life of the borbonic general vito nunziante 1775-1836

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    Necrologiodel

    Tenente Generale

    Vito NunzianteMarchese di San Ferdinando

    (1775-1836)R. Liberatore, inAntologia Militare, II, N. 3, 1837, pp. 157-171.

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    http://www.murat.it/Dati/Archivi/Personaggi/personaggi_INDEX.htm

    Vito NunzianteDa Wikipedia, l'enciclopedia libera.

    Vito Nicola Nunziante (Campagna, 12 aprile 1775 Torre Annunziata, 22 settembre 1836) stato un generale, politico e

    imprenditoreitaliano, vissuto nel Regno di Napoli (poi Regno delle Due Sicilie).

    Attivit militare e politicaL'infanzia e l'arruolamento Vito Nunziante nacque a Campagna, in provincia di Salerno, il 12 aprile1775 da una modesta famiglia,quarto figlio di undici fratelli. Fu affidato dal padre Pasquale ad uno zio canonico per essere avviato al sacerdozio ma nel 1794 fuchiamato, tramite il metodo dell'imbossolamento (praticamente un'estrazione a sorte), a prestare servizio militare, attivit per la quale

    probabilmente si sentiva pi portato. La sua statura eccezionale, un fisico straordinariamente vigoroso ed il suo coraggio ne facevanoun soldato di elezione e gli valsero la stima del colonnello Luigi Pignatelli che comandava il Reggimento Lucania al quale era stato

    assegnato.Fu lo stesso Pignatelli ad nominarlo furiere del reggimento ed ad ottenere successivamente, anche grazie al fatto che avutol'incarico di catturare i disertori ne riprese circa duemila in due anni, per la giovane recluta le spalline di ufficiale con il grado di

    alfiere nel 1797.La partecipazione alle guerre contro i francesi Scoppiata la guerra tra il Regno di Napoli e la Repubblica Francese partecip alla prima occupazione di Roma da parte dei napoletani. Successivamente, scappato il re Ferdinando IV di Napoli in Sicilia il 22

    dicembre 1798 e sbandato l'esercito napoletano, riesce a formare un reggimento, a cui da il nome di Santa Croce, ed ad unirsi

    all'armata sanfedista del cardinale Ruffo; il Ruffo rinomina il reggimento come Montefusco e lo promuove colonnello (quindicomandante) dello stesso[1]. Durante la riconquista del regno partecipa all'assedio della fortezza di Capua fino alla resa dei francesi equindi alla seconda occupazione di Roma. Nello scontro di Siena, catturato riesce a liberarsi, viene successivamente confermato dalre nel grado di colonnello e messo a capo del reggimento Sanniti[2]. Nel 1806, dopo la sconfitta nellabattaglia di Campotenese e la

    conseguente riconquista francese del regno di Napoli, va in Sicilia dove viene incaricato con il suo reggimento e un piccolo rinforzodi cavalleria di tenere Reggio, unica testa di ponte sul continente ancora in mano ai Borboni. Qui giunto con l'ordine di tenere con s

    le navi che l'hanno trasportato in modo da potersi assicurare una rapida ritirata, assicuratesi della situazione, chiede al re di poterrimandare indietro le navi e viene accontentato, inoltre consiglia il re di disperdere le masse di popolani o di integrarle nell'esercito.

    Nel 1807 viene messo sotto il comando del principe Luigi d'Assia-Philippsthal in una spedizione per la riconquista della partecontinentale[3]. La spedizione ha la meglio sui francesi ha Seminara, dopo di che l'armata si attesta davanti Mileto e, nonostante ilNunziante consigliasse a Philippsthal la ritirata verso Catanzaro di cui si poteva sfruttare la migliore posizione strategica, il 28

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    maggio1807 va incontro alla sconfitta nella battaglia di Mileto[4]. Rientrato a Reggio con i resti del proprio reggimento (ridotto da

