni. Nel secondo anno adesempio si poteva accostare all’inse-gnamento della lingua italianaquello della lingua latina che pote-

va essere poi scelta durante il terzoanno, indispensabile per iscriversial liceo classico.

DALL’INTERVISTA ai nostrinonni che hanno frequentato lascuola prima del 1962 è emerso chepochissimidi loro avevano frequen-tato le scuole medie e ciò non è sta-to un sollievo, perché avrebberopreferito rimanere a scuola più alungo, avere una preparazione piùapprofondita e aspirare a un lavoromigliore. Non riusciamo a pensarecome si potesse essere avviati ad unmestiere a 10 o 11 anni e sembrache anche permolti di loro sia statounproblema. «Andavamo alla scuo-la elementare facendo molti chilo-metri a piedi, gli insegnanti eranoseveri e utilizzavano punizioni cor-porali, le classi erano freddema,no-nostante questo, avremmo deside-rato proseguire gli studi permiglio-rare la nostra condizione»…Si sen-te ancora il rimpianto nella voce.«Quindi, signora scuola me-dia unificata, i di fatto per-messo a tutti di poter accede-reall’università, sei soddisfat-ta?”

“Sì, lo sono, anche se non ho otte-nuto tutto ciò che mi ero propo-sta…ancoramolto resta da fare…”.

LA SCUOLA italiana?Bocciata. I tentativi dimigliorare la legge del 1962 non hanno dato irisultati sperati.Nel rapporto annuale «Educa-

tion at a Glance» dell’Ocse (Organizzazioneper la cooperazione e lo sviluppo) si legge chenoi alunni passiamo a scuola fin troppo tempo,con scarsi risultati.L’Ocse ha valutato i se-guenti parametri:1) Risultati delle istituzioni educative ed im-patto degli apprendimenti.2) Risorse umane e finanziarie investitenell’educazione.3) Accesso all’educazione.4)Ambiente di apprendimento e organizzazio-ne delle scuole.Sorprendenti sono i dati che emergono, soprat-tutto sul punto 2:riceviamo le briciole delle fi-nanze pubbliche (L’Italia ha speso il 4,8% delPIL per l’istruzione, collocandosi al 29˚ postosu 34 Paesi); i nostri insegnanti sono sottopa-gati, poco motivati e non troppo giovani (etàmedia 51 anni:«i più vecchi» d’Europa...esper-

ti, certo, ma le energie?). Altro dato preoccu-pante, rivelatore dell’inefficienza e della ridot-ta capacità di coinvolgimento della scuola èl’alto numero di abbandoni (il problema dellamancanza di motivazione riguarda quindi in-segnanti e studenti e ciò non è strano in un si-stema che non funziona).

MA DATI critici sulla scuola italiananonpro-vengono solo dall’esternoma anche dall’inter-no: la prova Invalsi (Istituto Nazionale per laValutazione del Sistema educativo di istruzio-ne e di formazione) del 2010 è stata caratteriz-zata da un generale abbassamento del livellodi profitto degli studenti, soprattutto nellama-tematica. L’Invalsi si occupa di quanto l’OC-SE valuta al punto 1).L’Ocse sottolinea che la preparazione e l’ade-guata formazione sono e saranno la leva princi-pale per uscire dalla crisi; dai dati pubblicatirisulta che nel nostro paese c’è ancora moltoda fare.

LA PAGELLA OCSE E INVALSI CONDANNANO ALL’UNISONO IL NOSTRO LIVELLO DI APPRENDIMENTO

Gli istituti italiani?Bocciati senzaappello

MEZZO SECOLO La scuola media statale è obbligatoria dal 1962

LAREDAZIONE

LA SCUOLA italiana edin particolare quella secon-daria di primo grado anna-spa più che mai. È il mo-mento di cambiarla, di rive-dere con coraggio i principiche l’hanno ispirata e cheora devono essere aggiorna-ti perché attualmente nonne orientano gli sviluppi el’attività. E’ ora che il no-stro paese prenda coscienzadella necessità di migliora-re le competenze dei suoistudenti se si vuole amplia-re il numero di persone chein Italia possono fare la dif-ferenza e si vuole raggiunge-re il livello degli altri paesidel mondo per essere com-petitivi.

OCCORRE ripensare, rivo-luzionare, perché no, di sa-na pianta il sistema scolasti-co centrando l’attenzionesui principali problemi del-la scuola che sono: la prepa-razione degli insegnanti inambito disciplinare e rela-zionale e la necessità di con-trollo e valutazione dei do-centi stessi; la diversa ora-nizzazione del tempo scuo-la e l’utilizzodimetodidi in-segnamentopiù coinvolgen-ti; l’aumento dei fondi di-sponibili per la scuola utiliz-zabili per libri, materialetecnologico ed attrezzaturesportive, viaggi di istruzio-ne, incentivi per il meri-to….; la necessità di sicurez-za, comodità e spazi attrez-zati nelle scuole; la possibili-tà di maggiore interazionecon esperti e con il territo-rio. Se vogliamo smettere diannaspare e cominciare anuotare è ora che il sistemapolitico intervenga efficace-mente con l’adeguato salva-gente.

Media«Franchi»

VillaBasilica

A GALLA La scuola italiana annaspa: l’appello èquello di non farla... annegare

ECCO i giovani cronisti in classe della Scuo-lamedia«Franchi»di VillaBasilica. La pagi-na è stata realizzata dagli alunni delle clas-si II e III: Matilde Bendinelli, Elena Bertoli-

ni, Giulia Biagi, Miriam Bianchi, Daniel Coli,Davide Elia, Francesca Mancuso, CristinaPaganucci, Eleonora Paola, Gabriele Pa-squini, Valentina Sabbatini, Matteo Simi,(classe III).Denise Barsanti, Valentina Barsi, France-sca Calamari, Manuel Corridori, Matteo Del

Freo, Cristina Mancani, Niccolò Marchi, Do-ri Mugnaini, Samuele Raffaelli, GuglielmoRobertoRomanini. (classe II). Insegnanti tu-tor: Sara Fisicaro, Sabrina Giusti, DomenicoPasseri. Dirigente Scolastico: Luca Vieri Ia-copetti.

FOCUS

Il salvagentepergli allievidel domani

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••13CAMPIONATOGIORNALISMOMERCOLEDÌ 4 APRILE 2012

Gli artisti della bomboletta sprayLe tracce lasciate dall’uomo odierno: arte o voglia di ribellione?