    1200 a 579 uomini di cui 49 all'ospedale[5]) assicura la difesa del castello per altri 6 mesi dopo di che viene richiamato in Sicilia[6]dove viene promosso Brigadiere e messo a capo delle forze di Milazzo, riesce a riorganizzare le forze sotto il suo comando,migliorando le condizioni dei soldati e i rapporti con gli alleati inglesi ed ottiene, diversamente da quelle che erano le disposizionivigenti, di avere il comando nel caso il suo grado sia maggiore di quello dell'ufficiale inglese presente nello stesso luogo [7]. Nello

    stesso periodo, essendo rimasto vedovo dalla prima moglie Faustina Onesti, conosce a Lipari Camilla Baresse, leggiadra e riccadonzella, che sposa; aveva gi avuto quattro figli dal primo matrimonio e otto seguiranno nel secondo [8]. Nel frattempo gli erano

    giunte varie offerte di passare al servizio di Murat a cui oppose sempre un diniego anche se i suoi figli si trovavano ancora nella partecontinentale e Murat non ne permetteva il trasferimento. Nel 1814, sotto il comando di Lord William Bentinck partecip alla

    conquista di Genova ma ne venne successivamente escluso in quanto proclamatesi, con un articolo, contrario all'accordo tra Murat ele potenze che non permetteva la restituzione della parte continentale del regno ai Borboni.Generale e MarcheseNell'agosto del 1815, dopo la restaurazione dei Borboni e l'esilio di Murat, era al comando della V divisioneterritoriale che comprendeva tutta la Calabria, spostandone il quartier generale da Monteleone a Tropea[9]. Il 9 ottobre gli giunse la

    notizia dello sbarco di Gioacchino Murat nel tentativo di riprendere il potere e della sua successiva cattura, fu quindi incaricato dalgoverno di nominare la corte militare che doveva giudicare l'ex-re e che in seguito lo condann a morte. Il 12 aprile 1816 ottenne iltitolo di Marchese di Cirello, successivamente (20 luglio 1819) il grado di Tenente Generale, la nomina a Cavaliere di Gran Crocedell'ordine di S. Giorgio, l'incarico di commissario civile e il potere di Alter Ego[10], che equipara i suoi ordini a quelli del sovrano. In

    quest'epoca si occupa di reprimere massoneria e carboneria in Calabria riuscendovi egregiamente ed opera attivamente anche contro

    il brigantaggio; riesce anche a far aprire una strada tra Monteleone e Reggio Calabria[11]. Con lettera del re del 4 luglio 1820 vienenominato comandante della IV divisione territoriale, che comprende Salerno e Basilicata[12], e sar con questa carica che tenter diopporsi ai moti scoppiati per la concessione della costituzione. Schieratosi in seguito a favore della costituzione con una lettera

    pubblicata sul Giornale Costituzionale del Regno delle Due Sicile

    [13]

    sar quindi nominato il 17 novembre 1820 comandante delladivisione territoriale di Siracusa e poi, il 9 dicembre 1820, Comandante Generale delle Armi in Sicilia [14]. Durante la restaurazione

    sar coinvolto dal generale Carrascosa, esiliato, in una polemica sulla mancata repressione dei moti[15]. Ai primi di aprile del 1821viene chiamato a far parte della Giunta temporanea di Governo [16] e dal 30 luglio 1822 si occupa del riordino dell'esercito con lacarica di ispettore generale della fanteria e cavalleria di linea [17]. Il re Francesco I, salito al trono nel 1825, lo nomina Cavaliere del

    Real Ordine di San Giorgio e Quartier Mastro del Comando Generale del Real Esercito conferendogli anche un'indennit personaledi 460 ducati mensili[18] e incaricandolo anche dell'educazione militare dell'erede Ferdinando. Nel 1830 salito al trono Ferdinandoviene nominato luogotenente (governatore) della Sicilia in attesa che Leopoldo di Borbone assuma l'incarico, in questo breve periodo

    riesce ad accattivarsi l'affetto ed il rispetto delle varie componenti del popolo [19]. In seguito ottiene la dignit di ministro e di primo