UN PROBLEMA molto diffusonelle città è quello della presenzasui muri degli edifici, sui monu-menti, sulle panchine e perfinosull’asfalto delle strade di graffiti,scritte e disegni giudicati da mol-ti manifestazioni di inciviltà. Lescritte lasciano un messaggio, unnome, un numero, una frase spes-so d’amore ai piedi di un a statuacome quella in piazza del Giglio,su qualsiasi baluardo delle Muracittadine e sulle pareti della no-stra scuola. Si tratta di un modoalquanto insolito di comunicareun proprio sentimento a tutti.

INFATTI c’è da chiedersi quan-to sia giusto utilizzare uno spazioaltrui per qualcosa che è del tuttopersonale e quale sia la linea diconfine tra espressione artistica eatto vandalico. Chi pensa ad unwriter spesso immagina un giova-ne disagiato, con difficoltà comu-nicative e relazionali, con vuoti in-teriori e carenze affettive oppuread uno dei tanti ragazzi annoiati einsospettabili. Un writer, dal can-to suo si considera un artista, uncreativo in evoluzione, un «gran-

de» che libera la sua arte per farlaconoscere a tutti.Ma è proprio co-sì? No, non è un creativo, un arti-sta chi utilizza come supportiespressivi edifici di interesse stori-co, artistico, culturale.

SE ROVINIAMO e sporchiamoqueste cose non solo rendiamopeggiori i luoghi in cui viviamo,maprovochiamodei danni econo-mici che in qualchemodopaghia-

mo. Basta dare un’occhiata ai bi-lanci dei vari Comuni: ogni annosene vannomigliaia di eurodi sol-di nostri per rimuovere le scritteche deturpano le pareti delle chie-se, le fontane storiche, i palazzicheun tempohanno fatto l’imma-gine e erano al centro della vitadelle famglie in vista della città.Monumenti che fanno parte dellanostra storia, della nostra stessaidentità, e che oggi rappresentano

una calamita fortissima per le pre-senze turistiche in costante au-mento che alimentano la nostraeconomia.Preservare in questo ca-so vuol dire tutelare un patrimo-nio di inestimabile valore.

LA LIBERTÀ è il diritto di faretutto ciò che le leggi permettono.Non si può confonderla con il «fa-re ciò che si vuole». E’ dovere delbuon cittadino comprendere il va-lore dell’ambiente, del patrimo-nio artistico e dei beni comuni erispettarli. Dunque il confine tracreatività, libera espressione e at-to di vandalismo è labile.Gli «arti-sti di strada», meglio definiti «im-brattatori» devono imparare chel’arte dei colori è bellissima quan-do rispetta gli spazi di tutti e nonli invade. Un arcobaleno di ideeche se convogliate nel giusto mo-do sono senza dubbio un’espres-sione felice del nostro mondo digiovani, in costante ricerca di nuo-ve forme di comunicazione.Ma ilnostro essere liberi nonpuò cozza-re con la libertà degli altri di po-ter ammirare città e paesi nel loromassimo splendore.

GITA & RICERCA DA UNA VISITA AL BATTISTERO PARTE L’ INDAGINE A RITROSO FINO AI «WRITER»

Alla scoperta degli antichi graffiti perdutiLUCCA: Chiesa dei Santi Giovanni e Reparata.Al centro della chiesa sotterranea altomedioevaledelXI secolo d.C. si trova unmezzomuro che sepa-rava il cantiere per la ristrutturazione dell’edificiostesso dall’area adibita al culto, sul quale si trovanodei graffiti datati 1100. Su questo muretto, sul latoche guarda il cantiere, si trovano i graffiti della leg-gendadi SantaReparata. Incisi sulla parete, parten-do da sinistra possiamo distinguere tre uomini, dicui uno con un possente scudo e pantaloni mentredegli altri due è rilevabile solo il volto. Nella partesuperiore all’estremità si distinguono due angeliche sorreggono la testa della Santa; spostandosiverso destra si vedono infine le ultime due figure,unpesce edun cavallo che solleva la zampa anterio-re destra intento ad aggredire uno dei due angeli,

cercando di colpirlo per impedirgli di trasportarela reliquia della santa al di là delmare. Presumibil-mente il mastro carpentiere o un muratore hannotracciato questi graffiti per raccontare a chi non sa-peva leggere, come era normale nel Medioevo, laleggenda della santa titolare della chiesa.

QUESTI antichi graffiti rappresentano una testi-monianzadel passato che serviva per raccontare av-venimenti e scene di vita quotidiana o comunqueper narrare delle leggende come nel caso di SantaReparata. Fin dalla preistoria, come si desume dal-le pitture rupestri, gli uomini hanno cercato di rap-presentare scene di caccia come segno di buon au-spicio o divinità come simbolo di devozione, in-somma hanno graffiato prima rocce e poi muri percomunicare e tramandare la loro cultura. E oggi?

LA REDAZIONE

CIVILTA’ Invece di imbrattare i muri... impariamo a parlare

Istituto comprensivo

Da Vinci-Chelini

GRAFFITO: scritta sulmuro…* Negli ultimi duedecenni è arrivata una nuo-vamoda dall’America: sape-te qual è? Fare i graffiti,cioè scrivere con una bom-boletta spray suimuri, imo-numenti o i treni. Si chia-mano «writer» ed i loro «dise-gni» sono delle vere e pro-prie opere d’ arte, tanto chealcuni hanno raggiunto fa-ma mondiale, come è suc-cesso a Keith Haring. Danoi, però, il fenomenoha as-sunto una connotazione di-versa: i graffiti, spesso, sonoscarabocchi tirati via in unatto di rabbia, o messaggicon un senso profondo.

MA CHE COSA spinge inostri ragazzi a farlo? Imoti-vi possono essere moltepli-ci: sembrare grandi davantiagli amici, sfogarsi, lasciareun messaggio, esprimere leproprie idee o emozioni osemplicemente la voglia dirovinare qualcosa. Moltiadolescenti, che si sentonoincompresi, non parlanocon nessuno e fanno cosìuso della bomboletta per co-municare. Di solito agisco-no di notte e di nascosto escappano subito per non es-sere scoperti perché posso-no incorrere in multe salateo in pene detentive. Una so-luzione sarebbe offrire lorodegli appositi spazi conmu-ri bianchi. Questo è ciò chehanno fatto alcuni Comuniche hanno messo a disposi-zione dei ragazzi, pannellidi legno emuri di case disa-bitate; oppure, come è suc-cesso a Milano, dove il sin-daco Pisapia ha dato una sa-la di Palazzo Marino !*… è così che lo definisce il di-zionario, ma a volte può esserequalcosa di più profondo diuna semplice scritta sul muro.