    dopo il Re su tutta l'armata, avendo cos il comando supremo dell'esercito continentale.L'attivit imprenditorialeNunziante non fu solo un ottimo militare ma si distinse anche come imprenditore dinamico e capace. Lasua prima attivit fu sull'isola di Vulcano, all'epoca completamente abbandonata e deserta, che prese in censo dal vescovo di Liparidove inizia un'attivit di estrazione di zolfo, allume, sale ammoniaco e acido borico. Fa inoltre costruire delle case per i lavoratori

    impegnati nell'attivit, una chiesa intitolata a San Vito, piantare boschi (in modo da avere il legno per la fornace) e costruire unastrada che si inerpichi sul monte[20]. Durante il servizio in Calabria si accorse delle precarie condizione dei terreni della Piana

    compresi nel comune di Rosarno, malarici e ne chiese al governo la bonifica ottenendo in risposta che anche se si trattava di un'operanecessaria il governo non disponeva di fondi sufficienti, fu quindi stipulato un contratto che impegnava il Marchese a bonificare

    l'area in 5 anni ottenendo in cambio i dei territori bonificati[21]. Fu proprio per alloggiare i lavoratori occupati nella bonifica che fuda lui fondato San Ferdinando. Si fece aiutare dal botanico Guglielmo Gasparrini nella scelta delle colture da impiantare. A Lipari dalreniccio vulcanico ottiene stoviglie. Si occup anche di miniere di ferro in Calabria e di piombo nel Principato citeriore (attuale

    provincia di Salerno); effettu ricerche di carbon fossile in vari siti e avvi una cava di marmo a Moliterno sul monte Alpi in

    Basilicata[22]. A Pescara affront e risolse il problema delle esondazioni del fiume Pescara facendo intervenire i vangatori cosentinigi utilizzati per la bonifica a Rosarno[23]. Scavando un pozzo artesiano scopre una sorgente termale a Vulcano; vi fa quindi costruiredelle terme con una sezione gratuita riservata ai poveri[24]. Stesso esito ebbe un identico scavo effettuato a Torre Annunziata nel1831.

    La morteNel 1832 mentre si trova nelle sue propriet di San Ferdinando ha un attacco di morbo nero (probabilmente cirrosi epaticacollegata con la malaria)[25][26], trasferito a Napoli fa testamento, nominandone esecutore l'amico Florestano Pepe. Mor nel 1836 a

    Torre Annunziata dove si era trasferito per curarsi con le acque termali da lui scoperte. I funerali si tennero aNapoli e subito dopo lasalma imbalsamata fu trasferita a San Ferdinando nella cui chiesa riposa tuttora [27].

    Note1. ^F. Palermo, Vita e fatti di Vito Nunziante, pag. 122. ^F. Palermo, op. cit., pag. 183. ^ La spedizione comprendeva 4000 fanti, 500 cavalli, 6 pezzi di artiglieria pi gli uomini al comando del Nunziante. F.

    Nunziante, Il generale Vito Nunziante (1775-1836), p. 192, ASPN, 1964.4. ^F. Nunziante, Il generale Vito Nunziante (1775-1836), op. cit., p. 1995. ^F. Nunziante, Il generale Vito Nunziante (1775-1836), op. cit., p. 2026. ^ Reggio cadr il 31 gennaio 1808 al comando del colonnello Cordier. F. Nunziante, Il generale Vito Nunziante (1775-

    1836), op. cit., p. 210

    7. ^F. Palermo, op. cit., pag. 318. ^F. Nunziante, Il generale Vito Nunziante (1775-1836), op. cit., p. 2129. ^F. Nunziante, Il generale Vito Nunziante (1775-1836), op. cit., p. 21410. ^F. Nunziante, Il generale Vito Nunziante (1775-1836), op. cit., p. 23511. ^F. Nunziante, Il generale Vito Nunziante (1775-1836), op. cit., p. 23612.