ECCO la redazione della media Da Vinci - Cheli-ni. Classe III E, insegnante tutor: Irene Martire.Aronica Agnese, Bandoni Iacopo, Bernardi Sa-rah, Cotrozzi Luca, Cutuli Maria, Di Bello Marta,Fustini Francesco, Genovesi Marco, GiorgettiMarco, Golino Aurora, Guarducci Costanza, Le-bogo Corine, Linaldeddu Marta, Lleshi Megli,Martini Leonardo, Motroni Miriam, Neacsu Ga-briel, Ricci Annalisa, Ruffo Daniele, Santilli Leo-

nardo, Tori Benedetta, Torre Silvia, VantaggiatoPietro. Classe II B, insegnante tutor: Cinzia Ciul-li. Aliaj Xhesika, Antonucci Asiel Carmen,Bastio-ni Lisa, Belli Michele, Belluomini Maddalena,Cecchini Federica, Chessa Luigi, Cima Viola,Ciucci Luca, De Cristofaro Chiara, Delle SedieLucia, Donati Emanuele, Galli Lucrezia, Ianniel-loAngelo, InguantiMattia, LahraichiAnwar, Laz-zarini Edoardo, Marcacci Nicole, Paroli Loren-zo, Petrini Valentina, Pierotti Beatrice, Simonet-tiMartina, Sodini Caterina, Turano Samuele, Va-

lentini Niccolò, Vantaggiato Anna, Delia Ervis.Classe II E, insegnante tutor: Silvia Palumbo.AlistarPaulaBianca,Ariani Tommaso,Bacci leti-zia, Battaglia Emma, BenAmorMiriam, Celli Lu-ca, Coturri Matteo, Del Carlo Erica, Della NeraGiulia, Frediani Nicole, Italiano Maria Teresa,Lunardi Francesco, Marocchini grta, Massei Ni-cola, MeolaMarika, Pacini Chiara, Pandolfi Edo-ardo, Pesi Andrea, Pezzuti Francesca, PierucciGinevra, Ricci Leonardo, Sina Sindi, Stagi Dia-rio, Stefani Gabriele, Terzitti Lorenzo, Virdis An-drea. Dirigente scolastico: Luisa Arcicasa.

IL DETTAGLIO Graffiti del 1100 suun muro nella chiesa di S.Giovanni

CREATIVITA’OGGI

Parola d’ordineImbrattare nocomunicare sì

Page 26: LUCCA Book Finale

8 CAMPIONATOGIORNALISMO GIOVEDÌ 12 APRILE 2012

Robohelp, laboratorioeducativoL’idealepercorsodal teatrodei burattini al teatrodei «robottini»

«ROBOHELP» è un progetto-av-ventura realizzato per superare al-cune forme di disagio scolasticomediante l’utilizzo delle nuove tec-nologie. La classe ID della scuolamedia «Gino Custer de’ Nobili»nel percorso di robotica sperimen-tale, attivato già dallo scorso annoscolastico, ha ideato un nuovo mo-do di costruire il sapere, a partiredalla concretezza. Nella biografiadi Steve Jobs abbiamo letto: «Quelche è certo è che il piccolo Steve ini-zia presto a montare e a smontareoggetti...».

RIFLETTENDO su questo aned-doto gli insegnanti del consiglio diclasse hanno ideato questa espe-rienza interdisciplinare di «robo-drammatizzazione» filmica di unafiaba. AleksandrAfanas’ev è l’auto-re che abbiamo scelto dalla nostraantologia: le avventure dell’uccellodi fuoco e della principessaVassilis-sa ci hanno talmente coinvolto cheè stato facile procedere per la realiz-zazione dell’attività. La storia ro-bo-drammatizzata racconta anchele imprese dell’arciere dello Zarche, grazie al suo saggio cavallo,scampa a tutte le disavventure. «Lo

scenario della fiaba è stato primadi-segnato e poi interamente costruitoin cartone e, con tanta pazienza ebravura è diventato una fedele ri-produzione dei luoghi narrati nellafiaba» (Clara B.). «Con la voglia, lafantasia e la creatività si possonocompiere cose oltre la nostra imma-ginazione.

LAVORARE in gruppo ci ha aiu-tato a conoscerci meglio, non solo

come amici,ma come classe: abbia-mo conosciuto meglio anche i no-stri professori, abbiamo capito chenon sono come dei robot di metal-lo che non hanno un cuore, posso-no anche essere nostri amici, pron-ti a capirci e ad aiutarci a crescere»(Luisa M.). Nel progetto RO-BOHELP, Robo-Vassilissa, Robo-Zar e Robo-Arciere sonomacchineintelligenti LEGO NXT costruite

materialmente da noi, fornite dimotori e parti-colari sensori,che ci hannopermesso ilcontrollo del-le loro azionie movimentiattraverso laprogramma-zione al com-puter.

QUESTA fa-se del progetto è stata particolar-mente impegnativa, perché doveva-mo non solo prevedere e coordina-re i movimenti di scena tra i robo-attori,ma contemporaneamente ar-monizzarli alle loro battute teatra-li. I robo-personaggi sono stati poipersonalizzati da noi che abbiamoprogettato e realizzato, costumi eacconciature di scena. E’ stato spon-taneo creare uno spazio teatrale fan-tascientifico: naturalmente siamopassati dal teatro dei burattini al te-atro dei robottini. Costruire il sape-re e sviluppare l’apprendimento èstato più semplice potendo espri-mere le nostre fantasie ed emozio-ni. La chiave di volta è tutta lì.

NELPERCORSO di Educazione Emoziona-le, attraverso una visualizzazione guidatadall’insegnante di Italiano, abbiamo provatoad immaginare l’incontro con il nostro amicorobot, dopo la lettura espressiva di «Robbie»diAsimov. Ecco alcuni stralci di scrittura crea-tiva: «Spuntava qualcuno dall’acqua, vidi unacoda e degli splendidi capelli azzurri ..... più siavvicinava più sentivo rumori metallici, eraun robot» (Luisa F.).

«DAL BOSCO spuntò un robot ricoperto dirugiada... Era alto poco più di duemetri, socie-vole ed allegro, mi venne incontro, mi portòsulla riva del mare e mi diede un regalo: unapiccola pietra azzurra, sapevo che era speciale,me lo sentivo dentro... Di scatto il robot miprese,mimise sulle spalle emi portò su in cie-lo. Toccare le nuvole, danzare nel cielo, era dasempre stato il mio più grande sogno...» ( Giu-

lia R.). L’esperienza realizzata si è trasformatain un vero e proprio ambiente di apprendi-mento, un «micromondo» (S. Papert), in cui iragazzi, accompagnati dai docenti hanno pro-gettato e imparato, discutendo teorie e prati-che sul mondo in cui hanno interagito.

LA DISPONIBILITÀ alla sperimentazionedell’intero consiglio di classe, ha permesso dieffettuare continui collegamenti interdiscipli-nari: nella realizzazione di colonne sonore,mi-surazioni, fondali scenografici, costumi, testicreativi in lingue e orientamenti spazio-tem-porali. Quest’attività ci ha permesso di appro-fondire elaborati dal «Protocollo d’intesa na-zionale sulla robotica educativa» del 17 marzo2011 e di attuare « l’imparare scoprendo in for-ma ludica», con un approccio che sviluppa atti-tudini creative, immaginative, emozionali, ca-pacità di comunicazione (il video realizzato),di cooperazione e di lavoro di squadra.

ESPERIENZE LA SCRITTURA CREATIVA APRE ALNUOVOMONDO ECI AVVICINA AUNAMICO SPECIALE

Incontri «emozionali» ai confini della realtà

ALL’OPERA Gli studenti e il disegno del teatro dei robottini

LAREDAZIONE

LA RICERCA robotica equella informatica hannocompiutopassi da gigantene-gli ultimi anni e sollevato im-portanti questioni etiche.Ne-gli Stati Uniti, Seymour Pa-pert, direttore del gruppo dilavorodiEpistemologia eAp-prendimento del Media La-boratorydelMIT, gettò le ba-si per una didattica innovati-va fondando il cosiddetto«costruzionismo». Egli pro-pose il linguaggio Logo qua-le agevole «ambiente di ap-prendimento» dellamatema-tica da parte dei bambini at-traverso il computer.Unper-corso del tutto nuovo che sisposa perfettamente con iprincipi di costruzione deimattoncini dell’industria da-nese Lego. MATEMATICO e ricerca-tore, nato a Pretoria, in SudAfrica nel 1928, SeymourPa-pert ha collaborato attiva-mente col famoso pedagogi-sta J. Piaget diventando poidirettore del laboratorio diintelligenza artificiale alM.I.T. Di Boston (Massa-chussets Institute ofTechno-logy). Nel 1984 ha pubblica-to «Bambini, computer e cre-atività» in cui sostiene che lacostruzione del sapere e losviluppo dei processi di ap-prendimento è favorito quan-do supportato da artefatti co-gnitivi concreti: «I ragazziamano costruire oggetti: uncastello di sabbia, una torta,una casa di Lego, un pro-grammadi computer, unapo-esia o una teoria dell’univer-so». E’ anche grazie a lui chela robotica è entrata nellescuolemedie facendoda apri-pista ad un fiorire di progettirealizzati da diversi istitutiscolastici italiani.

Media«De’Nobili»

S.Maria a Colle

INNOVAZIONE

Un robot costruito daglistudenti e il percorso dieducazione emozionale

ECCO i cronisti in classe. Classe ID: Leo-nardo Bandiera, Berchielli Clara, Bian-chi Samuele, Bigongiari Irene, CalandroCristina, Casolaro Alessio, Cucchi Deni-

se, Della Bidia Samuele, Fambrini Lui-sa, Giovannini Lorenzo, Hrami Naofal,Landucci Lorenzo, Malandrini Giulia,Maltese Cristian, Manfredini Leonardo,Martinez Luisa, Massei Daniele, Palan-dri Gabriele, Ragghianti Alessia, Rag-ghianti Andrea, Ramacciotti Giulia, Ribe-

cai Niccolò, Sugman Gabriela, TabaroFederico, Vannucchi Francesco, III A:Giovanni Cesaretti. III D: Francesco Piz-zo. Dirigente: dottoressa Anna Rugani.Vicedirigente: professoressa LuciaMat-teucci. Coordinatore progetto: profes-sor Antonio Leoni. Coordinamento Edu-

cazione Emozionale: professoressa M.OrsolaBenevento, professoresseDanie-la Dianda, Cristina Buchignani, DorettaNottoli, Arianna Bartoli, Laura Lucarini,Carla Lunghi, Donatella Mazzanti, pro-fessorFrancoRicciue LeonardoAltamu-ra. Personale ATA: Mery Mercati.

VIAGGIOVIRTUALE

DaPapertai robotsul palco

Page 27: LUCCA Book Finale

9CAMPIONATOGIORNALISMOGIOVEDÌ 12 APRILE 2012

Tuffo in una società organizzataIl nostro viaggioalla scopertadelle api edei lorousi e costumi

E’ FORSE una delle esperienzepiù interessanti che abbiamo fattodurante questo anno scolastico, unvero tuffo in una società, forse pococonosciuta da questo punto di vi-sta, ma altamente organizzata ecomplessa, funzionante in ogni suopiùpiccolo particolare conprecisio-ne e razionalità: abbiamo avuto lapossibilità di incontrare un espertoapicoltore e parlare con lui delmon-do delle api. Con immagini, stru-menti delmestiere e grande passio-ne Alessandro, dell’ AssociazioneToscana Miele di Ponte a Moria-no, apicoltore ormai da molti anni,ci ha illustrato come le api siano or-ganizzate in una struttura veramen-te inimmaginabile: ogni alveare haun’ape regina, ovvero una femmi-na destinata a vivere nel nido e a de-porre le uova. Ha i suoi fuchi e leoperaie, cioè femmine che non de-pongono le uova e che si occupanodi vari compiti. Le più giovani sidedicano alla pulizia delle celle. A3 o 6 giorni di vita cominciano aprodurre pappa reale, necessaria al-le larve. Al quattordicesimo giornosi addestrano per diventare bottina-trici, api che raccolgono il polline,il nettare, l’acqua e tutto quello che

occorre alla famiglia. Se l’obiettivoè stato trovato in un raggio di 80metri dall’alveare, l’ape esegue unadanza circolare, se la distanza èmaggiore, la danza si fa più com-plessa.