    ^N. Cortese, Il generale Vito Nunziante , pag. 713. ^F. Nunziante, Il generale Vito Nunziante (1775-1836), op. cit., p. 252

    14. ^F. Nunziante, Il generale Vito Nunziante (1775-1836), op. cit., p. 25615. ^N. Cortese, op. cit., pag. 916. ^F. Nunziante, Il generale Vito Nunziante (1775-1836), op. cit., p. 258

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    17. ^F. Nunziante, Il generale Vito Nunziante (1775-1836), op. cit., p. 25918. ^F. Nunziante, Il generale Vito Nunziante (1775-1836), op. cit., p. 26019. ^F. Palermo, op. cit., pag. 7220. ^F. Palermo, op. cit., pagg. 808121. ^F. Palermo, op. cit., pag. 8222. ^F. Palermo, op. cit., pag. 8823. ^F. Palermo, op. cit., pagg. 919224. ^F. Palermo, op. cit., pag. 9525. ^F. Palermo, op. cit., pag. 10026. ^F. Nunziante, Il generale Vito Nunziante (1775-1836), op. cit., p. 27427. ^F. Palermo, op. cit., pag. 103

    Bibliografia

    F. Nunziante,Il generale Vito Nunziante (1775-1836), p. 192, Archivio Storico per le province napoletane, n. LXXXII, a.III terza serie, 1964.

    F. Palermo, Vita e fatti di Vito Nunziante, Dai Tipi della Galileiana, Firenze, 1839. U. Verz Borgese, La Bonifica del Marchese Vito Nunziante a Rosarno e San Ferdinando, Ed. Centro Studi Medmei,

    Rosarno, 1985.

    N. Cortese, Il generale Vito Nunziante e la rivoluzione napoletana del 1820, Samnium, Tipi istituto maschile VittorioEmanuele III chiostro S. Sofia, a. III, n. 4, Benevento, ottobredicembre 1930 VIII.

    R. Liberatore,Il tenente generale Vito Nunziante, Napoli, 1836.

    M. Ulino, Campagna, inLa Campania paese per paese, Bonechi Editore, Firenze, 1998.Collegamenti esterni

    Biografia su murat.it Vito Nunziante e la carboneria Nunziante e Murat La bonifica di Rosarno e San Ferdinando San Ferdinando e i Nunziante

    Lapide presso la chiesa del Perdono, luogo di sepoltura del generale Vito Nunziante

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    Lapide in onore del generale Vito Nunziante -

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    Bruno Polimeni,

    San Ferdinando e i Nunziante .Storia di un paese nato dal duro sacrificio dei massari dei Casali di Tropea,

    http://www.tropeamagazine.it/sanferdinando/

    Nel 1818 re Ferdinando I autorizz un progetto di bonifica delle terre paludose di Rosarno, proposto dal Generale Vito Nunziante,finanziatore dell'impresa. Dopo che le campagne furono prosciugate e rese adatte alla coltivazione, accorsero in massa dai Casali diTropea e dai villaggi del Monte Poro i contadini con le proprie famiglie divenendo i primi coloni di quella "Terra Promessa". Anche

    questa grossa trasmigrazione contadina fu favorita dal Nunziante, che a quei tempi teneva a Tropea il quartiere generale. Il Generale,

    che conosceva bene i contadini del luogo, esperti nella coltivazione della canapa, dei cereali, del lino e nell'allevamento del baco daseta, fu molto aiutato nell'intento dalla grave crisi che nel periodo 1815-1820 colp la popolazione agricola di Tropea e di CapoVaticano. A Rosarno, intanto il Nunziante aveva individuato, vicino al mare, la zona di residenza dei primi vanghieri, facendovicostruire 6 "casette". Di l a poco, non lontano, realizz per i massari che arrivavano numerosi un lotto di case con la Chiesa e poi un

    altro ancora. Altra brillante idea del Generale, che volle incrementare la mano d'opera, stata quella di potersi servire, con il

    benestare del Governo borbonico, dell'opera dei condannati al confine nelle isole per delitti comuni o politici. E cos nacque sulleterre risanate di Rosarno un vero e proprio villaggio, una vera e propria comunit. Ci furono i primi matrimoni, le prime nascite.Sorsero negozi e botteghe artigiane, scuole. Col tempo il villaggio diede il posto ad una grossa frazione e finalmente ai primi del