LA REGINA, che nasce da un uo-vo più grande rispetto alle altre, hamolti privilegi: vive circa cinqueanni mentre l’operaia, per la faticae per il cibomeno energetico di cuisi nutre, ha unmassimo di quaran-ta giorni di vita. Non si ciba da so-

la, ma ha le sue ancelle che la accu-discono e nutrono di pappa reale.E’ lei a decidere quando sciamare.In quel momento la regina lasciauna sua erede, che dovrà effettuareil suo «volo nuziale» per essere fe-condata entro circa una quindicinadi giorni. Per darvi qualche nume-ro, sappiate che una regina, nei pri-mi due anni di vita, depone fino aduemila uova al giorno e uno scia-me è composto da circa 40-60 milaapi. Entrare in contatto con una co-sì benorganizzata società non è per-

tantomestiere facile: fare l’apicolto-re significa compiere più lavori in-sieme.

QUELLO del veterinario (per cu-rare le api in caso di malattie), delfalegname (per costruire nuovi alve-ari o riparare quelli danneggiati),quello dell’etologo (per capire ilcomportamento dell’ape), quellodell’apicoltore vero e proprio (pergestire i vari prodotti dell’alveare).Ad esempio anche gli interventiall’interno dell’alveare sono com-plessi: per recuperare i telaietti delmelario è necessario usare l’affumi-catore, in cui si brucia juta, il fumoentra nell’alveare, le api si allertanoed escono fuori. Per fare ciò sononecessari attrezzi appropriati e unatuta protettiva di colore bianco ogiallo. Ci vuole una vera passione,un grande rispetto per queste pre-ziose creature e la dovuta attenzio-ne per tutelare il loro habitat ed evi-tare spiacevoli incontri. Precisia-mo che l’ape non punge mai l’uo-mo intenzionalmente, ma soloquando si trova sulla sua traiettoriao si sente in pericolo.Nondimenti-chiamoci inoltre che l’ape è un ani-male su cui si appoggia l’equilibriodella natura, grazie alla sua operadi impollinazione.

ESTETICA E MEDICINA LE PORTENTOSE PROPRIETA’ CURATIVE DEI PRODOTTI DELL’ALVEARE

Incas, Egizi, antichi Romani: lo sapevate che...SE DICIAMO «api», la maggior parte di noi pen-sa al miele: un prodotto fondamentale perché fon-te di energia, da preferire a qualsiasi altro dolciu-me e addirittura dolcificante per thè e altre bevan-de. Ma le api producono anche altro, dalla pappareale, alla base dell’alimentazione dell’ape regina,alla cera e alla propoli.Questi ultimi sono ritrovati,le cui proprietà vengono riconosciute sia in cosme-si che inmedicina: chi vuole avere una pellemorbi-da e vellutata può ricorrere ad una crema a base dicera d’api. Chi desidera un bagnoschiuma o un sa-pone dolce ed emolliente non troverà di meglioche quello a base di latte e miele. Se siete stanchi espossati, specialmente nel cambio di stagione, saràun efficace ricostituente la pappa reale, vero tocca-sana che contiene gli elementi base della vita, aiutala memoria e è un alleato anche in campo estetico,contro acne e smagliature. Se durante l’inverno in-

correte nei solitimali di stagione, tosse emal di go-la, proteggetevi con la propoli, le cui proprietà anti-biotiche e disinfettanti non potranno farvi altroche bene.

PENSATE che gli antichi Egizi la usavano per lamummificazione, i soldati romani ne ricevevanouna piccola quantità per medicare le ferite, gli In-cas l’adoperavano per curare la febbre: oggi è otti-mo rimedio in gocce per le infezioni gengivali, inscaglie per screpolature, calli e couperose… inol-tre, udite, udite… molte sperimentazioni hannoevidenziato che, oltre alle proprietà battericide eall’attività antimicotica e cicatrizzante, la propoli èun efficace antiossidante, cioè protegge dai danniprovocati dai radicali liberi. Sembrerà strano, maanche al velenodelle api vengono riconosciute pro-prietà curative, soprattutto nell’ambito dellemalat-tie reumatiche.

LAREDAZIONE

A LEZIONE DI... Studenti imparano i segreti delle api e degli alveari

Media «Buonarroti»

Ponte aMoriano

ECCO la biografia di me,misero fuco. Pochimi cono-scono, tutti mi sottovaluta-no, troppi pensano che iosia unbuono anulla. Pertan-to vi voglio scrivere per nar-rarvi le mie avventure, lamiamalasorte.Nasco da uo-va non fecondate depostedalla regina in grosse celle,più grosso e più tozzo rispet-to alle femminucce del miogenere, non sono capace diprocurarmi il cibo da so-lo… ahimé… non ho nem-meno il pungiglione! Houn solo e importantissimocompito, fecondare la regi-na. Ma per farlo, cari miei,devo rincorrerla insiemeagli altri miei colleghi, du-rante il «volo nuziale»: biso-gna darsi da fare, è una veragara… ebbene se ci riesco,già so che, dopo averla fe-condata, cadrò a terra mor-

to.

E SE INVECE non ci riu-scissi? Non mi aspetta undestino migliore: forse saròcacciato dall’alveare e mori-rò di fame oppure le femmi-ne operaie mi ucciderannoloro stesse. Un destino atro-ce e implacabile mi aspettain questo caso e io ne sonotristemente consapevole. Sa-pete che di solito non vivopiù di cinquanta giorni?Nemmenoduemesi, che pe-rò cerco di mettere intera-mente a frutto. Cerco dinon sprecare neancheun’oradelmio prezioso tem-po e darmi da fare costante-mente in ogni modo, perquello che posso. Quindiproduco calore per le larve,trasporto miele, sono sensi-bile agli odori grazie allemie sofisticate antenne. Purtuttavia questa è e rimane lamia triste sorte!

ECCO i cronisti in classe. Classi II C e III C:Andrea Baccei, Irene Balestri, Irene Bi-gongiari, Gianni Brancoli, Icaro Buralli,Guglielmo Buralli, Alessia Canoro, Tho-mas Cecchettini, Matilde Dinucci, RobertaFiorino, Teodor Constantin Florea, SaraKaraj, Gabriele Laricchiuta, Clementina

Lazzareschi, Alessio Lorenzi, TommasoLuchetti, Petra Martini, Martina Meschi,LeonardoMolendi, LucaNelli, Alessia Or-zali, Benedetta Palla, Gabriele Quilici,Elia Rossi, Filippo Torricelli, Maicol Van-ni. Giammarco Biagi, Marta Brancoli,Hamdi Curumi, Gabriele DelMugnaio, Ro-berto Fei, Daniele Giuliani, Lucia Gragna-

ni, Giacomo Grilli, Izabela Kolaj, SimoneMaffei,MatteoMassagli, GinoPacini, Ales-sandro Pucci, Mattia Saettoni, Elena Ser-ra, Giulia Simi, Federico Sperotto, Federi-co Stefani, Rachele Unti, Jenny Vannuc-chi, Amos Vita. Insegnanti tutor: GraziellaAmadei, RobertaAmari, GiulianaMatteuc-ci. Dirigente scolastico: Marco Orsi.

SIMPATICA Un’ape vista daglistudenti grazie ai loro disegni

ATUPERTU

Volonuzialeo fatale destinopernoi... fuchi

Page 28: LUCCA Book Finale

•• 10 CAMPIONATOGIORNALISMO MARTEDÌ 24 APRILE 2012

Il polo sportivo chenonc’èMutigliano: grandi potenzialità inespresse, mentre i nostri desideri...

MUTIGLIANO èunpaesino im-merso nel verde delle colline luc-chesi, a pochi minuti dalla città, enasconde molte ma sottovalutaterisorse: in particolare l’ambientenaturale e lo spazio aperto si pre-stano ad attività sportive e di sva-go. Alcuni impianti sportivi sonoeffettivamente presenti sul territo-rio, ma non tutti sono adeguata-mente curati e sfruttati al megliodelle loro possibilità. E’ presenteun maneggio privato gestitodall’associazione «Il nostro west»,che oltre ad organizzare corsi diequitazione e passeggiate a caval-lo guidate, promuove feste we-stern durante l’estate.

LAZONAdelmaneggio è circon-data da campi: una parte è utiliz-zata dagli studenti dell’IstitutoAgrario per le loro attività all’aper-to, mentre nell’altra è presente uncampetto da calcio che però ha ilterreno sconnesso e l’erba alta acausa dell’incuria. Poco distantec’è il campo sportivo della FortisLucchese gestito e curato dal si-gnorTocchini.Una struttura a di-sposizione della squadra per gli al-

lenamenti che viene talvolta con-cessa agli insegnanti di educazio-ne fisica dell’IstitutoAgrario su ri-chiesta, ma non è utilizzabile daaltri utenti. Lo spazio verde adia-cente al campoda calcio è attrezza-to per lo svolgimento dell’ormaifamosa sagra dei «Rigatoni» che sisvolge ogni anno nel mese di lu-

glio. Proprionel bosco che circon-da questo spazio è allestito un per-corso vita, con attrezzi in legno si-stemati ogni 20-30metri nelle va-rie radure. Il percorso è abbastan-za ben tenuto e gli attrezzi sonostati messi a nuovo alcuni anni fa,ma la manutenzione non è fre-quente e se alcuni rami o addirit-

tura tronchi cadono e intralcianoil sentiero, rimangono lì per qual-che tempo.

IL PERCORSO vita non èmoltofrequentato e potrebbe essere cu-rato e pubblicizzato di più, ancheperchè tutta la zona circostante sa-rebbe adattissima a passeggiate apiedi e in mountain bike, anzi sa-rebbe auspicabile che venisseropredisposti appositi percorsi perqueste attività.Inoltre bisogna se-gnalare la presenza vicino all’isti-tuto scolastico «C. Massei» di uncampetto polifunzionale (calcet-to, basket, pallavolo) attualmenteutilizzato dai ragazzi della scuolamedia e dell’Agrario. Purtroppomancano adeguate attrezzature,come la rete e le porte, per poterloutilizzare al meglio. Anche que-sto campetto avrebbe bisogno diuna manutenzione costante. Pro-prio a pochi passi dalla scuola c’èancheuna piscina ormai abbando-nata da molti anni. Tutto a Muti-gliano sarebbe perfetto per allesti-re un vero e proprio polo sporti-vo, semplicemente usando le ri-sorse che già ci sono e rendendolefunzionali ed accessibili a tutti.Ma così, almeno per ora, non è.

IL TERRITORIO UN INEDITO VIAGGIO NELLE NOSTRE COLLINE IN COMPAGNIA DI AMICI SPECIALI

In sella per scoprire un mondo nuovo e anticoTRALEATTIVITÀ sportive che è possibilepraticare nella località diMutigliano c’è anchel’equitazione. Qualche anno fa anche gli alun-ni delle classi a tempo prolungato della scuolamedia poterono usufruire di alcune lezionicon gli operatori del maneggio nell’ambito diun progetto scolastico denominato «Alla sco-perta del territorio a cavallo». Un’esperienzaunica, che ci ha permesso di godere di un’im-mersione totale nella natura e nel silenzio del-le nostre colline, alla scoperta delle bellezzedel nostro territorio. Questo ci ha spinto a in-tervistare i responsabili della struttura, per cer-care di approfondire quella che è la loro attivi-tà quotidiana. Laura Marchi è figlia di Fran-co, proprietario del maneggio di Mutigliano epresidente dell’associazione «Il nostro west».E’ lei che ci aiuta a capiremeglio come funzio-na il maneggio, quali sono le loro proposte ri-volte al pubblico di ogni età e come si integra-no nel contesto paesaggistico.

Perchèavete sceltoMutiglianoperque-sta attività?

«Perchè questa splendida zona immersa nelverde ci sembrava particolarmente adatta perun maneggio. Abbiamo avuto contatti con laCircoscrizione 6 e con il Comune per avviarela nostra attività».

Da quanto tempo è aperto il maneg-gio?

«Sono circa 13 anni».

Che tipo di attività proponete?«Da noi è possibile fare passeggiate assistite divaria lunghezza, da un’ora a dieci giorni, attivi-tà con i disabili accompagnati, percorsi ditrekking a cavallo, corsi di equitazione a varilivelli per bambini e adulti».

Quantepersone frequentano il maneg-gio? «Siamo quattro istruttori e abbiamo

circa 400 fra soci e utenti coinvolti nelle varieattività».