    novecento la trasformazione a Comune autonomo. Questa la storia di San Ferdinando, che Bruno Polimeni nato in quella terra,giornalista e saggista di storia calabrese, ha voluto raccontare nelle varie fasi evolutive nel libro "San Ferdinando e i Nunziante",Calabria Letteraria Editrice, Soveria Mannelli, 1988, parlando dei suoi "antenati , i quali di un terreno coperto di laghi,

    gore e stagni, resero, a prezzo di duri sacrifici, cos fertile una vasta pianura che sar denominata la plaga d'oro per i suoi

    lussureggianti giardini". TropeaMagazine ha voluto pubblicare, con il consenso dell'Autore, qualche sezione del libro, ricorrendoall'aiuto di alcuni dei tantissimi documenti fotografici che vi si trovano, per segnalare, a quanti non ne fossero a conoscenza, questo

    importante segmento di storia patria che accomuna in modo straordinario la comunit di San Ferdinando a quella di Tropea e deiComuni vicini, luoghi di origine degli antenati di Bruno Polimeni. E rimarr profondamente sorpreso di come la storia non vuole

    essere solo un episodio trascorso o un evento lontano chi avr voglia di sfogliare le pagine dell'elenco telefonico del Comune di SanFerdinando (RC). Si accorger in quale misura i cognomi delle famiglie Sanferdinandesi siano in pratica quelli che vengono riportati

    sulle pagine di Tropea e dei Comuni vicini. Un documento questo dei tempi nostri che sta a testimoniare come la storia del passato edei nostri antenati continua ancora nel presente e vive assieme a noi.

    Bruno Polimeni

    Il Generale Vito Nunziante e la Carboneria un Calabria

    Dopo la fucilazione di Gioacchino Murat a Pizzo (13 ottobre 1815), il generale Vito Nunziante viene promosso Tenente Generale,massimo grado della gerarchia militare borbonica, e gli viene affidato il comando dellesercito in Calabria e lincarico di

    Commissario Civile per la Calabria e la Basilicata. Nello stesso tempo, con decreto del 12 aprile 1816, viene insignito del titolo diMarchese per s e i suoi discendenti. Durante i cinque anni di permanenza in Calabria alla testa della Quinta Divisione Militare e con

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    poteri di Alter Ego, Nunziante non cess mai di dare la caccia a carbonari e briganti con particolare accanimento. In una regione

    turbata ed inquieta, tenuta nel disordine da bande che devastavano le campagne e distruggevano propriet e persone, il marchese Vito Nunziante rappresentava il potere provinciale che la nuova organizzazione militare poteva esprimere. Era, questa, una particolarestruttura che doveva difendere lordine restaurato dai Borboni contro i carbonari e i settari, e tutelare i diritti delle popolazionimeridionali contro il brigantaggio invadente. Munito dei poteri di alta polizia il Generale Comm. Don Vito Nunziante - cos era

    denominato negli atti ufficiali - dapprima si limit ad aprire uninchiesta per sapere in quali Comuni vi fossero Logge Massoniche ovendite di carbonari, chiedendo informazioni ai sottointendenti e ai vescovi, ed incaric gli ufficiali che comandavano nei comuni di

    fare ricerche al riguardo indicando solo i nomi dei fondatori e dei capi delle societ segrete. Vigilava scrupolosamente sui timiditentativi insurrezionali che si andavano manifestando in tutta la Calabria e nella Basilicata, adoperando tutti i mezzi necessari

    affinch - come lui stesso scriveva in una lettera del 16 marzo 1816 diretta allIntendente di Calabria Ulteriore - Le UnioniCarbonarie, Calderarie, Massoniche ed Egiziane che la malizia di alcuni e la cecit di altri aveva rinventate, ed estese, debbono

    cessare di esistere. Il Generale, pochi mesi dopo, faceva presente che un lampo passeggero di rigore apparso sullorizzonte delDistretto di Reggio, dove piucch negli altri luoghi di mio comando limprudenza era oltremodo spinta. Ed aggiungeva: Io mi

    lusingo che le rimanenti popolazioni delle Calabrie non abian bisogno di vedere il fulmine della giustizia piombare sul loro capo.Lesempio del Distretto di Reggio, e di qualche comune di quello di Gerace, spero vorr essere sufficiente per richiamare tutti ai propri doveri di fedeli sudditi ed onesti cittadini. A Reggio aveva fatto arrestare i sacerdoti Giuseppe Battaglia, il professore delLiceo Domenico Mamone e il parroco Criser; a Rosarno il sacerdote Domenico Santucci; a Pizzo il suddiacono Antonio Perri, a