AMARCORD C’era una volta... una bella piscina nel verde

LA REDAZIONE

NATURA Il maneggio «Il nostro West»

C’ERA una volta una pisci-na immersa nel verde dellecolline lucchesi, piccola maconfortevole, che aveva la ca-ratteristica di rimanere unluogo fresco anche nelle piùcalde giornate estive grazieagli alberi che la circondava-no. Era contornata dai lettiniper abbronzarsi, utilizzati so-prattutto dallemamme,men-tre bambini e ragazzi sguaz-zavano nell’acqua... Sì, c’erauna volta, ma non tanto tem-po fa.

FINO a 4 anni fa la piscinaantistante alla scuola diMuti-gliano era aperta e godeva diun’affezionata clientela, com-posta soprattutto dagli alun-ni delle medie. Era tradizio-ne festeggiare con un bagnola fine degli esami di terzamedia. Molte persone la fre-quentavano, pagando un bi-glietto a costo contenuto.Tanti bambini della zona vihanno imparato a nuotareperchéqui venivano fatti cor-si anche per i più piccoli. Eraben attrezzata: entrando, sipassava attraverso un corri-doio ai cui lati si aprivano glispogliatoi, più avanti c’eraunpiccolo bar; salendo le sca-le si trovavano le docce; tuttointornopoltroncine, sedie, ta-voli e ombrelloni.Questama-gia svanisce nel 2009, quan-do il Comune di Lucca chiu-de la piscina perchè non anorma.Essa resta tuttora ina-gibile. Lasciata all’incuria eal degrado, oggi si presentacircondata da erbacce e rifiu-ti, riempita da un’acqua ver-dognola emalsana in cui tro-vano il lorohabitat insetti, ra-ne e topi. Un vero peccatonon siano stati attuati inter-venti di recupero permetterea norma questa preziosa ri-sorsa del territorio, utile siaper gli abitanti della zonache per gli alunni della scuo-la, nonchè come attrattivaper eventuali turisti in visitanelle nostre bellissime colli-ne.

Media«Massei»

Mutigliano

ECCO i cronisti dellaMedia diMu-tigliano. Classe 3 A: Fabio Barto-li, Angelica Benedetti, Eleonora

Bernardini, Irene Bertini, AuroraBosio, Asia Carlesi, Clarissa Cor-

topassi, Cesare Da Prato, Gian-

marco Di Bello, Rachele Discini,Luca Gherardi, Francesco Ginan-neschi, ElenaGuidotti, EttoreLen-ci, Andrea Lorenzi, Chiara Mano-biano, Silvia Martelli, Gian MarcoMazzoni, Saoirse Mullan, ChiaraPardini, Mirko Pasquinelli, Vitto-rioPellegrineschi, GeremiaSimo-netti, Martina Sorbi, Carla Van-

denberg. Classe3B:RebeccaBar-toli, Stefano Bartoli, Gabriele Ba-schieri, Martine Nicaise Bedi, Ar-dit Cili, Sabrina Conforti, ChiaraDavini, Silvio Del Debbio,MarcoDoberti, Giosuè Fazzi, NicolaFrancesconi, Sara Fruzzetti,Ma-ria LoTufo, IsacMassei, ElisaNal-di, Simone Paesano, Rachele Pa-

roli, Costanza Saettoni, Nicola-Sarcone,BiancaStefanelli, Loren-zo Vannucci, Chiara Viani. Per laclasse 3 C hanno partecipato:Ma-esjon Mançe, Ingrit Ferhati, LeonGjoni. Dirigente scolastico: Leo-nardo Rotella. Insegnanti tutor:Elena Baroni, Enza Conoscenti,Nicoletta Giuliani De Santis.

PASSATORECENTE

I nostri ricordidi una favola

senza lieto fine

Page 29: LUCCA Book Finale

••11CAMPIONATOGIORNALISMOMARTEDÌ 24 APRILE 2012

Un’impronta di saggezza…L’anniversario della nostra scuola: 50 anni indietro, alle origini

PERCHÈ le persone dovrebberoleggere un articolo su Enrico Pea?Ci sono vari motivi: uno perchènoi giovani non sappiamo chi sia;l’altro perchè conoscere la vita diunuomodel genere èmolto impor-tante, perchè ci ricorda che qualcu-no prima di noi, ha lasciato un’im-pronta con il suo pensiero e la suapoesia. Infatti è stato un grandescrittore e non un poeta qualunqueperchè ha scritto testi che trattanodella saggezza, delle origini del po-polo italiano e della sua storia. Peanacque a Seravezza nell’ottobre del1881 ed ebbedapiccolo una vita du-rissima.Quando rimase orfano del-la sua famiglia povera, lo affidaro-no al nonno malato di mente , unapersona violenta e crudele. Eglinon resistette a lungo e scappò viadi casa diventando un vagabondo.

DOPO essersi ammalato ebbel’idea di farsi religioso, cosi entròin un convento di frati vicino a Pi-sa ma, a causa di un difetto alla vi-sta, non venne ammesso. All’età di16 anni si imbarcò come mozzo eraggiunse l’Egitto dove adAlessan-dria fondò la «Baracca Rossa», unluogo in cui si ritrovava con i suoiamici: Ungaretti e i fratelli Thuile.

Insieme a loro imparò a leggere e ascrivere , e si avvicinò alla letteratu-ra. Fu proprio Ungaretti che gli fe-ce pubblicare il suoi primo libro:«Fole». L’amicizia tra loro dura alungo e dopo la Grande Guerra ri-tornò in Italia stabilendosi a Via-reggio. Lì diresse il teatro Politea-ma , da lui stesso ideato facendo an-che scandalo per alcuni contenutiblasfemi. Successivamente dette vi-ta a unnuovo genere di dramma sa-cro, essendosi avvicinato alla fede

cattolica. Mori l’11 agosto del 1958a Forte Dei Marmi. Il «Moscardi-no» è l’opera principale di E. Peache si divide in: «Il Volto Santo»,«ilMagoometto» e «Il Servitore delDiavolo» (1922-1942), che sviluppa-no delle vicende autobiograficheche hanno come sfondo la nativacampagna toscana.

LEGGENDO alcuni brani abbia-mo osservato che il romanzo di

«Moscardino» è un’opera dove vie-ne descritta l’impossibilità dell’uo-mo di essere buono o cattivo, santoo peccatore e di ricoprire un soloruolo nel corso dell’esistenza.

ENRICO Pea narra con chiarezzadella condizione del reale, così co-me quella di un sogno e dell’alluci-nazione. Per «condizione del reale»riguardo alla forma e ai contenutidel romanzo non si intende defini-re Pea uno scrittore realista nel sen-so «verghiano» del termine: al con-trario nel romanzo non di rado siavverte un passaggio dall’analisiesteriore a quella interiore. Abbia-mo notato inoltre che, ogni storia èdiversa dall’altra, e ogni personag-gio è profondamente distintodall’altro. Nel libro che abbiamoletto si nota che spesso le storie so-no raccontate in prima persona,ma nella maggior parte dei casi so-no i personaggi principali a narra-re. In «Moscardino» l’autore creauna specie di «angolo riservato»per il desiderio, la vendetta e la lus-suria. La dimensione mistica delromanzo è molto presente sia perquanto riguarda le leggende sui san-ti e sia perché essa rappresenta il po-lo drasticamente opposto a quellodell’altra vocazione di Pea: quellamonastica.

L’INVERVISTA AL TAGLIO DEL NASTRO IL PRESIDE TRACCIA UN BILANCIO TRA IERI E OGGI

Rinnovate alchimie tra i banchi di scuolaL’ANNIVERSARIO dei 50 anni della nostrascuola è anche un’occasione per tirare un bilan-cio. Lo facciamo insieme al nostro preside PaoloBaratta, che ha avuto l’idea di organizzare le ma-nifestazioni, con il coinvolgimento del comitatoscolastico di cui ha tirato le fila l’ex preside PieraDell’Osso.Professor qual’è l’evento che l’ha colpita di piùe quello di maggior successo?«Nel primo caso risponderei la cena con gli exallievi e docenti. Nel secondo gli “Auguri inMu-sica” che ha visto la partecipazione di genitori,insegnanti e autorità».Quali le sembrano i cambiamenti più impor-tanti della nostra scuola nel corso degli anni?«Quelli più significativi sono sicuramente ilgrande impegno nel mantenere alto il livello distudi aiutando soprattutto gli immigrati con cor-

si di alfabetizzazione sia per adulti che per ragaz-zi».Quali sono i problemi che più la preoccupano?«Sonoquelli legati all’edilizia e soprattutto ai nu-merosi studenti presenti nelle classi: un bene,ma le aule non sono abbastanza capienti».Quali sono i punti di forza?«La nostra scuola è nota per i suoi corsi di appro-fondimento delle lingue come “Trinity” e“D.E.L.F.”, scambi culturali con la Francia, l’in-dirizzo musicale con “l’Orchestra Giovanile EPea”».Abbiamo intervistato diverse persone, dai cono-scenti agli insegnanti e, del nostro sondaggio èemerso che gli eventi che hanno avuto più suc-cesso sono stati il concerto natalizio organizzatodagli allievi che studiano uno strumentomusica-le e la cena con gli ex allievi.

LA REDAZIONE

TRAGUARDO La scuola «Enrico Pea» compiemezzo secolo

ScuolaMedia«Pea»

Porcari

QUEST’ANNO la nostrascuola festeggia il 50˚ anni-versario del giorno della suafondazione. Quest’evento hacoinciso con il 150˚dell’Uni-tà d’Italia. Un bel traguardoche ha coinvolto direttamen-te tutti gli alunni. I fondatoridell’istituto decisero di inti-tolare la nostra scuola nel1961 a Enrico Pea, uno scrit-tore nato e vissuto nella pro-vincia lucchese. Quest’annooltre allo svolgimento regola-re delle lezioni, tutti gli alun-ni sono stati coinvolti diretta-mente nella manifestazioneorganizzata in memoria delpassato e del presente del no-

stro edificio scolastico.

SIAMO fieri di essere tra co-loro che festeggiano questoevento e ci riteniamo fortuna-ti per aver partecipato, noi egli ex alunni, alle interessan-ti attività che il nostro entescolastico ha organizzato:concerti, cene, tombole...Tra gli incontri in program-ma i ragazzi delle prime han-no partecipato anche all’ini-ziativa «Puliamo il Mondo».La festa, che ha rafforzato ilnostro senso di amicizia, nonè finita. A maggio-giugno siaprirà unamostra di fotogra-fie e documenti della nostrascuola contemporanea e del-le sue origini, e un concorsodi pittura con disegni che ri-percorreranno i 50 anni dellascuola a cui hanno partecipa-to gli alunni della scuola pri-maria («Oltre il Leccio») delnostro istituto. Ma l’eventoche ci ha coinvolto di più èstato la partecipazione all’Or-chestra Giovanile E. Pea du-rante la quale abbiamo indos-sato la maglietta celebrativadei 50 anni della nostra scuo-la. Un’uniforme divenutasimbolo e segno di riconosci-mento.

ECCO i cronisti in classe della scuola media«Pea»di Porcari. Classe 3A: Alice Baiocchi, De-siree Bianchi, Alice Cambi, Maira Castellari,AriannaChiocchetti, Simona Dal Poggetto, Ales-sio Della Maggiora, Hajar Esarraj, Gabriele Fa-nucchi, Ginevra Gagliani, Alice Gemignani, Gia-como GIannaschi, Tommaso Giannini, Daniela

Giovarruscio, Isaia Martinucci, Leonardo Men-chini, Aurelian Paluca, Alice Petri, Ivan Picchi,Demis Pisani, Greta Pisani, Alessio Poggetti,Gianmarco Quaratesi, Sara Russo, Aldo Toschi,Francesco Vernini, Giovanni Ferraro. Classe 3B:MatteoAndreotti, SteilaBaci, SalvatoreBella-vista, Anna Bertolucci, Salvatore Campofelice,Chiara Cesca, Ilaria Collodi, Martina Conti, Mar-

co Francesconi, Elena Gelli, Beatrice Giannini,Madalina Elena Golea, Giulia Guria, Samah BeniMonlef Habbachi, Giulia Lazzareschi, Alessan-dro Lunardi, Denise Marchese, Claudia Norja,Fabio Pantera, RosannaPersico,MartinaRoton-do, Daniel Rovai , Giulia Silvestri, Federico Sodi-ni, Tommaso Tomei, Enea Xhebexhiu, LorenzoIaconis . INSEGNANTI TUTOR: Vettori, Orsi, DiMarco. DIRIGENTE: Paolo Baratta.

MUSICA L’«Orchestra giovanileEnrico Pea» in una esibizione

IDENTIKIT

Il nostro primomezzo secolo:

studio, musica e...