    Santo Stefano don Giuseppe Marra, a Campo Calabro il parroco Galimi, a Spezzano Albanese il sacerdote Marchian. Altri

    ecclesiastici venivano inviati a fare gli esercizi spirituali o semplicemente richiamati allordine dai loro superiori. In seguito a talidrastici provvedimenti, Nunziante si vantava che nellarea attorno a Reggio era assai pi agevole contare gli individui non infetti,che quelli attaccati di Carbonarismo. Nonostante ci, riteneva necessario segnalare al Governo che lincremento degli adepti nelle

    societ segrete aveva avuto origine da un sistema di tolleranza adottato da alcuni funzionari locali, sia per timore sia pernegligenza e, pertanto, raccomandava in una successiva circolare diretta alle autorit locali di osservare il segreto sulle divisate

    unioni altrimenti usando delle pi ampie facolt accordatemi da Sua Maest infligger egual pena a trasgressori del divieto diunioni, che alle Autorit inscienti, od occultanti le medesime. Nella stessa circostanza faceva presente: Io vi prego di dare pienaconoscenza di questo mio ufficio alli funzionari pubblici siano impiegati nelle amministrazioni, sia nelle Corti, sia nellEcclesiastico

    e nel tempo istesso prevenirli che autorizzo ognuno di essi a riferirmi direttamente qualsivoglia notizia potessero avere sulle spressateriunioni, promettendoli, che nellatto saranno adottate le misure pi energiche di repressione, e occulto rimarr il loro nome. IlNunziante teneva a precisare che di recente circa venti capi delle diverse organizzazioni segrete erano stati assicurati alla giustizia e

    un rilevante numero di ufficiali, sin daci, giudici di pace, cassieri, decurioni ed esattori erano stati destituiti e rimpiazzati con altre

    persone fedeli al regime. Dai vari rapporti alle autorit provinciali e centrali si evince che lobiettivo principale del marcheseNunziante fu diretto, in modo implacabile, a distruggere lazione della carboneria e del brigantaggio e nello stesso tempo a difenderee a tutelare la vita dei cittadini, a combattere i violatori della legge, ma, soprattutto, a preservare il sistema fino alle ultimeconseguenze contro i pericoli della rivoluzione carbonara. Secondo il giudizio di Antonio Guarasci il potere esercitato dal marchese

    Nunziante, come capo di una struttura statale di grande prestigio, appare collocato organicamente come uno strumento di repressioneadoperato con abilit e destrezza, ma del tutto intransigente anche di fronte al clero sospettato di attivit settaria. Per, nonostante le

    persecuzioni, lazione poliziesca svolta dal ministro Canosa e poi dal Medici e dallIntonti, anche con processi sommari, le societsegrete trassero maggiore vitalit e accrebbero il numero degli aderenti sia tra il popolo come pure tra i militari, tipico esempio fu

    quello del tenente Morelli di Monteleone che si distinse nei moti del 1820, o della stessa gendarmeria di Seminara, di Reggio, diVilla e di Scilla dove si sospettava che vi fossero addirittura degli anarchici. In data 17 marzo 1816, Nunziante segnalava al Canosadi aver sequestrato in casa dellalunno del liceo Teodoro Caffarelli, di Reggio, 19 volumetti manoscritti e un foglio contenente il

    giuramento allordine massonico nonch una borsetta nella quale erano state rinvenute delle decorazioni e dei documenti dai quali si

    evinceva chiaramente lappartenenza dello stesso alla Massoneria. Il generale Nunziante teneva a precisare pure che tra i documentisequestrati vi erano analoghe carte e titoli trovati in casa del sacerdote Battaglia. Quindi erano fondate le prove che alcuni pretiavevano aderito allordine massonico. Con infaticabile attivit, facendo finta di disprezzare le fanfaronate dei carbonari, ilmarchese Nunziante continu la sua opera e si mise a girare da un capo allaltro la Calabria, destituendo e facendo arrestare senza

    riguardi i capi delle sette che, spesso, erano influenti personaggi della regione. I sindaci, i comandanti della Legione, i giudicicompromessi furono sostituiti con persone ritenute probe e di fiducia del governo. Gli arresti ebbero la maggiore pubblicit, perch

    Nunziante desiderava soprattutto dare unimpressione di forza per intimorire. Infatti, in ogni Comune, molti iscritti alla carboneriaatterriti dalla severit ostentata dal Nunziante si affrettarono a chiedergli udienza, sicuri del perdono, e non esitarono anche a

    denunziare le segrete trame e i capi della carboneria che in poco pi di un anno fu disorganizzata. Di ci Vito Nunziante pot consoddisfazione scrivere, il 21 aprile 1816, al Ministro della polizia generale: Ho piena fiducia che questo probabilmente possa esserelultimo rapporto che tratta delle Sette... Felice me se venisse a realizzarsi. Nello stesso rapporto riservato proponeva per: ungeneroso atto di clemenza del benefico Monarca a pro di tutti i detenuti per imputazioni di vietate associazioni, escludendo quelli

    che si erano macchiati di delitti gravi. In seguito a tali risultati conseguiti la Calabria appariva pacificata ma la carboneria continuavaa diffondersi nel resto del Regno e a prepararsi per altre azioni che presto dovevano divampare in un grande incendio. Il re,preoccupato che anche nellesercito stava crescendo il numero dei seguaci alle societ segrete, poich non si fidava di pochi generali,pens di chiamare Nunziante a Napoli per mettere un po di ordine soprattutto nella Divisione Militare di Salerno. Nunziante obbeda malincuore, perch ormai in Calabria aveva acquistato tanta popolarit ed appoggi. Nello stesso tempo, si aggiungeva ora la cura

    dei suoi interessi privati perch proprio in quegli anni aveva affrontato limponente opera di bonifica del territorio rosarnese. Nel

    luglio del 1820 al comando della IV Divisione di Salerno affront a Nola gli insorti capeggiati dagli ufficiali di cavalleria Morelli eSilvati, ma in quelloccasione il Nunziante assieme al generale Carascosa fu costretto a rinunciare allimpresa a causa dellosbandamento delle truppe. Fu a seguito di quegli avvenimenti che il generale Nunziante scrisse al re consigliandolo di concedere la

    Costituzione per evitare ogni spargimento di sangue. La lettera - come osserva lo storico Pietro Colletta - riusc a persuadere il re, il

    quale non sospettava la fede dello scrivente, che, nato da parenti oscuri, e su levato fra le brutture delle discordie civili, lo avevaseguitato costantemente nelle varie fortune e per questo merito e per grazia era pervenuto agli alti gradi dellesercito, agli onori e alle

    ricchezze. Morto re Ferdinando, il successore Francesco I tenne nella dovuta considerazione il Generale Nunziante che venne

    insignito della Commenda dellOrdine Supremo di San Gennaro e di quella di San Giorgio: le pi prestigiose decorazioni dellepocanel Regno di Napoli e gli affid leducazione militare del figlio, il futuro Ferdinando II. Nel 1830 Nunziante fu nominato

  • 8/8/2019 Life of the Borbonic General Vito Nunziante 1775-1836

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    Luogotenente generale a Palermo e lanno dopo Quartier Mastro Generale del Comando Generale del Reale Esercito, carica che gli

    comport onori e grado di Ministro di Stato. Mor a Napoli il 2 settembre 1836. Era nato a Campagna, in provincia di Salerno, l11aprile 1775 da una modesta famiglia. Le sue spoglie, per sua volont, riposano nella Cappella gentilizia dei marchesi Nunziante, a

    San Ferdinando, nel villaggio da lui fondato.